21/11/2014. Pregiudizio e relazioni intergruppo. Capitolo La natura del pregiudizio e la discriminazione

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1 Capitolo La natura del pregiudizio e la discriminazione Pregiudizio: Atteggiamento sfavorevole e talvolta ostile verso un gruppo sociale e i suoi membri. Pregiudizio e relazioni intergruppo Pregiudizio discriminazione Disumanizzazione: Privare le persone della propria dignità e umanità. Pregiudizio disumanizzazione genocidio Due ismi : razza e genere Razzismo Razzismo: Pregiudizio e discriminazione verso le persone sulla base della loro etnia o della loro razza. Il razzismo palese è di solito illegale e socialmente condannato è più difficile da smascherare. Nuovo razzismo: razzismo riluttante razzismo moderno Sessismo Sessismo: Pregiudizio e discriminazione verso le persone sulla base del loro genere sessuale. Stereotipi sessuali: uomini competenti e indipendenti donne gentili e comunicative Teoria del ruolo sociale: Teoria secondo cui le differenze sessuali nelle occupazioni sono determinate dalla società piuttosto che da fattori biologici individuali

2 7.2.2 Sessismo (cont.) I cambiamenti nell accesso a occupazioni maschili sono lenti e solo parziali. Nel corso della loro ascesa, e proprio a ridosso della vetta, le donne si imbattono nel soffitto di vetro Profezia che si autoavvera e minaccia dello stereotipo Profezia che si autoavvera: Aspettative e supposizioni su una persona che influenzano l interazione e ne cambiano il comportamento allineandolo alle nostre aspettative Minaccia dello stereotipo: Pensiero che saremo giudicati e trattati sulla base di stereotipi negativi attribuiti al nostro gruppo e che confermeremo questi stereotipi attraverso il comportamento Teoria del conflitto realistico Teoria del conflitto realistico: Teoria del conflitto intergruppo elaborata da Sherif che spiega il comportamento intergruppo nei termini della natura delle relazioni basate sull obiettivo che si instaurano tra i gruppi. Obiettivi sovraordinati: Obiettivi a cui i gruppi possono aspirare, ma che sono raggiungibili solo attraverso la cooperazione intergruppo. Gli individui che condividono obiettivi che richiedono interdipendenza tendono a cooperare e a formare un gruppo. Quando gli obiettivi condivisi richiedono interdipendenza ai fini del loro raggiungimento si riduce il conflitto e si promuove l armonia. 7 Augusto Palmonari, Nicoletta Cavazza (a cura di): Ricerche e protagonisti della psicologia sociale, Il Mulino, 2003, capitolo 3 Teoria del conflitto realistico: Gli esperimenti dei campi estivi per ragazzi 3 studi condotti da Sherif in campi estivi : studio. Processo di formazione di un gruppo sociale studio. Effetti della suddivisione di un gruppo in sottogruppi posti in competizione sulla produzione di uno stato di conflittualità intergruppi studio. Processo di riduzione della conflittualità intergruppi tramite l assegnazione ai gruppi in conflitto di uno scopo sovraordinato 8 2

3 Gli esperimenti dei campi estivi per ragazzi studio. Ipotesi: quando 2 gruppi competono per il raggiungimento dello stesso obiettivo, fra di essi si producono ostilità e reciproci stereotipi negativi. Ipotesi 2: il contatto fra membri di gruppi reciprocamente ostili, che si ha nel corso di attività non competitive anche piacevoli, non riduce lo stato di ostilità fra i gruppi. Gli esperimenti dei campi estivi per ragazzi studio. Ipotesi: la cooperazione fra i membri di gruppi reciprocamente ostili, nel corso di un attività volta al raggiungimento di uno scopo sovraordinato, è sufficiente a produrre un miglioramento delle relazioni fra i gruppi. Metodo Soggetti Il campione sperimentale doveva essere il più possibile omogeneo: 12 anni, gruppo etnico euro-americano, ceto medio, religione protestante, livello di scolarizzazione e quoziente intellettivo simili. Procedura - Durata: 18 giorni. - Luogo: struttura residenziale posta in una zona isolata per escludere l influenza di persone esterne al campo. - Il gruppo degli sperimentatori in incognito sostituiva il personale del campo estivo. Disegno della ricerca: 1. Formazione di gruppi amicali, scelte libere 2. Formazione di 2 gruppi sperimentali separati i membri di ciascun gruppo svolgevano fra di loro le diverse attività Socializzazione solo con membri del proprio gruppo sperimentale 3. Contatto fra i 2 gruppi sperimentali: giochi competitivi con premi in palio creazioni di situazioni frustranti per uno dei 2 gruppi 4. Scioglimento dei 2 gruppi sperimentali partecipazione a attività comuni: scopo sovraordinato 3

