Ma chi sono oggi i bambini poveri? E quali sono i principali fattori di rischio? BAMBINI CHE VIVONO CON UN SOLO GENITORE: QUASI 1 SU 3 È POVERO

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1 Chianciano Terme TESI 2 - CGD e GENITORIALITA' a) Genitori in affanno: analisi e proposte Il CGD che ha nel suo Statuto come finalità primaria la tutela dei diritti dei minori, di tutti i minori che abitano nel nostro paese, non può non tenere conto delle ultime indagini sulla situazione dell infanzia perché esse si intrecciano strettamente con la famiglia e le politiche per la famiglia, ma da un punto di vista più universale (non possiamo cioè pensare ad una politica famiglia- centrica che rischia di lasciare per strada tanti minori che una famiglia non ce l hanno o la cui famiglia vive in condizioni problematiche). L Italia appare come un paese che abbia dimenticato i suoi figli. Basta guardare gli ultimi dati disponibili sulla condizione dell infanzia per chiedersi che fine hanno fatto i bambini nell agenda politica italiana. Prendiamo l indicatore a cui si fa quotidianamente riferimento in questi anni di crisi: quello relativo al reddito delle famiglie con minori. Se è vero che in Europa i minori di 18 anni sono mediamente più esposti alla povertà di 4,3 punti percentuali rispetto al totale della popolazione, secondo Eurostat in Italia le cose vanno decisamente peggio: il divario tra i minorenni a rischio povertà (24,7%) e il totale della popolazione (18,2%) raggiunge ben il 6,5% ed è uno dei più alti d Europa, inferiore soltanto a quello registrato in alcuni nuovi stati membri (Romania, Ungheria, Slovacchia) e in Lussemburgo. Ma chi sono oggi i bambini poveri? E quali sono i principali fattori di rischio? Indichiamo alcune categorie a mo di esempio: BAMBINI CHE VIVONO CON UN SOLO GENITORE: QUASI 1 SU 3 È POVERO BAMBINI IN FAMIGLIE NUMEROSE: LA POVERTÀ CRESCE CON IL NUMERO DEI FIGLI BAMBINI NELLE FAMIGLIE GIOVANI: 1 SU 2 È POVERO FIGLI DI GENITORI CON BASSI TITOLI DI STUDIO: SE IL CAPOFAMIGLIA HA LA SOLA LICENZA ELEMENTARE, IL 64,9% DEI MINORI È POVERO. BAMBINI IN FAMIGLIE A BASSA INTENSITÀ DI LAVORO: IL 79% DEI FIGLI DI DISOCCUPATI È A RISCHIO POVERTÀ. BAMBINI DEL SUD: QUASI 2 MINORI SU 5 VIVONO IN FAMIGLIE A BASSO REDDITO. BAMBINI NATI DA GENITORI STRANIERI: PIÙ DI 1 SU 2 VIVE IN FAMIGLIE POVERE (58,4%). Redditi e consumi non dicono tutto sulle reali condizioni di vita di un ragazzo: povertà di relazioni e di salute, cattiva alimentazione, carenze abitative, di servizi e opportunità educative, sono tutti fattori da considerare per definire i tanti volti delle povertà minorili. In secondo luogo, perché redditi e consumi si limitano a misurare le risorse disponibili delle famiglie e non quelle effettivamente dispiegate dalle famiglie per il soddisfacimento dei bisogni dei bambini. Dare per scontato che una famiglia impieghi le proprie risorse per 1 i dati che seguono sono estrapolati dal dossier di Save the children Il paese di Pollicino. IL CGD li condivide.

