Sono dirigente medico di ruolo dal 1989, e dal 1992 lavoro in un reparto di Terapia Intensiva Neonatale.

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1 1 OGGETTO RIDOTTE CAPACITÀ LAVORATIVE QUESITO (posto in data 18 agosto 2015) Sono dirigente medico di ruolo dal 1989, e dal 1992 lavoro in un reparto di Terapia Intensiva Neonatale. Dopo numerosi anni di attività usurante in questa unità operativa, mi ritrovo all età di 59 anni a dover sostenere un carico di lavoro caratterizzato da 5-6 turni notturni mensili, in media 2-3 turni festivi al mese al pari di giovani colleghi assunti due o tre anni fa. Col passare del tempo, a parte alcune patologie organiche, peraltro di frequente riscontro (quali ipertensione arteriosa in terapia farmacologica da circa dieci anni ed ernie lombari evidenziate alla RMN) sto soffrendo sempre più di una serie di disturbi collegati allo stress per la peculiarità del lavoro di terapia intensiva: insonnia costante con stati d ansia e spesso sensazione di inadeguatezza al ruolo di alta responsabilità che questo tipo lavoro comporta. I turni notturni sono spesso mal tollerati e con tempi di recupero lunghi e spesso insufficienti. A questo si accompagna una scarsa voglia di progettare qualcosa di alternativo al lavoro al punto che anche i periodi di ferie sono poco produttivi dal punto di vista del recupero psico-fisico. Mi è capitato ad esempio non più tardi di un mese fa di iniziare un breve periodo di ferie e di sentirmi già proiettato verso il rientro al lavoro. Per il perdurare di questa situazione mi sono rivolto ad un collega psichiatra che mi ha consigliato un periodo di cure farmacologiche ed un eventuale stop lavorativo temporaneo. Sono preoccupato di questa mia condizione, che ha degli inevitabili riflessi sulla vita di relazione anche familiare. Ho chiesto già un anno fa alla Direzione della mia ASL di poter essere trasferito presso il servizio vaccinazioni (in cui è presente una forte carenza di personale) dove affronterei un orario di lavoro privo di turni notturni e festivi ma mi è stato risposto che senza una mia sostituzione non può essere concesso il suddetto trasferimento. Vorrei sapere come impostare il rapporto con la dirigenza dell azienda.

2 2 RISPOSTA (inviata in data 20 agosto 2015) La propria integrità fisica e psicologica è un valore assoluto, la cui tutela è al tempo stesso un diritto, sancito non a caso dall articolo 32 della Costituzione, ma anche un dovere, nei confronti di se stessi e delle persone che ci sono care. Su questa base occorre prima di tutto far valutare nelle sedi più qualificate l oggettiva gravità dei disturbi lamentati, che possono essere solo un sintomo di una comprensibile stanchezza, e di un altrettanto comprensibile logoramento, ma potrebbero essere anche i prodromi di una involuzione pericolosa. Questa valutazione è essenziale per decidere quale strategia adottare in primo luogo per tutelare la propria salute (intesa nel senso più ampio di benessere fisico e psicologico, che nella situazione descritta paiono ampiamente perduti) in secondo luogo per far valere diritti che sono grazie a Dio ampiamente tutelati dalla legislazione vigente, intraprendendo le azioni opportune nei confronti della direzione aziendale. Purtroppo l utilizzo improprio di certe garanzie e di certe tutele che è stato perpetrato ai danni della pubblica amministrazione, come servizi giornalistici e televisivi hanno evidenziato, rende indispensabile agire con la massima trasparenza, applicando alla lettera quei principi di correttezza e buona fede che il codice civile indica agli articoli 1175 e 1375 come principi fondanti qualsiasi rapporto contrattuale, e rende altresì indispensabile acquisire la più ampia, puntuale ed autorevole documentazione circa l oggettiva gravità dei disturbi lamentati. Questa è in ogni caso la prima iniziativa da intraprendere. La seconda è affidarsi ad un professionista di particolare competenza e qualificazione (che potrebbe anche essere quello stesso del quale si parla nel quesito) e seguire le indicazioni terapeutiche dello stesso. Un periodo congruo di interruzione dal rapporto di lavoro con un adeguato supporto farmacologico appare una terapia assolutamente coerente i disturbi di carattere psicologico lamentati, ma deve essere prescritta su basi documentali ineccepibili, per i motivi richiamati.

