L ALLEVAMENTO BOVINO DA CARNE
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- Leonzio Rizzo
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1 L ALLEVAMENTO BOVINO DA CARNE La fotografia La rilevanza del comparto: l offerta di carne bovina incide circa il 40% sul valore della produzione degli allevamenti da carne e circa ¼ su quello de totale degli allevamenti, partecipando all offerta dell intera agricoltura nella misura del 7-8%. L incidenza del deficit degli scambi con l estero di settore (animali+carni) è molto elevato, rappresentando la metà del passivo della sola zootecnia ed 1/3 del passivo totale dell intero agroalimentare. Le tendenze degli ultimi dieci anni: offerta; riduzione della produzione (-3%) e contemporanea lieve concentrazione, soprattutto nel settore dei vitelli e vitelloni (dove si è rilevata una riduzione del 40% delle unità produttive); domanda; riduzione consolidata dei consumi a causa della BSE (6%); sostituzione della carne di vitello con quella di vitellone (nel periodo recente: incremento del consumo di carne di vacca di fascia di prezzo bassa); sostituzione della carne bovina con quella suina; mercato; flessione dei prezzi reali (nel periodo recente: crescita dei prezzi del vitello e della vacca); scambi con l estero; aumento della dipendenza da importazioni di animali da ingrasso, progressiva sostituzione dell importazione di animali con carni. Il contesto di riferimento comunitario evidenzia elementi simili, a causa della progressiva contrazione della mandria e, conseguentemente, della produzione e, della contemporanea ripresa dei consumi. Le implicazioni della PAC; nonostante l elevata incidenza della produzione in ambito comunitario, il comparto bovino da carne nazionale ha beneficiato di un ammontare di risorse inferiore rispetto a quello dei principali competitor comunitari, a causa sia di minori assegnazioni finanziarie, sia di una scarsa capacità del sistema ad incassare gli aiuti previsti dalla normativa. Nel 2003, per ogni kg di carne prodotta, se in media l allevatore italiano ha percepito 0,411, il concorrente francese ha percepito 1, quello tedesco 0,986, quello spagnolo 1,162 e quello irlandese 1,541. Ne derivano alcuni elementi di preoccupazione: la crescente incidenza dei premi nei bilanci aziendali; il congelamento dello svantaggio competitivo avvenuto con la Revisione di Medio Termine (MTR) della PAC, che ha assegnato un ammontare di risorse a ciascun Paese in base ai premi incassati su base storica. I fattori competitivi: Rev 0 - Maggio 2005 Pagina 1 di 6
2 Nel periodo recente lo scenario competitivo in cui operano le aziende del comparto bovino è stato interessato da una notevole pressione (per spinte provenienti dal mercato e dall introduzione di nuove norme), così da determinare il consolidamento della struttura aziendale, l accorpamento o l uscita dal mercato. L elevata incidenza dei margini di distribuzione rispetto al valore complessivo dei consumi al prezzo di mercato, mostra le aree in cui si registra la maggiore forza competitività nell ambito della filiera (fatto 100 il valore complessivo dei consumi al prezzo di mercato, l incidenza del valore aggiunto in ciascuna fase è pari: materia prima 31%; industria 7%; importazione 11%; distribuzione 50%). L esigenza di una maggiore integrazione verticale ed orizzontale degli operatori nelle fasi a monte risulta così necessaria per l acquisizione di maggior potere contrattuale nei confronti della distribuzione. la struttura dell offerta (concorrenza interna), si caratterizza per: la presenza di due diversi modelli di produzione, a ciclo aperto e a ciclo chiuso, con effetti differenti nella determinazione del margine di redditività e nella maggiore o minore vulnerabilità nei confronti dei rischi di mercato; la frammentazione della struttura produttiva, che impedisce lo sfruttamento delle sinergie tra gli operatori e quindi il rafforzamento della posizione competitiva sia in termini di efficienza produttiva che di minimizzazione dei rischi; la dipendenza dai premi UE in grado di condizionare la formazione del margine di redditività e quindi l entrata e/o l uscita dal mercato delle aziende del comparto. Il modello produttivo denota due direttrici di sviluppo: le aziende di ingrasso specializzate, le aziende estensive, a carattere familiare. Questo deriva dalla fuoriuscita di aziende marginali di ridottissime dimensioni. Contemporaneamente, però, tengono aziende di piccole dimensioni che svolgono un ruolo di presidio ambientale, che si avvantaggiano di finanziamenti comunitari; i fornitori, sono rappresentati soprattutto da importatori (il comparto è fortemente import-oriented; questo è un fattore condizionante per lo sviluppo del comparto); si osserva: una lieve tendenza alla sostituzione della produzione nazionale da parte di carni bovine importate. Questa tendenza potrebbe assumere una rilevanza maggiore, considerata l attrattività del mercato per il prodotto proveniente dal Sud America; una contemporanea diminuzione delle forniture di capi d allevamento ed un conseguente aumento/instabilità dei prezzi, da cui ne è derivato un peggioramento della ragione di scambio in alcuni periodi; i nuovi entranti, individuabili nei competitors esteri, potrebbero determinare una crescita del potenziale competitivo: Rev 0 - Maggio 2005 Pagina 2 di 6
