La pesca professionale nell AMP Portofino

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1 La pesca professionale nell AMP Portofino In Liguria la piccola pesca artigianale, un attività praticata sottocosta con piccole imbarcazioni, occupa un posto di rilievo nell economia di molti borghi costieri e assolve un ruolo sociale e culturale di primaria importanza. Poche AMP in Italia possiedono un patrimonio di cultura marinaresca come l AMP di Portofino e l Ente Gestore è chiamato a studiare e tutelare tale risorsa. Scopo principale di un Area Marina Protetta (AMP) sarà quindi salvaguardare le sue risorse naturali e tutelare le tradizioni locali, quando queste si svolgano in armonia con le esigenze di una corretta conservazione. La pesca professionale e dilettantesca sono, evidentemente, attività di grande impatto sull ambiente naturale e sulla struttura delle comunità marine: basti pensare ai danni che provoca la pesca a strascico, giustamente proibita in tutte le AMP italiane. In questo senso il problema all interno delle AMP non c è, visto l esistenza del divieto di praticare questo tipo di pesca. La pesca all interno delle AMP resta, comunque, un problema gestionale tra i più importanti e difficili, ma negli ultimi anni i pescatori professionisti, sopratutto gli operatori della piccola pesca costiera, hanno saputo modificare il loro rapporto con il mare ed oggi possono diventare i protagonisti nella gestione della fascia costiera e nell uso consapevole dell ambiente in cui operano. Infatti, la loro capacità d utilizzare metodi ed attrezzi selettivi, di differenziare le specie bersaglio a seconda della stagione, d accettare alcune restrizioni in termini di periodi o aree di pesca, dimostra la disponibilità del pescatore ad operare in sintonia con le regole di protezione dell ambiente. E un processo molto lento e difficile, ma che sta dando i suoi primi frutti in alcune AMP italiane (Cattaneo-Vietti & Tunesi, 2007). La principale sfida che l AMP di Portofino ha raccolto al momento della sua istituzione è conservare la straordinaria biodiversità dei suoi fondali, evitando che l uso delle risorse biologiche e paesaggistiche e le attività di pesca provochino danni alle comunità che si vogliono proteggere, ma al tempo stesso studiare e valorizzare le tradizioni legate al mare che si sono sviluppate sul suo territorio in centinaia di anni (Cattaneo & Bava, 2009). In questo contesto la realtà esistente nelle marinerie locali dei tre Comuni facenti parti dell Area Marina, in particolare quella di Camogli, ben si inserisce nelle attività da valorizzare all interno del territorio, in quanto rappresenta ormai da anni un borgo marinaresco molto attivo per la piccola pesca. La particolarità in questo senso sta nel fatto che Camogli rappresenta una perla all interno di quella che è la realtà delle marinerie del Mediterraneo, un mare già di per sé particolarmente ricco e con caratteristiche che hanno favorito il diffondersi di specie bersaglio nettamente diverse e che pertanto impongono obbligatoriamente l uso di attrezzi diversi: l attività di pesca in tutto il comprensorio ha radici molto antiche e i pescatori raccontano che negli anni si sono succeduti cicli biologi nettamente differenti l uno dall altro che hanno visto l alternarsi di una specie piuttosto che

