Dal bullismo al cyberbullismo: ferire con un click. Uno studio con ragazzi delle scuole medie del Veronese.

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTA DI PSICOLOGIA Laurea Magistrale in Psicologia dello Sviluppo e dell Educazione Dal bullismo al cyberbullismo: ferire con un click. Uno studio con ragazzi delle scuole medie del Veronese. From bullying to cyberbullying: hurting with a click. A study with middle school children in the province of Verona. RELATORE Prof. Gini Gianluca LAUREANDA Corso Alice MATRICOLA ANNO ACCADEMICO

2 PRESENTAZIONE La vittimizzazione tra pari è un fenomeno presente da sempre; fin dall antichità sono presenti episodi di prevaricazione tra bambini e ragazzi. Solo negli ultimi decenni, però, il fenomeno ha ricevuto un nome, bullismo, e una crescente attenzione da parte di figure di diverso tipo: genitori, insegnanti, psicologi, sociologi, pedagogisti, ecc. La psicologia, in particolare, ha un ruolo importante nello studio del bullismo, in quanto in esso le implicazioni e le conseguenze psicologiche sono notevoli e lo psicologo può dare un fondamentale contributo sia nella ricerca che nell intervento sul fenomeno. La violenza a scuola può essere fonte di grande stress sia per gli alunni sia per il personale scolastico e può arrecare danni sia all ambiente scolastico nel suo insieme, che alla qualità dell istruzione (Debarbieux, 1999). Oggi, poi, si assiste alla nascita e crescita di un nuovo fenomeno, il cyberbullismo, che si insua, dal virtuale al reale, nella vita dei ragazzi abbattendo ogni barriera e protezione a aumentando i disagi già creati dal nullismo. Il desiderio in questa tesi è di comprendere le dinamiche sottostanti al cyberbullismo, i vissuti e le reazioni dei ragazzi coinvolti; la prevaricazione tra pari, infatti, avviene per lo più tra compagni di classe o di scuola, ovvero tra persone che, volontariamente o meno, condividono tempo, ambiente ed esperienze. Persone che hanno dei sentimenti che vengono feriti nel momento in cui ci si sente rifiutati, minacciati, offesi. Vittime giovani, adolescenti e preadolescenti, che spesso si vergognano a parlarne con qualcuno, per il timore di un giudizio negativo o per la paura di ricevere, da parte dell altro, un ulteriore conferma del proprio essere debole. E, dall altra parte, che dire 1

3 del bullo? Viene etichettato e, in questo modo, un ruolo assunto in un contesto finisce per essere considerato, dagli altri, un tratto della sua personalità; invece bullo non è una persona, è un ruolo. Del bullismo si parla già molto, mentre il cyberbullismo è una forma nuova e, a mio parere, forse più occulta perché meno eclatante (soprattutto se confrontata col bullismo fisico). E una manifestazione sottile del bullismo, ma, a mio parere, non meno importante ed è per questa ragione che ho scelto di occuparmene. Trovo che sia importante studiare il fenomeno perché questo è fonte di malessere per i ragazzi che ne sono coinvolti; una sua conoscenza approfondita può aiutare chi interviene sia per prevenire il cyberbullismo che per ridurlo. La ricerca, infatti, è inevitabilmente connessa all intervento; quest ultimo non può prescindere da essa se vuole essere veramente efficace e risolutivo. Scopo della mia tesi è cercare di fornire una panoramica completa delle conoscenze presenti finora in letteratura sul bullismo e soprattutto sull emergente fenomeno del cyberbullismo. Ho inoltre svolto una piccola ricerca in alcune scuole del Veronese, somministrando un apposito questionario a studenti della scuola media inferiore, con il proposito di vedere come si presenta il cyberbullismo nelle scuole italiane e, nello specifico, in quelle della più ristretta comunità della zona di Verona. Nel Primo capitolo ho presentato in generale le conoscenze presenti sul bullismo, dal quale prende origine e viene definito il cyberbullismo. Il Secondo Capitolo descrive, in linea con il fine della tesi, il fenomeno del cyberbullismo, la sua incidenza, i soggetti coinvolti e i diversi fattori implicati. 2

