ECONOMICAMENTE - 44 La rubrica de La Voce per capire l economia PRIMA REGOLA: DIVERSIFICARE

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1 sabato 11 maggio ECONOMICAMENTE - 44 La rubrica de La Voce per capire l economia PRIMA REGOLA: DIVERSIFICARE Iniziamo con questo numero una serie di 5 articoli dedicati ad altrettante fondamentali regole cui un investitore dovrebbe attenersi per non commettere errori. La prima regola, che verrà affrontata, riguarda la diversificazione. Appare banale a dirsi, ma quello di concentrare tutti i propri risparmi in un unico strumento finanziario è l'errore più comune commesso dai risparmiatori. Spesso infatti si è portati a scegliere un unico strumento perchè appare il più semplice, o il più conosciuto, o il più redditizio, o magari il più sicuro, o il più flessibile o semplicemente il meno caro; a volte ci si fa convincere dalla tassazione più favorevole; ancora più spesso il criterio è dettato dal suggerimento ricevuto semplicemente da qualche amico. Concentrare il proprio patrimonio in un unico strumento finanziario espone a determinati rischi che potrebbero invece essere drasticamente ridotti attraverso una composizione diversificata del portafoglio. Facciamo l'esempio di un risparmiatore alla ricerca di un prodotto che gli garantisca sia il capitale che un rendimento certo. Può certamente investire in un unico titolo, magari un titolo di Stato, che prevede alla scadenza il rimborso del capitale investito e periodicamente il riconoscimento di una cedola. Tuttavia, acquistando un unico titolo di Stato si potrebbe esporre a rischi legati, ad esempio, all'andamento dei tassi, all'andamento dell'economia di quello Stato e quindi alla sua affidabilità, etc. Tali possibili imprevisti possono essere contenuti nel caso decidesse di spalmare i propri investimenti su più strumenti finanziari, anche con caratteristiche di durata e di rendimento simili (le caratteristiche di due titoli pur simili non saranno mai perfettamente identiche), scegliendo ad esempio titoli di Stato emessi da nazioni diverse che, complessivamente, realizzino la stessa struttura di rendimento. Ad esempio: al posto di comprare un unico btp italiano di durata pari a 3 anni con tasso del 3%, compro 3 titoli di stato, uno italiano, uno tedesco e l'altro francese il cui rendimento medio totale sia sempre il 3%. In realtà potrei comprarne anche una parte a tasso fisso e una parte a tasso variabile, oppure diversificare la durata scegliendo scadenze differenti.. Potremmo fare ulteriori esempi di come diversificare, ma per completare il concetto dobbiamo parlare anche della correlazione. Il concetto di diversificazione è infatti strettamente legato a quello di correlazione che rappresenta una misura di quanto il profilo rischio/rendimento di due o più investimenti si muove "insieme" o in direzione opposta. La diversificazione diventa efficace se gli strumenti finanziari scelti non sono tra loro correlati, il che sta a significare che l'andamento del loro valore di mercato non dipende dagli stessi fattori, o anche, nel caso che invece lo fosse, la reazione alle variazioni di questi fattori sarebbe di direzione opposta. Se acquistiamo azioni, per ottenere un buon rendimento riducendo per quanto possibile il rischio è preferibile acquistare azioni che tra loro non sono correlate, meglio ancora se lo fossero negativamente, cioè banalmente se una dovesse andare male, l'altra potrebbe non andare necessariamente male, o addirittura potrebbe automaticamente andare bene. Facciamo un esempio: se investo euro nelle azioni Fiat mi espongo all'andamento, positivo o negativo, di questo unico titolo; potrei decidere invece di diversificare in più azioni, appartenenti al medesimo settore, acquistando magari Fiat, Toyota e Mercedes-Benz; oppure acquistare un po' di azioni del settore automobilistico e un po' di azioni legate al settore del benessere e delle biotecnologie (che non hanno nulla a che fare con le automobili, e quindi non sono correlate). Potrei perfezionare la diversificazione inserendo anche azioni del settore aurifero; infatti l'oro è considerato un bene rifugio a cui rivolgersi quando i settori industriali tradizionali registrano andamenti non positivi. In questo modo, se le azioni Fiat scendono è abbastanza probabile che quelle legate all'oro salgano. Così, se avessi bisogno di smobilizzare parte dei miei risparmi posso scegliere cosa disinvestire. Quindi 1 regola: "Non mettere mai tutte le uova nello stesso paniere", cioè diversificare.