3 3 Questo periodo di riposo dovrebbe essere utilizzato anche per valutare con l equilibrio ed il distacco necessari la propria situazione, valutando in specie se potrebbe essere sufficiente una diminuzione dell impegno lavorativo connesso soprattutto con i turni di guardia, che per la loro stessa natura implicano uno stress fisico e psicologico non indifferente, o se è proprio la tipologia di situazioni patologiche che costituiscono l ambito elettivo di azione di un reparto di patologia neonatale che determina sollecitazioni psicologiche che non risultano più compatibili con la propria capacità di risposta. In ogni caso l Azienda è obbligata dalla normativa vigente, riportata analiticamente nella sezione riferimenti normativi, ad assicurare al dirigente condizioni di lavoro compatibili con le proprie condizioni di salute, vuoi riducendo l impegno lavorativo nell ambito del reparto di appartenenza, vuoi con un trasferimento ad altro reparto. L ipotesi prospettata dal dirigente è compatibile con il rispetto della disciplina ed attuabile attraverso una mobilità interna d ufficio. Indubbiamente si pone per l Azienda un problema di compatibilità con i vincoli che scaturiscono dalla oggettiva scarsità di risorse e dalla conseguente rigidità nella gestione delle risorse umane. L Azienda è tenuta a rispettare quegli stessi principi di correttezza e buona fede che sono stati prima richiamati, e deve in sostanza fare tutto ciò che è possibile fare, prima di decretare che non esiste alcuna possibilità di un utile impiego del dirigente in questione e procedere alla risoluzione del rapporto di lavoro. Questo è sancito dall articolo 29 del CCNL 1994_1997: Nei confronti del dirigente di I livello riconosciuto fisicamente inidoneo in via permanente allo svolgimento delle funzioni attribuitegli, l Azienda esperisce ogni utile tentativo, compatibilmente con le proprie strutture organizzative, per recuperarlo al servizio attivo. L inciso compatibilmente con le proprie strutture organizzative sottende una implicita discrezionalità da parte della direzione aziendale e rende opportuno, come in ogni situazione nella quale un determinato beneficio sia oggetto di valutazione discrezionale da parte dell azienda, conquistare il necessario consenso degli interlocutori che comunque sono chiamati ad esprimerlo: dal direttore della struttura complessa di appartenenza, al direttore medico di presidio, al direttore sanitario e laddove ciò risulti utile fino al direttore generale.

4 4 Un coinvolgimento particolare sul piano del rapporto personale diretto prima ancora che in termini formali deve essere attuato nei confronti del medico competente, che è chiamato ad esprimere la propria valutazione circa l esistenza di oggettive limitazioni delle capacità lavorative, così come del responsabile del servizio gestione risorse umane, che dovrà assicurare la correttezza giuridica degli atti che dovranno essere predisposti per consentire la modifica delle funzioni attribuite, se non addirittura del reparto di lavoro. La soluzione in sostanza non può essere immediata e conseguente ad una semplice richiesta di trasferimento, ma deve essere il risultato finale di un percorso la prima fase del quale resta l accertamento su basi oggettive ed inconfutabili dell entità dei disturbi lamentati.

5 5 CONSIDERAZIONI ESPLICATIVE Specifiche norme legislative e contrattuali sanciscono l obbligo per l Azienda di adibire il dirigente che per qualsiasi motivo presenti una riduzione temporanea o permanente delle sue capacità lavorative ad attività compatibili con le residue capacità di lavoro. Questo obbligo per il datore di lavoro, e di converso questo diritto per un dirigente che versi in condizioni analoghe a quelle descritte nel quesito, è sancito in termini generali dall articolo 18 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che tra gli obblighi cui è soggetto il datore di lavoro indica anche quello, nell'affidare i compiti ai lavoratori, di tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza. Questo obbligo di carattere generale trova più puntuale esplicitazione nel comma 1 dell articolo 42 dello stesso decreto legislativo 81, che dispone: Il datore di lavoro, anche in considerazione di quanto disposto dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 in materia di diritto al lavoro dei soggetti in condizioni di disabilità, in relazione ai giudizi formulati dal medico competente in merito alla idoneità o inidoneità, totale o parziale, temporanea o permanente allo svolgimento di specifiche funzioni o mansioni, attua le misure indicate dal medico competente e qualora le stesse prevedano un'inidoneità alla mansione specifica adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni equivalenti o, in difetto, a mansioni inferiori garantendo il trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza. L idoneità o meno all esercizio di determinate funzioni e attività deve essere valutata dal medico competente, al quale è necessario presentare una specifica richiesta, corredata dalla documentazione necessaria a supportarla. Contro il parere del medico competente, laddove questo non fosse conforme alle proprie aspettative è ammesso ricorso presso il servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della ASL competente territorialmente. È opportuno; prima di presentare formale domanda, parlare personalmente con il medico competente, e verificare gli spazi che sono concretamente possibili per ottenere l esonero, temporaneo o permanente, da mansioni che risultino di fatto incompatibili con le proprie condizioni di salute.

