L ALLEVAMENTO E LA MACELLAZIONE AVICOLA

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1 L ALLEVAMENTO E LA MACELLAZIONE AVICOLA La fotografia La rilevanza del comparto: l offerta di carne avicola incide circa il 22% sul valore della produzione degli allevamenti da carne, circa il 14% su quello del totale degli allevamenti e poco più del 4% sul valore prodotto dall intera agricoltura. I dati relativi agli scambi con l estero evidenziano la completa autosufficienza del settore (animali+carni), distinguendo il comparto avicolo dal resto della zootecnia italiana. Le tendenze degli ultimi dieci anni: offerta; lieve incremento della produzione (+3%) e contemporanea concentrazione, favorita da un processo di continua integrazione orizzontale e verticale della filiera; domanda; riduzione dei consumi (-6%) a causa delle ripetute emergenze sanitarie e tendenza alla sostituzione della carne naturale con quella elaborata ed etichettata; mercato; notevole instabilità conseguente ai ripetuti shock di domanda e/o di offerta (nel periodo recente: flessione dei prezzi all origine ed all ingrosso); scambi con l estero; scarsa dipendenza dal mercato di importazione, rilevanza dei soli scambi di carne. Il contesto di riferimento internazionale evidenzia prospettive di crescita legate ad un incremento complessivo della domanda, l area comunitaria presenta elementi favorevoli, legati alla diminuzione dei costi di produzione e alla buona richiesta di prodotti elaborati, unitamente ad elementi di criticità, riconducibili alla aggressività delle esportazioni di alcuni Paesi terzi. I fattori competitivi: Nel periodo recente lo scenario competitivo in cui operano le aziende è stato condizionato dalle ripetute crisi che, destabilizzando il mercato, hanno impresso una spinta al cambiamento, manifestata nell esigenza di fornire maggiori informazioni al consumatore, utilizzando opportune strategie di comunicazione e pubblicità, in risposta alla forte richiesta di qualità e garanzia. L elevata incidenza dei margini di distribuzione rispetto al valore complessivo dei consumi al prezzo di mercato, mostra le aree in cui si registra la maggiore competitività nell ambito della filiera (fatto 100 il valore complessivo dei consumi al prezzo di mercato, l incidenza del valore aggiunto in ciascuna fase è pari: materia prima 26%; industria 27%; importazione 2%; distribuzione 46%). Nonostante la notevole integrazione Rev 0 Febbraio 2006 Pagina 1 di 5

2 verticale che caratterizza il comparto, il potere contrattuale nei confronti della distribuzione risulta debole. la struttura dell offerta (concorrenza interna), si caratterizza per: la concentrazione geografica della produzione nelle regioni del Nord e del Centro attraverso la creazione di distretti produttivi; l integrazione orizzontale e verticale della struttura produttiva industriale alla base dello sviluppo di modelli produttivi ad ampia concentrazione di capitali, elevate economie di scala, controllo dei processi produttivi, organizzazione in formule imprenditoriali moderne e sofisticate (holding), accanto ad un tessuto di piccole e medie aziende caratterizzate da un più modesto giro d affari; la crescente attenzione verso la rete logistica (attraverso investimenti in impianti e/o costruzione di rete di concessionari/agenti), data la notevole importanza nella distribuzione dei prodotti freschi e freschissimi, con una shelf life di 7-10 giorni. i fornitori detengono un ruolo marginale all interno della filiera avicola essendo le imprese industriali integrate a monte con gli allevamenti, le aziende mangimistiche e, a volte, gli incubatoi; si osserva inoltre una scarsa rilevanza dei rapporti di fornitura esteri. Soltanto per alcuni importanti operatori di competitor internazionali si rileva una crescente pressione competitiva. i nuovi entranti, individuabili nei competitors esteri, potrebbero determinare una crescita del potenziale competitivo: in ambito comunitario, pur in misura minore, rappresentati da Francia, Olanda e Germania, data la maggiore integrazione con la distribuzione e la spiccata efficienza della logistica, specializzata nella catena del fresco ; in ambito extra-comunitario, rappresentati dai Paesi dell area latinoamericana, considerata l elevata competitività della produzione in termini di prezzo. gli acquirenti: la DM, che veicola il 60% della produzione di carne avicola nazionale, esercita una forte pressione competitiva avvalendosi dell elevato potere negoziale derivante dagli elevati volumi di vendita, dal servizio offerto al prodotto, dalla visibilità e notorietà in grado di conferire al marchio aziendale, la sperimentazione di sistemi logistici e di vendita più efficienti; il DT che commercializza il 23% del totale della produzione ha evidenziato un considerevole arretramento del proprio ruolo nella distribuzione di carne avicola progressivamente sostituita dalla capillarizzazione della GDO; il canale Ho.Re.Ca. ha acquisito un elevata importanza nel periodo recente a seguito dell incremento dei consumi extradomestici; Rev 0 Febbraio 2006 Pagina 2 di 5

