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1 le medicine integrate Spedizione in abbonamento postale Allegato B Tipo B (Tassa riscossa) Autorizzazione rilasciata a AIEP Editore S.r.l. n. 998 del della Direzione Generale PP.TT. della Repubblica di S. Marino Rivista di medicina omeopatia fitoterapia omotossicologia floriterapia naturopatia psicosomatica Vaccinium myrtillus Rivista quadrimestrale di informazione. Anno VI - n 1 - Febbraio

2 Allergie? Prenditi una tregua. capsule spray nasale

3 le medicine integrate Direttore responsabile Diletta Vaselli Capo Redazione Maurizio Petix Redazione Comitato scientifico PromoPharma Responsabile scientifico Alberto Fiorito Grafica Studio Valenti Città di Castello (PG) Editore AIEP Editore S.r.l. Via Consiglio dei Sessanta, Dogana Repubblica San Marino Tel Fax Autorizzazione: Segreteria di Stato per gli Affari Interni Prot. n. 569/75/2009 del 27 marzo Copia registrata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino. Gli inserzionisti sono gli unici responsabili dei contenuti negli spazi pubblicitari. La riproduzione intera o parziale di articoli o immagini deve essere autorizzata dall editore. sommario Editoriale L equilibrio acido-base Dott. Valerio Ballardini L equilibrio femminile ritrovato Dott. ssa Sabrina Anna Nervi Le proprietà della Curcuma Dott. ssa Giovanna Perrone e Dott. ssa Barbara Ostan La sicurezza delle diete proteiche è connessa alla qualità del protocollo Dott. Giuseppe Castaldo e Laura Castaldo Gentian Maurizio Di Leo La Floriterapia: perchè e come usarla in medicina veterinaria Dott. ssa Laura Cutullo La febbre Dott. ssa Angela Ghiselli L organo aggiunto. L ecosistema intestinale Dott. Giuseppe Gianfrancesco L arte della guerra... e l arte del guarire Dott. Riccardo Morlini Dormire... forse sognare Dott. ssa Silvia Calzolari Spazio Regena Dott. Alberto Fiorito Notiziario A.M.I.N AVVISO IMPORTANTE È in corso il riordino del database degli indirizzi per la spedizione della rivista: tutti coloro che desiderano comunicare delle variazioni all indirizzo di spedizione o vogliono disdire il servizio possono inviare una a biserni.m@promopharma.it indicando nome, cognome ed indirizzo. Grazie.

4 LA DIETA OLOPROTEICA È un metodo dimagrante ideale per combattere le adiposità generalizzate e localizzate, che ha l obiettivo di modellare la silhouette, di evitare una ripresa del peso e di educare il paziente ad una alimentazione e stile di vita corretti Il metodo prevede 3 fasi: la dieta oloproteica la dieta dissociata integrata la dieta monopiatto di tipo mediterraneo Un periodo iniziale di dimagrimento attraverso una dieta a contenuto calorico molto basso (DIETA OLOPROTEICA), con chetogenesi controllata (strada metabolica fisiologica), permette una dieta senza fame e senza farmaci; un bilancio azotato equilibrato consente di proteggere la massa muscolare; una rigorosa integrazione in micronutrienti garantisce le corrette funzioni metaboliche; la DIETA DISSOCIATA INTEGRATA permette un ulteriore dimagrimento ed una stabilizzazione del peso una volta raggiunto l obiettivo ponderale. La DIETA MONOPIATTO di TIPO MEDITERRANEO è un alimentazione equilibrata utile per stabilizzare il peso e per una rieducazione alimentare. I principi Fornisce a coloro che devono dimagrire un metodo SEMPLICE, RAPIDO, SICURO e DURATURO. Un dimagrimento ottenuto unicamente a spese della MASSA GRASSA. Un apporto proteico ed aminoacidico di eccellente qualità indispensabile per il mantenimento della MASSA MAGRA. Una integrazione completa di oligoelementi, minerali alcalinizzanti, vitamine, antiossidanti, omega 3, prebiotici, sostanze metaboliche modulanti il metabolismo glucidico e lipidico, drenanti fitoterapici al fine di ottenere un RILEVANTE DIMAGRIMENTO ED UN MIGLIORAMENTO DELLO STATO DI SALUTE POLVERE SOLUBILE COMPRESSE POLVERE SOLUBILE EFFERVESCENTE Consulta il medico esperto

5 Come vola il tempo Potrebbe sembrare il titolo di un articolo nostalgico sullo scorrere del tempo e sui numeri di questa rivista che si sono succeduti negli ultimi cinque anni, numeri che hanno visto la collaborazione di diversi autori e che hanno riscosso un ampio consenso da parte dei lettori. No, la considerazione sul tempo oggi avrà un altro aspetto. Quante volte ci siamo ritrovati a fare proprio questa affermazione, come vola il tempo. In un momento di riflessione ci giriamo indietro e la vita trascorsa ci sembra volata, ci sembra un attimo intangibile. Tutto quello che abbiamo fatto si concretizza in esperienza, risultati raggiunti, delusioni, gioie, lavori eseguiti. Ma nel qui e ora siamo noi con i nostri corpi, le nostre realtà e con il tempo davanti. Se ci proiettiamo nel futuro possiamo spaziare di ore, di mesi, di anni e quando raggiungeremo nuovi risultati ci fermeremo ancora a riflettere sulla velocità dello scorrere del tempo. Ma c è un trucco per rallentarlo. Il trucco consiste nel rallentare il presente. Non è un operazione molto facile da eseguire perché spesso ci metterà nelle condizioni di stravolgere le nostre abitudini, le nostre convinzioni, i nostri pensieri. Ma il risultato sarà entusiasmante almeno per due motivi: il primo è che avremo vissuto più intensamente la nostra vita, il secondo è che avremo modo di scoprire delle cose che altrimenti ci sarebbero sfuggite. Rallentiamo. Rallentiamo nella nostra vita quotidiana, nelle nostre scelte, nel valutare le cose. Proviamo a dare un valore maggiore a ciò che normalmente osserviamo come se fossimo in un treno e il nostro sguardo fisso vede passare davanti immagini che si succedono una dopo l altra, senza significato, senza intensità. Rallentiamo nella scelta del nostro cibo quotidiano. Fermiamoci su cosa effettivamente può essere utile per la nostra salute. Cerchiamo di capire se quello che stiamo per acquistare è davvero un bene per noi o se si tratta semplicemente di un prodotto imposto da un mercato che ci costringe editoriale a consumarlo in fretta, forse per non accorgerci di cosa realmente stiamo mangiando. Andiamo alla scoperta del cibo genuino prestando attenzione alla provenienza, a chi può averlo fatto, a cosa c è dietro ad un lavoro così importante. Esiste un movimento, nato in Italia ma che si sta diffondendo in tutto il mondo, che si chiama Slow Food che si è posto come proprio quello di preservare la tradizione del cibo, a partire da chi lo produce, da come viene confezionato, da come arriva sulle nostre tavole: una cosa totalmente diversa da quel fast-food imperante che ci costringe ad ingurgitare calorie senza curarsi minimamente di quanto esse siano e di quanto ciò che mangiamo faccia realmente bene alla nostra salute. Rallentiamo. Proponiamoci di guardare al di là delle persone per cercare di scoprire che dietro un saluto di cortesia si nasconde sempre una vita che vale la pena di conoscere. C è un film meraviglioso della metà degli anni 90 che s intitola Smoke in cui un serio William Hurt partecipa per combinazione ad una discussione tra il suo tabaccaio, Harvey Keitel ed alcuni amici sul peso del fumo di una sigaretta. Il solo soffermarsi un attimo a chiacchierare, senza scappar via come al solito con un distratto ciao, gli consente di scoprire un mondo che non si sarebbe mai aspettato e nel quale troverà riferimenti anche alla sua vita personale. Rallentiamo. Quando il nostro corpo ci chiede riposo, magari attraverso qualche linea di febbre o un raffreddore, seguiamo il suo consiglio. Proviamo a leggere ogni sintomo non come il male, ma come il tentativo del nostro corpo di rimediare al male. In questo modo la nostra concentrazione non sarà nel sopprimere frettolosamente il sintomo, ma nel dare il tempo al corpo di rimediare, con una forza incredibile che noi non sospettiamo nemmeno. E se questo dovesse costarci qualche giorno di riposo, di casa, di letto, certamente il mondo continuerà a girare. Rallentiamo. Siamo circondati da sorgenti di emozioni la cui acqua aspetta solo di essere bevuta. 5

6 Lunga vita alle tue articolazioni Per il mantenimento di una corretta funzionalità condroarticolare pomata capsule Repubblica di San Marino

7 L equilibrio acido-base Dott. Valerio Ballardini Specializzazione in Nutrizione e Dietetica Applicata c/o Istituto di Biochimica Università Politecnica delle Marche ed Università di Lèon (Master Internazionale di II livello FUNIBER). Dottorato di medicina naturopatica c/o Clayton University, St. Louis Iridologo iscritto all albo dell Associazione Iridologica Italiana (ASSIRI). Naturopata c/o Istituto Rudy Lanza iscritto alla FNNHP. E- mail: valerioballardini@libero.it Abstract: Come ogni avvenimento nell organismo, anche l equilibrio acido-base ha bisogno di una continua regolazione, affinché sia le oscillazioni, sia le variazioni del bilancio acido-base siano sempre equilibrati. Un disequilibrio nella regolazione porta ad una acidosi tissutale che nel tempo può portare a numerosi disturbi tra cui gotta, reumatismi, calcoli biliari, cefalea, gastrite, ecc.. Abstract: In the body the acid - base balance need a continue regulation. An unbalance in the regulation will promote gout, rheumatisms, headache etc.. Parole chiave: equilibrio acido-base, acidosi tissutale Key words: acid-basis balance, lactic tissue L organismo vivente può essere considerato come un sistema aperto che ha lo scopo di mantenere un equilibrio chimico dinamico che produce energia necessaria a tutti i processi vitali. L equilibrio acido-base è in stretto contatto con l equilibrio dell acqua e degli elettroliti disciolti nei vari liquidi organici, ovvero nel plasma e nei liquidi extracellulari ed intracellulari. La concentrazione elettrolitica nei vari compartimenti liquidi è differente. Infatti, si ha una bassa concentrazione proteica nel liquido extracellulare ed una massima concentrazione proteica nel plasma e nelle cellule, ed ancora, a livello di liquido extracellulare sono contenuti soprattutto ioni sodio e cloro, mentre nel liquido intracellulare sono contenuti soprattutto ioni potassio. Un ruolo decisivo per la distribuzione dei liquidi e delle energie viene esercitato dalle membrane cellulari. Infatti, su queste membrane limitanti esiste un sistema di pompe ioniche. Il liquido che addensato in forma di gel circonda la cellula, è necessario alla sua esistenza come l atmosfera lo è per la vita sulla terra. Il contenuto di acqua e di elettroliti del corpo è praticamente quasi costante, oscillando in ambiti molto ristretti. Questa costante umorale serve oltre che per la composizione costante degli ioni dei liquidi extracellulari, in particolare del sangue, anche per il mantenimento dell osmolarità e del volume dei liquidi extracellulari. Infatti, l osmolarità del corpo risulta dal rapporto tra sodio e potassio di tutto l organismo e l acqua dello stesso. L equilibrio dell acqua è essenzialmente regolato dalla sensazione di sete e dall attività renale che trattiene od elimina l acqua. Tutti e due i sistemi sono sotto il controllo di ormoni, nello specifico ADH e mineralcorticoidi. Da un punto di vista quantitativo l acqua si trova distribuita in modo variabile nei diversi organi e tessuti. La quantità di acqua totale del corpo varia dal 40% a circa l 80% del peso in rapporto all età ed al contenuto di grasso. Essendo il tessuto adiposo fortemente anidro, un eccesso di grasso tende a ridurre la percentuale in acqua del peso corporeo. Per tale ragione questa percentuale è ridotta nelle donne rispetto agli uomini. L acqua totale corporea è a sua volta suddivisa in vari compartimenti separati da membrane. Il volume intracellulare rappresenta circa il 40% del peso corporeo ed i 2/3 dell acqua totale corporea. Il volume extracellulare coincide a circa il 20% del peso corporeo o ad 1/3 dell acqua totale corporea. Il volume plasmatico corrisponde a circa il 5% dell acqua totale corporea. Il volume interstiziale deve essere in equilibrio con il volume plasmatico. Modificazioni del volume del liquido interstiziale si ripercuotono sul volume plasmatico e producono alterazioni emodinamiche. In linea di massima c è un interscambio di acqua e soluti tra i vari compartimenti. Come l acqua, anche i sali contenuti nell organismo sono distribuiti in modo disomogeneo. Un assoluta costanza di volume e di composizione dei liquidi 7

