LA SUINICOLTURA ITALIANA

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1 Migliaia di capi LA SUINICOLTURA ITALIANA Il patrimonio suinicolo italiano è stimato in circa 8,7 milioni di capi, pari al 6,8% del patrimonio UE-15, con un aumento non molto consistente ma costante negli ultimi 5 anni. Consistenza del patrimonio zootecnico delle principali specie (AIA 2014) suini; ovini; bovini; caprini; 937 equina; 458 bufali;

2 Categorie della specie suina Lattonzolo: dalla nascita allo svezzamento; Lattone: fino al peso di kg; Verretto: maschio dalla pubertà al primo accoppiamento; Verro: maschio adulto x la riproduzione; Scrofetta: femmina dalla pubertà al 1 parto Scrofa: femmina adibita alla riproduzione dopo il primo parto; Magroncello: maschio o femmina da kg a kg destinati all ingrasso; Magrone: maschio o femmina destinati all ingrasso per la produzione del suino pesante da kg a di kg.

3 Consistenza del patrimonio suino (ISTAT 2015) CATEGORIE Var. % sul 2010 SUINI IN COMPLESSO 9.321, ,000-6,9 Lattonzoli di peso inferiore a Kg , ,000-18,8 Suini da Kg 20 a Kg 50 esclusi 1.819, ,000-10,4 Suini da ingrasso: 4.977, ,000 1,0 da Kg 50 fino a Kg 80 esclusi 1.479, ,000-11,3 da Kg 80 fino a Kg 110 esclusi 1.501, ,000-1,4 da Kg 110 ed oltre 1.996, ,000 12,0 Suini da riproduzione di peso >di Kg , ,000-14,8 Verri 22,000 26,000 18,2 Scrofe montate 564, ,000-13,5 di cui montate per la prima volta 98,000 97,000-1,0

4 1- LA SUINICOLTURA ITALIANA I % dei suini è allevato nell'italia settentrionale, e le regioni a più intensa suinicoltura sono, nell ordine, la Lombardia, l Emilia Romagna, il Piemonte e il Veneto. Il 71% dei suini è allevato in aziende di oltre capi, mentre la consistenza media degli allevamenti con oltre 50 capi, che comprendono la quasi totalità dei suini allevati (90,3%), è di circa capi.

5 LA SUINICOLTURA ITALIANA Il consumo pro capite di carne suina è di 31,7 kg (di cui 13,5 sotto forma di carni fresche e 18,2 sotto forma di salumi). Il grado di autoapprovvigionamento è intorno al 70%, per cui l Italia importa animali vivi da rimonta o pronti per il macello (infatti i capi macellati sono circa 4,5 milioni più di quelli allevati) e carni fresche e congelate (circa tonnellate all anno).

6 LA SUINICOLTURA ITALIANA Nel nostro Paese si producono due tipi di suino: Il suino magro o leggero da macelleria (che viene macellato attorno ai 110 kg di peso vivo) Il suino pesante - detto anche da industria, da trasformazione o da salumificio - che rappresenta una produzione tipicamente italiana e che richiede capi di peso elevato (> 140 kg), maturi (9-12 mesi di età) e appartenenti a ceppi genetici idonei. Per il prosciutti DOP, viene richiesto un peso di 160 kg ( 10%) Il peso medio di macellazione del suino è, in Italia, il più elevato d Europa: 165 kg contro i 115 di Francia, Germania e Olanda, i 100 della Danimarca e i 90 della Gran Bretagna.

7 RAZZE DI ORIGINE INGLESE: RAZZE DI ORIGINE DANESE: RAZZE DI ORIGINE BELGA: LARGE WHITE BERKSHIRE LARGE BLACK TAMWORTH LANDRACE PIETRAIN LANDRACE BELGA RAZZE DI ORIGINE STATUNITENSE: DUROC POLAND CHINA SPOTTED POLAND CHINA HAMPSHIRE RAZZE ASIATICHE

8 Tipi genetici suini autoctoni (TGA) italiani, iscritti al registro anagrafico (fonte ConSDABI, 2002) Tipo genetico Consistenza Bergamasca nera 10 Calabrese 388 Casertana 209 Cinta Senese Macchiaiola 37 Modenese fulva 6 Mora Romagnola 213 Napoletana Fulva 13 Nero Siciliano Parmigiana Nera 36 Pugliese 66 Sarda primitiva 12 Tipi genetici suini italiani, iscritti al libro genealogico (fonte ConSDABI, 2002) Tipo genetico Consistenza Duroc Hampshire 7 Landrace italiana Landrace Belga 140 Large White Pietrain 292 Spotted 1 Prof. Antonio Zullo

9 Large White Razza di origine e selezione inglese, derivata dall'incrocio dei suini locali con quelli di ceppo orientale e dalla successiva selezione. Eccelle nella produzione del suino pesante ed è possibile ottenere anche quello leggero. Prolifica e con ottima capacità di allattamento. Nell'ingrasso risulta precoce, con accrescimenti elevati, dai 500 agli 800 g al giorno e con indici di conversione decisamente favorevoli. Maiali di questa razza a 6 mesi superano anche i 100 kg che diventano 170/200 ad un anno. Giusto rapporto tra parte grassa e magra della carne. Prosciutti ben conformati e di giusto peso. Razza molto prolifica Prof. Antonio Zullo

10 Landrace Razza originaria delle isole Britanniche, ottenuta dall'incrocio continuato tra verri Large White importati dall'inghilterra e scrofe locali ma di origine celtica. La selezione è invece tutta danese, anzi la Danimarca è stato il primo paese ad attuare e con severità il performance test sui suini. Oggi è una delle migliori razze in assoluto. Per produttività è comparabile alla Large White, dalla quale si distingue per la maggiore lunghezza (vertebre dorsali soprannumerarie 15/16 anziché 13). Alta resa al macello, ottima sia per la produzione di suino pesante che per la produzione di carne magra da destinare al consumo diretto. Buona prolificità ed elevata attitudine materna

11 Hampshire Razza originaria degli Stati Uniti. E' adatta alla produzione del suino leggero, ma fornisce carni acide, poco adatte alla trasformazione industriale. Molto usata per l'incrocio sempre nella produzione del suino leggero grazie all'elevato accrescimento che dimostra nei primi mesi di vita. Si adatta bene all'allevamento all'aperto Prof. Antonio Zullo

