CENSIS U.C.S.I. Quarto Rapporto sulla comunicazione in Italia. I media che vorrei IN COLLABORAZIONE CON:

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1 CENSIS U.C.S.I. Quarto Rapporto sulla comunicazione in Italia I media che vorrei IN COLLABORAZIONE CON:

2 I lettori che desiderano informarsi sui libri e le riviste da noi pubblicati possono consultare il nostro sito Internet e iscriversi nella home page al servizio Informatemi per ricevere via le segnalazioni delle novità o scrivere, inviando il loro indirizzo, a: FrancoAngeli, viale Monza 106, Milano.

3 CENSIS U.C.S.I. Quarto Rapporto sulla comunicazione in Italia I MEDIA CHE VORREI FRANCOANGELI

4 Il Rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricerca del Censis, diretto da Raffaele Pastore, responsabile del Settore Comunicazione, e composto da: Settimio Marcelli, Federica Durante, Monica Altieri, Vittoria Coletta, Giuseppe Lubrano, Simona Poli Costato, Flavia Novelli e Giancarlo Livraghi. La ricerca quantitativa è stata realizzata con Ipsos Explorer. L analisi testuale è stata svolta in collaborazione con il prof. Sergio Bolasco dell Università La Sapienza di Roma. La collaborazione con l Ucsi si è avvalsa del contributo di Emilio Rossi, Paolo Scandaletti e Andrea Melodia, consiglieri dell Ucsi. Copyright 2005 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy Ristampa Anno È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata a qualsiasi titolo, eccetto quella ad uso personale. Quest ultima è consentita nel limite massimo del 15% delle pagine dell opera, anche se effettuata in più volte, e alla condizione che vengano pagati i compensi stabiliti dall art. 2 della legge vigente. Ogni fotocopia che eviti l acquisto di un libro è illecita ed è severamente punita. Chiunque fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per farlo, chi comunque favorisce questa pratica commette un reato e opera ai danni della cultura. Stampa: Deltagrafica, Via G. Pastore 9, Città di Castello.

5 INDICE PREFAZIONE I media cambiano più del mondo che raccontano di Emilio Rossi Il potere dei media e la consapevolezza dei pubblici di Giuseppe Roma pag. 9» 11 PARTE I 1. I media usati e i media desiderati 1.1. I media che vorrei 1.2. La televisione: verso un uso maturo e individuale 1.3. La tv satellitare: vorrei ma non posso 1.4. La radio: sempre più giovane e musicale 1.5. Il quotidiano: abituale mezzo per capire, purché sia sereno 1.6. I libri: solo se dell autore o genere preferiti 1.7. I settimanali e i mensili: i contenuti innanzitutto 1.8. L internet: utile, divertente, unico, ma ancora difficile 1.9. Il telefono cellulare: la vera rivoluzione digitale 2. Profili di utenti e non utenti di internet e cellulari 2.1. I consumatori 2.2. Gli sperimentatori 2.3. I tiepidi 2.4. Gli attardati 2.5. Gli alieni 3. Le parole per parlare dei media» 17» 17» 21» 36» 42» 48» 57» 64» 71» 80» 89» 91» 97» 103» 107» 110» 113 5

6 4. I vecchi, l informazione e la comunicazione di Giancarlo Livraghi pag. 159 PARTE II 5. I giornalisti e la libertà di stampa» 191 PARTE III 6. Interventi alla presentanzione della ricerca 6.1. Com è cambiato il concetto di massa di Francesco De Sanctis 6.2. L importanza della formazione per i giovani comunicatori di Lucio D Alessandro 6.3. Il giornalista al servizio dei cittadini di Massimo Milone 6.4. Ragionando sul mestiere del comunicatore di Paolo Scandaletti 6.5. Italiani più maturi e individualisti nell uso dei media di Raffaele Pastore 6.6. Il ritorno ad un serio giornalismo di Gianni Ambrosino 6.7. Le linee guida della tv pubblica di Benito Benassi 6.8. L educazione ai media: una necessità dei nostri tempi di Ermanno Corsi 6.9. I giornalisti al passo con la multimedialità di Carlo Gambalonga Una scarsa cultura informatica fra i giovani: come intervenire di Andrea Granelli I nuovi media: da mezzi pervasivi a semplici veicoli di Luisa Pogliana Più professionalità per i giovani giornalisti di Vittorio Roidi L editore come garante di qualità dell informazione di Alfonso Ruffo Nuove riforme nell impresa editoriale di Franco Siddi Utenti liberi dai condizionamenti del politeismo mediatico di Giuseppe De Rita L importanza di rimettersi in gioco di Emilio Rossi» 225» 225» 226» 226» 227» 228» 231» 232» 233» 235» 237» 239» 241» 242» 244» 245» 247 6

7 PREFAZIONE

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9 I MEDIA CAMBIANO PIÙ DEL MONDO CHE RACCONTANO di Emilio Rossi (*) Cambiano i media. Cambiano anche più del mondo che raccontano. Lo stesso tradizionale comparto del quotidiano a stampa mostra in Italia più di un sussulto significativo, a fronte di dati di diffusione che restano insoddisfacenti. Da un lato si afferma il giornale distribuito gratuitamente con la sua formula semplificata; dall altro si accredita, sia pure con riferimento a un mercato di nicchia, il giornale volutamente disadorno pensato per élite pensanti; dall altro ancora il grande quotidiano per tutti, non solo trova sempre nuovi prodotti di accoppiamento, ma s impegna a creare-soddisfare nuove domande. Tende così, come è stato osservato (Andrea Salerno), a mensilizzarsi, dopo essersi settimanalizzato ; e dunque prova a proporre documenti integrali e monografie di respiro. Al confronto, la televisione, tuttora quantitativamente in ottima salute, sembra interessata più alle nuove tecnologie che a reinvenzioni qualitative. In particolare la televisione generalista, con la sua tuttora grande dote di ascolti, si direbbe meno creativa nell innovazione, invischiata com è stata fino ad oggi piuttosto nel proporre e riproporre con molteplici variazioni il format del reality. L approfondimento si celebra semmai al di fuori dei due grandi gruppi, il pubblico e il commerciale, tendenti a omologazione. I new media intanto in testa, trionfante il telefonino sviluppano le loro potenzialità, soprattutto relazionali, in vista di assetti ancora da definire. In questo quadro, il Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione in Italia seguita, anno dopo anno, a svilupparsi in estensione e profondità. L ambizione, che funge da filo conduttore, è quella di aiutare a dar dimensione e ragione dei fenomeni mediatici, che sempre più ci avvolgono con dinamiche difficili da interpretare, anche per la velocità che le caratterizza. Scattare istantanee e far collezione di impressioni suggestive è abbastanza facile. Molto meno facile è, al di là delle (*) Consigliere nazionale Ucsi. 9

