PIANO REGIONALE ATTIVITA ESTRATTIVE (P.R.A.E.)

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1 REGIONE MARCHE Giunta Regionale PIANO REGIONALE ATTIVITA ESTRATTIVE (P.R.A.E.) RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA GENERALE (articolo 6, comma 2, lettera b) della L.R. 1 dicembre 1997, n. 71)

2 INDICE Procedura di approvazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE)... 3 Gli elaborati del Piano Regionale delle Attività Estrattive... 4 Economia regionale, impresa estrattiva, ruolo delle istituzioni CONSIDERAZIONI PRELIMINARI Il perché di un piano Il concetto di giacimento La schematizzazione dei giacimenti della regione Marche Il perché dell estrazione di materiali di cava Le tipologie di cava Inquadramento generale Attività estrattiva e pianificazione PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE: FINALITÀ E CONTENUTI Quadro normativo di riferimento Contenuti del Piano regionale dell attività estrattiva (PRAE) Censimento delle cave attive e delle cave dismesse I dati statistici Il catasto delle cave attive Considerazioni sullo stato attuale dell attività estrattiva nella Regione Marche Il catasto delle cave dismesse Obiettivi STRUMENTI ATTUATIVI DEL PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITA ESTRATTIVE Relazione contenente l'individuazione dei livelli produttivi e stima dei trend evolutivi (articolo 6, comma 2, lettera c della L.R. n. 71/1997, così come sostituito dall articolo 2, comma 1 della L.R. n.33/1999) Individuazione delle aree di divieto stabilite dall articolo 6, comma 3, della L.R. n. 71/ Individuazione dei litotipi di difficile reperibilità e non sostituibili con altri materiali Travertino Pietra da taglio Aggregati argillosi e sabbiosi per la produzione di laterizi pregiati Calcare massiccio Calcare della formazione di San Marino Gessi Formazione della Maiolica Formazione della Corniola Conglomerati Messiniani di Pietrarubbia

3 Argille bentonitiche (se classificate come materiali di seconda categoria ai sensi del R.D. n. 1443/1927) Conglomerati Pleistocenici della provincia di Ascoli Piceno bis. - Formazione della Scaglia Rossa delle province di Pesaro - Urbino e Ancona Cartografazione delle aree di affioramento dei litotipi di difficile reperibilità e di comprovata difficile sostituzione Individuazione delle possibili aree di esenzione Premessa Aree di possibile esenzione per il Travertino, Formazione del Calcare Massiccio, calcari della Formazione di San Marino e affioramenti di Gesso macrocristallino Aree di possibile esenzione per la Formazione della Maiolica, Formazione della Corniola e dei Conglomerati Messiniani di Pietrarubbia Aree di possibile esenzione per la Pietra da Taglio, argilla e aggregati argilloso sabbiosi per la produzione di laterizi pregiati, Argille bentonitiche e Conglomerati Pleistocenici della provincia di Ascoli Piceno Altri elementi per l individuazione delle Aree di Possibile Esenzione Direttiva recante norme di attuazione per una razionale coltivazione, un appropriato uso dei materiale, per l'esercizio dell'attività estrattiva nelle formazioni boscate e per il recupero e la ricomposizione finale delle cave (articolo 6, comma 2, lettera d) della L.R. n. 71/1997, come sostituito dall articolo 2, comma 2 della L.R. n. 33/1999) Direttiva per le cave di prestito (articolo 6, comma 2, lettera e) della L.R. n. 71/1997) Direttiva per i casi in cui dalla realizzazione di opere pubbliche vengano ottenuti materiali di risulta (articolo 6, comma 2, lettera f) della L.R. n. 71/1997) Direttiva per l'individuazione, il recupero e la ricomposizione ambientale delle cave abbandonate o dismesse (articolo 6, comma 2, lettera g) della L.R. n. 71/1997) Direttiva per la realizzazione del sistema di riutilizzo degli inerti con particolare riferimento a quelli derivanti dall'edilizia (articolo 6, comma 2, lettera h) della L.R. n. 71/1997, come sostituito dall articolo 2, comma 3 della L.R. n. 33/1999) Direttiva per l'adozione di tecniche di escavazione innovative (articolo 6, comma 2, lettera i) della L.R. n. 71/1997) Normativa per le aree di divieto ancora non cartografabili (articolo 6, comma 2, lettera l) della L.R. 71/1997 così come sostituito dall articolo 2, comma 4, della L.R. 33/1999 e articolo 6, comma 3, della L.R. 71/1997) PROGRAMMA PROVINCIALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE Premessa Indirizzi generali Unità territoriale di riferimento Pianificazione dell attività estrattiva

4 Procedura di approvazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE) La legge regionale 1 dicembre 1997 "Norme per la disciplina delle attività estrattive" individua all'articolo 7 la procedura di approvazione del Piano Regionale delle attività estrattive (PRAE). Lo schema di Piano è stato adottato dalla Giunta regionale con atto deliberativo n. 467 del 28 febbraio 2000, lo stesso schema di Piano è stato pubblicato sul supplemento speciale del BUR n. 24 del ed inviato ai singoli Comuni, alle associazioni di categoria, alle associazioni di protezione ambientale presenti nella regione riconosciute ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n La legge regionale prevede che le Amministrazioni pubbliche, gli organismi sindacali e professionali nonché gli enti e le associazioni e chiunque vi abbia interesse possa presentare osservazioni alla Giunta regionale. Il termine ultimo per la formulazione delle osservazioni è stato il 15/01/2001 per effetto della data di deposito dello schema di Piano avvenuto in data 16/11/2000. La Giunta regionale, sentito il Comitato regionale per il territorio, con Delibera n. 515 del 06/03/2001 ha presentato il Piano Regionale delle Attività Estrattive al Consiglio regionale formulando proposte in ordine all'accoglimento delle osservazioni e controdeducendo alle medesime. Il Piano è approvato con deliberazione del Consiglio regionale ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel BUR. 3