2 coprire le necessità di tutti i suoi componenti, in primo luogo dei figli, è un presupposto che purtroppo non trova conferma nell esperienza di tutti giorni (ad esempio, nelle famiglie in cui uno dei due genitori è dipendente dal gioco). I GIOVANI CHE PERDIAMO In Italia sono ancora tantissimi i minori che continuano a perdersi per strada lungo il percorso di scolarizzazione: il 18,9% dei giovani tra 16 e 24 anni hanno conseguito soltanto il diploma di scuola media e non prendono parte ad alcuna attività di formazione. Una quota nettamente superiore alla media europea (14,1%) e inferiore soltanto a quella di Islanda, Spagna, Portogallo e Malta. I dati provenienti dal sistema scolastico italiano indicano inoltre punteggi molto bassi nei test PISA sulle competenze cognitive dei quindicenni (che relegano gli studenti italiani al 23 posto dei paesi Ocse monitorati); alti tassi di ripetenza (7,7%, circa 30 mila nella secondaria di I grado e 180 mila nella secondaria di II grado); numeri elevatissimi di alunni promossi con l obbligo di assolvere ai debiti formativi in alcune materie (ben il 36% degli scrutinati nelle secondarie di II grado, con valori più alti nel Nord del paese). Vere e proprie isole dello scoraggiamento e del ritardo scolastico che spesso concorrono al fallimento formativo. L insieme di tutte queste variabili offre un quadro fosco: circa il 30% degli iscritti alle scuole secondarie superiori non riesce a ottenere il diploma (ma in Sardegna la percentuale si avvicina al 50%). Un dato solo in parte mitigato dal fatto che in alcune regioni del Nord (e in piccola parte in Sardegna) chi abbandona viene assorbito dal bacino della formazione professionale o entra direttamente nel mondo del lavoro. Ma non è finita: l analisi dei voti degli esami finali mostra come una percentuale altissima di neo-diplomati esca dalla scuola con votazioni appena sufficienti. In Italia si risponde a questi problemi con la politica dell assenza di interventi coordinati, di indirizzi, di pratiche comuni In un paese caratterizzato da gravi squilibri economici e sociali, alle prese con la riduzione del debito pubblico e con i vincoli di spesa imposti dall Europa, il trasferimento delle competenze dallo Stato alle Regioni e agli Enti Locali è avvenuto sic et simpliciter, senza il reperimento di risorse aggiuntive in grado di permettere l adeguamento dell offerta di servizi nelle aree più svantaggiate del paese, e quindi senza la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali su tutto il territorio nazionale. Come se non bastasse, gli effetti della crisi e i tagli alla spesa sociale rischiano di peggiorare la situazione, contribuendo ad un drastico ridimensionamento dei servizi e ad un ulteriore approfondimento dei gap territoriali. In particolare, l esaurimento del fondo nazionale delle politiche sociali destinato a passare da 1 miliardo di euro nel 2007 a 45 milioni nel sembra segnare l epilogo del tentativo di costruire anche in Italia un sistema universalistico, strutturato e professionale in grado di assicurare un livello minimo di prestazioni in campo sociale. D altra parte, il piano nazionale dell infanzia, approvato con anni di ritardo, non è stato finanziato e rimane integralmente sulla carta.

3 Chianciano Terme Anche il CGD, come Save the Children, ritiene che si debba introdurre una golden rule, cioè criteri di scomputo dal calcolo dell indebitamento, in relazione ad alcune voci più direttamente connesse alle politiche di crescita: in particolare le spese dedicate all infanzia, alla scuola ed alle famiglie con minori. Gli interventi di cura e promozione della capacità relazionali e cognitive dei bambini sono, infatti, preminentemente da considerare come spese in conto capitale, perché capaci di creare un valore aggiunto nei futuri adulti. In altri termini, si tratta di considerare l impiego di queste risorse un investimento sul futuro dello sviluppo del Paese: infatti le spese non sono costi ma investimenti, vivere in condizioni di deprivazione materiale nel presente, oltre che eticamente inaccettabile, rischia di determinare una condizione di vita non adeguata anche nel tempo futuro e una minore capacità di contribuire alla crescita della società. Chiediamo pertanto: Intervento per il sostegno ai genitori in condizioni di disagio e povertà. Ridefinizione dell ISEE Riforma delle agevolazioni fiscali e introduzione di crediti d imposta. Servizi per il sostegno alla genitorialità, per l infanzia e per l adolescenza. Servizi per il sostegno alla genitorialità per il diritto allo studio, con particolare attenzione alle discriminazioni e alla disabilità L asilo nido come diritto soggettivo e un piano di investimenti straordinario per potenziare il servizio. Il C.G.D. condivide e sottoscrive la petizione del Gruppo nazionale Nidi- Infanzia. Creazione di aree ad alta densità educativa. Il C.G.D. abbraccia le tematiche di Crescere al sud. La scuola è una comunità educante. Laddove ci sono delle famiglie con molteplici problematicità, si propone un intervento di prevenzione. I Comuni facenti parte di aree ad alta densità criminale dovrebbero farsi carico di interventi strutturali potenziando la scuola ed in particolare estendendo l obbligo alla scuola dell infanzia. Piano di riconversione delle aree comunali in asilo nido. Riqualificazione di aree e strutture degradate e inutilizzate per finalità di gioco e sport. Misure a sostegno dell occupazione femminile. Favorire la conciliazione fra lavoro e genitorialità. Previsione di una valutazione di impatto economico-sociale sui minori dei nuovi provvedimenti. Ma come trovare le risorse? 3 i dati che seguono sono estrapolati dal dossier di Save the children Il paese di Pollicino. IL CGD li condivide.

