Sistemi di welfare 2. LIVELLI DI ISTRUZIONE E DISUGUAGLIANZE.
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1 A.A Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione Sistemi di welfare 2. LIVELLI DI ISTRUZIONE E DISUGUAGLIANZE Maria Letizia Pruna SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro mlpruna@unica.it
2 Il set di indicatori sull istruzione utilizzati in ambito europeo 1. Spesa pubblica per l istruzione e la formazione enni con livello di istruzione non elevato 3. Livelli di competenza degli studenti 15enni 4. Giovani che abbandonano prematuramente gli studi 5. Partecipazione dei giovani al sistema di istruzione e formazione enni con istruzione universitaria 7. Giovani che non lavorano e non studiano 8. Apprendimento permanente
3 1. Spesa pubblica per l istruzione e la formazione La spesa in istruzione e formazione misurata in rapporto al prodotto interno lordo (PIL) rappresenta un indicatore per valutare le policy attuate in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano. L indicatore consente di quantificare, a livello nazionale e internazionale, quanto i paesi spendono per migliorare le strutture e incentivare insegnanti e studenti a partecipare ai percorsi formativi. In Italia l incidenza della spesa pubblica in istruzione e formazione sul PIL è pari al 4,2 per cento (2012), stabile rispetto all anno precedente e al di sotto della media dell Unione Europea (5,3 per cento). Fonte: Istat, Noi Italia 2015
4 Spesa pubblica per l'istruzione e la formazione nei paesi Ue ( % PIL) Media UE 27 Media UE Danimarca Svezia Cipro Estonia Slovenia Belgio Finlandia Francia Regno Unito Malta Paesi Bassi Portogallo Lituania Austria Lettonia Polonia Lussemburgo Irlanda Croazia Repubblica Ceca Ungheria Spagna Germania ITALIA Grecia Slovacchia Bulgaria Romania Fonte: Eurostat, General government expenditure by function, Istat, Noi Italia 2015
5 enni con livello di istruzione non elevato Il livello di istruzione della popolazione adulta (25-64enni) rappresenta una buona proxy delle conoscenze e delle competenze associabili al capitale umano di ciascun paese. Bassi livelli di istruzione espongono le persone adulte a una minore inclusione nel mercato del lavoro e riducono le probabilità di accesso ai programmi di formazione continua nel corso della vita. In Italia, nel 2013, il 42,2 per cento della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha conseguito come titolo di studio più elevato la licenza di scuola media. Nel periodo il livello di istruzione della popolazione adulta mostra un progressivo miglioramento, pari a circa un punto percentuale all'anno. Fonte: Istat, Noi Italia 2014
6 Popolazione in età anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondaria inferiore per sesso nei paesi UE (2013, %) 70 Totale Uomini Donne Media UE Portogallo Malta Spagna ITALIA Grecia Belgio Francia Paesi Bassi Romania Irlanda Danimarca Regno Unito Cipro Croazia Lussemburgo Bulgaria Ungheria Austria Svezia Slovenia Finlandia Germania Lettonia Polonia Estonia Slovacchia Repubblica Ceca Lituania Fonte: Eurostat, Labour force survey
7 La graduatoria europea Nella graduatoria dell Unione europea l Italia continua ad occupare la quarta peggiore posizione, dopo Spagna, Malta e Portogallo e mostra un valore ben al di sopra della media Ue27 (24,8 per cento). Gli scarti tra paesi sono comunque elevati, andando da circa il 60 per cento di popolazione meno istruita per Malta e Portogallo a poco meno del 7 per cento in Lituania. Più in generale, molti paesi dell Est Europa si distinguono per bassi valori dell indicatore, segnalando quindi un grado di istruzione mediamente più elevato, mentre valori più alti si rilevano nei paesi dell area mediterranea. Una performance nettamente migliore di quella media si osserva in Germania (13,7 per cento), mentre Francia e Paesi Bassi si attestano attorno al valore medio europeo. Fonte: Istat, Noi Italia 2014
8 Popolazione in età anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondaria inferiore per regione ( , %) Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
9 Popolazione in età anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondaria inferiore per regione (2013, %) Differenze regionali Fonte: Istat, Noi Italia 2015
10 3. Livelli di competenza degli studenti 15enni L aumento dei livelli di competenza della popolazione è uno degli obiettivi al centro dell agenda di Lisbona, confermato dalla strategia Il progetto Pisa (Programme for International Student Assessment), promosso dall Oecd e realizzato in Italia dall Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), si propone di valutare i livelli di competenza acquisiti dagli studenti 15enni, prossimi alla fine dell istruzione obbligatoria, relativamente a tre ambiti: la lettura, la matematica e le scienze. Nel 2012, come già nel 2003, la matematica ha rappresentato l ambito principale di rilevazione. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
11 Definizioni utilizzate Gli indicatori proposti misurano le quote di studenti in ciascun livello delle scale complessive di literacy (alfabetizzazione) in lettura, matematica e scienze. I livelli nella scala delle competenze considerati sono 7 per la lettura (livello 1b, che è il livello più basso, quindi livello 1a, livello 2, livello 3 e così via fino al livello 6) e 6 per la matematica e le scienze (il secondo è il livello minimo sufficiente). È stato inoltre introdotto un livello inferiore a 1, per gli studenti che non riescono a rispondere ai quesiti più semplici. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
12 Studenti per livello di competenza in lettura nei paesi Ue ( %) Fonte: Elaborazione su dati Ocse - I paesi sono classificati in ordine decrescente rispetto alla percentuale di studenti 15enni con livelli di competenze pari o superiori a quelle base (da 2 a 6).
