Provincia di Asti Ufficio Agricoltura. Il miele dalla A alla Z

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1 Il miele dalla A alla Z

2 Honey dicono gli inglesi. Miel rispondono i francesi. Honig esclamano i tedeschi. Ma noi diciamo semplicemente Miele. Facciamo insieme un viaggio alla scoperta del più antico dolcificante della storia umana

3 CHE COS E L APICOLTURA? L'apicoltura è l'allevamento di api allo scopo di sfruttare i prodotti dell'alveare. L'arnia è il ricovero artificiale dove vive la colonia di api domestiche e dove costruisce il favo. Il favo è un raggruppamento di celle esagonali di cera costruito dalle api nel loro nido per contenere le larve della covata e per immagazzinare miele e polline.

4 CHI E L APICOLTORE? Il mestiere dell'apicoltore consiste nel procurare alle api ricovero e cure, e vegliare sul loro sviluppo, in base al periodo e delle condizioni ambientali; in cambio egli raccoglie il loro prodotto, consistente in: miele, polline, cera d'api, pappa reale, propoli.

5 CHE COS E L APIARIO? Il luogo ove l'apicoltore raggruppa un certo numero di arnie è detto apiario.

6 CHE COS E L ARNIA? Il termine si riferisce ad una cassetta, tipicamente di legno e costruita dall'allevatore, dove le api organizzano la loro colonia, mentre alveare viene più spesso usato per le strutture naturali

7 L APE L'apicoltura riguarda l'allevamento dell'ape domestica (Apis mellifera) o per le zone asiatiche dell'ape indica (Apis cerana). L'Ape europea (Apis mellifera LINNAEUS, 1758) è la specie del genere Apis più diffusa nel mondo.

8 SOCIALITA Le api da miele sono insetti che vengono definiti come altamente sociali o eusociali, termine che sta ad indicare il più alto livello di organizzazione sociale presente nel mondo animale in cui gli individui occupano una precisa posizione ed un determinato ruolo.

9 La società delle api è una società matriarcale, monoginica, per cui all interno di una colonia è presente un unica femmina feconda (la regina). Ogni colonia è formata da numerosi individui appartenenti a tre caste, tutte alate. Nelle api vige una severa distinzione tra la casta delle operaie sterili e quella della regina fertile.

10 Le api definite operaie compiono i lavori di manutenzione dell alveare, di ricerca del cibo e di allevamento delle larve mentre la regina (di taglia maggiore e più longeva rispetto alle operaie) è l unica femmina che si concede il lusso di riprodursi.

11 La Regina trascorre l intera vita a produrre uova dalle quali si svilupperanno le future operaie e regine. Una colonia di api è costituita da un'unica regina (fertile), da molte operaie (femmine sterili), da fuchi (maschi), destinati esclusivamente alla riproduzione, e dalla covata (larve). Un alveare è composto da un'unica colonia o famiglia.

12 La nascita La regina depone l'uovo fecondato in una cella. Tre giorni dopo essere stato deposto, l'uovo si schiude. La larva viene dapprima nutrita con la pappa reale, liquido secreto dalle ghiandole faringee delle operaie, poi con un misto di polline e di miele.

13 Dieci giorni dopo essere stata deposta, la larva ha completato la crescita, e le operaie provvedono ad opercolare la cella (cioè a chiuderla con della cera). La larva intanto si chiude in un bozzolo. Dodici giorni dopo, dalla celletta esce una giovane ape che ha già le dimensioni e l'aspetto definitivi

14 La regina Provincia di Asti Ufficio Agricoltura La regina ha il compito di deporre le uova e di assicurare la coesione della colonia; proviene da un uovo fecondato identico a quello da cui nasce l'operaia, ma deposto in una celletta speciale, posta a fianco dei favi, più grandi delle altre e con una caratteristica forma a "ghianda rovesciata".

