Regolamentazione dei rischi nella prospettiva di Basilea II e Processo ICAAP

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1 Seminario I rischi ed il loro monitoraggio nella Banche ed i principali aspetti del bilancio bancario Regolamentazione dei rischi nella prospettiva di Basilea II e Processo ICAAP 1

2 Agenda Basilea 2: la nuova regolamentazione internazionale Basilea 2: il Secondo Pilastro Il recepimento in Italia: il processo ICAAP e SREP La dimensione di processo nell ICAAP: profili quantitativi La dimensione di processo nell ICAAP: profili qualitativi La dimensione di processo nell ICAAP Implicazioni gestionali/organizzative Impatti su RiskManagement Impatti su Controllo di Gestione Casi pratici e applicazioni Dibattito 2

3 Il Processo di Controllo Prudenziale nel NABC: I quattro principi chiave Principio 1 Le Le banche banche dovrebbero disporre di di un un procedimento per per valutare l adeguatezza patrimoniale complessiva in in rapporto al al loro loro profilo profilodi di rischio rischio e di di una una strategia per per il il mantenimento dei dei livelli livelli patrimoniali. Sono Sono elementi fondamentali di di una una corretta valutazione del del capitale: una una esaustiva valutazione dei dei rischi; rischi; un un processo in in grado grado di di correlare il il capitale ai ai livelli livelli di di rischio; rischio; un un processo che che stabilisca gli gli obiettivi di di adeguatezza patrimoniale in in relazione al al rischio, rischio, tenendo presenti l orientamento strategico e l assetto operativo della della banca; banca; un un processo interno interno di di controlli, verifiche e revisioni atto atto a garantire l integrità dell intero sistema di di gestione. 3

4 Il Processo di Controllo Prudenziale nel NABC: I quattro principi chiave Principio 2 Le Le Autorità di di Vigilanza dovrebbero riesaminare e valutare il il procedimento interno interno di di determinazione dell adeguatezza patrimoniale delle delle banche banche e le le connesse strategie, nonché nonché la la loro loro capacità di di monitorarne e assicurarne la la conformità con con i i requisiti patrimoniali obbligatori. Le Le autorità di di vigilanza dovrebbero adottare appropriate misure misure prudenziali qualora qualora non non siano siano soddisfatte dei dei risultati risultati di di tale tale processo La La revisione periodica può può prevedere :: verifiche o ispezioni in in loco; loco; controlli cartolari; incontri incontri con con i i responsabili aziendali; esame esame del del lavoro lavoro condotto da da revisori revisori esterni esterni (problema contrattuale!); segnalazioni periodiche. 4

5 Il Processo di Controllo Prudenziale nel NABC: I quattro principi chiave Principio 3 Le Le Autorità di di Vigilanza auspicano che che le le banche banche operino operino con con una una dotazione patrimoniale superiore ai ai coefficienti minimi minimi obbligatori e dovrebbero avere avere la la facoltà facoltàdi di richiedere alle alle banche banche di di detenere un un patrimonio superiore a quello quello minimo minimo regolamentare. Tra Tra le le motivazioni per per operare con con livelli livelli di di patrimonializzazione superiori a quelli quelli minimi minimi l Accordo cita: cita: necessità di di operare con con livelli livelli di di patrimonializzazione superiori a quelli quelli minimi minimi (es. (es. banche banche internazionali); cambiamenti di di tipologia e volume volume delle delle attività attività e con con essi essi dei dei requisiti a fronte fronte dei dei diversi diversi rischi; rischi; la la raccolta di di capitale aggiuntivo da da parte parte delle delle banche banche potrebbe rivelarsi onerosa; scendere al al disotto disotto del del patrimonio minimo minimo richiesto è un un problema rilevante/costoso per per una una banca; banca; Banche Banche più più rischiose di di altre altre nella nella prospettiva della della vigilanza. 5

6 Il Processo di Controllo Prudenziale nel NABC: I quattro principi chiave Principio 4 Le Le autorità di di vigilanza dovrebbero cercare cercare di di intervenire in in una una fase fase precoce per per evitare evitare che che il il patrimonio di di una una determinata banca banca scenda scenda al al disotto disotto dei dei livelli livelli minimi minimi compatibili con con il il suo suo profilo profilo di di rischio, rischio, ed ed esigere esigere l adozione di di pronte pronte misure misure correttive se se la la dotazione di di patrimonio non non viene viene mantenuta o ripristinata. Le Le possibili linee linee di di azione azione sono: sono: intensificare la la vigilanza sull istituto in in questione; porre porre restrizioni al al pagamento di di dividendi; richiedere l approntamento e l attuazione di di un un soddisfacente piano piano di di reintegro del del patrimonio; esigere esigere l immediato apporto di di nuovo nuovo capitale. 6

7 NUOVO ACCORDO DI BASILEA Con Basilea 2 è stata introdotta una nuova normativa che si basa su 3 pilastri: NUOVO ACCORDO DI BASILEA I II III Requisiti Patrimoniali Minimi riguarda il sistema di misurazione del rischio Controllo banche centrali Modifica l approccio previsto per la vigilanza Disciplina mercato e trasparenza cambiamenti nella pubblicità dati di bilancio 7

8 NUOVO ACCORDO DI BASILEA cosa significa il termine adeguatezza patrimoniale Il patrimonio deve essere adeguato ai rischi assunti distinti in di credito operativo legale che devono essere supportati dal cosiddetto Patrimonio di vigilanza Secondo BASILEA I di mercato Patrimonio di vigilanza > 8% Attivo sottoposto a rischio (di credito,mercato,operativo) Attivo sottoposto a rischio ovverosia R.W.A. Attività ponderata per il rischio Peso del rischio di un operazione (*) X Esposizione dell operazione Esempio crediti v/imprese Valutazione merito creditizio da AAA a AA- A+a A- BBB+a BBB- < B- Prive rating (*) Peso rischio (ponderazione di rischio) 20% 50% 100% 150% 100% 8