10 une e delle altre, cogliere andamenti reali, velocità di scorrimento e punti di verosimile approdo, insomma individuare (per poi valutare) dove si sta andando. Il prossimo Rapporto il quinto non solo perché offrirà serie quinquennali di dati su cui riflettere, sarà l occasione per fare il punto, attraverso confronti dilatati non solo temporalmente ma anche geograficamente, con riguardo almeno ai grandi Paesi europei. L appuntamento si prospetta fin d ora come sostanzioso; il cantiere di lavoro è già aperto. Restando a questo quarto Rapporto che fa seguito, consolidandola e ampliandola, all anticipazione fornita a fine ottobre 2004 nell incontro al Suor Orsola di Napoli il titolo I Media che vorrei riassume una linea di fondo della ricerca, forse meno ovvia di quanto possa sembrare a prima vista. Il nesso domanda-offerta ha infatti centralità del tutto atipica nel campo massmediatico, come radicalmente atipica è la merce comunicazione. Opportunità e rischi vi si addensano bidirezionalmente e costituiscono un nodo problematico vitale per la democrazia postmoderna. La posta è così alta, che ogni granello di miglior conoscenza nel suo ambito può risultare prezioso, se acquisito al riparo dalla semplificazione e dalla presunzione. Dopo aver mappato, in bilico tra media usati e media desiderati, i sette continenti (televisione, radio, quotidiani, libri, periodici, internet, telefonini), dopo aver trovato conferma essere ancora la televisione l unico mezzo in grado di parlare a tutti gli italiani, il Rapporto esplora alcuni territori specifici come: profili di utenti e non utenti di internet e cellulari (tanti stimoli e qualche scoperta); l universo degli anziani (ed è giustificato occuparsene, visto che soprattutto di loro sarà affollato il futuro). Rilievo a sé ha la ricerca sull autonomia professionale dei giornalisti considerata in suoi molteplici aspetti: autonomia da chi, sperimentata come sul lavoro e sul prodotto finale, garanzie di tutela. È tema di decisiva rilevanza politica, civile, coscienziale, il cui approfondimento richiede di essere ulteriormente sviluppato, tra l altro sul versante dei lettori e delle loro percezioni. Non manca, infine, a titolo di curiosità, il complemento di un analisi testuale: quali sono le parole più usate, quando si parla di media? Di paragrafo in paragrafo, di tabella in tabella, di percentuale in percentuale, anche nel quarto Rapporto è leggibile, come in filigrana, l umanità sottostante al mondo della comunicazione e alle sue tecnalità a prima vista soverchianti. Un mondo in cui contano anche dati esistenziali come: la voglia di divertirsi ma pure quella di capire; la curiosità ma pure la scarsa disponibilità a faticare; la paura della noia ma pure il bisogno di serenità; lo sgomento della solitudine ma pure l ansia di non farsi mettere al guinzaglio. Non di sole news vive l uomo. E, per questo motivo, anche a riguardo delle news fast o slow che siano, ha le sue responsabilità. 10

11 IL POTERE DEI MEDIA E LA CONSAPEVOLEZZA DEI PUBBLICI di Giuseppe Roma (*) Lo studio delle relazioni fra cittadini e media, specie nel nostro paese, assume i caratteri di un analisi ad ampio spettro, travalicando il campo specialistico cui si riferisce la sociologia della comunicazione. I media sono sempre più sfuggenti, nella percezione comune, nel modo di accompagnare i processi sociali, nell orientare gusti e opinioni delle diverse popolazioni coinvolte (bambini, giovani, adulti, casalinghe, anziani vitali, anziani in ripiegamento e così via). C è una difficoltà a cogliere i mutamenti di giudizio, le opzioni di gradimento espresse da questa pluriforme platea di fruitori attraverso i tradizionali strumenti di indagine sull opinione pubblica. È merito del rapporto Censis-Ucsi di aver sperimentato con successo diverse metodologie di indagine e di aver sempre puntato ad interpretare i fenomeni piuttosto che, semplicemente, misurare i comportamenti attraverso la lente talvolta opaca delle interviste e dei questionari. Nei materiali raccolti qui di seguito si può, infatti, rilevare come la frammentazione delle scelte sia una delle cifre dell attuale stato del rapporto società/media. Le motivazioni espresse si addensano con molta difficoltà evidenziando il moltiplicarsi di scelte concrete d uso, di aspettative verso la comunicazione, dei gusti quanto a piacevolezza e facile accessibilità delle informazioni, e dei contenuti. Ma registriamo anche il frantumarsi delle esperienze, del vissuto, delle competenze e dei livelli di consapevolezza culturale. Quindi il popolo italiano, un popolo più orale che scritto, propone nei confronti dei media uno sventagliamento di posizioni e di propensioni. (*) Direttore generale del Censis. 11

12 Dall altro versante i media sembrano ormai consolidare una funzione sociale che però si impasta in un ruolo di potere. Un potere particolare, un potere in sé, non tanto un potere di complemento nei confronti della politica. Non è escluso che in Italia, per quanto i media più potenti possano allinearsi su posizioni di uno schieramento politico, il passaggio elettorale vada a favore dello schieramento opposto. Un eccesso di allineamento finisce per rilevarsi un potente boomerang. I media mostrano di avere un potere in sé nel definire particolari linguaggi che poi trasferiscono all uso comune ma anche all antropologia diffusa, impongono interessi di carattere produttivo e aziendale, ed a ragione in quanto l industria del multimediale non può che considerarsi una componente fondamentale dell economia tecnologica e globalizzata. Determinano un potere dei protagonisti, siano essi i popolari e visibili personaggi televisivi che le potenti macchine giornalistiche. Cresce perfino la capacità attrattiva di poeti e scrittori in grado di tramutare il naturale fascino della scrittura in effetto cumulato con la parola. Basti pensare ai festival della letteratura o alle sempre più numerose e affollatissime performance dal vivo. Una prima conclusione cui prudentemente ci potrebbe condurre la lettura di questo quarto Rapporto è, quindi, tutta centrata sulla crescente autocrazia dei media a fronte dell altrettanto montante sventagliamento di motivazioni e scelte da parte del corpo sociale. Per corroborare la tesi molti dei dati che sono stati rilevati rivelano come addensamento delle opinioni una quota massima compresa fra il 30-40% delle preferenze espresse. Solo le motivazioni d uso del telefonino e della radio raggiungono quote di molto superiori. Il primo perché in maniera tautologica consente di rimanere permanentemente in contatto con gli altri, la seconda aggrega quote rilevanti di pubblico quali ascoltatori dei diversi generi musicali. Per quanto riguarda la tv poco più di un terzo la accende per guardare i programmi preferiti, ha un tg prediletto, non vede i reality show, si lamenta della volgarità, utilizza il satellitare come estensione e alternativa alla tv generalista. Ma è sempre poco più di un terzo che legge i quotidiani per capire, altrettanto pesa la quota di chi è soddisfatto per aver capito e che trova i piccoli quotidiani (specie quelli gratuiti) come lo strumento di più rapida informazione. Rasenta il 40% la quota di chi legge libri in quanto appassionato di un particolare genere, di chi non rinuncia alla propria rivista preferita e di chi usa internet per accedere ad un maggiore patrimonio informativo. La lettura che quindi il rapporto propone ha quanto meno l originalità di rimettere nelle giuste posizioni domanda e offerta di comunicazione. Non nega 12