5 Gli elaborati del Piano Regionale delle Attività Estrattive RELAZIONI E DIRETTIVE Relazione tecnico illustrativa generale: Allegato 1 - Elenchi e statistiche elaborati dal catasto cave attive ed inattive; Allegato 2 - Elenchi elaborati dal catasto cave dismesse; Relazione contenente l'individuazione dei livelli produttivi e stima dei trend evolutivi; Direttiva recante norme di attuazione per una razionale coltivazione, un appropriato uso del materiale, per l'esercizio dell'attività estrattiva nelle formazioni boscate e per il recupero e la ricomposizione finale delle cave: Allegato A - Linee guida per la classificazione delle cave; Allegato B - Criteri, interventi ed opere per il recupero e la ricomposizione finale delle cave; Direttiva per le cave di prestito; Direttiva per i casi in cui dalla realizzazione di opere pubbliche vengano ottenuti materiali di risulta; Direttiva per l'individuazione, il recupero e la ricomposizione ambientale delle cave abbandonate e dismesse; Direttiva per la realizzazione del sistema di riutilizzo degli inerti, con particolare riferimento a quelli derivanti dall'edilizia; Allegato A Tipologia e codici dei rifiuti Allegato B Esempio voci di Elenco Prezzi Direttiva per l'adozione di tecniche di escavazione innovative; Normativa per le aree di divieto non cartografate. TAVOLE Tav. 1: quadro di unione delle cave attive classificate per categoria e sottocategoria di materiale estratto - scala 1: : Tav. 1A: Provincia di Pesaro Urbino - scala 1: ; Tav. 1B: Provincia di Ancona - scala 1: ; Tav. 1C: Provincia di Macerata - scala 1: ; Tav. 1D: Provincia di Ascoli Piceno - scala 1: ; Tav. 2: carta delle cave inattive classificate per categoria e sottocategoria di materiale estratto - scala 1: : 4

6 Tav. 3 (A1, A2, A3): cave dismesse classificate per categoria e sottocategoria di materiale della Provincia di Pesaro Urbino - scala 1:50.000; Tav. 3 (B1, B2): cave dismesse classificate per categoria e sottocategoria di materiale della Provincia di Ancona - scala 1:50.000; Tav. 3 (C1, C2, C3): cave dismesse classificate per categoria e sottocategoria di materiale della Provincia di Macerata - scala 1:50.000; Tav. 3 (D1, D2): cave dismesse classificate per categoria e sottocategoria di materiale della Provincia di Ascoli Piceno - scala 1:50.000; Tav. 4 (A1, A2, A3): cave dismesse con indicazione sullo stato del soprassuolo della Provincia di Pesaro Urbino - scala 1:50.000; Tav. 4 (B1, B2): cave dismesse con indicazione sullo stato del soprassuolo della Provincia di Ancona - scala 1:50.000; Tav. 4 (C1, C2, C3): cave dismesse con indicazione sullo stato del soprassuolo della Provincia di Macerata - scala 1:50.000; Tav. 4 (D1, D2): cave dismesse con indicazione sullo stato del soprassuolo della Provincia di Ascoli Piceno- scala 1:50.000; Tav. 5 (A1, A2, A3): cave dismesse con indicazione sulla necessità di intervento di tipo agronomico-forestale e sull'esistenza di problemi di tipo geomorfologico della Provincia di Pesaro Urbino - scala 1:50.000; Tav. 5 (B1, B2): cave dismesse con indicazione sulla necessità di intervento di tipo agronomico-forestale e sull'esistenza di problemi di tipo geomorfologico della Provincia di Ancona - scala 1:50.000; Tav. 5 (C1, C2, C3): cave dismesse con indicazione sulla necessità di intervento di tipo agronomico-forestale e sull'esistenza di problemi di tipo geomorfologico della Provincia di Macerata - scala 1:50.000; Tav. 5 (D1, D2): cave dismesse con indicazione sulla necessità di intervento di tipo agronomico-forestale e sull'esistenza di problemi di tipo geomorfologico della Provincia di Ascoli Piceno- scala 1:50.000; Tav. 6 quadro di unione - Divieti per l'attività estrattiva - scala 1: ; Tav. 6A: Provincia di Pesaro Urbino - scala 1: ; Tav. 6B: Provincia di Ancona - scala 1: ; Tav. 6C: Provincia di Macerata - scala 1: ; Tav. 6D: Provincia di Ascoli Piceno - scala 1: ; Tav. 7 carta delle aree di possibile esenzione ai sensi del punto 11, art. 60 delle NTA del PPAR per alcune tipologie di materiale per le quali sia comprovata l'effettiva 5

7 irreperibilità o non risulti possibile la loro sostituzione con altro materiale (Travertino, Formazione del Calcare Massiccio, Calcari delle Formazione di San Marino e affioramenti di gesso macrocristallino) - scala 1: e dettagli alla scala 1: Tav. 7A: Provincia di Pesaro Urbino - carta delle aree di possibile esenzione ai sensi del punto 11, art. 60 delle NTA del PPAR per alcune tipologie di materiale per le quali sia comprovata l'effettiva irreperibilità o non risulti possibile la loro sostituzione con altro materiale (Formazione della Maiolica, Formazione della Corniola e Conglomerato messiniano di Pietrarubbia) - scala 1: ; Tav. 7B: Provincia di Ancona carta delle aree di possibile esenzione ai sensi del punto 11, art. 60 delle NTA del PPAR per alcune tipologie di materiale per le quali sia comprovata l'effettiva irreperibilità o non risulti possibile la loro sostituzione con altro materiale (Formazione della Maiolica, Formazione della Corniola e Conglomerato messiniano di Pietrarubbia)- scala 1: ; Tav. 7C: Provincia di Macerata - carta delle aree di possibile esenzione ai sensi del punto 11, art. 60 delle NTA del PPAR per alcune tipologie di materiale per le quali sia comprovata l'effettiva irreperibilità o non risulti possibile la loro sostituzione con altro materiale (Formazione della Maiolica, Formazione della Corniola e Conglomerato messiniano di Pietrarubbia) - scala 1: ; Tav. 7D: Provincia di Ascoli Piceno - carta delle aree di possibile esenzione ai sensi del punto 11, art. 60 delle NTA del PPAR per alcune tipologie di materiale per le quali sia comprovata l'effettiva irreperibilità o non risulti possibile la loro sostituzione con altro materiale (Formazione della Maiolica, Formazione della Corniola e Conglomerato messiniano di Pietrarubbia) - scala 1: ; 6