8 corporei viene considerata come un fattore indispensabile per la vita dell uomo. L organo deputato al mantenimento dell equilibrio idrico ed elettrolitico è il rene. Il mantenimento di un adeguato volume del compartimento extracellulare è essenziale per il buon funzionamento del sistema circolatorio. Cospicui aumenti del volume extracellulare possono portare ad accumuli nell interstizio (e quindi al manifestarsi dell edema), e/o ad aumenti del volume del plasma e del sangue, che possono poi sfociare in uno stato di insufficienza cardiaca congestizia. Per contro, notevoli diminuzioni del volume extracellulare conducono ad una riduzione del ritorno venoso e quindi della gettata cardiaca, cui consegue uno stato di vasocostrizione riflessa in molti territori vascolari e quindi ad un insufficienza del flusso ematico periferico. Se la pressione dei liquidi interstiziali supera un certo livello, l eccesso di liquido si scarica nei vasi linfatici. Il sistema linfatico, oltre alla funzione di rimozione dei liquidi, ha quella di rimuovere le proteine. Senza il flusso linfatico la concentrazione proteica aumenterebbe nei tessuti sino a raggiungere i valori plasmatici, di conseguenza la pressione colloidosmotica tissutale eguaglierebbe quella del plasma e l acqua finirebbe con il passare dal sangue agli spazi interstiziali. Risulta dunque fondamentale che tutte le proteine vengano rimosse dall interstizio e vengano avviate alla circolazione sistemica. Circa la metà delle proteine circolanti passa nell interstizio ogni giorno e senza l attività dei linfatici l equilibrio idrico tissutale andrebbe perso nel giro di ore. L edema è l espressione di un eccessivo accumulo di liquido interstiziale, e la sua formazione può derivare sia da aumentata produzione, sia da una ridotta rimozione di detto liquido. La capacità del rene di concentrare le urine rappresenta uno dei più importanti fattori omeostatici dell organismo. In stretta interdipendenza con l equilibrio dell acqua e degli elettroliti c è l equilibrio acido-base. EQUILIBRIO ACIDO-BASE Il valore del ph rappresenta la quantità di idrogenioni presenti in un liquido. Gli idrogenioni liberi nei liquidi biologici sono presenti in quantità ridottissima. Tuttavia questi sono estremamente reattivi e sono capaci di legarsi selettivamente molto più rapidamente del sodio e del potassio alle molecole di carica negativa. Un eccesso di idrogenioni ha quindi effetti devastanti su complessi sistemi enzimatici cellulari e le concentrazioni idrogenioniche compatibili con la vita si muovono entro limiti molto stretti (ph 7,80 e 6,80). A differenza del sodio o di altri elettroliti, il cui ingresso nei liquidi corporei avviene attraverso l ingestione alimentare, gli idrogenioni si ritrovano raramente come tali nella dieta, in quanto si formano per via endogena a partire da precursori neutri che vengono scissi nel corso dei normali processi metabolici dando origine ad una certa quantità di acidi forti. Questi acidi derivano sia da costituenti dei cibi sia dal catabolismo dei tessuti. Viceversa la produzione di acidi fissi diminuisce, fino alla produzione di un eccesso di basi, nel caso di una alimentazione ricca in bicarbonato od in sali organici metabolizzabili a bicarbonato, quale può essere la dieta vegetariana o quella vegana. Gli acidi prodotti dal metabolismo alimentare sono distinti in due categorie: una è costituita dalla anidride carbonica (o acido volatile), composto che è fonte di ioni idrogeno perché in soluzione acquosa si idrata e forma acido carbonico, l altra comprende più acidi, organici ed inorganici, detti acidi fissi. La sede di eliminazione di queste due categorie è differente, polmoni per l anidride carbonica e reni per gli acidi fissi, inoltre i processi predisposti nei liquidi corporei per la difesa del ph verso le due categorie di acidi sono sostanzialmente differenti anche se non mancano punti in comune ed influenze reciproche. Comunque il problema non è tanto quello della eliminazione degli acidi prodotti, quanto piuttosto quello del mantenimento entro i limiti consentiti dal ph dei liquidi corporei, in particolare del sangue, durante il trasporto degli acidi dalle sedi di produzione a quelle di eliminazione. Il raffronto tra le cifre delle quantità prodotte ed i limiti fisiologici della concentrazione degli idrogenioni lascia prevedere che nei liquidi corporei debbano essere predisposti potenti ed efficienti processi che provvedono a risolvere il problema del mantenimento omeostatico del ph: processi chimici che fanno ricorso all attività di molteplici sistemi tampone distribuiti sia nel liquido extracellulare che in quello intracellulare. Questi sistemi tampone non sarebbero sufficienti se non fossero rinforzati dalle funzioni respiratoria e renale. Il bicarbonato rappresenta il più importante sistema tampone dell organismo. Vi sono due tipi di sistema tampone, quelli che si legano agli acidi e quelli che contrastano le basi. Il sangue possiede solo tamponi che si legano agli acidi. L organismo umano cerca di proteggersi da eccessi di acidi, ma non si protegge da eccessi basici perché in pratica questi, in un organismo sano, non ci sono. I sistemi tampone hanno la capacità di assorbire e neutralizzare ioni idrogeno in presenza di un eccesso di acidi e, al contrario, fornire ioni idrogeno in presenza di un eccesso di basi. Caratteristica fondamentale di questi tamponi chimici è la possibilità di entrare in funzione in meno di un ora per neutralizzare acidi e basi forti che vengono prodotti nell organismo o che entrano in esso. I sistemi tampone non impediscono la perdita di valenze basiche, ma spostano la loro azione dalla basicità attuale a quella potenziale del sangue. L equilibrio acido-base in caso di eccesso di acidi, viene mantenuto sempre a costo della riserva alcalina la quale diviene in questa maniera sempre più esigua. Ad ogni azione tamponante la riserva alcalina perde tanti alcali quanti sono gli acidi in eccesso, sia che questa perdita risulti passeggera, come nel caso dell acido lattico prodotto nell attività fisica, sia che questa risulti definitiva, come ad esempio acido cloridrico per bocca in caso di anacidità gastrica. Una continua azione tampone conduce, senza introduzione esterna di basi, ad una mancanza acuta o cronica di basi: acuta con acidi deboli, cronica con acidi forti. La capacità di fissare gli acidi da parte del sangue e dei liquidi tessutali dipende più dalla quantità di riserva alcalina che dal suo valore di ph. Il sistema acido carbonico-bicarbonato è detto primario in quanto è di importanza di gran lunga superiore agli altri per il mantenimento dell equilibrio acido-base, rappresentando da solo più del 50% del potere tampone del plasma. Proprio il bicarbonato di sodio, responsabile dei potenziali ioni OH del sangue e dei liquidi interstiziali, svolge una funzione speciale nell organismo, sia per la funzione delle ghiandole intestinali, del pancreas e del fegato, sia per le funzioni dei tessuti. Per tutte queste funzioni, non è il valore relativo degli ioni H ed OH, ovvero il valore del ph del sangue che conta, ma molto più le quantità assolute di quelle sostanze che formano la riserva alcalina, sostanze capaci di legarsi agli acidi. I meccanismi noti di regolazione dell equilibrio acido-base sono cinque: sanguigno, respiratorio, renale, tissutale ed intestinale. Come ogni avvenimento nell organismo, anche l equilibrio acidobase ha bisogno di una continua regolazione, affinché sia le oscillazioni dell equilibrio acido-base (del ph nel sangue e nei liquidi tissutali) sia le variazioni del bilancio acido-base (la riserva alcalina nel sangue e nei liquidi tissutali) siano sempre equilibrati. Questa regolazione viene controllata dal sistema nervoso vegetativo. 8

9 ACIDOSI TISSUTALE (o LATENTE) METABOLISMO BASICO Nervi vegetativi simpatico stimolante parasimpatico stimolato Ormoni adrenalina, tiroxina, FSH, aumentati insulina, LH, aumentati Lecitina > < Colesterina < > Temperatura > < Pressione arteriosa > < Respiro in es Emocromo spostato a sx: mielosi,leucocitosi spostato a dx: linfatico, leucopenia Glicemia > < Metabolismo > < Sonno risveglio bisogno di sonno Predisposizione infiammatoria > < Processi infiammatori attivati attenuati Tessuto linfatico ipertrofizzato ipotrofizzato Sensibilità verso le radiazioni > < Rendimento facile stanchezza maggior resistenza Stato d animo spesso oppresso sostenuto, di buon umore L ACIDOSI TISSUTALE (LATENTE) Si definiscono 3 tipi di acidosi: tissutale (o latente), compensata e scompensata. La mancanza di alcali nell organismo, anche se non ancora manifesta nel sangue perché la riserva alcalina dimostra valori fisiologici, è detta acidosi tissutale (o latente), mentre viene detta acidosi compensata quando la riserva alcalina è precipitata, ed acidosi scompensata quando anche il ph del sangue è abbassato. Una acidosi latente precede sempre una acidosi compensata, perché una mancanza di alcali nell organismo si rende manifesta prima nei tessuti. La mancanza di alcali è quindi sempre collegata ad un peggioramento della capacità di deposito dei tessuti. Il sangue, che per mezzo di innumerevoli capillari è in stretto rapporto con i tessuti, passa quasi immediatamente ogni eccesso di acidi ai tessuti stessi. In questa maniera gli acidi si accumulano nei tessuti e si parla allora di acidosi tissutale (o acidosi latente). Questo a maggior ragione è evidente quando i reni non riescono a liberare completamente il sangue dagli acidi. Compito dei reni è soprattutto lo svuotamento dei tessuti dai loro depositi acidi, affinché i tessuti divengano capaci di ricevere altri acidi. Se avviene una deposizione di acidi nei tessuti prima che questi siano stati completamente svuotati, sorge una acidosi latente. EZIOLOGIA DELL ACIDOSI TISSUTALE Formazione di grandi quantità di acidi attraverso una cronica fermentazione. Formazione di grandi quantità di acidi attraverso deviazioni di ghiandole endocrine (diabete, epatopatie). Ipofunzione di reni sani o malati (uremia). Ipofunzione delle cellule parietali dello stomaco, quindi mancanza della normale ondata basica. Mancanza di alcali nell alimentazione: la maggior parte dei vegetali e della frutta sono considerati ad azione alcalina, anche se un eccesso di frutta può causare condizioni di acidità. Ciò si deve ad una incompleta combustione degli zuccheri. Anche la maggior parte dei carboidrati hanno un azione acidificante. Alimentazione iperproteica che, attraverso la formazione di fosfati e solfati, sottrae continuamente basi fisse all organismo. CONSEGUENZE NELL ORGANISMO DI UNA ACIDOSI TISSUTALE L acidosi tissutale è espressione di uno squilibrio generale dell organismo e dunque può essere causa di disturbi parenchimali a livello di tutti gli organi, ma in particolare di alcuni organi che sono molto sensibili ad una variazione del bilancio acido-base. Se la mancanza di alcali si manifesta più negli organi connettivali, allora aumenta in essi l acidità e questi diventano sempre meno idonei a servire da tampone al fegato durante la sua fase secretiva. Inoltre i tessuti invecchiano prima del tempo, da eucolloidali diventano discolloidali, ed impediscono il normale metabolismo delle cellule parenchimali. Le conseguenze più frequenti e note sono il reumatismo, la gotta, l artritismo, la litiasi biliare e renale. Se la mancanza di alcali si manifesta di più negli organi alcalofili, si può manifestare un danno anche agli organi dell apparato digerente. Ecco quindi comparire una iperacidità gastrica da cronica ipersecrezione che può sfociare in gastrite o addirittura in ulcera. Con il tempo, esaurendosi la capacità secretiva delle cellule si crea poi l anacidità gastrica con conseguente gastrite cronica. Il passaggio dalla iperacidità alla anacidità è una condizione favorente lo sviluppo di patologie maligne. Per quanto riguarda le patologie dell intestino, è fondamentale osservare che se nel duodeno la resintesi del sale è incompleta, si ha uno spostamento a sinistra del bilancio acido-base (acidosi) e questo non è un ambiente ideale per un buon funzionamento degli enzimi pancreatici e della bile. Gli enzimi svolgono la loro massima attività solo ad un preciso ph, essendo molto sensibili a variazioni anche minime di questo. Questo spostamento a sinistra del bilancio acido-base provoca una incompleta digestione dei carboidrati e dei lipidi, determinando inevitabilmente una disbatteria intestinale. Causa l eccessiva fermentazione si produce un ulteriore produzione di acidi che giungono nel sangue, peggiorando lo spostamento a sinistra del bilancio acido-base e causando un inevitabile auto-intossicazione dell organismo in quanto si supera il potere disintossicante del fegato. Anche la struttura basica della bile subisce modificazioni e si può avere precipitazione di colesterolo e formazione di calcoli biliari. Per tutto il tempo in cui a livello gastrico si forma il deposito acido, si può avere pirosi gastrica, ga- 9

