1 laboratorio popolare di storia politica, economica e sociale contemporanea per una cultura alternativa

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1 1 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it GLI ARNESI DEL SAPERE: I LIBRI CHE DIVENTERANNO EVENTI CONSULTA LA SCHEDA WEB DEL LIBRO PROPOSTO (LINK) Questo libro ti interessa? Vorresti che venisse presentato con l autore a Grosseto? Scrivi alla segreteria: laboratorio.popolare@libero.it IL LIBRO IN PROMOZIONE TITOLO IMMIGRAZIONE, ASILO E CITTADINANZA UNIVERSALE AUTORE FABIO MARCELLI CASA EDITRICE EDITORIALE SCIENTIFICA Pagine XII- 490 Prezzo 30,00 anno pubblicazione 2013 Classificazione Scheda n. 58/2013 Evento associato Presentazione a Grosseto 30/01/2014 ore 16,30 (link scheda evento) Disponibilità libro Non disponibile (ordinato in arrivo) La copertina Intervista con l autore Recensione 1 Recensione 2 Recensione 3 Recensione 4 Recensione 5 Indice LE SCHEDE Consulta documento on line Consulta documento on line Consulta documento on line Consulta documento on line Consulta documento on line Consulta documento on line Consulta documento on line Consulta documento on line LE PAGINE DEL LABORATORIO POPOLARE DA CONSULTARE La pagina degli eventi in programma consulta La pagina dei libri in promozione consulta

2 2 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it NOTE BIOGRAFICHE AUTORE E PRESENTAZIONE LIBRO AUTORE: FABIO MARCELLI Nato il 15 marzo del 1956 a Roma, è ricercatore dell Istituto di studi giuridici internazionali del CNR, e dirigente dell Associazione dei giuristi democratici a livello nazionale, europeo e internazionale. HA scritto sette libri e oltre cento articoli su temi di diritto e relazioni internazionali. E' stato candidato alle elezioni comunali nella lista Sinistra per Roma che ha sostienutola candidatura a sindaco di Sandro Medici Dal 1984 lavora al CNR, prima come collaboratore tecnico professionale presso il Piano spaziale nazionale, poi, dal 1986 presso il Centro studi e ricerche sulla comunità internazionale e le sue istituzioni (CeRCl), oggi Istituto di studi giuridici sulla comunità internazionale come primo ricercatore (II livello). Nel 2006 ha conseguito l idoneità a dirigente di ricerca (I livello), confermata con ulteriore concorso del E autore di nove libri e oltre novanta articoli su temi di diritto e relazioni internazionale, che hanno portato un significativo contributo allo sviluppo della disciplina del diritto internazionale, come riconosciuto da ultimo dalla Commissione di concorso a dirigente di ricerca. Dotato di ottime capacità organizzative e relazionali, dimostrate dall impegno oramai più che ventennale nel campo dell associazionismo a livello nazionale, europeo e internazionale. Perfetta padronanza delle principali lingue europee (inglese, francese, spagnolo, tedesco) e buoni elementi di conoscenza di altre lingue fra cui russo, arabo e cinese. Ha dimostrato una capacità di gestione di progetti complessi e di lavorare in ambito interdisciplinare, come attestato fra l altro dal ruolo direttivo svolto per molti anni nell ambito della rivista Giano. Pace, ambiente e problemi globali, ma anche dalla promozione di progetti significativi quali il recente SAM (sovranità alimentare nel Mediterraneo), in collaborazione con il Dipartimento agricolo e alimentare del CNR, dal ruolo di responsabile del settore giuridico del progetto Migrazioni, a partire dal quale ha saputo sviluppare e dirigere significative sinergie con gli organi di ricerca afferenti ad altri settori disciplinari, dalla collaborazione oramai più che ventennale con i giuristi romanisti e gli economisti operanti sul tema del debito, oggi della finanza, e da quella svoltasi nel corso degli ultimi anni con antropologi, storici e politologi sul tema del Mediterraneo (con partecipazione alla rete interdisciplinare in materia promossa dall Università di Salerno) e su quello dei popoli indigeni dell America Latina LIBRI Il regime internazionale della ricerca scientifica e tecnologica, con particolare riferimento alla ricerca spaziale, Roma, Le Regioni nell ordinamento europeo e internazionale, Milano, Giuffré, Regioni, solidarietà internazionale e cooperazione allo sviluppo: prospettive per il Lazio, Roma, CNR, Il debito estero dei Paesi in via di sviluppo nel diritto internazionale, Giuffré, Milano, Diritto internazionale, movimenti globali e cooperazione fra comunità, Roma, Franco Angeli, I diritti dei popoli indigeni, Roma, Aracne, Crisi della democrazia e crisi dei partiti in Italia e nel mondo, (con Giovanni Incorvati), Roma, Aracne, Los derechos de los pueblos indígenas, Cali, Libreria jurídica Sanchez Ltda., Il diritto contro la crisi: analisi e proposte, (con Irene Tagliamonte), Roma, Aracne, Immigrazione e cittadinanza universale, in corso di pubblicazione ARTICOLI E PARTI DI LIBRI (LINK) PRESENTAZIONE Immigrazione, asilo e cittadinanza universale, curato da Fabio Marcelli, contiene sedici saggi dedicati a vari aspetti del fenomeno migratorio, analizzato dai punti di vista della scienza giuridica, politica, antropologica e sociologica, ivi compresi i preziosi punti di vista di operatori istituzionali del settore ed esponenti del mondo delle associazioni che operano sulla questione.

3 3 Tesi di fondo del libro è che l unica soluzione effettiva ai numerosi problemi posti dal fenomeno è la cittadinanza universale, intesa come processo di accesso a tutti i diritti, ivi compresi quelli sociali e quelli di partecipazione politica. Ad essa si contrappongono le politiche di segregazione, discriminazione ed emarginazione dei migranti e dei rifugiati all insegna dell ideologia del razzismo istituzionale. Per combattere tale risposta regressiva che aggrava i problemi anziché risolverli è necessaria una profonda trasformazione del modo di essere delle istituzioni che non riguardi solo i migranti ma l insieme dei consociati. CON SCRITTI DI: FABIO MARCELLI, EVA GARAU, ROBERTA MEDDA-WINDISCHER, SIMONA LA ROCCA, VALENTINA NOVIELLO, VINCENZO CARBONE, MAURIZIA RUSSO SPENA, FRANCESCA BIONDI DAL MONTE, FRANCESCA MARIA DAGNINO, MAURO TAVELLA, UGO VILLANI, SILVANA MOSCATELLI, ANDREA CRESCENZI, RACHELE CERA, LAURA RONCHETTI, GIORGIA FICORILLI, OLGA MICOLITTI, CLAIRE RODIER.