15 Durante il suo sviluppo la larva sarà nutrita esclusivamente di pappa reale, e sarà proprio questa dieta che le permetterà di diventare la regina. Essa è la prima a sfarfallare dalla sua celletta;è più grande delle operaie e dei fuchi; è provvista di un aculeo, o pungiglione, che usa quasi esclusivamente per uccidere le regine rivali, sue sorelle

16 È raro riuscire a vedere una regina all'esterno, mentre è relativamente facile riconoscerla dentro l'alveare: si distingue infatti dalle numerose operaie che la circondano, la proteggono e la nutrono. Le regine nascono sia per sostituire una regina vecchia o malata che abbandona l'alveare (fenomeno detto sciamatura), sia in caso di morte della regina precedente.

17 Una settimana dopo la nascita, la giovane regina intraprende il suo volo nuziale. Raggiunge un punto dove si riuniscono i maschi del vicinato (assicurando così la diversità genetica) e si accoppia con diversi maschi. I maschi che l'hanno fecondata, moriranno tutti poco dopo: il loro ruolo è terminato

18 I fuchi Dalla primavera all'inizio dell'estate nascono le api maschio, dette fuchi. Essi provengono da uova non fecondate. Sono più grandi delle operaie ma più piccoli della regina; sono incapaci di succhiare il nettare dai fiori e sono privi dell'aculeo.

19 Dipendono quindi interamente, per il sostentamento, dalle operaie. Escono dall'alveare raggruppandosi talvolta in luoghi lontani. Il loro ruolo è strettamente limitato alla fecondazione delle giovani regine durante il volo nuziale. Quelli che riescono ad accoppiarsi muoiono poco tempo dopo.

20 Quanto agli altri, le operaie smettono di nutrirli alla fine dell'estate ed essi, sempre più deboli man mano che l'autunno s'avvicina, finiscono per essere scacciati dall'alveare, e muoiono di sfinimento o di freddo.

21 Le operaie Le operaie nascono da uova fecondate, perfettamente uguali a quelle delle regine. Queste uova vengono deposte in celle più piccole di quelle reali e nutrite con pappa reale solo i primi quattro giorni di vita. Il resto del periodo larvale mangiano polline e miele.

22 Le uova da cui nascono le operaie, lunghe un millimetro e mezzo, vengono deposte dalla regina sul fondo delle celle, una per ogni cella. Dopo tre giorni si schiudono dando vita a piccoli vermetti, appena visibili ad occhio nudo, che si chiamano larve e vengono attentamente nutriti ed accuditi dalle api nutrici.

23 . Dopo sette giorni dalla schiusa, le celle dove ci sono le larve, vengono chiuse con un tappo di cera (opercolo). Le larve smettono di nutrirsi e cominciano a trasformarsi in api adulte (metamorfosi), in questa fase si chiamano pupe. Dopo dodici giorni dalla chiusura della cella la trasformazione è completata e la giovane ape operaia comincia a muoversi, buca l'opercolo ed esce. Per diventare insetti adulti impiegano 21 giorni.

24 L operaia d estate: I primi 10 giorni è nutrice: per tutto il tempo di sviluppo delle proprie ghiandole, la nuova ape si occupa anzitutto di preparare le celle per le prossime uova. Dopo, potrà nutrire le giovani larve con la pappa reale che lei stessa secernerà. Alla fine di questo periodo farà i suoi primi voli attorno all'alveare.

25 Dai 10 ai 20 giorni successivi è costruttrice: Si sono sviluppate le ghiandole ceripare (quelle che producono e secernono la cera), e ora l'ape partecipa all'ampliamento dei favi, alla trasformazione in miele del nettare portato dalle bottinatrici, alla pulizia e alla regolazione termica dell'alveare (ottenuta agitando le ali "da fermo"), alla sua protezione contro i predatori (soprattutto vespe) e i ladri (api "straniere", cioè provenienti da altri alveari).