10 strite e persino ulcera duodenale. Perché si formi ulcera gastrica non è sufficiente un ambiente iperacido, ma sono necessari anche un ipertonia del sistema simpatico ed una predisposizione costituzionale agli spasmi. Spesso una acidosi tissutale è causa di cefalea, dolori gastrici, astenia. Altro gruppo di malattie provocate dallo spostamento verso sinistra del bilancio acido-base è quello delle patologie del metabolismo ed in particolare del fegato e del pancreas, che sono strettamente sensibili ad una mancanza di alcali, tanto che la loro funzione viene resa più difficile od addirittura annullata. Risulta dunque opportuno pensare ad una eziologia da squilibrio acido-base in tutte quelle patologie epatiche o pancreatiche non conclamate e con eziologia sconosciuta. L accumulo di lipidi nel sangue fa compiere al fegato un grandissimo sforzo nel tentativo di neutralizzare i grassi in eccesso, e l acidità del sangue comincia a salire pericolosamente. Per bilanciare questa acidità, vengono mobilitate le riserve di minerali del corpo, creando uno squilibrio acido-base. Le diete ricche di grassi producono una quantità di acidi biliari dieci volte superiore a quella normale e numerosissimi batteri anaerobi che trasformano gli acidi biliari in cancerogeni e sintetizzano estrogeni dalla bile. Questo probabilmente ci spiega l apparente correlazione tra le diete ricche di grassi e la notevole incidenza di tumori al seno, all utero, alle ovaie ed al colon. L accumulo di lipidi nel sangue favorisce l aggregazione dei globuli rossi, fa diminuire il livello di ossigeno nel sangue stesso e nei tessuti, conduce a disturbi della permeabilità dei capillari. Questo rappresenta uno dei principali fattori di rischio dell ischemia cardiaca, dell insufficienza coronaria, dell angina ed addirittura dell infarto del miocardio. Quando il contenuto di lipidi nel fegato aumenta, si parla di infiltrazione grassa del fegato (o steatosi epatica). La steatosi epatica favorisce i processi degenerativi cellulari, ed a lungo andare la degenerazione in cirrosi. Esistono però nel pancreas alcune sostanze, come ad esempio la colina, dette lipotrope che impediscono preventivamente l accumulo eccessivo di grasso nel fegato o che lo fanno diminuire quando esiste. Lo spostamento verso l acidosi dell organismo è all origine di molte patologie riguardanti il connettivo, in particolare gli organi colloidali. Si può avere in questa maniera la spiegazione di certe patologie dermatologiche (eczemi, allergie, ecc) che guariscono con l instaurazione di una dieta basica e con equilibratori del sistema nervoso vegetativo. Il bilancio acido-base ha un ruolo chiave nel metabolismo del calcio, quindi uno spostamento verso destra (alcalosi) o verso sinistra (acidosi) di questo bilancio è responsabile di una cattiva assimilazione di questo minerale, e ciò favorisce l instaurarsi dell osteoporosi. Non da meno è l importanza del bilancio acido-base per il normale metabolismo del sodio, potassio, magnesio e ferro. Dunque, con la teoria dell acidosi latente o tissutale appare più chiara l eziologia dell osteoporosi, dei reumatismi, dei disturbi della permeabilità capillare, e non ultimi anche di certi episodi cerebrali (ictus) e di infarto del miocardio. Una questione di equilibrio acido-base COMPRESSE Integratori alimentari di minerali POLVERE BIBLIOGRAFIA Petrella Enrico, Le basi fisiopatologiche degli squilibri idroelettrolitici e acidobase. Milano Gayla J. Kirschmann, Almanacco della nutrizione quarta edizione. Ed. Alfa Omega Tarantino Mario, L equilibrio acido-base. Milano Vasey Christopher, Curacion y vitalidad por el equilibrio acido-basico, Barcellona Pontoriero G. Campolo G. Locatelli F., Tecniche nefrologiche e dialitiche. Ed. Wichtg Padre Emilio Ratti, l iride specchio del bilancio acido-base. Trento Repubblica di San Marino 10

11 L equilibrio femminile ritrovato: lettura dei sintomi e qualche suggerimento per il benessere della donna che soffre di sindrome premestruale Dr.ssa Sabrina Anna Nervi Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Esperto in Uroginecologia Diagnostica Chirurgica e Riabilitativa - Endocrinologia Immunologica - Sat Terapia - Fitoterapia - Omeopatia - Isoterapia Medicina di Risonanza (Milano e Castellana). Abstract: L autrice ci parla della fisiologia e patologia della sindrome premestruale e dei sintomi fisici e psichici connessi. Un approccio fitoterapico nella prevenzione viene proposto come aiuto. Abstract: The author write about PMS physiology and pathology, and about physical and psychic symptoms. Help can come from phytotherapy. Parole chiave: sindrome pre mestruale, sintomi, fitoterapia Key words: pms, symptoms, phytotherapy Una buona percentuale di consulenze ambulatoriali quotidiane ci impegna, sia in campo specialistico che in medicina generale, su possibili soluzioni terapeutiche verso tematiche di disagio vitale circa disturbi clinici e psicologici che colpiscono il 25% della popolazione femminile in epoca fertile. Tale percentuale si eleva all 80% delle donne che in verità si rivolge a diverse fonti mediche e non (omeopatia, agopuntura, fitoterapia, omotossicologia, ajurvedica, medicina cinese, medicina tibetana, naturopatia, erboristeria) con le più disparate risposte e trattamenti prescritti che ancora oggi non hanno una standardizzazione nè chiara identità scientifica. In questa chiacchierata tra amici professionisti si cercherà di dare un corretto e scientifico risalto alle possibili doti terapeutiche applicative in campo fitoterapeutico, di principi attivi farmacologicamente già ben codificati, nell ambito specialistico ginecologico, endocrinologico ed immunobiologico. I disturbi interessano tanto la sfera fisica che quella emotiva, scompaiono o si attenuano, con l insorgere delle mestruazioni: è la sindrome premestruale! La causa non è del tutto chiara, in compenso il meccanismo che la produce è noto: si tratta di una sorta di auto-intossicazione da estrogeni e progestinici, dovuta probabilmente a condizioni fisiologiche alteratesi per diversi difetti dai comandi errati dell ipofisi od alle risposte recettoriali codificanti errate di questi o una ipersensibilità tessuto-specifico instauratesi per errori catabolici delle attivazioni citochiniche, che ne determinano un alterazione di risposta tessuto-specifico (1). In breve: ormoni in eccesso che devono essere smaltiti dal fegato, che già ne risulta inefficiente aggravano il sistema informativo biologico. Non possiamo dimenticare mai la stretta relazione che esiste tra ormoni e psiche. Questo meccanismo, che regola i nostri tempi con un ritmo preciso, è tanto perfetto quanto delicato... basta poco per alterarlo. Riconsiderando tutti gli aspetti di cui si è parlato all inizio, dal mondo del lavoro alla sfera privata, esistono dei momenti in cui il femminile diventa uno svantaggio. Il femminile diventa un peso, fonte di dolore e frustrazione. E così il femminile diventa allergico a se stesso anche fisicamente. Con questa diversa chiave di lettura, forse diventa più facile risolvere il problema della sindrome premestruale, guarire da quel malessere psicofisico, che in alcuni casi può diventare quasi invalidante: una psicoterapia di appoggio potrebbe essere utile, come utili possono risultare tecniche dolci come lo yoga, che aiutino a convogliare l ansia e la rabbia, in emozioni ed attività positive, che ristabiliscano la serenità perduta. Ma al di là dell aspetto più strettamente psicologico, è possibile far fronte alla sindrome premestruale aiutandoci con l alimentazione e le erbe. Lo stress, una emozione forte, ritmi di vita sempre più pesanti, una intensa attività fisica, una alimentazione squilibrata ma anche alterazioni della qualità e durata del sonno, sono sufficienti ad alterare la regolarità di questo ciclo od a comprometterne la serenità: le mestruazioni saltano o sono molto ravvicinate, abbondanti o scarse; possono essere annunciate da una serie di avvisaglie (spotting pre-inter-mestruale) debilitanti tanto sul piano fisico quanto su quello emotivo od essere responsabile addirittura dell esacerbazione dei dolori (4). E tutto questo non necessariamente si verifica per la presenza di una patologia, ma anche solo per una semplice alterazione dei ritmi che regolano gli ormoni coinvolti. Nel periodo premestruale, è facile andare incontro ad attacchi di fame: oltre che da un calo di zuccheri, questa esigenza di cibo, in particolare di cibi dolci, ed ancor più in particolare di cioccolata, sarebbe determinata da un calo di serotonina, un neuro-trasmettitore che influenza la regolazione del livello di estrogeni e progestinici, ma anche gli sbalzi di umore e la tranquillità del sonno. Alimenti che favoriscono la produzione di serotonina sono i cereali, in particolare integrali: allora bene pane, pasta, riso, pane, cus-cus ma anche legumi, patate e la zucca che riduce i sintomi algici fungendo da miorilassante. In aiuto all umore anche sali minerali quali calcio (che inoltre aiuta a prevenire crampi e contrazioni muscolari) e magnesio. Il calcio, insieme con la Vitamina D, è molto utile nella prevenzione della sindrome: il livello di calcio e vitamina D fluttua in corrispondenza con la produzione degli estrogeni endogeni durante l ovulazione, e questo spiegherebbe perché assumere questi nutrienti smorzi l effetto delle fluttuazioni degli estrogeni. Insomma 4 porzioni di latte scremato o di yogurt ogni giorno sembrano la soluzione per evitare che i giorni difficili siano veramente tali. Per il calcio comunque non è necessario imbottirsi di latte e latticini, basta ridurre gli alimenti acidi, in particolare quelli di natura proteica. Fonti di magnesio, invece, sono banane, carciofi, bietole e verdure a foglia verde che per altro prevedono tipi di cottura non dispersiva delle fonti vitaminiche (vapore, stufate). Per evitare la sintomatologia dolorosa della sindrome premestruale, è utile ricorrere a quegli stessi alimenti che abbiamo già visto per la dismenorrea, ricchi in Omega 3: pesce, noci, colza, semi e oli di soia e di lino. Le verdure ricche di fibra, inoltre, favoriscono il transito intestinale: utile quindi farne ampio uso per evitare la caratteristica stitichezza che accompagna spesso la sindrome premestruale. Per combattere la ritenzione idrica è indubbia l esigenza di assumere molta acqua, è utile assumere 2 litri di liquidi al giorno, diminuendo il consumo di sale di sodio. È anche il caso di preferire la verdura e la frutta fresca, che sono ricche di potassio, antagonista naturale del sodio, nonché gli alimenti proteici magri (pollame, pesce, uova, latticini scremati, soia e derivati), che stimolano anch essi la funzione renale. FISIOLOGIA e PATOLOGIA della Sindrome Pre-Mestruale Nel 1970 (Nobell 1977) A.S.Shally e R.Guillemin dimostrarono l esi- 11