4 4 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it INDICE INDICE INTRODUZIONE RAZZISMO ISTITUZIONALE VS. CITTADINANZA UNIVERSALE FABIO MARCELLI 1. Pensieri introduttivi sulla cittadinanza universale 1.1. L eguaglianza come orizzonte della cittadinanza e base della democrazia 1.2. Insostituibilità degli Stati? Il sogno incompiuto della cittadinanza globale 1.3. Necessità di una riformulazione della democrazia e della cittadinanza 2. Diritti dei migranti, residenza e cittadinanza 2.1. Il migrante come figura intermedia tra straniero e nazionale 2.2 Diritto dei migranti alla cittadinanza di residenza e cittadinanza universale 2.3. Frammentazione degli status, indebolimento dei diritti e dello Stato di diritto 2.4. Discriminazione nei confronti degli immigrati, contraddizione Nord-Sud e razzismo di Stato 3. Sembianze del razzismo istituzionale 3.1. La detenzione dei migranti 3.2. La criminalizzazione degli irregolari e altri aspetti del razzismo istituzionale 3.3. Il fallimento delle politiche migratorie basate sul razzismo di Stato: l esempio dell Italia 3.4. Il fallimento del mito negativo della fortezza Europa e la necessità di una riformulazione delle politiche migratorie su scala continentale 4. Le vie della cittadinanza universale 4.1. La necessità di un approccio alternativo 4.2. I meccanismi giuridici e sociali che agevolano l introduzione della cittadinanza universale: a) non discriminazione e diritti umani 4.3. Segue: b) Il ruolo sociale dei migranti come lavoratori 4.4. Segue: c) il diritto d asilo come valvola internazionale di sicurezza per democrazia e diritti umani 4.5. Segue: d) attribuzione della cittadinanza e necessità di un legame genuino fra Stato e cittadini 5. Conclusioni QUALE CITTADINANZA? LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULL IMMIGRAZIONE ATTRAVERSO LE LENTI DELLA DISCOURSE ANALYSIS. EVA GARAU 1. Premessa 2. Immigrazione senza politica 3. Una prospettiva umanitaria e solidaristica 4. Gli anni di transizione 5. La svolta identitaria 6. Il pacchetto sicurezza 7. Conclusioni CITTADINANZA, IDENTITÀ E SENSO DI APPARTENENZA ROBERTA MEDDA-WINDISCHER 1. Introduzione. 2. Identità nazionale e senso di appartenenza 3. La cittadinanza nazionale ha ancora una sua rilevanza? 4. Cittadinanza nazionale, cittadinanza plurima e sovranità degli Stati nazionali 5. Cittadinanza e residenza di lungo periodo 6. Osservazioni conclusive

5 5 MIGRAZIONI, DIRITTI E GENERE SIMONA LA ROCCA 1. Considerazioni preliminari 2. Politiche migratorie e tratta di esseri umani 3. Diritti e nuove forme di cittadinanza 4. Migrazioni e genere 5. Riflessioni conclusive UNA RIFLESSIONE SULLE PROSPETTIVE PER UN EFFETTIVA INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI VALENTINA NOVIELLO 1. Introduzione 2. Strategie e strumenti dell Unione europea in materia di integrazione 3. Integrazione e diritti umani fra teoria ed empiria: alcuni orientamenti politici nazionali 3.1. Gli orientamenti nazionali: il caso di Francia, Germania, Gran Bretagna; Spagna e Italia 4. Conclusioni I FLUSSI DEL LAVORO MIGRANTE IN TEMPO DI CRISI, TRA SEGREGAZIONE E CITTADINANZA VINCENZO CARBONE,MAURIZIA RUSSO SPENA 1. Premessa. Quale lavoro per quale integrazione? 2. Programmare gli ingressi per lavoro, selezionando e fidelizzando 3. Programmare i processi di inclusione, modellizzando ed assimilando 4. Crisi economica e lavoro migrante: nuova transizione di fase? 5. Conclusioni. Lavoro migrante e cittadinanza segregata I MINORI STRANIERI E GLI IMMIGRATI DI SECONDA GENERAZIONE FRANCESCA BIONDI DAL MONTE 1. Premessa 2. Minori, giovani e alunni stranieri: una presenza strutturale e in continuo aumento 3. Una legge che non incontra la realtà 4. I progetti di legge finalizzati a favorire l acquisto della cittadinanza per le seconde generazioni di migranti 5. La particolare condizione dei minori stranieri non accompagnati 6. L accoglienza dei MSNA sul territorio nazionale e il raggiungimento della maggiore età 7. Rilievi conclusivi. Tra politiche di immigrazione e politiche per l immigrazione: costruire la società del futuro L APPRENDIMENTO DELLA LINGUA DEL PAESE OSPITE: UNA CHIAVE PER FAVORIRE L INTEGRAZIONE FRANCESCA MARIA DAGNINO,MAURO TAVELLA 1. Introduzione 2. La scuola italiana e l insegnamento della lingua seconda (l2) 3. Un indagine su strumenti e metodi di insegnamento di l2 nella scuola italiana 3.1. Partecipanti 3.2. Il questionario 4. I risultati dell indagine 4.1. Chi si occupa dell insegnamento dell italiano l Dove, come e quando viene insegnato l italiano l Quali strumenti sono impiegati nella didattica 4.4. Utilizzo delle tecnologie dell informazione e della comunicazione nella didattica Della l2 5. Conclusioni LINEE DI TENDENZA DELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL UOMO RELATIVA AGLI STRANIERI UGO VILLANI 1. L universalità dei diritti umani e le limitazioni ai diritti degli stranieri 2. Segue: l ammissione e l allontanamento degli stranieri

