LA SALUTE DEI BAMBINI E L AMBIENTE FASE DUE -

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1 Provincia di Ferrara Provincia di Rovigo LA SALUTE DEI BAMBINI E L AMBIENTE FASE DUE - STUDIO EPIDEMIOLOGICO SULLA CONDIZIONE RESPIRATORIA NEI BAMBINI E L'AMBIENTE DELLE PROVINCE DI FERRARA E ROVIGO A cura di AULSS Adria - Servizio di Igiene e Sanità Pubblica AUSL Ferrara U.O. di Epidemiologia AULSS Rovigo - Servizio di Igiene e Sanità Pubblica ARPA Emilia Romagna - Sezione Provinciale di Ferrara ARPA Veneto - Dipartimento Provinciale di Rovigo ARPA Emilia Romagna Struttura Tematica di Epidemiologia Ambientale

2 Si ringraziano i bambini partecipanti allo studio e i loro genitori, per l adesione e la costanza nella raccolta dei dati, indispensabili per la realizzazione di questo studio. Si ringraziano i pediatri e i medici di famiglia che hanno collaborato allo studio e la Pediatria di comunità di Ferrrara. Si ringrazia il Dott. Gianfranco Milani, Direttore del Reparto di Pneumologia dell'ospedale di Rovigo, per il prezioso supporto tecnico-scientifico ed operativo. Si ringrazia il Dott. Gianstefano Blengio, Referente della scheda tematica di Epidemiologia Ambientale per i SISP della Regione Veneto, per i suggerimenti tecnici. Si ringraziano gli specialisti allergologi che hanno collaborato nelle definizioni diagnostiche dei bambini partecipanti. Si ringrazia l Istituto Einaudi di Badia Polesine e l'enaip di Ferrara per il caricamento dei dati su supporto informatico. Si ringrazia il personale sanitario delle tre aziende sanitarie locali. Si ringraziano la Provincia di Ferrara e la Provincia di Rovigo che hanno sostenuto economicamente, e quindi reso possibile, lo studio. 2

3 Questo rapporto descrive i risultati della seconda fase dello studio epidemiologico La salute dei bambini e l ambiente. Numerosi studi negli ultimi anni si sono occupati degli effetti dell esposizione a sostanze inquinanti aerodisperse nocive, in particolare per l apparato respiratorio; effetti sempre più spesso rilevabili, grazie a nuove tecniche di indagine, anche in presenza di concentrazioni modeste di inquinamento. La quantità di informazioni disponibili non rende tuttavia superflua una valutazione locale degli effetti per la salute dell esposizione ad inquinamento atmosferico, che anzi rappresenta una delle più importanti ed attuali priorità, non solo per la ricerca [McNee e Donaldson (2000)] ma anche per la tutela della salute pubblica. Sebbene l interesse sia rivolto agli effetti provocati in tutte le fasce di età, risulta particolarmente rilevante indagare gli effetti sulla salute dei bambini, il cui apparato respiratorio è più sensibile agli attacchi di agenti inquinanti. Inoltre, lo studio di bambini già affetti da patologie o sintomatologia respiratoria cronica consente di meglio caratterizzare gli effetti locali dell inquinamento atmosferico. Lo studio sui disturbi respiratori nell infanzia e l ambiente è stato iniziato nel 2004 con la raccolta di informazioni mediante questionario distribuito attraverso le scuole (fase di screening) nelle Province di Ferrara e di Rovigo. La seconda fase dello studio è stata condotta dal 9 Gennaio al 5 Marzo 2006, con la collaborazione di un gruppo di 69 bambini dell età di 9-10 anni, affetti da disturbi asmatici, e dei loro genitori individuati nella prima fase dello studio. Si è inteso rilevare un eventuale associazione delle variazioni giornaliere dei sintomi respiratori nei 69 bambini con le variazioni giornaliere dell inquinamento atmosferico esterno come misurato dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell aria gestite dalla Sezione ARPA di Ferrara e dal Dipartimento ARPAV di Rovigo. I partecipanti hanno registrato in un diario giornaliero i sintomi respiratori dei bambini e i risultati della misura bi-quotidiana del picco di flusso espiratorio. Le due Province limitrofe sono state considerate come un'unica grande area all interno della quale sono state individuate tre porzioni caratterizzate da differenti pressioni sulla qualità dell aria e da discretamente diversi tratti meteoclimatici. L associazione tra variazioni dei disturbi respiratori e inquinamento esterno è stata dunque indagata