9 NUOVO ACCORDO DI BASILEA Attivo ponderato Per chiarire con un esempio, se l azienda A richiede un prestito non garantito per un ammontare di euro la banca deve calcolare l attivo ponderato che si ottiene moltiplicando valore dell attività X coefficiente = attivo sottoposto a rischio euro % pari ad euro Quindi il rischio sarà pari ad ; per cui, in base alla formula Patrimonio di vigilanza >8% Attivo sottoposto a rischio il valore del patrimonio della banca dovrà essere di euro Allora la banca per concedere un nuovo prestito dovrà necessariamente: = 8% Aumentare il proprio patrimonio di vigilanza ma se questo non è possibile Ridurre il rischio privilegiando impieghi con coefficiente di rischio inferiori al 100%; cfr. la precedente tabella 9

10 Le principali sfide per le Banche italiane Il Il Secondo Pilastro, se se non non considerato come come un un mero mero esercizio di di compliance, pone pone alle alle banche banche italiane italiane sfide sfide nuove nuove e significative: considerare considerare il il capitale capitale non non più più come come un un vincolo vincolo regolamentare regolamentare ma ma come come una una dimensione dimensione del del business; business; definire definire le le proprie proprie strategie strategienon non solo solo in in base base agli agli obiettivi obiettivi reddituali reddituali ma ma anche anche in in rapporto rapporto ad ad obiettivi obiettivi di di capitale capitale e, e, quindi, quindi, di di generazione generazione di di valore valore (sia (sia in in termini termini di di propensione propensione al al rischio rischio che che di di articolazione articolazione del del profilo profilo di di rischio); rischio); esplicitare nei propri piani strategici il piano del capitale ; esplicitare nei propri piani strategici il piano del capitale ; necessità necessitàdi di operare operare con con livelli livelli di di capitale capitale superiori superiori a a quelli quelli minimi minimi obbligatori obbligatori e e quindi quindi la la necessità necessitàdi di individuare individuare occasioni occasioni di di investimento investimento tali tali da da remunerare remunerare adeguatamente adeguatamente il il capitale capitale stesso stesso efficiente efficiente allocazione allocazione ed ed analisi analisi della della performance performance risk-adjusted; risk-adjusted; sul sul piano piano organizzativo, organizzativo, una una maggiore maggiore integrazione/allineamento tra tra le le funzioni funzioni di di misurazione misurazione dei dei rischi, rischi, pianificazione pianificazione strategica strategica e e capital capital management. management. 10

11 Agenda Basilea 2: la nuova regolamentazione internazionale Basilea 2: il Secondo Pilastro Il recepimento in Italia: il processo ICAAP e SREP La dimensione di processo nell ICAAP: profili quantitativi La dimensione di processo nell ICAAP: profili qualitativi La dimensione di processo nell ICAAP Implicazioni gestionali/organizzative Impatti su RiskManagement Impatti su Controllo di Gestione Casi pratici e applicazioni Dibattito 11

12 Basilea II: II Pilastro II Pilastro si colloca all intersezione tra II Pilastro si colloca all intersezione tra Opportunità gestionali Opportunità gestionali Obblighi Normativi Obblighi Normativi importante opportunità per per restringere il il divario divario tra tra capitale capitale regolamentare e e capitale capitale economico, riducendo il il tradizionale strabismo di di cui cui soffre soffre un un management costretto a a guardare contemporaneamente al al vincolo vincolo patrimoniale imposto imposto dalla dalla Vigilanza e e alla alla misura misura di di risk-taking capacity da da cui cui discendono le le aspettative di di remunerazione degli degli azionisti. 12

13 Basilea II: II Pilastro Il Processo ICAAP non rappresenta un passaggio esclusivamente metodologico e tecnico, di pertinenza esclusiva o prevalente del risk management o del controllo di gestione: al contrario il responsabile principale, l owner, del processo è dato dall Alta Direzione della banca per diversi motivi: 1.da un cattivo processo di verifica e dei rischi e pianificazione del capitale e dal conseguente esito negativo dello SREP possono derivare pesanti sanzioni per la banca e precise conseguenze per la redditività del capitale investito dagli azionisti; 2.gli strumenti sviluppati in sede ICAAP rappresentano l architettura portante di un efficiente sistema di rendicontazione del valore creato. 13

14 Basilea II: II Pilastro Il Consiglio di Amministrazione ha il compito di stabilire i livelli di tolleranza del rischio e assicurarsi che l Alta Direzione: definisca un quadro di riferimento per la valutazione delle varie tipologie di rischio elabori un sistema per rapportare la rischiosità all adeguatezza patrimoniale istituisca metodologie per monitorare il rispetto delle politiche interne adotti e promuova un solido sistema di controlli interni, politiche e procedure scritte comunichi efficacemente a tutti i livelli dell organizzazione aziendale (CEBS, 2004) 14

15 Basilea II: II Pilastro Se si considera che obiettivo finale del nuovo paradigma prudenziale è la creazione, all interno dei confini nazionali e soprattutto cross-border, di un mercato finanziario competitivo e stabile, regolato da norme oggettive condivise che promuova eque condizioni concorrenziali, si comprende come il II Pilastro costituisca la vera sfida che intermediari ed Autorità comunitarie fronteggiano. E ciò essenzialmente per 2 ragioni: -Perseguire un applicazione il più possibile omogenea a livello domestico e transnazionale delle linee guida e dei principi che devono ispirare il processo di controllo prudenziale è molto più complesso che non garantire una applicazione uniforme delle regole del motore di calcolo contenuto nel I Pilastro. Oltre a verificare la tenuta dei calcoli di I Pilastro, all interazione ICAAP e SREP si chiede infatti di determinare un livello complessivo di capitale che tenga conto: - dei rischi colti ma non pienamente misurati dal I Pilastro; - delle interazioni tra diversi rischi assunti (es. garanzie acquisite: rischio legale?); - delle condizioni avverse che l intermediario può fronteggiare sui mercati di riferimento. 15

16 Basilea II: II Pilastro Follow: - del sistema di gestione del rischio e dei controlli interni di qui l intermediario dispone; - del livello di propensione al rischio e degli obiettivi strategici; - delle tecniche e degli strumenti di attenuazione del rischio che vengono utilizzati. La seconda ragione riguarda il confronto continuo tra supervisors e intermediari: la previsione di una dialettica costante e articolata sulle tematiche prudenziali con i soggetti vigilati costituisce una novità significativa per molte Autorità di Vigilanza. 16