4 Risultati a) I condizione sperimentale I soggetti si erano riuniti in gruppi amicali omogenei per interessi e preferenze b) II condizione sperimentale - struttura di ruoli sociali con status differente - coesione intragruppo: sentimenti di lealtà e solidarietà verso i soli membri del gruppo - norme di gruppo: soprannomi, parole d ordine, slogan c) III condizione sperimentale - aumento coesione intragruppo - comportamenti ostili nei confronti dell altro gruppo - stereotipi negativi verso l altro gruppo d) IV condizione sperimentale - diminuzione delle ostilità intergruppi di tipo diretto - segnali indiretti di ostilità intergruppi: Es. scelta del vicino di posto Discussione dei risultati - Ostilità e stereotipi negativi intergruppi sono una conseguenza normale di situazioni in cui individui interagiscono come membri di gruppi diversi in competizione per l ottenimento di un dato scopo di gruppo; - La cooperazione fra gruppi reciprocamente ostili per ottenere uno scopo sovraordinato rappresenta la condizione necessaria e sufficiente per migliorare i rapporti fra i gruppi. 7.6 Teoria dell identità sociale Gruppi minimali Quali sono le condizioni minime per il comportamento intergruppo? paradigma del gruppo minimale Paradigma del gruppo minimale: Metodologia sperimentale usata per dimostrare la discriminazione intergruppo, anche quando le persone vengono categorizzate casualmente o a partire da criteri irrilevanti. Categorizzazione sociale: Classificazione delle persone in quanto membri di gruppi sociali differenti. 16 4

5 Augusto Palmonari, Nicoletta Cavazza (a cura di): Ricerche e protagonisti della psicologia sociale, Il Mulino, 2003 Tajfel, Paradigma del gruppo minimale: Gli studi sui processi di categorizzazione Ricerche di Tajfel: esperimenti con il paradigma dei gruppi minimi. Hanno dato contributi fondamentali nell ambito delle relazioni intergruppi. H. Tajfel: è possibile individuare delle basi razionali che spieghino la discriminazione intergruppi, la formazione degli stereotipi sociali e del pregiudizio sociale? Studi sulla categorizzazione significativi per la produzione di Tajfel: Bruner: sovrastima percettiva. Quando gli stimoli percettivi hanno un certo valore (esempio: monete) i soggetti sperimentali sovrastimano la loro grandezza. Principio esplicativo: organizzazione degli stimoli in categorie differenti, si accentuano le differenze tra stimoli dotati di valore e stimoli privi di valore. La categorizzazione degli stimoli della percezione è un principio organizzativo della conoscenza degli oggetti che spesso modifica, agli occhi di chi percepisce, i dati della realtà. L esperimento sui gruppi minimi La categorizzazione sociale è una condizione sufficiente per la manifestazione della discriminazione intergruppi? La categorizzazione sociale di Tajfel: implica elementi di valore che danno significato rilevante per gli individui alla divisione dell ambiente sociale in noi e loro influenza il modo in cui le persone elaborano informazioni ed agiscono nei confronti dell uno e dell altro gruppo sociale 5

6 Tajfel, Billig, Bundy, Flament (1971): esperimento dei Gruppi Minimi Criteri della procedura sperimentale: - nessuna interazione faccia a faccia - anonimità reciproca dei soggetti: solo appartenenza categoriale - nessuna relazione tra criterio di categorizzazione e compito di distribuzione delle risorse - la distribuzione delle risorse non ha valore strumentale in termini personali per il soggetto che la compie - importanza concreta delle risorse da distribuire 1 Esperimento compito: valutare n di puntini presentati su uno schermo condizione neutrale: gruppo dei sotto-stimatori vs. gruppo dei sovrastimatori condizione di valore: gruppo dei giudizi accurati vs. gruppo dei giudizi meno accurati compito sperimentale: distribuzione di denaro ad altri soggetti attraverso apposite matrici Matrice: costituita da 14 caselle, ogni casella contiene 2 numeri. - fila superiore dei numeri: potenziali punti da distribuire a un soggetto - fila inferiore dei numeri: potenziali punti da distribuire distribuiti a un altro soggetto Punteggi da assegnare Esempio matrice 3: Varianti dei compiti sperimentali: 1) distribuzione risorse tra 2 membri diversi dell ingroup (non sé!) 2) distribuzione risorse/penalità tra 2 membri dell outgroup 3) distribuzione risorse/penalità tra 1 membro ingroup e 1 membro outgroup (non sé!) Possibili strategie di distribuzione 1. massimo profitto comune: scegliere la casella che totalizza la somma più alta per massimizzare l importo che poteva essere dispensato a ciascuno. 2. equità 3. massimo profitto a favore dell ingroup: favorire i membri dell ingroup rispetto a quelli dell outgroup. 4. massima differenza a favore dell ingroup: massimizzare la differenza tra membri dell ingroup e membri dell outgroup, a costo di sacrificare parte del profitto per l ingroup. 6