12 Berkshire Originata dalla mescolanza di più razze, quali la Casertana, altre razze autoctone britanniche e cinesi. Da questa razza ne derivano successivamente tante altre, oggi largamente diffuse, come la Duroc e la Pietrain. Elevate le rese al macello per lo scheletro fine e le abbondanti masse muscolari. Adatto per gli allevamenti all'aperto Prof. Antonio Zullo

13 Spotted Poland Razza americana che trae la sua origine dalla Poland China. Il grasso di marezzatura è elevato, la resa al macello media e il colore della carne scuro. E' adatta alla produzione del suino magro e fornisce carcasse ricche di tagli pregiati Prof. Antonio Zullo

14 Pietrain Razza di selezione belga. Suino ipertrofico, con masse muscolari molto pronunciate che forniscono altissime rese al macello, con carni chiare quasi prive di grasso. Particolarmente adatta alla produzione del suino leggero. Questa razza è però caratterizzata da un'elevata suscettibilità allo stress, che determina alterazioni fisiologiche delle masse muscolari tali da compromettere l'attitudine alla trasformazione in prosciutti di qualità Prof. Antonio Zullo

15 Duroc Razza originaria degli Stati Uniti. Deriva da un incrocio a tre vie tra Berkshire, suini Iberici e suini rossi africani (Guinea). E' la razza più diffusa nel Nuovo Continente. Di grandi dimensioni, è capace di fortissimi accrescimenti giornalieri ( g), pari a quelli della razza Large White e Landrace. Elevata prolificità e attitudine materna. Usato in Italia prevalentemente come verro per l'incrocio nella produzione del suino pesante da salumificio. In purezza presenta alcuni difetti che lo rendono poco utilizzabile negli allevamenti industriali: la noce e la grassinatura in modo particolare. La prima è una noce di grasso che si rinviene nel prosciutto, la seconda riguarda un'accentuata marezzatura, entrambe non gradite dai trasformatori Prof. Antonio Zullo

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17 Alcuni ibridi commerciali suini: Hypor Costwold Camborough PIC (Pig Improvement Company) Suffolk Goland RS70-90 (Raggio di Sole) Ibrido nazionale 88 (SUIME) Hypor Costwold PIC SUIME Prof. Antonio Zullo

18 Casertana Razza di antichissime origini (rappresentata in molte sculture e affreschi di epoca romana), ha contribuito alla formazione di importanti razze oggi largamente allevate (ad esempio la Yorkshire e la Berkshire, razze britanniche dalle quali discendono la Large White, la Landrace, la Duroc e la Pietrain). È certamente la razza più precoce e produttiva tra le razze italiane, in grado di produrre suini grassi pesanti, all'età di un anno, oltre 150 kg. La situazione attuale della razza è critica in quanto sopravvivono soltanto pochi soggetti, alcuni dei quali non sono di razza pura. Possiede tutte le caratteristiche per essere allevata all'aperto Prof. Antonio Zullo

19 Calabrese Due sono le ipotesi attuali della sua origine: una la fa discendere dal ceppo iberica, l'altra da quello romanico. Un tempo era presente in vaste zone della Calabria ed era distinta in diversi "tipi" locali (Reggino, Cosentino, Lagonegrese e altri). Tutti questi animali avevano in comune la produzione di carne magra ideale per la produzione dei tipici insaccati della zona. La consistenza attuale è molto ridotta. Come molte razze "colorate autoctone" le caratteristiche principali sono la capacità di valorizzare alimenti poveri, la rusticità, il vigore sessuale per il verro e l'attitudine materna per la scrofa. Prof. Antonio Zullo

20 Cinta Senese Presente a Siena già dal 1300, come documentano affreschi che mostrano animali con vistosa fascia bianca simili alla Cinta attuale. Razza rustica, con spiccata attitudine materna e notevole capacità di allattamento. I maschi possono raggiungere ad un anno pesi superiori ai 150 kg e le femmine 140 kg. Notevole il deposito di grasso in generale e lardo dorsale in particolare (molto apprezzato per i produttori di lardo di Colonnata). Risulta indenne dai difetti quali il PSS, il PSE e la carne acida. Particolarmente adatta al pascolo e frugale. Prof. Antonio Zullo

21 Mora Romagnola Questa razza era largamente allevata in molte zone del Nord Italia. Si distinguevano diversi tipi a seconda delle aree di allevamento e diverse gradazioni di colore. (Forlivese nera, Faentina rossiccia). Questi suini arrivavano a pesare anche 300 kg a 18 mesi). Oggi è ridotta a pochissimi esemplari concentrati in un unico allevamento, con elevati livelli di consanguineità. Razza robusta, rustica e che forniva carni particolarmente prelibate Prof. Antonio Zullo

22 Nero Siciliano Detto anche Suino Nero dei Nebrodi. Razza autoctona siciliana di antiche origini, precoce e longeva, è caratterizzata da una interessante fertilità e vivinatalità (elevato numero di suinetti portati allo svezzamento). Resistente alle malattie, capace di valorizzare alimenti anche poveri e molto resistente alle avversità climatiche. Le sue carni sono utilizzate sia allo stato fresco che insaccate, ottenendo prodotti di alta qualità Prof. Antonio Zullo

23 Cinta Casaldianni Prof. Antonio Zullo

24 Cinghiali Prof. Antonio Zullo

25 Gli allevamenti suinicoli si distinguono in: allevamenti a ciclo chiuso o integrato (tutte le fasi) Riproduzione Ingrasso allevamenti a ciclo aperto (una fase) Riproduzione con vendita dei suinetti a kg Allevamento con ingrasso dei suinetti acquistati fino alla macellazione

26 RIPRODUZIONE pubertà 5-6 mesi 1 accoppiamento 7-8 mesi ( kg) età al 1 parto ~ 1 anno ripresa dei calori 5-6 d dopo lo svezzamento involuzione utero d vita riproduttiva ~ 4 anni Suinetti svezzati per parto: la media è 12. Suinetti svezzati/anno: 24. Parti per anno 2,2

27 Inseminazione Il riflesso di immobilità consiste in uno stato di assoluta immobilità durante il quale la scrofa presenta il dorso leggermente incurvato, la testa protesa in avanti e in basso, gli arti divaricati. Esso rappresenta il momento ottimale per l inseminazione.