2 18 la voce di massafra sabato 18 maggio 2013 ECONOMICAMENTE - 45 La rubrica de La Voce per capire l economia PRIMA REGOLA: DIVERSIFICARE(2) Completiamo il concetto di diversificazione e parliamo di diversificazione geografica, settoriale e temporale. Si parla continuamente di crisi: in Italia c è crisi, in Europa c è crisi eppure non sempre è così nei mercati finanziari, né in Italia, né in Europa: negli ultimi 12 mesi buona parte delle forme di investimento, anche grazie alle misure di politica monetaria adottate dalla Banca Centrale Europea, ha avuto risultati molto interessanti Azioni ed obbligazioni hanno avuto rendimenti positivi, talvolta anche a due cifre. Negli ultimi 12 mesi i principali indici delle borse europee hanno registrato incrementi tra il 20% e il 30%. Quindi innanzitutto crisi economica non significa necessariamente che non si possano ottenere rendimenti interessanti dai propri investimenti, anzi paradossalmente la crisi economica potrebbe coincidere anche con un momento molto favorevole. Nell area euro, inoltre, c è una notevole differenza tra quanto accade in Italia e Spagna e quanto accade in altri paesi europei come la Germania, la Finlandia, la Svezia o la Danimarca: i primi sono in recessione, negli altri il prodotto interno lordo è in crescita, seppure in modo contenuto. Ora confrontiamo due notizie: qualche giorno fa la prima, valutata positivamente, era che la Banca Centrale Europea aveva rivisto al rialzo la stima del pil dell Europa per il 2013 a -0,4%,; la seconda notizia sempre qualche giorno fa, valutata negativamente, era il rallentamento della crescita dell economia della Cina con un pil al 7,7% su base annua. Insomma mentre l Europa arranca anche a causa delle difficoltà dell economia italiana, la Cina va decisamente a gonfie vele. Quindi, pur tenendo conto di tutti gli eventuali rischi connessi (rischio di cambio, rischi legati alla eventuale instabilità politica, etc ) meglio diversificare anche sui mercati obbligazionari e azionari di altri paesi con prospettive economiche e finanziarie migliori rispetto alle nostre. In una economia globalizzata dove è possibile con estrema semplicità investire in paesi anche molto lontani rimanendo comodamente a casa, concentrare i propri risparmi unicamente in titoli di stato o azioni italiane può essere fortemente penalizzante. Altrettanto utile può essere adottare una diversificazione settoriale e temporale degli investimenti. Se pensiamo all investimento azionario molto utile può essere investire in diversi settori, caratterizzati da tempi di crescita differenziati: ad esempio il settore dei beni di lusso che in genere crescono maggiormente in periodi di espansione economica, rispetto al settore dei beni di largo consumo, che sono meno legati all andamento del ciclo economico; oppure il settore petrolifero rispetto al settore delle energie alternative, etc. Infine, considerando la ciclicità di alcuni settori rispetto ad altri, può essere utile adottare una diversivicazione temporale, evitando di concentrare l investimento dei propri risparmi in un unico momento, ma scaglionandolo nel tempo magari con dei piani di accumulo. Insomma 1 regola: DIVERSIFICARE

3 18 la voce di massafra sabato 25 maggio 2013 ECONOMICAMENTE - 46 La rubrica de La Voce per capire l economia Seconda regola: affidarsi ai migliori La seconda regola del buon investitore è quella di valutare la qualità e i risultati raggiunti di chi deleghiamo alla gestione dei nostri risparmi. Questa valutazione può essere effettuata tenendo conto congiuntamente delle varie componenti della performance ottenuta (ad esempio stile di gestione, rischio sopportato, reddito prodotto e incremento di valore del capitale investito) da confrontarsi s con i cosiddetti benchmark o parametri oggettivi di riferimento. Facciamo subito un esempio. Decido di investire parte dei miei risparmi con l obiettivo di preservare il capitale nel breve/medio periodo, avendo un profilo di rischio/ rendimento contenuto. Posso ragionevolmente sottoscrivere un fondo comune di investimento di tipo obbligazionario