2 un altra, nonché la comparsa di specie nuove a seguito di fenomeni quali ad esempio la meridionalizzazione del Mediterraneo. Più specificatamente la pesca professionale nell AMP Portofino è un attività artigianale che, essendo praticata con metodi invariati da centinaia di anni è radicata nella tradizione dei Golfi Tigullio e Paradiso. Nell AMP Portofino la pesca professionale è riservata ai residenti nei comuni di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure nonché alle imprese e alle cooperative di pesca aventi sede legale nei suddetti comuni alla data del 4 agosto Nella zona di riserva integrale la pesca è vietata. Gli attrezzi consentiti sono reti da posta fissa (in Zona B disposte perpendicolarmente alla linea di costa), palangari aventi un numero massimo di duecento ami di lunghezza massima non inferiore a 22 mm, (in Zona B calati a profondità non inferiore a 40 m o 50 m a seconda dei siti, in Zona C ad una distanza minima di 50 m dalla costa), reti a circuizione e fonti luminose; nelle Zone B e C è inoltre consentita l attività professionale per la pesca al rossetto (Aphia minuta), previa autorizzazione dell Ente gestore, con i modi e i tempi definiti dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, riservata ai pescatori professionisti in possesso di specifica licenza e che abbiano già svolto tale attività prima del 31 dicembre Censimento dei pescatori che operano in AMP Per conoscere e caratterizzare l attività di pesca professionale in AMP è stato effettuato un censimento delle imbarcazioni e dei pescatori attivi. Tale campionamento è stato condotto grazie alla collaborazione dei responsabili delle cooperative che, sottoposti ad interviste, non hanno esitato a comunicarci i dati anagrafici dei soci, le targhe delle imbarcazioni e le tecniche adottate da ciascun pescatore. Riportiamo di seguito la scheda utilizzata per raccogliere i dati durante le interviste.

3 Figura 86: scheda per la raccolta dati dei pescatori professionisti Il primo dato ad emergere è che in AMP operano 57 pescatori distribuiti tra le marinerie di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure come illustra la figura 87.

4 Figura 87: numero dei pescatori professionisti divisi per marineria di appartenenza Nella quasi totalità dei casi i pescatori sono riuniti in cooperative: a Camogli sono presenti la Cooperativa pescatori di Camogli (27 iscritti), la cooperativa Castel Dragone (5 iscritti) e la Cooperativa San Fortunato (3 iscritti); a Portofino la Cooperativa pescatori di Portofino (6 iscritti), a Santa Margherita Ligure la cooperativa di servizio La Calata (11 iscritti). Gli attrezzi utilizzati dai membri della Cooperativa pescatori di Camogli sono le reti da posta fissa (tremaglio, incastellata, imbrocco in monofilo di nylon, palamitara), sciabica per rossetto, lampara, reti a circuizione, palangari e tonnarella; quest ultimo attrezzo è concesso esclusivamente alla cooperativa in questione nel tratto di mare che va dalla casa del Generale al Mulino da Drin circa. Come gli iscritti alla Cooperativa pescatori di Camogli, i soci delle cooperative Castel Dragone e San Fortunato espletano la propria attività tramite reti da posta, palangari, reti a circuizione, lampara e sciabica per rossetti inoltre hanno la concessione per utilizzare la mugginara nella zona di Porto Pidocchio; la cooperativa Castel Dragone svolge anche attività di pescaturismo. I membri della Cooperativa pescatori Portofino, fatta esclusione per tonnarella e mugginara, adottano gli stessi attrezzi dei colleghi camogliesi, mentre i pescatori sammargheritesi della cooperativa La Calata utilizzano esclusivamente reti da posta e palangari anche se talvolta praticano la pesca del polpo per mezzo di apposita polpiera. L imbarcazione più diffusa per l attività di pesca professionale risulta il tipico gozzo ligure, in legno o vetroresina, con motore entrobordo. L età media dei pescatori è pari a 54,4 anni, la marineria più giovane risulta essere quella di Portofino con un età media pari a 43,8 anni, la più anziana è Santa Margherita con i suoi 66,3 anni di età media, mentre l età media degli operatori di Camogli è 53 anni. In questo senso ultimamente ci si chiede sempre più spesso se gli operatori della piccola pesca rappresentino ormai una specie in via d estinzione, in quanto ciò che emerge dai rilevamenti effettuati nell AMP Portofino è facilmente riscontrabile anche in altre AMP italiane le cui marinerie

