Atteggiamenti degli psicologi dell Emilia-Romagna nei confronti dell omosessualità e dei clienti/pazienti omosessuali: una ricerca pilota.

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1 Atteggiamenti degli psicologi dell Emilia-Romagna nei confronti dell omosessualità e dei clienti/pazienti omosessuali: una ricerca pilota. Vittorio Lingiardi, Emiliano Tripodi, Nicola Nardelli Facoltà di Medicina e Psicologia, Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Sapienza Università di Roma con la collaborazione dell Ordine degli Psicologi dell Emilia-Romagna Introduzione Questa ricerca nasce dall esigenza di rilevare e studiare gli atteggiamenti degli psicologi verso l omosessualità e le persone omosessuali. Prendendo spunto da un precedente lavoro, simile nei contenuti, negli obiettivi e nella metodologia (Lingiardi e Capozzi, 2004; Capozzi, Lingiardi e Luci, 2004), ma rivolto a un campione di soli psicoanalisti, abbiamo elaborato un questionario che abbiamo denominato Atteggiamento degli Psicologi verso l'omosessualità (APO). Dopo Lazio, Campania, Piemonte e Puglia (Lingiardi e Nardelli, 2011; Lingiardi, Nardelli e Tripodi, 2013; Brustia, Rollè e Lingiardi, 2013; Lingiardi, Taurino, Tripodi, Laquale e Nardelli, 2013), l Emilia-Romagna è stata la quinta regione coinvolta in questa indagine sul campo. La ricerca è stata promossa dalla cattedra di Valutazione Clinica e Diagnosi del Prof. Vittorio Lingiardi (Sapienza Università di Roma), in collaborazione con i dott. Nicola Nardelli e Emiliano Tripodi e con l Ordine degli Psicologi dell Emilia- Romagna. L obiettivo della ricerca è quello di studiare, in un campione di psicologi professionisti, gli atteggiamenti, le credenze, le rappresentazioni, i modelli clinico-teorici e socio-culturali relativi alle omosessualità e alle persone omosessuali. Particolare attenzione è stata rivolta alle situazioni in cui un individuo si rivolga a un professionista psicologo chiedendo di essere aiutato a cambiare il proprio orientamento da omo- a eterosessuale. La necessità di approfondire tali atteggiamenti nasce dalla consapevolezza che alcuni professionisti ancora oggi si riconoscono in una concezione patologizzante dell omosessualità e ne propongono una cura, più o meno aderente al modello delle cosiddette terapie riparative (per una rassegna sulle terapie riparative vedi Lingiardi, 2007/2012; Lingiardi e Luci, 2006; Rigliano, 2006; Rigliano, Ciliberto e Ferrari, 2012), in evidente contrasto sia con le posizioni assunte dalle principali associazioni della salute mentale (APA, 2000; APA, 2009; PAHO, 2012; WHO, 1990) sia con i risultati della ricerca scientifica (Shidlo e Schroeder, 2002; Meyer e Northridge, 2007). Come anticipato, il presente report riassume in modo preliminare alcuni dati emersi dall analisi dei risultati ottenuti sul campione di psicologi e psicologhe della regione Emilia-Romagna, e propone alcuni spunti di riflessione. Metodo Le informazioni sono state raccolte attraverso un questionario costruito ad hoc suddiviso in tre parti. La prima parte (A) riguarda informazioni di carattere generale sul partecipante: caratteristiche demografiche come età, stato civile e orientamento sessuale; caratteristiche sociali e culturali come