governativo a breve termine, la cui politica di investimento è orientata principalmente verso strumenti finanziari di natura obbligazionaria o monetaria a breve termine espressi in euro e emessi da enti governativi sovrani e sovranazionali o emittenti internazionali appartenenti all Area Geografica dell'unione Europea. Come faccio a valutare se il o i fondi che posso sottoscrivere presso la mia banca sono in linea con queste aspettative? Per valutare la qualità e i risultati di questo fondo devo confrontarli con quello che il gestore del fondo ha dichiarato essere il suo parametro di riferimento. E come se avessi deciso di acquistare una utilitaria e volessi valutarne i consumi: devo prendere i consumi dichiarati dalla casa costruttrice della mia utilitaria e confrontarli con i dati dei consumi medi della categoria. Nel caso del fondo basta vedere il benchmark dichiarato dal gestore di quel fondo e confrontare i risultati ottenuti dal fondo rispetto a quel benchmark. Nello specifico, per un fondo obbligazionario governativo a breve termine, il benchmark, cioè il parametro di riferimento dichiarato dal gestore di quel fondo, potrebbe essere il rendimento medio dei Bot a 12 mesi. Nel caso il fondo abbia avuto in passato, almeno negli ultimi 5 anni, un rendimento medio superiore a quello dei Bot a 12 mesi, allora il fondo merita una valutazione favorevole. Tenendo presente, tuttavia, che al fine di valutare a posteriori la performance di un fondo è necessario conoscere, oltre al benchmark utilizzato, anche la strategia utilizzata e lo stile di gestione del gestore del fondo. Possiamo anche andare oltre e confrontare il rendimento di questo fondo con il rendimento ottenuto da tutti i fondi appartenenti alla stessa categoria e che hanno dichiarato lo stesso benchmark; in sostanza possiamo confrontare il fondo concorrenti con altri fondi aventi profili di rischio/rendimento simili. Ci sono diverse società indipendenti che a livello mondiale si occupano proprio di questo, cioè di classificare gli strumenti finanziari (ad esempio per i fondi comuni e le sivav) in base alla loro qualità ed ai loro risultati, stilando periodicamente delle apposite classifiche, e addirittura conferendo dei premi. Il Sole- 24ore, ad esempio, assegna ogni anno il Premio Alto Rendimento ai gestori e ai fondi, che si classificano ai primi 3 posti della relativa categoria. Pertanto, una volta deciso il tipo di investimento che voglio effettuare, devo individuare la categoria di fondi la cui gestione è coerente con il mio profilo rischio/rendimento e tra questi sottoscrivere possibilmente il campione assoluto di quella categoria. Questa scelta non devo considerarla definitiva; nel tempo sarà altrettanto semplice monitorare il mio investimento non solo in termini assoluti, ma soprattutto in confronto con i suoi concorrenti e valutare periodicamente se mantenere lo stesso fondo oppure se (considerando costi e benefici) eventualmente sostituirlo. Insomma, 2 regola: SCEGLIERE SEMPRE I MIGLIORI

4 18 la voce di massafra sabato 8 giugno 2013 ECONOMICAMENTE - 47 La rubrica de La Voce per capire l economia Terza regola: valutare il rapporto rischio/rendimento (1) Chi non risica non rosica. E un detto particolarmente appropriato in tema di investimenti. Sembra banale, ma la cosa merita una attenta valutazione. Intanto dobbiamo partire dal presupposto che il risk free, cioè l investimento senza rischio, per definizione non esiste. Sappiamo che esistono diverse tipologie di rischio e soprattutto diversi livelli di rischiosità degli strumenti finanziari; sul web sono facilmente reperibili anche i dati che spesso proprio gli emittenti degli strumenti finanziari mettono a disposizione dei risparmiatori. D altra parte proprio sul web è altrettanto semplice conoscere i dati storici dei rendimenti di un fondo di investimento o di un titolo. La cosa importante però è avere la perfetta conoscenza del rapporto rischio/rendimento di un determinato strumento finanziario; la domanda alla quale il risparmiatore deve essere in grado di rispondere prima di