7 Risultati: Quando devono distribuire le risorse tra due membri dell ingroup o tra due membri dell outgroup, i soggetti utilizzano la strategia dell equità. Quando devono distribuire le risorse tra un membro dell ingroup e un membro dell outgroup, i soggetti discriminano a favore dei membri dell ingroup. Indipendentemente dal fatto che distribuissero a categorie con o senza valore aggiunto (accurati/meno accurati; sovrastima/sottostima) Interpretazioni: la mera categorizzazione delle persone in gruppi è una condizione sufficiente a generare la discriminazione tra gruppi. 2 Esperimento Strategie di distribuzione considerate: 1. massimo profitto comune 2. massimo profitto per l ingroup 3. massima differenza a favore dell ingroup soggetti: 48 studenti, categorizzati in 2 gruppi, in base a preferenze estetiche: gruppo Klee, gruppo Kandinsky compito: distribuzione risorse a 2 membri ingroup / 2 membri outgroup / 1 membro ingroup e 1 membro outgroup Risultati: - 72,3% dei soggetti scelte a favore dell ingroup - 19,2% dei soggetti scelte a favore dell outgroup - 8,5% dei soggetti scelte eque Decisioni intergruppi (1 membro ingroup e 1 membro outgroup): - massimo profitto a favore dell ingroup - massima differenza a favore dell ingroup Decisioni ingroup (2 membri ingroup): - massimo profitto comune Interpretazioni Secondo una norma comportamentale condivisa, l idea di far parte dello stesso gruppo (minimo!) porta al desiderio di far vincere il proprio gruppo, anche a costo di fargli perdere qualche beneficio. Interpretazioni post esperimento Strategia della massima differenza a favore dell ingroup: i membri dell ingroup perdono benefici interesse personale non difeso. Tajfel: la strategia della massima differenza dell ingroup viene utilizzata per ottenere una differenziazione positiva del proprio gruppo.. 7

8 Identità sociale e appartenenza al gruppo L identità sociale è quella parte del concetto di sé che si sviluppa dall appartenenza a un gruppo favoritismo ingroup. L identità sociale di un individuo presenta due importanti funzioni: Alla ricerca di un identità sociale positiva È possibile passare da un gruppo con uno status inferiore a un gruppo con uno status superiore? Diversi sistemi di credenze supportano diverse strategie e tattiche 1. Autoaccrescimento 2. Riduzione dell incertezza soggettiva Figura 7.6 Strutture di credenze e strategie adottate per migliorare l identità sociale. 7.7 Come migliorare le relazioni intergruppo 1. Ipotesi del contatto Ipotesi del contatto: Riunificare i membri di gruppi sociali contrapposti migliorerà le relazioni intergruppo e ridurrà il pregiudizio e la discriminazione. Condizioni necessarie per il contatto intergruppo: prolungato e con attività cooperativa all interno di una cornice di sostegno all integrazione tra persone o gruppi di uguale stato sociale

9 Il contatto porterà a percepire somiglianza? 2. Categorizzazione di ingroup comune Il contatto porta le persone a riconoscere che sono più simili di quanto pensassero, e iniziano a piacersi. Ma Alcuni gruppi possono essere molto diversi: il contatto potrà evidenziare differenze più profonde e più ampie. Il modello dell identità dell ingroup comune (Gaertner): se membri di gruppi contrapposti vengono incoraggiati a essere più inclusivi, ricategorizzando se stessi come membri dello stesso gruppo, gli atteggiamenti intergruppo spariranno. Quando il contatto migliora gli atteggiamenti nei confronti di altri individui, ciò non si può generalizzare al gruppo nella sua interezza Definizione di obiettivi sovraordinati Un importante requisito per l uso di obiettivi sovraordinati: Se i gruppi falliscono nel raggiungimento dell obiettivo, non si riduce il conflitto intergruppo. Le relazioni intergruppo possono peggiorare : il fallimento può essere attribuito, a torto o a ragione, all altro gruppo. 4. Negoziazione tra gruppi La negoziazione per ridurre il conflitto può essere un compito difficile. Ostacoli alla negoziazione: tendenze sistematiche individuali che operano nella percezione, nell attribuzione o a vantaggio del sé l incapacità di adottare la prospettiva di un altra persona