2 l orientamento politico e la fede religiosa; informazioni circa la formazione professionale come i titoli di studio, gli attuali ambiti lavorativi, l abilitazione alla psicoterapia, l orientamento teorico o la presenza di un percorso terapeutico personale. La seconda parte (B) indaga gli atteggiamenti dello psicologo verso l omosessualità. In particolare, le domande riguardano: la posizione del professionista circa le principali teorie eziologiche presenti in letteratura, le opinioni circa il rapporto tra omosessualità e patologia e implicitamente l allineamento ai pronunciamenti delle associazioni di salute mentale. Vengono inoltre rilevate le posizioni in merito all intervento finalizzato al cambiamento dell orientamento sessuale, sia su un piano ipotetico, sia in riferimento all esperienza clinica. Ulteriori aree indagate sono gli atteggiamenti degli psicologi circa i colleghi omosessuali e la posizione riguardo al riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso e in merito alle capacità genitoriali delle persone gay e lesbiche. La maggior parte degli item inclusi in questa parte prevedono tre alternative di risposta: «Sì», «No» e «Non so». Altre domande invece prevedono risposte aperte che consentono al partecipante di esprimere più dettagliatamente la propria posizione e/o le proprie opinioni. Il materiale qualitativo raccolto ci ha permesso di avere uno strumento in più nella comprensione dei risultati dell analisi dei dati di tipo quantitativo. La terza parte (C) ci ha consentito di monitorare la tendenza alla desiderabilità sociale valutata con la Marlowe-Crowne Social Desirability Scale (MC-SDS; Crowne e Marlowe, 1960). Gli iscritti all Ordine degli Psicologi della regione Emilia-Romagna sono stati contattati tramite posta elettronica e invitati a compilare il questionario online in forma anonima. L accesso alla compilazione da parte dei non iscritti è stata disincentivata grazie a una password allegata all . Caratteristiche del campione Su un totale di iscritti, i membri dell Ordine dell Emilia-Romagna contattati via e invitati a partecipare alla ricerca sono stati (97%). I questionari compilati ricevuti sono stati 755, con una percentuale di partecipazione pari al 12,3% degli iscritti raggiungibili tramite la posta elettronica (cfr. tabb. 1 e 2). La partecipazione degli iscritti all Ordine degli Psicologi dell Emilia-Romagna risulta lievemente superiore a quella di Campania, Lazio e Puglia (rispettivamente 9,7%, 7,4% e 10,5%). Gli iscritti all Ordine degli Psicologi del Piemonte hanno invece partecipato in misura maggiore rispetto agli altri Ordini (20,1%). Tabella 1 Totale iscritti Totale iscritti informatizzati Questionari ricevuti Percentuale sugli iscritti informatizzati Percentuale sul totale degli iscritti ,3% 11,9%

3 Tabella 2 Questionari ricevuti Percentuale Albo A ,8% B 9 1,2% Data la scarsa numerosità, i partecipanti iscritti all albo B dell Ordine sono stati esclusi dalle analisi; la numerosità del campione su cui sono state fatte le analisi coincide pertanto con il numero dei partecipanti iscritti all albo A (N=746). Dal punto di vista delle caratteristiche socio-demografiche, i 746 partecipanti dell Emilia-Romagna sono in prevalenza donne (87%) (cfr. fig. 1). L età media è di 39,8 anni (ds=9,9): la maggior parte dei partecipanti ha tra i 36 e i 45 anni (41,4%), mentre gli psicologi con più di 46 anni rappresentano il 22,8% del campione (cfr. fig. 2). L orientamento sessuale dei partecipanti è eterosessuale nel 85,3% dei casi, 11,8% bisessuale e 2,9% omosessuale (cfr. fig. 3). Lo stato civile degli psicologi partecipanti è per lo più coniugato (37,1%) o libero (31,1%), mentre sono meno numerosi i partecipanti divorziati o separati (cfr. fig. 4). Figura 1 Genere M 13% F 87%

4 Figura 2 Fasce d'età 46 e oltre 23% fino a 35 36% da 36 a 45 41% Figura 3 Orientamento sessuale Eterosessuale 85% Bisessuale 12% Omosessuale 3%

5 Figura 4 Separato 3% Stato civile Vedovo 1% Libero 31% Coniugato 37% Convivente 25% Divorziato 3% Relativamente all ambito religioso, gli psicologi intervistati che si definiscono "credenti e praticanti" ricoprono una bassa percentuale del campione (16,2%), mentre risulta bilanciata la percentuale di partecipanti che dichiarano "di non avere alcuna fede religiosa" (43,6%) o di "essere credenti, ma non praticanti" (40,2%) (cfr. fig. 5). In linea generale, la maggioranza dei partecipanti abbraccia comunque un credo religioso (56,4%). Tra gli intervistati che hanno dichiarato di riconoscersi in un orientamento politico (81,2%), è possibile riscontrare una prevalenza di partecipanti di sinistra (51,3%) o centro-sinistra (32,5%), mentre piuttosto basse sono le percentuali di chi esprime un orientamento politico di destra (3,3%), di centro (4,3%) o di centro-destra (8,6%). La figura 6 riassume questi dati includendo anche la frequenza di chi dichiara di non avere alcun orientamento politico. Figura 5 Orientamento religioso Praticante e credente 16% Credente ma non praticante 40% Nessuna fede religiosa 44%