sottoscrivere un prodotto finanziario è: a fronte di un rendimento medio pari, ad esempio, al 3% su base annua, quale è il rischio che sto assumendo? Cioè quale è il rischio di ottenere un rendimento maggiore o minore di quel 3%? E di quanto maggiore o minore? Per rispondere in maniera semplificata a questa domanda dobbiamo introdurre il concetto di volatilità e interpretare in maniera limitata il concetto di rischio riconducendolo alla volatilità. Continuando nell esempio precedente, quello che il risparmiatore deve sapere è: se la media degli ultimi 5 anni è stata il +3%, quale variazione c é stata intorno a quel +3%? Cioè: va bene il +3% medio, ma fra un minimo ed un massimo di quanto? La media infatti potrebbe essere il risultato di una variazione compresa tra il minimo del +2% (il rendimento peggiore, cioè il più basso che ha avuto nel corso dei 5 anni) e il massimo del +4% (il rendimento migliore, cioè il più alto che ha avuto nel corso degli stessi 5 anni). Ma la stessa media potrebbe essere il risultato di una variazione compresa tra 0% e +6%, oppure ancora tra -7% e +13%; la media è sempre la stessa ma il rischiovolatilità è notevolmente diverso. Nel primo caso la volatilità è pari a 1 (3-1=2 e 3+1=4), nel secondo caso la volatilità è pari a 3 (3-3=0 e 3+3=6), nel terzo caso la volatilità è pari a 10 (3-10=-7 e 3+10=13) Quindi a fronte di un certo rendimento medio atteso da un investimento, il risparmiatore deve essere consapevole di quanto può variare quel rendimento, cioè quanto può guadagnare di più o di meno, quindi, come dicevamo all inizio, quale è il rischio/volatilità che sta assumendo. E la scelta è assolutamente soggettiva: tutti vorrebbero guadagnare il più possibile, ma non tutti sono disposti a mettere in conto una volatilità che potrebbe portare anche ad un rendimento negativo, cioè a perdere qualcosa. Possiamo generalizzare dicendo che tutti i risparmiatori hanno le stesse ambizioni in termini di rendimento (il più possibile), ma allo stesso tempo hanno tutti certamente diversi livelli di tolleranza del rischio. I risparmiatori non appartengono mai in assoluto alla categoria chi non risica non rosica, ne tanto meno alla categoria opposta di chi si accontenta gode. Pertanto ogni risparmiatore dovrà scegliere strumenti finanziari coerenti con il proprio livello soggettivo di rischio/rendimento. Non esiste l investimento perfetto in assoluto, ma esiste quello con il rapporto rischio/ rendimento più adatto ad ognuno di noi.

5 sabato 15 giugno ECONOMICAMENTE - 48 La rubrica de La Voce per capire l economia Terza regola: valutare il rapporto rischio/rendimento (2) Quando si parla di rischio, il risparmiatore è portato subito ad associare questo concetto alla possibilità di perdere per intero il proprio capitale. Nella realtà questo costituisce certamente il caso più estremo, ma è solo uno dei possibili casi. Nel precedente articolo abbiamo già approfondito il tema del rischio, inteso come volatilità del rendimento, e abbiamo valutato come questa volatilità possa essere notevolmente diversa tra più strumenti finanziari a parità di rendimento medio atteso. Tuttavia, il problema più comune che ogni risparmiatore affronta in merito al rischio può essere riassunto da questa domanda: se voglio guadagnare di più, quanto devo rischiare di più?. Il problema del risparmiatore infatti è poter scegliere tra due o più investimenti alternativi avendo assoluta consapevolezza di quanto aumenta il rischio all aumentare del rendimento. Ad esempio, se volessimo schematizzare: 1. Rendimento medio atteso = 3% rischio atteso = 2% rendimento finale compreso tra 1% e 5% 2. Rendimento medio atteso = 4% rischio atteso = 5% rendimento finale compreso tra -1% e +9% 3. Rendimento medio atteso = 5% rischio atteso = 10% rendimento finale compreso tra -5% e +15% Le tre alternative sono evidentemente molto diverse tra loro. Nel primo caso, il risparmiatore mette in conto di avere un rendimento maggiore o minore del 3%, senza che il capitale possa subire oscillazioni. Nel secondo caso, a fronte di un rendimento del 4%, il risparmiatore