in tre aree distinte: area Ovest, a forte antropizzazione, comprendente i tre centri abitati con maggior numero di abitanti (Ferrara, Rovigo, Cento) area Nord-Est, comprendente Adria e la maggior parte dell area del delta del Po area Sud-Est, comprendente l area delle bonifiche ferraresi, a bassa densità abitativa. E stata rilevata una associazione tra variazioni giornaliere delle concentrazioni di inquinanti e sintomi respiratori. L effetto è modesto, l aumento di rischio è attorno all 1% per un aumento di 10 µg/m 3 per gli inquinanti considerati (rispettivamente PM 10 e NO 2 ), ma non trascurabile in ragione dell esposizione di tutta la popolazione e degli effetti eventualmente derivanti da un esposizione cronica, che non sono oggetto del presente studio. Diversamente non emerge una chiara relazione statistica per quel che riguarda la variazione del PEF (ovvero la variazione della funzionalità respiratoria testata strumentalmente) per un aumento di 10 µg di PM 10 oppure di NO 2. 3

4 INDICE Introduzione 1. Le conoscenze attuali sulle riacutizzazioni asmatiche associate agli effetti Pag. 5 dell inquinamento atmosferico 2. Motivi e obiettivi dello studio Pag. 8 Materiali e metodi Prima parte: disegno dello studio Pag. 9 Seconda parte: sviluppo di un metodo per definire l esposizione a partire dai dati ambientali Pag. 15 Risultati Risultati descrittivi Pag. 30 Quale associazione tra esposizione e disturbi asmatici? Pag. 40 Discussione e conclusioni Bibliografia Pag. 44 Pag. 47 Allegati Emissioni giornaliere di SO 2 della Centrale Termoelettrica di Porto Tolle Tabelle descrittive degli inquinanti nel periodo 1 aprile marzo 2006 Tabelle descrittive degli inquinanti nel periodo 9 gennaio - 31 marzo 2006 Tabelle con i risultati dettagliati del modello a effetti misti Pag. 51 Pag. 53 Pag. 55 Pag. 58 4

5 INTRODUZIONE 1 LE CONOSCENZE ATTUALI SULLE RIACUTIZZAZIONI ASMATICHE ASSOCIATE AGLI EFFETTI DELL INQUINAMENTO ATMOSFERICO Lo studio è incentrato sul rapporto asma-inquinamento atmosferico. L asma è un alterazione infiammatoria cronica delle vie aeree. Nelle persone suscettibili, questa infiammazione provoca episodi ricorrenti di sibili respiratori, difficoltà respiratorie, costrizione toracica e tosse. Questi episodi sono abitualmente associati con ostruzione delle vie aeree di entità variabile, che regredisce talvolta spontaneamente, talvolta dopo trattamento. Lo stato infiammatorio favorisce altresì un ipersensibilità bronchiale ad una varietà di stimoli. Sono noti alcuni fattori di rischio per lo scatenamento di crisi asmatiche, ma la gran parte dei fattori causali della malattia sono tuttora ignoti. Il più forte fattore predisponente conosciuto per la comparsa di asma è l atopia; con questa parola si intende la predisposizione genetica allo sviluppo di anticorpi IgE verso i comuni allergeni presenti nell aria, negli alimenti o anche da contatto. I fattori noti che danno esacerbazioni dell asma comprendono, tra l altro, esposizione ad allergeni nelle persone sensibilizzate, infezioni virali, attività fisica, esposizione a sostanze irritanti (ad esempio: fumo e sostanze inquinanti), farmaci antinfiammatori non-steroidei. E importante l osservazione che i fattori scatenanti le crisi nei malati possono essere diversi dai fattori responsabili dell insorgenza di nuovi casi. L associazione dell asma con l inquinamento atmosferico è complessa e non ancora pienamente chiarita. Gli effetti negativi dell esposizione all inquinamento atmosferico sono ormai ampiamente dimostrati da numerosi studi, che hanno evidenziato anche come le conseguenze non siano omogeneamente distribuite nella popolazione. Infatti, l esposizione dei bambini costituisce un motivo di preoccupazione particolare in ragione del fatto che si trovano in una fase della vita (sistema respiratorio e sistema immunitario non sono ancora completamente maturi alla nascita) nella quale gli effetti conseguenti all esposizione potrebbero essere diversi da quelli che si manifestano nell adulto (Schwarz, 2004). I bambini, per più motivi, derivanti da caratteristiche fisiologiche (maggior frequenza respiratoria, ecc) e comportamentali (il tempo trascorso all aperto è generalmente