17 Agenda Basilea 2: la nuova regolamentazione internazionale Basilea 2: il Secondo Pilastro Il recepimento in Italia: il processo ICAAP e SREP La dimensione di processo nell ICAAP: profili quantitativi La dimensione di processo nell ICAAP: profili qualitativi La dimensione di processo nell ICAAP Implicazioni gestionali/organizzative Impatti su RiskManagement Impatti su Controllo di Gestione Casi pratici e applicazioni Dibattito 17

18 II Pilastro: il recepimento in Italia La Circolare Bankitalia n.263/2006 incorpora in un testo normativo, oltre al dettato della direttiva 2006/48/Ce, anche molte delle indicazioni, opportunamente adattate al contesto italiano, del Comitato di Basilea e del CEBS (Committee ef European Banking Supervisors) relative al processo di controllo prudenziale. Il recepimento italiano è particolarmente innovativo anche per motivi più strettamente legati ai messaggi di policy che sono stati veicolati al sistema: 1. La scelta di esplicitare chiaramente come la vigilanza interpreta il principio di proporzionalità nel contesto del sistema bancario italiano caratterizzato da elevata numerosità degli intermediari e al contempo da un elevatissima varianza degli intermediari vigilati 2. Aver indicato metodologie semplificate per il calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di tasso di interesse e sul rischio di concentrazione, fornendo al sistema dei benchmark di riferimento per confrontare eventuali sistemi interni di misurazione, sulla base dei quali impostare il confronto con la Vigilanza. 18

19 II Pilastro: il recepimento in Italia L ICAAP costituisce un bank driven process: esso rappresenta il momento in cui si realizza la massima autoconsapevolezza degli organi aziendali e delle strutture di vertice in ordine all adeguatezza dei presidi necessari a fronteggiare il rischio aziendale. L impostazione data dalla vigilanza regolamentare in materia, in linea con il quadro comunitario, tende a favorire il principio della autonomia responsabile da parte delle banche. Ciò implica che questa fase del II Pilastro deve essere incardinata all interno di un percorso logico ed operativo strutturato, che coinvolge ruoli e funzioni ai diversi livelli della struttura e riesce a calare gli strumenti analitici (tipicamente, il metodo di determinazione del capitale economico) nell ambito del processo gestionale di identificazione, misurazione e controllo dei rischi aziendali. Emerge chiaramente il legame esistente tra l impostazione di un sistema di regole prudenziali del settore bancario costruito in modo tale da commisurare l entità di capitale disponibile all entità dei rischi assunti e la necessità di fornire incentivi a spostare le tecniche di risk management verso le soglie più avanzate (best practice). 19

20 II Pilastro: il recepimento in Italia Va in questa direzione l aver consentito alle banche di determinare le regole prudenziali attraverso l utilizzo dei sistemi di misurazione sviluppati internamente. In questo passaggio, l ottimizzazione dei sistemi di gestione e controllo dei rischi diventa un obiettivo intermedio, funzionale al conseguimento degli obiettivi finali costituiti dalla stabilità ed efficienza dei sistemi bancari e da regole di comportamento ispirate al criterio di sana e prudente gestione. Emergono due evidenze di particolare rilievo: 1. deve esistere una vera e propria Governance dell ICAAP che attraversa tutto il processo di governo, gestione e controllo del processo; 2. è necessaria una autovalutazione piena in senso verticale (tutte le tipologie di rischio, la completa struttura dell operatività sopra e sotto la linea di bilancio) sia orizzontale (tutte le linee di business e le entità giuridiche rilevanti) 20

21 II Pilastro: il recepimento in Italia E evidente il carattere di assoluta trasversalità dell ICAAP e le sue diverse finalità: accrescere la condivisione dell obiettivo della creazione di valore, costituire una sorta di linguaggio comune nelle interrelazioni tra organi aziendali e tra questi e le linee di business e le entità giuridiche, giustificare le scelte di allocazione del capitale. Qualche esperienza pratica: Divisione Commerciale della Banca (allocazione del Capitale??); differenzazione tassi attivi e spread in ragione del rischio (prima mi allineavo..); reportistica interna (cambiamento importante); report al Consiglio di Amministrazione. 21

22 Il processo di controllo prudenziale: lo SRP (Supervisory Review Process) L intero processo di di controllo prudenziale SRP SRP si si conforma ad ad un un principio di di proporzionalità in in base base al al quale: i sistemi di governo societario, i processi di identificazione e di gestione dei rischi, i meccanismi di controllo interno devono essere completi e proporzionati alla natura, alle dimensioni e alla complessità delle attività svolte da ciascun intermediario le strategie e i processi utilizzati dagli intermediari per valutare e detenere nel continuo il capitale interno adeguato a copertura dei rischi devono essere proporzionati alla natura, all ampiezza e alla complessità dell attività svolta; la frequenza e l intensità del riesame della situazione aziendale e della valutazione dei rischi da parte dell autorità di vigilanza devono tener conto della rilevanza sistemica, delle dimensioni e della complessità degli operatori vigilati. 22

23 Il processo di controllo prudenziale: Principio di proporzionalità Il Il principio di di proporzionalità trova specifica applicazione da da parte dei dei singoli operatori con con riferimento ai ai seguenti aspetti: grado di sviluppo delle metodologie utilizzate per la quantificazione dei rischi e del capitale; modalità di determinazione del capitale interno complessivo; tipologia e caratteristiche degli stress test utilizzati; articolazione dei sistemi di governo e controllo dei rischi; livello di approfondimento ed estensione delle rendicontazioni sull ICAAP rese all Autorità di Vigilanza. 23

24 Il principio di proporzionalità Le banche sono suddivise in 3 classi: CLASSE 1 Banche e gruppi bancari autorizzati all utilizzo di sistemi IRB per il calcolo dei requisiti a fronte del rischio di credito, o del metodo AMA per il calcolo dei requisiti a fronte del rischio operativo, ovvero di modelli interni per la quantificazione dei requisiti sui rischi di mercato CLASSE 2 Banche e gruppi bancari che utilizzano metodologie standardizzate, con attivo, rispettivamente, consolidato o individuale superiore a 3,5 mld. CLASSE 3 Banche e gruppi bancari che utilizzano metodologie standardizzate, con attivo, rispettivamente, consolidato o individuale inferiore a 3,5 mld. 24