8 Economia regionale, impresa estrattiva, ruolo delle istituzioni Le Marche hanno registrato un rilevante sviluppo delle attività industriali fondato sulla nascita e sulla crescita di imprese di piccole e medie dimensioni, diffuse sul territorio e organizzate secondo la modalità dei distretti produttivi. Il valore aggiunto prodotto è di circa 47 mila miliardi di lire. Le esportazioni marchigiane superano i 12 mila miliardi. Il tasso di disoccupazione è all incirca la metà di quella nazionale. Nelle Marche sono registrate quasi 170 mila imprese, praticamente una ogni 8 abitanti. Il modello di sviluppo marchigiano, basato sulla centralità dei sistemi produttivi di piccola e media impresa ha permesso di conseguire vantaggi competitivi che hanno garantito al sistema-marche il raggiungimento di così elevati traguardi di crescita. Eurostat, l osservatorio statistico dell Unione Europea, definisce le Marche, in base ai dati occupazionali, tra le prime 25 regioni a vocazione industriale d Europa. Solo 4 regioni in Italia conseguono questo risultato. Sono il Piemonte, la Lombardia e il Veneto. Si conferma così un dato, ovvero il primato dell economia reale, del lavoro e della produzione nel profilo strutturale della nostra economia. Pertanto, non è l economia finanziaria a determinare la forza della nostra regione, ma la coesione e la determinazione dei ceti produttivi, capaci di produrre i redditi necessari a classificare la nostra comunità una delle prime in Europa, e contribuire in modo determinante alle rilevanti performances di crescita e di benessere delle Marche. Il settore delle attività estrattive offre un contributo di grande rilevanza alla tradizione industriale e produttiva della nostra regione. L attività estrattiva ha una notevole tradizione perché affonda le sue radici nel tempo, in quanto soddisfa bisogni che l uomo ha manifestato, anche se in modo primitivo, fin dalle origini della civiltà. Questi bisogni sono evoluti in parallelo all evoluzione delle forme di organizzazione economica e sociale degli insediamenti umani. Di conseguenza anche nelle Marche, l economia dell impresa estrattiva ha subito profonde trasformazioni, soprattutto in seguito ai processi di industrializzazione avvenuti nel corso del XX secolo. Agli inizi del secolo scorso l attività estrattiva era svolta in modo prevalentemente artigianale. I lavori erano manuali ed il trasporto dei materiali avveniva soprattutto tramite animali. L estrazione veniva eseguita dai privati, dalle frazioni, dai Comuni. 7

9 Oggi l attività estrattiva è cresciuta, si è diffusa in località aventi specifica vocazione sia per quantità e qualità del materiale, che per la vicinanza dei luoghi d impiego. L estrazione e la lavorazione viene eseguita con impianti di lavorazione, carrelloni, escavatori, ruspe ed altri strumenti meccanici. A seguito di questi processi è notevolmente aumentato l impegno finanziario per l acquisto dei macchinari e la costruzione degli impianti fissi, il cui ammortamento richiede anche tempi lunghi. Il trasporto incide in proporzione alla distanza dai luoghi d impiego e quindi deve essere breve, anche perché trattasi di materiale molto pesante. Il settore estrattivo è fortemente legato all attività edilizia privata, civile ed industriale, e pubblica. La produzione è subordinata alle richieste di mercato, quindi varia in base ai fabbisogni. I depositi e le giacenze rappresentano una percentuale minima, anche per dei problemi legati agli spazi disponibili. In altri termini, anche nelle Marche l attività estrattiva ha assunto carattere industriale e si inserisce pertanto a pieno titolo nel novero dei settori che caratterizzano il profilo complessivo dell economia regionale. Attualmente le cave della regione sono mediamente di piccola dimensione. Ci sono 158 cave attive con una produzione di materiale utile di circa 4 milioni di metri cubi. Ora, per modernizzare ulteriormente i propri processi aziendali, anche le imprese estrattive sono chiamate a notevoli investimenti, ad esempio nel campo delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione. Ma anche nelle Marche la sfida più impegnativa è sicuramente quella della crescita e della qualificazione dell impresa estrattiva. Questo soprattutto attraverso la concentrazione dei siti estrattivi, l incremento della dimensione media dell impresa, l adozione di un autentica cultura del progetto. Tali finalità rappresentano condizioni irrinunciabili per potenziare la competitività delle imprese estrattive, anche di fronte allo scenario della globalizzazione, e tutelare e promuovere i livelli occupazionali. In questa direzione il Piano Regionale Attività Estrattive rappresenta uno strumento fondamentale perché offre certezze e punti di riferimento per gli imprenditori. La gestione dell economia della singola impresa si avvantaggia perché diventa possibile, ad esempio, definire una programmazione aziendale su obiettivi a medio-lungo periodo, tutelare i livelli occupazionali, favorire gli investimenti destinati a nuove tecnologie o alle attività di recupero. 8

10 A livello complessivo di sistema estrattivo regionale si colma un vuoto normativo che ha sicuramente ostacolato la crescita e la qualificazione del settore. L istituzione regionale intende accompagnare e sostenere l insieme di tali processi, promuovendo la cultura del progetto e non del vincolo, e creando le condizioni favorevoli affinché il comparto estrattivo possa svilupparsi in modo equilibrato, tutelare e promuovere occupazione, accrescere ulteriormente la propria importanza nell ambito dell economia marchigiana. Alla base di tale azione sta la ferma convinzione che l attività estrattiva debba essere condotta conciliando le esigenze di tutela ambientale con quelle della produzione e dell occupazione 9