6 6 Laddove dovesse esserci una inidoneità fisica permanente all esercizio delle mansioni attribuite si applica il comma 1 dell articolo 29 del CCNL 1994_1997, secondo il quale: Nei confronti del dirigente di primo livello riconosciuto fisicamente inidoneo in via permanente allo svolgimento delle funzioni attribuitegli l Azienda esperisce ogni utile tentativo, compatibilmente con le proprie strutture organizzative, per recuperarlo al servizio attivo. L auspicio è ovviamente che questa fattispecie, che comunque tutela ampiamente il lavoratore, possa essere considerata come eventualità del tutto teorica. Le principali fonti normative che disciplinano le tutele che sono assicurate al lavoratore, e gli obblighi che devono essere soddisfatti dal datore di lavoro sono: il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, (testo unico delle norme in materia di tutela della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro) che definisce le responsabilità e gli obblighi del datore di lavoro a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, ed indica nel medico competente il riferimento operativo aziendale per l accertamento delle condizioni di salute dei lavoratori e della inidoneità totale o parziale, temporanea o permanente a determinate mansioni l articolo 7 del CCNL 10 febbraio 2004, che declina nell ambito specifico della dirigenza medica le norme di carattere generale allora vigenti in materia di inidoneità al lavoro notturno, con particolare riferimento al decreto legislativo 532 sopra citato; l articolo 29 del CCNL 1994_1997, richiamato dall articolo 7 del CCNL 10 febbraio 2004, per quanto concerne il comportamento dell azienda a fronte di situazioni di inidoneità lavorativa, tematica indirettamente connessa con l inidoneità al lavoro notturno. il decreto legislativo 26 novembre 1999, n. 532, che già stabiliva una definizione univoca di lavoro notturno e di lavoratore notturno, imponeva al datore di lavoro l obbligo di accertare periodicamente le condizioni di salute dei lavoratori notturni e quello di assegnare al lavoratore altre mansioni in caso di accertata inidoneità al lavoro notturno; il decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, che dando attuazione ad alcune direttive dell Unione Europea sancisce una serie di tutele in materia di orario di lavoro, e dedica uno specifico articolo (l articolo 11) alla precisazione dei lavoratori che sono esonerati dal lavoro notturno;

7 7 CCNL 10 febbraio 2004 Integrativo del CCNL 1998_2001 Articolo 7 Lavoro notturno 1. dirigenti che svolgono lavoro notturno Svolgono lavoro notturno i dirigenti tenuti ad operare su turni a copertura delle 24 ore. 2. rinvio al decreto legislativo 26 novembre 1999, n. 532 Per quanto attiene alle limitazioni al lavoro notturno, alla tutela della salute, all introduzione di nuove forme di lavoro notturno, ai doveri del datore di lavoro, anche con riferimento alle relazioni sindacali si applicano le disposizioni del decreto legislativo 26 novembre 1999, n Quanto alla durata della prestazione, rimane salvaguardata l attuale organizzazione del lavoro dei servizi assistenziali operanti nei turni a copertura delle 24 ore. 3. diritto all assegnazione ad altra attività Salvo che non ricorra l applicazione dell articolo 29 del CCNL 1994_1997 che disciplina il passaggio ad altra funzione per inidoneità fisica del dirigente, nel caso in cui le sopraggiunte condizioni di salute comunque comportino l inidoneità alla prestazione di lavoro notturno, accertata dal medico competente, ai sensi dell articolo 6, comma 1 del decreto legislativo 532, è garantita al dirigente l assegnazione ad altra attività o ad altri turni di servizio da espletarsi nell ambito della disciplina di appartenenza.