13 che si tratti di un rapporto simbiotico in grado di autoalimentarsi, ma certamente identifica la potenza degli strumenti e il livello di consapevolezza dei pubblici. Pubblici che potrebbero silenziosamente mutare orientamenti d uso, allo stato attuale appena percettibili, e potrebbero a breve riservarci qualche sorpresa. 13

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15 PARTE I

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17 1. I MEDIA USATI E I MEDIA DESIDERATI 1.1. I media che vorrei Il quarto Rapporto annuale Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia è dedicato alle aspettative del pubblico nei confronti dei media. Non vi mancano, come è ovvio, le riflessioni sull entità dei consumi mediatici, sull evoluzione dei comportamenti d uso degli utenti dei vari media, sulle tendenze generali in atto nel sistema della comunicazione, però, come ogni anno, il Rapporto individua anche un tema specifico e intorno ad esso orienta l indagine complessiva. Il tema di quest anno è quello che emerge dallo stesso titolo del Rapporto: I Media che vorrei. Dopo aver documentato ampiamente nelle ricerche passate, ma anche in quella presente quello che i media offrono e quello che gli utenti fanno con essi, abbiamo provato a capire cosa cercano gli spettatori, i lettori, gli utenti quando si avvicinano a un mezzo di comunicazione. Quello che vi trovano, ma anche quello che gli piacerebbe trovarvi e ancora non c è. Procedendo lungo questa strada, dopo aver analizzato una grande quantità di dati, si può concludere che non solo risulta difficile conciliare le aspettative dei lettori di libri con quelle degli ascoltatori della radio o le attese dei navigatori di internet con quelle dei telespettatori o dei lettori di quotidiani, ma che delle analoghe difficoltà si possono individuare anche quando si vanno ad analizzare i gusti e le preferenze che si riscontrano all interno dello stesso pubblico della televisione, dei giornali o della radio. In definitiva, più ci si avvicina agli usi concreti che il pubblico fa dei media, più si comincia a dubitare che i mezzi di comunicazione di massa siano propriamente di massa. O meglio, lo sono certamente dal punto di vista della emissione dei messaggi, ma non lo sono più con la stessa forza al momento della loro ricezione. 17

18 Gli apparati della comunicazione realizzano prodotti in serie e li diffondono in dosi massicce secondo i principi tipici della produzione industriale. Lo stesso programma televisivo, lo stesso libro, la stessa copia di giornale, la stessa pagina web raggiungono migliaia, se non milioni di persone senza cambiare minimamente aspetto. I messaggi veicolati dai media, invece, vengono decodificati attraverso processi molteplici e diversificati, raramente prevedibili, disperdendo in mille rivoli il grande fiume della comunicazione. A una struttura tipicamente monoteistica (sia essa tematica, come ad esempio per i mensili, o generalista, come nel caso della televisione) dell offerta, corrispondono comportamenti d uso tendenzialmente politeisti. Da una parte c è lo sforzo di uniformare, di trovare formule capaci di raggiungere il maggior numero di persone, quindi di banalizzare e semplificare, in qualche caso anche di condizionare il pubblico, insomma l istanza della massificazione in grado di ottimizzare l investimento (finanziario, culturale, politico) che sostiene la pratica comunicativa. Dall altra parte ci sono il piacere o l utilità che si ricavano dalla fruizione del prodotto mediatico, che passano attraverso le sensibilità, le aspirazioni, gli interessi, le astuzie che ciascuno ha acquisito attraverso la propria esperienza di vita. I produttori cercano di trovare la formula che gli consenta di raggiungere il maggior numero di spettatori con lo stesso prodotto, possibilmente riproducibile all infinito con poca spesa; gli spettatori possono scegliere solo sulla base di quello che l industria della comunicazione offre, però cercano di ritagliarsi dei percorsi personali grazie ai quali questa offerta viene selezionata e destrutturata fino ad adeguarsi il più possibile alle loro aspettative e ai loro gusti. L atteggiamento che è stato definito politeistico non determina, comunque, una polverizzazione assoluta dei consumi mediatici, per cui la molteplicità dei comportamenti assunti dal pubblico nei confronti dei media non impedisce di individuare alcune tendenze che, per la loro importanza ed originalità, riteniamo utile sottolineare, anche solo in modo schematico, fin da queste prime pagine: c è molta più gente di quanto non si creda che spegne la televisione se non vi trova programmi di proprio interesse, mentre molte altre persone la lasciano accesa, mettendosi, tuttavia, a fare altre cose; una metà del pubblico televisivo non vede o non sopporta i reality show. L altra metà li vede, ma non dà alcun peso all autenticità di quanto va in onda, ciò che conta è la simpatia suscitata dai protagonisti di questi spettacoli e il coinvolgimento nelle loro vicende; il più grande ostacolo alla diffusione della tv satellitare, dopo i costi, è rappresentato dall attaccamento manifestato dal pubblico nei confronti dei programmi della tv tradizionale, generalista; 18