6 Figura 6 Orientamento politico Centro-sinistra 26% Centro 3% Centro-destra 7% Destra 3% Sinistra 42% Nessun orientamento politico 19% Rispetto al profilo professionale, l ambito lavorativo clinico è quello che compare più frequentemente, diversamente dall ambito della formazione e da quello delle risorse umane (cfr. fig. 7). La maggior parte dei partecipanti, inoltre, esercita la professione in un setting individuale (cfr. fig. 8) e la metà dei partecipanti è abilitata all esercizio della psicoterapia (50,1%). Circa il 70% dei partecipanti ha concluso o sta effettuando un percorso personale di psicoterapia o psicoanalisi (cfr. fig. 9). Figura 7 Attività professionale Risorse umane 6,1% Altro 12,4% Formazione 6,7% Clinico 74,8%

7 Figura 8 Setting principale individuale 61,5% coppia 1,9% gruppo 14,6% familiare 22,0% Figura 9 Percorso psicoterapeutico personale No 31% Sì (concluso) 49% Sì (in corso) 20% Risultati Atteggiamenti patologizzanti dell'omosessualità e ipotesi ezio(pato)logiche Come abbiamo anticipato nella descrizione del questionario utilizzato, sono state indagate le posizioni dello psicologo o psicoterapeuta circa le principali teorie eziologiche e/o eziopatologiche sull'omosessualità, l'adesione ai pronunciamenti delle associazioni di salute mentale, nonché gli atteggiamenti verso i pazienti omosessuali e le posizioni riguardanti gli interventi finalizzati al cambiamento dell orientamento sessuale (sia da un punto vista ipotetico teorico generale, sia in riferimento alla propria esperienza clinica).

8 La fig. 10 riassume le percentuali di risposta ai principali item che indagano il grado di accordo o di disaccordo rispetto alle concezioni patologizzanti dell omosessualità e la fig. 11 quello invece relativo ad alcune ipotesi sull ezio(pato)logia dell orientamento omosessuale. Dai risultati emerge che più della metà dei partecipanti ritiene che non esista una valida teoria esplicativa delle omosessualità maschili e femminili, mentre l 11,3% ritiene che ne esista una specifica e il 30,8% dichiara di non saperlo. Più equamente distribuite appaiono le risposte all item che indaga le opinioni riguardanti il ruolo della componente biogenetica nella genesi dell omosessualità. L analisi delle risposte a questi item mostra, nel complesso, basse frequenze di atteggiamenti legati a concezioni patologizzanti dell omosessualità. Figura 10 Atteggiamento patologizzante L'omosessualità è una variante normale della sessualità 8,6% 7,6% 83,8% L'omosessualità è un sintomo 4,8% 4,7% 90,5% L'omosessualità è una patologia 1,1% 4,2% 94,8% L'omosessualità è l'espressione di uno sviluppo psicologico incompleto 6,7% 8,7% 84,6% Sì No Non so

9 Figura 11 Ipotesi eziologiche dell'omosessualità Esiste una valida teoria esplicativa della psicogenesi delle omosessualità maschili e femminili 11,3% 30,8% 57,9% L'omosessualità ha una forte componente biogenetica 24,8% 35% 40,2% L'omosessualità è il risultato di dinamiche familiari patologiche 13,7% 18% 68,4% 5% L'omosessualità è causata da un trauma 80,3% 14,7% L'omosessualità è dovuta ad una mancata identificazione col proprio ruolo di genere 18,2% 28,8% 52,9% Sì No Non so La frequenza di risposte non so non è trascurabile e può essere letta come incertezza, scarsa conoscenza o preparazione su questi temi. Tali ipotesi vengono confermate dalle risposte alla domanda che indaga il livello di preparazione percepito: la percentuale dei partecipanti che ritengono di possedere adeguate competenze teoriche e cliniche rispetto all omosessualità è bassa, attestandosi intorno al 15%, mentre la percentuale di chi ritiene di non averne affatto supera il 20% (fig. 12).

10 Figura 12 Quanto si sente preparato sulle tematiche relative all'omosessualità? Adeguatamente 15% Parzialmente 60% Per nulla 25% Abbiamo effettuato test del Chi 2 al fine di rilevare la relazione tra i vari item riguardanti gli atteggiamenti patologizzanti dell'omosessualità e le variabili socio-demografiche prese in considerazione. In particolare, abbiamo sottoposto al test del Chi 2 l item in cui compare la definizione di omosessualità come variante normale della sessualità (come dichiarato dall Organizzazione Mondiale della Sanità). Non è emerso alcun risultato significativo rispetto all'età, al genere, allo stato civile, all orientamento politico dei partecipanti, all abilitazione alla psicoterapia, all ambito lavorativo o all aver svolto un percorso psicoterapeutico personale. Il rapporto con la religione è significativamente associato a tale concezione ( 2 (4) = 47,493, p =.000). Come evidenziato dall analisi dei residui standardizzati, i partecipanti che si definiscono credenti e praticanti tendono a non ritenere l omosessualità una variante normale della sessualità (cfr. tabb. 3 e 4). Tabella 3 Valore df Sig. asint. (2 vie) Chi-quadrato di Pearson 47,493 a 4,000 Rapporto di verosimiglianza 39,478 4,000 Associazione linearelineare 35,615 1,000 N. di casi validi 746