28 Inseminazione Per ottenere i migliori risultati bisogna ricordare che: a) l ovulazione dura 2-6 ore (media circa 3); b) l ovulazione avviene nella seconda metà del calore (40 ore dall'inizio dello stesso); c) gli spermatozoi impiegano da 2 a 5 ore per risalire fino alle ampolle, dove avviene la fecondazione; d) gli spermatozoi sono in grado di fecondare dopo un periodo di 6 ore (capacitazione); e) gli ovuli hanno attitudine a essere fecondati per 6-15 ore.

29 comportamento sessuale del suino a = contatto naso-nasale b = contatto naso-genitale c = colpi di testa contro il fianco d = tentativi di monta e = riflesso di immobilità e coito

30 Verro in accoppiamento Settore monta Prof. Antonio Zullo Raccolta materiale seminale Inseminazione strumentale Inseminazione strumentale Inseminazione naturale

31 Caratteristiche dello sperma durata media dell eiaculazione ~ 5 (2 15) I frazione (10 30 ml) liquido chiaro, acquoso, privo di spermatozoi (non viene raccolto) II frazione (50 80 ml) liquido bianco-lattiginoso, ricco di spermatozoi (~ 80% del totale) III frazione ( ml) liquido chiaro, acquoso, povero di spermatozoi IV frazione ( ml) materiale gelatinoso, simile a chicchi di riso cotto ( tapioca ) (viene allontanato mediante filtrazione)

32 Caratteristiche ottimali dello sperma da utilizzare per l inseminazione strumentale colore latteo, latteo denso, avorio volume medio ml motilità > 70 % (ottimale: %) Concentrazione > 150 milioni/ml (ottimale: ) tipo di movimento rapido e rettilineo progressivo Anomalie < 10 % (vi è relazione con la motilità) agglutinazione assente spermatozoi totali miliardi Diluizione 1:1, 1:2, fino a 1:4 e 1:7 (3 miliardi di spermi mobili/dose) volume dose cm 3

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35 Strutture di allevamento 1. settore di fecondazione, per i verri e le scrofe/scrofette in attesa dell'inseminazione e per la prima parte della gravidanza; 2. settore di gestazione, per le scrofe/scrofette gravide; 3. settore di rimonta destinato, quando presente, all allevamento delle giovani scrofette nella fase prepuberale; 4. settore di maternità (sala parto), che ospita le scrofe alcuni giorni prima del parto e fino allo svezzamento delle nidiate; 5. settore di post-svezzamento, per i suinetti svezzati e fino al raggiungimento dei kg di peso vivo; 6. settore di accrescimento, per suini da a kg; 7. settore di ingrasso, per suini da kg fino al peso finale di invio al macello ( kg per il suino leggero da macelleria, kg per il suino pesante da salumificio).

36 Attesa Gestazione Maternità Postsvezzamento La fase di riproduzione prevede la presenza dei seguenti settori: Attesa-calore-fecondazione Box verro Gestazione (box collettivi o gabbie singole) Maternità (box collettivi o gabbie singole) Postsvezzamento (box collettivi; affratellamento) Rimonta (esterna o interna) Box scrofe Quarantena Rimonta Prof. Antonio Zullo

37 Strutture di allevamento Separate per ogni fase dell allevamento DIRETTIVA CE 2001/88 del 23/10/2001: Superficie minima del recinto verro 6 m 2 se avviene anche l accoppiamento 10 m 2 Descrive anche tipo di lettiera o pavimentazione, dimensioni dei box, luce disponibile; le scrofe e le scrofette in gruppo tra le 4 settimane dopo la fecondazione e 1 settimana prima del parto

38 Strutture di allevamento 1) SETTORE di FECONDAZIONE gabbie singole x scrofe in attesa del calore; stallette x quelle in attesa della diagnosi di gravidanza; recinti per i verri; 2) SALA X ACCRESCIMENTO RIPRODUTTORI Stallette x l allevamento di scrofette e verretti 3) SALA GESTAZIONE Gabbie singole x scrofe in gravidanza per le prime 4 settimane Stallette per quelle dalla 4 settimana dalla fecondazione e fino ad 1 settimana prima del parto

39 Settore gestazione Scrofe in gestazione in gabbie a posta singola. La normativa sul benessere prevede che le scrofe siano allevate in gruppo almeno nel periodo che va da un mese dopo la fecondazione e una settimana prima della data parto prevista. Quindi non potranno essere tenute in gabbia individuale durante tutta la gestazione, ma al massimo per circa 35 giorni sui 115 di gravidanza. Nel rimanente periodo dovranno stare in box collettivi con superfici minime di 2,25 m 2 per animale e i lati di lunghezza superiore a 2,8 metri. Diagnosi di gravidanza con ecografo portatile

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41 Strutture di allevamento 4) SALA PARTO da pochi gg prima del parto fino allo svezzamento della figliata Gabbia parto: Zona scrofa; Nido riscaldato con lampade

42 Gabbia parto

43 SALA PARTO

44 Strutture di allevamento 5) SETTORE POST- SVEZZAMENTO con box collettivi per lattoni 6) SETTORE INGRASSO con box per magroncelli e magroni; 7) SETTORE FINISSAGGIO con box per suini destinati alla produzione di maiale pesante

45 ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA La produttività della scrofa è fortemente influenzata dall intervallo interparto e soprattutto dalla mancata o ritardata comparsa del calore dopo l asciutta I motivi principali di questa anomalia sono dovuti essenzialmente: Esaurimento eccessivo per errata alimentazione durante la lattazione Mancata stimolazione Svezzamento troppo precoce La maggior parte dei mancati o ritardati ritorni in calore dopo l anaestro postsvezzamento è legata a una eccessiva debilitazione della scrofa

46 ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA La lunghezza dell intervallo svezzamento-estro è risulta in stretta correlazione con: Perdita di peso durante la precedente lattazione Body Condition Score Spessore del grasso dorsale I problemi riproduttivi sono essenzialmente legati all eccessiva perdita di tessuto adiposo e, quindi, all impossibilità da parte dell organismo di disporre dei lipidi necessari per la produzione degli ormoni implicati nella ripresa del ciclo.