5 da anni basano la propria economia sulla piccola pesca (quali ad esempio Porto Cesareo in Puglia e Tavolara in Sardegna): tra il 50 e l 80% dei pescatori, l età maggiormente riscontrabile si aggira tra i 50 e i 70 anni, mentre solamente un valore percentuale compreso tra il 10 e il 40 dei figli dei pescatori è intenzionato a continuare l attività del padre. Già a livello nazionale l attività del pescatore professionale ha incontrato negli ultimi anni diversi ostacoli quali ad esempio il forte aumento dei costi (come per esempio quello per il carburante), quello dei punti vendita (che ha favorito gli intermediari che compongono le filiere commerciali a discapito dei pescatori stessi), nonché le misure adottate a livello comunitario che hanno ridotto di molto il numero degli addetti e delle imbarcazioni negli ultimi anni. Se, infine, si fa riferimento alle AMP, a queste misure si sono aggiunti altri fattori quali la sottrazione di determinate aree di pesca (le zone A). Nonostante questo però, da un altro punto di vista, le AMP possono rappresentare un occasione per invertire questo trend in declino del pescatore locale, attraverso, per esempio, misure di conservazione della diversità culturale delle comunità locali, pescatori compresi; incentivi per promuovere attività economicamente ed ecologicamente sostenibili (come ad esempio il pesca turismo, la commercializzazione del pesce povero nonché di prodotti alimentari tradizionali conservati), integrando così il reddito derivante dalla pesca, attività dura e non prevedibile per definizione perché strettamente legata a cicli biologici e condizioni ambientali in continua evoluzione. Come si intuisce dalla figura 88, il 56% dei pescatori è residente in uno dei tre comuni bagnati dall AMP che quasi sempre coincide con il comune in cui ha sede la cooperativa di appartenenza. Figura 88: studio sulla residenza dei pescatori professionisti divisi per marineria di appartenenza

6 Come evidenziato nella tabella 6 gli attrezzi più diffusi sono le reti da posta fissa (tremagli, incastellata, imbrocco a monofilo di nylon, palamitara, aragostara, imbrocco a treccia) seguite da palamiti e reti a circuizione. Nei grafici è mostrata la situazione per ogni marineria. Tabella 6: Percentuale operatori che utilizzano un determinato attrezzo ATTREZZI Totale generale in % reti da posta fissa 50,8 Palangari 24,6 Polpiera 3,3 sciabica per rossetti o bianchetti 21,3 Lampara 19,6 Tonnarella 18 Mugginara 6,6 Figura 89: numero di pescatori di Camogli che utilizzano un determinato attrezzo Figura 90: numero di pescatori di Portofino che utilizzano un determinato attrezzo

7 Figura 91: numero di pescatori di Santa Margherita Ligure che utilizzano un determinato attrezzo E evidente che la marineria che registra la maggior diversificazione negli attrezzi è quella di Camogli, ad indicare ancora una volta il perdurare, in questa località, di antiche radici e tradizioni pescherecce. Monitoraggio reti da posta fissa e palangari Conoscere quanto sono utilizzate le reti da posta risulta essere molto importante poiché alcune tipologie di esse, tremagli in primis, oltre a creare un indubbio impatto sulle popolazioni ittiche, possono arrecare, se male posizionate, danni significativi ai fondali; infatti, grazie ai colloqui con gli operatori del settore, abbiamo appreso che un tramaglio, seppur calato correttamente, raccoglie anche esemplari di specie strettamente bentoniche come crostacei ed echinodermi. A tale proposito, in Sartor et al. (2008) sono stati riportati alcuni studi effettuati su tipologie di pesca che utilizzano differenti reti da posta lungo le coste italiane, nelle quali sono state osservate, fra le catture, elevate percentuali di specie non commerciabili, unitamente allo scarto di specie commerciali costituito per lo più da esemplari danneggiati durante le operazioni di pesca e da organismi di piccola taglia (anche se in misura minore). Tale situazione è comune a molte realtà italiane della piccola pesca mediterranea e una recente Comunicazione Europea riporta che, in questo bacino, gli scarti della pesca con i tramagli variano dal 15 al 35 % della cattura totale e quelli della pesca con reti a imbrocco si aggirano intorno al 10 %.