6 6 3. La tutela par ricochet dello straniero rispetto ai provvedimenti di allontanamento nella giurisprudenza della Corte europea 4. Il diritto a non subire torture e altre pene o trattamenti vietati dall art Il diritto a un equo processo 6. Il diritto alla libertà e alla sicurezza 7. Il diritto al rispetto della vita privata e familiare 8. Le garanzie procedurali contro l espulsione 9. La nozione di giurisdizione ai sensi dell art Il divieto di espulsioni collettive in alto mare 11. La determinazione dello Stato competente a decidere su una domanda d asilo 12. Conclusioni. IL DIRITTO ALLA CITTADINANZA NEL DIRITTO INTERNAZIONALE DEI DIRITTI UMANI SILVANA MOSCATELLI 1. Introduzione 2. I limiti del diritto internazionale alla discrezionalità dello Stato in materia di cittadinanza 3. Il riconoscimento dei diritti dello straniero 4. Il diritto alla cittadinanza è un diritto umano? 5. Conclusioni IL REQUISITO DELLA CITTADINANZA E IL GODIMENTO DEI PRINCIPALI DIRITTI SOCIALI 1. Introduzione 2. Il principio di uguaglianza e non discriminazione nella prassi dei Treaty Bodies 2.1 Il Comitato sui diritti umani 2.2 Il Comitato sull eliminazione delle discriminazioni razziali 3. La discriminazione dei non cittadini nella prassi del Consiglio d Europa 4. Il possesso della cittadinanza e il diritto all istruzione 5. L accesso all impiego e il requisito della cittadinanza 6. Il criterio della cittadinanza e le polizze RC auto 7. Conclusioni MATRIMONIO DELLO STRANIERO E NORME SULL IMMIGRAZIONE: UNA RELAZIONE INSOSTENIBILE? RACHELE CERA 1. Il diritto al matrimonio dello straniero alla prova delle norme sull immigrazione 2. Il matrimonio nel diritto internazionale ed europeo dei diritti umani 3. Il contrasto al fenomeno dei matrimoni di convenienza 3.1. Normativa dell Unione europea 3.2. Normative comparate 3.3. Normativa italiana 4. Conclusioni: la ragionevolezza quale parametro legittimo di limitazione del diritto al matrimonio LA CITTADINANZA SOSTANZIALE TRA COSTITUZIONE E RESIDENZA: IMMIGRATI NELLE REGIONI LAURA RONCHETTI 1. Cittadinanza regionale come cittadinanza sostanziale 2. L universalismo regge alla prova delle migrazioni? 3. Cittadinanza come diritto di soggiorno 4. Tra titolarità e effettivo godimento: quando la residenza svolge il ruolo escludente tipico della cittadinanza 5. Anzianità di residenza come cittadinanza sotto mentite spoglie? IL PRINCIPIO DI NON- REFOULEMENT GIORGIA FICORILLI 1. Il principio di non-refoulement e suoi profili di interesse attuale 2. Il principio di non-refoulement nella giurisprudenza CEDU in relazione a violazioni dell art. 3 della Convenzione

7 7 3. Rilievi conclusivi DIRITTO D ASILO E STATUS DI RIFUGIATO NELLE POLITICHE MIGRATORIE DELL UNIONE EUROPEA OLGA MICOLITTI 1. Introduzione 2. Primi tentativi di cooperazione a livello europeo in materia di asilo 3. La normativa comunitaria in tema di asilo 4. Tendenze recenti UN EUROPA CHE SI BARRICA CLAIRE RODIER 1. Introduzione 2. Dal lavoratore alla persona 3. Coloro che non circolano 4. Una comunitarizzazione selettiva e securitaria della politica d immigrazione 5. Politica dell impiego: la ricerca della quadratura del cerchio 6. Priorità alla lotta contro l immigrazione irregolare 7. Conseguenze sull asilo 8. L esternalizzazione delle politiche migratorie 9. Politica di vicinato e co-sviluppo APPENDICE: Proposte di legge per l attuazione del diritto d asilo e la cittadinanza Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità Proposta di legge di iniziativa popolare - Modifiche alla L. 5 Febbraio 1992, N.91 Nuove Norme Sulla Cittadinanza Proposta CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) per una legge organica sul diritto di asilo e laprotezione sussidiaria

8 8 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it RECENSIONI - ESTRATTI RECENSIONE 1 L'ANTICIPAZIONE :UN LIBRO SULLA CITTADINANZA UNIVERSALE IL SIGNOR NOTTEBOHM, CITTADINO «GENUINO» DEL LIECHTENSTEIN Fonte ilmanifesto.it 27/10/2013 Accedi alla pagina web originale Autore: Fabio Marcelli Questo testo è un'anticipazione del libro «Immigrazione, asilo e cittadinanza universale» (Editoriale scientifica Napoli, pagg. 488, euro 30), curato da Fabio Marcelli La definizione del rapporto di cittadinanza è oggetto di disciplina normativa da parte dello Stato, il quale gode al riguardo di discrezionalità, ma non di libertà assoluta. Esiste una sentenza della Corte internazionale di giustizia cui fare riferimento, il «caso Nottebohm». Essa ha affermato la competenza degli Stati nella determinazione del rapporto, ma ha al contempo evidenziato la necessità di un «legame genuino» al fine del riconoscimento internazionale del rapporto stesso. Nella fattispecie veniva messa in discussione la naturalizzazione, da parte del Liechtenstein, del signor Nottebohm, il quale non aveva alcun legame concreto con il Paese in questione ma si era limitato a pagare la relativa tassa, aveva cioè acquistato la cittadinanza di quel Paese, la quale entrava in considerazione al fine di valutare la legittimità delle misure disposte dal Guatemala contro di lui in quanto ritenuto in realtà cittadino tedesco. La Corte ha risolto il problema distinguendo due aspetti. Il primo riguarda il rapporto tra l'individuo e lo Stato che, in un modo o nell'altro, per una ragione o per l'altra, si decide a concedergli la cittadinanza. (...) Se questo aspetto assume rilievo essenzialmente interno, diverso è il discorso per quanto riguarda il rapporto di protezione diplomatica fondato sulla concessione della cittadinanza, che intercorre fra gli Stati e assume quindi rilievo internazionale. È nella soluzione di questo problema che essi hanno elaborato dei principi volti a legittimare o meno l'attribuzione della cittadinanza. (...) Detti principi consistono nella necessità della sussistenza di un «legame genuino» fra Stato e individuo. (...) Lo Stato quindi è tenuto a riconoscere, ai fini dell'esercizio della protezione diplomatica, solo quel rapporto di cittadinanza che si basa su un «legame genuino». Ma è possibile ipotizzare che l'esistenza di quest'ultimo obblighi lo Stato a concedere la cittadinanza all'individuo nei confronti del quale esista detto legame? È possibile oggi ipotizzare che la sussistenza del «legame genuino» abbia effetto, oltre che per lo Stato terzo in ipotesi tenuto a riconoscere il rapporto di protezione diplomatica, anche per lo Stato nei cui confronti il «legame genuino» sussiste, obbligando tale Stato a concedere la propria cittadinanza all'individuo con il quale il legame in questione sussista? Dare risposta positiva a questo quesito contraddice evidentemente il principio della discrezionalità dello Stato nella configurazione del proprio rapporto di cittadinanza. (...) È anche importante sottolineare come tale limite operi sia rispetto al potere dello Stato di concedere la propria cittadinanza sia a quello di non concederla. Non è chi in effetti non veda come sarebbe scarsamente giustificabile l'atteggiamento di uno Stato che si ostini a negarla a persone che sono nate sul proprio territorio da genitori ivi residenti o che vi hanno lavorato e risieduto per vari anni. (...) Se risulta eccessivo affermare che lo Stato sia obbligato a concedere la propria cittadinanza alle persone che hanno un legame stabile con il proprio ordinamento, si deve rilevare una tendenza basata sull'infittirsi dei rapporti conseguente al fenomeno della globalizzazione e sulla conseguente necessità di riconoscimento reciproco di rapporti di appartenenza di individui a determinati ordinamenti il più possibile fondati su «legami genuini».