25 Il processo di controllo prudenziale: Principio di proporzionalità La suddivisione ha comunque carattere indicativo in quanto: La suddivisione ha comunque carattere indicativo in quanto: gli intermediari che volessero utilizzare metodologie più sofisticare di quelle suggerite dall appartenenza ad uno dei tre gruppi sono tenuti a far conoscere tale intendimento all Organo di vigilanza, illustrando le ragioni di tale scelta; la Banca d Italia si riserva in ogni caso la possibilità di richiedere a singoli intermediari l adozione di standard, metodologie, processi organizzativi differenti da quelli associati al proprio gruppo di riferimento, in modo da cogliere al meglio, ad esempio, il profilo di rischio di intermediari in forte evoluzione ovvero con operatività specializzata e rilevante su segmenti di mercato caratterizzati da elevata complessità. 25

26 L ambito di applicazione Il processo di controllo prudenziale si applica, a seconda dei casi, su base individuale, consolidata o sub-consolidata BANCHE INDIVIDUALI ITALIANE BANCHE ESTERE GRUPPI BANCARI ITALIANI SOCIETA BANCARIE, FINANZIARIE E STRUMENTALI CON HOLDING IN PAESI UE SOCIETA BANCARIE CHE CONTROLLANO SOCIETA BANCARIE, FINANZIARIE E STRUMENTALI IN PAESI NON UE ITALIA ITALIA ITALIA UE UE NON UE BASE INDIVIDUALE BASE CONSOLIDATA BASE SUB-CONSOLIDATA Le banche italiane non appartenenti ad un gruppo bancario che controllino, congiuntamente ad altri soggetti ed in base ad appositi accordi, società bancarie, finanziarie e strumentali partecipate in misura almeno pari al 20% dei diritti di voto o del capitale, applicano l ICAAP su base consolidata. 26

27 L ambito di applicazione Il processo di controllo prudenziale si applica: Il processo di controllo prudenziale si applica: A livello livello consolidato: ai ai gruppi gruppi bancari, bancari, inclusi inclusi i i sottogruppi sottogruppi italiani italiani controllati controllati da daun impresa madre madre situata situata in in un un altro altro Stato Stato membro membro dell UE; dell UE; ai ai gruppi gruppi di di SIM; SIM; alle alle singole singole banche banche italiane, italiane, non non appartenenti appartenenti a a gruppi gruppi bancari, bancari, che che abbiano abbiano partecipazioni partecipazioni di di controllo controllo congiunto congiunto in in società societàbancarie, finanziarie finanziarie e e strumentali; strumentali; A livello livello sotto-consolidato: alle alle banche banche e e SIM SIM italiane italiane non non appartenenti appartenenti a a gruppi gruppi bancari, bancari, diverse diverse dalla dalla capogruppo, capogruppo, che che abbiano abbiano partecipazioni partecipazioni di di controllo controllo o o di di controllo controllo congiunto congiunto in in società societàbancarie, finanziarie finanziarie e e in in società societàche che svolgono svolgono le le attività attivitàdi di cui cui art. art. 1, 1, comma comma 1, 1, lett. lett. n n d.lgs. d.lgs. 24/02/ /02/1998 n.58, n.58, aventi aventi sede sede in in uno uno Stato Stato extracomunitario; extracomunitario; A livello livello individuale: alle alle banche banche italiane italiane e e alle alle SIM SIM non non appartenenti appartenenti a a gruppi gruppi italiani, italiani, nonché nonché alle alle SIM SIM appartenenti appartenenti a a gruppi gruppi di di SIM SIM esonerate esonerate dalla dalla Banca Banca d Italia d Italia dalla dalla vigilanza vigilanza su su base base consolidata. consolidata. 27

28 Il processo di controllo prudenziale Le due fasi dell ICAAP PROCESSO DI CONTROLLO PRUDENZIALE (Supervisory Review Process -SRP) si articola in due fasi integrate BANCHE Processo di determinazione dell adeguatezza patrimoniale ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process) Le banche effettuano una autonoma valutazione della propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, in relazione ai rischi assunti e alle strategie aziendali AUTORITA DI VIGILANZA Processo di revisione e valutazione prudenziale SREP (Supervisory Review and Evaluation Process) L OdV riesamina l ICAAP, sia mediante il confronto con gli intermediari sia con il proprio sistema di analisi e valutazione soggetti vigilati (Risk Assessment System: RAS) formula un giudizio complessivo sulla banca e attiva, ove necessario, misure correttive 28

29 Il processo di controllo prudenziale Lo SREP Attraverso lo SREP le Autorità di Vigilanza effettuano: riesame di strategie, processi e sistemi predisposti dagli intermediari per conformarsi alle previsioni normative Al fine di valutazione dei rischi ai quali essi sono o potrebbero essere esposti. Verificare che che i i sistemi quindi la la dotazione patrimoniale siano idonei a garantire una una gestione ed ed una una copertura adeguata dei dei rischi Nel Nel caso caso in in cui cui emergano profili di di inadeguatezza organizzativa o patrimoniale, l OdV può può imporre l adozione di di misure idonee a rimuovere le le carenze riscontrate. 29