8 8 CCNL 1994_1997 Articolo 29 Passaggio ad altra funzione per inidoneità fisica 1. obblighi dell azienda Nei confronti del dirigente di I livello riconosciuto fisicamente inidoneo in via permanente allo svolgimento delle funzioni attribuitegli, l Azienda esperisce ogni utile tentativo, compatibilmente con le proprie strutture organizzative, per recuperarlo al servizio attivo. 2. ricerca delle attività compatibili con le condizioni di salute A tal fine l Azienda deve accertare, per il tramite del Collegio Medico Legale dell Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, quali attività il dirigente, in relazione alla disciplina od area di appartenenza, sia in grado di svolgere senza che ciò comporti cambiamento delle medesime. 3. possibilità di assegnazione ad altro incarico Qualora non si rinvengano incarichi ai quali il dirigente possa essere adibito, lo stesso, a domanda, può essere assegnato ad altro incarico di graduazione inferiore a quello di provenienza, compatibile con lo stato di salute.

9 9 DECRETO LEGISLATIVO 26 novembre 1999, n. 532 Disposizioni in materia di lavoro notturno Articolo 2. Definizioni 1. definizione di lavoro notturno e di lavoratore notturno Agli effetti delle disposizioni di cui al presente decreto si intende per: a) lavoro notturno: l'attività svolta nel corso di un periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo fra la mezzanotte e le cinque del mattino; b) lavoratore notturno: 1) qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga, in via non eccezionale, almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero; 2) qualsiasi lavoratore che svolga, in via non eccezionale, durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro normale secondo le norme definite dal contratto collettivo nazionale di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all'anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale. 2. rinvio ai contratti collettivi nazionali I contratti collettivi individuano le condizioni e i casi di eccezionalità nell'adibizione al lavoro notturno di cui al comma 1, lettere a) e b).

10 10 DECRETO LEGISLATIVO 26 novembre 1999, n. 532 Disposizioni in materia di lavoro notturno Articolo 3. Limitazioni al lavoro notturno priorità dell adesione volontaria al lavoro notturno Sono adibiti al lavoro notturno con priorità assoluta i lavoratori e le lavoratrici che ne facciano richiesta, tenuto conto delle esigenze organizzative aziendali. 2. possibili ulteriori limitazioni disposte dalla contrattazione collettiva Oltre alle limitazioni previste dall articolo 11 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, la contrattazione collettiva può determinare ulteriori limitazioni all'effettuazione del lavoro notturno, ovvero ulteriori priorità rispetto a quelle di cui al comma 1. Articolo 4 Durata della prestazione 1. orario di lavoro dei lavoratori notturni L'orario di lavoro dei lavoratori notturni non può superare le otto ore nelle ventiquattro ore, salvo l'individuazione da parte dei contratti collettivi, anche aziendali, che prevedano un orario di lavoro plurisettimanale, di un periodo di riferimento più ampio sul quale calcolare come media il suddetto limite. 2. rinvio ad un decreto ministeriale Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, previa consultazione delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria comparativamente più rappresentative e delle organizzazioni nazionali dei datori di lavoro, viene stabilito un elenco delle lavorazioni che comportano rischi particolari o rilevanti tensioni fisiche o mentali, il cui limite è di otto ore nel caso di ogni periodo di ventiquattro ore.

11 11 DECRETO LEGISLATIVO 26 novembre 1999, n. 532 Disposizioni in materia di lavoro notturno Articolo 5. Tutela della salute 1. accertamenti ai quali devono essere sottoposti i lavoratori notturni I lavoratori notturni devono essere sottoposti a cura e a spese del datore di lavoro, per il tramite del medico competente: a) ad accertamenti preventivi volti a constatare l'assenza di contro indicazioni al lavoro notturno a cui sono adibiti; b) ad accertamenti periodici almeno ogni due anni per controllare il loro stato di salute; c) ad accertamenti in caso di evidenti condizioni di salute incompatibili con il lavoro notturno. Articolo 6. Trasferimento al lavoro diurno 1. diritto al trasferimento al lavoro diurno in caso di inidoneità Nel caso in cui sopraggiungano condizioni di salute che comportano l'inidoneità alla prestazione di lavoro notturno, accertata tramite il medico competente, è garantita al lavoratore l'assegnazione ad altre mansioni o altri ruoli diurni. 2. rinvio alla contrattazione collettiva nazionale La contrattazione collettiva definisce le modalità di applicazione delle disposizioni di cui al comma 1 e individua le soluzioni nel caso in cui l'assegnazione prevista dal citato comma non risulti applicabile.