26 Fino alla quinta o sesta settimana di vita è bottinatrice: si sposta in giro per la campagna nel raggio di 2 km per approvvigionare l'alveare di nettare, melata, polline, propoli e acqua. E in grado di trasmettere precise informazioni alle compagne sulla esatta posizione di una sorgente di cibo, anche molto distante (fino ad alcuni chilometri), comunicando dati sui rapporti di posizione tra campo fiorito, alveare e sole

27 L'ape completa in questo modo il ciclo della propria vita: generalmente, un'operaia muore di sfinimento durante un ultimo giro di bottinaggio. Una bottinatrice cerca una celletta dove depositare il polline.

28 L ALVEARE Le api costruiscono la loro casa, l'alveare, utilizzando la cera che viene prodotta da speciali ghiandole che hanno sull'addome. La casa è composta da vari favi che, in natura, vengono appesi in cavità presenti all'interno di alberi, rocce o altri luoghi riparati. I favi hanno la forma appiattita, a semicerchio allungato, e vengono costruiti uno accanto all'altro

29 Guardando attentamente ogni favo si vede chiaramente che questo è suddiviso, su entrambi i lati, in tantissime caratteristiche celle esagonali perfettamente regolari. Le api non avrebbero potuto fare una scelta migliore per costruire i loro favi: in questo modo hanno il maggior spazio disponibile utilizzando la minore quantità di cera possibile.

30 Un alveare in costruzione Ingrandimento di un favo naturale

31 IL LINGUAGGIO DELLE API La peculiare organizzazione sociale della famiglia che, come una sola entità composta da migliaia di individui strettamente interdipendenti, necessita ovviamente di un potente sistema di comunicazione.

32 Le modalità di comunicazione delle api sono a tutt'oggi sotto studio, ma molto è stato chiarito. Le api hanno una comunicazione di tipo semiochimico, mediante i feromoni, e una di tipo fisico: le cosiddette "danze", che le api attuano per comunicare un ben determinato messaggio alle compagne.

33 Le danze La danza delle api è un termine usato in apicoltura e in etologia per una particolare danza a forma di otto delle api. Con l'esecuzione di questa danza, i cui movimenti sono perfettamente codificati, l'ape operaia può comunicare alle compagne preziose informazioni sulla direzione e distanza a cui si trovano fiori, nettare, polline e sorgenti d'acqua.

34 NOTIZIE UTILI In una famiglia d'api, ogni stagione, vivono 50/ api. L'ape operaia, durante la stagione produttiva, vive circa 50 giorni. L'ape regina vive fino a cinque anni. In un giorno l'ape regina depone fino a 2000 uova. Una singola ape, per produrre 1 Kg. di miele, vola per circa Km, quasi quattro volte il giro della terra.

35 Le api sono tra gli insetti più fragili e sensibili all'inquinamento. Provincia di Asti Ufficio Agricoltura La velocità media di un'ape è di 24 chilometri orari e può arrivare fino a 29. Ogni alveare "bottina", cioè raccoglie il nettare, per un raggio di tre Km, quasi ettari, il corrispondente di 4000 campi di calcio. In un giorno le api di un alveare possono visitare fino a fiori.

36 Le api sono organismi capaci di avvertire con certezza le alterazioni ecologiche dell ambiente in cui vivono. Le api, quindi, sono degli ottimi indicatori biologici perché segnalano il danno chimico, dell'ambiente in cui vivono.

37 I PRODOTTI DELLE API Provincia di Asti Ufficio Agricoltura MIELE Miele al microscopio Che cos'è il miele? Il miele è un prodotto alimentare che le api domestiche ottengono da sostanze zuccherine che esse raccolgono in natura.

38 Come fanno le api a produrre il miele? Le principali fonti di approvvigionamento sono il nettare, che è prodotto dalle piante da fiore (angiosperme), e la melata, che un derivato della linfa degli alberi, prodotta da alcuni insetti succhiatori come l Omottero metcalfa (Metcalfa pruinosa, SAY 1830), che trasformano la linfa delle piante. Per le piante, il nettare serve ad attirare vari insetti impollinatori, allo scopo di assicurare la fecondazione dei fiori.