12 stenza di una sorta di comunicazione-interferenza tra immunitario e l evento stressante che dava come esito una variazione di impulsi atti a modificare l attività produttiva e recettoriale dell ipotalamo che funge da regista dell attività della maggior parte delle ghiandole endocrine. La sindrome pre-mestruale (SPM) ha sintomi psico-fisici o comportamentali disagevoli di variabile entità che riguardano la seconda parte del ciclo mestruale (4). La produzione ovarica in effetti non ha inizio nell epoca puberale quando si fanno evidenti i segni fenotipici della sopraggiunta maturità sessuale (seno, peli pubici) e nel contempo la comparsa del primo flusso mestruale detto menarca. Il ciclo sessuale ha inizio fin dalla vita fetale, con la produzione di quelle cellule che un giorno diventeranno ovuli(5). In verità milioni di cellule che crescono, si differenziano per poi cadere in letargo, fino alla pubertà (6). Molte di queste non si risveglieranno: al traguardo arriveranno solo in e di queste solo alcune si svilupperanno per arrivare a maturazione ed essere potenzialmente fecondabili. A quel punto, in un delicato balletto di ormoni che si susseguono in maniera ciclica, si risveglieranno in gruppi (3-5 per volta detto RECLUTAMENTO OVA- RICO) ma solo una di loro andrà a completare la propria potenzialità fecondativa (attivazione follicolare) fino all ovulazione. Ciò accadrà una volta al mese fino al climaterio dove cominceranno le alterazioni del ritmo mestruale a causa di cicli non produttivi (insufficienza maturativa ovarica) fino alla menopausa dove il ciclo della vita riproduttiva si conclude. Tutto questo per generare un nuovo ovulo che matura, è una potenziale vita nuova, per accogliere la quale il nostro corpo si prepara. L ipotalamo attraverso GnRh stimola l ipofisi a produrre gli ormoni (FSH e LH) che a loro volta interagiscono con le ovaie stimolando la produzione di estrogeno e progesterone che agiscono così direttamente sull attività uterina ma allo stesso modo anche su altri organi target quali: mammella, osso, cervello, endometrio e cervice uterina (7). Questi a loro volta stimolano la maturazione dell ovulo e preparano o meglio sincronizzano l utero ad accoglierlo. Quando gli estrogeni raggiungono un picco elevatissimo, l ovulo si libera dalle ovaie e si ha l ovulazione. Le cellule che circondavano l ovulo (cumulo ooforo) si modificano, infarcendosi, diventano corpo luteo producendo a loro volta alcuni inibitori ormonali quali activina, inibina, follistatina per interferire o meglio mantenere la sincronizzazione della seconda fase del ciclo mestruale effettuando un feed-back negativo con blocco della produzione di estrogeno ed incrementando la quota di progesterone e prolattina. Se l ovulo non viene fecondato, in un arco di tempo di 14 giorni il corpo luteo regredisce e la produzione di ormoni cala bruscamente. L endometrio, la mucosa endo-uterina che si è formata nella prima fase del ciclo sotto il controllo degli estrogeni, perde il suo sostegno e comincia a sfaldarsi, iniziando la mestruazione (8). L ipotalamo percepisce il basso livello di estrogeni nel sangue e torna a chiedere all ipofisi di produrre FSH ed LH che torneranno a chiedere alle ovaie di produrre estrogeni. Ed il ciclo si ripete, costante, puntuale, scandendo il nostro tempo: mese dopo mese, indipendentemente dalla nostra volontà di diventare madri o meno. Il TRH (tripeptide) prodotto nell area paraventricolare, è il regista dell attività tiroidea. Gli ORMONI TIROIDEI sono i regolatori più importanti della biosintesi ipotalamica esercitando un feedback negativo sull m-rna e sulla secrezione di TRH (7). L ipertiroidismo ma sempre più spesso anche in semplici dis-tiroidismi insorti per vari motivi in maniera violenta, provoca l inibizione di espressione e secrezione, stabilendo la relazione retroattiva tra: ormoni tiroidei espressione genica sintesi del TRH ed alterazione produttiva di prolattina (PRL). La prolattina (PRL) è secreta e sintetizzata da cellule lattotrope ipofisarie ed in minima parte placentare (hprl). Lo stimolo di produzione BASALE è CONTINUO ha una variante organica detta PULSATILITA dipendente dalla presenza o meno di stato di gravidanza o di allattamento ed un altra condizione patologica dipendente dal di stress. Il fenomeno della pulsatilità avviene prevalentemente in fase notturna, tra i 20 e 60 minuti dall addormentamento o dopo minuti da uno stimolo stressogeno, ricordando che l ormone prolattina ha un emivita di 30 min. Il picco orario crono-biologico è previsto in un turn-over vitale regolare tra le ore am; la clearance epatica avviene con un 75% della quota totale mentre la quota di eiezione renale rientra nel 25% della quota totale. È un ormone proteico a 198 basi amino-acidiche la cui sintesi e conseguente rilascio è sempre di competenza ipotalamica. Sono ben codificati i fattori inibenti tale ormone detti Prolactin Inhibiting Factors (PIFs) la Dopamina, GABA, Acetilcolina e Glucocorticosteroidi. Sono altrettanto codificati e conosciuti i fattori stimolanti dell ormone prolattina (PRFs) detti Prolactin Releasing Factors in questa categoria rientrano: TRH (tireotropin releasing hormon, Angiotensina II, Serotonina, Ossitocina, VIP, Oppioidi Endogeni, Estrogeni, Progesterone. Esistono inoltre delle cause di temporanei aumenti di prolattina quali il RISVEGLIO quotidiano la mattina, uno STRESS ACUTO (incidente, Un delicato aiuto al tuo essere donna donna 12

13 spavento), ALLENAMENTO SPORTIVO AGONISTICO, INGE- STIONE DI CIBO (mangiare), IMPIANTI MAMMARI (protesi), CHIRURGIA, HERPES ZOSTER, STIMOLAZIONE PARETE TORACICA, SUZIONE, STIMOLAZIONE DEL CAPEZZOLO, ESAME MAMMARIO (ecografico, mammografia esame obiettivo), COITO (5). La sintomatologia della sindrome premestruale è precisa, il comune filo conduttore di maggior spicco è la percezione di una diversa sensibilità nei riguardi dell ambiente circostante. Potremmo quindi semplificare un poco la rilevazione dei dati raggruppandoli come SINTOMI e classificandoli in una tabella. SINTOMI FISICI Alterazione ritmo mestruale <25/>35gg Mastodinia, congestione mammaria Spotting intermestruale (2-7gg pre o post) Stitichezza, gonfiore all addome Aumento di peso Acne e altre eruzioni cutanee Variazioni dell appetito Riduzione della soglia del dolore Crampi / dolori addominali Cefalea / emicrania Tachicardia / tachiaritmia parossistica Rigidità muscolare o articolare Ritenzione idrica marcata di volto e arti Alterazione meccanismo di termogenesi SINTOMI PSICHICI Alterazione dell umore e depressione Difficoltà di concentrazione, poca lucidità Blue-down continua voglia di piangere Alterazioni dell interesse sessuale Disturbi del sonno Stanchezza, affaticamento, letargia, apatia Tensione,disagio,inquietudine, ansia,panico Ricerca di cibo dolce in modo smisurato Appetito insaziabile Irritabilità Aggressività Difficoltà di coordinazione Perdita dell autocontrollo Fragilità inadeguatezza La teoria o meglio LE TEORIE che possono spiegare l instaurarsi della sindrome premestruale e soprattutto l aggravarsi dei sintomi che affliggono sempre più donne può essere motivata e ricercata controllando (5): - Variabilità dei livelli estrogenici / progesterone nel contesto della fluttuanza mensile ma soprattutto collocando le quote siero-ematiche in una lettura crono-biologica armonica - Iperprolattinemia con i conseguenti sintomi altamente affini e correlabili alla stragrande maggioranza dei sintomi comuni identificati in questa sindrome - Ipoglicemia/ s.metabolica da insulinoresistenza periferica: passando dalla conoscenza del colesterolo (attività metabolica endoepatica) nel contesto anabolico steroideo - Carenza repentina di vit B12 / B6 o malassorbimento di B2-B5 (precursori della B12) sono coenzimi indispensabili della biosintesi della dopamina e serotonina - Carenza repentina di Magnesio come cofattore nella produzione di neurotrasmettitori - Deficit di Zinco ed eccesso di Rame: l eccesso di rame come metallo chela biochimicamente lo zinco che ha un ruolo fondamentale delle reazioni biochimiche umane e per la sintesi recettoriale di composti (7) - Ritenzione idrica per deficit filtrativo - Inappropriata attività prostaglandinica - Alterati livelli endorfinici - Teoria recente: Deficit di risposta immune che provoca una disfunzione psico-neuro-endocrina Oltre a tutte quelle cause che uno stile di vita scorretto può favorire come insorgenza dei disturbi sopra elencati addirittura amplificarne l intensità (9): 1. vita sedentaria 2. scarsità di sonno 3. cattiva alimentazione 4. stress e tensione 5. abuso di caffeina o di alcool Lo Sport Uno spazio fondamentale vorrei dedicarlo allo sport, che deve essere parte integrante necessario per una buona qualità della nostra vita. Il movimento si è dimostrato efficace poiché aumenta le endorfine, sostanze utili per combattere il dolore, che diminuiscono proprio nei giorni che precedono le mestruazioni. Aiuta inoltre a scaricare le emozioni negative (ansia, tensione, rabbia), ed aumenta il livello di serotonina, importante per un riposo tranquillo e un umore stabile. Certo che quando si sta male a tutto si pensa tranne che praticare sport Per riscontrare benefici è sufficiente un attività moderata, ma praticata in maniera costante: minuti di esercizio fisico (jogging o camminata veloce, bicicletta, nuoto) per 3-4 volte a settimana. Il Sonno L importanza del sonno viene spesso sottovalutata mentre invece si conferma un grande alleato della salute, soprattutto per la donna. Le famose otto ore sono davvero necessarie al nostro organismo per ricaricarsi. Dormire abitualmente poco o male (frequenti risvegli, fatica ad addormentarsi, ecc.) può creare squilibri nella regolazione ormonale del ciclo. Peggiora inoltre notevolmente l umore, con tendenza all instabilità e alla depressione. Consigli per sogni d oro: stare il più possibile all aria aperta, a contatto con la luce naturale, che aiuta a regolare i meccanismi interni di sonno/veglia bere un litro e mezzo d acqua al giorno, meglio se lontano dai pasti, in modo da facilitare la depurazione dell organismo evitare alcool e sigarette prima di dormire (e cercare comunque di ridurne il consumo in generale) fare una doccia o un bagno caldo prima di andare a letto, aiuta a rilassarsi mantenere la stanza da letto ben areata e con una temperatura non troppo calda; può essere utile aprire la finestra per qualche minuto prima di andare a letto andare a letto almeno due ore dopo la fine del pasto, perché la digestione ostacola il recupero dell organismo; in generale evitare di mangiare la sera cibi pesanti, troppo salati o ricchi di condimento dormire al buio, così da favorire la produzione della melatonina, l ormone del sonno, che avviene nell oscurità Errori alimentari Alcuni alimenti in scatola o a lunga conservazione contengono sostanze che aumentano nel cervello gli aminoacidi eccitatori, e favoriscono quindi l irritabilità e l aggressività. Per lo stesso motivo va evitato un consumo eccessivo di sostanze a base di caffeina. No anche a cibi ricchi di sale, perché favorisce la ritenzione idrica. Alimenti KO: cibi sotto sale, in scatola o affumicati arachidi e nocciole salate salumi pesci o verdure in salamoia, sottolio o sottaceto dadi ed estratti per brodo di carne e vegetale, formaggi stagionati prodotti confezionati contenenti glutammato di sodio, bicarbonato di sodio, solfito di sodio, salse varie (maionese, salsa di soia, ketchup) il pesce (in particolare quello azzurro) contiene gli acidi grassi omega 3: secondo alcuni studi, una carenza di queste sostanze sarebbe la causa di un aumentata produzione di prostaglandine, causa dei crampi all utero; il calcio, contenuto nel latte e nei latticini, è utile per prevenire le contrazioni muscolari e i crampi. Il magnesio, contenuto nelle banane e nei vegetali a foglia verde (spinaci, biete, carciofi, ecc.) aiuta invece a migliorare l umore. Alimenti OK: legumi (soia, fagioli, piselli, fave, lenticchie) alcune verdure (cavoli, broccoli, cavoli cappuccio, cavolini, rape e cime di rapa) cereali integrali noci e semi di lino, girasole pesce fresco banane. Gli attacchi di fame eccessiva, magari con la voglia di un alimento ben preciso, è tipica della fase premestruale. Questi veri e propri attacchi sono scatenati da un calo degli zuccheri nel sangue e si ritiene possano essere determinati anche dalla diminuzione della serotonina, una sostanza che aiuta a riposare bene, stabilizza l umore e regola il livello di estrogeni e progesterone. Per compensare questi cali fisiologici è importante scegliere cibi ricchi di carboidrati complessi, meglio ancora se a lunga durata, 13