12 12 DECRETO LEGISLATIVO 26 novembre 1999, n. 532 Disposizioni in materia di lavoro notturno Articolo 7. Riduzione dell'orario di lavoro e maggiorazione retributiva 1. riduzione dell orario di lavoro normale settimanale La contrattazione collettiva stabilisce la riduzione dell'orario di lavoro normale settimanale e mensile nei confronti dei lavoratori notturni e la relativa maggiorazione retributiva. 2. verifica periodica delle disposizione introdotte dai CCNL Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale provvede a verificare periodicamente, e almeno annualmente, le disposizioni introdotte dai contratti collettivi nazionali ai sensi del comma 1.

13 13 DECRETO LEGISLATIVO 8 aprile 2003, n. 66 Attuazione delle direttive dell unione europea concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro. articolo 1 finalità e definizioni 1. finalità delle disposizioni contenute nel presente decreto Le disposizioni contenute nel presente decreto, nel dare attuazione organica alla direttiva 93/104/CE, del 23 novembre 1993, così come modificata dalla direttiva 2000/34/CE del 22 giugno 2000, sono dirette a regolamentare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, e nel pieno rispetto del ruolo della autonomia negoziale collettiva, i profili di disciplina del rapporto di lavoro connessi alla organizzazione dell'orario di lavoro. 2. definizioni Agli effetti delle disposizioni del presente decreto si intende per: a) "orario di lavoro": qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell'esercizio della sua attività o delle sue funzioni: b) "periodo di riposo": qualsiasi periodo che non rientra nell'orario di lavoro; c) "lavoro straordinario": è il lavoro prestato oltre l'orario normale di lavoro così come definito all'articolo 3; d) "periodo notturno": periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino; e) "lavoratore notturno": 1) qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale; 2) qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga per almeno tre ore lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all'anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale;

14 14 DECRETO LEGISLATIVO 8 aprile 2003, n. 66 Attuazione delle direttive dell unione europea concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro. articolo 1 finalità e definizioni 2. definizioni f) "lavoro a turni": qualsiasi metodo di organizzazione del lavoro anche a squadre in base al quale dei lavoratori siano successivamente occupati negli stessi posti di lavoro, secondo un determinato ritmo, compreso il ritmo rotativo, che può essere di tipo continuo o discontinuo, e il quale comporti la necessità per i lavoratori di compiere un lavoro a ore differenti su un periodo determinato di giorni o di settimane; g) "lavoratore a turni": qualsiasi lavoratore il cui orario di lavoro sia inserito nel quadro del lavoro a turni; h) "lavoratore mobile": qualsiasi lavoratore impiegato quale membro del personale viaggiante o di volo presso una impresa che effettua servizi di trasporto passeggeri o merci sia per conto proprio che per conto di terzi su strada, per via aerea o per via navigabile, o a impianto fisso non ferroviario; i) "lavoro offshore": l'attività svolta prevalentemente su una installazione offshore (compresi gli impianti di perforazione) o a partire da essa, direttamente o indirettamente legata alla esplo-razione, alla estrazione o allo sfruttamento di risorse minerali, compresi gli idrocarburi, nonché le attività di immersione collegate a tali attività, effettuate sia a partire da una installa-zione offshore che da una nave; l) "riposo adeguato": il fatto che i lavoratori dispongano di periodi di riposo regolari, la cui durata è espressa in unità di tempo, e sufficientemente lunghi e continui per evitare che essi, a causa della stanchezza della fatica o di altri fattori che perturbano la organizzazione del lavoro, causino lesioni a se stessi, ad altri lavoratori o a terzi o danneggino la loro salute, a breve o a lungo termine; m) "contratti collettivi di lavoro": contratti collettivi stipulati da organizzazioni sindacali dei lavoratori più rappresentative.

15 15 DECRETO LEGISLATIVO 8 aprile 2003, n. 66 Attuazione delle direttive dell unione europea concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro. articolo 11 limitazioni al lavoro notturno 1. accertamento dell inidoneità al lavoro notturno L'inidoneità al lavoro notturno può essere accertata attraverso le competenti strutture sanitarie pubbliche. 2. lavoratori esonerati dal lavoro notturno I contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori che possono essere esclusi dall'obbligo di effettuare lavoro notturno. È in ogni caso vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6 dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. Non sono inoltre obbligati a prestare lavoro notturno: a) la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa; b) la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni; c) la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n articolo 14 tutela in caso di prestazioni di lavoro notturno 1. controlli periodici dell idoneità al lavoro notturno La valutazione dello stato di salute dei lavoratori notturni deve avvenire a cura e a spese del datore di lavoro, o per il tramite delle competenti strutture sanitarie pubbliche o per il tramite del medico competente, attraverso controlli preventivi e periodici, almeno ogni due anni, volti a verificare l'assenza di controindicazioni al lavoro notturno a cui sono adibiti i lavoratori stessi.