11 Indicare se attualmente ha una fede religiosa Tabella 4 L'omosessualità è una variante normale della sessualità No Non so Sì Totale Non ho una fede religiosa 2,1% 2,1% 39,3% 43,6% Sono credente ma non praticante Sono praticante e credente -2,3-1,8 1,3 2,7% 3,9% 33,6% 40,2% -1,1 1,3,0 3,8% 1,6% 10,9% 16,2% 5,5,9-2,0 Totale 8,6% 7,6% 83,8% 100,0% Il rapporto con la religione risulta significativamente associato anche con l ipotesi secondo cui l omosessualità sarebbe: l espressione di uno sviluppo psicologico incompleto ( 2 (4) = 21,080, p =.000), dovuta ad una mancata identificazione col proprio ruolo di genere ( 2 (4) = 25,430, p =.000) oppure il risultato di dinamiche familiari patologiche ( 2 (4) = 23,916, p =.000). La religiosità sembra peraltro associata alla visione dell omosessualità come sintomo ( 2 (4) = 17,106, p =.002) e come patologia ( 2 (4) = 21,062, p =.000). Il livello di preparazione circa le tematiche indagate dal questionario rappresenta uno degli aspetti di maggiore rilievo, data l elevata percentuale di partecipanti che si definisce per nulla o parzialmente preparato (complessivamente più dell 85%). Al test dei Chi 2 questo item è significativo rispetto al ritenere che esista una valida teoria esplicativa della psicogenesi dell omosessualità ( 2 (4) = 78,441, p =.000) e al ritenere che esista una forte componente biogenetica nell orientamento omosessuale ( 2 (4) = 14,991, p =.005). Ritenere che l omosessualità sia il risultato di una mancata identificazione col proprio ruolo di genere sembra l ipotesi eziologica più accreditata tra i partecipanti (30% circa). Il test del Chi 2 ha mostrato associazioni significative con l autovalutazione della preparazione rispetto alle competenze teoriche e cliniche sull omosessualità ( 2 (4) = 72,163, p =.000): in particolare, gli psicologi che non si percepiscono adeguatamente preparati tendono a non sapere se aderire o meno all ipotesi eziologica della mancata identificazione con il proprio ruolo di genere (cfr. tabb. 5 e 6).

12 Tabella 5 Valore df Sig. asint. (2 vie) Chi-quadrato di Pearson 72,163 a 4,000 Rapporto di 72,087 4,000 verosimiglianza Associazione linearelineare 24,209 1,000 N. di casi validi 746 Quanto si sente preparato sulle tematiche cliniche e teoriche relative all'omosessualità? Tabella 6 L'omosessualità è dovuta ad una mancata identificazione col proprio ruolo di genere No Non so Sì Totale Per nulla 7,8% 8,8% 8,2% 24,8% -4,0 5,6 1,1 Parzialmente 34,2% 8,6% 16,9% 59,7% 1,3-1,9 -,2 Adeguatamente 11,0%,8% 3,8% 15,5% 2,6-3,3 -,9 Totale 52,9% 18,2% 28,8% 100,0% Emerge inoltre un legame tra il livello di preparazione percepita e uno degli aspetti centrali di questa indagine: gli psicologi che si sentono per nulla o parzialmente preparati sulle tematiche riguardanti l omosessualità tenderebbero maggiormente a effettuare interventi finalizzati alla modifica dell orientamento sessuale rispetto a chi si sente invece adeguatamente preparato ( 2 (4) = 34,435, p =.000). Abbiamo ritenuto importante approfondire ulteriormente questo ambito dell indagine. Interventi psicologici finalizzati alla modifica dell'orientamento sessuale Ai partecipanti è stato domandato se esistano circostanze in cui uno psicologo possa avere la necessità di attuare interventi finalizzati alla modifica dell orientamento sessuale ( Ci sono circostanze nelle quali uno psicologo potrebbe avere la necessità di attuare un intervento finalizzato alla modifica dell orientamento sessuale? ). Circa il 68% dei partecipanti ha risposto di no, mentre il 12% crede nell esistenza di tali circostanze e il 20% dichiara di non saperlo (cfr. fig. 13). Attraverso un ulteriore quesito è stato domandato di esprimere la propria opinione verso questa stessa ipotesi di intervento, ma alla luce di un vissuto di disagio sperimentato dal paziente circa il proprio orientamento sessuale ( Se un paziente/cliente omosessuale esprimesse disagio relativamente al proprio orientamento