11 1 - CONSIDERAZIONI PRELIMINARI Il perché di un piano Alla domanda perché un piano per la programmazione dell attività estrattiva, occorre necessariamente fornire una risposta convincente. Questa risposta forse è l essenza stessa del piano. Le azioni proprie dell attività estrattiva coinvolgono essenzialmente due elementi: 1. la risorsa mineraria: l ambiente viene privato di un quantitativo di minerale non rinnovabile se non attraverso tempi geologici incompatibili con quelli umani; 2. la soddisfazione di alcuni bisogni dell uomo: qualità della vita, produzione, commercializzazione, trasformazione, reddito, occupazione diretta, occupazione indiretta, stabilità sociale, ecc. Purtroppo l azione di reperimento della risorsa mineraria innesca una serie di interferenze con un lungo elenco di risorse naturali e territoriali: morfologia (nella maggior parte dei casi altera la topografia dei luoghi o in modo temporaneo o in modo permanente); peculiarità geologiche (successioni litostratigrafche, formazioni geologiche scarsamente rappresentate in affioramento, strutture a pieghe, faglie, popolazioni fossilifere, ecc.); peculiarità geomorfologiche (forre, gole, doline, falde detritiche, morene glaciali, circhi glaciali, ecc.); peculiarità idrogeologiche (falde acquifere, sorgenti, complessi carsici, acque captate per scopi acquedottistici, ripercussione sulle dinamiche costiere, ecc.); Idrologia (corsi d acqua, aree esondabili, deflusso delle acque superficiali, impaludamenti, ecc.); Aree instabili (accumuli di frana, versanti instabili, frane; ecc,); 10

12 Aria (polveri sospese, gas di scarico delle macchine operatrici, fumi delle volate, ecc.); Rumore (mezzi meccanici, volate di mine, ecc.); Flora e vegetazione (specie e popolamenti erbacei, arbustivi ed arborei); Fauna; Destinazione d uso dei suoli (uso agricolo e forestale, pascolo, incolto produttivo, ecc.); Patrimonio archeologico; Patrimonio storico-culturale; Centri abitati; Viabilità; Turismo; Probabilmente ognuno di noi potrebbe essere in grado di aggiungere elementi a questo elenco. Appare ovvio come un sistema di interazioni così complesso non possa essere lasciato esclusivamente al libero arbitrio. L elevata redditività dell attività di escavazione, intesa come semplice relazione tra il ricavato dalla vendita del prodotto rapportato con i costi per la sua produzione, non può essere il solo elemento per valutare la bontà di un così rilevante intervento di trasformazione per il territorio. In passato il bilancio interno all impresa estrattiva nella maggior parte dei casi è stato ottenuto riversando buona parte dei suoi costi sul territorio circostante e, attraverso di questo, sulla collettività. Un esempio concreto può essere fornito dalle conseguenze dirette ed indirette innescate dall escavazione in alveo avvenuta fino alla fine degli anni ottanta. L escavazione in alveo provocava lungo i corsi d acqua delle vere e proprie trappole per i sedimenti; le acque private del loro carico solido, proseguivano il loro cammino con un forte potere erosivo (la loro energia non era spesa nel trasporto del sedimento). La prima e immediata conseguenza è stata quella di un approfondimento rapido degli alvei tanto che alcune strutture sono state danneggiate (ponti) e alcune distrutte o rese non funzionanti (briglie e opere di regimazione). La riduzione del trasporto solido dei corsi d acqua ha inoltre portato ad evidenti segni di arretramento delle coste marchigiana con gravi danni alla rete infrastrutturale. I costi per il ripristino delle strutture e per la protezione delle coste pesano e peseranno ancora sulla collettività. 11

13 Gli esempi potrebbero essere tanti e tutti si classificano con il termine Diseconomie esterne o Esternalità. Il settore estrattivo non può essere lasciato al mercato, da questo concetto scaturisce la necessità di una pianificazione di settore Il concetto di giacimento Condizione indispensabile per realizzare una corretta redazione di un Piano è la profonda conoscenza delle caratteristiche peculiari del settore che si vuole pianificare. Nel caso dell attività estrattiva, il giacimento di materie prime minerali è la caratteristica fondamentale che dovrebbe essere studiata ed approfondita e di cui dovrebbe tenere conto una corretta ed efficace Pianificazione. Un elemento caratterizzante dell industria mineraria è la continua evoluzione e variazione geometrica degli spazi interessati dagli scavi, che cessano con l esaurimento del giacimento o con il raggiungimento di limiti ambientali ed amministrativi e con il successivo recupero all ambiente delle zone in cui la cava ha operato. Altro elemento è che l ubicazione della cava è condizionata dalla localizzazione delle riserve che, per loro natura, hanno tenori variabili, si estendono con discontinuità e sono disomogenee per forma e dimensioni, perché ognuna di esse è legata ad un particolare evento geologico che ne ha determinato la genesi in un punto specifico. Occorre, infatti, ricordare che, secondo il concetto di giacimento, le materie prime minerarie (M.P.M.) sono caratterizzate da questi tre fattori: a) sono risorse non rinnovabili; b) sono risorse limitate dal livello dello sviluppo scientifico e tecnologico del momento; c) sono collocate geograficamente in ambiti geologici non trasferibili. Inoltre, la disponibilità di M.P.M. a prezzi di mercato stabili e compatibili con i costi minerari di ricerca, studio e sfruttamento dei giacimenti e di valorizzazione del tout venant, è una delle condizioni fondamentali per lo sviluppo economico ed industriale del territorio soggetto a pianificazione. 12

14 È universalmente riconosciuto che il concetto di "giacimento" lega indissolubilmente l oggetto geologico "risorsa" a fattori economici, tanto che solo in condizioni particolari di mercato la risorsa, che ha interesse naturalistico, diventa "giacimento". In breve, si tratta di eliminare la contrapposizione tra la visione "geologica" e quella "economica"; attribuendo alla definizione "statica" della prima il carattere "dinamico" (in termini spazio - temporali) delle valutazioni economiche. Si ribadisce che la riserva è legata alla risorsa attraverso numerosi parametri, tra i quali occorre annoverare anche le scelte politiche di settore e i vincoli ambientali. Un approccio metodologico per la redazione dei Piani, che non consideri, come caratteristica discriminante, il concetto di giacimento, verosimilmente, porterà a selezionare, per l attività estrattiva, sia "corpi geologici" sia "giacimenti" in modo del tutto casuale. Gli esempi concreti sono sotto gli occhi di tutti: massicci rocciosi ritenuti idonei per la produzione di blocchi da scogliera, si sono rivelati intensamente fratturati e profondamente alterati, tanto da rendere impossibile la realizzazione del prodotto previsto dal Piano; cave di granulati per la costruzione o la manutenzione della rete infrastrutturale, nell arco di vita del Piano, potrebbero venirsi a trovare fuori del mercato per le mutate esigenze tecnologiche (sistema dell alta velocità per la rete ferroviaria, manti stradali assorbenti, ecc.). Da un punto di vista tecnico è possibile, nel caso di ammassi rocciosi molto fratturati e coltivati per produrre Pietre da taglio, ridurre sensibilmente gli scarti da portare in discarica e ridurre l ampiezza dei vuoti di coltivazione con metodologie moderne e ad alto contenuto ingegneristico La schematizzazione dei giacimenti della regione Marche L'evoluzione geologico-strutturale della regione Marche è particolarmente complessa e ricopre un arco temporale che parte dal Trias Superiore (circa 230 milioni di anni), periodo nel quale si depositava la Formazione delle Anidriti di Burano, fino ai nostri giorni. 13