4 fondi strutturali europei possono rappresentare una risorsa fondamentale per migliorare sensibilmente le infrastrutture sociali dedicate ai minori e alla promozione del lavoro femminile. vincolo di destinazione di un quarto delle minori spese derivanti dalla spending review, per un risparmio complessivo annunciato dal Governo di 4.2 miliardi di euro; vincolo di destinazione di un quarto dell evasione fiscale recuperata immediata destinazione di una parte dei diritti audiovisivi sportivi (D.lgs.9/2008) vincolo di destinazione di una quota dei proventi derivanti dalla vendita del patrimonio immobiliare italiano e di quello confiscato alla mafia. (per vendita del patrimonio immobiliare intendiamo la vendita esclusiva di quei beni che non hanno valore artistico, culturale, paesaggistico o ambientale e sociale). Recupero spese per stipendi degli insegnanti di religione Sono solo alcune proposte, ma con determinazione il CGD chiederà ai nostri decisori politici di fare finalmente ed in modo organico un Piano infanzia credibile, con risorse certe. ( della Tesi N.2 fa parte integrante la relazione introduttiva di Crescere al Sud che è un alleanza tra i diversi talenti e le diverse esperienze che nel Mezzogiorno si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell infanzia e dell adolescenza,. Di essoi il CGD fa parte con un lavoro tenace ed appassionato). b) Genitori, Media e minori Marisa Musu, oltre a fondare più di trent anni fa il Coordinamento Genitori Democratici, è stata negli ultimi anni della sua vita anche la prima presidente del Comitato tv e minori-frt e nel corso di quest ultimo impegno ha ricordato più volte l esigenza di migliorare il pubblico per migliorare la tv. Questo richiamo appare ancora più opportuno se lo poniamo a confronto con un esigenza che non può non essere avvertita da un associazione di genitori : vale a dire, dare corpo e continuità all insieme di conoscenze scientifiche e culturali acquisite negli ultimi due decenni sul tema Media e minori, consolidandole in un sistema stabile di regole, modelli educativi e formativi, pratiche di comunicazione, e così via, orientato ad assicurare i diritti dei minori nel campo della comunicazione. Alla luce delle nuove configurazioni che assume il panorama dei nuovi media, gli attuali sistemi di tutela si rivelano sempre più inadeguati. Ciò, sia quando si finalizzano alla definizione di limiti e sanzioni che, seppure auspicabilmente adeguati nei confronti di un singolo medium, rivelano in ogni caso tutte le insufficienze allorché si applicano a differenti contesti mediatici; sia, soprattutto, quando riducono la loro portata alle definizione di misure esclusivamente limitanti e sanzionatorie, trascurando l esigenza di sviluppare competenze educative diffuse in grado di condizionare anche la qualità dell offerta multimediale e delle modalità di fruizione da parte dei minori.

5 Chianciano Terme In altri termini, il CGD, si impegna per un sistema di tutela efficace che deve, al tempo stesso, dissuadere da comportamenti dannosi e promuovere comportamenti virtuosi; deve porre i vincoli e i divieti strettamente necessari, ma deve puntare anche alla valorizzazione delle opportunità positive presenti nel contesto della comunicazione di massa. Tuttavia, ciò non basta, poiché deve essere compiuto ogni sforzo per rendere effettivo e non più illusorio il potere di scelta dei genitori e degli stessi minori: consentendo loro di incidere sul panorama dell offerta e, in tal modo, (riprendendo le parole di Marisa Musu) contribuire a migliorare la Tv attraverso il miglioramento della domanda di consumo televisivo e, oggi, della multimedialità tutta. In poche parole il CGD lavorerà nell'ottica di: 1. andare oltre alla denuncia e alla richiesta di sanzioni per promuovere le opportunità educative e formative per le generazioni più giovani; 2. favorire presso il pubblico più ampio (e soprattutto tra i genitori e le agenzie educative) lo sviluppo di consapevolezza e conoscenze sul rapporto minori mass media, sulle modalità di fruizione dei media da parte di minori puntando a condizionare in questo modo anche la qualità dell offerta. Una difficile battaglia culturale che il CGD compie quotidianamente negli organismi di cui fa parte: le Commissioni di revisione cinematografica; il Comitato Media e Minori (inesplicabilmente fermo da un anno per ritardi nel Decreto Ministeriale delle nomine); il Consiglio Nazionale degli Utenti e sul versante formativo corsi per docenti e genitori sulla base della Guida collaborazione con Save the Children. per Genitori pubblicata nel 2009 in Oggi il D.L n.120 di giugno 2012 varato dal Governo ha modificato il Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. Se all art.1 vengono severamente vietate tutte le trasmissioni che possano nuocere gravemente allo sviluppo psico-fisico dei minori, al comma 3 dello stesso art.34 si consente la deroga da tale divieto purché ci sia un sistema di controllo selettivo e specifico : il famoso parental control o il sistema dei filtri. Riteniamo che il provvedimento abbia peggiorato la preesistente tutela dei minori scaricando sui genitori tale responsabilità a tutto vantaggio delle emittenti che possono fare trasmissioni più trasgressive. Per poter mettere in atto un azione di blocco delle trasmissioni vietate ai minori si dovrebbe conoscere perfettamente l uso dei decoder per inserire e disinserire di volta in volta il blocco. Pure verificandosi tutte le condizioni positive, c è sempre il problema che i minori, una volta che non possono vedere i canali che desiderano, se ne possono andare sul computer, per vedere una web TV, oppure su un portale free download e vedersi i film che desiderano in streaming. La svolta dei mesi scorsi ha innescato dure prese di posizione da parte delle associazioni degli utenti e dei genitori, allarmate dalla prospettiva di imbattersi in ogni momento della giornata in programmi che possano compromettere la crescita dei minori. Un pericolo che, con l alibi della tecnologia, è tutt altro che remoto. 5 i dati che seguono sono estrapolati dal dossier di Save the children Il paese di Pollicino. IL CGD li condivide.