19 i lettori dei giornali vogliono essere informati su quanto accade nel mondo, anche degli eventi spiacevoli e dolorosi, però chiedono che venga fatto con la dovuta serenità, senza indulgere in allarmismi e catastrofismi; l ostacolo maggiore alla diffusione di internet è il computer, che è uno strumento estraneo per la stragrande maggioranza degli italiani. Internet interessa, ma per diventare veramente un mezzo di comunicazione di massa dovrà rendersi per quanto possibile indipendente dal computer. Come? È ancora difficile capirlo; lo strumento complementare ad internet sul piano della percezione dell utilità e della capacità di penetrazione è il telefonino. Il cellulare lo hanno praticamente tutti. Per il momento è sottoutilizzato, perché in molti non sentono il bisogno di fare molto di più che telefonare e scambiare sms, però la familiarità con il mezzo è tale da farlo ritenere lo strumento dell autentica rivoluzione digitale di questi anni. È opportuno lanciare anche una rapida occhiata alle tendenze principali che si sono evidenziate nel 2004 dal punto di vista dei consumi mediatici. I dati che presentiamo nella tabella 1 sono quelli più recenti, che risalgono alla fine dell anno. Posto che una valutazione molto più dettagliata dell andamento dei consumi mediatici in questi anni verrà svolta nel prossimo Rapporto, considerandone le variazioni attraverso un intervallo di cinque anni, per il momento si possono comunque fare alcune osservazioni, specie a proposito di quelle tendenze che appaiono mantenersi più stabili nel corso del tempo: la televisione si conferma l unico mezzo in grado di parlare a tutti gli italiani; non a caso le oscillazioni del consumo di tv risultano sempre trascurabili, nell ordine di qualche decimale di punto in percentuale; il telefonino si afferma come l unico mezzo di comunicazione in grado di avvicinare la tv dal punto di vista dell uso quotidiano; impressiona in particolare rispetto agli utenti occasionali, la crescita degli utenti abituali, che stanno ormai per coincidere con il totale degli utenti; pur collocandosi a una certa distanza da tv e cellulare, anche la radio è uno strumento che raggiunge abitualmente più della metà degli italiani; siamo appena a cavallo di questa soglia, però ci collochiamo ancora al di sopra di essa; quando si parla dei mezzi a stampa si è costretti a fare maggiore attenzione nel distinguere il pubblico occasionale da quello abituale; i dati complessivi, infatti, ci dicono che quasi la metà degli italiani si avvicina a questi media, cosa di per sé abbastanza soddisfacente, però se andiamo a considerare le persone che hanno un rapporto più frequente con questi mezzi, allora ci accorgiamo che le cose cambiano notevolmente. Ad esempio, 19

20 Tab. 1 - Il rapporto degli italiani con i media (val. %) Media Totale Usano i media Utenti abituali (2) Utenti occasionali (3) Non usano i media (1) Totale popolazione Televisione 97,5 94,5 3,0 2,5 100,0 Cellulare 75,3 68,7 6,6 24,7 100,0 Radio 62,0 50,4 11,6 38,0 100,0 Quotidiani 47,5 36,1 11,4 52,5 100,0 Libri 43,6 29,9 13,7 56,4 100,0 Settimanali 42,2 14,6 27,6 57,8 100,0 Mensili 30,7 7,4 23,3 69,3 100,0 Internet 27,8 18,5 9,3 72,2 100,0 Tv satellitare 15,6 10,8 4,8 84,4 100,0 Alla domanda sull uso dei singoli media: (1) hanno risposto no oppure mai/quasi mai ; (2) hanno indicato una frequenza settimanale di almeno tre volte (hanno letto almeno tre libri nell ultimo anno); (3) hanno indicato una frequenza settimanale compresa tra una e due volte (hanno letto uno o due libri nell ultimo anno). contro un 94,5% di persone che vedono quasi tutti i giorni la televisione, abbiamo solo un 36,1% che legge almeno tre volte la settimana un giornale (anche sportivo) e un 29,9% che legge almeno tre libri nel corso dell anno; internet è un mezzo familiare a un numero sempre maggiore di italiani, però rimane ancora spostato verso il fondo della piramide mediatica. C è inoltre da sottolineare il fatto che, al contrario di quanto accade per alcuni mezzi a stampa, la percentuale degli utenti abituali di internet è più elevata rispetto a quella degli utenti occasionali, fattore che legittima una maggiore dose di ottimismo intorno a questo medium, anche se i numeri ci dicono che, quando parliamo di internet, non si è ancora autorizzati a parlare di boom ; anche la tv satellitare piano piano si fa strada, ma non rappresenta ancora una vera alternativa alla tv generalista. Il pubblico certamente cresce, sia che lo si misuri sulla base degli abbonamenti sottoscritti che degli ascolti, però non è ancora chiaramente definito nelle sue aspettative e nei suoi orientamenti. Lo sviluppo del digitale terrestre, inoltre, almeno nel breve periodo, non sembrerebbe contribuire a fare chiarezza nel settore. 20

21 Tab. 2 - Italiani che vedono la televisione nell arco dell intera giornata (val. %) Caratteristiche socioanagrafiche Almeno tre volte alla settimana Di Tutti cui tutti i giorni i giorni Istruzione fino alla licenza elementare 98,8 95,5 Popolazione d età superiore ai 65 anni 98,0 95,4 Popolazione d età compresa tra 45 e 64 anni 95,1 88,4 Donne 95,0 86,9 Intera popolazione 94,5 85,4 Uomini 94,0 83,8 Diploma scuola media superiore 93,4 79,4 Diploma scuola media inferiore 92,9 85,3 Popolazione d età compresa tra 14 e 17 anni 92,9 84,5 Popolazione d età compresa tra 30 e 44 anni 92,8 80,4 Popolazione d età compresa tra 18 e 29 anni 91,4 73,3 Laureati 91,0 75,0 Nel complesso, l impressione che si ricava dai principali comportamenti di consumo dei mezzi di comunicazione ci rimanda ad un uso più consapevole e selettivo dei media stessi, almeno da parte di un numero non indifferente dei loro utenti. Le differenze, anche notevoli, che si rintracciano tra le caratteristiche intrinseche e le modalità d impiego dei diversi mezzi ci impediscono, a questo punto, di procedere ulteriormente lungo la strada della sintesi, imponendoci di entrare nel dettaglio delle vicende specifiche collegate all uso di ciascuno dei mezzi di comunicazione compresi nella nostra indagine La televisione: verso un uso maturo e individuale La tv è la protagonista dell unica vera esperienza di comunicazione condivisa dagli italiani. Chi pensa che il pubblico televisivo sia composto solo dai ventisette/ventotto milioni di telespettatori che mediamente ci indica l Auditel, deducendo da questo dato statistico la conseguenza che ci sono altri trenta milioni d italiani sostanzialmente estranei al contatto con la tv, non considera che nell arco della giornata e nei vari giorni della settimana si alternano davanti al teleschermo praticamente tutti gli italiani. Allo stesso modo, chi crede che la platea televisiva sia formata essenzialmente da casalinghe e pensionati, 21