10 Capitolo Che cos è l aggressività? Aggressività = infliggere in maniera intenzionale qualche tipo di danno agli altri Danneggiare gli altri L aggressività si esprime a diversi livelli. Variabilità tra gli studiosi e nelle differenti culture Teorie istintuali dell aggressività Teoria psicodinamica L aggressività umana nasce da un innato istinto di morte, contrapposto all istinto di vita (Freud) L istinto di morte è diretto all autodistruzione, ma crescendo il bambino dirige questo istinto verso altri. Teoria monofattoriale: l aggressività cresce in modo naturale e deve essere liberata Teorie istintuali dell aggressività Etologia: il comportamento è determinato geneticamente e controllato dalla selezione naturale. Gli umani devono essere in possesso di un istinto al combattimento ereditario. Konrad Lorenz I comportamenti aggressivi sono: funzionali alla sopravvivenza individuale e al mantenimento della specie in un ambiente insidioso e con risorse limitate Limiti: mancano conferme dal punto di vista anatomofisiologico

11 8.3 Teorie sociali dell aggressività Frustrazione e aggressività Teorie biosociali: enfatizzano una componente innata, sebbene non l esistenza di un istinto. Ipotesi della frustrazione-aggressività: l aggressività è la risposta a una precedente condizione di frustrazione. Se il bersaglio dell aggressività è indefinito, troppo potente, irreperibile, amato, è possibile spostare l aggressività, indotta dalla frustrazione, su un bersaglio alternativo: capro espiatorio Frustrazione e aggressività (cont.) Tuttavia: La collera è un predittore della successiva aggressività più affidabile rispetto alla frustrazione. L aggressività può verificarsi in assenza di frustrazione La frustrazione può dar luogo ad altri comportamenti, per es. pianto Attivazione e aggressività Modello del trasferimento dell eccitazione: l aggressività ha luogo quando sono presenti: Figura 8.1 Applicazione del modello di aggressività basato sul trasferimento dell eccitazione. comportamento aggressivo appreso attivazione (eccitazione) che può provenire da qualunque fonte interpretazione di questa attivazione in modo che la risposta aggressiva sembri appropriata

12 8.3.3 Come si impara a essere aggressivi Come si impara a essere aggressivi (cont.) Teoria dell apprendimento sociale (Bandura): il comportamento sociale umano non è innato, ma appreso da modelli appropriati. Apprendimento per esperienza vicaria: Acquisizione di un comportamento dopo aver osservato che ha dato origine a una ricompensa per un altra persona. L apprendimento per esperienza diretta è basato sul rinforzo: un comportamento è stabilizzato grazie alle ricompense o alle punizioni esperite dal bambino. Apprendimento per osservazione (Modellamento): Tendenza di una persona a riprodurre azioni, atteggiamenti e risposte emotive di un modello, tratto dalla vita reale oppure simbolico Come si impara a essere aggressivi (cont.) Figura 8.2 Come i bambini apprendono l aggressività attraverso la semplice osservazione. Modellamento nei bambini I bambini imitano in fretta le azioni aggressive degli altri. Adulti modello forte I bambini, quando osservavano un adulto comportarsi in modo aggressivo, si comportano in seguito con maggiore aggressività (ricerca su Pupazzo Bobo). Una sequenza aggressiva instauratasi nell infanzia è persistente

13 8.4 Ruolo dei mass media Mass media Le rappresentazioni della violenza nei media possono influenzare in modo importante il comportamento futuro dei bambini. Figura 8.3 Tendenza a manifestare condotte aggressive prima e dopo la visione di un film violento. Correlazioni tra: esposizione ripetuta alla violenza dei media comportamento aggressivo durante l infanzia Il punto non è se i media incrementano l aggressività, ma perché. Desensibilizzazione: Vistosa riduzione della sensibilità di fronte a materiale che solitamente provoca una forte reazione emotiva. Rischi di riduzionismo! La memoria si mette all opera Figura 8.4 Effetti inconsci dei media: un analisi neoassociazionista. Analisi neoassociazionista Berkowitz (1984): I mass media possono fornire immagini di violenza a un pubblico, che in seguito le tradurrà in atti antisociali. L esposizione a immagini di persone che aiutano gli altri azioni prosociali