8 Figura 92: stella marina in tramaglio (Foto V. Cappanera) L esigenza di diminuire l impatto delle reti da posta e aumentarne la selettività è manifestata anche dai pescatori, in quanto la presenza di catture indesiderate spesso allunga notevolmente i tempi di lavoro per la pulizia delle reti, determinando così un precoce danneggiamento delle attrezzature, aumentando i costi e riducendo le giornate utili di pesca. Per preservare i popolamenti sessili di fondo duro presenti nella Zona B dell AMP, il regolamento di esecuzione ed organizzazione impone che in tale zona le reti da posta fissa siano calate perpendicolarmente alla costa cosicché la porzione di attrezzo a contatto con il coralligeno sia minima. Dal mese di giugno dell anno corrente è in corso una campagna di monitoraggio da gommone degli attrezzi da posta fissa volta a quantificare lo sforzo di pesca e ad individuare i siti preferiti dai pescatori. Per questo studio è stata adottata la suddivisione della riserva in 18 settori definita in passato attraverso punti cospicui della costa per monitorare la nautica da diporto (figura 93).

9 Figura 93: suddivisione in settori dell AMP Portofino Come si deduce dal grafico di figura 94, i siti nelle zone C sono preferiti a quelli nelle zone B, con una forte concentrazione elevata nel tratto di mare delimitato da Olivetta e Punta del Faro di Portofino. I pescatori non calano spesso in Zona B poiché tale zona è contraddistinta da fondali rocciosi nei quali è facile danneggiare l attrezzo che per essere riparato richiederebbe una spesa maggiore dell eventuale guadagno ottenuto dal pescare in riserva generale. Figura 94: numero di attrezzi da posta fissa censiti nei diversi settori dell AMP La figura 95 evidenzia l assiduità dei singoli pescatori, qui identificati dalla targa della propria imbarcazione, nel calare attrezzi da posta fissa.

10 Figura 95: numero di attrezzi da posta fissa censiti per ogni singolo pescatore delle tre marinerie dell AMP Dalla figura 95 è facile apprendere che, nonostante costituiscano la marineria meno numerosa, i pescatori portofinesi sono coloro che utilizzano maggiormente gli attrezzi da posta fissa in AMP. Riportiamo qui di seguito la carta dell AMP con i siti di cala per gli attrezzi da posta fissa. Figura 96: disposizione degli attrezzi da posta fissa nei diversi settori dell AMP Dalla cartina risulta evidente che le zone di maggior concentrazione degli attrezzi sono, come già accennato, le due zone C e la zona Est del Fronte Sud: tali zone dovrebbero essere tenute particolarmente sotto controllo, in particolare il Fronte Sud (soprattutto palamiti) dove si ha competizione elevata con un altra attività di fruizione, la subacquea. Questa è un altra attività che ha raggiunto negli ultimi anni numeri significativi a Portofino e spesso, durante le uscite in mare, gli operatori si sono trovati a dover prendere atto dell estrema vicinanza di alcuni attrezzi da pesca alle boe adibite a tale attività subacquea. Per cercare di armonizzare i rapporti fra le due attività, il nuovo Regolamento ha previsto che gli attrezzi da posta siano recuperati nelle prime ore del mattino e siano riposizionati solo dopo il tramonto, in particolare laddove sono presenti siti d immersione. In questo senso l attività di sensibilizzazione andrebbe sicuramente incrementata, ma, spesso, anche colti sul fatto, i pescatori locali sembrano non comprendere l importanza di certe regole che indipendentemente dal regolamento dell AMP costituiscono per lo più una regola di buona condotta e di maggiore sicurezza. Quando si parla di pesca professionale non si può che fare almeno un accenno a tonnare, tonnarelle, bestinare e mugginare, sistemi trappola che hanno fatto la storia della pesca mediterranea, ma soffrono oggi di una lunga, inevitabile crisi: fanno eccezione, appunto, la