13 Studenti per livello di competenza in matematica nei paesi Ue ( %) Fonte: Elaborazione su dati Ocse - I paesi sono classificati in ordine decrescente rispetto alla percentuale di studenti 15enni con livelli di competenze pari o superiori a quelle base (da 2 a 6).
14 Il confronto con l Europa Anche se i risultati segnano un progresso rispetto alle edizioni precedenti dell'indagine, in Italia quasi uno studente su quattro non raggiunge in matematica il livello sufficiente. I due livelli apicali della scala della matematica includono poco meno del 10 per cento degli studenti delle scuole italiane, mentre negli stessi livelli si colloca oltre il 15 per cento degli studenti di Finlandia, Polonia e Germania e il 19 per cento in Belgio e Paesi Bassi. Nella lettura circa uno studente su cinque ha competenze inferiori a quelle basilari. Solo il 6,7 per cento si colloca nei due livelli più elevati, mentre in Finlandia, Belgio e Francia il contingente dei migliori supera il 12 per cento. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
15 Studenti per livello di competenza in lettura per regione ( %) Fonte: Elaborazione su dati Ocse
16 Studenti per livello di competenza in matematica per regione ( %) Fonte: Elaborazione su dati Ocse
17 Il confronto tra le regioni L'analisi dei risultati regionali mostra un sistema di istruzione scolastica fortemente differenziato Il divario nel rendimento si dimostra ampio per tutte le competenze, con un netto vantaggio del Centro-Nord. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
18 Le competenze in lettura Per la lettura, in tutte le regioni settentrionali oltre l'80 per cento degli studenti si colloca su livelli pari o superiori alle competenze basilari (in Lombardia sfiora il 90 per cento). Al contrario, in Sardegna, Campania e Sicilia oltre il 27 per cento non raggiunge i livelli sufficienti e in Calabria addirittura il 37 per cento. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
19 Le competenze in matematica Anche in matematica la situazione è decisamente peggiore nel Mezzogiorno: i 15enni con competenze insufficienti sono il 45,8 per cento in Calabria e superano il 35 per cento in Campania e Sicilia, mentre non arrivano al 14 per cento nella provincia autonoma di Trento, nel Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Lombardia. In queste regioni del Nord si riscontra anche il maggior numero di eccellenze (oltre il 15 per cento), con i migliori risultati in Veneto (18,7 per cento) e in Friuli (17,1). Fonte: Istat, Noi Italia 2015
20 Studenti per livello di competenza in lettura e per tipo di scuola frequentata ( %) Fonte: Elaborazione su dati Oecd/Invalsi - Pisa Fonte: Elaborazione su dati Oecd/Invalsi - Pisa
21 Studenti per livello di competenza in matematica e per tipo di scuola frequentata ( %) Fonte: Elaborazione su dati Oecd/Invalsi - Pisa Fonte: Elaborazione su dati Oecd/Invalsi - Pisa
22 Il confronto tra i tipi di scuola Risultano marcate anche le differenze per tipo di scuola frequentata: appena il 5,6 per cento dei liceali ha competenze insufficienti nella lettura, rispetto a oltre il 20 per cento degli studenti degli istituti tecnici e a quasi il 45 per cento di quelli dei professionali. In questi ultimi, inoltre, oltre la metà degli studenti ha competenze insufficienti in matematica. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
23 4. Giovani che abbandonano gli studi prematuramente La Strategia Europa 2020 ha posto, tra gli obiettivi quantitativi da raggiungere a quella data nel campo dell istruzione e della formazione, la riduzione al di sotto del 10 per cento della quota di abbandoni scolastici precoci (early school leavers). L obiettivo è una riformulazione di quello definito come prioritario dalla precedente Strategia di Lisbona ma non raggiunto, alla data stabilita del 2010, dalla maggioranza dei paesi europei tra cui rientra anche l Italia. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