16 16 DECRETO LEGISLATIVO 8 aprile 2003, n. 66 Attuazione delle direttive dell unione europea concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro. articolo 15 Trasferimento al lavoro diurno 1. diritto al trasferimento al lavoro diurno Qualora sopraggiungano condizioni di salute che comportino l'inidoneità alla prestazione di lavoro notturno accertata dal medico competente o dalle strutture sanitarie pubbliche, il lavoratore verrà assegnato al lavoro diurno, in altre mansioni equivalenti, se esistenti e disponibili. 2. rinvio alla contrattazione collettiva La contrattazione collettiva definisce le modalità di applicazione delle disposizioni di cui al comma precedente e individua le soluzioni nel caso in cui l'assegnazione prevista dal comma citato non risulti applicabile.

17 17 DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 Testo unico delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. articolo 25. Obblighi del medico competente 1. funzioni e responsabilità attribuite al medico competente Il medico competente: a) collabora con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione alla valutazione dei rischi, anche ai fini della programmazione, ove necessario, della sorveglianza sanitaria, alla predisposizione della attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori, all'attività di formazione e informazione nei confronti dei lavoratori, per la parte di competenza e alla organizzazione del servizio di primo soccorso considerando i particolari tipi di lavorazione ed esposizione e le peculiari modalità organizzative del lavoro. Collabora inoltre alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute secondo i principi della responsabilità sociale; b) programma ed effettua la sorveglianza sanitaria di cui all'articolo 41 attraverso protocolli sanitari definiti in funzione dei rischi specifici e tenendo in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati; c) istituisce, aggiorna e custodisce, sotto la propria responsabilità, una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sottoposto a sorveglianza sanitaria; tale cartella è conservata con salvaguardia del segreto professionale e, salvo il tempo strettamente necessario per l'esecuzione della sorveglianza sanitaria e la trascrizione dei relativi risultati, presso il luogo di custodia condordato al momento della nomina del medico competente;

18 18 DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 Testo unico delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. articolo 25. Obblighi del medico competente 1. funzioni e responsabilità attribuite al medico competente Il medico competente: d) consegna al datore di lavoro, alla cessazione dell'incarico, la documentazione sanitaria in suo possesso, nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo del 30 giugno 2003, n. 196 in materia di tutela della privacy, e con salvaguardia del segreto professionale; e) consegna al lavoratore, alla cessazione del rapporto di lavoro, copia della cartella sanitaria e di rischio, e gli fornisce le informazioni necessarie relative alla conservazione della medesima; l'originale della cartella sanitaria e di rischio va conservata, nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, da parte del datore di lavoro, per almeno dieci anni, salvo il diverso termine previsto da altre disposizioni del presente decreto; g) fornisce informazioni ai lavoratori sul significato della sorveglianza sanitaria cui sono sottoposti e, nel caso di esposizione ad agenti con effetti a lungo termine, sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione della attività che comporta l'esposizione a tali agenti. Fornisce altresì, a richiesta, informazioni analoghe ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; h) informa ogni lavoratore interessato dei risultati della sorveglianza sanitaria di cui all'articolo 41 e, a richiesta dello stesso, gli rilascia copia della documentazione sanitaria;

19 19 DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 Testo unico delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. articolo 25. Obblighi del medico competente 1. funzioni e responsabilità attribuite al medico competente Il medico competente: i) comunica per iscritto, in occasione delle riunioni che devono essere organizzate almeno una volta l anno, al datore di lavoro, al responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, i risultati anonimi collettivi della sorveglianza sanitaria effettuata e fornisce indicazioni sul significato di detti risultati ai fini dell attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori; l) visita gli ambienti di lavoro almeno una volta all'anno o a cadenza diversa che stabilisce in base alla valutazione dei rischi; la indicazione di una periodicità diversa dall'annuale deve essere comunicata al datore di lavoro ai fini della sua annotazione nel documento di valutazione dei rischi; m) partecipa alla programmazione del controllo dell'esposizione dei lavoratori i cui risultati gli sono forniti con tempestività ai fini della valutazione del rischio e della sorveglianza sanitaria; n) comunica, mediante autocertificazione, il possesso dei titoli e requisiti di cui all'articolo 38, al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