11 Tonnarella e la Mugginara di Camogli che, pur tra quotidiani problemi, continuano il loro antico mestiere (Cattaneo & Bava, 2009). Pertanto l area marina, nell ottica di una gestione delle risorse e delle attività di fruizione che la caratterizzano, da alcuni anni sta continuando a monitorare le catture che vengono effettuate stagionalmente da questi due secolari sistemi di pesca. Per quanto riguarda però la mugginara, quest anno non è stato possibile recuperare i dati circa le catture. La Tonnarella La Tonnarella di Punta Chiappa esiste da sempre: documenti storici datano la sua attività fin dai primi del XVII secolo, ma non si può escludere che sia ancora più antica, coeva di una rete posta in mare tra Santa Margherita Ligure e Portofino e di cui si ha notizia fin dal XIV secolo (Cattaneo & Bava, 2009). A differenza di quella che è una tonnara tradizionale, quale ad esempio quella carlofortina, la tonnara di Camogli, pur mantenendo l antica denominazione, di fatto non pesca più tonni ma pesci di passo, sfruttando il vortice di correnti che si viene a delineare nel Golfo Paradiso per l incontro di una corrente Levantina (da Est a Ovest) ed una Ponentina che, oltre Punta Chiappa determinano un gyre in senso orario che lambisce la costa (tale andamento è illustrato in figura 97). Figura 97: rappresentazione schematica dell andamento delle correnti superficiali intorno al Promontorio di Portofino (P. Povero, Università di Genova, dati non pubblicati). Sia a levante che a ponente del Promontorio si formano due controcorrenti che influenzano notevolmente l andamento della pesca nell area.

12 Diversamente in figura 98 è riportata una rappresentazione in 3D dello sbarramento costa-largo che caratterizza la tonnara. Figura 98: schema tridimensionale della tonnarella (Torre, 2005) Questa tradizionale rete è calata in mare da ormai centinaia d anni da aprile a settembre a circa 400 metri da Punta Chiappa, nelle acque sottostanti la millenaria chiesa di San Nicolò di Capodimonte. E fissata a terra a Sca di Rocco, uno scoglio da cui parte la rete d arresto, il pedale (talvolta chiamata pesale a Camogli), che perpendicolarmente va dalla costa al largo. Il suo scopo è chiudere il passaggio ai pesci sotto costa e guidarli verso una prima camera grande o di raccolta. Da qui i pesci entrano nella lea, la camera della morte. Figura 99: Sca di Rocco (foto C. Umili)

13 La posizione della tonnarella di Camogli non è casuale, ma il risultato di attente e, si potrebbe dire, centenarie osservazioni. In primis è necessario calare la rete e sopratutto il corpo che si appoggia sul fondale in un punto in cui non ci siano rocce o ferrature che potrebbero strappare la rete o impedirne il recupero. In una zona ricca di scogli affioranti dal fondo detritico, l ubicazione non è facile e solo un antica esperienza permette ogni anno di calare la lea senza danni (Martini, ). In questo contesto i riferimenti a terra sono risultati negli anni particolarmente importanti soprattutto nella ricerca degli idonei siti di cala e, in tal caso, nella fase di messa a mare della tonnarella stessa: i punti cospicui sono stati significativi soprattutto negli anni in cui non vi era ancora un sistema di riferimento quale il GPS; basti pensare che il posizionamento della barca da pesca che viene lasciata tutta la stagione nello specchio d acqua sotto S.Nicolò, l Andrea II, viene effettuato grazie alla ricerca di un buco in uno scoglio nei pressi del ristorante di Porto Pidocchio. In figura 99 è raffigurato un momento della messa a mare. Figura 100: messa a mare della rete in aprile (Foto V. Cappanera) La rete della tonnara è tessuta in fibra vegetale: il cocco. La sua manifattura e quella delle cime d ormeggio e di levata (branchelle) avvengono sia a Camogli che a San Fruttuoso,dove si utilizza un sistema realizzato su un modello seicentesco. Qui si intrecciano le cime e i lunghi cavi di fibra di cocco che servono per legare i vari spezzoni della rete e sollevare il sacco durante la leva (Cattaneo & Bava, 2009).