maggiore), offrono un maggiore bersaglio all azione delle sostanze eventualmente presenti nell aria. L insieme delle osservazioni epidemiologiche escluderebbe un ruolo causale diretto dell inquinamento atmosferico sull inizio della malattia asmatica (Peters, 1997; Waltrauder, 2004). Tuttavia acquista sempre più credito l ipotesi che l inquinamento atmosferico, soprattutto quello collegato a sostanze derivanti dalla combustione del petrolio, sia associato all insorgenza di condizioni allergiche (Nel, 2001; Nicolai, 2002; D Amato, 2002), che a loro volta favoriscono l insorgenza dell asma. L associazione tra riacutizzazioni asmatiche e inquinamento atmosferico viene accettata dal sentire comune e tuttavia ha faticato a trovare riscontri oggettivi. Si pensi che nemmeno durante l episodio del grande smog di Londra nel 1952 le statistiche evidenziarono un aumento dei casi di asma (Burney, 1999). Si sono accumulate, è vero, prove convincenti che l aumento improvviso dell inquinamento atmosferico può causare crisi asmatiche in persone malate di asma, al netto degli effetti provocati da pollini, muffe e malattie infettive: in più studi di serie temporale il numero di attacchi di asma è stato associato con la concentrazione di inquinanti atmosferici presente (Ian Gilmorve, 2006). Secondo una revisione sistematica pubblicata dall Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2004, che ha preso in considerazione gli studi epidemiologici condotti in Europa, benché esistano evidenze che suggeriscono come gli inquinanti comunemente misurati nell aria delle città (PM 10, NO 2, SO 2 e ozono) possano provocare riacutizzazioni dell asma, si tratta di risultati che non approdano alla significatività statistica (Anderson, 2004). Emblematico è il risultato negativo ottenuto dal maggiore studio europeo (PEACE), in parte attribuito a una sopraggiunta epidemia influenzale nel corso dello studio (Roemer). Una recentissima rassegna metanalitica (Romeo, 2006) ha rivisto gli effetti del solo inquinamento da PM 10 sulle riacutizzazioni asmatiche ed ha evidenziato l esistenza di una significativa associazione tra esposizione a PM 10 e riacutizzazioni asmatiche in età pediatrica 5

6 (riduzione del PEF pari a 0,269 l/min per un aumento di 10 µg/mc di PM 10, con il modello a effetti casuali). Un ulteriore chiarimento si rende a questo punto necessario, in quanto esistono due metodi per affrontare questo tipo di problemi: o gli studi di serie temporale, che esaminano su base di popolazione il numero di eventi giornaliero in relazione alla concentrazione giornaliera di inquinante o gli studi di panel, che esaminano, su un gruppo di popolazione seguito nel tempo, le variazioni del quadro clinico a livello individuale in relazione alla concentrazione di inquinante, usando il metodo delle serie temporali. Gli autori della recentissima metanalisi sul PM 10 (Romeo) concludono invitando alla cautela nell interpretazione dei dati da loro ottenuti mediante metanalisi degli studi di panel a causa della presenza di un elevato grado di eterogeneità. Inoltre va considerato come l inquinamento atmosferico sia in realtà rappresentato da una miscela complessa di sostanze e come gli effetti misurati siano comunemente ricollegabili a questa miscela, benché talune indagini più sofisticate riescano ad attribuire a qualche componente inquinante una quota parte ben individuata di responsabilità nella catena degli eventi associati alla sua presenza. E chiaro come la miscela possa variare da luogo a luogo, anche in funzione delle fonti emissive presenti. Di qui nasce la necessità di restringere l analisi dei risultati ottenuti ad un confronto con gli studi svolti su territori europei, molto probabilmente più simili alla situazione italiana. Nasce peraltro anche la motivazione di questo studio, in quanto situazioni ambientali diverse possono generare effetti diversi, per tipo e dimensione. Box 1 - INDICATORI DI ESPOSIZIONE UTILIZZATI IN PRECEDENTI STUDI PANEL Primo autore studio Indicatori di esposizione Indicazioni sulla distanza della popolazione in studio dalla stazione di misura Delfino, 2003 PM 10 : Concentrazione 24h Altri inquinanti (NO 2, SO 2 ) concentrazioni a 1h e 8h PEACE Concentrazione 24H dei principali inquinanti Solo stazioni di background Segala, 1998 Concentrazione 24H dei Esclusione delle inquinanti stazioni da traffico Boezen, 1999 Concentrazione 24H dei inquinanti Peters, 1999 Interpolazione spaziale 1 stazione per ciascuna comunità Van der Zee, 1999 Centralina di background urbana (area urbana) Gaudermann, distanza di ciascun partecipante dalla più vicina superstrada Ranzi, 2004 Concentrazioni giornaliere di TSP, NO 2, CO, PM 2,5 note + Centraline lontane da 10 a 40 km per area non-urbana + modello di dispersione 6