14 come pasta e pane di grano duro, riso, o prodotti di mais e i legumi (fagioli, ceci e lenticchie) o le patate. Stress e tensione I ritmi di vita e di lavoro, il traffico delle città, le attività extra-lavorative hanno trasformato le abitudini anche delle donne, con un notevole aumento dei livelli di stress. Se si soffre di sintomi premestruali, questo è uno dei fattori più importanti su cui intervenire. Bisogna riuscire a ricavarsi piccoli spazi intimi per scaricare la tensione (lo sport, un bagno caldo, la lettura di un libro, ecc.), e può essere utile avvicinarsi a pratiche come lo yoga, che aiutano a controllare la respirazione e favorire il rilassamento. Abuso di alcool e caffeina Queste due sostanze sono dannose in eguale misura, pure se per diverse ragioni. L alcool esaspera gli sbalzi d umore e la tendenza a stati depressivi. La caffeina invece, contenuta nel caffè, nelle bevande a base di cola, nel tè e nella cioccolata, possiede un effetto eccitante che può provocare un peggioramento di mal di testa e irritabilità. Farmaci tradizionali L approccio, raccomandato in particolare nei casi più gravi, è quello che utilizza trattamenti farmacologici tradizionali. La terapia deve tener conto della natura e della gravità dei sintomi e non può prescindere da valutazioni più generali riguardo lo stile di vita e gli aspetti psicologici. Le terapie raccomandate solitamente sono: Antidepressivi : tra gli antidepressivi si utilizza in particolare la fluoxetina, un farmaco inibitore della ricaptazione della serotonina (SSRI). Questa molecola sembra presentare una notevole efficacia nel trattamento di gravi manifestazioni depressive, irritabilità e variabilità dell umore. Farmaci a base di alprazolene sono invece indicati in caso di forte ansia. In generale, gli antidepressivi vanno prescritti solo nei casi di sintomatologia più severa, anche perché gli effetti collaterali sono particolarmente importanti. Diuretici: sono indicati soprattutto in caso di senso di pesantezza e gonfiore provocati dalla ritenzione idrica. I più adatti sono quelli a base di furosemide. L utilizzo di questi farmaci deve avvenire sotto stretto controllo del medico perché possono provocare scompensi della pressione arteriosa. Vitamina B6: nota anche come piridossina o vitamina della donna. Talora può essere utile per il trattamento di sintomi che si presentano nella fase premestruale, in particolare seno dolorante, mal di testa, ritenzione idrica, irritabilità, nausea, vertigini, senso di stordimento. Gli alimenti più ricchi di questa vitamina sono lievito di birra, semi di girasole, germe di grano tostato, farina di soia, lenticchie secche, cereali integrali, leguminose, banane, patate, cavolini di Bruxelles e cavolfiori. Può essere assunta anche con appositi integratori. Un opportunità in più: la pillola contraccettiva. L importante è scegliere quella giusta, perché non tutte presentano questa caratteristica efficacia. La sua funzione principale però deve essere la riduzione della pausa di non assunzione della pillola che permette di mantenere più costanti i livelli delle fluttuazioni ormonali e di conseguenza determinare una riduzione della sintomatologia pre-mestruale (10). A tutto questo si sovrappone la possibilità di prescrizione ed utilizzo di prodotti fitoterapici i cui principi attivi hanno una funzione ormai ben codificata i cui dati terapeutici sono pubblicati da tempo in varie fonti scientifiche accreditate. Tra tutte le piante che hanno queste affinità nel campo di trattamento della sindrome premestruale abbiamo deciso di prendere in considerazione proprio la VITEX AGNUS CASTUS L. come pianta di prima scelta. L Agnocasto, utile per il trattamento di edemi, infiammazioni e dolori pelvici, è anche efficace per ripristinare l equilibrio ormonale alterato. Uno studio in laboratorio ha valutato l effetto di un estratto di agnocasto sulla secrezione di prolattina e si è notato che questo estratto inibisce la secrezione di prolattina. Tale effetto è dovuto ad un azione di stimolo sulla dopamina, il cui aumento riduce la prolattina (2). Siccome la prolattina è ritenuta la principale colpevole dei disturbi premestruali, una sua diminuzione può ridurre questi disturbi e fare stare meglio la paziente. Raramente da luogo a disturbi allo stomaco. Sconsigliato in gravidanza ed in allattamento. Quando le mestruazioni compaiono in maniera troppo ravvicinata, è probabile vi sia una alterazione dell asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, in genere determinato da una inadeguata produzione di progesterone od un eccesso di prolattina (3). In genere la soluzione è la somministrazione di progesterone a giorni fissi del ciclo, in maniera da supplire alla produzione carente, altrimenti si ricorre alla somministrazione di un contraccettivo estro-progestinico, che ovviamente mette a riposo le ovaie e scandisce il ritmo in maniera artificiale. Una soluzione naturale è data dall Agnocasto, per cui è il caso di riparlarne. Ad oggi sembra essere l unica pianta ad azione progestinica. Aumentando l attività di produzione progestinica, l Agnocasto sembra equilibrare la produzione di progesterone e di estrogeno, da parte delle ovaie durante tutto il ciclo. Per lo stesso motivo questa pianta è consigliata per normalizzare la funzione ovarica dopo l uso prolungato della pillola anticoncezionale. In generale la pianta tende ad equilibrare le mestruazioni irregolari, allungando cicli brevi ed abbreviando quelli lunghi. Analogamente risulta particolarmente utile in caso d iper-menorrea. IL PRINCIPIO FITOTERAPICO: VITEX AGNUS CASTUS L. - AGNOCASTO La chasteberry o Vitex Agnus Cactus L. fa parte della famiglia delle verbenaceae; è un arbusto ornamentale alto 3-6 m, coltivato in europa meridionale, Asia Occidentale ma naturalizzato nel Nord America (Florida, Georgia, Alabama, Mississipi, Luisiana, Arkansas, Texas, Oklahoma sudorientale e Maryland). Detto albero della castità o pepe del monaco, si ritiene che il nome derivi dalla credenza che esso possa inibire la libido. Una tintura di bacche fresche veniva tradizionalmente usata dai monaci per reprimere gli impulsi sessuali (11). I Frutti sono delle bacche (drupe) nere-rossastre di 5mm contenenti quattro semi, possiedono un odore aromatico e un sapore acre, leggermente pungente. Questi insieme ai fiori, maturi ed essiccati, vengono utilizzati come tranquillante, come galattagogo in piccole dosi (120 mg/die o meno di estratto standardizzato di Agnocasto) ed antigalattagogo in alte dosi (480 mg/ die o più) diventano anti-prl come efficace principio attivo per combattere la sindrome premestruale e come antispastico (12-13). La droga contiene - GLUCOSIDI IRIDOIDI (aucubina, agnusie, eurostoside) - FLAVONOIDI (es. casticina, penduletina, 6-HO-kaempferolo- 3,6,7,4 tetrametiletere, crisosplenolo-d, omoorientina, orientina, isoorientina, luteolin-7-o-glucoside,, quercetina, isovitexina), - TERPENOIDI (Di-terpene: labdamico rotundifurano, vitexilattone e 6 beta,7 beta-diacetoxy-13-idrossi-labda-8,14-diene) (TRI-terpeni: acido 3-β-acetossiolean-12-en-27-oico, acido 2β-3αdiacetossioleanolean-5, 12-dien-28oico 2β-3α-diacetossiolean-18- idrossi-olean-5-12-dien 28-oico) - CHETONI (SOLO NEI FIORI) progesterone, 17-idrossiprogesterone, testosterone ed epitestosterone / FOGLIE androstenedione - ALCALOIDI (es. vaticina) - OLII ESSENZIALI(0,5-1,22%) alfa e beta pinene (39%)), cineolo (25%), limonane (14%), sabinene (2%). Il principale meccanismo d azione stimmatizzato dai recenti articoli pubblicati in letteratura internazionale è la stimolazione dei recettori degli oppioidi. La determinazione delle affinità di un estratto metabolico di 14