24 La costruzione dell indicatore Nel confronto europeo l indicatore individua la quota di popolazione in età anni che ha abbandonato gli studi senza aver conseguito un titolo superiore al livello 3C short della classificazione internazionale sui livelli di istruzione (Isced *). Nei confronti regionali l indicatore è definito come la percentuale della popolazione in età anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla regione di durata superiore ai 2 anni e che non frequenta corsi scolastici o svolge attività formative. * L'ISCED (International Standard Classification of Education) è uno standard creato dall'unesco come sistema internazionale di classificazione per l'istruzione
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26 Che cosa misura L abbandono prematuro degli studi è uno dei risultati del cattivo funzionamento del sistema scolastico e formativo. Per questo la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi è un indicatore largamente utilizzato per misurare le policy attuate in materia di istruzione e formazione. Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
27 Giovani che abbandonano prematuramente gli studi per sesso nei paesi UE (2013, %) Fonte: Istat-Eurostat, Labour Force Survey
28 La situazione in Italia In generale, la scelta di non proseguire gli studi, spesso indice di un disagio sociale che si concentra nelle aree meno sviluppate, non è assente neanche nelle regioni più prospere, dove una sostenuta domanda di lavoro può esercitare un indubbia attrazione sui giovani, distogliendoli dal compimento del loro percorso formativo in favore di un inserimento occupazionale relativamente facile. In Italia, sebbene il fenomeno sia in progressivo calo, si è ancora lontani dagli obiettivi europei:nel 2013 la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi è pari al 17 per cento, il 20,2 tra gli uomini e il 13,7 tra le donne. Fonte: Istat, Noi Italia 2015
29 Il confronto con l Europa Nel 2013 il valore medio dell indicatore nell Ue28 si attesta al 12 per cento. Nell ambito dei principali paesi dell Unione, Germania e Francia si trovano in buona posizione con valori pari rispettivamente al 9,7 e 9,9 per cento, mentre la posizione peggiore è occupata dalla Spagna, con un tasso di abbandoni scolastici precoci del 23,6 per cento. Nella graduatoria dei ventisette paesi Ue, l Italia si colloca nella quinta peggiore posizione, subito dopo la Romania (17,3 per cento). Il divario dell Italia con il dato medio europeo è più accentuato per la componente maschile (20,2 contro 13,6 per cento), in confronto a quella femminile (13,7 e 10,2 per cento). Fonte: Istat, Noi Italia 2015
30 Giovani che abbandonano gli studi per regione (2013, %) Fonte: Eurostat, Labour force survey Fonte: Eurostat, LFS
31 L andamento del fenomeno nel periodo per regione Fonte: Istat, Rilevazione continua sulle forze di lavoro
32 5. Partecipazione dei giovani al sistema di istruzione e formazione Nella "società della conoscenza", l'istruzione superiore rappresenta il livello di formazione indispensabile per avere maggiori possibilità di realizzare positivamente la transizione al mercato del lavoro e facilitare anche il successivo e continuo apprendimento in ambito lavorativo, nonché una più consapevole e attiva partecipazione alla vita sociale. In Italia aumenta ancora la quota di giovani in età anni che frequenta un corso di istruzione o formazione, da diversi anni in costante crescita. Nel 2012 la frequenza nei vari cicli scolastici ha raggiunto l'82,4 per cento (con un incremento rispetto all'anno precedente di oltre un punto percentuale), mentre la partecipazione dei 20-29enni risulta pari al 21,6 per cento (+ 0,5 rispetto al 2011). Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
33 Che cosa misura Il tasso di partecipazione dei giovani in età anni individua, in larga prevalenza, gli iscritti al ciclo di studi secondario superiore (livello Isced 3), mentre il tasso di partecipazione dei giovani in età anni identifica, prevalentemente, la quota di partecipazione al sistema terziario (livelli Isced 5 e 6). Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
34 Tassi di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani 15-19enni e 20-29enni nei paesi UE (2012, %) Fonte: Elaborazioni su dati Ocse - (a) Dati sottostimati a causa della propensione dei giovani residenti a studiare nei paesi limitrofi.