mette in conto anche di poter avere un rendimento leggermente negativo, di perdere cioè, nella peggiore delle ipotesi, l 1% del capitale. Nel terzo caso il risparmiatore, a fronte di un aspettativa di rendimento del 5%, mette in conto di avere un rendimento negativo, nella peggiore delle ipotesi, del 5%, cioè di perdere il 5% del capitale, a fronte però della possibilità di guadagnare il 7%, l 8% piuttosto che l 11%, fino ad un massimo, nella migliore delle ipotesi, del 15%. Continuando nell esempio e ipotizzando di investire euro per un anno, vediamo quali possono essere i risultati finali per ogni singola ipotesi: 1 ipotesi: risultato finale medio atteso minimo massimo ipotesi: risultato finale medio atteso minimo massimo ipotesi: risultato finale medio atteso minimo massimo In sintesi, quando parliamo di rischio è bene capire cosa si intende per rischio, perché non significa necessariamente perdere tutto il capitale; anzi, come abbiamo potuto vedere, è possibile cercare di stimare in anticipo la misura di questo rischio. Questa misura di rischio, se stimata con riferimento ai soli dati storici, non può essere considerata un dato incontrovertibile, in quanto è frutto della valutazione di ciò che è successo in media nel passato per quello specifico strumento finanziario. Infatti è la misura della volatilità media, che quello strumento finanziario ha registrato negli ultimi 5 o 10 anni, che viene utilizzata come indicazione per il futuro. Non si tratta quindi di un dato matematicamente certo. Trattasi di uno strumento utile ad effettuare confronti, ad essere preparati ad ogni eventuale scenario futuro e quindi utilissimo per effettuare delle scelte consapevoli. La consapevolezza del rischio connesso ad un investimento, visto sotto questa nuova luce, elimina proprio l incertezza connessa al concetto di rischio. L investitore consapevole, di fronte ad una perdita prevista, è portato a prendere decisioni razionali e non emotive. Il Vix, uno dei più diffusi indici che misurano la volatilità, è definito anche l indice della paura. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

6 sabato 22 giugno ECONOMICAMENTE - 49 La rubrica de La Voce per capire l economia Quarta regola: avere un approccio razionale La 4 regola è di fondamentale importanza in generale nella vita di tutti i giorni; lo è ancora di più nel campo delle scelte dei propri investimenti. Il comportamento dell investitore incide fortemente sul risultato finale di un investimento. Una volta individuato, conosciuto e accettato il plausibile rapporto rischio/ rendimento dell investimento che si è deciso di sottoscrivere, è di fondamentale importanza non farsi prendere dall emotività ogni volta che ci si trova di fronte ad una variazione del suo valore. Soprattutto se questa variazione, magari negativa, può essere considerata normale e ipotizzata come probabile sin dall inizio. In questo caso l investitore deve rimanere coerente con le valutazioni fatte al momento della sottoscrizione e, razionalmente, verificare se eventualmente la situazione che si è creata possa rappresentare una ulteriore opportunità. Mi spiego meglio con un esempio: ho deciso di investire parte del mio patrimonio in un fondo azionario. Il rendimento medio del fondo negli ultimi 10 anni è stato del 20%, con una volatilità pari al 30%; ciò significa che, a fronte di un 20% medio di potenziale guadagno, ci potranno essere momenti in cui potrà essere in perdita del 30% e momenti in cui potrà essere in guadagno del 50%. E fondamentale, nel frattempo, non farsi prendere dall emotività se l investimento dovesse variare il proprio valore in un senso o nell altro. Invece nella realtà dei fatti sovente succede esattamente questo: l investitore medio segue l andamento dei mercati azionari e, quando c è un evidente e consolidato momento di positività e di euforia, decide di avventurarsi negli acquisti azionari. Può capitare che, a seguito di una probabile ciclicità dell andamento del mercato questo talvolta possa virare in terreno negativo e con esso anche il valore dell investimento appena