47 Perdite di peso in lattazione e intervallo svezzamento - estro Intervallo svezzamento estro (d) Perdita di Numero di parto peso (%) >

48 ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA SPESSORE DEL GRASSO DORSALE COMPATIBILE CON BUONE PERFORMANCES RIPRODUTTIVE Periodo Spessore del grasso dorsale in P2 (mm) Prima copertura 20 Primo parto 25 Seconda copertura 15 Secondo parto 20 Terza copertura 15 Terzo parto 20

49 INFLUENZA DEL LIVELLO NUTRITIVO IN GESTAZIONE SULLA SOPRAVVIVENZA EMBRIONALE E SUL TASSO DI PROGESTERONE DEL PLASMA LIVELLO NUTRITIVO SOPRAVVIVENZA EMBRIONI (%) PROGESTERONE NEL PLASMA (mg/100 ml) BASSO MEDIO ALTO

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52 L ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA DURANTE LA GESTAZIONE L alimentazione durante la gravidanza ha l obiettivo di far produrre alla scrofa il maggior numero possibile di suinetti, omogenei e del peso individuale di 1.3 kg e di far costituire sufficienti riserve corporee da utilizzare in parte durante la lattazione per sopperire al deficit alimentare e consentirle di avere performance riproduttive e longevità ottimali Durante la gestazione i fabbisogni della scrofa sono costituiti da quelli di mantenimento (65-70% del totale contro i 30-35% dell animale in accrescimento) e da quelli per la formazione dei: Tessuti materni (ivi compresi quelli mammari) Tessuti uterini (feti, annessi embrionali, liquidi) il cui sviluppo si manifesta soprattutto nell ultimo terzo della gestazione (a 40 d 60 kcal/d; a 70 d 120 kcal/d; a 100d 500 kcal/d)

53 Mantenimento 70% Alimento Mantenimento 28% Riproduzione 5% Gestazione Lattazione Riserve corporee 25% Latte 72% Diagramma dell utilizzazione dell energia dell alimento durante il ciclo riproduttivo

54 L ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA DURANTE LA GESTAZIONE Carenze energetiche Provocano: minor peso dei suinetti alla nascita difficoltà o mancata ricomparsa dei calori basso tasso di concepimento ridotta natalità elevata mortalità perinatale Eccessi energetici Provocano aumento del numero di embrioni riassorbiti ambiente uterino poco adatto allo sviluppo dei feti stress da parto per eccessivo accumulo di tessuto adiposo minor appetito della fattrice all inizio della lattazione (> fabbisogni) > episodi di agalassia- ipogalassia inutile spreco

55 L ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA DURANTE LA GESTAZIONE Durante la gestazione vi è il fenomeno dell anabolismo da gravidanza che permette alla scrofa di accumulare riserve da sfruttare al momento della lattazione Una forte restrizione alimentare non ha conseguenze sul peso della portata ma diminuisce la consistenza dei grassi di deposito materni e, di conseguenza, la successiva sintesi dei costituenti del latte e, quindi, l accrescimento dei suinetti. L alimentazione deve consentire un incremento netto di peso vivo pari almeno a 30 kg. Il modesto fabbisogno energetico correlato alla capacità di ingestione alimentare e al fatto che la scrofa utilizza meglio gli alimenti fibrosi del suino giovane permette l utilizzazione di diete poco energetiche Inoltre un maggior consumo di alimento più povero di energia costituisce per la scrofa un fattore di tranquillità la presenza di fibra con funzione di lest (zavorra) stimola la peristalsi intestinale contribuendo ad evitare il rischio di costipazione alla fine della gestazione

56 ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA IN LATTAZIONE LA PRODUZIONE DI LATTE È FUNZIONE: del tipo genetico del numero del parto dell appetito della scrofa del numero, del peso e del vigore dei suinetti del temperamento della scrofa dell istinto materno (prolattina) Al contrario la quantità di latte diminuisce quando la scrofa è sottoposta a stress e disagi: cambi di gabbia, l aggiunta di suinetti non deodorizzati provenienti da altre nidiate, caldo eccessivo, maltrattamenti, rumori improvvisi, mancanza d acqua, ecc. STIMOLAZIONE DELLA PRODUZIONE LATTEA Evitare che la scrofa ingrassi Avere suinetti vigorosi Evitare complicazioni al parto Far aumentare il ritmo delle poppate Somministrare razioni equilibrate Garantire l acqua di bevanda (20 50 l)

57 L ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA DURANTE LA LATTAZIONE I fabbisogni energetici teorici durante la lattazione risultano molto elevati (anche > di Kcal/d) e non sono soddisfatti sia per scelta dell allevatore sia per l effettiva incapacità di assunzione da parte dell animale. Ne consegue una perdita di peso vivo durante la lattazione che si può stimare intorno tra i 10 e i 25 kg. La perdita di peso vivo varia in funzione della prolificità della scrofa (taglia e numerosità della portata) e dello stato nutrizionale nel corso della gestazione La scrofa ad inizio lattazione (allorquando l appetito è minore) deve essere alimentata ad libitum con una assunzione media di 5 kg/d di mangime ( kcal ED/kg) Si può arrivare nelle ultime settimane di lattazione anche a 7-8 kg di mangime/d adottando idonee pratiche alimentare (frazionamento della razione in più pasti giornalieri, umidificazione del mangime, uso di pastoni, di alimenti pellettati, alimentazione liquida,) e con una corretta gestione dell ambiente.

58 Diete per scrofe in gestazione e lattazione STADIO FISIOLOGICO GESTAZIONE LATTAZIONE ENERGIA (kg ALIMENTO t.q.) E.D E.M E.N PROTEINA GREZZA (%) LIPIDI GREZZI 3,5 5-7 AMIDO FIBRA GREZZA

59 ALIMENTAZIONE DELLA SCROFA VANTAGGI DELL AGGIUNTA DI GRASSI ALLE DIETE PER SCROFE IN LATTAZIONE Migliore appetibilità dell alimento Aumento della produzione latte Aumento del grasso colostrale e normale Aumento glicogeno epatico per i suinetti Migliore sopravvivenza delle nidiate Recupero soggetti sottopeso Maggiore peso e uniformità soggetti allo svezzamento Migliori condizioni generali delle scrofe alla fine della lattazione e più veloce ripristino attività produttiva