22 dimentica che se è vero che le persone più anziane e con minore istruzione guardano molta televisione, è altrettanto vero che la tv entra nell esperienza di vita quotidiana di tutti. Infatti, come si può constatare dalla lettura della tabella 2, il 93,4% dei diplomati di scuola superiore e il 91% dei laureati vede la tv almeno tre volte la settimana, mentre l 80,4% degli italiani d età compresa tra i 30 e i 44 anni la vede tutti i giorni. Il gruppo degli spettatori meno assidui nella frequentazione quotidiana della tv è quello composto dai giovani tra i 18 e i 29 anni, ma anche essi raggiungono la quota, ragguardevole, del 73,3% e comunque il dato che spiega tutti gli altri è rappresentato da quell 85,4% di italiani che vede la televisione tutti i giorni: non importa quanti sono gli spettatori di questo o quel programma, oppure quante persone in un determinato momento hanno la tv accesa in casa, l essenziale è capire che l 85,4% degli italiani, prima o poi, poco o tanto, per passione o per necessità, divertendosi o annoiandosi, con distacco o partecipazione, vede la televisione tutti i giorni. La tv, dunque, la vedono tutti, ma non sempre nello stesso momento. Se si segue la concentrazione del pubblico nelle varie fascie orarie della giornata, infatti, si possono fare delle scoperte molto interessanti (tab. 3). Ad esempio, sono gli adulti compresi tra i 30 e i 44 anni i più fedeli utenti della tv tra le 21 e le 23 (76,9%), seguiti dai loro colleghi leggermente più anziani (76,3% tra i 45 e i 64 anni) e dai laureati (75%). Ovviamente non sono i pochi laureati esistenti in Italia a costituire la massa del pubblico televisivo, però questi dati ci stanno dicendo che tre laureati su quattro, dopo cena, guardano la televisione per almeno tre sere alla settimana; non leggono libri o periodici, non ascoltano la radio, non navigano in internet: vedono la televisione. È interessante notare che tutti i gruppi che nell ascolto complessivo si ritrovano sotto la media, si collocano sopra il dato nazionale nella fascia oraria compresa tra le 21 e le 23. Addirittura gli uomini con il 72,1% distanziano nettamente le donne, ferme al 66,8%. La situazione, invece, si ribalta nella fascia oraria precedente. Tra le 20 e le 21 la tv è vista dal 74,9% della popolazione con più di 65 anni e dal 73,4% delle persone dotate al massimo di licenza elementare, mentre le donne mantenendo praticamente invariata la loro percentuale (66,4%) sorpassano gli uomini (64,3%). Anche intorno all ora di pranzo, tra le 12 e le 14, è molto alta la frequentazione della tv tra i più anziani (58,3%) e i meno istruiti (54,5%), oltre che tra le donne (38,6%). Non è dunque l esistenza del contatto con il mezzo a determinare le differenze tra i diversi tipi di pubblico televisivo, ma le modalità di questo rapporto. Per il pubblico più anziano, meno istruito, a prevalenza femminile, il contatto è diluito nell arco dell intera giornata, raggiunge il massimo intorno all ora di cena e poi scende rapidamente (tra le 23 e le 24, ad esempio, solo il 4,2% degli ultrasessantacinquenni è ancora davanti al televisore, contro una 22

23 Tab. 3 - Fasce orarie in cui gli italiani vedono maggiormente la televisione, almeno tre volte alla settimana (val. %) Caratteristiche socioanagrafiche Tra 21 e 23 Tra 20 e 21 Tra 12 e 14 Popolazione d età compresa tra 30 e 44 anni 76,9 63,5 27,7 Popolazione d età compresa tra 45 e 64 anni 76,3 69,3 35,0 Laureati 75,0 53,0 24,0 Diploma scuola media superiore 72,4 64,3 26,3 Uomini 72,1 64,3 33,6 Diploma scuola media inferiore 72,1 62,8 33,7 Intera popolazione 69,4 65,3 36,2 Popolazione d età compresa tra 18 e 29 anni 67,3 53,6 22,7 Donne 66,8 66,4 38,6 Istruzione fino alla licenza elementare 60,8 73,4 54,5 Popolazione d età compresa tra 14 e 17 anni 60,7 51,2 25,0 Popolazione d età superiore ai 65 anni 58,3 74,9 58,3 media del 14,7% dell intera popolazione). Gli adulti, istruiti, prevalentemente uomini, si concentrano invece sui programmi di prima serata. Anche i più giovani (tra i 14 e i 17 anni) distribuiscono di più l ascolto nel corso della giornata, con un picco del 34,5% tra le 14 e le 17 (quando non a caso vanno in onda diversi programmi giovanilistici), ma con un significativo 13,1% anche tra le 23 e le 24 (ben oltre la fascia protetta). Questa diversa distribuzione delle abitudini d ascolto della televisione tra le differenti categorie di pubblico comincia a farci sospettare che l uso della tv sia molto meno e piatto e prevedibile di quanto siamo abituati a ritenere. Questo sospetto viene irrobustito da altre rilevazioni che abbiamo compiuto sui modi attraverso i quali ci si accosta alla tv. Ad esempio, è indubbio che la televisione costituisca un elemento fondamentale del nostro ambiente di vita, eppure non sono poi molte (solo il 10,7%) le case in cui è praticamente sempre accesa (tab. 4, in genere, salvo diverse indicazioni, nelle tabelle si presentano i dati relativi a uomini e donne, più e meno istruiti, giovani e anziani), e non sono neanche molti gli spettatori che l accendono senza motivo (21,1%). Al contrario, invece, all incirca un terzo degli spettatori accende la tv per seguire i propri programmi preferiti (33,7%) e più di un quarto per seguire il telegiornale (26,5%). Da sottolineare che sono i giovani il pubblico più attento al tipo di programmi trasmessi (45,9%) e meno sensibili al tg (8,7%), mentre è nelle case dei più anziani che la tv è più spesso sempre accesa (16,4%). 23