fatto lasciando il nostro sottoscrittore un po disorientato. Così come può capitare che i mercati proseguano nella discesa e, in questo caso, l investitore di cui all esempio potrebbe decidere di acquistare altre quote ai prezzi più bassi in modo da abbassare la media. Nel caso, infine, i mercati dovessero continuare ancora a scendere l investitore potrebbe pensare di aver commesso ancora una volta un errore.. Tale meccanismo potrebbe ingenerare nell investitore la volontà di optare per vendere tutto e, pur accusando una pesante perdita, portare a casa quel poco che gli è rimasto. E altrettanto possibile, però che successivamente a tale vendita inizi nuovamente un periodo in cui il mercato cominci a riprendere quota, una condizione che potrebbe portare l investitore a pentirsi di aver venduto e ad avere qualche tentennamento nel tornare a comprare qualcosa. Però i mercati continuano a salire, salire, salire e, quando ormai è chiaro che è probabilmente in atto una nuova forte tendenza al rialzo, l investitore rompe gli indugi e decide nuovamente di acquistare. Ma ormai i mercati sono saliti tanto e sono pronti per una nuova discesa È evidente che comportamenti di questo genere possono solo distruggere valore e creare una profonda delusione. Un comportamento razionale avrebbe suggerito di non tenere conto dei normali movimenti al rialzo o al ribasso che si possono verificare, ma al contrario di mantenere fede alla scelta iniziale e di credere nella probabile crescita di lungo periodo. D altra parte anche quando i titoli hanno raggiunto un apprezzamento importante, come si può essere certi che venderli sia una buona idea? Potrebbero continuare a salire e farci rammaricare di averli venduti. Un famoso finanziere americano di nome Warren Buffet dice: Vendere i titoli quando s'è guadagnato abbastanza è come tagliare i fiori e innaffiare le erbacce. Per raggiungere l obiettivo di mantenere un atteggiamento razionale può essere preferibile avvalersi del supporto di un consulente finanziario, il quale, svolgendo professionalmente tale attività e conoscendo, pertanto, la relazione rischio/ rendimento nell ambito degli strumenti finanziari disponibili, può contenere l emotività del proprio cliente accompagnandolo dal momento iniziale della scelta del profilo dell investimento individuato fino al prosieguo della gestione dello stesso. Oltretutto il denaro non è un fine, ma un mezzo, uno strumento nelle mani di ogni individuo utilizzabile per raggiungere i propri obiettivi di vita. Quindi non esiste un unico investimento perfetto e valido per tutti, ma ne esistono diversi per ognuno degli obiettivi di vita che si vogliono raggiungere, e di questi ne esiste solo uno che è perfetto per ognuno di noi.

7 sabato 29 giugno ECONOMICAMENTE - 50 La rubrica de La Voce per capire l economia Quinta regola: partire dalle proprie esigenze La quinta e ultima regola per un buon investitore, al momento della scelta degli strumenti finanziari in cui investire, è quella di partire dalla valutazione delle proprie esigenze. Il presupposto è che non esiste un investimento perfetto, ma ne esistono tanti adatti a persone diverse, e per ognuno di noi ne esiste solo uno perfettamente adatto a farci raggiungere con quel denaro il relativo obiettivo di vita. Abbiamo infatti più volte sottolineato che il denaro non è un fine, ma un mezzo utile per raggiungere i propri obiettivi di vita. Ed è proprio da questi che bisogna partire. Ognuno di noi ha i suoi obiettivi, evidentemente diversi non solo da persona a persona, ma anche in base ai differenti momenti. Se escludiamo il denaro che serve per il consumo immediato (alimentazione, abbigliamento, utenze, etc ) tutto il resto in realtà è destinato ad un consumo futuro. E le esigenze possono variare ed essere molto diverse tra loro indirizzandosi verso l acquisto della 1 casa,la creazione di una pensione integrativa, l acquisto o la sostituzione dell auto, l acquisto di una seconda casa al mare o in montagna, la spesa per l educazione dei figli (magari in una università all estero), l acquisto di un