39 A seconda della loro anatomia, e in particolare della lunghezza della proboscide (ligula), le api domestiche possono raccogliere il nettare solo da alcuni fiori, che sono detti appunto melliferi. La composizione dei nettari varia secondo le piante che li producono. Sono comunque tutti composti principalmente da glucidi, come saccarosio, glucosio, fruttosio e acqua. Il loro tenore d'acqua può essere importante e può arrivare fino al 90%

40 Giunta nell'alveare, l'ape rigurgita il nettare, ricco d'acqua, che deve poi essere disidratato per assicurarne la conservazione. A questo scopo, le bottinatrici lo depongono in strati sottili sulla parete delle celle. Le operaie ventilatrici mantengono nell'alveare una corrente d'aria che provoca l'evaporazione dell'acqua. Quando questa è ridotta ad una percentuale dal 17 al 22%, il miele è maturo. Viene quindi immagazzinato in altre cellette, che una volta piene saranno sigillate (opercolate).

41 Fasi di lavorazione del miele Qualche giorno dopo l'inizio del raccolto di nettare la cassetta denominata "nido" è piena di miele; a questo punto interviene l'apicoltore. Le fasi di lavorazione del miele sono un insieme di procedimenti che l apicoltore compie per ottenere il miele in forma commercializzabile.

42 Estrazione dei melari: Tolto il coperchio, l apicoltore aggiunge al "nido" dei prolungamenti di legno detti "melari" con all'interno altri telaini di cera nei quali le api continueranno a depositare copiosamente miele. Il tutto viene richiuso. Terminato il raccolto, l apicoltore mette tra il nido ed il melario una tavoletta di legno detta "apiscampo" dotata di un passaggio che permette alle api che stanno nel melario di discendere nel nido e impedisce loro di tornare indietro.

43 Stoccaggio dei melari: Una volta liberati i melari dalle api, questi vengono tolti e portati in un locale appositamente attrezzato e igienicamente idoneo ad estrarre il miele.

44 Disopercolatura: I favi dei melari sono generalmente opercolati, ovvero con le cellette chiuse con un tappo di cera. Occorre togliere questo "tappo" per permettere al miele di fuoriuscire. Questa operazione viene effettuata manualmente con una apposita forchetta o coltello, oppure attraverso un procedimento meccanizzato grazie alla macchina disopercolatrice.

45 Smielatura: Il miele viene estratto a freddo col procedimento detto di smielatura. Una volta disopercolate le celle, i telaini vengono posti nello smielatore. Questa macchina è composta da un cesto rotante posto all'interno di un contenitore fisso che, utilizzando la forza centrifuga, estrae il miele dalle cellette esagonali.

46 Viene poi riposto il miele grezzo così ottenuto in recipienti cilindrici in acciaio inox (in generale chiamati maturatori), dove, dopo circa venti giorni, avviene la naturale separazione del miele dalla cera e da eventuali impurità. È quindi pronto per essere invasettato e posto in vendita.

47 Invasettamento : Una volta tornato limpido per l'eliminazione dell'aria e prima che inizi la cristallizzazione il miele può essere invasettato (per la vendita al dettaglio) o versato in latte o fusti (per la vendita all'ingrosso). Per invasettare viene utilizzata una macchina chiamata invasettatrice.

48 Stoccaggio: Lo stoccaggio è una fase importante per il miele in quanto una elevata temperatura, un'esposizione al sole o altre operazioni errate possono compromettere la qualità, il sapore ed anche la commestibilità del prodotto.

49 Conservazione: Grazie alle qualità di antibatterico naturale, il miele è un alimento che naturalmente ha una lunga conservazione. Tuttavia, sono possibili alcune alterazioni dovute principalmente a: Umidità Luce Calore L'umidità favorisce la fermentazione. La temperaturae la luce invece, influenzano direttamente l'aroma e i principi nutritivi.