24 Tab. 4 - Motivi per cui si accende la tv (val. %) Modalità di risposta Totale Uomini Donne Meno istruiti (1) Più istruiti (2) Giovani (14-29) Anziani (65 e oltre) Per vedere i miei programmi preferiti 33,7 27,8 39,2 32,9 34,7 45,9 28,3 Per vedere il telegiornale 26,5 34,5 19,1 24,5 29,7 8,7 31,3 Senza un motivo preciso 21,1 19,6 22,5 22,5 19,0 26,0 21,4 È sempre accesa 10,7 9,4 12,0 13,8 6,1 8,0 16,4 Per vedere un film 8,0 8,7 7,2 6,3 10,5 11,4 2,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea Tab. 5 - Cosa si fa, dopo aver acceso la tv, se ci si accorge che non c è nulla che piace (val. %) Modalità di risposta Totale Uomini Donne Meno istruiti (1) Più istruiti (2) Giovani (14-29) Anziani (65 e oltre) La spengo 42,3 43,2 41,2 37,7 49,0 50,0 36,2 Guardo comunque quello che c è in Tv tv 20,9 23,2 19,2 24,1 16,5 18,4 22,7 Faccio altro lasciando la Tv tv accesa 21,0 15,7 25,9 21,1 20,7 20,8 18,4 In Tv tv c è sempre qualcosa che mi piace 8,6 10,7 6,5 9,7 6,9 7,3 11,2 La Tv tv mi fa comunque compagnia 7,2 7,2 7,2 7,4 6,9 3,5 11,5 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea 24

25 L impressione è che, sostanzialmente, siano le categorie di persone che passano più tempo in casa a considerare maggiormente la tv uno sfondo alle occupazioni domestiche: se sommiamo i dati su chi accende la tv senza motivo a quelli di chi l ha sempre accesa, vediamo che per i più anziani si arriva al 37,8% e per le donne al 33,5%, mentre, ad esempio i più istruiti si attestano al 25,1%. Altro dato interessante: sono molto più nette le distinzioni determinate dall età che dall istruzione, per cui l approccio che si ha con la tv sembra più essere determinato dalle abitudini di vita (studiare o lavorare fuori casa, uscire spesso con amici, ecc.) che da aspettative culturali. L elemento che emerge con più forza è però quello relativo al comportamento del pubblico di fronte all assenza di proposte interessanti da parte della televisione (tab. 5). Il 42,3% degli spettatori dichiara di spegnere la tv se non c è nulla che gli piace, con punte del 50% tra i giovani e dati più bassi tra i più anziani che arrivano, comunque, al 36,2%. Un numero praticamente uguale di persone guarda comunque quello che c è (20,9%) o si mette a fare altro con la tv accesa (21%). Diverse sono però le proporzioni: gli anziani e gli uomini si accontentano di più di quello che viene trasmesso, le donne preferiscono mettersi a fare altre cose, ma i giovani e i più istruiti sono sotto la media in entrambi i casi, perché sono quelli che la tv la spengono. La funzione di compagnia è particolarmente sviluppata tra gli anziani (11,5%), che risultano anche quelli che più spesso trovano programmi di loro gradimento (11,2%), così come gli uomini in generale (10,7%). Le motivazioni che spingono il pubblico ad accostarsi al mezzo televisivo sembrano essere chiaramente riconducibili all età e molto meno ad altri fattori. Dopo che si accende la tv, però le cose cambiano. Le persone con un grado di istruzione più elevato (e i giovani) sembrano essere più esigenti, per cui se non c è nulla che gli piace spengono più spesso la tv. Tra le persone che restano più tempo in casa si registra una ulteriore divaricazione: le donne tengono di più la tv accesa, però, si mettono a fare altre cose, mentre gli anziani restano più spesso a guardare la tv, se non altro perché gli fa compagnia. La gerarchia delle motivazioni che spingono il pubblico a seguire i programmi della televisione è abbastanza nettamente delineata. Sono gli argomenti trattati (40,2%), la possibilità di divertirsi (30,6%), l opportunità di conoscere qualcosa di nuovo sul mondo (27,7%) a spingere il pubblico verso i programmi (tab. 6). È molto interessante vedere però come si distribuiscono queste motivazioni tra i diversi tipi di pubblico. Per gli uomini è più importante l argomento trattato (45,1%) e la possibilità di conoscere il mondo (33,8%), mentre le donne hanno un attenzione sopra alla media per le vicende a cui appassionarsi (24,8%) e per le persone che par- 25

26 Tab. 6 - Ragioni per le quali si vede un programma televisivo (val. %) Modalità di risposta Totale (*) Uomini Donne Meno istruiti (1) Più istruiti (2) Giovani (14-29) Anziani (65 e oltre) Parla di argomenti che mi interessano 40,2 45,1 35,7 35,3 47,5 36,1 36,8 Mi fa divertire 30,6 29,9 31,4 33,0 27,2 46,2 23,7 Mi aiuta a conoscere meglio il mondo 27,7 33,8 22,0 27,4 27,8 17,7 31,9 Mi appassiono alle vicende che vengono narrate 21,3 17,6 24,8 22,3 19,7 19,4 22,4 Mi piacciono le persone che vi partecipano 18,4 12,1 24,2 20,7 14,9 20,1 23,0 Riprende la vita di gente comune 10,7 8,9 12,4 12,4 8,2 7,6 12,2 Mi piace il conduttore/la conduttrice 7,8 7,7 8,0 8,7 6,5 5,9 11,8 (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte (*) Il Totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Tab. 7 - Modalità con cui ci si informa attraverso i telegiornali (val. %) Modalità di risposta Totale Uomini Donne Meno istruiti (1) Più istruiti (2) Giovani (14-29) Guardo sempre il mio Tg tg preferito 31,5 32,8 30,2 32,6 29,9 17,7 40,7 Guardo diversi tg Tg 26,5 29,2 24,0 23,4 31,2 15,9 28,9 Ascolto i titoli e poi seguo i Tg tg solo se ci sono notizie interessanti 21,7 19,5 23,8 21,8 21,5 30,6 14,1 Seguo i tg Tg se sono successi avvenimenti importanti 15,2 14,2 16,1 15,3 15,1 21,9 13,5 Non guardo i tg Tg 5,1 4,3 5,9 6,9 2,3 13,9 2,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Anziani (65 e oltre) (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea 26