9 9 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it RECENSIONI - ESTRATTI RECENSIONE 2 IMMIGRAZIONE E ASILO: ITALIANI SENZA MEMORIA? Fonte ilfattoquotidiano.it 28/10/2013 Accedi alla pagina web originale Autore: Fabio Marcelli Fra le disposizioni della nostra Costituzione che vanno applicate, riempiendo un vuoto e sanando una mancanza oramai ultracinquantennale, vi è il comma 3 dell art. 10, secondo il quale lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. La legge di cui parla tale disposizione non è infatti mai stata adottata. La mancanza di tale legge spiega in parte le sofferenze dei richiedenti asilo che negli ultimi tempi hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere il nostro Paese, senza neanche la possibilità di celebrare un funerale degno di questo nome, mentre coloro colpevoli di non essere periti conducono un esistenza grama nei campi di identificazione ed espulsione, la cui stessa esistenza rappresenta un altra evidente violazione dei principi costituzionali. Eppure quella disposizione fu introdotta proprio come segno tangibile del ricordo di quello che fu la lotta antifascista e l esilio che per molti ne conseguì. Molti italiani durante il regime fascista furono infatti costretti ad emigrare per motivi politici e razziali trovando asilo in Paesi come la Francia e gli Stati Uniti. Riconquistata la democrazia, si volle in tal modo ricordare questa circostanza, nella comprensione profonda che solo la solidarietà internazionale costituisce la garanzia della tutela dei diritti umani, della pace e dello Stato di diritto. D altronde l Italia è stata anche sempre un Paese a forte vocazione migratoria. Si calcola che le persone di origine italiana all estero siano almeno pari a quelle che vivono entro i confini, ma probabilmente sono molte di più. Tutti noi abbiamo parenti che si sono trasferiti all estero in tempi anche remoti. Ma anche da questo punto di vista si stenta ad avere un governo razionale del fenomeno migratorio che non sia condizionato dalle paure e dalle paranoie strumentalizzate da forze politiche come la Lega o il Pdl, e al cui fascino purtroppo neanche Beppe Grillo, come dimostra la sua ingiustificabile condanna dell iniziativa del Movimento Cinque Stelle a favore dell abrogazione del reato di clandestinità, posizione dalla quale occorre augurarsi che receda al più presto, dimostrando di avere più a cuore i principi che non meschini e probabilmente anche infondati calcoli elettoralistici. La responsabilità della situazione di malgoverno del fenomeno migratorio e dei crescenti flussi di rifugiati non è del resto tutta e solo del nostro deplorevole ceto politico, specie nelle sue componenti più sensibili alle sirene del razzismo più o meno mascherato. Ci sono anche pesanti responsabili dell Europa che si chiude su se stessa, nella fallimentare illusione di frapporre un muro al flusso di esseri umani in cerca di dignità ed accoglienza che vengono dalle zone più disastrate del pianeta. Un impostazione che, come ricorda un politico europeo di una certa levatura come il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, richiede oggi, di fronte a una tragedia come quella di Lampedusa e agli oltre duemila morti in mare che si sono registrati negli ultimi anni una svolta decisa. All insegna di una maggiore solidarietà fra gli Stati membri ma anche di una maggiore apertura nei confronti delle istanze di migranti e richiedenti asilo. Basare le politiche europee e nazionali in materia di immigrazione e asilo sui principi del diritto internazionale costituisce oggi un imperativo urgente per tutti i Paesi europei ma soprattutto per l Italia. Ne parleremo martedì 29 alle ore 16 al Cnr in occasione della presentazione del volume Immigrazione, asilo e cittadinanza universale curato dal sottoscritto. Occorre in effetti prendere spunto positivo dal fenomeno dell immigrazione per far sì che, come scrivo nel mio saggio in apertura del libro lo Stato riesca, in ultima

10 10 analisi, a farsi strumento e meccanismo della necessaria cittadinanza universale. Una sfida che richiede molte impegnative scelte sul piano della politica, dell economia e della società che in ultima analisi vanno a beneficio anche dei cittadini di più antico insediamento, i cui antenati hanno, in molti casi, percorso in tempi più o meno recenti le strade dell emigrazione.