15 agnocasto per i recettori oppioidi umani ha fornito valori di IC 50 pari a 30,20,190 µg/ml per i recettori oppioidi µ,κ e δ rispettivamente(14). Un estratto metabolico di agnocasto ha dimostrato un affinità di legame di tipo competitivo con recettori estrogenici umani ricombinanti α(erα) e β (ERβ), con il valore di inibizione del 50% (IC 30)pari a 46 e 64µg/ml rispettivamente, rispetto a valori di 5,6 e 2,5 µg/ml per estratto paragonabile di trifoglio rosso e di µg/ml per un estratto di strobili di luppolo. L aumento latente o manifesto dei livelli plasmatici di prolattina è la causa delle maggior parte delle irregolarità mestruali, della sindrome pre-mestruale e della mastodinia, che sono le indicazioni per utilizzo dell agnocasto. Esperimenti in vitro ed in vivo hanno dimostrato l attività dopaminergica, inibente la secrezione di prolattina dell estratto di vitex agnus cactus. La dopamina è stata identificata come uno dei fattori fisiologici che inibiscono la prolattina (PIF) agendo sulle cellule lattotrope dell ipofisi e si è potuto dimostrare che l estratto agnocasto si lega ai recettori D2 della dopamina del nucleo striato e sopprime direttamente la secrezione di prolattina dalle cellule ipofisarie di ratto in coltura (16-17). Di-terpeni isolati dalla frazione lipofilica di un estratto di agnocasto hanno dimostrato di possedere un attività dopaminergica e di inibire la secrezione di prolattina. I risultati di numerosi test pubblicati hanno portato alla conclusione che l agnocasto può avere un duplice meccanismo: può esercitare un attività sia dopaminergica che colinergica (20). Studi recenti riportano e confermano che la sua azione è da riferirsi ad un simil-progestinico / anti-estrogeno, antagonizza la dopamina occupandone i recettori, e la sua azione sulla dopamina induce a catena una azione sulla PRL e sugli ormoni sessuali femminili (4-5-9). Se si usa assieme ad un contraccettivo ormonale, l agnocasto esercita una azione anti-estrogenica, può dare sanguinamenti intermestruali ed aumentare il rischio di gravidanza. La sua azione è da riferirsi ad un simil-progestinico / anti-estrogeno, antagonizza la dopamina occupandone i recettori, e la sua azione sulla dopamina induce a catena una azione sulla PRL e sugli ormoni sessuali femminili (21). Efficacia clinica La Commissione E tedesca raccomanda l utilizzo dell agnocasto nei casi di irregolarità del ciclo mestruale, nella sindrome premestruale e per alleviare la mastodinia (22). Controindicazioni L agnocasto è considerato una droga sicura sebbene siano state descritte reazioni allergiche che regrediscono interrompendo il trattamento. Non sono noti studi specifici di tossicità acuta e cronica dell agnocasto. Non sono tuttavia noti casi di intossicazione da agnocasto dopo somministrazione acuta di elevati dosaggi, né sono segnalati effetti tossici dopo somministrazione ripetuta di agnocasto nell animale. La Commissione E tedesca riporta che la droga può causare occasionalmente prurito, orticaria ed esantemi e la sconsiglia durante la gravidanza e l allattamento. Non sono noti effetti negativi dell agnocasto sulla fertilità e sulla funzione riproduttiva nell animale. Non sono noti effetti genotossici o carcinogenetici dell agnocasto. Gli autori di una recente revisione sistematica hanno analizzato gli effetti avversi descritti negli studi clinici e nei casi di monitoraggio post marketing (29) i risultati suggeriscono che gli effetti indesiderati associati all uso di agnocasto sono lievi e reversibili. Non sono state segnalate interazioni con altri farmaci sebbene venga riportato l interferenza con antagonisti dopaminergici. Gli effetti collaterali osservati nelle sperimentazioni cliniche condotte con agnocasto appaiono rari e di scarsa rilevanza. In una popolazione di pz con sindrome premestruale, solo nell 1,2% delle donne trattate sono stati registrati segni di intolleranza gastrica, cefalea, palpitazione, stanchezza (20-30). DOSI CONSIGLIATE La Commissione E tedesca raccomanda l utilizzo di estratti idroalcolici corrispondenti a 40-60mg di droga essiccata/die. INTERAZIONE CON ALTRI FARMACI Non sono note interazioni dell agnocasto con altri farmaci somministrati contemporaneamente. Per la sua attività sui recettori dopaminergici, l agnocasto potrebbe modificare la risposta a farmaci agonisti/ antagonisti della dopamina e la prudenza consiglia di non utilizzare tali associazioni o di modificare il dosaggio del farmaco in funzione della risposta terapeutica (Blumenthal et all 1998; Schulz et all 1998). Teoricamente l agnocasto potrebbe anche interferire con i contraccettivi e la terapia sostitutiva ormonale anche se non esistono specifiche segnalazioni in merito (11-31). Si segnala anche l azione vantaggiosa psichica che sintomatologia generale dell utilizzo di agnocasto sui disturbi neurovegetativi della menopausa. Il guadagno terapeutico più evidente si è osservato sull azione regolatrice del ritmo e della produzione qualitativa e quantitativa del sanguinamento rendendolo efficace e fluido ed azzerando il fastidioso spotting intermestruale. Vitex Agnus Castus L. non ha alcun apporto diretto ormonale fitofarmacologicamente parlando, bensì per interferenza diretta sulla produttività ormonale è efficace come RIEQUILIBRATORE della quota produttiva endogena di prolattina e certamente MODULA- TORE della risposta recettoriale su tessuto receptor-responder. Alla luce di tutto ciò ora siamo in grado di dare una VALIDA E COM- PROVATA ALTERNATIVA alla comodità prescrittiva ginecologica tradizione estro-progestinica, per altro inutile, ed un alternativa alla proposta farmacologica di sintesi ad azione psichico-neurologica per altro di pertinenza prescrittiva specialistica e comunque estremamente invalidante (32). BIBLIOGRAFIA 1. Capasso F., Grandolini G., Izzo A. (2006). Fitoterapia, Springer, Milano 2. Bruni A. e Nicoletti M. (2003) Dizionario Ragionato di Erboristeria e Fitoterapia Piccin, Padova 3. Lauritzen C, et al. Treatment of premenstrual tension syndrome with Vitex agnus castuscontrolled, double-blind study versus pyridoxine. Phytomedicine 1997; 4: NOVAK S Gynecology Manual - Organon Monaco Fabrizio Endocrinologia Clinica; SEU Candiani G.B., Danesio V., Gastaldi A.: La clinica in ostetricia e ginecologia vol Masson 7. Genazzani A.D. : Endocrinologia ginecologica; Edteam Pescetto, De Cecco; Manuale di Ginecologia ed Ostetricia SEU G. 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16 Le proprietà della Curcuma Dott.ssa Giovanna Perrone Medico chirurgo, Specialista in Scienza dell alimentazione, Esperto in Medicina naturale, Esperto in Omeopatia, Omotossicologia e Medicine Integrate Dott.ssa Barbara Ostan Medico chirurgo, Esperto e consulente in Medicina ad Indirizzo estetico, Esperto in Omeopatia, Omotossicologia e Medicine Integrate Presso Studio Medico Perrone & Associati: info@smp1993.it Abstract: Le autrici prendono in rassegna le importanti proprietà della Curcuma. Dalla proprietà digestiva ed epatoprotettiva a quelle antinfiammatoria e antitumorale. Il colore dorato della sua polvere sembra rispecchiare l oro delle sue proprietà. Abstract: The authors review the Curcuma properties. From the digestive and epato protector to anti inflammatory and anti cancer. The Curcuma golden powders are golden properties. Parole chiave: Curcuma, proprietà Diversi sono gli studi che recentemente si sono occupati degli effetti positivi dell assunzione della curcuma, una spezia dal colore giallo caratteristica dell alimentazione orientale. La curcuma è una pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Zinziberacee, come lo zenzero e il cardamomo. Originaria dell Asia meridionale, dell India e dell Indonesia, è impiegata da sempre nella Medicina Ayurvedica come depurativo, per dispepsia, febbre, infezioni, artrite e problemi epatici. Viene utilizzata spesso in cucina come aromatizzante e digestivo. Il suo gusto è piuttosto dolce ed è utilizzata anche nella preparazione del curry. Questa polvere di colore rosso aranciato è ben nota non solo per condire i cibi, ma anche per le sue proprietà terapeutiche, soprattutto antiossidanti e antinfiammatorie. La curcuma contiene centinaia di componenti con varie attività biologiche, ma le ricerche si sono concentrate su un componente particolare, la curcumina, la frazione attiva della spezia. Le attività della Curcuma: Coleretica (da attribuire al tolmetil carbinolo), colagoga, spasmolitica delle vie biliari (olio essenziale). Antinfiammatoria (da attribuire alla curcumina) particolarmente efficace se si è in presenza di artrite, o per alleviare le infiammazioni delle ferite. Digestiva perché stimola la secrezione biliare favorendo la digestione dei grassi. Epatoprotettiva dei tessuti del fegato se esposti a farmaci epatotossici o ad abuso di alcool. Nella prevenzione delle cardiopatie la Curcuma longa, insieme alla sommità fiorita del Chrysantellum americanum, contiene delle sostanze che hanno la caratteristica di migliorare la funzionalità del fegato stimolando la produzione della bile e favorendo i processi di eliminazione del colesterolo e dei trigliceridi. La curcuma può indurre una riduzione del colesterolo totale del 11-12% con un aumento del colesterolo buono del 25-30%; anche i trigliceridi mostrano una sensibile tendenza alla diminuzione. Più in generale migliora la digestione promovendo la detossificazione epatica; è consigliata come protettore del fegato, della mucosa gastrica e come antiulcera (da non impiegare ad alte dosi poiché potrebbe avere l effetto opposto). Il primo studio sugli effetti di questa sostanza risale agli anni 70, quando un gruppo di ricercatori indiani dimostrò il suo effetto ipocolesterolemizzante sui topi. Utile per i parassiti intestinali in quanto combatte i protozoi ed è utile in presenza di dissenteria (sentire prima il medico curante). I cinesi la impiegano per favorire le mestruazioni, ma non ci sono studi in merito. Svolge anche attività antifungina e antiossidante. Key words: Curcuma, properties La curcumina agisce su tutti i tumori esistenti, in particolare il cancro del pancreas e quello del colon sono quelli maggiormente colpiti dalla sua azione. Interessante è il fatto che questa sostanza possa essere usata con risultati di potenziamento reciproco in pazienti sottoposti a chemioterapia. La curcuma infatti aumenta l attività della chemioterapia, migliorandone l azione terapeutica senza aggiunta di sostanze tossiche. Uno dei motivi per cui la curcuma ha questa forte azione sul settore pancreatico è la sua tendenza ad agire sui meccanismi della regolazione insulinica e sulle cellule betapancreatiche, che questa spezia protegge in modo specifico, intervenendo quindi nella regolazione del legame stretto tra insulina, pancreas, obesità, infiammazione e cancro. Un altro studio realizzato dal Department of Experimental Therapeutics, The University of Texas MD Anderson Cancer Center, Houston, Texas 77230, USA, ha dimostrato l efficacia della curcumina anche nella cura del melanoma, grazie alla sua azione antiproliferativa legata al controllo del fattore nucleare KappaB (NF-KappaB) che gioca un ruolo dominante nella proliferazione cellulare nel melanoma umano. Gli effetti antitumorali della curcuma interessano anche la prevenzione e la cura del cancro della prostata, secondo un articolo pubblicato sul Cancer Research firmato da un gruppo di ricercatori della Rutgers University nel New Jersey. L effetto protettivo aumenterebbe se associato al fenetil isotiocianato (PEITIC), una sostanza presente in alcune verdure come broccoli, crescione, barbarea, cavoletti di Bruxelles, rape e cavolfiore. Un altro studio recentemente pubblicato sul Journal of Nutrition conferma la capacità di questa spezia di agire positivamente anche sull aumento di peso. Gli studi condotti presso Tufts University di Boston e del Jean Mayer US Dept. of Agriculture Human Nutrition Research Center su gruppi di topi alimentati con una dieta ricca di grassi hanno messo in evidenza che l aggiunta della curcumina eliminava la crescita dei tessuti adiposi. Ricordiamo che eventuali prodotti omeopatici a base di curcumina devono essere assunti sempre secondo una precisa prescrizione medica. L impiego è sconsigliato in presenza di occlusione delle vie biliari o calcoli biliari, cautela anche per la sua assunzione in gravidanza e allattamento, nei bambini al di sotto dei 2 anni e nelle persone con problemi di coagulazione del sangue per il suo effetto anticoagulante. Le ricerche più importanti, pubblicate su Cancer (Li L. et al, Cancer, 2004 Nov 15;101(10): ) sono iniziate nel 2004, e sono state realizzate dal Prof Bharat Aggarwal, uno dei massimi esperti mondiali che si occupò dell azione antitumorale svolta dalla curcumina. Egli purificò il primo fattore di necrosi tumorale (TNF). Questa molecola è in grado di distruggere i tumori se rilasciata localmente. Se circola liberamente nel sangue ha l effetto opposto, poiché stimola un importante proteina, la Kappa B (NF kappa B) che attiva una serie di geni coinvolti nei processi infiammatori e nella proliferazione cellulare. Ripensando ai rimedi della Medicina Ayurvedica che utilizzavano proprio la curcumina come agente antinfiammatorio, mise a contatto con questa sostanza le colture cellulari e vide come l attività del TNF e del NF Kappa B fu prontamente bloccata. Da allora gli studi sulle proprietà antitumorali si sono moltiplicati e sono state individuate altre proprietà tra cui ricordiamo quelle anticoagulanti, antipertensive, antinfiammatorie, antidiabetogene, antiossidanti, antivirali ed epatoprotettive. Sono sempre più numerosi infatti gli studi sulle spezie che evidenziano come esse possano bloccare il fattore nucleare NF-kB, importante elemento nella regolazione della insulino-resistenza, dell angiogenesi e della induzione dell obesità, fattori tutti predisponenti alla induzione tumorale. 16

17 La sicurezza delle diete proteiche è connessa alla qualità del protocollo Dott. Giuseppe Castaldo medico-chirurgo. Specialista in Scienza dell Alimentazione. Responsabile U.O. di Dietologia e Nutrizione Clinica. AORN Moscati Avellino Laura Castaldo laureanda in Medicina e Chirurgia. Facoltà di Medicina Federico II Napoli dietaoloproteica@yahoo.it Abstract: Le VLCD (Very Low Calorie Diet) di tipo proteico sono sempre state oggetto di controversie nel mondo scientifico; in particolare è stata ripetutamente paventata una loro pericolosità sulla salute degli utilizzatori. Malgrado ciò esse godono in tutto il mondo di un alto grado di popolarità come soluzione del continuo aumento dell obesità e dell insulino-resistenza. Tuttavia un più alto tasso di effetti collaterali indesiderabili è attribuito ad approcci dietetici a basso contenuto di carboidrati. Molti studi hanno dimostrato viceversa una sicurezza ed un efficacia a breve termine delle diete a basso contenuto di carboidrati per alcuni parametri lipidici di rischio cardiovascolare, per il controllo del glucosio e la sensibilità all insulina. Abstract: The VLCD (Very Low Calorie Diet), was usually criticized; particularly for the hazard in the user health. Nevertheless VLCD have high popularity like solution for obesity and insulin resistance. Many studies demonstrated safety and effectiveness of diet at low carbohydrates content for some lipidic parameters of cardiovascular risk, and for glucose control. Parole Chiave: VLCD, diete ipoglucidiche, diete proteiche, dieta oloproteica. Keywords: VLCD, low carbohydrate diet, protein diet, oloprotein diet. Eventi avversi comuni attribuiti alle diete ipoglucidiche comprendono la disidratazione, problemi gastrointestinali, ipoglicemia, effetti cognitivi, costipazione, iperlipidemia, alterazione della funzione dei neutrofili, amenorrea, urolitiasi, neuropatia ottica, osteoporosi e carenze vitaminiche. Uno studio di Kang ed al. pubblicato su Epilepsia nel 2004 ha quantificato gli eventi avversi in 129 pazienti pediatrici a seguito di una dieta povera di carboidrati ed ha trovato le frequenze di alcune complicazioni comuni: disidratazione (46,5%), disturbi gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea e stipsi (38,7%); iperuricemia (26.4 %), ipertrigliceridemia (27,1%), ipercolesterolemia (14,7%); osteopenia (14,7%), malattie infettive (9,3%); ipoglicemia sintomatica (26,4%) e anemia da carenza di ferro (1,6%). Ma per vagliare con competenza i rapporti tra diete ipoglucidiche ed effetti collaterali bisogna analizzare l esatta composizione della dieta low carb ed il protocollo terapeutico di complemento. Infatti c è da premettere che esistono molte varianti di diete low carb. Si considera povera di carboidrati una dieta con meno di 60 g di carboidrati; inoltre c è una ampia variabilità fra le varie diete ipoglucidiche relativamente alla quantità ed alla qualità dei grassi, per cui si differenziano diete low carb e low fat da diete low carb e high fat; infine per quanto riguarda il contenuto proteico si distinguono diete normoproteiche o lievemente iperproteiche (da 1 a 1,5 g /kg di peso corporeo ideale) da diete indiscutibilmente iperproteiche (da 1,5 a 3 g o più/kg di peso corporeo ideale). La dieta povera di carboidrati più largamente utilizzata è stata quella elaborata nel 1972 da Robert C. Atkins; il suo libro Diet Revolution, aggiornato nel 1998 New Diet Revolution, ha venduto decine di milioni di copie in tutto il mondo. Si tratta di una dieta low carb, high fat ed iperproteica. Essa ha suscitato molte critiche per l eccesso di proteine e di grassi. G.L.Blackburn (università di Harvard) elaborò viceversa nel 1973 il PSMF (Protein Sparing Modified Fast) o VLCD (Very Low Calorie Diet) con la determinazione del fabbisogno proteico dell organismo nel corso del digiuno; Blackburn codificò la quantità esatta di proteine che bisognava assumere nel corso del digiuno per proteggere la massa nobile di un individuo: da 1,2 a 1,5 gr per Kg di peso ideale. Nacque così il digiuno proteico che protegge l equilibrio azotato e cancella la fame 17