60 Diete per scrofe in gestazione e lattazione STADIO FISIOLOGICO GESTAZIONE LATTAZIONE CALCIO (%) FOSFORO (%) ALIMENTO (kg) MICROELEMENTI * FERRO * RAME * ZINCO * MANGANESE * COBALTO * SELENIO * IODIO

61 Diete per scrofe in gestazione e lattazione FABBISOGNO AMINOACIDICO DELLE SCROFE STADIO FISIOLOGICO GESTAZIONE LATTAZIONE * LISINA * METIONINA + CISTINA * TRIPTOFANO * TREONINA * LEUCINA * ISOLEUCINA * VALINA * ISTIDINA * ARGININA * FENILALANINA + TIROSINA

62 Alimentazione dei suinetti I suinetti alla nascita sono: completamente privi di grasso bruno privi di uno strato isolante di grasso sottocutaneo consumano rapidamente le riserve di glicogeno epatico e muscolare hanno attività gluconeogenetica molto ridotta hanno un apparato termoregolatore poco attivo Ipoglicemia neonatale se non si fornisce calore: Esogeno sistemi di riscaldamento Endogeno assunzione di colostro Nelle prime 24 h di vita il suinetto assume in media g di colostro ed esiste una correlazione positiva fra quantità ingerita, produzione di calore e temperatura rettale

63 Immunità colostrale e attiva Il suinetto acquisisce l'immunità passiva assumendo gli anticorpi presenti nel colostro. Il livello di questi anticorpi è massimo il primo giorno di vita e poi cala progressivamente. Il sistema immunitario del suino comincia a svilupparsi a circa 3 settimane ma non è in grado di dar luogo ad una risposta attiva efficace prima delle 4/5 settimane. Ciò rende i suinetti di 2/4 settimane di età estremamente suscettibili alle patologie. Oltre alla quantità di colostro è importante il tempo che intercorre fra l inizio dell escrezione latte e la prima assunzione La qualità del colostro in termini anticorpale decresce ad ogni poppata e dopo 4 h la concentrazione di anticorpi è pari al 50% di quella iniziale. Nel colostro è presente anche un fattore antitripsico che protegge gli anticorpi nelle prime 8-10 h

64 Effetti della scarsa ingestione di colostto sulla mortalità dei suinetti T ito lo d ia g ra m m a s c a r s a in g e s tio n e d i c o lo s tr o < q u a n tita d i im m u n o g lo b u lin e in g e r ite < q u a n tità d i e n e r g ia in g e r ita < p r o te z io n e im m u n ita r ia < p r o d u z io n e d i c a lo r e > r is c h io d i m a la ttie in fe ttiv e ip o te r m ia M O R B IL IT A ' M O R T A L IT A ' M O R B IL IT A ' M O R T A L IT A '

65 ALIMENTAZIONE DEI SUINETTI Il peso dei suinetti alla nascita è influenzato 1.Consistenza della nidiata 2.Numero del parto E determina in maniera sensibile: 1400 g 98% La percentuale di sopravvivenza 1250 g 90% (=75P 0.8 ) 800 g 66% 1400 g 608g/d L incremento medio giornaliero 1200 g 581g/d (=550P 0.3 ) 800 g 514g/d

66 T ito lo d ia g ra m m a e le v a to P E S O A L L A N A S C IT A b a s s o m a g g io re V IG O R E D E L L 'A N IM A L E m in o re buon S U C C E S S O N E L L E C O M P E T IZ IO N I s c a r s o fo r te S T IM O L A Z IO N T E P R O D U Z IO N E L A T T E A d e b o le buona P O S S IB IL IT A ' A C C E S S O M A M M E L L E A N T E R IO R E s c a r s a buona C O N S E R V A Z A C C E S S O M A M M E L L E A N T E R IO R E s c a rs a m a g io re C O N S U M O L A T T E m in o re Le mammelle anteriori producono quasi il doppio di quelle posteriori m a g g io r e A C R R E S C IM E N T O P R IM A D E L L O S V E Z Z A M E N T O m in o r e

67 Peso dei suinetti allo svezzamento in funzione del peso alla nascita e dell età Peso alla nascita ETA' ALLO SVEZZAMENTO (kg) 21 d 24 d 27 d 30 d media (1.35)

68 Influenza della variabilità di peso nell ambito della nidiata sulla mortalità neonatale PESO ALLA NASCITA ALTO BASSO peso medio (g) mortalità (%) peso medio (g) mortalità (%) ALTA VARIABILITA' , ,3 BASSA VARIABILITA' , ,3 medie , ,3

69 Adozioni dei suinetti Per evitare un alta variabilità e ridurre la mortalità dei suinetti si effettua la pratica del pareggiamento: togliendo qualche soggetto alle nidiate più numerose per aggiungerlo a quelle meno riducendo il numero dei suinetti alle primipare bilanciando il peso (adozioni incrociate) va fatto nei primissimi giorni del post partum deodorizzazione

70 Interventi da effettuare sui suinetti in allattamento Iniezioni di ferro entro il 3-4 d alla dose di mg nel collo e mai nella coscia Spuntatura dei denti accorciamento dei canini per evitare problemi sia alle mammelle che ai suinetti durante le lotte Caudotomia per evitare il cannibalismo e la caudofagia Castrazione nei maschi con l asportazione chirurgica dei testicoli fra il 10 e il 15 d di vita Identificazione permanente

71 COMPOSIZIONE LATTE DI SCROFA SOSTANZA SECCA 18.30% PROTEINE 5.80% GRASSI 6.20% LATTOSIO 5.40% CENERI 0.90% - PRODUZIONE GIORNALIERA PER SCROFE: DA 4 A 9 l - LATTE CONSUMATO DA OGNI SUINETTO PER POPPATA: g

72 Lo svezzamento Lo svezzamento è probabilmente l'evento più stressante della vita di un suino a causa dei tanti cambiamenti cui va incontro. Prima dello svezzamento un suinetto consuma circa 24 pasti al giorno. Questi pasti sono costituiti da un liquido altamente digeribile che contiene (in % sul secco) il 35% di grassi, il 30% di proteine ed il 25% di lattosio. Tutti i suinetti sono abituati a mangiare contemporaneamente e solo quando la scrofa li richiama alle mammelle.

73 Lo svezzamento Dopo lo svezzamento i suinetti devono adattarsi ad una dieta secca sono una composizione estremamente diversa. Devono anche decidere quanto e quando mangiare. Sotto la scrofa i suinetti hanno spazio per alimentarsi contemporaneamente, mentre ciò spesso non viene assicurato dalle mangiatoie.