35 Il confronto con l Europa Nella generalità dei paesi considerati, quasi 9 studenti 15-19enni su 10 partecipano al sistema di istruzione (valori superiori al 90 per cento si registrano in Belgio, Irlanda, Polonia, Paesi Bassi, Slovenia, Ungheria, Germania e Repubblica Ceca) mentre si evidenzia, in negativo, la posizione del Regno Unito (78,3 per cento). La più elevata partecipazione dei giovani di età anni si rileva nei paesi dell Europa settentrionale, in particolare in Danimarca e Finlandia, dove si registra un coinvolgimento di più del 41 per cento dei giovani. Oltre l Italia, altri importanti paesi della Ue si collocano al di sotto dei valori medi europei: in Francia la quota supera di poco il 20 per cento e nel Regno Unito si attesta al di sotto del 19 per cento. Fonte: Istat, NoiItalia, 2014
36 enni con istruzione universitaria Il livello di istruzione della popolazione di anni è tra gli indicatori individuati dalla Commissione europea nella Strategia Europa Il target fissato, da raggiungere entro il prossimo decennio, è che almeno il 40 per cento dei giovani tra i 30 e i 34 anni consegua un titolo di studio universitario o equivalente. Nel 2013, in Italia, il 22,4 per cento dei giovani 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, con un incremento di 6,8 punti percentuali tra il 2004 e il Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
37 Popolazione in età anni che ha conseguito un titolo di studio universitario nei paesi UE (2013, %) Fonte: Eurostat, Labour force survey
38 Il confronto con l Europa Nel 2013, più della metà dei paesi dell Unione europea (i paesi del Nord Europa insieme a Cipro, Francia e Spagna) ha già raggiunto il target fissato nella Strategia Europa L Italia si colloca, invece, all ultima posizione nella graduatoria dell Unione, dopo Romania e Croazia, mostrando un valore dell indicatore inferiore di oltre 14 punti alla media Ue27 (36,9per cento). Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
39 Popolazione in età anni che ha conseguito un titolo di studio universitario per regione (2013, %) Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
40 7. Giovani che non lavorano e non studiano (NEET) Da diversi anni a livello europeo si è posta l attenzione sui Neet (Not in Education, Employment or Training), giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo ma neppure impegnati in un attività lavorativa. In questo gruppo di giovani un prolungato allontanamento dal mercato del lavoro e dal sistema formativo può comportare il rischio di una maggiore difficoltà di reinserimento. In Italia la quota dei Neet è nettamente superiore alla media dell Ue28 (rispettivamente 26,0 e 15,9 per cento) e con valori significativamente più elevati rispetto a Germania (8,7 per cento), Francia (13,8 per cento) e Regno Unito (14,7 per cento). Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
41 Giovani Neet di anni per sesso nei paesi UE (2013, %) Fonte: Eurostat, Labour force survey
42 Neet: tra inattività e disoccupazione Nella media dei paesi Ue circa la metà dei Neet è alla ricerca di una occupazione, con picchi di oltre il 70% in Grecia, Spagna e Portogallo. Nel nostro Paese negli anni più recenti l aggregato si è caratterizzato per una minore incidenza dei disoccupati e una più diffusa presenza di inattivi; tuttavia la quota di disoccupati tra i giovani Neet, cresciuta in misura significativa nel 2012, aumenta ulteriormente nel 2013 arrivando al 42,2% e riducendo il divario con la media europea. Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
43 La situazione in Italia Nel 2013, in Italia, oltre giovani (il 26 per cento della popolazione tra i 15 e i 29 anni) risultano fuori dal circuito formativo e lavorativo. L incidenza dei Neet è più elevata tra le donne (27,7 per cento) rispetto agli uomini (24,4 per cento). Dopo un periodo in cui il fenomeno aveva mostrato una leggera regressione (tra il 2005 ed il 2007 si era passati dal 20 al 18,9 per cento), l incidenza dei Neet è tornata a crescere durante la fase ciclica negativa, facendo registrare nel 2013 l incremento più sostenuto degli ultimi anni (+2,1 punti percentuali rispetto a un anno prima). Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
44 Giovani Neet di anni per regione (2013, %) Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