50 I principali componenti I componenti principali del miele sono il fruttosio, il glucosio, l acqua, altri zuccheri e sostanze diverse, tra cui acidi organici, sali minerali, enzimi, aromi e molte altre. Provincia di Asti Ufficio Agricoltura parte edibile: Kcal: Proteine animali: Proteine vegetali: Carboidrati: grassi: Fibre: Ferro: Calcio: Vitamina C: 100 gr. 303 gr. 0 gr. 0,6 gr. 80,3 gr. 0 gr. 0,5 gr. 5 mg 5 mg 1 mg

51 Tipi di miele diffusi in Italia Millefiori (senza un ingrediente prevalente) Miele di acacia (Robinia pseudoacacia) Miele di agrumi Miele di ailanto Miele di carrubo (Ceratonia siliqua) Miele di castagno (Castanea sativa) Miele di colza (Brassica napus) Miele di corbezzolo (Arbutus unedo) (ha la caratteristica di essere amaro) miele di acacia Miele di marasca (Prunus mahaleb) Miele di edera Miele di erica (Erica spp.) Miele di eucalipto Miele di girasole Miele di lavanda

52 CERA Provincia di Asti Ufficio Agricoltura Diversamente da quanto accade per altri tipi di Imenotteri che costruiscono i loro nidi con materiali raccolti in natura (per esempio, sostanze cellulosiche o fango), le api provvedono loro stesse a produrre la cera con la quale edificano le strutture interne dell'alveare: i favi.

53 La cera viene prodotta da ghiandole ceripare localizzate nella pane ventrale dell'addome delle api operaie. Appena secreta si presenta sotto forma di minuscole scagliette incolori. Le operaie costruttrici provvedono a plasmare con le mandibole il materiale per arrivare alla forma voluta. La cera è un materiale dalle caratteristiche ideali per l'uso che deve fare: è solida ma diventa malleabile e plasmabile a temperatura attorno a 35 C (per poi fondere completamente a C).

54 La cera d'api d'importazione copre le richieste nel campo cosmetico, farmaceutico e dei lucidi per mobili, pavimenti e pellami. Soprattutto in campo cosmetico e dermatologico l'impiego della cera d'api è largamente diffuso in Piemonte la produzione delle candele ebbe, nei secoli passati, notevole rilevanza e soprattutto nel capoluogo sorsero importanti cererie. uso.

55 LA PROPOLI La propoli è una resina prodotta dalle piante e che le api utilizzano all'interno dell'alveare. Molto della propoli dei nostri alveari deriva dalla resina che ricopre le gemme del pioppo, ma le api possono utilizzare molte altre resine e gomme vegetali, come quelle di conifere, betulla ed ippocastano

56 La propoli viene utilizzata all'interno dell'alveare come materiale da costruzione, eventualmente miscelato con quantità variabili di cera. Con la propoli le api stuccano tutte le fessure. La utilizzano come materiale da costruzione dove la cera pura non farebbe altrettanto buona riuscita, per esempio, per restringere la porta d'entrata.

57 Ne ricoprono le superfici interne dell'alveare, trattando allo stesso modo anche gli eventuali corpi estranei che non possono essere altrimenti eliminati. La propoli è molto utilizzata in preparazioni farmaceutiche nei Paesi dell'est europeo, dai quali ci viene buona parte delle informazioni riguardo alle sue proprietà. La propoli viene usata soprattutto per le sue attività antibatteriche, antimicotiche, anestetiche, cicatrizzanti.

58 PAPPA REALE La pappa reale è prodotta, come secrezione delle GHIANDOLE IPOFARINGEE e MANDIBOLARI, esclusivamente dalle api nutrici, in età compresa tra il 5 ed il 14 giorno dalla loro nascita.