74 Lo svezzamento Dalla nascita fino alle 8 settimane di vita hanno luogo molti cambiamenti immunologici, metabolici e digestivi. Per esempio gli enzimi necessari alla digestione si sviluppano in tempi diversi. La LATTASI è alta alla nascita, raggiunge il picco a 2/3 settimane per poi calare rapidamente. L'AMILASI invece è bassa alla nascita ed aumenta con l'età. le PROTEASI hanno un andamento simile, impegnate nella digestione delle proteine semplici del latte sono alte alla nascita, mentre quelle necessarie per digerire quelle più complesse sono basse alla nascita ed aumentano con l'età.

75 Lattasi Lipasi Chimotripsina giorni Andamento dell attività degli enzimi digestivi nel suinetto

76 SUINETTO PESO ALLA NASCITA KG PESO A 15 GIORNI KG PESO A 30 GIORNI KG I.P.M.G. DURANTE L'ALLATTAMENTO g

77 SUINO SVEZZATO ("GABBIETTE") 7-20 kg kg kg PESO ALLO SVEZZAMENTO 30 GIORNI: 7-8 kg PESO A 90 GIORNI: kg CONSUMO MEDIO ALIMENTO: 700 g/d I.P.M.G.: g INDICE DI CONVERSIONE ALIMENTARE (I.C.): 1.5 MORTALITA' (%): SOVRAFFOLLAMENTO: FINO A 14 kg 0.15 METRI QUADRATI FINO A 18 kg 0.20 METRI QUADRATI FINO A 20 kg 0.25 METRI QUADRATI TEMPERATURA: C (APPENA SVEZZATI 27 C)

78 TECNICHE DI SVEZZAMENTO Lo svezzamento (progressiva assuefazione del giovane animale ad un alimentazione indipendentemente dall allattamento materno) può essere: Tradizionale o naturale (56 o 60 d) poco praticato <produttività, sfruttamento eccessivo della scrofa, riduzione del numero dei nati. Precoce a d sistema più diffuso consente i migliori risultati Precocissimo 8-10 d con riflessi negativi sulla fecondità e sulla prolificità della scrofa e con difficoltà operative inerenti l alimentazione liquida dei suinetti

79 VANTAGGI DELLO SVEZZAMENTO PRECOCE Utilizzazione della scrofa nella fase della massima produzione di latte Fecondazione della scrofa un mese prima rispetto allo svezzamento tradizionale con riduzione dell interparto Depauperamento minore della scrofa grazie ad una lattazione limitata Maggiore regolarità del ciclo riproduttivo delle scrofe Somministrazione ai suinetti di alimenti diversi dal latte nel momento in cui essi sono in grado di utilizzarli in modo soddisfacente

80 TECNICHE DI SVEZZAMENTO Allontanamento contemporaneo scrofa suinetti Svezzamento in sala parto allontanamento scrofa con permanenza dei suinetti in sala parto per 40-45d <stress per i suinetti gabbie parto con diversi accorgimenti Svezzamento frazionato o in due tempi 4-5 d prima della data di svezzamento vengono allontanati i suinetti più pesanti Svezzamento progressivo o parziale si riduce gradualmente il numero di poppate, impedendo ai suinetti l accesso alle mammelle per alcune ore < sfruttamento scrofa, ingestione di prestarter con > incrementi e = peso allo svezzamento > laboriosità per l allevatore

81 MANGIMI PRESTARTER Il mangime prestarter o creep feed è il mangime alternativo al latte che i suinetti ricevono durante la fase di allattamento Compiti del mangime prestarter sono: abituare il suinetto al consumo di alimenti diversi dal latte stimolare la secrezione di enzimi pancraeatici e intestinali necessari alla digestione degli amidi, degli zuccheri e delle proteine non di origine lattea provocare un abbassamento del ph Il mangime prestarter deve essere somministrato in maniera da impedirne l ingestione alla scrofa, i residui devono essere eliminati

82 CARATTERISTICHE DEI MANGIMI PRESTARTER Un mangime prestarter deve possedere essenzialmente due requisiti: deve essere gradito al palato e deve essere adatto alla capacità digestiva dei lattonzoli di età compresa fra i 10 ed 21 d di vita. Bisogna soprattutto considerare: Appetibilità Scelta e Qualità delle Materie Prime Caratteristiche Nutritive Forma Fisica e Distribuzione

83 APPETIBILITÀ DEL MANGIME PRESTARTER L appetibilità del mangime prestarter è assicurata dall introduzione di : EDULCORANTI : conferiscono al mangime un sapore più simile al latte e hanno una notevole importanza sotto il profilo nutrizionale saccarosio, glucosio, saccarina, maltodestine, derivati del latte (latte magro, e siero di latte in polvere) *** AROMATIZZANTI: naturali (essenza di vaniglia, di cioccolato, di limone, di anice, glutammato monosodico) di sintesi (aldeide benzoica,cinnamica e anisica, benzoato, acetato di benzile ecc.)

84 MATERIE PRIME PER MANGIMI PRESTARTER Le materie prime per i mangimi prestarter possono distinguersi in Energetiche e Proteiche. Energetiche Lipidi (fino al 7-8%) il suinetto dispone di buoni livelli di lipasi pancreatica già dai primi giorni di vita vengono utilizzati grassi animali (+ economici) e oli vegetali (+digeribili). Cereali (25% e oltre) necessari a favorire il progressivo adattamento digestivo i più utilizzati: orzo (+digeribile antidiarroico), mais, frumento, avena decorticata di solito vengono utilizzati sottoforma di fiocchi, espansi o estrusi per migliorare la digeribilità Proteiche di origine animale con un buon contenuto in AA ed alto VB e digeribilità ma costosi: latte magro (10-20%) siero di latte (<10-11%) e farina di pesce (<8-9%) di origine vegetale semi di soia tostati o estrusi, i concentrati proteici di patata, i lieviti, le farine di estrazione

85 CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI DI UN MANGIME PRESTARTER I mangimi prestarter devono essere caratterizzati da un elevata concentrazione energetica ( kcal di ED), basso contenuto in fibra (3-4%) e da un buon contenuto proteico (20-22%). Molto importante il contenuto in aa essenziali che devono essere rapportati alla lisina (aa limitante primario) secondo la regola della proteina ideale. Se i rapporti fra gli aa vengono rispettati anche con l impiego di aa di sintesi o industriali si ha una migliore utilizzazione digestiva con riduzione dell inquinamento ambientale da N Devono essere inoltre previste integrazioni minerali, in specie per gli oligoelementi, e vitaminiche, nonché tutti quegli additivi (acidificanti, antibiotici, probiotici, enzimi) che risultano molto utili in questa fase per il contenimento delle turbe digestive. Va infine ricordato che i contenuti dei nutrienti devono essere inseriti proporzionalmente al contenuto energetico del mangime.