18 grazie allo stato di chetosi che l accompagna. L apporto quasi esclusivo di proteine (1,2 g /kg nella donna e 1,5 g/kg nell uomo), che rappresenta un apporto calorico molto basso, obbliga l organismo ad utilizzare le proprie riserve energetiche. Dopo l esaurimento delle stesse sotto forma di glicogeno, si instaura una neoglucogenesi epatica che produrrà il 20% dei nutrimenti (glucosio) indispensabili per il funzionamento cerebrale. Il glicerolo ed alcuni aminoacidi sono degradati, a livello epatico e renale, in glucosio per un processo di neoglucogenesi. Il glucosio è utilizzato da cellule (globuli rossi, surrenali, ecc) che per questo motivo sono chiamate cellule glucodipendenti, in quanto funzionano solo in presenza di glucosio. Successivamente vengono utilizzati i depositi adiposi con il catabolismo degli acidi grassi che sono trasformati in corpi chetonici. Quindi il ridotto apporto di carboidrati stimola la lipolisi e la chetogenesi, perchè fornisce energia al cervello ed ai tessuti e protegge la massa muscolare. Nelle diete proteiche i lipidi endogeni rappresentano la sola fonte di energia e il loro catabolismo continua fino ad una loro consistente riduzione. Con la soppressione quasi totale dei glucidi, si ottiene un rapido calo dell insulina che impedisce la messa in riserva di grassi e produce un catabolismo degli stessi per lipolisi. L idrolisi dei trigliceridi, contenuti negli adipociti, li trasforma in glicerolo, che a sua volta contribuisce a migliorare la neoglucogenesi ed in acidi grassi liberi che favoriscono la produzione dei corpi chetonici e dunque la chetosi. Da circa 10 anni abbiamo proposto in Italia una evoluzione della dieta proteica di Blackburn, che abbiamo definito dieta oloproteica o terapia aminoacidica, per sottolineare la composizione low carb e low fat della dieta e l utilizzo di integratori proteici di alto valore biologico, arricchiti di particolari aminoacidi stimolanti l anabolismo proteico ed il catabolismo lipidico. Di particolare interesse è stato l utilizzo di tale dieta per determinare la perdita di grasso nei distretti di adiposità localizzata in eccesso. Con il termine di adiposità localizzata si intende aumento di grasso in zone del corpo, maschile o femminile, dove il tessuto adiposo presenta un metabolismo diverso rispetto agli altri distretti. Il tessuto adiposo è un tessuto ad attivissimo metabolismo: nell arco di 3-4 settimane i trigliceridi intravacuolari vengono completamente disciolti e ricostituiti. Esistono infatti attivi sistemi enzimatici di costruzione (liposintesi) e di dissoluzione (lipolisi) del grasso. Su questi sistemi enzimatici, nelle zone di adiposita localizzata, gli ormoni sessuali e l insulina si inseriscono, principalmente attivando la liposintesi. In particolare il distretto trocanterico della donna è influenzato dagli ormoni estrogeni che stimolano l adipogenesi, creando così una riserva energetica naturale necessaria per fornire acidi grassi al momento della lattazione. L adiposità addominale è invece prevalentemente influenzata dall insulina. Sulla base di quanto esposto, risulta chiaro che il trattamento delle adiposita localizzate richiede un intervento specifico, perché un trattamento dietetico classico mobilizzerebbe il grasso dai distretti a normale metabolismo, lasciando quasi indenni le adiposità localizzate. Nel 1997, Loftus e Lane hanno dimostrato come, sul piano genetico, l insulina e gli estrogeni agiscono a livello della C/EBP e del PPAR attivando la trascriptasi per l adipogenesi e come il GH agisca fosforilando il PPAR ed inibendo l adipogenesi. Ne consegue che una dieta capace di ridurre i tassi circolanti d insulina e di aumentare i tassi ematici di GH può essere utilizzata nel trattamento dietetico delle adiposità localizzate. Una dieta di questo tipo è appunto la dieta oloproteica. Questo regime alimentare si può anche considerare un vero e proprio trattamento medico degli inestetismi da adiposità localizzata, eliminando il termine dieta che andrebbe riservato a regimi alimentari bilanciati. La peculiarità di questa terapia aminoacidica è quella di ridurre la stimolazione insulinemica ed attivare la produzione del growth hormon. Si ottiene una riduzione dell attivazione del PPAR sia per la ridotta concentrazione di insulina sia perché il GH determina fosforilazione di questo recettore con inattivazione dello stesso. Il meccanismo lipolitico rimane inalterato e determina una mobilizzazione del grasso dalle adiposità localizzate. Una particolare cura deve essere posta alla scelta dell integratore proteico da inserire nella terapia aminoacidica perché i numerosi prodotti presenti in commercio spesso non corrispondono alle particolarità richieste da un trattamento così delicato quale la dieta oloproteica. Tale integratore deve essere in grado di stimolare adeguatamente la produzione di GH. L assunzione di sieroproteine, di particolari aminoacidi quali arginina, ornitina, citrullina e taurina, di vitamina B 6 e zinco induce la massima secrezione di GH. La presenza di carnitina, coenzima Q10 ed acido alfa linolenico ottimizzano il metabolismo lipidico ed il catabolismo degli acidi grassi a livello mitocondriale. Nella letteratura mondiale vari studi hanno sottolineato la comparsa di vari effetti collaterali connessi all utilizzo delle diete VLCD di tipo proteico. Di seguito sono segnalate le diverse problematiche riscontrate: 1. Potenziali rischi a lungo termine per la salute A seguito di un piano dietetico low carb, che è restrittivo per determinati gruppi di alimenti e la cui qualità nutrizionale globale è messa in discussione, si pone il problema di potenziali effetti negativi a lungo termine sulla salute che potrebbero essere riscontrati a seguito dell utilizzo di tale dieta per molti mesi o anni. Tali studi sulle conseguenze a lungo termine di diete a basso contenuto di carboidrati sono rari, nessuno ha esaminato gli effetti di questo tipo di approccio dietetico per più di 12 mesi in una popolazione adulta normale. 2. Adeguatezza nutrizionale Diete a basso contenuto di carboidrati sono a maggior rischio di essere nutrizionalmente inadeguate in quanto è prevista una restrizione delle scelte alimentari. In genere le diete a ridotto contenuto di carboidrati sono anche a basso contenuto di tiamina, acido folico, potassio, calcio, magnesio, ferro e vitamine A, E, B6. Diete a basso contenuto di carboidrati contengono inoltre generalmente quantità più elevate di grassi saturi e colesterolo, con proteine prevalentemente ricavate da fonti di origine animale. Una dieta a ridotto contenuto di carboidrati è generalmente a minor contenuto di fibre che sono un fattore protettivo fondamentale contro le patologie intestinali, le malattie cardiovascolari (CVD) ed il diabete di tipo Patologie cardiovascolari La questione del se le diete low carb aumentano il rischio di malattia cardiovascolare è la questione più sollevata dai ricercatori. Numerosi studi sono stati intrapresi per valutare l efficacia di Low-carbohydrate diets weight-loss nel migliorare il profilo di rischio CVD degli individui. Uno dei risultati coerenti riportati in letteratura è la capacità di diete a basso contenuto di carboidrati di ridurre significativamente i trigliceridi. Per quanto riguarda le componenti di colesterolo, diete a basso contenuto di carboidrati tendono ad aumentare l HDL-colesterolo, mentre l effetto sulle lipoproteine a bassa densità LDL-colesterolo è variabile, con la maggior parte degli studi che non mostrano differenze significative in un confronto con diete a basso contenuto di grassi. Yancy ed al. nel 2004, in uno studio di 24 settimane che ha coinvolto 120 obesi con iperlipidemia, hanno evidenziato che una dieta povera di carboidrati provoca una perdita di peso maggiore di una dieta povera di grassi (12,9% vs 6,7%) e un miglioramento dei risultati in trigliceridi e colesterolo HDL, mentre i livelli di colesterolo LDL sono rimasti stabili. C è da sottolineare che in tale studio il gruppo a dieta povera di carboidrati ha ricevuto un supplemento nutrizionale con multivitaminici ed oli essenziali (contenenti olio di pesce) e un supplemento a base di erbe. I tassi di abbandono sono stati del 24% per il Low-carbohydrate gruppo e del 43% per il gruppo low fat. Effetti collaterali si sono verificati con frequenza significativamente maggiore nel gruppo a dieta con basso contenuto di carboidrati e in particolare: stipsi, cefalea, alitosi, crampi muscolari, diarrea, debolezza generale e rash. I supplementi nutrizionali dati al gruppo a dieta povera di carboidrati 18

19 possono aver avuto qualche effetto sul risultato finale dello studio. Brehm ed al. nel 2003 in uno studio di lunghezza simile che ha coinvolto 53 donne obese hanno evidenziato che una low-carbohydrate diet è stata più efficace per la perdita di peso a 6 mesi rispetto a una dieta povera di grassi (8,5 kg contro 3,9 kg), mentre non sono state osservate differenze significative della pressione arteriosa, lipidi o glicemia a digiuno tra i gruppi. Viceversa gli unici studi a lungo termine per la valutazione dei marker di rischio di malattia cardiovascolare, effettuati da Kwiterovich ed al. nel 2003 in bambini epilettici cui è stata prescritta una dieta chetogenica per la gestione della epilessia per periodi fino a 2 anni, hanno mostrato significativi aumenti di apob contenenti lipoproteine aterogenetiche ed una diminuzione di HDL-colesterolo. Uno studio condotto da Best ed al. nel 2000 per indagare potenziali complicanze cardiache in 20 pazienti pediatrici che seguivano una dieta chetogenica per la gestione della epilessia ha evidenziato aritmie cardiache, con modifica elettrocardiografica dell intervallo QT, in tre dei pazienti trattati con la dieta. Il prolungamento dell intervallo QT è clinicamente importante a causa di un aumentato rischio di aritmia ventricolare e morte improvvisa. La dieta ottimale per la riduzione prolungata nel tempo del rischio CVD è attualmente sconosciuta, tuttavia, l entità della perdita di peso e la riduzione dei fattori di rischio a lungo termine dovrebbero essere gli obiettivi da raggiungere con la dieta. Studi pubblicati fino ad oggi indicano che diete a basso contenuto di carboidrati possono essere utilizzate in modo sicuro a breve termine, con favorevoli effetti sulla perdita di peso e sui fattori di rischio CVD, sebbene tassi elevati di abbandono e scarsità di studi che valutano gli effetti a lungo termine delle low-carbohydrate diets non permettono tuttora una valutazione conclusiva rispetto alla sicurezza di un tale approccio dietetico. Inoltre sembra essere molto favorevole l integrazione con acidi grassi essenziali omega Diabete Una perdita di appena il 5% del peso corporeo iniziale può avere un impatto significativo sulla glicemia a digiuno sulla sensibilità all insulina, sui livelli di insulina e sulle concentrazioni di HbA1c e permette una modifica terapeutica con riduzione della somministrazione di farmaci ipoglicemizzanti in pazienti obesi con diabete di tipo 2. Inoltre i cambiamenti dello stile di vita e l attività fisica hanno mostrato chiaramente i benefici di tali approcci nel ridurre la progressione del diabete tipo 2 negli adulti obesi ad alto rischio di sviluppare la malattia. Tuttavia l utilizzo di una dieta povera di carboidrati, con e senza perdita di peso, ha sempre mostrato benefici nel miglioramento della sensibilità all insulina; la presenza di acidi grassi essenziali e la riduzione di grassi saturi possono ulteriormente potenziare alcuni di questi benefici. Peraltro i dati epidemiologici hanno messo in relazione diete ad alto contenuto di fibre e alimenti integrali a basso indice glicemico con la riduzione della resistenza all insulina e con un minor rischio di sindrome metabolica, mentre è evidente che una dieta carente di fibre non permette l adesione a lungo termine e non può quindi migliorare e stabilizzare alcuni dei vantaggi della perdita di peso. Sebbene non esistano rapporti in letteratura di eventi avversi con l uso di una dieta a basso contenuto di carboidrati per la perdita di peso nel diabete di tipo 2, occorrono controlli medici e il dosaggio dei farmaci ipoglicemizzanti per prevenire episodi di ipoglicemia. 5. Rischio di cancro La possibilità che l adesione a lungo termine ad una dieta povera di carboidrati possa modificare il rischio individuale di cancro è una questione importante, ma è anche molto difficile fornire la prova diretta. Vi sono prove evidenti di un effetto protettivo di frutta e verdura in quasi tutti i principali tipi di cancro che affliggono la società occidentale di oggi, quali il cancro del colon-retto, della mammella, del pancreas, del polmone, dello stomaco, dell esofago e della vescica. Frutta e verdura contengono una vasta gamma di composti che sono implicati nel fornire protezione contro il cancro. Sostanze come antiossidanti, fibre, isotiocianati (nelle verdure crucifere), solfuri di allile (cipolla e aglio), flavonoidi e fenoli sono state tutte associate al rafforzamento dei meccanismi di protezione del corpo contro lo sviluppo del cancro. Una dieta a basso contenuto di carboidrati è caratterizzata, in genere, da un basso contenuto di frutta, di verdura (se vegetali amidacei non sono adeguatamente sostituiti con altri tipi di verdure low-carbohydrate) e cereali e quindi si determina potenzialmente un aumentato rischio di cancro, se la dieta è seguita a lungo termine. Inoltre, l evidenza suggerisce fortemente che non è il consumo di una o due varietà di ortaggi e frutta che conferiscono vantaggio, ma piuttosto l assunzione di una grande varietà di cibi vegetali. Nessuno studio è stato ancora effettuato per verificare se soggetti a dieta con basso contenuto di carboidrati hanno un rischio maggiore di cancro, anche se per questo studio sarebbero necessari diversi decenni di monitoraggio. Una questione confondente è peraltro il rapporto tra obesità e cancro. L obesità è probabilmente un fattore indipendente sul rischio di cancro con prove epidemiologiche che evidenziano una maggiore incidenza dei tumori del colon, della mammella (in donne in post-menopausa), dell endometrio, del rene, dell esofago, dello stomaco, del pancreas e della cistifellea negli individui in sovrappeso e obesi. Sulla base dei risultati di vari studi, è stato stimato che negli Stati Uniti il 14% di tutte le morti per cancro negli uomini e il 20% nelle donne possono essere collegate al sovrappeso e all obesità. Per ogni persona in sovrappeso, la perdita ed il mantenimento di perdita di peso possono infatti avere un impatto positivo sul rischio individuale di cancro a lungo termine, indipendentemente da quale approccio dietetico è stato attuato. 6. Salute delle ossa Un potenziale effetto negativo di diete a basso contenuto di carboidrati per la salute delle ossa è un argomento importante, in quanto queste diete sono state sospettate di contribuire al rischio di osteoporosi. Studi osservazionali e studi clinici controllati con bambini, giovani adulti e anziani hanno evidenziato il ruolo importante dell assunzione di calcio nella costruzione e nel mantenimento della massa ossea e nella riduzione della perdita ossea. Diete a basso contenuto di carboidrati promuovono sovente la restrizione dei prodotti lattiero-caseari, in particolare latte e yogurt, che sono le principali fonti di calcio nella dieta. La riduzione di massa ossea è un fattore importante nel determinare fratture ed osteoporosi. È stato postulato che l assunzione di quantitativi elevati di proteine nella dieta povera di carboidrati ha un impatto negativo sul calcio e sul metabolismo osseo attraverso un aumento della calciuria. Diete a basso contenuto di carboidrati hanno la possibilità di generare una subclinica cronica acidosi metabolica (per la presenza di corpi chetonici nel sangue), che può quindi promuovere la mobilizzazione di calcio dalle ossa. Barzel e Massey, nel 1998, hanno proposto che le diete che aumentano il carico acido con calciuria, possono avere effetti negativi sul tessuto osseo, a meno che non venga tamponato con il consumo di alimenti ricchi di sostanze alcaline, come frutta e verdura. Infine è da sottolineare che per il ridotto apporto alimentare di calcio, dovuto alla contrazione dell assunzione di prodotti lattiero-caseari nella dieta low carb, è indispensabile assumere integratori di calcio. 7. Patologie renali Una dieta a basso contenuto di carboidrati è in genere una dieta più ricca di proteine e grassi di una tipica dieta abituale. Una domanda che è stata sollevata è se una dieta che ha un più elevato contenuto di proteine possa influenzare la funzione renale. I pregressi studi sulle diete a basso contenuto di carboidrati non sono stati di durata sufficiente per valutare il loro eventuale potenziale negativo circa la funzionalità renale. Knight ed al. nel 2003 hanno osservato che, tra le 1624 donne partecipanti al Nurses Health Study, quelle che già avevano una funzionalità renale lievemente diminuita hanno manifestato un peggioramento con l assunzione di quantità aumentate di proteine; viceversa le donne con una normale funzionalità renale non hanno mostrato segni di deterioramento. Se c è un nesso tra una maggiore assunzione di proteine e la salute dei reni, resta da stabilire la significatività del problema. Secondo una stima il numero di adulti negli Stati Uniti che hanno funzione renale ridotta dal punto di vista subclinico ammonta al 25%, con la percentuale notevolmente più elevata per coloro che hanno più di 40 anni o che soffrono di ipertensio- 19