7 Box 2- CARATTERISTICHE DEGLI INQUINANTI OGGETTO DI STUDIO Lo studio qui presentato è stato basato su tre inquinanti atmosferici: PM 10, NO 2, SO 2. Le principali caratteristiche di questi inquinanti sono riassunte nel box. Per maggiori dettagli è possibile consultare i siti web di ARPA Emilia Romagna e ARPA Veneto. Inquinante: PM 10 Caratteristiche Per particolato atmosferico si intende un insieme complesso di particelle solide e liquide (aerosol), minerali ed organiche, con composizione, morfologia e dimensioni che possono variare significativamente nel tempo e nello spazio e che possono rimanere sospese in aria anche per lunghi periodi. Formazione Il particolato con diametro aerodinamico inferiore a 10 micron (PM 10 ) è un inquinante sia primario che secondario. E detto secondario il particolato che si forma per effetto di complesse reazioni chimico-fisiche da altre sostanze (ossidi di azoto e di zolfo e composti organici volatili), anche a distanza considerevole dal luogo di emissione. In genere la quota di particolato secondario in atmosfera è preponderante rispetto a quella di particolato primario. Diversamente dagli altri inquinanti, il materiale particolato è una miscela nella quale la grandezza delle particelle e la loro composizione chimica variano da luogo a luogo proprio in ragione delle caratteristiche delle fonti di emissione dominanti. Distribuzione spaziale e ambientale Il PM 10 è un inquinante a basso gradiente spaziale, il che significa che vi è una considerevole, ancorché approssimata, coincidenza di valori su ambiti spaziali relativamente vasti, specie quando questi sono relativamente omogenei al loro interno (aree urbane, aree rurali, ecc). Inquinante: ossidi di azoto (NO x ) Caratteristiche Con il termine NOx viene genericamente indicato l insieme dei due ossidi di azoto più importanti in termini di inquinamento atmosferico ossia il monossido di azoto, NO, e il biossido di azoto, NO 2. Formazione Le maggiori quantità di ossidi di azoto vengono emesse dai processi di combustione civili ed industriali e dai mezzi di trasporto. L ossido di azoto, NO, è inquinante primario, formato per reazione dell azoto contenuto nell aria con l ossigeno atmosferico in processi che avvengono ad elevata temperatura come le combustioni. Il biossido di azoto è inquinante sostanzialmente secondario, derivando in genere dall ossidazione del monossido di azoto. Il ben noto colore giallognolo delle foschie che ricoprono le città ad elevato traffico è dovuto per l appunto al biossido di azoto, il quale svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico, costituendo l intermedio di base per la generazione in atmosfera di tutta una serie di inquinanti secondari molto pericolosi come l ozono, l acido nitrico, l acido nitroso, gli alchilnitrati, i perossiacetililnitrati, ecc. Gli ossidi di azoto sono implicati anche nella generazione di particolato secondario. Distribuzione spaziale e ambientale Gli ossidi di azoto permangono in atmosfera per pochi giorni (4-5) e vengono rimossi in seguito a reazioni chimiche che portano alla formazione di acidi e di sostanze organiche. Gli ossidi di azoto sono da considerarsi inquinanti a gradiente spaziale medio-alto, cioè la loro concentrazione (specialmente quella del monossido) è più alta in vicinanza delle sorgenti di emissione. Inquinante: anidride solforosa o biossido di zolfo (SO 2 ) Caratteristiche SO 2 è un gas incolore dall odore pungente ed irritante. Formazione SO 2 si forma nei processi di combustione per ossidazione dello zolfo presente nei combustibili solidi e liquidi (carbone, olio combustibile, gasolio) e quindi le fonti di emissione principali sono legate alla produzione di energia, agli impianti di riscaldamento civile, agli impianti di combustione industriali e al traffico. Nei luoghi in cui il metano ha sostituito i combustibili sopra citati si è riscontrata una marcata riduzione delle concentrazioni in atmosfera di SO 2. Distribuzione spaziale e ambientale SO 2 persiste in aria alcuni giorni, è trasportato a distanza ed è il principale responsabile delle piogge acide, in quanto tende a trasformarsi in anidride solforica e in presenza di umidità in acido solforico. 7