11 11 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it RECENSIONI ESTRATTI RECENSIONE 3 LIBRI & CONFLITTI. L'ESTRATTO DA IMMIGRAZIONE, ASILO E CITTADINANZA UNIVERSALE Fonte controlacrisi.org 27/10/2013 Accedi alla pagina web originale Autore RAZZISMO ISTITUZIONALE VS. CITTADINANZA UNIVERSALE, DI FABIO MARCELLI 4.5. Segue: d) attribuzione della cittadinanza e necessità di un legame genuino fra Stato e cittadino La definizione del rapporto di cittadinanza è oggetto di disciplina normativa da parte dello Stato, il quale gode al riguardo di discrezionalità, ma non di libertà assoluta. Esiste in effetti in materia una sentenza della Corte internazionale di giustizia, cui fare riferimento, che è la sentenza nel caso Nottebohm. Tale sentenza ha affermato la competenza degli Stati nella determinazione del detto rapporto, ma ha al contempo evidenziato la necessità di un legame genuino al fine del riconoscimento internazionale del rapporto stesso. Nella fattispecie veniva messa in discussione la naturalizzazione,da parte del Liechtenstein, del signor Nottebohm, il quale peraltro non aveva alcun legame concreto con il Paese in questione, ma, in buona sostanza, si era limitato a pagare la relativa tassa, aveva cioè per così dire acquistato la cittadinanza di quel Paese, la quale entrava in considerazione al fine di valutare la legittimità delle misure disposte dal Guatemala contro di lui in quanto ritenuto in realtà cittadino tedesco. La Corte ha risolto il problema della vigenza dello status del Nottebohm, distinguendo due aspetti. Il primo riguarda essenzialmente il rapporto tra l individuo e lo Stato che, in un modo o nell altro, per una ragione o per l altra, si decide a concedergli la cittadinanza: It is for Liechtenstein, as it is for every sovereign State, to settle by its own legislation, the rules relating to the acquisition of its nationality, and to confer that nationality by naturalization granted by its own organs in accordance with that legislation. It is not necessary to determine whether international law imposes any limitations on its freedom of decision in this domain. Furthermore, nationality has its most immediate, its most far-reaching and, for most people, its only effects within the legal system of the State conferring it. Nationality serves above all to determine that the person upon whom it is conferred enjoys the rights and is bound by the obligations which the law of the State in question grants to or imposes to its nationals. This is implied in the wider concept that nationality is within the domestic iurisdiction of the State. Se questo aspetto assume rilievo essenzialmente interno, diverso è il discorso per quanto riguarda il rapporto di protezione diplomatica fondato sulla concessione della cittadinanza, che intercorre invece fra gli Stati ed assume quindi rilievo internazionale. E questo il problema che gli arbitri internazionali hanno dovuto esaminare e risolvere nella maggior parte dei casi. Ed è nella soluzione del relativo problema che essi hanno elaborato dei principi volti a legittimare o meno l attribuzione della cittadinanza: In most cases arbitrators have not strictly speaking had to decide a conflict of nationality as between States, but rather to determine whether the nationality invoked by the applicant State was one which could be relied upon as against the responded State, that is to say, whether it entitled the applicant State to exercise protection. International arbitrators, having before them allegations of nationality by the applicant State, which were contested by the respondent State, have sought to ascertain whether nationality had been conferred by the applicant State in circumstances such as to give rise to an obligation on the part of the respondent State to recognize the effect of that nationality. In order to decide this question arbitrators have evolved certain principles for determining whether full international effect was to be attributed to the nationality invoked. The same issue is now before the Court: it must be resolved by applying the same principles. Detti principi consistono nella necessità della sussistenza di un legame genuino fra Stato e individuo: A State cannot claim that the rules it has thus laid down are entitled to recognition by another State unless it has acted in conformity with this general aim of making the legal bond of nationality accord with the

12 12 individual s genuine connection with the State which assumes the defence of its citizens by means of protection as against other States.. Lo Stato quindi è tenuto a riconoscere, ai fini dell esercizio della protezione diplomatica, solo quel rapporto di cittadinanza che si basa su di un legame genuino. Ma è possibile ipotizzare che l esistenza di quest ultimo obblighi lo Stato a concedere la cittadinanza all individuo nei confronti del quale esista detto legame? E possibile oggi ipotizzare che la sussistenza del legame genuino abbia effetto, oltre che per lo Stato terzo in ipotesi tenuto a riconoscere il rapporto di protezione diplomatica, anche per lo Stato nei cui confronti il legame genuino sussiste, obbligando tale Stato a concedere la propria cittadinanza all individuo con il quale il legame in questione sussista? Dare risposta nettamente positiva a questo quesito contraddice evidentemente il principio poco fa affermato della discrezionalità dello Stato nella configurazione del proprio rapporto di cittadinanza. Ma neanche si può sostenere che tale discrezionalità corrisponda a una libertà assoluta. Il criterio del legame genuino rappresenta evidentemente in questo senso un limite di cui tenere conto sia, come argomentato dalla Corte permanente di giustizia internazionale, al fine del riconoscimento da parte di Stati terzi per permettere il funzionamento del meccanismo di protezione diplomatica o di altri analoghi, sia per definire in modo più razionale e coordinato tra i vari Stati i rispettivi ambiti di giurisdizione personale. E anche importante sottolineare come tale limite operi sia rispetto al potere dello Stato di concedere la propria cittadinanza sia a quello di non concederla. Non è chi in effetti non veda come sarebbe scarsamente giustificabile l atteggiamento di uno Stato che si ostini a negarla a persone che sono nate sul proprio territorio da genitori ivi residenti o che vi hanno lavorato e risieduto per vari anni. Un tale atteggiamento, che per certi versi si può riscontrare nell Italia di oggigiorno, avrebbe fra l altro effetti estremamente pregiudizievoli sulla qualità dell ordinamento democratico venendo direttamente a ledere il principio di uguaglianza fra i consociati, termine quest ultimo che mi permetto di utilizzare in questo contesto proprio per metterne in luce le qualità sostanziali di persone operanti in un determinato ambito territoriale con o senza il riconoscimento formale costituito dalla concessione dello status di cittadinanza. Se quindi risulta al momento eccessivo affermare che lo Stato sia obbligato a concedere la propria cittadinanza alle persone che hanno un legame stabile con il proprio ordinamento, si deve quantomeno rilevare l esistenza di una tendenza operante in questo senso che è basata sull infittirsi dei rapporti conseguente al fenomeno della globalizzazione e sulla conseguente necessità di riconoscimento reciproco di rapporti di appartenenza di individui a determinati ordinamenti il più possibile fondati su legami genuini".