3 i grossisti e gli intermediari il cui potere negoziale permane basso per la crescente integrazione aziendale. i consumi finali ed i prodotti sostitutivi, si caratterizzano per: la diminuzione dei consumi complessivi di carne avicola del 6% circa nell ultimo decennio; lo spostamento dei consumi di carne avicola verso i prodotti elaborati (IV e V gamma) e una contemporanea flessione dei prodotti freschi di I e II gamma; una crescente attenzione verso la sicurezza e la qualità dei prodotti (in termini di processo e/o di prodotto), garantiti da certificazione e/o da rintracciabilità (p.e. biologici); un incremento della domanda di prodotti a marchio del distributore (private label), in promozione (primi prezzi) o unbranded; una instabilità derivata dal rapido susseguirsi di emergenze sanitarie. I prezzi costo ed i prezzi ricavo: Nel 2005, la crescita dei costi di produzione unitamente a quella dei prezzi all origine ha determinato una stabilizzazione della ragione di scambio degli allevamenti avicoli, interrotta soltanto negli ultimi mesi dell anno in conseguenza della considerevole riduzione dei prezzi all origine; in generale, le variazioni registrate dai costi di produzione sono imputabili alle oscillazioni mostrate nell andamento dei costi dei mangimi. Sul fronte opposto, l estrema volatilità dei prezzi è da ricondurre alla instabilità derivante dai frequenti shock di offerta e di domanda che espone gli operatori a rischi di mercato considerevoli, nonostante le strategie attuate nel tentativo di minimizzarli (programmazione dell offerta, integrazione produttiva, ). i risultati di bilancio, attraverso l analisi delle principali aziende del comparto, distinte sulla base delle caratteristiche dimensionali, mostrano nel 2004: una situazione difficile per il comparto avicolo, evidenziata dal valore negativo assunto dal ROE per le tre tipologie di aziende analizzate (grandi, medio, piccole); tra le cause di tale andamento si rileva: una inefficiente gestione operativa: tutte le aziende segnalano un aumento dei ricavi di vendita inferiore all aumento nei costi di produzione determinando una riduzione del ROI, soprattutto per le società piccole; la diversa dimensione aziendale è determinante nel definire i rapporti con i finanziatori esterni: le società più grandi (con più di 50 milioni di euro di fatturato), avendo un potere contrattuale maggiore, riescono ad ottenere condizioni contrattuali migliori; in effetti, a fronte di un elevato ricorso a fonti esterne, si evidenzia un minore costo medio del capitale di terzi; Rev 0 Febbraio 2006 Pagina 3 di 5