13 sessuale («omosessualità egodistonica»), pensa che possa essere utile un intervento psicologico rivolto alla modificazione dell orientamento sessuale? ). La specificazione voleva indagare la posizione dei professionisti passando da un piano generale/ipotetico a un piano connesso maggiormente con il malessere portato dal paziente proprio in relazione all orientamento omosessuale. Le percentuali di risposta evidenziano un atteggiamento differente: poco meno della metà dei partecipanti ha dichiarato di ritenere opportuno attuare interventi finalizzati alla modifica dell orientamento sessuale (cfr. fig. 14). Figura 13 Ci sono circostanza in cui intervenire con la modifica dell'orientamento sessuale? No 68% Non so 20% Sì 12% Figura 14 Interverrebbe se il paziente esprimesse disagio sulla propria sessualità? No 54% Sì, nel caso sia il paziente a chiederlo 45% Sì, sempre o quasi sempre 1%

14 Atteggiamenti verso questioni politico-sociali e i colleghi omosessuali La stragrande maggioranza dei partecipanti esprime un parere favorevole nei riguardi di una legge che permetta alle coppie dello stesso sesso di sancire in ambito civile la propria unione (fig. 15). Un atteggiamento tendenzialmente favorevole ma un po più moderato viene invece riscontrato nelle risposte alla domanda sulle competenze genitoriali delle persone omosessuali (cfr. fig. 16). Figura 15 È favorevole al riconoscimento delle unioni civili? Sì 91% No 4% Non so 5% Figura 16 Gli omosessuali possono essere buoni genitori? No 5% Sì 71% Non so 24% Il test Chi 2 ha evidenziato che la religiosità dei partecipanti è associata significativamente con l atteggiamento rispetto alla genitorialità delle persone omosessuali ( 2 (4) = 49,473, p =.000) (cfr. tab.

15 7). L analisi dei residui standardizzati ha mostrato infatti una tendenza a ritenere che le persone omosessuali non possano essere buoni genitori nei partecipanti che si sono definiti credenti e praticanti (cfr. tab. 8). Tabella 7 Valore df Sig. asint. (2 vie) Chi-quadrato di Pearson 49,473 a 4,000 Rapporto di 44,668 4,000 verosimiglianza Associazione linearelineare 44,544 1,000 N. di casi validi 746 Pensa che le persone omosessuali possano essere buoni genitori? Tabella 8 Indicare se attualmente ha una fede religiosa Non ho una fede religiosa Non sono praticante, ma sono credente Sono praticante e credente Totale No,8% 1,6% 2,1% 4,6% -2,3 -,5 4,5 Non so 7,5% 11,0% 5,6% 24,1% -2,5 1,1 2,4 Sì 35,3% 27,6% 8,4% 71,3% 2,1 -,5-2,5 Totale 43,6% 40,2% 16,2% 100,0% Rispetto all atteggiamento verso colleghi omosessuali, i partecipanti li ritengono potenzialmente validi (98,3%) anche nel caso in cui i colleghi omosessuali rivestano ruoli di formazione o supervisione di altri psicologi (97,3%). L influenza della desiderabilità sociale L assenza di associazioni significative tra le risposte agli item presi in esame e i punteggi ottenuti alla MC-SDS indica che la desiderabilità sociale non sembra aver distorto i dati raccolti, eccetto che per le risposte alla domanda Quanto si sente preparato sulle tematiche relative all'omosessualità? (r s = 0,094; p = 0,017; a due code): i punteggi alti sulla scala della desiderabilità sociale correlano