59 La pappa reale costituisce il nutrimento di tutte le larve d'ape durante i primi tre giorni di vita. Questo particolare "trattamento di favore", è prolungato per l'intero periodo larvale ed, in parte, per tutta la vita in forma d'insetto, solo alla popolazione destinata a diventare ape regina.

60 IL POLLINE Il polline si presenta come una polvere formata da piccolissimi granuli di diverso colore, raccolta dalle api nelle antenne degli stami, attirate dal nettare contenuto nella corolla del fiore.

61 Grazie alle zampe munite di una spazzola pelosa, il polline viene radunato in sacche o cestelle, poi rielaborate con secrezioni salivari e deposte nelle celle. Esso viene considerato il pane delle api, in quanto elemento proteico per eccellenza dell alveare e svolge funzioni benefiche anche in vari settori del nostro organismo.

62 IL MIELE NELLA STORIA La storia del miele ha radici antichissime ed è straordinariamente affascinante.

63 Già presso le più antiche civiltà, era considerato un prodotto di pregio e assai raro, tanto che, unitamente all ape che lo produceva, era ritenuto di origine sacra. Gli uomini primitivi, che avevano intuito la sua dolcezza e prelibatezza, andavano alla ricerca degli alveari, proprio perché lo consideravano come un qualsiasi altro cibo idoneo alla loro sussistenza.

64 Nel Codice di Hammurabi si ritrovano articoli con cui gli apicoltori erano tutelati dal furto di miele dalle arnie. Anche i Celti lo usavano nei riti di sepoltura, mentre per gli Etruschi rappresentava una preziosa offerta votiva.

65 Sempre in Africa, tratti evidenti di uno sviluppo specifico dell apicoltura sono da ricercare anche presso le sorgenti del fiume Nilo, dove si sviluppò una delle civiltà più grandi e fiorenti della storia: quella egizia. il geroglifico dell ape è inciso nel granito degli obelischi egiziani di Roma.

66 Il miele per i Greci era elevato al ruolo di divinità, tanto che lo consideravano come il prodotto di stelle e arcobaleni. Secondo una comune credenza sembra che furono le divinità, in uno slancio di generosità fecero cadere sulla terra il miele, non potendo dare l'immortalità agli uomini, per confortarli per la loro condizione svantaggiata

67 Oltre a crederlo un potente elisir di giovinezza, già i Greci usavano il miele come energizzante, somministrandolo regolarmente agli atleti, che concorrevano ai Giochi Olimpici. Pitagora (570 a.c.-495 a.c.), filosofo e matematico, per garantirsi una lunga vita esortava i propri seguaci a cibarsi di pane e miele.

68 I Romani fecero grande uso del miele a scopo terapeutico, cosmetico ed in cucina, tanto che era considerato un alimento fondamentale, presente in ogni pasto. Essi ritenevano il miele il dolcificante per eccellenza, dato che mosto e frutta non erano altrettanto pratici e ricercati. I Latini utilizzavano il miele sia come ingrediente per i dolci, sia per la preparazione del vino, dell idromele, della birra, delle salse agrodolci e delle conserve.

69 Durante il Medioevo questo prodotto restò elemento prezioso e ricercato: una guardia forestale chiamata bigrus (bigre è uno dei nomi dell'ape) aveva come compito specifico quello di raccogliere gli sciami e proteggerli.

70 APICOLTURA IN PIEMONTE Nel panorama agricolo della Regione Piemonte, l apicoltura è un piccolo comparto distinto per la professionalità raggiunta da alcune aziende, che stanno vivendo una sempre più elevata diffusione territoriale.

71 In termini di consistenza del settore apistico in Piemonte siamo passati da più di 3000 aziende che allevavano oltre alveari ad inizio dell anno 2005, a circa 4000 aziende con circa alveari nel 2012 (escludendo un leggero calo verificatosi in concomitanza delle morie registrate nel corso della primavera del 2008). In base ai dati del 2012 risulta che le province in cui è più numerosa la presenza di apicoltori sono Cuneo e Torino.