13 13 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it RECENSIONI ESTRATTI RECENSIONE 4 LA RIFONDAZIONE DELL EUROPA Fonte corrieredellemigrazioni.it 01/12/2013 Accedi alla pagina web originale Autore Stefano Galieni L Europa in crisi potrebbe riprendersi e trovare finalmente un identità unitaria grazie all immigrazione? È la tesi-proposta lanciata da Fabio Marcelli, responsabile presso il Cnr del settore giuridico del progetto Migrazioni e curatore del volume Immigrazione, asilo e cittadinanza universale, appena pubblicato dalla Editoriale Scientifica Napoli. Il testo, a cui hanno collaborato 16 esperti di formazione diversa, giuristi, sociologi, antropologi, è denso e corposo e cerca di produrre una analisi organica a partire dalle differenze di ognuno degli approcci. Si parte da una dicotomia: da una parte la necessità di definire meccanismi che portino ad una cittadinanza universale, dall altra una staticità, tanto negli ordinamenti quanto culturale che produce razzismo istituzionale. «Dobbiamo partire da un dato di fatto esordisce Marcelli C è una visione del fenomeno migratorio che è ispirata a norme giuridiche internazionali, europee e nazionali, che non è asettica. La dialettica che si stabilisce in queste norme è fra razzismo istituzionale e cittadinanza universale. Le norme che vengono sottoposte alla Corte europea dei diritti umani, per esempio, contengono molti elementi di giurisprudenza positiva ma in un quadro di grossa arretratezza. I Cie ne sono uno degli esempi più evidenti ma non gli unici». Marcelli si sofferma sul contributo di Maurizia Russo Spena che riguarda l inserimento nel mondo del lavoro, sul saggio di Eva Garau che prova a disvelare le ideologie politiche che ci sono dietro le legislazioni, sul contributo di Claire Rodier rispetto alla disamina della Fortezza Europa, come esempi di ricerca che vanno oltre l analisi politica e tentano di portare rigore scientifico alle proposte che si elaborano. In tal senso si muovono tutti i saggi contenuti nel testo, giungendo, a partire da problematiche diverse, a porre la questione centrale che Marcelli così sintetizza: «La cittadinanza universale è da agganciare ad uno Stato o a un continente. Ma come ha dimostrato il deludente vertice del 24 ottobre scorso, l elemento minimo richiesto di solidarietà, successivo alle stragi di Lampedusa e Malta, è stato evaso dalla discussione. Non si è prodotto nulla di utile. Eppure in Europa c è una crisi profonda fra centro e periferia e l immigrazione potrebbe essere l elemento di rifondazione dell Europa per avere un approccio alternativo col resto del mondo. Non si tratta soltanto di porre rimedio a diseguaglianze ma di partire dall idea che l Europa, così come la conoscevamo, è cambiata, è meticcia, attraversata in continuazione da persone provenienti dal mondo intero che in questo continente gettano le basi per il proprio futuro e definiscono anche in parte nuovi scenari per il futuro di tutti. Di fatto l immigrazione potrebbe divenire quel fattore strutturale di cambiamento e di crescita di cui l Europa necessita se non vuole sparire. Vale in termini di capacità produttive, riproduttive, culturali, sociali e in tal senso bisogna operare modifiche radicali. C è da porre a tema la questione delle risorse che vengono impiegate per facilitare o limitare tali cambiamenti continua Marcelli Quanto si spende per Frontex? Come si possono invece salvaguardare le vite dei richiedenti asilo perché in fuga da guerre o da catastrofi ambientali? Ma sull accoglienza si decide di non scegliere. Si preferisce una presenza militare che non ha come obiettivo il salvataggio, ma la necessità di debellare quelle che chiamano reti clandestine. Realizzare canali accessibili, piantarla con le politiche proibizioniste che invece rafforzano i traffici di esseri umani, sarebbe una scelta doverosa». «Sul piano legislativo sono in campo proposte come quella de L Italia sono anch io, che prevedono di facilitare l accesso alla cittadinanza e poi sono forze che per un verso o per un altro fomentano pulsioni razziste e guerre fra poveri. Nessuno riesce a indicare una vera alternativa. Le forze in campo, dal Pd ai

14 14 sindacati, ad una sinistra inadeguata e questo sono anche le ricerche nei territori a provarlo hanno abdicato al proprio ruolo. La cittadinanza, a mio avviso, si costruisce anche sul piano sociale. Si prenda ad esempio la manifestazione che c è stata il 19 ottobre a Roma. C erano molti migranti che si erano mobilitati per diritti concreti, come quello alla casa. La risposta delle forze politiche è stata finora di grande incapacità: la ministra Kyenge ha contato poco, il presidente Letta ha svolto un ruolo nullo se non negativo. Al senato la proposta di abolizione del reato di clandestinità ha fatto emergere l approccio puramente elettoralistico del M5S. Emerge insomma la necessità di una rifondazione del modo di essere della politica che non si può tradurre in una ricomposizione col M5S. Io parto da un elemento, quello dello Stato, delle norme e dei diritti economici, sociali e culturali. Bisognerebbe riprendere i principi sanciti con il patto sui diritti civili e politici ratificato all Onu nel 1966, includendo un collegamento stabile con l ordinamento di carattere generale. Entriamo nell ottica che oggi i diritti sono negati anche agli indigeni, ragione per cui l approccio non può più essere esclusivista ma universale. I razzisti di oggi sono la risposta all assenza di organizzazione sindacale capace di imporre livelli retributivi decenti per tutti. A ben guardare qui come disciplina entra in campo la Storia, quella del movimento operaio». L Europa sta cambiando rapidamente volto. Le società europee sono multiculturali per cui o si definiscono percorsi di lotta comune con gli autoctoni o si va verso la catastrofe: «Tra l altro questo è il miglior modo per superare la condizione transeunte di migrante. Se questo non avviene si determina una disfunzione del sistema. Che senso ha uno Stato con 5 milioni di non cittadini? Si indeboliscono le garanzie per tutti, entra in ballo il tema della legalità che riguarda solo fasce specifiche della popolazione. Ci sono spese enormi di polizia dedicate solo agli immigrati, togliendo così risorse ai Comuni. La stessa polizia è distolta dai suoi compiti istituzionali. Insomma, si tratta di 5 milioni di persone governate dal ministero dell Interno, in un contesto di lotta fra apparati dello Stato con compiti istituzionali diversi. Le forze dell ordine dovrebbero potersi dedicare di più al contrasto alla criminalità e per questo andrebbe aperto un confronto con i sindacati di polizia». La perdita dei diritti sia formali che sostanziali di cittadinanza è un rischio che riguarda anche noi, da cui il lento scivolamento verso uno degli estremi della dicotomia portante. «A maggior ragione dobbiamo lavorare insieme per una riqualificazione, in termini di applicazione del dettato costituzionale, di spinta alla partecipazione politica attiva. Penso a due temi che non c entrano, ma solo apparentemente, con i nostri discorsi: il seguito non dato al referendum sull acqua, si sono ignorate le volontà di 27 milioni di persone, la contrapposizione in alcuni territori rispetto a progetti imposti dall alto come la Tav, sono evidente segnale di svuotamento della democrazia. Un tema che coinvolge noi come i migranti». Il lavoro prodotto ora dovrà sedimentare e far aprire riflessioni, gli elementi ci sono tutti, trattasi di lettura impegnativa ma stimolante in cui all analisi rigorosa seguono anche proposte già in campo a cui dare maggior rilievo. Ora il progetto Emigrazione, esaurita la prima fase si getterà in nuove attività. Partiranno indagini, fra quelle ormai pronte a partire c è il Progetto Amico sull emigrazione e lo sviluppo della Cina, dove Marcelli si è recato la scorsa estate: «Vorremmo fare un po di luce sui cinesi di ritorno, ne ho incontrati molti nella comunità italiana in Cina conclude parlano in dialetto, in base alla regione italiana in cui hanno vissuto, ma si sono aperti attività commerciali che sembrano funzionare, come i caffè bar. Si tratta in fondo di buone pratiche di cui ci pare giusto parlare».