4 situazione difficile sotto il profilo della liquidità: il ridotto valore dell indice di disponibilità segnala l incapacità di coprire le passività a breve con gli impieghi circolanti, evidenziando rischi di tensioni finanziarie a breve termine. Le prospettive evolutive Le previsioni ISMEA di bilancio indicano: per il 2005, un andamento stabile delle macellazioni, una evidente diminuzione della domanda (-6%), una consistente riduzione delle importazioni; per il 2006, una contrazione delle macellazioni e della produzione interna (stimabile intorno al 5%) per effetto della crisi di mercato, una consistente diminuzione della domanda (-7%). Nel breve e medio periodo gli elementi che incideranno più sull evoluzione dell allevamento e della macellazione avicola sono di seguito riportati (analisi s.w.o.t.): Punti di forza La rilevanza economica, sia in termini di produzione sia di capacità occupazionale; l introduzione di sistemi di produzione moderni nel rispetto degli standard di qualità e ambiante; la presenza di distretti produttivi in alcune regioni del Nord e del Centro; la presenza di alcuni gruppi industriali con "orientamento al mercato" che, attraverso un elevato livello di integrazione verticale, realizzano il controllo dell'intero ciclo produttivo; la struttura fortemente integrata del comparto offre vantaggi in termini di economie di scala, anche in relazione al controllo dell intero processo sia sotto il profilo sanitario che quello qualitativo; la segmentazione del mercato ottenuta attraverso l introduzione di prodotti di ampia gamma e ad elevato contenuto di servizi; la continua introduzione di prodotti elaborati, da parte dei maggiori operatori industriali, volta a soddisfare le richieste provenienti dal mercato e dalla DM; il prezzo contenuto e lo sviluppo di preparati precotti e preporzionati determinano un crescente utilizzo nel canale ho.re.ca. Opportunità L evoluzione degli stili di consumo premia il contenuto di servizio degli elaborati avicoli e la facilità di preparazione e la versatilità d'uso delle carni fresche; lo spostamento della domanda verso prodotti più economici, potrebbe favorire il consumo di carne avicola fresca; la crescente presenza di prodotto bio ed ogmfree potrebbe determinare un ulteriore segmentazione del mercato; Punti di debolezza Una considerevole sovra capacità produttiva la presenza di vincoli normativi sempre più restrittivi di: (benessere degli animali, smaltimento di deiezioni animali, alimentazione animale) con un notevole impatto negativo sui costi; la facilità di sviluppo di epidemie nelle aree vocate ad alta densità di allevamento; il livello considerevole dei costi di alimentazione per i prodotti di elevata qualità ne determina difficoltà nella remuneratività; difficoltà ad applicare politiche di marca a sostegno di un prodotto indifferenziato (fresco); problemi logistici connessi all'esistenza di canali commerciali di tipo "lungo" soprattutto nel Sud a causa della presenza di un elevato numero di grossisti e di intermediari; assenza di un coordinamento orizzontale, tra gli allevatori, e verticale tra gli operatori di dimensioni più ridotte (interprofessione); instabilità della domanda causata dalle ripetute crisi sanitarie e conseguente forte perdita di immagine della carne. Minacce La flessione della domanda in un contesto caratterizzato da saturazione del consumo e ricorrenti crisi sanitarie; la continua necessità di adeguamento agli standard di produzione previste dalle disposizioni normative in rispondenza alle esigenze di sicurezza; la possibile crescente presenza del prodotto dell America Latina sul mercato interno, molto competitivo in termini di prezzi; Rev 0 Febbraio 2006 Pagina 4 di 5

5 la crescente necessità di investimenti in impianti e R&D, ad esempio attraverso la sperimentazione del category management, apporterebbe vantaggi competitivi interessanti nel panorama europeo; l adozione di sistemi di tracciabilità in risposta ai bisogni di sicurezza del consumatore; la crescita della domanda estera, potrebbe rafforzare la capacità di penetrazione nei mercati esteri, consolidando i canali commerciali esistenti; la modulazione della logistica ai bisogni del trade. la graduale crescita del ruolo svolto dalla distribuzione moderna nella gestione del mercato, attraverso le private label, in conseguenza della connotazione di fattore chiave che il prodotto (unbranded) assume ai fini della "fidelizzazione" del cliente; la banalizzazione degli elaborati conseguente alla pratica di politiche di promozione/prezzo presso la DM; la difficoltà del consumatore nella percezione delle specificità del prodotto associate al brand industriale. Rev 0 Febbraio 2006 Pagina 5 di 5

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