30 SREP: fasi principali e proporzionalità Le Le linee linee guida guida CEBS CEBS prevedono che che le le Autorità Autorità di di Vigilanza europee europee facciano riferimento- per per condurre lo lo SREP- SREP- a a procedure formalizzate di di valutazione dei dei soggetti soggetti vigilati vigilati (RAS) (RAS) che che si si basano basano su su sistemi sistemi di di rating rating della della rischiosità degli degli intermediari e e dei dei loro loro sistemi sistemi di di controllo. La La valutazione del del profilo profilo di di rischio rischio si si basa basa generalmente su su strumenti di di scoring scoring automatico dove dove l analisi l analisi comparativa assume assume un un ruolo ruolo fondamentale. La La valutazione dei dei profili profili qualitativi, del del sistema sistema di di controllo e e della della complessiva situazione dell intermediario viene viene invece invece affidata affidata al al giudizio giudizio degli degli analisti analisti della della vigilanza, ai ai quali quali viene viene richiesto di di esprimere seguendo iter iter procedurai predefiniti e e codificati- una una valutazione esplicita esplicita di di tali tali aspetti. aspetti. Dunque Dunque i i sistemi sistemi di di valutazione RAS RAS consentono alla alla Vigilanza di di effettuare un analisi approfondita delle delle varie varie aree aree di di attività attivitàdell intermediario, individuando i i rischi rischi rilevanti, se se e e come come essi essi vengono monitorati, gestiti gestiti o attenuati, e e forniscono indicazioni sul sul fabbisogno del del capitale capitale a a copertura dei dei rischi; rischi; rappresentano, pertanto, un un indispensabile elemento di di confronto con con l ICAAP aziendale. 30

31 SREP: fasi principali e proporzionalità Lo SREP è il processo con cui le Autorità di Vigilanza identificano eventuali profili di problematicità, attuali o prospettici, dell intermediario e valutano se e quali misure prudenziali adottare. A tal fine Banca d Italia: esamina il profilo di rischio e l esposizione ai singoli rischi del soggetto vigilato; riesamina e valuta l ICAAP aziendale e la connessa quantificazione del capitale interno; valuta il sistema di governo aziendale, la qualità e la funzionalità degli organi aziendali, la struttura organizzativa e il sistema dei controlli interni (controllo dei rischi, compliance, audit); verifica l osservanza del complesso dei requisiti prudenziali (ad es. il mantenimento dei requisiti per l utilizzo dei metodi e dei modelli avanzati per la determinazione dei requisiti patrimoniali, le regole sui grandi fidi, i requisiti di trasparenza informativa). 31

32 SREP: fasi principali e proporzionalità Ai fini dello SREP assumono fondamentale importanza dialogo intermediari autorità scambio di di informazioni Il riesame e la valutazione dell ICAAP da parte della Vigilanza si fondano in primo luogo sulla rappresentazione che l intermediario fornisce del proprio processo di pianificazione del capitale (Cfr. schema Resoconto ICAAP). Qualora la documentazione risulti inadeguata, insufficiente o siano necessari chiarimenti la Banca d Italia si riserva di richiedere le necessarie informazioni 32

33 SREP: fasi principali e proporzionalità Il sistema di analisi aziendale utilizza controlli ispettivi e controlli a distanza (segnalazioni di vigilanza periodiche, il bilancio ufficiale, le informazioni fornite dalle banche in relazione al processo di valutazione aziendale dell adeguatezza patrimoniale, la documentazione rassegnata a vario titolo, gli elementi conoscitivi acquisiti tramite le audizioni degli esponenti aziendali ed i controlli ispettivi). I modelli di analisi riguardano: l adeguatezza patrimoniale, la redditività, la rischiosità creditizia, l organizzazione e la liquidità Tracciabilità del processo SREP: Il sistema di valutazione è documentato in appositi manuali e linee guida; sono disponibili procedure ed archivi elettronici per le raccolte e la conservazione dei risultati delle analisi svolte (assoluta trasparenza del processo di vigilanza). 33

34 SREP: fasi principali e proporzionalità La La revisione prudenziale determina una una valutazione complessiva della della situazione tecnico-organizzativa dell intermediario: in in base base a a tale tale valutazione la la Vigilanza modulerà l intensità dell attività di di analisi, analisi, cartolare ed ed ispettiva, e e dell azione di di intervento. Nel caso in cui emergano profili di anomalia la Banca d Italia richiede l adozione di idonee misure correttive di natura organizzativa e patrimoniale quali: Rafforzamento dei sistemi delle procedure e dei processi relativamente alla gestione dei rischi, ai meccanismi di controllo e alla valutazione aziendale dell adeguatezza patrimoniale; Contenimento del livello dei rischi, anche attraverso il divieto di effettuare determinate categorie di operazioni; Riduzione dei rischi anche attraverso restrizioni ad attività o alla struttura territoriale; Non distribuzioni di utili o di altri elementi del patrimonio; Determinazione di patrimonio di vigilanza in misura superiore al livello regolamentare previsto per i rischi di credito, di controparte, di mercato ed operativi, anche attraverso l applicazione di aggregati di riferimento alle modalità di determinazione dei requisiti patrimoniali (questo solo se con le altre misure non si ottengono effetti correttivi in tempi accettabili). 34

35 SREP: gli eventuali interventi correttivi L imposizione di un requisito patrimoniale superiore a quello previsto dalla normativa avviene quando: Vengono accertate divergenze rilevanti nella struttura organizzativa, nei controlli interni, nei sistemi di gestione dei rischi di credito, di controparte, di mercato e operativi; Vi sono divergenze rilevanti tra la valutazione della Banca d Italia e quelle della banca in materia di livello e composizione del capitale complessivo posto dall azienda a presidio di tutti i rischi assunti o quando le valutazioni coincidono ma la banca non consegue nei tempi stabiliti o non mantenga i livelli patrimoniali concordati. 35

36 Agenda Basilea 2: la nuova regolamentazione internazionale Basilea 2: il Secondo Pilastro Il recepimento in Italia: il processo ICAAP e SREP La dimensione di processo nell ICAAP: profili quantitativi La dimensione di processo nell ICAAP: profili qualitativi La dimensione di processo nell ICAAP Implicazioni gestionali/organizzative Impatti su RiskManagement Impatti su Controllo di Gestione Casi pratici e applicazioni Dibattito 36

37 La dimensione di processo nell ICAAP La determinazione del capitale interno complessivo e del capitale complessivo è frutto di un processo organizzativo complesso che costituisce parte integrante della gestione aziendale e contribuisce a determinare le strategie e l operatività corrente delle banche (Circ. 263, Tit.III) Va utilizzato a fini strategici e nelle decisioni aziendali Rientra nelle responsabilità degli organi societari/vertice aziendale Richiede il coinvolgimento di una pluralità di strutture e professionalità nonché il contributo delle diverse componenti del gruppo È proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni e alla complessità dell attività svolta È conosciuto e condiviso dalle strutture interne È affidato a risorse quali-quantitativamente adeguate È documentato e formalizzato È sottoposto a revisione interna The ICAAP should be embeddeded in the institution s business and organisazional processes, and not simply regarded as an addon that permits the management body to tick a box and indicate that supervisory expectatins nominally have been met (CEBS, GL03) Commitment/resp. Vertice Trasparenza/replicabilità Controllo/monitoraggio su processo 37