8 2. MOTIVI E OBIETTIVI DELLO STUDIO Fra i ricercatori che si occupano d inquinamento atmosferico vi è chi sostiene che la conoscenza del dato ambientale è spesso sufficiente a operare per la tutela della salute pubblica, applicando ad essa le conoscenze epidemiologiche disponibili, compatibilmente con le norme vigenti. In linea di massima è una posizione corretta, infatti è di comune applicazione nella sanità pubblica. Tuttavia esistono situazioni con pressioni ambientali di vario tipo che si sovrappongono e rendono difficile alle autorità sanitarie l adozione di provvedimenti ad un tempo incisivi e circoscritti. Anche la semplice estrapolazione di dati ricavati in altri contesti geografici (e produttivi) comporta pesanti approssimazioni che gravano sull attendibilità delle stime di rischio. Ne deriva l utilità, e talvolta la necessità, di esplorare a fondo le situazioni locali, non solo sotto il profilo dei determinanti, delle pressioni e delle corrispondenti variazioni di stato (qualità dell aria), ma anche estendendo la conoscenza locale alle esposizioni conseguenti nella popolazione e agli impatti che vi sono associati. Il gruppo di lavoro che ha avviato lo studio qui presentato si era prefisso di condurre un indagine congiunta sul rischio sanitario associato all inquinamento atmosferico. Le due province di Ferrara e Rovigo sono collocate all interno di un quadrilatero di fonti emissive di notevole importanza quantitativa e qualitativa, determinato per limitare le indicazioni a due categorie emissive fra le maggiori - dalla presenza dei poli chimici di Porto Marghera, di Mantova e di Ravenna, e da un corredo di centrali termoelettriche, alcune delle quali alimentate a olio combustibile ancora oggi o fino a tempi recenti o molto recenti. All interno dell area si aggiungono i fattori di pressione locali, come quelli legati al polo chimico di Ferrara e alle notevoli quantità di traffico, anche di transito, che gravita sulla rete stradale, per lo più interna o molto vicina ai centri abitati (incluso l asse autostradale A13). L obiettivo principale dello studio è la misura dell associazione tra le variazioni giornaliere dei sintomi respiratori nei bambini e le variazioni giornaliere dell inquinamento atmosferico. Lo studio è stato rivolto ai bambini con sintomi asmatici per più motivi. In primo luogo, in quanto i bambini sono più sensibili degli adulti agli effetti dannosi di una deteriorata qualità dell aria. L esposizione agli inquinanti è inoltre maggiore nei bambini rispetto agli adulti a causa della più elevata frequenza respiratoria e della maggiore attività fisica. Per di più i bambini trascorrono molto più tempo all aperto degli adulti: questo aumenta ancora l esposizione agli inquinanti esterni. In secondo luogo, i bambini con sintomi asmatici già presenti sono ritenuti più vulnerabili agli effetti dell inquinamento. Tuttavia il sintomo asmatico è solo l espressione finale di un processo patologico innescato dal contatto con l inquinante ma sul quale agiscono numerosi fattori: una differente condizione dei bambini partecipanti rispetto ad altre condizioni, come ad esempio lo stato allergico, può influenzare pesantemente il livello della risposta individuale allo stimolo irritante. Questi aspetti sono stati considerati durante la progettazione dello studio e si trovano esposti nel capitolo sul disegno dello studio. Lo studio è stato reso possibile dal finanziamento delle due Province di Ferrara e di Rovigo. 8