86 Lo svezzamento precoce Lo svezzamento è spesso associato ad un calo della performance (post weaning lag), con riduzione dell'ipg e dell'assunzione di cibo ed aumento delle patologie e della mortalità. Se non opportunamente affrontato questo lag può essere amplificato nei suinetti svezzati precocemente.

87 Lattasi Lipasi Chimotripsina giorni Andamento dell attività degli enzimi digestivi nel suinetto

88 Caratteristiche dei mangimi per suinetti Pre avviamento Avviamento Peso vivo Fino a 12 kg Fino a 25 kg Età Fino a d Fino a d ED (kcal) EM (kcal) Energia netta (kcal) Proteina grezza (g) Lisina (g) Metionina (g) Metionina + Cistina (g) Treonina (g) Triptofano (g) Calcio (g) Fosforo totale (g) Fibra grezza (g)

89 Settore post-svezzamento ll settore postsvezzamento deve disporre di locali di capienza commisurata a quella delle sale parto. Nelle singole sale possono essere ospitate gabbie (come quelle riportate qui sopra), stalletti dotati di pavimento totalmente o parzialmente grigliato o stalletti con pavimentazione continua e lettiera permanente. Oggi viene di solito utilizzato un unico tipo di gabbia fino al peso di kg, dopo di che i suinetti vengono messi a terra.

90 Dopo i kg di peso vivo i suini vengono allevati in stalletti collettivi all interno di capannoni. I box possono essere disposti a una o due file, servite da un corridoio laterale o centrale. La forma, le dimensioni e il tipo di pavimentazione dei box sono condizionati dalla forma di distribuzione dell alimento e dal peso finale dei soggetti. I tipi di pavimentazione possono essere in fessurato o grigliato parziale o totale, oppure battuto continuo in cemento. A questi vanno aggiunti i tipi di stabulazione che prevedono l impiego di paglia o altri lettimi. Il pavimento totalmente fessurato viene largamente utilizzato per il suino magro leggero, ma non è molto diffuso per il suino pesante per i possibili danni che può provocare ai piedi degli animali. La larghezza dei travetti dovrebbe essere di 8-10 cm, posti a una distanza di 2 cm per suini fino a 60 kg di peso. Oltre questo peso la larghezza può aumentare a cm, con distanza di 2,5-3 cm.

91 Foto 5.1. Box multiplo con truogolo lineare. Foto 5.3. Box multiplo a pavimento pieno e corsia esterna di defecazione.

92 Fig 5.4. Esempio di box collettivo a pavimentazione piena, con defecatoio esterno a pavimento fessurato, per 12 suini all ingrasso. Foto 5.4. Box multiplo a pavimento totalmente fessurato.

93 Il box assume la forma rettangolare se l alimento viene somministrato al truogolo, oppure quadrangolare se l alimento è dato al suolo. Gli spazi minimi in funzione del peso vivo sono qui riportati: Peso Vivo kg Superficie dello stalletto (m 2 /capo) Pavimento fessurato Pavimento pieno lettiera permanente Spazio al truogolo (cm/capo) ,20 0,30 0,45 0,55 0,70 0,75 0,85 1,00 0,30 0,40 0,55 0,65 0,80 0,95 1,10 1,25 0,40 0,50 0,70 0,80 1,00 1,20 1,30 1,

94 Settore magronaggio e ingrasso Prof. Antonio Zullo Abbeveratoio In ogni caso la numerosità del box non dovrebbe superare i capi, per cui, non essendo possibile modificare le dimensioni dei box, si ricorre allo spostamento degli animali man mano che il peso aumenta. Prof. Antonio Zullo

95 Fig 5.8. Porcilaia svedese per suini all ingrasso con due file di box a pavimento pieno e corsia centrale di defecazione a pavimento fessurato. Tale corsia può essere posta lateralmente nel tipo danese. Foto 5.8. Mangiatoia a tramoggia.

96 Effetto della numerosità del box sulle prestazioni produttive e sulla variabilità del peso di macellazione nel suino pesante. Numero di suini per box Superficie/capo m 2 1,21 1,21 1,21 Spazio al truogolo/capo, cm Incremento medio giorn, kg 0,777 0,732 0,691 Indice convers. aliment. (ICA), kg 3,35 3,71 3,60 Peso vivo finale, kg 158,4 160,8 150,0 Peso vivo del più pesante, kg Peso vivo del più leggero, kg Differenza fra più pesante e più leggero, kg , % 24,5 43,5 66,7

97 Non va poi sottovalutato che l eccessivo affollamento, unitamente a condizioni ambientali sfavorevoli e a carenze alimentari, può provocare cannibalismo, responsabile di notevoli perdite economiche, influenzando l appetito, l accrescimento e la qualità della carne. Le attuali forme di allevamento del suino da carne sono di tipo intensivo e prevedono che gli animali vengano ospitati in ambienti chiusi, dove gli spazi pro capite sono ristretti e le possibilità di movimento ridotte. Pertanto, è indispensabile un accurato controllo del microclima, rispettando il più possibile i parametri ambientali. La Temperatura: L alimentazione razionata richiede 3-4 C in più rispetto a quella ad libitum. Il pavimento fessurato richiede 3-4 C in più rispetto a quello continuo in cemento e quest ultimo 3 C in più rispetto alla lettiera permanente. In ogni caso, le temperature medie giornaliere non dovrebbero mai essere inferiori a 12 C e superiori a C.

98 Foto 5.6. Box con zona di riposo a lettiera permanente e zona di alimentazione sopraelevata a pavimentazione piena. Foto 5.7. Box multiplo a lettiera profonda.