38 Le quattro fasi principali del processo Individuazione rischi da valutare Misurazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno Determinazione del capitale interno complessivo Riconciliazione tra capitale interno e patrimonio di vigilanza Individuazione dei rischi rilevanti Individuazione delle fonti di generazione dei rischi Misurazione/valutazione dei rischi rilevanti Scelta delle metodologie in funzione della classe di appartenenza Effettuazione prove di stress Aggregazione rischi Valutazione effetto diversificazione del rischio in funzione della classe di appartenenza Utilizzo a fini di copertura del capitale interno di strumenti patrimoniali non inclusi nel patrimonio di vigilanza 38

39 Le quattro fasi principali del processo (segue) Individuazione rischi da valutare Misurazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno Determinazione del capitale interno complessivo Riconciliazione tra capitale interno e patrimonio di vigilanza 1. Mappatura dei rischi 2. Selezione dei rischi ritenuti rilevanti (la rilevanza non è definita ma lasciata all apprezzamento delle singole banche) 3. Individuare quali rischi rilevanti possono essere misurati quantitativamente e quali saranno invece oggetto di valutazioni qualitative poiché difficilmente quantificabili Per rischi BI intende le perdite eccedenti un dato livello atteso con la precisazione che tale definizione presuppone che la perdita attesa sia fronteggiata da rettifiche di valore nette, specifiche e di portafoglio, di pari entità, ove queste ultime fossero inferiori, il capitale interno dovrà far fronte anche a questa differenza 39

40 Le quattro fasi principali del processo (segue) Individuazione rischi da valutare Misurazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno Determinazione del capitale interno complessivo Riconciliazione tra capitale interno e patrimonio di vigilanza L analisi deve considerare almeno i seguenti rischi (elenco non esaustivo) 1. Rischio di credito Rischi di I Pilastro 2. Rischio di mercato 3. Rischio operativo 4. Rischio concentrazione 5. Rischio tasso interesse 6. Rischio liquidità 7. Rischio residuo 8. Rischio da cartolarizzazioni 9. Rischio strategico 10.Rischio reputazionale Rischi di II Pilastro 40

41 La descrizione dei rischi RISCHIO DESCRIZIONE Concentrazione Tasso interesse Rischio derivante da esposizioni verso controparti appartenenti allo stesso settore o alla stessa area geografica Rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse Liquidità Rischio che la banca non sia in grado ci adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza Residuo Rischio che le tecniche riconosciute per l attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca risultino meno efficaci del previsto Cartolarizzazioni Rischio che la sostanza economica dell operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e gestione del rischio Strategico Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo Reputazionale Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili derivante da una percezione negativa dell immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti della banca, investitori o autorità di vigilanza 41

42 Le quattro fasi principali del processo (segue) Individuazione rischi da valutare Misurazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno Determinazione del capitale interno complessivo Riconciliazione tra capitale interno e patrimonio di vigilanza 1. Misurazione (rischi quantificabili) o valutazione (rischi non quantificabili) di tutti i rischi 2. Scelta delle metodologie appropriate, in relazione alle caratteristiche operative ed organizzative: Rischio I Pilastro: primo riferimento ai sistemi regolamentari per calcolo requisiti patrimoniali Rischi di concentrazione e di tasso di interesse: riferimento alle metodologie semplificate indicate nella nuova normativa (Titolo III, Cap. 1, Allegati B e C) Rischio di liquidità: linee guida indicate nella nuova normativa (Titolo III, Cap. 1, Allegato D) 3. Prove di stress: tecniche quantitative e qualitative mediante le quali le banche valutano la propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili Analisi di tipo what if Verifica dei risultati e dell accuratezza dei modelli di valutazione dei rischi 42

43 Le quattro fasi principali del processo (segue) Individuazione rischi da valutare Misurazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno Determinazione del capitale interno complessivo Riconciliazione tra capitale interno e patrimonio di vigilanza 1. Definizione a consuntivo (ex post) del capitale complessivamente assorbito nell ultimo esercizio di attività concluso 2. Stima preventiva (ex ante) del capitale necessario a fronteggiare tutti i rischi e le relative perdite inattese stimate per l esercizio in corso, in funzione dell evoluzione prevista dello scenario competitivo, nonché delle scelte strategiche ed operative pianificate e sviluppate nell anno. 43

44 La misurazione del capitale interno Per la determinazione del capitale interno complessivo le banche appartenenti alla Classe 1 considerano, oltre al capitale assorbito dai singoli rischi, anche eventuali benefici di diversificazione tra i diversi tipi di rischio. Per il principio di proporzionalità, gli intermediari di II e III Classe determinano il loro capitale seguendo l approccio Building block semplificato, che consiste nel sommare i requisiti patrimoniali minimi a fronte del primo pilastro con l eventuale capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti senza stimare gli eventuali benefici derivanti dalla diversificazione. Classe 1 (correlazione imperfetta) Classe 2 e 3 (Building Block) Credito Credito Capitale interno complessivo Mercat o Operativo Capitale interno complessivo Mercat o Operativo 2 Pilastro 2 Pilastro Altri fabbisogni Altri fabbisogni 44

45 ICAAP: la misurazione del capitale interno MISURAZIONE DEL CAPITALE INTERNO COMPLESSIVO PROSPETTICO Fabbisogno di K a tendere R I Operatività attuale Volumi attesi CONSUMO ATTUALE + NUOVO CONSUMO S K A P P PIANO DEL CAPITALE Operazioni straordinarie + NUOVO FABBISOGNO E T I T (incluso il CONTINGENCY PLAN Stress Test E 45