14 Fino agli anni 70 tutto il comprensorio del monte era coinvolto nella manifattura della rete, non solo S. Fruttuoso e Camogli, ma anche il vivo approdo di Porto Pidocchio, cui spettava il compito di preparare i cavi d acciaio e le ancore per il fissaggio sul fondo della rete; ancora oggi sono visibili i segni di questa attività: lo scoglio in prossimità del Ristorante Spadin, mostra infatti ancora macchie causate dalla presenza di catrame in quanto i cavi d acciaio, utilizzati per issare le ancore venivano avvolti dalle cime e successivamente incatramati in forno con la pece al fine di creare maggior tenuta durante le operazioni di carico del materiale. In quegli anni, un tipico prodotto della comunità di S. Fruttuoso era la lisca (Ampelodesmos mauritanicus), una pianta dalle cui foglie si ricavava una corda particolarmente resistente utilizzata un po in tutta la Liguria; tale pianta (detta taglia mani per le sue particolari proprietà) era stata utilizzata per un certo periodo per far su la rete della tonnara. Dopo sperimentazioni che hanno visto l utilizzo di materiali differenti (quali ad esempio la canapa o il nylon), la fibra di cocco è risultata la più idonea all uso; pare infatti che questa fibra sia determinante per lo stabilirsi sulla rete stessa di complessi popolamenti animali e vegetali che costituiscono un fouling attrattivo per specie ittiche costiere (Boero e Carli, 1997). Tale fibra, a fine stagione, viene abbandonata sul fondo e non recuperata in quanto completamente biodegradabile. L ultima parte della rete, la lea (camera della morte) è invece in nylon e pertanto non subisce lo stesso fenomeno. Questa parte terminale viene ogni anno tinta a caldo sul molo di Camogli con un colorante chimico, al fine di renderla invisibile ai pesci più scaltri che potrebbero deviare ancora il loro percorso anche se già entrati nella camera di raccolta (figura 100); anticamente le vasche di rame dove avveniva il procedimento di tintura della rete erano le così dette puieua.. Figura 101: tintura a caldo della lea attraverso un colorante chimico (foto S. Bava) Le barche che caratterizzano la tonnarella sono tre: quella ormeggiata al centro del corpo si chiama poltrona, utilizzata per salpare la rete, mentre quella che va avanti e indietro dal porticciolo

15 di Camogli per portare l equipaggio ed il pescato, è l asino. La rete viene salpata tre volte al giorno, all alba, il mattino e nel tardo pomeriggio ed il pesce viene avvistato grazie ad uno specchio (batiscopio) in mano al capoguardia che si trova sulla vedetta, una piccola lancetta a remi. Ciò che avviene durante la levata è illustrato in figura 102. Figura 102: schema dello spostamento delle barche durante la levata (Torre, 2005)

16 Le levate sono solitamente tre, ma con l avanzare della stagione possono diminuire a causa della mancanza di pesce. Le stagioni Durante le stagioni , l equipaggio è stato normalmente costituito da sei persone con turno settimanale e cambio effettuato il venerdì. Le regole vengono dettate da un Capobarca che, negli ultimo due anni, essendo rimasto l unico, effettua il doppio turno. La prima levata, l albetta, prevede una partenza dal porto di Camogli alle 3.30 circa di notte mediante l asino ormeggiato in banchina e viene effettuata sempre, in quanto il fatto che avvenga in notturna non permette di verificare la presenza o meno del pesce con lo specchio. Durante questa levata vengono catturati per lo più pesci di piccole dimensioni che devono essere catturati prima che il sole illumini del tutto la rete, dal momento che le maglie iniziali della tonnarella sono abbastanza grandi e gli stessi pesciolini riescono facilmente ad entrare e uscire (i pescatori raccontano infatti che le notti di luna piena non sono molto proficui per la pesca); differentemente la presenza di fitoplancton bioluminescente si pensa aumenti la sensazione di sbarramento avvertita dagli stessi e pertanto è particolarmente apprezzata dai pescatori stessi. Figura 103: la chiusura della lea all albetta (foto V. Cappanera)