14 8.4.2 La memoria si mette all opera (cont.) La sola visione di un arma da fuoco può spingere una persona a usarla? Il neoassociazionismo può spiegare l effetto arma Effetto arma: La sola presenza di un arma aumenta la probabilità che venga usata in modo aggressivo. 8.6 Influenze sociali Ruoli e genere Gli stereotipi di genere hanno caratterizzato gli uomini come individui molto più aggressivi delle donne. Con il cambiamento dei ruoli sessuali nelle società occidentali donne meno inibite rispetto alla violenza. Sebbene la violenza criminale sia ancora più diffusa tra gli uomini, il tasso di aggressioni violente è aumentato più rapidamente tra le donne Variazioni culturali Cultura dell onore: Cultura che approva la violenza maschile come modo di affrontare i pericoli che derivano dalle minacce riguardanti la reputazione sociale o la posizione economica. Machismo: Codice di comportamento secondo cui sfide, offese e persino differenze di opinione possono essere affrontate con i pugni o con altre armi. Michael A. Hogg e Graham M. Vaughan Psicologia sociale Aiutare gli altri

15 9.1 Che cos è il comportamento prosociale? Il comportamento prosociale può variare 9.2 Approcci biologici Un fenomeno naturale? Le azioni compiute a vantaggio di un altra persona sono indicate con i termini di comportamento prosociale ( dal comportamento antisociale). Il comportamento di aiuto è una sottocategoria del comportamento prosociale. Comportamento di aiuto: Azioni compiute intenzionalmente a favore di qualcun altro. Approccio di tipo biologico gli umani hanno tendenze innate a mangiare, bere, unirsi, lottare e aiutare il prossimo. Distinzione tra due spiegazioni attendibili del comportamento cooperativo negli animali e negli uomini: 1.Mutualismo:comportamento cooperativo che beneficia il cooperatore come anche gli altri. 2.Selezione familiare: un cooperatore dimostra tendenze sistematiche all aiuto verso i propri parenti perché ciò permette la diffusione dei propri geni Figura 9.1 Aiuto a parenti sani o malati: situazioni di vita o di morte contrapposte a situazioni quotidiane. Ricerche e protagonisti in psicologia sociale: Latané e Darley (1970): studio dei comportamenti prosociali

16 Un modello a fasi 1. Il soccorritore deve accorgersi di qualcosa di anomalo 2. L evento dev essere interpretato come una situazione di emergenza 3. Il soccorritore deve stabilire se tocchi a lei/lui intervenire o se altri possono farlo al suo posto: Rischio personale, porsi al centro dell attenzione di altre persone 4. La decisone dev essere trasformata in un azione dotata di senso: Emergenza = situazione inusuale sapere o meno come agire Latané e Darley (1970): studio dei comportamenti prosociali. Ipotesi: le persone sono più propense a prestare il proprio aiuto quando si trovano da sole piuttosto che in compagnia di altri individui. Fase 1 Accorgersi di una possibile emergenza Esistono norme che regolano il comportamento interpersonale. ad esempio, le distanze interpersonali non devono essere troppo ridotte, gli sguardi insistenti sono poco graditi La presenza di altre persone può: - inibire l ispezione dell ambiente; - ritardare (impedire) la consapevolezza che sta accadendo qualcosa di anomalo e che sarebbe necessario un nostro intervento. Esperimento: i soggetti compilavano un questionario in una stanza manipolazione del numero di persone presenti nella stanza: nessuno / 2 complici / altri 2 soggetti ignari. da una feritoia usciva un denso fumo La presenza di altre persone influenza la percezione del fumo? - soggetti soli nella stanza: 63% mostra di accorgersi del fumo dopo 5 secondi dalla sua emissione - soggetti in presenza di altre persone: 26% mostra di accorgersi del fumo dopo 5 secondi dalla sua emissione La presenza di altre persone inibisce l ispezione dell ambiente che porta all identificazione di un emergenza