15 Lo schema geologico del territorio marchigiano con l'indicazione dei principali litotipi affioranti di interesse estrattivo può essere così semplificato: 1. Calcari massicci, calcari stratificati, calcari marnosi, e materiali detritici affioranti nelle catene montuose appenniniche dell'entroterra, nel retroscorrimento di Cingoli, nel promontorio del Conero e in alcune formazioni neogeniche della colata gravitativa della Val Marecchia. 2. Il complesso delle argille scagliose della Colata gravitativa della Val Marecchia essenzialmente ubicate all'estremo nord della Regione Marche; all'interno della successione neogenica, depositatasi nelle fasi di stasi della traslazione delle formazioni alloctone, affiorano i depositi evaporitici costituiti principalmente dai gessi. 3. Arenarie, torbiditi, alternanze di arenarie e marne, marne; questi sedimenti affiorano nelle conche inframontane e più in generale ad est della catena appenninica periadriatica; all'interno della successione, cronologicamente in corrispondenza della crisi di salinità del messiniano, si è sedimentata la Formazione Gessoso Solfifera. 4. Le sabbie, le argille, le alternanza argillo-sabbiose della zona subappenninica più prossima alla linea di costa e spesso indicata con il termine successione pliopleistocenica. Prima dell'ultima regressione marina, in una fase embrionale della formazione del reticolo idrografico superficiale, sono stati deposti sedimenti conglomeratici. 5. Depositi alluvionali di ambiente continentale costituiti principalmente da ghiaie e sabbie sedimentati trasversalmente alla catena appenninica e generalmente con andamento perpendicolari alla linea di costa; nella medio-alta valle dei Fiume Tronto ai terrazzi alluvionali si sostituiscono dei terrazzi travertinosi. Gli schemi generali sono per loro definizione privi di dettaglio pertanto sembra necessario fare un cenno particolare alla Formazione del Calcare Massiccio; questa formazione geologica è la più antica affiorante nella nostra Regione e per certi versi la più interessante dal punto di vista estrattivo. I calcari di questa formazione hanno una purezza prossima al 100 %, in larga parte sono privi di discontinuità per cui è possibile estrarre blocchi di notevoli dimensioni, hanno un elevato peso specifico e un colore omogeneo. 14

16 Fig. 1 - Schema geologico del territorio marchigiano (tratto da "Lineamenti geomorfologici del territorio marchigiano" di Bernardino Gentili - modificato): 1) Calcari Massicci, Calcari stratificati, Calcari Marnosi e depositi detritici; 2) Argille scagliose con locali affioramenti di depositi evaporitici e carbonatici; 3) Arenarie e marne; 4) arenarie, argille, sabbie e conglomerati con affioramenti della formazione Gessoso-solfifera; 5) depositi alluvionali. 15

17 1.4 - Il perché dell estrazione di materiali di cava Fin dall antichità l uomo ha utilizzato rocce e terre per rispondere a parte delle proprie esigenze: gli utensili in pietra, le terre cotte, le abitazioni, le amigdale di selce, il vasellame, le capanne circolari in pietra dell età del Bronzo, i monumenti funerari, i templi, i circhi, gli acquedotti romani... L esigenza di reperire materia prima litoide era anche allora pressante, tuttavia i fabbisogni erano sicuramente più contenuti, le tecniche di coltivazione erano efficaci ma laboriose pertanto i quantitativi richiesti a madre natura conducevano ad una sostanziale compatibilità con il contesto ambientale. I monoblocchi di granito estratti per produrre gli obelischi egiziani prevedevano una coltivazione basata sull utilizzo di cunei di legno infissi e rigonfiati ad acqua. La movimentazione avveniva sfruttando le piene dei fiumi. Lo sviluppo della civiltà industriale ha prodotto un rapido incremento demografico e con esso una crescente richiesta di materie prime. Tra queste materie prime una parte determinante è rappresentata dai materiali di cava: argille per i laterizi, marne per i cementi, pietra per i conglomerati, ecc. Fino a cinquanta anni fa le ghiaie erano ancora prelevate dagli alvei dei fiumi, dalle falde detritiche e dalle spiagge dai carrettieri ; questi con carri trainati da cavalli o buoi, prelevavano due o tre metri cubi al massimo e poi lo trasportavano, il più delle volte, direttamente al cantiere di utilizzo. Ancora durante questo periodo veniva prelevato calcare per farne pietra ornamentale: gli esplosivi erano ancora poco utilizzati e la tecnica più ricorrente era quella legata all arte degli scalpellini. Il travertino dell ascolano veniva ancora estratto con la stessa tecnica degli obelischi egiziani: legno ed acqua. Si arriva così ai giorni nostri. Anche se l incremento demografico dei paesi occidentali sembra arrestato le attività dell uomo richiedono ingenti quantità di materiali di cava. Di seguito vengono elencati i principali materiali oggetto di escavazione nella nostra regione con indicati alcuni degli utilizzi più appropriati e tipici: Ghiaie e sabbie alluvionali. I corsi d acqua hanno trasportato ghiaie e sabbie strappate dai rilievi calcarei dell entro terra; il trasporto mediante il vettore acqua ha selezionato granulometricamente il sedimento rendendolo quasi pronto all utilizzo forse come mai nessun impianto di valorizzazione potrebbe esserne capace; il materiale risultante è importante specialmente per il settore dell edilizia (tout-venant 16