46 Le quattro fasi principali del processo (segue) Individuazione rischi da valutare Misurazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno Determinazione del capitale interno complessivo Riconciliazione tra capitale interno e patrimonio di vigilanza OBBLIGHI NORMATIVI: La normativa non regolamenta l allocazione del capitale tra le varie unità aziendali; i riferimenti normativi alla riconduzione dei rischi a unità operative o entità giuridiche del gruppo bancario sono piuttosto sfumati (allocazione del capitale per business line) Le banche devono essere in grado di illustrare come il capitale complessivo si riconcili con la definizione di patrimonio di vigilanza In particolare deve essere spiegato l utilizzo ai fini di copertura del capitale interno complessivo di strumenti patrimoniali non computabili nel patrimonio di vigilanza 46

47 Le quattro fasi principali del processo (segue) Individuazione rischi da valutare Misurazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno Determinazione del capitale interno complessivo Riconciliazione tra capitale interno e patrimonio di vigilanza Capitale complessivo Capitale interno complessivo Requisiti minimi Capitale interno complessivo Capitale complessivo Patrimonio vigilanza surplus Altri fabbisogni Altri fabbisogni Rischi 2 Pilastro Rischi 2 Pilastro Rischi 1 Pilastro Rischi 1 Pilastro Rischi 1 Pilastro 47

48 Requisiti per le diverse classi CLASSE 1 CLASSE 2 CLASSE 3 INDIVIDUAZIONE RISCHI RILEVANTI MISURAZIONE RISCHI E DETERMINAZIONE DEL RELATIVO CAPITALE INTERNO STRESS TESTING DETERMINAZIONE CAPITALE INTERNO COMPLESSIVO Individuare tutti i rischi rilevanti considerando almeno i seguenti: credito, mercato, operativo, concentrazione, tasso di interesse, liquidità, residuo CRM, da cartolarizzazioni, strategico e reputazione Autonoma definizione di metodologie di misurazione Auspicato sviluppo di modelli VaR o analoghe misure di perdita massima probabile Consentito solo per rischi di concentrazione e di tasso su bkg book l affinamento delle metodologie semplificate di BI Correlazioni sul rischio di credito non meno conservative di quelle previste per i modelli IRB Combinazione di tecniche di sensibilità ed analisi di scenario (per linee prodotto ed aree geografiche) Per rischio di tasso di deve tener conto di shift non paralleli della curva e di volatilità dei tassi diverse in funzione di scadenze e valute Sviluppo proprie metodologie di aggregazione che devono essere ampiamente motivate, testate e documentate Possibilità di usare metodologie regolamentari per i rischi del primo pilastro In funzione di complessità, dimensioni, strategie, ecc. deve essere valutata l eventuale adozione di metodologie più evolute Per i rischi di liquidità, concentrazione e tasso di interesse devono valutare l opportunità di affinare le metodologie semplificate di BI Per gli eventuali altri rischi considerati rilevanti, adottano opportuni sistemi di controllo e attenuazione Analisi di sensibilità rispetto a fattori di rischio rilevanti autonomamente individuati Utilizzo metodologie regolamentari per i rischi di primo pilastro (STD per rischio credito e mercato, BIA o TSA per rischio operativo) Per i rischi di liquidità, concentrazione e tasso di interesse possono utilizzare le metodologie semplificate di BI Per gli eventuali altri rischi considerati rilevanti, adottano opportuni sistemi di controllo e attenuazione Analisi di sensibilità rispetto ai principali rischi e, comunque, rispetto al rischio di credito, concentrazione e tasso E consentito avvalersi delle metodologie semplificate BI per le prove di stress sul rischio di concentrazione e sul rischio di tasso Devono utilizzare un approccio building block semplificato cioè sommare i requisiti regolamentari derivanti dai rischi del primo pilastro (o il capitale interno calcolato con proprie metodologie) con l eventuale capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti. 48

49 Modello di riferimento ICAAP Propensione Capitale che la banca è disposta a mettere a rischio al rischio Capitale interno complessivo Capitale complessivo Profilo rischio obiettivo Profilo rischio effettivo Capitale effettivamente a rischio Livello massimo di rischio che la banca è in grado di sostenere Obiettivo dei limiti di rischio per tipologia di rischio o unità operativa Articolazione effettiva dei limiti di rischio per tipologia di rischio o unità operativa 49

50 Relazione capitale complessivo e capitale interno complessivo 1 Tolleranza al rischio, capacità assorbire rischio E E misurata misurata dal dal capitale capitale complessivo complessivo inteso inteso come come gli gli elementi elementi patrimoniali patrimoniali che che la la banca banca ritiene ritiene possano possano essere essere utilizzati utilizzati + eventuali eventuali ulteriori ulteriori fabbisogni fabbisogni di di tipo tipo strategico strategico CAPITALE CAPITALE COMPLESSIVO COMPLESSIVO 2 Propensione al rischio E E la la quantità quantitàmassima di di capitale capitale che che la la banca banca èè disposta disposta a a mettere mettere a a rischio. rischio. CAPITALE CAPITALE INTERNO INTERNO COMPLESSIVO COMPLESSIVO (target (target o o massimo) massimo) 3 Capitale interno complessivo (effettivo) Capitale Capitale interno interno riferito riferito a a tutti tutti i i rischi rischi rilevanti rilevanti assunti assunti dalla dalla banca, banca, incluse incluse le le eventuali eventuali esigenze esigenze di di capitale capitale interno interno dovute dovute a a considerazioni considerazioni di di carattere carattere strategico. strategico. CAPITALE CAPITALE INTERNO INTERNO COMPLESSIVO COMPLESSIVO (effettivo) (effettivo) 50

51 Relazione capitale complessivo e capitale interno complessivo La La circ. circ consente di di adottare una una nozione nozione di di Patrimonio complessivo ai ai fini fini ICAAP ICAAP diversa diversa e e quindi quindi anche anche più piùestesa rispetto rispetto al al Patrimonio di di Vigilanza. Le Le possibili motivazioni per per una una definizione di di capitale capitale complessivo più piùesteso rispetto rispetto al al Patrimonio di di Vigilanza possono possono essere: essere: il capitale complessivo deve coprire rischi non contemplati nel Primo Pilastro; l intervallo di confidenza utilizzato per la stima del capitale complessivo può essere superiore a quello implicitamente utilizzato nel Primo Pilastro; Le regole di determinazione del Patrimonio di Vigilanza rispondono anche a requisiti di stabilità sistemica che non necessariamente devono essere rispettati nel contesto di un processo di autovalutazione individuale 51