27 tecipano ai programmi (24,2%). L interesse dei giovani è fortemente sbilanciato sul fronte del divertimento (46,2%), mentre i più anziani danno molta più importanza alla conoscenza del mondo (31,9%). Ai più istruiti interessa molto l argomento di cui si parla (47,5%) e meno tutto il resto, mentre i meno istruiti danno molta importanza alle persone (20,7%), specie se si parla di gente comune (12,4%). Un analisi trasversale di questi dati ci mostra che sono gli uomini istruiti a preferire gli argomenti trattati, tutti i giovani il divertimento, le donne in genere sono più legate alle emozioni, mentre le donne anziane seguono di più i personaggi televisivi. Passando al modo in cui ci si accosta ai tg, si può notare innanzitutto che sono molto pochi i telespettatori che non si accostano mai al telegiornale, però, ancora una volta, è possibile rintracciare molte differenze tra le modalità di questo approccio (tab. 7). C è un 31,5% di pubblico che è affezionato al proprio tg e un altro 26,5% che ne segue diversi, per cui possiamo dire che il 58,0% dei telespettatori (più della metà degli italiani), si informa regolarmente e in modo anche approfondito grazie alla tv. Se si considera anche la quota di quanti seguono almeno la scaletta dei titoli del tg prima di decidere cosa fare (21,7%), la cifra aumenta ancora. Ancora una volta, però, questi dati si presentano molto diversificati, se riferiti alle diverse tipologie di persone. Lo zoccolo duro degli spettatori dei tg è rappresentato da uomini, istruiti, anziani. Il grado di istruzione sembra importante in particolare per l attenzione alla pluralità delle fonti informative, che risulta molto più scarsa tra i meno istruiti e i più giovani. I giovani hanno un atteggiamento più estraneo rispetto ai tg: in molti non li vedono (13,9%) e la maggioranza li segue o dopo aver sentito le scalette o se sono successi avvenimenti importanti (somma uguale a 52,5%). È vero però che tra i giovani ci sono anche i giovanissimi (quattordici e quindicenni), da cui sarebbe anche improprio attendersi un comportamento molto diverso. Le donne sono appena sotto gli uomini nel grado di attenzione verso i tg, per cui sembra che la grande divaricazione si abbia a causa dell età, mentre la maggiore sensibilità per il pluralismo deriva dall istruzione. Sintetizzando si possono individuare tre profili tipici di consumo dei telegiornali: gli adulti (specie uomini) istruiti che confrontano più tg, gli anziani (specie donne) meno istruiti che si fidano del loro tg preferito, i giovani (tutti) che si accostano ai tg sulla base di spinte esterne altrimenti ne fanno a meno. Questi profili si ritrovano quando si passa a considerare il pubblico dei programmi di approfondimento giornalistico (tab. 8). Per evitare equivoci, nel corso dell indagine sono stati indicati come esempi di questi programmi trasmissioni come Porta a porta, Ballarò, Otto e mezzo, eccetera, per non inclu- 27

28 Tab. 8 - Come ci si informa attraverso i programmi di approfondimento giornalistico televisivo (val. %) Modalità di risposta Totale Uomini Donne Meno istruiti (1) Più istruiti (2) Giovani (14-29) Segue programmi di approfondimento giornalistico televisivo 43,3 49,038,037,1 52,9 20,1 51,1 49,3 Chi li segue lo fa se: Affrontano un argomento interessante 61,0 59,2 63,0 59,9 62,1 62,1 61,8 60,0 Sono successe cose importanti 17,0 16,7 17,2 19,5 14,2 22,4 15,5 18,0 Adulti (30-64) Anziani (65 e oltre) Seguo sempre i miei programmi di approfondimento giornalistico preferiti 14,1 14,6 13,4 12,5 15,8 10,3 14,8 14,0 È simpatico il conduttore 0,8 0,0 1,7 0,7 0,8 0,0 0,9 0,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea 28

29 dere nelle risposte rotocalchi e contenitori in cui la funzione informativa risulta sostanzialmente marginale. Inoltre ci preme sottolineare che la presente indagine non registra il numero preciso di spettatori che assistono a un determinato programma in un particolare momento, come fa l Auditel, ma l interesse del pubblico verso i programmi della televisione. Detto questo, sapere che c è un 43,3% del pubblico che dichiara di gradire i programmi di approfondimento giornalistico televisivo ci sembra fondamentale. Il problema, in caso, è che si tratta sempre del solito gruppo di persone affamate di informazione che abbiamo già scoperto in precedenza, visto che sono uomini (49%), adulti (51,1%), istruiti (52,9%). L attenzione dei giovani, invece, crolla al 20,1%, mentre anche le donne non superano il 38%. In ogni caso, la maggioranza degli spettatori degli approfondimenti giornalistici segue questi programmi quando trattano di argomenti di grande interesse (61%). Le oscillazioni tra i diversi gruppi sono molto ristrette, così come quelle che si riscontrano tra quanti invece sono molto affezionati ad un particolare programma e non ne perdono mai una puntata (14,1%). La grande differenza tra il pubblico dei telegiornali e quello dei programmi di approfondimento giornalistico sta proprio in questo: per la maggioranza degli italiani il tg è un abitudine quotidiana, mentre il programma di approfondimento lo si segue quando il tema trattato è considerato particolarmente importante. Questo spiega anche le notevoli differenze negli indici d ascolto: i tg possono contare sul 58% (chi ne vede uno o più di uno) del 94,6% (tutti quelli che vedono i tg, anche in modo saltuario) del pubblico televisivo; i programmi di approfondimento partono invece dal 14,1% del 43,3% del pubblico televisivo, e il resto se lo devono conquistare (sottraendolo, spesso, a proposte alternative molto attraenti) contando quasi solo sulla forza dei temi da loro trattati. Tra i generi della programmazione televisiva che hanno prodotto un maggiore interesse negli spettatori negli ultimi anni ci sono i cosiddetti reality show. I dati sulla diffusione di questi programmi sono noti a tutti, per cui non metteremo certamente in discussione il loro successo. Quello che si è cercato di evidenziare con la ricerca è piuttosto l atteggiamento che il pubblico ha nei loro confronti (tab. 9). La prima cosa che si può osservare è che una discreta porzione di pubblico si mostra estranea, se non ostile, a questo tipo di programmi. In particolare, il 36,9% degli spettatori dichiara di non vedere i reality show e il 25,0% dichiara di non sopportarli. Visto che era possibile dare più di una risposta alle domande del nostro questionario, non si possono sommare automaticamente i due dati tra di loro, però possiamo verificare come si sono incrociate tra di loro le risposte a queste due domande. Da questa verifica è scaturito che c è un 29,2% di spettatori che dichiara di non vedere i reality senza aggiungere alcu- 29