18 alluvionale per riempimenti, colmate, rilevati e sottofondi, ghiaia trattate per la produzione di ghiaie monogranulari per drenaggi, misti per conglomerati cementizi). I conglomerati cementizi confezionati con inerte alluvionale non sempre sono idonei a tutti gli impieghi: ad esempio nella realizzazione delle pavimentazioni industriali a volte può accadere che l idratazione di particolari sali presenti nel sedimento alluvionale causi l indesiderato fenomeno del pop-out, cioè la formazioni di una serie di bolle che rendono il manufatto inutilizzabile; per queste applicazioni sono preferibili conglomerati prodotti utilizzando quello che in gergo viene chiamato spaccato di montagna. Inoltre i conglomerati cementizi confezionati con inerte alluvionale non ben lavato dalla frazione argillosa sono di scarsa qualità. La selezione granulometrica conduce alla separazione della frazione sabbiosa utile per la preparazione di sabbie per l allettamento di strutture a rete (fognature, tubazioni, linee, ecc.) e come aggregato nella preparazione di miscele per intonaci. Marne. La giusta miscela tra carbonato di calcio e argilla costituisce la marna; l utilizzo più nobile prevede una lavorazione composta da fasi di polverizzazione, miscelazione, cottura (clinkerizzazione), frantumazione per la produzione di cementi. La normativa vigente classifica l estrazione della marna da cemento come attività di miniera, in questa sede è sembrato corretto farne cenno. Un utilizzo meno nobile, ed in alcuni casi sconsigliato, è quello per riempimenti e colmate. Argille, aggregati argillosi e sabbiosi. Le argille, sottoposte ad un processo di omogenizzazione e, in alcuni casi, di miscelazione con altri elementi in grado di condizionare la colorazione e le caratteristiche meccaniche, una volta sottoposte a cottura divengono uno dei materiali più importanti per l edilizia: i laterizi (piastrelle in cotto, mattoni pieni, mattoni forati, pignatte, tavelle, parasoli, rivestimenti, ecc.). Le sabbie silicee sono utilizzabili per la realizzazione di vetri, la confezione di materiali refrattari e di materiali abrasivi. Le sabbie sono utilizzate anche come inerti per l allettamento di strutture a rete. Arenarie. Le arenarie altro non sono che sabbie cementate, il più delle volte il cemento è costituito da carbonato di calcio. L utilizzo più nobile è quello legato alla lavorazione per ottenere pietra ornamentale (lastre per pavimentazioni, soglie, architravi, stipiti, ecc.). Conglomerati. Le ghiaie e sabbie più o meno cementate sono classificate con questo termine; nella nostra regione sono presenti depositi conglomeratici di ambiente di transizione continentale-marino che si trovano su culminazioni e in generale in posizione più elevata rispetto alle sabbie e ghiaie alluvionali. Proprio in funzione del 17

19 loro grado di cementazione i conglomerati possono essere coltivati con la tecnica della perforazione e sparo o mediante l estrazione con mezzi meccanici. Il prodotto e gli utilizzi prevalenti sono del tutto simili a quelli delle ghiaie e delle sabbie alluvionali. Calcari massicci, calcari stratificati e materiale detritico. Racchiudere in una sola descrizione questi materiali è sicuramente un errore. I calcari massicci sono rocce massive che si trovano su formazioni dello spessore di centinaia di metri costituite per la quasi totalità da carbonato di calcio. Quasi tutte le aree di affioramento di questo litotipo coincidono con zone soggette a tutela e conservazione. L assenza di discontinuità alla scala delle mesostrutture e la purezza del minerale, rendono questo materiale unico per alcuni utilizzi: carbonato di calcio per l industria chimica, farmaceutica, metallurgica, cartaria e agroalimentare, produzione di pietrisco per conglomerati cementizi, correttivo per la produzioni di cementi, filtri, realizzazione di blocchi (in particolare da scogliera) ecc. La rarità degli affioramenti coltivabili unitamente con le caratteristiche intrinseche, fanno del calcare massiccio un litotipo di difficile reperibilità e insostituibile per alcuni usi specifici. I calcari stratificati della successione umbro-marchigiana sono ricchi di carbonato di calcio anche se con intercalati livelli selciferi e argilloso-marnosi. L estrazione di questi materiali è finalizzata alla produzione di tout-venant calcareo, pietrischi, stabilizzati, graniglie per la realizzazione di sottofondi e fondi stradali ad alta resistenza, drenaggi, conglomerati cementizi ad alta resistenza e conglomerati bituminosi; in alcuni casi il carbonato di calcio puro derivato dalla lavorazione dell ammasso consente alcuni degli utilizzi propri del calcare massiccio. Sia i calcari massicci che i calcari stratificati possono essere utilizzati per la produzione di pietre ornamentali (lastre per pavimentazioni, soglie, architravi, stipiti, ecc.). Il materiale detritico proviene dall alterazione delle rocce calcaree; il debole trasporto provoca una classazione del sedimento che spesso rende il materiale direttamente utilizzabile in cantiere (macadam). Gli altri utilizzi sono quelli legati alla produzione di stabilizzati naturali, inerti per conglomerati cementizi. Gessi. Gli ammassi rocciosi evaporitici ricchi di solfato di calcio sono sfruttati per l estrazione del gesso. L impiego più importante è quello legato alla trasformazione per la produzione di materiali per l edilizia (gesso in polvere, scagliola, stucchi, 18

20 cartongesso, ecc.). In altri casi il gesso viene utilizzato per la produzione di solfati impiegati nell industria chimica. Travertino. La deposizione chimica del carbonato di calcio ha prodotto nella zona di Ascoli Piceno e Acquasanta la formazione di giacimenti di travertino dello spessore di mt. circa; questi giacimenti sono sfruttati per l estrazione di blocchi destinati alla realizzazione di lastre per pavimentazioni, soglie e più in generale come pietra ornamentale. La limitata distribuzione dei giacimenti obbliga ad un utilizzo razionale della risorsa mineraria Le tipologie di cava In funzione del materiale affiorante e della geomorfologia del sito estrattivo si hanno le diverse tipologie di cave che vengono di seguito descritte. a1 - Cave su depositi alluvionali di ambiente continentale per l estrazione di ghiaia e sabbia. Le cave per l'estrazione di ghiaie e sabbie di origine alluvionale sono le più diffuse sul territorio marchigiano. Le probabili motivazioni potrebbero essere individuate nel fatto che i giacimenti ricadono in zone dove è praticata l'attività agricola pertanto risultano meno interessate da vincoli di varia natura (strade, infrastrutture, zone residenziali, ecc,), inoltre la tecnologia di abbattimento risulta relativamente semplice (abbattimento con mezzi meccanici) per cui il materiale grezzo ha un costo di produzione contenuto, le cave di ghiaia e sabbia sono generalmente vicine agli impianti di lavorazione esistenti. Le cave di ghiaia e sabbia sono inserite in un contesto geomorfologico di pianura. I metodi di coltivazione più utilizzati sono quelli dello splateamento su gradone unico o spalteamento su più gradoni per fette orizzontali discendenti con la formazione di una cava a fossa. 19