bene di lusso, etc. Per evitare di commettere errori è indispensabile che ognuno per prima cosa individui esattamente i propri obiettivi, ne stabilisca la misura in termini di quanto denaro occorre e individui il momento in cui vuole raggiungere l obiettivo. In sintesi cosa realizzare, quanto denaro occorre e fra quanto tempo deve essere disponibile. Questo approccio di pianificazione finanziaria è fondamentale al fine di poter sfruttare tutte le opportunità presenti nel mondo finanziario. I diversi strumenti su cui investire possono essere più o meno adatti a raggiungere i diversi obiettivi di vita soprattutto in considerazione del fattore tempo. Gli strumenti finanziari a basso rischio/volatilità, tendenzialmente inquadrabili tra quelli che potrebbero performare rendimenti più bassi, sono generalmente più adatti per obiettivi a breve scadenza; al contrario, gli strumenti finanziari che a fronte di un rischio/volatilità maggiore potrebbero offrire ipotesi di rendimento più alto potrebbero rivelarsi preferibili nei casi di obiettivi più a lungo termine. La volatilità potrebbe diventare maggiormente impattante se vista in un arco di tempo breve, ma nel caso l arco temporale dovesse allungarsi, questa potrebbe offrire maggiori opportunità per vedere crescere il proprio capitale. Facciamo un esempio concreto: ipotizziamo di aver investito, 10 anni fa, euro in un fondo monetario e euro in un fondo azionario. Negli ultimi 10 anni il Citi EUR EuroDep 3 Mon EUR, l indice che misura il rendimento medio dei fondi monetari, ha offerto annualmente un rendimento nominale positivo compreso tra l 1% e il 4%; dopo 10 anni i euro investiti nel fondo monetario sarebbero diventati circa Sempre negli ultimi 10 anni il MSCI World NR USD, l indice di riferimento dei fondi azionari internazionali, che possiamo considerare rappresentativo del rendimento dei fondi azionari globali, ha avuto un fisiologico andamento altalenante e in alcuni anni anche pesantemente negativo, ma dopo 10 anni i euro investiti potrebbero essere diventati circa Quindi, in base al ragionamento sopra esposto, nel caso avessi dei risparmi e contassi di spenderli tra un anno per l acquisto di un immobile, potrebbe essere preferibile investirli in un fondo monetario e non in un fondo azionario; in tal modo potrei rinunciare ad ottenere rendimenti particolarmente alti ma potrei contare su una discreta protezione del capitale. In questo modo si potrebbero evitare sorprese nel momento in cui, tra un anno, quel denaro dovesse essere speso. Al contrario, nel caso in cui avessi dei risparmi che intendessi utilizzare tra 10 anni quando i miei figli andranno all università, potrebbe risultare preferibile investirli in un fondo azionario; non importa se nel corso di questi anni in taluni momenti il valore di quell investimento potrebbe anche essere inferiore a quello iniziale; ciò che conta è che dopo 10 anni avrò buone probabilità di ottenere una discreta rivalutazione, cioè una crescita del capitale significativa. Quello descritto è un percorso che potrebbe essere più opportunamente conseguibile attraverso il supporto offerto dal proprio consulente finanziario; con lui occorrerà condividere sia le informazioni iniziali sugli obiettivi, sia le variazioni che nel corso del tempo quegli stessi obiettivi potranno subire in funzione di ogni cambiamento nell arco della vita del risparmiatore. Cambiamenti che possono andare dalla nascita di un figlio, dall arrivo di una eredità, dal cambio di residenza per motivi di lavoro, da una promozione e quindi un aumento del reddito, ect La pianificazione finanziaria è assimilabile ad un viaggio nel quale, una volta stabilita la destinazione, avvalendoci della consulenza di un navigatore satellitare possiamo subito sapere quanto tempo ci vuole, quanti km occorrerà percorrere, di quanto carburante si avrà bisogno, etc; poi, durante il viaggio, il navigatore ci guiderà e ricalcolerà il percorso ogni volta che ci saranno variazioni sul tragitto, soste, interruzioni sulla carreggiata, etc

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