30 Tab. 9 - Atteggiamento nei confronti dei reality show (val. %) Modalità di risposta Totale (*) Uomini Donne Meno istruiti (1) Più istruiti (2) Giovani (14-29) Anziani (65 e oltre) Non li vedo 36,9 46,4 28,0 35,6 38,9 22,2 42,8 Non li sopporto 25,0 29,0 21,2 23,3 27,6 16,0 30,3 Li vedo perché dopo un po mi affeziono ai protagonisti 14,8 8,5 20,6 16,6 11,9 17,7 14,1 Li vedo perché sono divertenti anche se so che sono finti 14,2 10,8 17,4 13,6 15,1 23,6 8,9 Li vedo se ci sono persone simpatiche 14,2 9,2 18,8 16,1 11,3 18,1 13,2 Li vedo perché tutti ne parlano 11,6 10,8 12,5 12,8 9,8 16,3 10,9 Li vedo perché sono le uniche cose vere in una Tv tv finta 3,6 2,4 4,8 3,8 3,3 5,2 3,0 Mi piacerebbe parteciparvi 2,5 1,9 3,0 2,7 2,1 7,3 0,3 (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea (*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte (*) Il Totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte 30

31 na altra considerazione, mentre si evidenzia l esistenza di un 17,1% di spettatori che non nega di vederli più o meno frequentemente, ma che comunque afferma di non sopportarli. Si sa bene che le modalità con cui ci si accosta alla visione dei programmi televisivi è molto più complessa della semplice scelta elaborata sulla base di categorie estetiche o funzionali (si può vedere un programma perché ne parlano tutti, perché lo sta vedendo qualcun altro in famiglia, perché non c è niente di meglio sugli altri canali, ecc.), per cui non ci stupiamo più di tanto di trovare delle persone che affermano di non sopportare alcune categorie di programmi senza però dichiarare esplicitamente di non vederli. L importante è la spaccatura verticale che si individua nel paese: poco più della metà degli italiani dichiara di non vedere o di non sopportare i reality show, mentre gli altri (quasi la metà degli italiani) li seguono con maggiore o minore passione, ma comunque con interesse. Visto che stiamo parlando di una platea di potenziali spettatori che raggiunge, più o meno, la metà degli italiani, è evidente che, se si azzecca la formula giusta, il successo sicuramente arriverà. Quello che ci pare importante sottolineare, piuttosto, è che il pubblico di questi programmi si mostra molto più scaltro e capace di scegliere di quanto si potrebbe pensare: infatti per molti spettatori i reality sono finti e si seguono per la simpatia dei protagonisti (14,2%), perché ci si affeziona ad essi (14,8%), perché tutti ne parlano (11,6%). Inoltre, scavando nei diversi tipi di pubblico, emergono particolarità ancora più interessanti. Il grado di istruzione è uno dei fattori meno decisivi per la distribuzione delle preferenze del pubblico. È vero che i meno istruiti mostrano di gradire un po di più questi programmi, ma con un margine talmente basso da non risultare molto significativo. Il primo grande spartiacque è segnato dall età: tra i giovani i giudizi favorevoli sono molto elevati, però l item che si trova al primo posto è quello che ritiene i reality divertenti ma finti (23,6%) e solo per il 5,2% si tratta di programmi in cui è decisivo il carattere di verità. Da sottolineare anche che il 7,3% dei giovani vorrebbe parteciparvi. L altra grande fetta di pubblico dei reality è rappresentata dalle donne, ma in questo caso le motivazioni principali che spingono a seguirli sono più connesse al legame affettivo che si crea coi protagonisti (20,6%) e alla loro simpatia (18,8%). Un dato su cui conviene fare un rapido approfondimento è quello relativo alle persone a cui piacerebbe partecipare ai reality. È vero che si tratta solo del 2,5% del pubblico televisivo (ma pur sempre pari a circa 1 milione e 200 mila persone), però è molto interessante capire chi vorrebbe veramente mettersi davanti alle telecamere per farsi riprendere giorno e notte. Scomponendo il 31

32 dato, dunque, si scopre che si tratta nel 63,3% dei casi di donne, nel 70,0% di giovani compresi tra i 14 e i 29 anni, nel 76,7% di non occupati (al 50,0% studenti). Il reality, dunque, sembra configurarsi come un programma dal profilo giovanile/femminile, che attira il suo pubblico nella misura in cui riesce a trasformare la realtà in spettacolo, non certo a rappresentarla fedelmente. Infatti, il tipo di pubblico che mostra di gradire maggiormente i reality show è quello che si presenta come il meno sensibile alla tv come strumento che mette in rapporto con la realtà, per cui non è questo che attira nei reality. Quello che conta è la capacità di sviluppare l uso emotivo e relazionale del mezzo, così come il piacere sta tutto nella possibilità offerta al pubblico di vedere come se la cavano delle persone che possono essere come loro (o che appartengono all affascinante mondo dello spettacolo) a recitare un gioco di ruolo: reality come videogame con le persone vere; ma anche reality come erede della commedia dell arte, in cui si recitava improvvisando su di un canovaccio condiviso da pubblico e attori, e il bello stava nel vedere come gli attori se la cavavano di fronte al compito di far apparire come nuovo e imprevisto quello che tutti si aspettavano. Probabilmente giovani e donne sono più disponibili a mettersi in gioco in questa avventura in cui la realtà, il mondo, la storia, la cronaca, la cultura non c entrano niente. Gli uomini, specie quelli più anziani, hanno più pregiudizi, devono cercare per forza un rapporto con la realtà, dare un senso e un valore alle cose, capire a cosa servono e perché. Gli uomini adulti giudicano il reality sul piano dei valori. Il reality, invece, fa leva sul piacere di vivere l esistenza come esperienza estetica. Quello che è certo è che ancora una volta si possono rintracciare una vasta gamma di comportamenti differenti attivati da uno stesso modello, tra l altro anche molto elementare di comunicazione (in definitiva non si fa altro che usare la telecamera come occhio che spia dal buco della serratura). La forza del modello, però, sta proprio nella capacità di attivare molte risposte diverse, entusiastiche o sdegnate, ma mai indifferenti. A proposito di valori, si possono valutare i giudizi espressi in generale dal pubblico sulla programmazione televisiva, per verificare che solo il 5,7% degli spettatori considera i programmi che segue abitualmente immuni dalla volgarità (tab. 10). Le parolacce e le persone che si insultano sono le cose che appaiono più volgari al pubblico televisivo, seguite dall erotismo e dalla violenza. La scomposizione di questi dati, ancora una volta, aiuta ad interpretarli meglio. La scala dei valori tra uomini e donne è leggermente, ma significativamente, diversa: per gli uomini sono più gravi gli spettacoli costruiti intorno a persone che si insultano (37,9%) e meno gravi le immagini erotiche (19,3%), per 32

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