6 Il CGD interviene nel dibattito con lo slogan: non censurare ma educare. b1) Una pubblicità immorale: quella sul gioco d azzardo Il denaro facile, un modo di cambiare il proprio destino, il brivido del gioco. Sono queste le immagini lanciate dagli spot di gratta e vinci, scommesse sportive, poker on-line e lotto (in tutte le sue possibili declinazioni) favorendo l aumento esponenziale del volume generale delle giocate, in una situazione economica molto preoccupante. Il gioco d azzardo finisce per assumere le caratteristiche di una vera e propria emergenza sociale, con costi insopportabili per milioni di cittadini, ai quali è oggettivamente impossibile spiegare che lo Stato incrementa il gettito delle sue entrate, speculando sulla loro disperazione. Il gioco, ricordiamolo, rappresenta un settore dal fatturato rilevante, nel quale l intervento pubblico è giustificato dall esigenza di sottrarlo alla criminalità organizzata, garantendone legalità e trasparenza, ma il cui gettito fiscale ha raggiunto dimensioni tali da rendere difficile ogni intervento di ripianificazione della rete dei punti gioco, pena la riduzione delle entrate fiscali. Il recente divieto del Ministero della Salute di apertura di sale-gioco nei pressi delle scuole rischia di essere una limitazione evanescente e priva di efficacia, in una società in cui i giovani possono liberamente puntare on-line sul proprio smartphone o direttamente da casa, collegati in rete. Il CGD lancia la campagna di sensibilizzazione Non t azzardare! che chiede di non trasmettere la pubblicità del gioco nella fascia oraria per richiamare i decisori politici, gli educatori tutti alle loro responsabilità rispetto alle giovani generazioni. Il materiale relativo alla campagna è parte integrante della tesi n.2 Si vuole in tal modo lanciare un messaggio educativo di prevenzione in opposizione alle dipendenze, poiché le famiglie vanno sostenute come vittime di una situazione che porta alla distruzione. Da questa campagna in poi il CGD si doterà inoltre di strumenti di diffusione e informazione rivolte alle agenzie educative a livello nazionale che favoriscano la ricaduta nelle singole realtà, mantenendo come punto comune i valori, il linguaggio e le modalità di collaborazione proprie del CGD; calando invece nello specifico sulle realtà locali il materiale fornito. La campagna di dissuasione va accompagnata, oltre che da brochure, volantini, manifesti, da inviare alle scuole, anche da informazioni e richieste di testimonianze da parte dei genitori. Da un lato le campagne e gli strumenti di diffusione/ informazione del CGD vogliono sostenere l'associazione sui territori nel socializzare, dall'altro lato l'associazione chiede attraverso il sito ai genitori di contribuire alla costruzione del pensiero e della competenza del CGD su queste tematiche attraverso uno sportello riservato via mail ( raccontami a raccontami@genitoridemocratici.it)