4 Nel Terzo capitolo, invece, ho esposto la mia ricerca e i risultati ottenuti dai questionari compilati dai ragazzi, analizzando la presenza del bullismo e del cyberbullismo all interno del campione in esame e confrontandoli con quanto emerso nelle maggiori ricerche internazionali. Infine, nelle Conclusioni ho sintetizzato gli aspetti più rilevanti emersi dal mio lavoro. 3

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6 CAP. 1 - INTRODUZIONE AL BULLISMO La letteratura scientifica ha cominciato ad occuparsi del bullismo intorno agli anni 70, periodo in cui in Norvegia si verificarono una serie di suicidi di bambini e ragazzi; questo loro gesto estremo era dovuto alla sofferenza provocata dalle continue prepotenze ricevute da parte dei compagni di scuola. L eco che questi fatti di cronaca ebbero su giornali e televisione costrinsero il governo a stanziare dei fondi nazionali per coordinare una ricerca nelle scuole norvegesi (Berdondini, 2001). Attraverso l utilizzo di un questionario appositamente predisposto ed applicato ad un campione di studenti norvegesi e svedesi, Olweus riscontrò che il bullismo coinvolgeva circa il 16% degli studenti della scuola primaria e secondaria (Olweus, 1996). Verso la fine degli anni 80, poi, il problema ha cominciato ad avere grande risonanza, anche grazie ai mass media, e di conseguenza a ricevere l attenzione di altri studiosi in Europa, Giappone, Canada, Stati Uniti e Australia. Inoltre, in Inghilterra, avvenne un fenomeno molto simile a quello scandinavo: un bambino di scuola elementare si suicidò dopo aver subito violenze e soprusi da parte di coetanei in classe; così come fece il governo norvegese, anche quello inglese finanziò la ricerca sull argomento. Tutt oggi i ricercatori sono impegnati nello studio del bullismo, che assume forme sempre nuove come quella del cyberbullismo, e nella progettazione di programmi di prevenzione e di intervento. 5

7 1.1 Definizione di bullismo Il bullismo è un azione che mira deliberatamente a fare del male o a danneggiare. Spesso è persistente ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittima (Sharp e Smith, 1995). Il bullismo è una categoria specifica di comportamenti caratterizzati da Ripetizione e continuità del comportamento aggressivi (sistematicità); Squilibrio di potere, la vittima non è in gradi di difendersi. (Olweus, 1996). Abuso sistematico di potere (Sharp e Smith, 1995). Il termine che Olweus ha originariamente usato per definire questo fenomeno, nel 1973, è skolmobbing, ovvero mobbing scolastico: in questo modo il bullismo veniva considerato da una parte riconducibile all ambiente scolastico e dall altra connesso a forme di prevaricazione continua presente anche fra gli adulti. Mobbing, però, ha un significato inadeguato ad indicare la prevaricazione tra giovani studenti, in quanto si riferisce a una vittimizzazione messa in atto tra persone adulte nell ambiente di lavoro; così lo stesso Olweus, nel 1978, ha coniato il termine bully per indicare il ruolo del prevaricatore, da cui derivò la parola bullying (Olweus, 1981), ovvero tiranneggiare, spadroneggiare, intimidire per indicare in modo appropriato questo specifico fenomeno. Il bullismo si caratterizza per la ripetizione delle prepotenze: un singolo comportamento aggressivo non è bullismo; solitamente tali aggressioni sono quotidiane e invadono la realtà della vittima, rendendo difficili le relazioni 6