72 APICOLTURA NELL ASTIGIANO Il settore dell apicoltura, seppur con le ben note difficoltà dei cambiamenti climatici e dell eccessivo impiego di fitofarmaci e pesticidi, sta registrando, comunque, un sempre maggior interesse ed è per questo che il servizio Agricoltura della Provincia di Asti appoggia e sostiene gli apicoltori sia tramite erogazione di contributi, sia con attività di divulgazione e promozione.

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74 MIELE IN ARTE E IN VERSI Provincia di Asti Ufficio Agricoltura Trilussa - La Felicità C è un ape che si posa su un bottone di rosa: lo succhia e se ne và Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.

75 Primavera (G. Pascoli) O primavera! Con quel verde d agli coi papaveri rossi, la cui testa suona coi chicchi, simili a sonagli, coi riccioluti cavoli, che sono neri, ma buoni, e queste mie viole gialle ed alto, coi suoi capi rotondi d oro, il grande girasole ch è sempre pieno del ronzio dell api.

76 STORIA DI MIELINA, APE BIRICHINA Di Donna Mariangela Provincia di Asti Ufficio Agricoltura In un alveare viveva Mielina. Essa è una graziosa ape operaia. Le piace svolazzare di fiore in fiore, giocare con le farfalle, succhiare il nettare. Un gruppo di farfalline si stava divertendo intorno alla corolla di un fiore. Mielina cominciò a canzonarle: "Girate, girate, ma fra un po' io vi prendo, arrivo in un attimo e non vi lascio più neanche una goccia del dolce nettare". "Provaci! e noi ti strapperemo le ali!" Per evitare discussioni si spostò allora su due fiorellini lì accanto. a volte le piaceva fare dispetti.

77 Una sua sorella si era posata su una dalia. mielina cominciò a svolazzarle intorno per disturbarla. Quella, però, impavida non se ne curava e continuava a succhiare. "Succhia, succhia, ma a casa il tuo miele me lo pappo io!". A casa, quando nessuno la vedeva, andava a rubare la pappa reale alla regina. I fuchi le facevano pena: "Ma svegliatevi!, ribellatevi! Non sapete che prima o poi vi ammazzano? Venite con me, vi faccio succhiare un po' di miele così diventate forti e riuscite a fuggire." Quei poveretti, ignari della sorte che loro sarebbe toccata, non capivano: erano un po' tonti!

78 Neppure l'ascoltavano, ma il miele era buono e piaceva anche a loro. Guai se la capa operaia se ne accorgeva! Mielina doveva scappare lesta, lesta. Su un tavolo del giardino della casa accanto, c'era un bel mazzo di fiori in un vaso. Una graziosa farfalla azzurra l'aveva scorto e si precipitò a svolazzarci sopra per succhiare il nettare. Mielina vide la scena e pensò tra sé: "Furba quella, avanza fatica nella ricerca, aspetta che adesso arrivo io".

79 Detto fatto approfittò della situazione e cominciò a lusingare la farfallina: "Come sei bella, che bel colore hai, vieni un po' qui che ti voglio ammirare." La farfalla, un po' sciocchina e vanitosa ci cascò, ma, mentre lasciava la sua preda, Mielina con un rapido volo occupò il suo posto. Il padroncino di casa, che aveva lasciato i fiori nel vaso, volendo offrirli alla mamma per il suo compleanno, cacciò via l'intrusa e poco ci mancò che la schiacciasse.

80 Mielina ci rimase assai male, mentre la farfalla azzurra se la rideva a più non posso. "Vedi cosa capita a chi troppo vuole? ti sta proprio bene". Poi se ne volarono via entrambe e Mielina ritornò mortificata nella sua casetta. Non aveva più voglia di lavorare e si mise tranquilla in un angolino a riposare, mentre un pettirosso raccoglieva le briciole cadute nel giardino. FINE

81 GRAZIE DELL ATTENZIONE! Provincia di Asti Ufficio Agricoltura

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