17 Figura 104: pesci (soprattutto Trachurus spp.) di piccola taglia nella lea (foto V. Cappanera) Questa levata è la più breve proprio perché viene effettuata senza guardare con il batiscopio; il rientro in terra avviene intorno alle 6 quando viene effettuata una breve sosta per rifocillarsi e ripartire appena dopo le 7 iniziando a tirare la rete intorno alle 9.30, a seconda della presenza del pesce. In figura 105 è raffigurato un momento della levata del mattino.

18 Figura 105: la levata del mattino (foto V. Cappanera) Nel pomeriggio la partenza dal porto avviene intorno alle 16.30, con rientro previsto tra le e le 19, in relazione alla maggiore o minore quantità di pesce, fortemente influenzata dalle correnti e a discrezione quindi del capobarca di turno. La durata delle operazioni di levata è strettamente correlata anche alla quantità di pesce che può rimanere immagliato nella rete e che determina quindi un appesantimento della stessa. Accade per esempio che spesso, nella prima parte della stagione di pesca, ovvero nei mesi di maggio e giugno, numerosi esemplari di pesce luna (Mola mola), invadano nel vero senso della parola la camera della morte e restino intrappolati nella rete appesantendola molto e creando così non pochi problemi all equipaggio di turno. Infatti è ormai noto che i pesci luna, seppur numerosi nelle acque del Golfo Paradiso, quando restano intrappolati nella rete della Tonnarella, vengono immediatamente liberati in mare in quanto non hanno sul mercato un valore commerciale. In figura 106 è illustrato un momento in cui le operazioni di levata si interrompono per liberare in mare i pesci immagliati.

19 Figura 106: liberazione di un esemplare di pesce luna (Mola mola) immagliato nella rete (foto V. Cappanera) Le numerose catture accidentali di Mola mola che vengono comunque liberati rappresentano quindi un problema per chi gestisce la tonnara, sia in termini di tempo, sia in termini economici. Per quanto riguarda più propriamente le catture di queste due stagioni di pesca, occorre sottolineare in primis che, come già precedentemente accennato, la tonnarella pesca pesce di passo e le sue specie bersaglio sono quindi soprattutto ricciole, boniti, palamite, tonnelle, sugarelli, boghe chiamati a Camogli con nomi volgari propri di questo borgo marinaresco. Nella tabella 7 è riportato pertanto un dizionario camogliese in cui ciascuna specie è identificata con il suo termine in italiano, scientifico e locale.