8 sociali di questa con i compagni e con i docenti. Altro aspetto necessario nella definizione di un fenomeno come bullismo è la presenza di una disparità di potere tra il bullo e la vittima, che può essere legata alla maggiore forza fisica del primo o ad una sua supremazia psicologica. Di solito, infatti, i bulli scelgono come vittime quei compagni che mostrano qualche diversità fisica (es. l essere grasso o avere un diverso colore della pelle) o debolezza psicologica (es. timidezza, introversione). Altro fattore che contribuisce a rendere il bullo più potente della vittima, poi, è il fatto che molte volte egli è affiancato da un gruppo di suoi sostenitori o aiutanti, mentre la vittima viene frequentemente colpita quando è sola o, comunque, ha pochi amici disposti a difenderla. Il divario numerico tra il gruppo dei bulli e la vittima, dunque, rafforza il potere dei prepotenti e aumenta la paura della vittima e la sua sensazione di impotenza. Terzo elemento fondamentale nel bullismo è l intenzionalità di far male all altro, di procurargli un danno; infatti, il caso di un gioco reciproco in cui per sbaglio uno degli interagenti viene colpito è lontano dall essere bullismo. Bisogna quindi distinguere il bullismo dai giochi di lotta o giochi turbolenti, nei quali l aggressività ha natura ludica e non c è intenzione di danneggiare né far male all altro; i partecipanti qui si divertono e si scambiano i ruoli, mentre tutto ciò nel bullismo non accade. I giochi turbolenti e le lotte o le prese in giro tra maschi non sono atti prevaricatori in quanto esiste tra loro una parità di forza (Gini, 2005). Il bullo, invece, compie le prepotenze con l intenzione di arrecare dolore fisico o psicologico alla vittima. Il bullismo è presente già nei più piccoli, alla scuola dell infanzia; capita infatti che alcuni bambini possono gestiscano le conflittualità con i compagni attraverso la violenza. Calci, spinte, morsi sono un modo per dominare sull altro, per vincere la contesa utilizzando un arma, quella della violenza, 7

9 socialmente inadeguata. Con il tempo, man mano che il bambino cresce, egli impara a sopraffare l altro in maniera differente, sostituendo la violenza fisica con l aggressione verbale o l esclusione; il problema non si risolve, si esprime soltanto in una forma diversa. E già a partire dai primi anni di vita che gli adulti, genitori e insegnanti, devono cercare di educare il bambino al controllo della propria aggressività e alla gestione dei litigi attraverso modalità efficaci quali il dialogo e la negoziazione (Gini, 2005). 1.2 Tipologie di bullismo Le prepotenze possono essere agite e subite in modo sia diretto che indiretto; nel primo caso il prevaricatore attacca faccia a faccia la vittima, usando il corpo o le parole per ferirla; il bullismo diretto può essere di tipo fisico, che consiste nel picchiare, prendere a calci e pugni, spingere, dare pizzicotti, graffiare, mordere, tirare i capelli, appropriarsi o rovinare gli oggetti dell altro; oppure può essere di tipo verbale, il quale si caratterizza per la presenza di minacce, offese, insulti, prese in giro, pensieri razzisti, estorsione di soldi o di beni di possesso della vittima. Nel bullismo indiretto, invece, l attacco alla vittima è relazionale: obiettivo del bullo è di danneggiare la reputazione della vittima e le sue relazioni sociali, escludendola dal gruppo, isolandola oppure diffondendo falsità, pettegolezzi o calunnie sul suo conto. Una distinzione che si può fare tra le prepotenze mediate, indirette, è quella fra gli attacchi strumentali, diretti a danneggiare un oggetto, un bene della vittima (es. zaino, abbigliamento), e attacchi sociali, mirati invece ad arrecare alla vittima problemi e difficoltà nei rapporti con gli amici e compagni di classe. 8

10 Una forma di bullismo indiretto è il cyberbullismo, in cui il bullo usa Internet e il cellulare per minacciare la vittima o screditarla agli occhi dei suoi amici e compagni. Tab. 1.1 Tipologie di prepotenze (Gini, 2005, pag. 20) Tra gli alunni delle scuole elementari e medie è presente soprattutto il bullismo diretto, mentre man mano che i ragazzi crescono tendono in generale ad usare modalità di aggressione meno dirette ed evidenti, ma altrettanto dolorose per chi le subisce (Gini, 2005). Bruno (2009) riassume il comportamento prepotente in queste 5 categorie: PSICOLOGICO O INDIRETTO (maledicenze, esclusione dal gruppo, risolini alle spalle) VERBALE (prese in giro, minacce, insulti, denigrazioni ad alta voce) FISICO (percosse, costrizione ad azioni umilianti, danneggiamento di indumenti o oggetti personali) 9

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