16 significativamente con valutazioni positive della propria preparazione sulle tematiche relative all omosessualità. Tuttavia si può ritenere che tale correlazione rifletta un associazione tra due variabili idealmente collegate. Le analisi hanno evidenziato un secondo item che, seppur debolmente, risulta associato ai punteggi di desiderabilità sociale (r s = 0,073; p = 0,047; a due code): si tratta del quesito l omosessualità è dovuta a una mancata identificazione col proprio ruolo di genere. Tale risultato sarà oggetto di approfondimenti in ulteriori ricerche. Discussione Nella lettura dei risultati prima di tutto va evidenziata una scarsa partecipazione, di poco superiore al 10% dei professionisti iscritti all albo, anche se in linea coi dati di altre ricerche nel campo istituzionale. Proviamo ad accennare alcune ipotesi esplicative. Innanzitutto ci sembrano ancora valide le ipotesi avanzate da Lingiardi e Capozzi (2004) circa la scarsa partecipazione alla ricerca del 2004 su un campione di soli psicoanalisti: un atteggiamento che potremmo definire evitante verso l argomento e in generale una scarsa confidenza con la ricerca empirica e le modalità di partecipazione che essa richiede. Inoltre uno dei fattori che ha contraddistinto questa ricerca è stato l informatizzazione. Se l aspetto positivo è rappresentato dalla relativa facilità con cui è stato possibile diffondere il questionario (contenendo tra l altro i costi della ricerca), di contro il fattore informatico può aver funzionato da filtro, rendendo più difficile il raggiungimento di alcuni membri e precludendo la possibilità di raggiungerne altri. Un altra spiegazione per la scarsa partecipazione potrebbe essere rintracciata nelle competenze e negli interessi degli psicologi: non siamo infatti a conoscenza dei dati riguardanti chi non ha partecipato alla ricerca, ma possiamo supporre che molti di questi si occupino di altre attività diverse dalla clinica e che quindi possano aver trovato poco interessante l approfondimento di queste tematiche. Un altro dato interessante riguarda la preparazione dei partecipanti rispetto agli argomenti affrontati dal questionario, aspetto che assume una notevole rilevanza in un campione di professionisti della salute mentale. Una domanda verte sulla percezione della propria preparazione: Quanto si sente preparato sulle tematiche cliniche e teoriche relative all omosessualità?. Appena il 15% del campione considera di possedere competenze adeguate, a fronte del 25% circa che non ritiene di non possederne affatto e del 60% che ritiene di possederne solo in parte. La scarsa preparazione sembra peraltro essere suggerita dalla frequenza complessiva di risposte non so rilevata nei quesiti sul rapporto tra omosessualità, patologia e ipotesi eziologiche: il 30% dei partecipanti non sa se esista o meno una valida teoria esplicativa sull origine dell omosessualità, circa il 18% non sa se l omosessualità sia il risultato di dinamiche familiari patologiche, quasi l 8% dichiara di non sapere se sia o meno una variante normale della sessualità e circa il 20% non sa se esistano circostanze in cui un terapeuta possa avere la necessità di effettuare un intervento finalizzato alla modifica dell orientamento sessuale. Confrontando queste percentuali con la frequenza delle risposte che indicano la propensione a intervenire per modificare l orientamento (quasi la metà dei partecipanti nei casi di omosessualità egodistonica), è ipotizzabile che molti di coloro i quali scelgano di intervenire sul paziente omosessuale per modificarne l orientamento, lo facciano senza avere una conoscenza adeguata dell'omosessualità e un altrettanto adeguato bagaglio teorico-metodologico-formativo e pratico-esperienziale, e soprattutto senza essere a conoscenza delle evidenze scientifiche che hanno ormai depatologizzato l omosessualità e spostato l attenzione della clinica e della ricerca sui temi dell omofobia sociale,