45 Il confronto tra le regioni Mentre nel biennio la crescita dell area dei Neet aveva coinvolto principalmente i giovani del Centro-Nord e nel 2011 l incremento aveva interessato esclusivamente il Centro e il Mezzogiorno, dal 2012 in poi il consistente incremento dei Neet riguarda diffusamente tutte le aree del Paese. In particolare nel Mezzogiorno, dove la condizione di Neet è di gran lunga prevalente, l incidenza del fenomeno raggiunge il livello più alto, pari al 35,4 per cento nel 2013 (in confronto al 19,8 per cento nel Centro-Nord), ponendo in luce le criticità di accesso all occupazione per un gran numero di giovani residenti nelle regioni meridionali. Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
46 8. Apprendimento permanente L aggiornamento delle competenze individuali durante tutto l arco della vita rappresenta un requisito essenziale per restare integrati nel mercato del lavoro e costituisce anche un elemento chiave nella lotta contro l esclusione sociale. La Strategia di Lisbona aveva posto tra i cinque benchmark da raggiungere entro il 2010 nel campo dell istruzione e della formazione quello di una quota di adulti impegnati in attività formative pari al 12,5 per cento. Negli anni più recenti l Italia non manifesta significativi progressi in questo ambito. Con valori che oscillano intorno al 6 per cento e con solo lievi variazioni, l indicatore, che nel 2012 aveva raggiunto il 6,6 per cento, nel 2013 registra una flessione e si attesta al 6,2 per cento. Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
47 Popolazione in età anni che partecipa all'apprendimento permanente per sesso nei paesi UE (2013, %) Fonte: Eurostat, Labour force survey
48 Il confronto con l Europa Nel 2013 il valore medio dell indicatore nell Ue28 si attesta al 10,5 per cento (9,5 e 11,3 per cento rispettivamente per uomini e donne). L intensità della partecipazione degli adulti ad attività formative è molto differente nell area. Le migliori performance emergono nei paesi scandinavi. Tra i principali paesi dell Unione, Francia e Regno Unito hanno la maggiore quota di adulti in apprendimento (17,7 e 16,1 per cento). In Italia il valore dell indicatore (6,2 per cento) è inferiore a quello della Spagna (11,1 per cento) e della Germania (7,8 per cento) e delinea il ritardo in materia di apprendimento permanente del nostro Paese. Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
49 Formazione permanente e disuguaglianze Nell Ue28, e anche in Italia, l incidenza di formazione e apprendimento permanente aumenta al crescere del livello di istruzione. In Italia, tuttavia, indipendentemente dal livello di istruzione, l indicatore assume un valore inferiore a quello medio Ue28: un valore pari al 14,6 per cento per chi è in possesso di un titolo di studio universitario (18,6 per cento nella media Ue), un valore pari al 7,5 per cento per chi ha un titolo secondario superiore (8,7 per cento nella media Ue), e infine scende all 1,6 per cento per chi ha al più un livello di istruzione secondario inferiore (4,4 per cento nella media Ue). Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
50 Popolazione in età anni che partecipa all'apprendimento permanente per regione (2013, %) Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
51 Il confronto tra le regioni A livello ripartizionale nel 2013 il valore più alto si osserva al Centro (7,1 per cento) e quello più basso nel Mezzogiorno (5,2 per cento). L analisi regionale segnala la più diffusa partecipazione ad attività formative nelle province autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 10,7 e 9,2 per cento) e in Umbria (8,4 per cento); seguono Sardegna (7,4 per cento), Marche (7,1 per cento) e Lazio (7,0 per cento). La Sicilia presenta il più basso valore dell indicatore (4,4 per cento). Con la sola eccezione della Campania, in tutte le regioni si registra un divario positivo a favore delle donne, che raggiunge il valore più elevato in Sardegna e Valle d Aosta (2,2 punti percentuali). Fonte: Istat, NoiItalia, 2015
52 Fonte: Eurostat
53 Fonte: Eurostat
54 Due scenari per la società della conoscenza a) Uno scenario, ispirato all ineguaglianza, costellato di isole di eccellenza in un mare di ignoranza : una élite della conoscenza circondata da una vasta popolazione poco qualificata b) Uno scenario, ispirato all omogeneità, con un elevato livello medio di qualificazione e una minima dispersione. (Esping-Andersen 2010)
55 Istruzione e mercato del lavoro L istruzione: Innalza la partecipazione femminile al lavoro Innalza la qualità dell occupazione e i livelli delle retribuzioni Innalza la probabilità di trovare un lavoro e di non perderlo
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