3 in ambito comunitario, per Irlanda e Spagna si rileva una crescita della produzione, una riduzione dei costi ed una elevata incidenza dei premi riscossi. Anche la Francia, nel caso in cui avviasse all ingrasso i broutard attualmente venduti, potrebbe esercitare una maggiore pressione competitiva; in ambito extra-comunitario, i Paesi dell area latino-americana, considerata l elevata qualità della produzione ed i prezzi più competitivi. La maggiore frammentazione della filiera italiana rispetto ai competitors determina forti svantaggi competitivi, legati alla scarsa integrazione di filiera, con costi più alti e bassa capacità negoziale. gli acquirenti: crescente pressione competitiva della domanda intermedia proveniente dal canale cortissimo (GDO), che si rifornisce direttamente in azienda per una quota elevata (26% del mercato dei bovini nazionali), utilizzando contratti annuali senza obbligo di acquisto, con premi o penalizzazioni sulla base di parametri qualitativi (disciplinari produttivi). La strategia della DM si basa su: la crescente integrazione con i grandi gruppi dell industria di trasformazione, la progressiva introduzione dei sistemi di certificazione della qualità e di controllo lungo la filiera, l introduzione delle private label, l attenzione ai sistemi logistici di distribuzione ed approvvigionamento (uso di piattaforme proprie); sperimentazione del piano di category management presso alcune delle maggiori insegne distributive. minore pressione competitiva della domanda intermedia proveniente dal canale lungo (macelli-dettaglio tradizionale), con caratteristiche opposte. La strategia dell industria si basa su: crescente integrazione con allevatori di razze pregiate di origine nazionale all interno di circuiti commerciali di qualità; spostamento nel segmento delle carni di vacca utilizzate per la trasformazione industriale; crescente ricorso alle soccide o allevamenti di proprietà per controllare direttamente una parte degli approvvigionamenti; crescente incidenza delle lavorazioni per conto della DM; i consumi finali ed i prodotti sostitutivi, si caratterizzano per: la flessione della domanda finale (da 24,9 kg/anno procap. nel 2000 a 24 kg nel 2004) a causa della rottura del feeling prodottoconsumatore provocata dalla crisi BSE (questo in un contesto di crescita della domanda complessiva di carne); lo spostamento dei consumi di carne bovina tra i diversi segmenti di mercato, da una parte dal vitello verso il vitellone, dall altra verso tipologie più economiche, quali la vacca; l andamento decrescente dei prezzi reali delle carni bovine nell ultimo decennio; la crescente confusione nella percezione della qualità da parte dei consumatori a seguito della proliferazione dei marchi di qualità; Rev 0 - Maggio 2005 Pagina 3 di 6
4 l aumento del consumo di carne suina (fresca + salumi ed insaccati), individuabile come principale competitor; la carne bovina viene commercializzata attraverso la distribuzione moderna (DM) per il 50%, il dettaglio tradizionale (DT) per il 37% ed il canale Ho.Re.Ca per il restante 13%, con differenze tra le aree del paese. I prezzi costo ed i prezzi ricavo: nel 2004, la maggiore crescita dei costi di produzione rispetto a quella dei prezzi all origine ha determinato, su base annua, una riduzione del 2,4% della ragione di scambio degli allevamenti bovini; l incremento dei costi di produzione è derivata da incrementi nei costi di mangimi e di animali di allevamento. Per quanto riguarda invece i prezzi, si è osservato un andamento differenziato: consistenti aumenti per i vitelli e per le vacche, contrazione dei prezzi nominali e reali del vitellone. i premi previsti dall'ocm contribuiscono ad abbattere il costo totale di produzione nella misura del 18-20%; ciò nonostante soli gli allevamenti a ciclo aperto raggiungono margini di redditività positivi. Le perdite osservate negli allevamenti a ciclo chiuso vengono coperte attraverso una sotto remunerazione della manodopera familiare. i risultati di bilancio, attraverso un analisi su un numero limitato di aziende di grandi dimensioni, evidenzia: nel periodo il valore della produzione rimane stabile, con però un incremento nei costi del personale che porta a un abbassamento del valore aggiunto/dipendente e del MOL. L utile netto