17 dell omofobia interiorizzata e del minority stress (APA, 1973; Drescher, 1998; Isay, 1989; Lingiardi, 2007; Lingiardi, 2012; Meyer, 1995; Meyer 2003; Pachankis e Goldfried, 2004). L omosessualità egodistonica, ovvero il vissuto di disagio nei confronti del proprio orientamento omosessuale, non costituisce una condizione di per sé patologica per la moderna psichiatria e psicopatologia; essa piuttosto rappresenta la reazione a esperienze di stigma sociale o istituzionalizzato che può dare origine a quadri più o meno severi di minority stress. I professionisti che interverrebbero con l intento di modificare l orientamento sessuale (46%) forniscono invece l egodistonia come motivazione principale, nonostante la diagnosi di omosessualità egodistonica sia stata derubricata nel DSM-III-R (1987). È necessario interrogarsi su come questi psicologi si pongano rispetto alle ricerche scientifiche che dimostrano l inefficacia e la pericolosità di interventi di modifica dell orientamento sessuale: come mai si propongono di riorientare le persone omosessuali, ammesso che ciò sia possibile? Prendono in considerazione l opportunità di lavorare sulla dimensione egodistonica dell utente/paziente? (APA, 2000; APA, 2009; Drescher, 1997; Lingiardi e Nardelli, 2008; Lingiardi e Nardelli, 2012; Rigliano e Graglia, 2006; Rigliano, Ciliberto e Ferrari, 2012; Shidlo e Schroeder, 2002). Infine, un ulteriore livello di riflessione riguarda la considerazione che una variabile che incide sulla determinazione degli atteggiamenti dei professionisti partecipanti alla ricerca nei confronti dell'omosessualità, e delle dimensioni a essa correlate, è la religiosità. Come è stato possibile evidenziare dall'analisi dei dati, la religiosità correla, da un lato, con la concezione che l omosessualità non possa essere una variante normale della sessualità, e dall'altro con l ipotesi secondo cui l omosessualità sarebbe l espressione di uno sviluppo psicologico incompleto oppure sarebbe dovuta a una mancata identificazione col proprio ruolo di genere, sarebbe frutto di dinamiche familiari patologiche, una patologia oppure un sintomo (tutte considerazioni che denotano una visione distorta e pregiudizievole di orientamento omosessuale). È presente inoltre una forte correlazione tra fede religiosa e atteggiamento sfavorevole nei confronti delle competenze genitoriali nelle persone gay e lesbiche. Questi dati consentono di riflettere sul ruolo e l influenza delle convinzioni religiose nella costruzione dei sistemi di credenza, atteggiamenti, rappresentazioni e modelli culturali dei professionisti della salute mentale, e più in generale sul rapporto tra convinzioni/posizioni religiose e risultati della ricerca scientifica in tema di omosessualità e omogenitorialità (Caristo e Nardelli, 2013; Lingiardi 2013). Conclusioni I risultati della ricerca, compatibilmente con i limiti impliciti in un campione di convenienza e con una bassa numerosità, ma che tuttavia risulta abbastanza eterogeneo rispetto alle caratteristiche demografiche, hanno fornito numerose informazioni per permetterci di descrivere un quadro che raffiguri, in maniera pressoché realistica, l atteggiamento degli psicologi in merito alle omosessualità e alle persone omosessuali. La validità della ricerca sembrerebbe inoltre comprovata dalla sovrapponibilità dei risultati con quelli emersi nelle indagini condotte sui campioni degli altri Ordini regionali. Le tematiche affrontate sono molteplici e spaziano in diversi ambiti, compresi quelli delle unioni tra persone dello stesso sesso e dell omogenitorialità. Tra le conclusioni più evidenti vi è quella che riguarda la preparazione dei partecipanti, non sempre adeguata o aggiornata rispetto ai temi

18 affrontati. Questo dato sottolinea la necessità di fornire ai professionisti della salute mentale una formazione più accurata su questi argomenti, in ambito sia universitario sia di aggiornamento professionale. Pur se in percentuale molto scarsa, non sono mancate evidenze di approcci patologizzanti verso le omosessualità, con immaginabili implicazioni nella pratica clinica e nelle strategie di intervento verso i pazienti non eterosessuali. Auspichiamo che i risultati emersi da questa indagine rappresentino un punto di partenza per approfondimenti ulteriori e per dare vita a nuovi spazi di formazione. Ci auguriamo che i questi dati vengano tradotti nella pratica clinica e nella formazione con un approccio costruttivo, finalizzato a promuovere il confronto e a incoraggiare la ricerca e il diffondersi della conoscenza. Complessivamente appare necessaria la promozione e la diffusione di linee guida (per esempio, Lingiardi e Nardelli, 2013) che mettano gli psicologi e gli psicoterapeuti nelle condizioni di fornire prestazioni professionali più vicine alle conoscenze scientifiche del mondo contemporaneo e meno basate su pregiudizi e stereotipi. L Ordine degli Psicologi dell Emilia-Romagna ha già mostrato un notevole interesse in questa direzione attraverso numerose iniziative, tra cui: la fattiva collaborazione a questa ricerca, l approvazione del documento contro le terapie riparative ( Il No dell Ordine degli Psicologi dell Emilia-Romagna alle Terapie Riparative, 2 settembre 2010) e la realizzazione di convegni sul tema (per es.: Diversi da chi? Riflessioni psicologiche e sociali sulle omosessualità e le identità di genere, 23 giugno 2012; Seminario di approfondimento: gli interventi psicologici con persone omosessuali, 4 e 7 dicembre 2012). Bibliografia American Psychiatric Association: Commission on Psychotherapy by Psychiatrists (COPP) (2000). Position Statement on Therapies Focused on Attempts to Change Sexual Orientation (Reparative or Conversion Therapies). American Journal of Psychiatry, pp American Psychological Association (APA) Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation, (2009). Report of the Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation. Washington, DC: American Psychological Association. Brustia P., Rollè L., Lingiardi V. (2013). Gli atteggiamenti degli Psicologi iscritti all'ordine del Piemonte nei confronti dell'omosessualità: una ricerca pilota, Psicologi a confronto (in press). Capozzi, P., Lingiardi, V., Luci, M. (2004). L atteggiamento degli psicoanalisti italiani nei confronti dell omosessualità: una ricerca empirica, Psicoterapia e Scienze Umane, 38 (3), pp Caristo, C., Nardelli, N. (2013), Mamme lesbiche, papà gay e il benessere dei loro figli: una rassegna della letteratura, Infanzia e Adolescenza, in press. Crowne, D. P., Marlowe D. (1960). A new scale of social desirability indipendent of psychopatology. Journal of Consulting Psychology, 24(4), pp Drescher, J. (1997). From proedipal to postmodern: changing psychoanalytic attitudes toward homosexuality. Gender and Psychoanalysis, 13, pp