20 20 DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 Testo unico delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Articolo 41 Sorveglianza sanitaria 1. casi nei quali deve essere effettuata la sorveglianza sanitaria La sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente: a) nei casi previsti dalla normativa vigente, dalle indicazioni fornite dalla Commissione consultiva di cui all'articolo 6; b) qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessa sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi lavorativi. 2. contenuti della sorveglianza sanitaria La sorveglianza sanitaria comprende: a) visita medica preventiva intesa a constatare l'assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore è destinato al fine di valutare la sua idoneità alla mansione specifica; b) visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica. La periodicità di tali accertamenti, qualora non prevista dalla relativa normativa, viene stabilita, di norma, in una volta l'anno. Tale periodicità può assumere cadenza diversa, stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio. L'organo di vigilanza, con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza sanitaria differenti rispetto a quelli indicati dal medico competente;

21 21 DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 Testo unico delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Articolo 41 Sorveglianza sanitaria 2. contenuti della sorveglianza sanitaria La sorveglianza sanitaria comprende: c) visita medica su richiesta del lavoratore, qualora sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi professionali o alle sue condizioni di salute, suscettibili di peggioramento a causa dell'attività lavorativa svolta, al fine di esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica; d) visita medica in occasione del cambio della mansione onde verificare l'idoneità alla mansione specifica; e) visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro nei casi previsti dalla normativa vigente. e-bis) visita medica preventiva in fase preassuntiva; e-ter) visita medica precedente alla ripresa del lavoro, a seguito di assenza per motivi di salute di durata superiore ai sessanta giorni continuativi, al fine di verificare l'idoneità alla mansione. 2-bis. casi in cui possono essere effettuate visite mediche preventive Le visite mediche preventive possono essere svolte in fase preassuntiva, su scelta del datore di lavoro, dal medico competente o dai dipartimenti di prevenzione delle ASL. 3. casi nei quali non sono consentite visite preventive Le visite mediche preventive non possono essere effettuate: b) per accertare stati di gravidanza; c) negli altri casi vietati dalla normativa vigente.

22 22 DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 Testo unico delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Articolo 41 Sorveglianza sanitaria 4. contenuti delle visite del medico competente Le visite mediche preventive, a cura e spese del datore di lavoro, comprendono gli esami clinici e biologici e indagini diagnostiche mirati al rischio ritenuti necessari dal medico competente. Nei casi ed alle condizioni previste dall'ordinamento, le visite di cui al comma 2, lettere a), b), d), e-bis) e e-ter) sono altresì finalizzate alla verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti. 5. esiti della visita del medico competente Gli esiti della visita medica devono essere allegati alla cartella sanitaria e di rischio di cui all'articolo 25, comma 1, lettera c), secondo i requisiti minimi contenuti nell'allegato 3A e predisposta su formato cartaceo o informatizzato, secondo quanto previsto dall'articolo esiti possibili dell accertamento dell idoneità Il medico competente, sulla base delle risultanze delle visite mediche finalizzate ad accertare l idoneità ad una specifica mansione o funzione, esprime uno dei seguenti giudizi relativi alla mansione specifica: a) idoneità; b) idoneità parziale, temporanea o permanente, con prescrizioni o limitazioni; c) inidoneità temporanea; d) inidoneità permanente. 6-bis. obbligo di esprimere il proprio giudizio per iscritto Nei casi di cui alle lettere a), b), c) e d) del comma 6 il medico competente esprime il proprio giudizio per iscritto dando copia del giudizio medesimo al lavoratore e al datore di lavoro.