20 ne arteriosa. Uno studio prospettico di Skov ed al. del 1999, condotto per 6 mesi, ha rilevato che un moderato aumento di assunzione di proteine nella dieta ha causato mutamenti adattativi della funzione renale, senza alcun effetto negativo misurabile, suggerendo che le persone senza una preesistente compromissione della funzione renale possono probabilmente tollerare l apporto maggiore di proteine di una dieta a basso contenuto di carboidrati. Per le persone invece con diagnosi preesistente di funzionalità renale compromessa, le diete a basso contenuto di carboidrati non sono consigliate. Sono inoltre segnalati in vari studi aumentati rischi di calcolosi renale e di infezioni. Da segnalare infine il possibile aumento dell uricemia con pericolo di necrosi tubulare e manifestazioni gottose. 8. Altri effetti avversi Sono stati riportati nella letteratura scientifica altri effetti negativi attribuiti a diete povere di carboidrati, anche se praticate per brevi periodi, quali disturbi gastrointestinali, nausea, vomito, costipazione, stanchezza, alitosi, mal di testa, sete, poliuria, perdita di energia, difficoltà di concentrazione e cambiamenti d umore. Bisogna comunque sottolineare che tutti gli effetti collaterali segnalati nei vari lavori sono connessi a protocolli inadeguati: diete low-carb prescritte per periodi estremamente prolungati, diete composte da quantità eccessive di grassi anche di tipo saturo, qualità proteica mediocre, assenza di specifici aminoacidi, assenza di fibre di tipo prebiotico, carenze di oligominerali, di minerali e di vitamine, assenza di sostanze alcalinizzanti, carenza di antiossidanti, mancanza di acidi grassi essenziali di tipo Omega 3. È necessario altresì evidenziare che una dieta low-carb deve essere correttamente inserita in un programma dietetico globale che ha come obiettivo l educazione alimentare e che deve essere prescritta dopo aver selezionato attentamente il paziente, che deve comunque rimanere costantemente sotto il controllo medico. Per tali motivi abbiamo elaborato e costantemente aggiornato un protocollo di sicurezza per la dieta oloproteica. Le caratteristiche di tale protocollo ci hanno permesso in migliaia di casi trattati di evitare tutti quegli effetti avversi descritti nella letteratura. In particolare: Potenziali rischi a lungo termine per la salute: Il protocollo della dieta oloproteica prescrive una durata di 21 giorni che è un periodo ottimale per ottenere risultati validi, a fronte di rischi estremamente ridotti. La letteratura ha più volte ribadito che una dieta low-carb praticata per 2-4 settimane è assolutamente sicura. Adeguatezza nutrizionale: La dieta oloproteica è integrata in maniera ottimale con minerali e vitamine; in particolare è assicurata una quantità adeguata di potassio, magnesio e calcio, che vengono abbondantemente eliminati con le urine durante le diete ipoglucidiche. Inoltre la dieta è integrata da quantità adeguate di fibre, di prebiotici e di fermenti lattici, grazie a specifici integratori ed alla prescrizione di abbondanti quantità ed una buona varietà di verdure ed ortaggi. Patologie cardiovascolari: La dieta oloproteica è integrata in modo appropriato da Omega 3 (acido alfalinoleico) ed Omega 9 (acido oleico) che hanno un ruolo importante nella prevenzione delle patologie cardiovascolari. Importante è inoltre l effetto positivo di potassio, magnesio e biancospino sul ritmo cardiaco. Diabete: Nel protocollo della dieta oloproteica è interessante sottolineare la presenza del cromo picolinato che migliora la sensibilità insulinica. Inoltre i livelli di insulina si riducono drasticamente per la carenza dei carboidrati. Ne consegue un costante miglioramento della glicemia e dell indice HOMA. Rischio di cancro: È da rimarcare la presenza nel protocollo della dieta oloproteica di una grande quantità di sostanze antiossidanti (selenio, rame, molibdeno, Vitamina E, Vitamina C ed una grande quantità di cistina e cisteina, indispensabili per la sintesi di glutatione, che è il principale antiossidante dell organismo) e di fibre. Salute delle ossa: Degna di nota è la presenza nella dieta oloproteica di dosi appropriate di citrati e carboidrati di calcio, potassio, magnesio e di silicio, di vitamina A e vitamina D3, di cui sono noti gli effetti positivi sulla salute delle ossa. Patologie renali: Il protocollo della dieta oloproteica prevede una composizione normoproteica o lievemente iperproteica della dieta(<1,2-1,5g/ Kg di peso corporeo ideale) ed esclusione dei pazienti con pregressa alterazione della funzionalità renale; è inoltre prevista l assunzione di molti liquidi e di fitoterapici drenanti (orthosiphon, ortica ed equiseto) ad attività tra l altro uricosurica. Altri effetti avversi: Per prevenire tali eventi è stato utilizzato un integratore proteico di elevato valore biologico, progettato per avere il massimo effetto anabolico grazie allo stimolo della sintesi endogena di GH, le cui principali componenti sono le siero proteine ultra-microfiltrate, integrate dagli aminoacidi Arginina, Ornitina alfa Keto glutarato, Taurina, Citrullina, oltre a Vitamina B6 e zinco. Interessante è l utilizzo del triptofano, precursore della serotonina, per migliorare il senso di sazietà e prevenire le distimie ansioso-depressive. Utile altresì può risultare integrazione con cistina, idrossiprolina e silicio per prevenire i processi catabolici del tessuto sottocutaneo, frequenti nelle diete fortemente restrittive. È previsto in ultimo l utilizzo di carnitina, Coenzima Q 10 e fucoxantina per ottimizzare il catabolismo lipidico. Conclusioni Diete a basso contenuto di carboidrati sono pertanto efficaci e non nocive a breve termine e possono avere benefici terapeutici per malattie croniche peso-correlate, ma l efficacia a lungo termine non è stata adeguatamente testata. Nei soggetti con obesità, resistenza all insulina ed aumento dei trigliceridi, i benefici a breve termine di una dieta povera di carboidrati sono indubbiamente superiori ai rischi. Al contrario, nei soggetti con patologie renali, epatiche, cardiache e psichiatriche i rischi possono superare i benefici. Gli studi condotti finora mostrano comunque un più alto tasso di effetti collaterali negativi nelle diete vlc, se non adeguatamente integrate. Occorre in conseguenza di ciò attuare un corretto protocollo, come quello previsto nella dieta oloproteica, per avere la garanzia dell efficacia e della sicurezza di tale regime dietetico. BIBLIOGRAFIA Dena M. Bravata, MD, MS; Lisa Sanders, MD; Jane Huang, MD; Harlan M. Krumholz, MD, SM; Ingram Olkin, PhD; Christopher D. Gardner, PhD; Dawn M. Bravata, MD, Efficacy and Safety of Low-Carbohydrate Diets A Systematic Review JAMA National Task Force on the Prevention and Treatment of Obesity, National Institutes of Health. Very low-calories diets. JAMA.1993 Loftus TM, Lane MD, Modulating the trascriptional control of adipogenesis. Curr Opin Genet Dev Balckburn GL, Benecfits of weight loss in the treatment of obesity. Am J Clin Nutr. 1999, Blackburn GL, More on the obesity problem. N Engl J Med Bravata DM, Sanders L, Huang J, Krumholz HM, Olkin I, Gardner CD, Bravata DM. Efficacy and safety of low-carbohydrate diets: a systematic review. JAMA Atkins RC. Dr. Atkins New Diet Revolution. Avon Books: New York, NY, Yancy WS, Olsen MK, Guyton JR, Bakst RP, Westman EC. A low-carbohydrate, ketogenic diet versus a low-fat diet to treat obesity and hyperlipidemia. Ann Int Med T. C. Crowe, Safety of low-carbohydrate diets Obesity Reviews Brehm BJ, Seely RJ, Daniels SR, D Alessio DA. A randomized trial comparing a very low carbohydrate diet and a calorie-restricted low fat diet on body weight and cardiovascular risk factors in healthy women. J Clin Endocrinol Metab Kwiterovich PO, Vining EPG, Pyzik P, Skolasky R, Freedman JM. Effect of a high-fat ketogenic diet on plasma levels of lipids, lipoproteins, and apolipoproteins in children. JAMA Best T, Franz D, Gilbert D, Epstein M. Cardiac complications in pediatric patients on the ketogenic diet. Neurology Barzel US, Massey LK. Excess dietary protein can adversely affect bone. J Nutr Knight EL, Stampfer MJ, Hankinson SE, Spiegelman D, Curhan GC. 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