21 Foto 1 - Cava di pianura per l estrazione delle ghiaie e sabbie coltivata con il metodo dello splateamento su più gradoni mediante la tecnica dell abbattimento con mezzi meccanici. La Regione Marche ha da tempo vietato l'estrazione in falda e in alveo per cui le cave per l'estrazione di ghiaia e sabbia sommerse sono praticamente scomparse. Le problematiche ambientali più ricorrenti per questa tipologia di cave sono molteplici: rapporti esistenti tra l'intervento estrattivo proposto e i vincoli paesaggistici ed ambientali dell'area (il più ricorrente è quello relativo agli ambiti di tutela dei corsi d acqua); difficile compatibilità dell'intervento con il contesto paesistico-ambientale circostante; difficile attuazione degli interventi di recupero ambientale dell'area di cava mediante il ritombamento date le difficoltà di reperimento di materiali idonei; il materiale di interesse estrattivo è spesso intercalato a livelli sterili, in altre parole in alcuni casi occorre operare grosse movimentazioni per estrarre poco materiale utile; diretta interferenza dell'attività estrattiva e dell'attività di recupero con le falde acquifere alluvionali; interferenza dell'attività estrattiva e dell'attività di recupero con i bacini idrogeologici di ricarica di pozzi e sorgenti captate; aree di cava che ricadono all'interno delle aree di rispetto dei pozzi e sorgenti utilizzate per consumo umano; 20

22 interferenza dell'attività estrattiva con l'idrodinamica superficiale: formazione di zone esondabili, indebolimento di arginature, modificazione del reticolo idrografico e del senso di movimento delle acque superficiali, ecc. si sviluppano in zone prossime alle linee principali della viabilità: se per il trasporto del materiale questo rappresenta un indubbio vantaggio, questa situazione pone le cave alluvionali costantemente sotto gli occhi di tutti; si sviluppano in zone dove si realizza il più elevato reddito fondiario della regione in quanto fertili, irrigabili e facilmente meccanizzabili; interferiscono con zone potenzialmente di espansione residenziale o industriale; interferiscono con zone residenziali o con la fitta distribuzione delle case rurali che caratterizzano il paesaggio rurale merchigiano. Le cave di ghiaia alluvionale hanno una bassa resa per unità di superficie utilizzata, infatti gli spessori coltivabili non superano mai la decina di metri. 21

23 a3 - Cave per l'estrazione di argille, aggregati argillosi e sabbiosi. Queste cave si inseriscono in un contesto geografico collinare caratterizzato da una geomorfologia pedemontana o di mezzacosta. La geometria dei giacimenti pone meno problematiche rispetto alle cave per l'estrazione dei materiali di ghiaia e sabbia, l'abbattimento avviene mediante l'utilizzo di mezzi meccanici che agiscono direttamente sul giacimento senza l'ausilio di esplosivi. Per la produzione di laterizi con particolari caratteristiche occorre individuare depositi argillosi di origine alluvionale i quali risultano poco estesi, spesso interessati dalla vincolistica paesistico-ambientale e con livelli con impurità che rendono inutilizzabile il giacimento. I metodi di estrazione prevedono sovente l'utilizzo di splateamenti per fette orizzontali discendenti o la coltivazione per l'arretramento di un gradone unico. Le problematiche ambientali più ricorrenti per questa tipologia di cave sono le seguenti: stabilità dei fronti di coltivazione e dei versanti di abbandono; interferenza tra attività estrattiva e piccoli bacini idrogeologici di ricarica di sorgenti e pozzi di debole portata; Il recupero ambientale delle cave di sabbia e argilla è probabilmente quello che pone meno problemi rispetto a tutte le altre tipologie di cava; infatti, la generale assenza di vegetazione spontanea, la possibilità di operare un efficace rimodellamento del sito di cava mediante la realizzazione di equilibrati raccordi con le aree limitrofe, la facile riconsegna dell'area alle pratiche agricole fanno si che i vecchi siti di cava nel giro di pochi anni possano essere completamente recuperati. 22

24 a4 - Cave per la coltivazione delle arenarie, delle torbiditi, delle alternanze di arenarie e marne. L'attività di cava su questi sedimenti non è molto praticata; queste cave sono inserite in un contesto geomorfologico molto vario e difficilmente classificabile in maniera univoca. L'estrazione è principalmente finalizzata alla produzione di pietra ornamentale (blocchi da costruzioni, paramenti, pavimentazioni, ecc.), pertanto i quantitativi movimentati sono minori rispetto a quelli delle più comuni attività che scavano materiale per un utilizzo industriale. I giacimenti hanno una geometria stratiforme dettata dalla natura geologica del materiale, conseguentemente i siti estrattivi assumono una morfologia a fossa o a gradone unico o a splateamento per gradino basso in funzione della geomorfologia del sito. I metodi di coltivazione raramente prevedono l'utilizzo di esplosivi ad alto potenziale, mentre può essere maggiormente utilizzato esplosivo tipo polvere nera; in generale l'estrazione viene effettuata mediante l'impiego di martelloni demolitori, demolitori a mano, fino ad arrivare all'estrazione "a mano" mediante l'utilizzo di cunei. Anche le pietre calcaree stratificate estratte per uso ornamentale sono coltivate con le metodologie sopra descritte. Le problematiche ambientali più ricorrenti per questa tipologia di cave sono di seguito elencate: rapporti esistenti tra l'intervento estrattivo proposto e i vincoli paesaggistici ed ambientali dell'area; possibile presenza di soprassuoli boscati in corrispondenza delle aree di intervento; difficoltà di attivare gli interventi di recupero contestualmente alle operazioni di coltivazione; stabilità dei fronti di coltivazione; interferenza tra attività estrattiva e bacini idrogeologici di ricarica di sorgenti. a5 - Cave su depositi conglomeratici. Generalmente le cave per l'estrazione di conglomerato ricadono nella fascia morfologica sub appenninica e risultano inserite in un contesto geomorfologico culminale. I metodi di coltivazione più utilizzati sono quelli del gradone unico, dello splateamento per fette orizzontali discendenti; nel caso di conglomerati particolarmente cementati possono essere adottate tecniche di abbattimento con perforazione e sparo. 23