15 15 LABORATORIO POPOLARE DI STORIA POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE CONTEMPORANEA PER UNA CULTURA ALTERNATIVA - viale Europa, Grosseto - cell tel. 0564/ mail : laboratorio.popolare@libero.it RECENSIONI ESTRATTI RECENSIONE 5 LA FOLLIA DELLA FORTEZZA EUROPA Leghismi, razzismi, tribuni improvvisati: tutti a dare addosso ai migranti come nuovi barbari. Il nuovo volume Immigrazione, asilo e cittadinanza universale curato da Fabio Marcelli, e nato nell ambito del Progetto migrazioni del Cnr, traccia le coordinate per costruire un nuovo ordinamento giuridico, da instaurare a livello nazionale, europeo e internazionale che sia all altezza della sfida della migrazione globale Fonte comune-info.net 29/10/2013 Accedi alla pagina web originale Autore; Fabio Marcelli Lo spostamento di enormi masse di popolazione da un territorio all altro non costituisce certo un fenomeno nuovo nella storia dell umanità. Esso tuttavia avviene, nell attuale contesto storico, in modo abbastanza inedito. Ci troviamo infatti in quella che viene definita una situazione di globalizzazione e che sarebbe caratterizzata, secondo una delle vulgate che va per la maggiore, nientemeno che dall abolizione delle frontiere. In realtà, ad essere globalizzato e poter fluire senza grossi limiti è solo il capitale, il che, come abbiamo cercato di documentare nel libro La finanza contro la crisi 1, aumenta i problemi delle persone e mette a repentaglio i diritti umani. Invece le frontiere restano ed anzi si ispessiscono per quanto riguarda i movimenti di esseri umani, come dimostrato dal sorgere di nuovi muri come quello che separa gli Stati Uniti dal Messico o quello, invisibile, ma altrettanto nefasto, che spezza in due il Mediterraneo. A proposito di quest ultimo, è stato recentemente il Consiglio d Europa a lanciare un iniziativa riguardo alla «tragedia dei migranti morti al largo della Libia nel marzo 2011» sottolineando l esistenza di «elementi da chiarire e informazioni contraddittorie, anche fra Italia e NATO»2. Si tratta certo di un episodio particolarmente scandaloso ed inquietante, anche per la presenza nella zona, al momento del naufragio, di numerosi mezzi militari che non avrebbero prestato i dovuti soccorsi. Quello citato è del resto solo uno degli episodi che avvengono ogni giorno distruggendo numerose vite in fuga verso Nord. Molte sono le vittime annegate, nel corso degli ultimi decenni ed anni, nel tentativo di approdare nei Paesi della sponda Nord. Questi eventi luttuosi, ma forse sarebbe più appropriato parlare di crimini, data l esistenza di precise responsabilità politiche al riguardo, avvengono in zone di frontiera che si stanno in buona misura trasformando in zone di guerra. Ma che genere di guerra? E fra chi? Una delle tesi di fondo di questo libro, e in particolare del mio saggio che ne costituisce il contributo d apertura, è che nel fenomeno dell immigrazione si sommino due ordini di contraddizioni strutturali e di fondo, al tempo stesso nazionali e internazionali, quella di classe fra capitale e lavoro e quella, di ordine geopolitico e al tempo stesso determinata dalla divisione internazionale del lavoro, fra il centro e la periferia del sistema mondiale, che si sta in questi ultimi tempi ulteriormente articolando e diviene sempre più complessa, caratterizzandosi com è noto per la prepotente emersione di nuovi centri di potere economico e finanziario, fra i quali la Cina3. Il virulento estendersi della crisi economica al centro stesso del mondo capitalistico, a partire dalle sue periferie, come la regione mediterranea, costituisce del resto la base per nuove ondate di emigrazione, in particolare giovanile, verso i luoghi del benessere vero o presunto. Per altri versi la migrazione attuale costituisce una sorta di nemesi storica del fenomeno della colonizzazione e andrebbe quindi vista e risolta nel quadro di un ottica storica di lungo periodo e nello spirito di una condivisione solidale delle prospettive dell umanità. Ma così purtroppo non è. Si scatenano, sul tema, le politiche di bassa lega di tribuni improvvisati che hanno scoperto come la demagogia contro gli immigrati, ovvero, per chiamarlo con il suo nome, il razzismo, dia risultati facili e a buon mercato. Non si tratta certo di una novità. Hitler accumulò le sue fortune politiche costruendo il nemico immaginario dello Judentum, insieme ad altri gruppi bersaglio di annientamento, come gli zingari, gli oppositori politici, gli inabili al lavoro e