99 Fig Corsia di defecazione esterna a lettiera con pavimento in pendenza verso la cunetta di raccolta e asportazione delle deiezioni. Fig Box con zona di riposoalimentazione a pavimento pieno e zona di defecazione a lettiera

100 Schema esemplificativo dei parametri ambientali consigliati. Peso vivo, kg PAVIMENTO Grigliato totale Continuo Cont. +lettiera Temperatura, C Umidità relativa: % Velocità dell aria (m/s): 0,1-0,15 a T ottimale; 0,4-0,5 a T elevata Volume massimo di ventilazione (m 3 /ora/capo): Gas nocivi (ppm): ammoniaca 20 acido solfidrico 2,5 anidride carbonica 3.500

101 L Umidità relativa: Se la temperatura rimane nei limiti consigliati l UR non influenza le prestazioni degli animali, ma una UR elevata accentua l effetto negativo delle alte temperature sull incremento ponderale e quello delle basse temperature sull indice di conversione. Infatti, la condensa che bagna il pavimento fa perdere più calore all animale, e una parte dell energia della razione viene utilizzata per il mantenimento della temperatura corporea. In tal caso bisogna intervenire sui ricambi di aria. La velocità dell aria: Consente di abbassare la temperatura (vedi schema precedente). La ventilazione: Consente di allontanare l anidride carbonica, il vapore acqueo e il calore prodotto dagli animali, nonché i gas nocivi prodotti dalla fermentazione delle deiezioni (ammoniaca e acido solfidrico).

102 Accrescimento ed alimentazione L'alimentazione ad libitum: forte innalzamento della velocità di crescita eccessiva adiposità della carcassa (specie nei castrati e nei soggetti macellati a pesi elevati (160 kg)) riduzione del tempo per il raggiungimento del peso di macellazione (maturità delle carni)

103 Accrescimento ed alimentazione L'alimentazione razionata: migliora il rapporto carne:grasso migliora l'ica buoni incrementi ponderali apprezzabile qualità della carne La restrizione alimentare può essere applicata in qualsiasi momento del ciclo produttivo ma in genere viene adottata dopo i kg di peso vivo.

104 Accrescimento ed alimentazione L'alimentazione razionata La somministrazione di diete dotate di basso valore nutritivo con materie prime fibrose o povere di energia (zavorratura) comporta: aumento dell'ingestione di mangime tal quale senza limitare l'assunzione di ED aumento della massa di liquami da smaltire = costo a causa del prezzo delle sostanze zavorranti

105 Suino magro o leggero Suino da macelleria, destinato al consumo fresco macellato intorno ai 110 kg (90-120)di peso vivo con una resa al macello dell'80%, la cui carcassa refrigerata raggiunga al massimo il 30% di parti adipose e non meno del 60% di tagli magri il rapporto fra muscolo, grasso e osso è dell ordine di 6:3:1

106 Alcuni parametri produttivi del suino magro P e r io d o Te m p i (d ) I P G (g ) C o n s u m o di m a n g im e (k g ) I C A (k g /k g ) R e s a m a n g im e (% ) S o m m in is t r a z io n e N a s c ita - s v e z z m A v o lo n tà S v e z z k g A v o lo n tà k g k g A v o lo n tà (ra z io n a ta ) A v o lo n tà (ra z io n a ta ) N a s c ita kg k g ,1 32

107 ALIMENTAZIONE DEL SUINO MAGRO Nel calcolo dei fabbisogni bisognerà tenere presente soprattutto il tipo genetico degli animali L'alimentazione a volontà va adottata nei genotipi capaci di rapidi accrescimenti e di un forte sviluppo muscolare e nelle femmine che consumano meno dei maschi castrati L'alimentazione razionata (specie nella fase finale del ciclo) nei genotipi più propensi all'adipogenesi e nei maschi castrati

108 C a r a tte r istic h e d e i m a n g im i p e r il su in o m a g r o A c c r e s c im e n to F in is s a g g io P e s o v iv o k g k g E D (k c a l) E M (k c a l) E n e rg ia n e tta (k c a l) P ro te in a g re z z a (g ) L is in a (g ) M e tio n in a (g ) M e tio n in a + C is tin a (g ) T re o n in a (g ) T rip to fa n o (g ) C a lc io (g ) F o s fo ro to ta le (g ) F ib ra g re z z a (g )

109 Suino pesante o da industria o da salumificio richiede capi di peso elevato ( kg), maturi (9-12 mesi di età) e appartenente a tipi genetici idonei, la cui carcassa fornisce una resa macello dell'82% e il 55-60%di tagli magri il 30-35% di tagli adiposi l'incidenza della coscia sulla mezzena è mediamente del 24% quella della spalla del 12% della lombata del 16% lardo e pancetta rappresentano il 23-24%

110 Alcuni parametri produttivi del suino pesante C o n s u m o Te I P G di I C A m a n g im e S o m m in is t P e r io d o m p i (g ) m a n g im e (k g /k g ) (k g /d ) r a z io n e (d ) (k g ) N a s c ita - s v e z z m A v o lo n tà - s e c c o S v e z z k g A v o lo n tà s e c c o k g ,2-2,5 P a s to n e o b ro d a k g ,5-3,0 P a s to n e o b ro d a ,3 3,0-3,4 P a s to n e o b ro d a N a s c ita kg k g

111 ALIMENTAZIONE SUINO PESANTE Gli incrementi ponderali giornalieri devono essere più contenuti ( g/d) Alimentazione razionata Mangimi meno proteici Le velocità di accrescimento più elevate si hanno nei periodi in cui l'adipogenesi non è molto pronunciata mentre nella fase finale vengono opportunamente frenate

112 C a ra tte ris tic h e d e i m a n g im i p e r il s u in o p e s a n te A c c r e s c im e n to M a g r o n a g g io F in is s a g g io P e s o v iv o k g k g k g E D (k c a l) E M (k c a l) E n e r g ia n e tta (k c a l) P r o te in a g r e z z a (g ) L is in a (g ) M e tio n in a (g ) M e tio n in a C is tin a (g ) T r e o n in a (g ) T r ip to fa n o (g ) C a lc io (g ) F o s fo r o to ta le (g ) F ib r a g r e z z a (g )

113 Modalità di alimentazione Diete secche sfarinati pellettati Diete liquide (acqua e siero) Numero dei pasti disposizione dei pasti nell arco della giornata

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