52 Relazione capitale complessivo e capitale interno complessivo Struttura del capitale complessivo vs patrimonio di vigilanza La La circ. circ lascia lascia alle alle banche banche la la facoltà facoltà di di definire definire anche anche al al struttura del del proprio proprio capitale capitale complessivo: un un possibile approccio consiste consiste nel nel disporre di di un un ammontare complessivo di di PV PV adeguato a coprire coprire il il capitale capitale interno interno per per i i rischi rischi di di Primo Primo Pilastro, utilizzare le le riprese riprese di di capitale capitale per per i i rischi rischi quantificabili di di Secondo Pilastro Pilastro e e gli gli strumenti non non computabili nel nel PV PV (per (per importo, per per limiti limiti quantitativi) per per coprire coprire i i rischi rischi non non quantificabili/model risk. risk. Buffer per rischi Pillar II non quantificabili/model risk Rischi Pillar II Rischi Pillar I 52

53 Relazione capitale complessivo e capitale interno complessivo Nel Nel valutare la la relazione tra tra queste due due grandezze occorre valutare la la relazione tra tra 4 fondamentali misure di di capitale: 1. Il capitale disponibile a fini regolamentari (PV) 2. Il requisito minimo (RCM) che deriva dal Pillar I 3. Il fabbisogno di capitale risultante dall ICAAP (capitale interno complessivo = CIC) 4. La valutazione sull adeguatezza del capitale formulata dal supervisore nello SREP In generale: -PV >= RCM (obbligatorio da Pillar I) -CIC>= RCM (in applicazione del principio 3 ) -CIC SREP (dipende dal cd RAS= review ai fini di Vigilanza) 53

54 Gestione Strategica del Capitale (Capital Management) Obiettivo del processo di pianificazione del capitale è consentire alla banca di garantire la propria adeguatezza patrimoniale in condizioni economiche mutate, anche in momenti di recessione. Nel processo di pianificazione del capitale devono essere considerati i seguenti aspetti: - Il capitale complessivo interno al momento dell analisi; - la propensione al rischio prescelta dalla banca; - Il capitale complessivo interno alla fine dell orizzonte previsionale; - Il capitale complessivo necessario a garantire il rispetto degli obiettivi di propensione al rischio; - Le strategie per garantire il rispetto degli obiettivi di capitale (profitti attesi e politiche dei dividendi, gestione attiva degli asset, operazioni di capitale ) 54

55 Adeguatezza capitale e propensione al rischio: aspetti regolamentari Ai fini del confronto con la Banca d Italia le banche determinano con cadenza annuale: -Livello attuale del capitale interno complessivo e del capitale complessivo calcolato con riferimento alla fine dell ultimo esercizio chiuso; -Livello prospettico del capitale interno complessivo e del capitale complessivo con riferimento alla fine dell esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischio e dell operatività Nella pianificazione annuale le banche devono anche identificare le azioni correttive da intraprendere in caso di errori o di scostamenti dalle stime. La determinazione prospettica del capitale interno complessivo e del capitale complessivo è coerente con il piano strategico pluriennale; stime che eventualmente facciano riferimento anche a esercizi successivi a quello corrente devono pertanto essere in linea con lo sviluppo operativo e patrimoniale tracciato dalla banca nel proprio piano strategico 55

56 Piano strategico e Capital Management: un approccio integrato Domanda di capitale Obiettivi reddituali complessivi per Business Line Obiettivi di capitale propensione a rischio profili rischio Piano inerziale + Opzioni strategiche Azioni commerciali e gestionali Piano Integrato Questo è CUORE dell ICAAP: processo necessario per garantire nel continuo la disponibilità di capitale ICAAP = Pianificazione strategica Azioni su capitale Offerta di capitale 56

57 Agenda Basilea 2: la nuova regolamentazione internazionale Basilea 2: il Secondo Pilastro Il recepimento in Italia: il processo ICAAP e SREP La dimensione di processo nell ICAAP: profili quantitativi La dimensione di processo nell ICAAP: profili qualitativi La dimensione di processo nell ICAAP Implicazioni gestionali/organizzative Impatti su RiskManagement Impatti su Controllo di Gestione Casi pratici e applicazioni Dibattito 57

58 Gli aspetti qualitativi: qualità/correttezza dei dati Tra Tra i i profili qualitativi dell ICAAP assumono particolare rilievo quelli relativi alle alle procedure e ai ai sistemi per per assicurare la la qualità/correttezza dei dei dati dati e delle delle informazioni utilizzate Valutazione dell affidabilità e qualità dei dati e dei sistemi informativo/contabili alla base dell ICAAP; Esame dei processi/responsabilità nell ambito del Risk Management (data generation, misurazione rischi, monitoring rischi); Valutazione dell adeguatezza quali-quantitativa delle risorse disponibili; Monitoraggio/adeguamento delle procedure e dei sistemi di controllo (meccanismi di auto-apprendimento). L ICAAP non è un problema informatico! 58

59 L informativa sull ICAAP Il processo ICAAP deve essere assoggettato ad autovalutazione da parte della banca, che deve inviare annualmente a BI apposita rendicontazione ELEMENTI DESCRITTIVI ELEMENTI VALUTATIVI 1. Linee strategiche e orizzonte previsionale considerato 2. Governo societario, assetti organizzativi e sistemi di controllo interno connessi all ICAAP 3. Metodologie e criteri utilizzati per l identificazione, la misurazione, l aggregazione dei rischi e per la conduzione degli stress test 4. Stima e componenti del capitale interno complessivo con riferimento alla fine dell esercizio precedente e, in un ottica prospettica, dell esercizio in corso 5. Raccordo tra capitale interno complessivo e requisiti regolamentari e tra capitale complessivo e patrimonio di vigilanza 6. Auto-valutazione dell ICAAP 59

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