19 Drescher, J. (1998). Psychoanalytic Therapy and The Gay Men. The Analytic Press, Hillsdale, NJ. Isay, R. (1989). Essere omosessuali. Omosessualità maschile e sviluppo psichico. Tr. it. Raffaello Cortina, Milano, Lingiardi, V. (2007). Citizen gay. Famiglie, diritti negati, salute mentale, Il Saggiatore, Milano. Lingiardi, V. (2012). Citizen gay. Affetti e diritti, Edizione aggiornata, Il Saggiatore, Milano. Lingiardi, V. (2013), La famiglia inconcepibile, Infanzia e Adolescenza, in press. Lingiardi, V., Capozzi, P. (2004). Psychoanalitic attitudes toward homosexuality: An empirical research, International Journal of Psychoanalysis, 85, pp Lingiardi, V., Luci, M. (2006). L omosessualità in psicoanalisi. In P. Rigliano, M. Graglia, Gay e lesbiche in psicoterapia, Raffaello Cortina Editore, Milano, pp Lingiardi, V., Nardelli, N. (2008). La riparazione che danneggia. Gli effetti delle terapie per guarire dall omosessualità. Psicologia Contemporanea, 209, pp Lingiardi, V., Nardelli, N. (2011). Psicologi e omosessualità. Notiziario dell Ordine degli Psicologi del Lazio, 3/2010-1/2011, pp Lingiardi, V., Nardelli, N. (2012). Partner Relational Problem, in Levounis P., Jack Drescher J. e Barber M. (a cura di), Working With Lesbian, Gay, Bisexual, and Transgender People: Basic Principles and Case Studies, American Psychiatric Publishing, Washington, D.C., pp Lingiardi, V., Nardelli, N. (2013). Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali, in Ordine Psicologi del Lazio (a cura di), Etica, competenze, buone prassi, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2013, pp Lingiardi, V., Taurino, A., Tripodi, E., Laquale M. G., Nardelli, N., (2013), L atteggiamento degli psicologi nei confronti dell omosessualità. Report sull indagine svolta in Puglia, Psicopuglia. Notiziario dell Ordine degli Psicologi della Puglia, n. 10, aprile 2013, pp Lingiardi, V., Nardelli, N., Tripodi, E. (2013). Psicologi e omosessualità. Gli atteggiamenti dei professionisti della Campania nei confronti dell'omosessualità e delle persone gay e lesbiche: una ricerca pilota, Giornale dell Ordine degli Psicologi. Notiziario degli Psicologi Campani, anno XIV, n. 2/2013, pp Meyer I. H. (1995). Minority Stress and Mental Health in Gay Men, Journal of Health and Social Behaviour, 36 (1), pp Meyer I. H. (2003). Prejudice, Social Stress, and Mental Health in Lesbian, Gay, and Bisexual Populations: Conceptual Issues and Research Evidence, Psychological Bulletin, 129 (5), pp Meyer I. H., Northridge, M. E. (2007). The Health of Sexual Minorities. Springer, New York. Pachankis, J. E., Goldfried, M. R. (2004). Clinical issues in working with lesbian, gay, and bisexual clients, Psychotherapy: Theory, Research, Practice, Training, 41 (3), pp

20 Pan American Health Organization (PAHO) (2012). Cures for an illness that does not exist. Purported therapies aimed at changing sexual orientation lack medical justification and are ethically unacceptable. Documento pubblicato sul sito internet della PAHO: < Rigliano, P. (2006). Le terapie riparative tra presunzioni curative e persecuzione. In P. Rigliano, M. Graglia, Gay e lesbiche in psicoterapia, Raffaello Cortina Editore, Milano, pp Rigliano, P., Ciliberto, J., Ferrari, F. (2012). Curare i gay? Oltre l ideologia riparativa dell omosessualità, Raffaello Cortina Editore, Milano. Rigliano, P., Graglia, M. (a cura di) (2006). Gay e lesbiche in psicoterapia. Raffaello Cortina Editore, Milano. Shidlo, A., Schroeder, M. (2002). Changing sexual orientation: A consumers report, Professional Psychology: Research and Practice, 33 (3),

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