25 Nel caso dei conglomerati poco cementati l'abbattimento avviene mediante l'utilizzo di mezzi meccanici che agiscono direttamente sul giacimento. Foto 2, 3 - Affioramenti di conglomerati poligenici Le problematiche ambientali più ricorrenti per questa tipologia di cave sono molteplici: rapporti esistenti tra l'intervento estrattivo proposto e i vincoli paesaggistici ed ambientali dell'area; difficile compatibilità dell'intervento con il contesto paesistico-ambientale circostante; alta visibilità dell'area di cava; occorre operare grosse movimentazioni per estrarre poco materiale utile a causa della presenza di sterili di coltivazione; difficile attuazione degli interventi di recupero ambientale dell'area di cava soprattutto nel caso di coltivazioni su conglomerati ben cementati; interferenza dell'attività estrattiva e con i bacini idrogeologici di ricarica di pozzi e sorgenti. Nella zone dell ascolano i conglomerati sono presenti in aree vocate alla coltivazione di prodotti agricoli ad elevato reddito (oliveti, vigneti e frutteti). 24

26 a6 - Cave per la coltivazione dei calcari massicci, calcari stratificati, calcari marnosi, e materiali detritici. Queste sono posizionate in un contesto geografico prevalentemente montano con posizione pedemontana, mezzacosta e culminale. Data la geometria del giacimento le metodologie di coltivazione sono prevalentemente a gradoni con tutte le possibili variabili: gradone unico, gradoni multipli, splateamento su gradone unico, ecc. Nella nostra regione sono del tutto assenti cave di calcare che hanno uno sviluppo geometrico ad imbuto (glory hole), in grado di minimizzare gli impatti dell attività con particolare riferimento a quelli visivi. Tranne che per il detrito e per l'estrazione di pietra ornamentale, l'abbattimento del materiale in posto avviene mediante l'utilizzo di esplosivi. I fronti di coltivazione hanno uno sviluppo prevalentemente verticale. Le problematiche ambientali più ricorrenti per questa tipologia di cave sono molteplici: rapporti esistenti tra l'intervento estrattivo proposto e i vincoli paesaggistici ed ambientali dell'area; frequente presenza di soprassuoli boscati in corrispondenza delle aree di intervento; difficile compatibilità dell'intervento con il contesto paesistico-ambientale circostante; alta visibilità dell'area cava; difficile attuazione degli interventi di recupero ambientale dell'area di cava; difficoltà di attivare gli interventi di recupero contestualmente alle operazioni di coltivazione; stabilità dei fronti di coltivazione; interferenza tra attività estrattiva e bacini idrogeologici di ricarica di sorgenti; difficile raccordo con le aree limitrofe; interferenze con ecosistemi ad elevato indice di biodioversità ove sono presenti specie rare, spesso protette, sia floristiche che faunistiche. Per l'estrazione di alcune tipologie di materiale tipo il Calcare Massiccio sono state proposte delle metodologie che prevedono la coltivazione in sotterraneo, ancora non attuate operativamente. La coltivazione in sotterraneo riduce drasticamente gli impatti di carattere paesaggistico, contemporaneamente pone una serie di nuove problematiche di carattere ambientale e connesse con la sicurezza delle maestranze, con la necessità di operare su elevati quantitativi, con la necessità di realizzare grandi opere accessorie, ecc. 25

27 a7 - Cave per l'estrazione del gesso. La coltivazione dei depositi evaporitici costituiti principalmente dai gessi comporta l'adozione di metodi simili a quelli applicati nelle cave di calcare sopra descritte, anche se favoriti da un contesto ambientale generalmente di minor pregio. Le differenze riscontrabili derivano anche dalla minore estensione areale degli affioramenti e dal minore spessore dei giacimenti. Le problematiche ambientali più ricorrenti per questa tipologia di cave sono di seguito elencate: rapporti esistenti tra l'intervento estrattivo proposto e i vincoli paesaggistici ed ambientali dell'area; possibile presenza di soprassuoli boscati in corrispondenza delle aree di intervento; visibilità dell area; difficile attuazione degli interventi di recupero ambientale dell'area di cava; stabilità dei fronti di coltivazione e dei fronti delle rocce incassanti; interferenza tra le modalità di coltivazione realizzate mediante l'abbattimento con mine e l'esistenza di centri abitati, infrastrutture, ecc. Foto 6 - Cava di gesso selenitico abbandonata nel comune di Sassofeltrio (PU) 26

28 Foto 7 - Particolare di minerali di gesso selenitico. 27

29 b2 - Cave di Travertino Le cave di travertino sono ubicate essenzialmente nella valle medio-alta del fiume Tronto, inserite in un contesto geomorfologico di mezzacosta e culminale. Il travertino è utilizzato soprattutto come pietra ornamentale pertanto i quantitativi estratti sono estremamente ridotti se rapportati a quelli dei calcari estratti per scopi industriali. Il metodo di estrazione attualmente praticato è quello dello splateamento con grandi bancate; le tecniche di coltivazione prevedono il taglio mediante filo diamantato; l'utilizzo di esplosivi è stato quasi completamente abbandonato. Foto 8, 9 Cave di travertino. Le problematiche ambientali più ricorrenti per questa tipologia di cave sono le seguenti: rapporti esistenti tra l'intervento estrattivo proposto e i vincoli paesaggistici ed ambientali dell'area; frequente presenza di soprassuoli boscati in corrispondenza delle aree di intervento; difficile compatibilità dell'intervento con il contesto paesistico-ambientale circostante; difficile attuazione degli interventi di recupero ambientale dell'area di cava; difficoltà di attivare gli interventi di recupero contestualmente alle operazioni di coltivazione relativamente al metodo adottato; interferenza tra attività estrattiva e bacini idrogeologici di ricarica di sorgenti; 28

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