23 23 DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 Testo unico delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Articolo 41 Sorveglianza sanitaria 7. inidoneità temporanea Nel caso di espressione del giudizio di inidoneità temporanea vanno precisati i limiti temporali di validità. 9. possibilità di ricorso avverso il giudizio del medico competente Avverso i giudizi del medico competente, ivi compresi quelli formulati in fase preassuntiva, è ammesso ricorso, entro trenta giorni dalla data di comunicazione del giudizio medesimo, all'organo di vigilanza territorialmente competente che dispone, dopo eventuali ulteriori accertamenti, la conferma, la modifica o la revoca del giudizio stesso. articolo 42. Provvedimenti in caso di inidoneità alla mansione specifica 1. diritto alla conservazione del posto di lavoro Il datore di lavoro, anche in considerazione di quanto disposto dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 in materia di diritto al lavoro dei soggetti in condizioni di disabilità, in relazione ai giudizi formulati dal medico competente in merito alla idoneità o inidoneità, totale o parziale, temporanea o permanente allo svolgimento di specifiche funzioni o mansioni, attua le misure indicate dal medico competente e qualora le stesse prevedano un'inidoneità alla mansione specifica adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni equivalenti o, in difetto, a mansioni inferiori garantendo il trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza.

24 24 CCNL 1994_1997 Articolo 24 Assenze per malattia 1. periodo di diciotto mesi di conservazione del posto di lavoro Il dirigente non in prova, assente per malattia, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di diciotto mesi. Ai fini della maturazione del predetto periodo, l assenza in corso si somma alle assenze per malattia intervenute nei tre anni precedenti. 2. ulteriore periodo di conservazione del posto di lavoro Al dirigente che ne faccia tempestiva richiesta prima del superamento del periodo previsto dal comma 1, può essere concesso di assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi in casi particolarmente gravi, ovvero di essere sottoposto all accertamento delle sue condizioni di salute, per il tramite dell unità sanitaria locale territorialmente competente ai sensi delle vigenti disposizioni, al fine di stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta e permanente inidoneità fisica a svolgere qualsiasi proficuo lavoro. 3. facoltà di risolvere il rapporto di lavoro Superati i periodi di conservazione del posto previsti dai commi 1 e 2, o nel caso che il dirigente, a seguito dell accertamento di cui al comma 2, sia dichiarato permanentemente inidoneo a svolgere qualsiasi proficuo lavoro, l azienda o ente può procedere alla risoluzione del rapporto corrispondendo al dirigente l indennità sostitutiva del preavviso. 4. computo dei periodo di malattia ai fini dell anzianità di servizio I periodi di assenza per malattia, salvo quelli previsti dal comma 2 del presente articolo, non interrompono la maturazione dell anzianità di servizio a tutti gli effetti. 5. rinvio alla normativa specifica per gli affetti da TBC Restano ferme le vigenti disposizioni di legge a tutela degli affetti da TBC.

25 25 CCNL 1994_1997 Articolo 24 Assenze per malattia 6. trattamento economico delle assenze per malattia Il trattamento economico spettante al dirigente che si assenti per malattia è il seguente: a) intera retribuzione per i primi 9 mesi di assenza; b) 90 % della retribuzione per i successivi 3 mesi di assenza; c) 50 % della retribuzione per gli ulteriori 6 mesi del periodo di conservazione del posto previsto nel comma 1; d) i periodi di assenza previsti dal comma 2 non sono retribuiti. In materia di trattamento economico delle assenze per malattia, la disciplina contrattuale è integrata dalle disposizioni contenute nell articolo 71, comma 1, del decreto legge 112 del 2008, di seguito riprodotto integralmente nel testo in vigore alla data della risposta 6 bis. condizioni di maggior favore per patologie gravi In caso di patologie gravi che richiedano terapie salvavita ed altre ad esse assimilabili secondo le indicazioni dell ufficio medico legale dell azienda sanitaria competente per territorio, come ad esempio l emodialisi, la chemioterapia, il trattamento per l infezione da HIV - AIDS nelle fasi a basso indice di disabilità specifica (attualmente indice di Karnosky), ai fini del presente articolo sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia i relativi giorni di ricovero ospedaliero o di day hospital ed i giorni di assenza dovuti alle citate terapie, debitamente certificati dalla competente Azienda Sanitaria Locale o struttura convenzionata. Per agevolare il soddisfacimento di particolari esigenze collegate a terapie o visite specialistiche, le aziende favoriscono un idonea articolazione dell orario di lavoro, ove prevista, nei confronti dei soggetti interessati. La procedura per il riconoscimento della grave patologia è attivata dal dirigente ed il beneficio riconosciuto decorre dalla data della domanda di accertamento, ove l esito sia favorevole. Il comma 6-bis è stato inserito nell articolo 24 dall articolo 9 del CCNL 10 febbraio 2004, integrativo del CCNL 1998_2001

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