20 Tabella 7: Dizionario camogliese - italiano della tonnara dialetto camogliese nome comune nome scientifico Ag n aguglia Belone belone anci a, gianchetto da galla (j.*) acciuga Engraulis encrasicolus Büdego rana pescatrice Lophius budegassa Buga boga Boops boops Cavalla lanzardo Scomber colias Dëntexo dentice Dentex dentex Êuggiâ occhiata Oblada melanura gianchetto da f ndo, lunarino bianchetto di fondo Crystallogobius linearis gianchetto da galla bianchetto (j. di sardina) Sardinia pilchardus Giânello rana pescatrice Lophius piscatorius Laxerto sgombro Scomber scombrus leccia, lecciotta (j.*) ricciola Seriola dumerili Luasso spigola, branzino Dicentrarchus labrax lüssu de mà luccio di mare, barracuda Sphyraena spp. mangia pece lampreda Petromyzon marinus Menoa menola Spicara maena Mêua pesce luna Mola mola Museu cefalo, muggine Mugil sp., Liza aurata Oâ orata Sparus aurata Oca corvina Sciaena umbra Pämïa palamita Sarda sarda Papagallo lampuga Coryphaena hippurus pescio spâ pesce spada Xiphias gladius Roscetto rossetto Aphia minuta Rundine pesce volante Exocoetidae Sagâo sarago maggiore Diplodus sargus salacca, laccia cheppia Alosa sp. Salbuga cheppia di grossa taglia Alosa sp. sardenha, sardenn-a alaccia Sardinella aurita sardenha, sardenn-a, paase (j.*) sardina Sardina pilchardus Sarpa salpa Sarpa salpa Sarpa sulla, pinzüa sarago pizzuto Diplodus puntazzo Scatausella costardella Scomberesox saurus Serraiola leccia Lichia amia Str mbo tombarello, biso Auxis rochei Su sugarello Trachurus mediterraneus su verde sugarello Trachurus trachurus Tanüa tanuta Spondyliosoma cantharus testa nêigra sarago fasciato Diplodus vulgaris Tonnella tonnetto Euthynnus alletteratus T nno tonno Thunnus thynnus Zeru zero Spicara smaris pesci cartilaginei - selaci

21 ferrassa, ciuccio trigone Dasyatis pastinaca ferrassa, ciuccio Trigone violetto Pteroplatytrygon violacea Gattopardo gattopardo Scyliorhinus stellaris Gattûsso gattuccio Scyliorhinus canicula Manta manta o diavolo di mare Mobula mobular Meanto makò Isurus oxyrhinchus Meanto smeriglio Lamna nasus meanto t nno Squalo bianco, pesce cane Carcharodon carcharias Nissêua palombo liscio Mustelus mustelus Nissêua palombo stellato Mustelus asterias pescio elefante squalo elefante Cetorhinus maximus pescio martelo, pescio scr ssua squalo martello Sphyrna zygaena, Sphyrna mokarran pescio ratto squalo volpe Alopias vulpinus Razza spinosa razza Raja sp. Tremulina torpedine Torpedo sp. Verd n verdesca Prionace glauca tartarughe Tartarüga tartaruga comune Caretta caretta Tartarüga tartaruga liuto Dermochelys coriacea mammiferi marini boe main foca monaca, bue marino Monachus monachus ca-adiün globicefalo Globicephala melas Drafin delfino comune Delphinus delphis Drafin stenella striata Stenella coeruleoalba Drafin tursiope Tursiops truncatus j.*: giovanile I dati e le successive elaborazioni circa le catture effettuate in tonnara sia nel 2007, sia nel 2008, sono stati desunti dai Registri commerciali della Cooperativa pescatori di Camogli. Catture stagione 2007: La prima levata del 2007 è stata effettuata l 8 Aprile, mentre l ultima il 17 Agosto. In questo senso tra le catture alcune specie sono risultate meno numerose del solito, soprattutto in riferimento che la stagione è finita molto presto; le specie in questione potrebbero essere boniti e lampughe, di solito numerose in settembre. In figura 107 è rappresentato quindi l andamento del pescato durante l intera stagione 2007 espresso in tonnellate: risulta evidente come le catture più numerose si sono avute nei mesi primaverili (maggio e giugno), come abitualmente accade ogni stagione di pesca.

22 Figura 107: Catture mensili in tonnara nella stagione 2007 espresse in tonnellate (t) Per quanto riguarda invece le singole specie, in figura 108 sono riportate tutte quelle catturate durante la stagione. In tal senso la stagionalità risulta importante per comprendere l andamento delle risorse da pesca durante l anno: a Camogli si dice infatti se a maggio non si giara, non pesca la tonnara. Figura 108: catture totali per specie relativo alla stagione 2007 espresso in tonnellate (t)

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