rimane pressoché invariato, grazie alla diminuzione degli oneri finanziari netti, degli ammortamenti e degli accantonamenti; il livello complessivo dell indebitamento è in leggera flessione tra il 2002 e il Tuttavia, la composizione del debito evidenzia il ridotto ricorso all indebitamento a lungo (12% nel 2003) e un ricorso molto modesto all indebitamento nel confronto delle banche, privilegiando la tipologia altri debiti e l indebitamento nei confronti dei fornitori, incrementato di oltre il 400% nel corso del le dinamiche del Capitale Circolante Netto e del Margine di Struttura testimoniano una crescente criticità delle aziende del settore sotto il profilo della liquidità e della solvibilità. Le prospettive evolutive Per il 2005 le previsioni di bilancio indicano: una lieve contrazione delle macellazioni (stimabile tra l 1% ed il 2%), per effetto di un aumento dei costi; una sostanziale stabilità della produzione e del consumo interno. Rev 0 - Maggio 2005 Pagina 4 di 6
5 Per il 2006, gli elementi di scenario disponibili inducono ad ipotizzare una stabilizzazione delle tendenze in atto Nel breve e medio periodo gli elementi che incideranno più sull evoluzione dell allevamento bovino da carne sono di seguito riportati (analisi s.w.o.t.): Rev 0 - Maggio 2005 Pagina 5 di 6
6 Punti di forza forte rilevanza economica, sia in termini di produzione sia di capacità occupazionale; ruolo strategico dell allevamento per l attivazione di importanti processi produttivi a monte (industria mangimistica e lattiero casearia) e a valle (macellazione e trasformazione); consistente presenza degli allevamenti bovini a stabulazione fissa che assicura un know how di elevato valore (management, tecnologia, genetica); la presenza di alcuni gruppi industriali e distributivi con "orientamento al mercato" che, attraverso un elevato livello di integrazione verticale, realizzano il controllo dell'intero ciclo produttivo; presenza di produzioni estensive, attraverso l allevamento di razze autoctone, con attitudine alla valorizzazione di zone marginali. Opportunità Gli stili di consumo assegnano alla carne bovina un ruolo importante (soprattutto nel Sud), legato agli aspetti nutrizionali, alla facilità di preparazione e alla versatilità d'uso; spostamento della domanda verso prodotti più economici, con un vantaggio per il segmento della vacca; il riconoscimento qualitativo per alcune razze tipiche, attraverso l'assegnazione del marchio Igp, con forte caratterizzazione nel mercato interno; la crescente attenzione del mercato e del trade nei confronti dei prodotti di eccellenza in alcuni circuiti locali; riduzione costi alimentazione (riforma PAC); certificazione di filiera promossa da Unioni/OP Punti di debolezza Presenza di vincoli sempre più restrittivi (benessere degli animali, smaltimento degli animali morti in stalla, inquinamento ambientale, alimentazione animale) con impatto negativo sui costi; vincoli strutturali (natura del territorio, frammentazione della proprietà, ecc.) che determinano una minore competitività del prodotto nazionale (in termini di costi), rappresentando, al tempo stesso, uno dei principali ostacoli allo sviluppo di modelli di allevamento estensivi; dipendenza dall estero per l approvvigionamento di animali da allevamento destinati all ingrasso dipendenza dal settore lattiero-caseario per alcune categorie di animali (vitelli da macello, manze di scarto, vacche di fine carriera); problemi logistici connessi all'esistenza di canali commerciali di tipo "lungo" soprattutto nel Sud a causa della presenza di un elevato numero di grossisti e di intermediari; assenza di un coordinamento verticale; ripetute crisi sanitarie (Bse, afta epizootica, ecc.) e conseguente forte perdita di immagine della carne che ha determinato una riduzione strutturale della domanda; difficoltà di adattamento della produzione alle esigenze specifiche del trade. Minacce Effetti incerti della Revisione di medio termine della PAC sul mercato nel 1 anno di applicazione; possibile incremento dei costi nel mediolungo periodo, conseguente al tentativo di una parte degli allevatori francesi di broutard di svincolarsi dalla domanda degli ingrassatori italiani, progettando ipotesi di filiera alternative; la forte concorrenza da alcuni importanti produttori UE, presso cui vengono acquistati animali vivi e carni; possibile crescente presenza del prodotto dell America Latina sul mercato interno, molto competitivo in termini di rapporto prezzo/qualità; graduale crescita del ruolo svolto dalla distribuzione moderna, in conseguenza della connotazione di fattore chiave che il prodotto (unbranded) assume ai fini della "fidelizzazione" del cliente. Proliferazione eccessiva marchi/certificazioni Rev 0 - Maggio 2005 Pagina 6 di 6
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