7 Chianciano Terme L urgenza di un intervento su queste emergenze è quindi ampiamente giustificata dai numeri, ma lo è ancora di più dalla scarsissima consapevolezza collettiva dei rischi per la salute degli individui e per la stabilità sociale delle famiglie. A ciò si aggiunge anzi una spinta culturale addirittura opposta, supportata da continui e pressanti campagne che stanno consolidando un immagine positiva e vincente del gioco, tacendo invece di fatto la componente di rischio e il trend drammaticamente esponenziale di situazioni patologiche conseguenti. Queste stesse modalità devono diventare patrimonio comune anche su tematiche su cui il CGD si impegna ad operare quali: DIPENDENZE ( ALCOOL, DROGHE, ECC...) SICUREZZA STRADALE PARI OPPORTUNITA' E SEI AREE DI NON DISCRIMINAZIONE (SESSO, GENERE, PROVENIENZA GEOGRAFICA, DISABILITA', ETA', RELIGIONE) FEMMINICIDIO Nodi problematici: Conclusione 1. Difficoltà a condividere esperienze provenienti da ambiti territoriali diversi. 2. I diversi CGD locali insistono su realtà che presentano, a volte, problematiche diverse. 3. Le differenti problematicità vanno affrontate con progetti idonei e condivisi in ambito nazionale. 4. Valorizzare la presenza dell associazione in ogni struttura, attraverso la partecipazione, la formazione di genitori ed agenzie educative, la presenza istituzionali. Tornare all essenziale! qualificata negli organi Il CGD in questi 36 anni di esistenza è cresciuto e cambiato, seguendo i cambiamenti socio culturali, ma anche legislativi e territoriali. Perché ha senso che continui ad operare? quale la specificità che porta come contributo nel dibattito socio-culturale odierno? e quale la ricchezza? L'essenza del CGD è la voce dei soci fondatori, ma è anche la voce di chi opera in nome di una presenza attiva della genitorialità nella e per la scuola pubblica, nella e per la corresponsabilità educativa laica, di qualità e a tutela dei minori a partire dai valori costituzionali. Riprendere fiducia! In un momento di qualunquismo ed egocentrismo socio- culturale e soprattutto in assenza di interventi coordinati, di indirizzi e di pratiche comuni, occuparsi degli altri, nei termini propri e statutari di una associazione presente come il CGD a livello nazionale, significa anche assumersi la responsabilità di ispirare 7 i dati che seguono sono estrapolati dal dossier di Save the children Il paese di Pollicino. IL CGD li condivide.

8 la fiducia dei genitori, delle istituzioni, della società nella co-gestione delle problematiche e delle risorse nelle scuole e nel tessuto sociale che riguarda l'education. Fare sul serio! Fare sul serio, per l'associazione, significa semplicemente essere l'associazione sui territori, aperti verso gli altri genitori con cui abbiamo molto in comune, a disposizione delle esigenze che variano certo da luogo a luogo, da età ad età, ma sempre hanno al centro la tutela dei minori, e non solo dei nostri, e non solo di quelli giusti. DI TUTTI INDISCRIMINATAMENTE. Affronteremo difficoltà, ne abbiamo superate tante... affronteremo ingiurie, sappiamo di essere corretti... sbaglieremo, e chiederemo scusa... arriveremo tardi su qualche tema, siamo volontari, volontari veri, e e ci impegniamo a migliorare: come ASSOCIAZIONE, innanzitutto, come persone, sempre. Non è di eroi, di singoli, che il CGD ha bisogno ora, ma di compagni e compagne che insieme, avendolo scelto, si occupano della controversa avventura dell'educazione, dal punto di vista della genitorialità. Deve essere, ora più che in passato, un atto di volontà e di corresponsabilità, per mantenere viva e attiva la presenza di tutti i genitori, e non solo di alcuni eletti, in ogni scuola, paese, valle, isola, quartiere dove attraverso l'esercizio del bene comune non solo ci si occupa dei propri figli, ma anche di quelli degli altri, non solo ci si occupa della propria scuola ma anche delle altre, non solo ci si preoccupa del proprio territorio ma del nostro Paese. Diventa centrale formalizzare alcune regole fondamentali della comunicazione dell'associazione e promuovere l uso dell area riservata del sito. Il messaggio che si passa, dal logo alle istanze comunicate, dovrebbe essere regolato da norme comuni. La regola è anche tutela, non solo per l'associazione, ma anche per le singole realtà. Il C.G.D. è presente anche in rete, con il sito ed inoltre su pagine FB. L uso del logo CGD, anche in rete, va normato per consentire, sia pure nelle differenze delle tematiche territoriali un identificazione chiara ed univoca.

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