16 16 gli omosessuali, uccidendone a milioni i componenti nei campi di sterminio. I piccoli e medi imprenditori politici del razzismo nostrano, europeo e internazionale si accontentano per il momento di levare alte strida in difesa dell identità (padana, nazionale, cristiana, occidentale, o altro che sia) a rischio per l invasione dei nuovi barbari e a solleticare le paure degli individui minacciati da una molteplicità di fattori, convogliando la loro legittima richiesta di sicurezza nella richiesta di misure per tenere lontani gli stranieri, trasformati in capro espiatorio e sfogatoio di nevrosi, paure e insicurezza indotte dalla globalizzazione nei suoi vari aspetti. Non mancano tuttavia episodi sanguinosi, come il massacro di decine di giovani colpevoli di multiculturalismo ad opera di un estremista di destra norvegese, e le uccisioni di immigrati africani nel nostro Paese da parte di pazzi iscritti ad organizzazioni razziste o di gruppi camorristici. E sorgono i muri, ben guardati da polizie ufficiali e gruppi di volontari, come i Minutemen statunitensi, animati dall ostilità, quando non dall odio tout-court, per ogni straniero4, ma soprattutto per quelli poveri che bussano alle porte del mondo economicamente avanzato per chiedere di partecipare in qualche modo al benessere che viene loro negato, quando non fuggono precipitosamente da situazioni insostenibili a causa di guerre, dittature, problemi ambientali, fame e malattie. L esistenza di tali muri pone di per sé una serie di problemi giuridici, dato che essi costituiscono il luogo e l occasione per massicce violazioni dei diritti umani. Di recente la Corte europea dei diritti dell uomo ha avuto modo di pronunciarsi sulle gravi trasgressioni compiute dal governo italiano nel caso Hirsi Jamaa5. Ma moltissimi sono purtroppo gli avvenimenti di questo tipo: respingimenti arbitrari di richiedenti asilo o mancato soccorso nei confronti di persone costrette a perire in mezzo al mare6. Come ogni guerra che si rispetti, d altronde, anche quella contro i migranti ha creato il proprio complesso militare-industriale. Lo ha raccontato in un recente libro7 Claire Rodier, alla quale ho chiesto di contribuire anche a questo nostro scritto, la quale spiega come si sia formato ed operi tale complesso. Aziende specializzate nel terreno della sicurezza, che gestiscono oggi il contenimento dei migranti, allestendo e difendendo questi muri, organizzando le espulsioni e sorvegliando i campi di concentramento dove a volte gli internati sono costretti a dedicarsi ad attività produttive latrici di profitto: un inquietante analogia con quanto avveniva ai tempi del nazismo. Facili lucri sono peraltro ottenuti anche sul terreno dell assistenza a migranti e richiedenti asilo, approfittando della mancanza di una programmazione politica ragionevole e attenta degli interventi, delle approssimazioni e delle ipocrisie di chi, dopo aver eccitato i peggiori istinti dell elettorato, sembra vergognarsi delle proprie scelte umanitarie. IMMIGRAZIONE: TUNISINI FANNO SCIOPERO FAME,VOGLIAMO RISPETTOLe migrazioni sono, con ogni evidenza, uno dei terreni di sfida più importanti per l affermazione effettiva dei diritti umani nel mondo, proprio per l evidente debolezza di coloro che ne sono i protagonisti. E non solo con riferimento a queste circostanze per certi versi estreme. Nonostante questi filtri sanguinosi, infatti, i movimenti di popolazione avvengono, dato che rispondono da un lato all insopprimibile volontà degli emigranti di evadere da contesti sempre meno vivibili, e dall altro a un interesse economico dei Paesi di destinazione. ma, le migrazioni, se correttamente governate nel rispetto dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, possono risultare un fattore di progresso a livello non solo e non tanto economico, ma soprattutto sociale, culturale e civile, dato che da tempo immemorabile l incontro, e perfino lo scontro, tra raggruppamenti differenti per origine, mentalità e valori costituisce un motore senza eguali per l avanzamento del genere umano. Oltre ad essere il terreno d elezione per la promozione e l insegnamento di quell identità terrestre la cui importanza è stata affermata fra gli altri da Edgar Morin8. Trovare una combinazione il più possibile armonica fra questi vari aspetti, cui si accompagni la necessaria neutralizzazione dei fenomeni deteriori di speculazione politica cui si è appena accennato, è sicuramente compito di giuristi attenti sia alla necessità del rispetto e della realizzazione dei diritti umani, sia alle problematiche di fondo della comunità internazionale nell attuale fase storica di globalizzazione intensa e sregolata. Non manca del resto un nutrito ed agguerrito arsenale di princìpi giuridici cui attingere per garantire i diritti dei migranti: da quello fondamentale di non discriminazione a quelli contenuti nei vari patti e trattati relativi ai diritti umani. L applicazione di tali princìpi, tuttavia, lascia spesso a desiderare. Se fra le molle del fenomeno migratorio c è anche un preciso interesse del mondo imprenditoriale dei Paesi più avanzati cui consente di attuare una sorta di delocalizzazione in situ, mediante l accettazione da parte dei migranti di salari inferiori e condizioni di lavoro peggiori, e se esso si svolge nell ambito di una nuova configurazione del mercato del lavoro nei Paesi di destinazione che non è sempre positiva, cogliamo peraltro anche la tendenza a vedere nel migrante solo il prestatore di lavoro, spesso in condizioni di estremo asservimento. In effetti, all indubbio interesse di ordine economico non si abbina spesso un attenzione nei confronti dei migranti in quanto persone. Essi infatti restano relegati in una condizione di clandestinità, ovvero, quando va bene, ottengono permessi di soggiorno a breve scadenza, normalmente vincolati all esistenza di contratti di lavoro. Mille difficoltà si frappongono, in particolare nel nostro Paese all acquisizione di uno status pieno di cittadinanza, anche dopo decine di anni di residenza o per gli stessi immigrati di seconda generazione. E la

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