17 Situazione ambigua (più interpretazioni) Fase 2: L interpretazione di quanto sta accadendo Esame situazione + informazioni dalle altre persone presenti Situazione di stallo (decisione sospesa per tutti i presenti) Ignoranza pluralistica: nessuno offre chiari indizi su come interpreta la situazione. Si conclude che la situazione non è drammatica altrimenti qualcuno si sarebbe certamente preoccupato. Nell esperimento di Latané e Darley: - soggetti da soli: 75% avvisava della presenza del fumo - soggetti con altre persone: 38% avvisava della presenza di fumo II parte dell esperimento: intervista ai soggetti circa possibili problemi durante la compilazione del questionario tutti menzionavano la presenza di fumo Risultati: - I soggetti che non erano intervenuti interpretano il fenomeno riconducendolo a cause che non implicano rischi e pericoli (giustificazione del non-intervento) Le persone riconoscono l influenza esercitata da parte di chi le circonda? Durante l intervista, i soggetti negano che la presenza di altre persone abbia influito sulla loro interpretazione dell evento: scelte personali autonome. Le persone sono inconsapevoli dell influenza che le situazioni contestuali possono esercitare sui loro comportamenti: continuano a ritenersi razionali e indipendenti esecutori dei propri comportamenti. L intervento delle componenti motivazionali nella fase di interpretazione Variabili di tipo motivazionale possono incidere nella fase di interpretazione dell evento? Costi di un potenziale soccorso: rischi per la propria incolumità mettere in pratica comportamenti mai eseguiti prima Ipotesi: un individuo non mette in atto un comportamento di soccorso a causa dei costi che questo comporta

18 Esperimento: soggetti lasciati soli in una stanza rispondono a un questionario viene fatto credere che nella stanza a fianco ci siano bambini intenti a giocare soggetti sentono bambini (registrazione) litigare in modo violento Risultati: - solo 1 soggetto su 12 interviene a sedare la lite - Giustificano il mancato intervento sostenendo di aver capito che non era un situazione reale: i bambini non litigano a quel modo I soggetti risolvono il conflitto tra l intervenire e il non intervenire autoconvincendosi che non esiste alcuna situazione di emergenza. Infatti. 2 Esperimento: condizione sperimentale identica alla precedente, eccetto per il fatto che ai soggetti è fatto credere che insieme ai bambini è presente un adulto. I soggetti si sentono sollevati dalla responsabilità di intervenire. - 88% dei soggetti dichiara di aver creduto veramente a un litigio fra i bambini L individuazione di chi deve intervenire: la diffusione di responsabilità Diffusione di responsabilità come meccanismo in grado di bloccare gli interventi di soccorso. Ipotesi: le persone in situazioni di emergenza sono propense a ritenere che la responsabilità di intervenire ricada su qualcun altro. Esperimento: ogni soggetto era in un cubicolo, non potevano comunicare tra loro Condizione 1: i soggetti credevano che solo un altra persona partecipasse all esperimento Condizione 2: i soggetti credevano che 2 persone partecipassero all esperimento Condizione 3: i soggetti credevano che 4 persone partecipassero all esperimento solo un partecipante alla volta poteva parlare simulazione di un attacco epilettico (registrazione) Risultati - Condizione 1: 85% dei soggetti interveniva - Condizione 2: 62% dei soggetti interveniva 72 - Condizione 3: 31% dei soggetti interveniva 18

19 In una chiara situazione di emergenza, la credenza che altre persone stiano assistendo fa diminuire la responsabilità che ogni individuo si sente di dover assumere, rendendo meno probabile un reale aiuto Per escludere spiegazioni in termini di caratteristiche di personalità del potenziale soccorritore: -somministrazione di scale di personalità: -misurano le differenze individuali lungo varie dimensioni (machiavellismo, anomia, autoritarismo... ). La relazione tra le risposte alle scale e il comportamento in situazioni di emergenza è nulla. La valutazione del modello Meriti del lavoro di Latané e Darley: hanno dimostrato il verificarsi di un determinato fenomeno in particolari condizioni - il mancato intervento in presenza di altre persone definendo gli specifici processi psicologici implicati: - processi di influenza sociale incidono sulle interpretazioni avanzate - la diffusione di responsabilità fa sì che le persone tendano ad attribuire ad altri l onere dell intervento nei loro esperimenti hanno riprodotto situazioni reali hanno dato vita a nuove ricerche che esaminano aspetti più specifici del fenomeno: - ad esempio, quando le persone che assistono a un emergenza si conoscono è più probabile che intervengano 74 19

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