9 3. MATERIALI E METODI I dati necessari a questo studio sono stati raccolti con un lavoro originale, per quanto riguarda i dati clinici, e forniti da ARPA Veneto e ARPA Emilia Romagna, per quanto riguarda i dati ambientali. PARTE PRIMA IL DISEGNO DELLO STUDIO Lo studio la salute del bambino e l ambiente è stato articolato in due fasi successive. La prima fase (screening), conclusa nel novembre 2004, è consistita in un indagine trasversale, finalizzata a valutare la prevalenza dell asma nella popolazione infantile locale, a confrontarla con quella di altre realtà ed a correlarla con il consumo di farmaci traccianti. Lo studio è stato condotto parallelamente nelle due province di Ferrara e di Rovigo e, in quest ultima, congiuntamente dalle due Aziende ULSS 18 e 19. Per necessità di confronti, esplicitati nel report con i risultati della prima fase, lo screening è stato rivolto agli studenti delle classi I e II elementare e III media, le medesime utilizzate negli studi S.I.D.R.I.A. (Studi Italiani sui Disturbi Respiratori dell Infanzia e l Ambiente), prima fase nel 1994/95 e seconda nel 2002, e nello studio A.I.R.E. (Asma Infantile Ricerca in Emilia Romagna) degli anni 1998/99. La fase di screening, nella provincia di Ferrara, è stata rivolta a tutti i plessi scolastici, 6645 i bambini iscritti, con un adesione del 93,6%. Anche nella provincia di Rovigo è stata rivolta a tutti i plessi scolastici, 5878 i bambini iscritti, con un adesione dell 89,4%. I genitori di ciascun bambino hanno risposto ad un questionario che, attraverso 57 domande, indagava la storia personale del bambino, in termini di malattie respiratorie, allergie, esposizioni al fumo di tabacco e ad altri inquinanti indoor, e famigliari, sempre relativamente a malattie allergiche ed all uso di tabacco da fumo. Hanno collaborato a questa prima fase, in entrambe le Province, gli Ordini dei Medici, i Pediatri ed i Medici di famiglia, il Centro Servizi Amministrativi per la scuola e i Dirigenti Scolastici, inoltre l Istituto Tecnico Einaudi di Badia Polesine e il Centro di Formazione Professionale ENAIP di Ferrara per il caricamento dei questionari su supporto magnetico. La seconda fase (follow-up invernale) è uno studio di panel e viene descritto in questo report. Uno studio di panel è uno studio di coorte prospettico nel quale vengono registrati dati individuali giornalieri di tipo sintomatico (disturbi) e di tipo funzionale (misure spirometriche) insieme con dati ambientali espressi come medie temporali. I dati vengono analizzati con i metodi statistici propri delle serie temporali per esplorare la relazione temporale tra esposizione e effetto. Viene indicata come durata minima una durata di 8 settimane (Ward, 2004) Selezione dei partecipanti al panel La prima fase (di screening) si è conclusa con l individuazione dei bambini che presentavano sintomi asmatiformi e che avevano una diagnosi medica di asma. A tutti questi bambini (tramite i loro genitori) è stata proposta l adesione alla seconda parte dello studio, purchè avessero frequentato la I e II elementare alla data di compilazione del questionario di screening. La proposta non è stata rivolta ai ragazzi che frequentavano la III media in quanto si è valutato che alcuni avessero già potuto avvicinarsi attivamente al fumo di tabacco e fossero complessivamente meno coinvolgibili. La partecipazione alla seconda parte dello studio prevedeva la conferma clinica e strumentale della diagnosi di asma allergico attraverso la conferma della compatibilità clinica della diagnosi da parte del pediatra o medico di famiglia, l esecuzione gratuita di test diagnostici allergometrici e la conferma strumentale attraverso spirometria di base o dopo somministrazione di metacolina, quando la prima fosse negativa. Lo studio panel ha previsto dunque: 9

10 1) verifica della diagnosi di asma presso il medico curante ed informazioni allo stesso sullo studio 2) disponibilità di un test allergologico recente e di una spirometria recente oppure esecuzione di questi test prima dell avvio dello studio panel. Infatti solo bambini affetti da asma e sotto controllo medico sono stati selezionati per la partecipazione alla seconda fase. Complessivamente il numero di bambini incluso nel panel (età compresa tra i 9 e 10 anni compiuti, nati tra il 1996 e il 1997) è pari a 69 (tabella 1). Tabella 1 - Anno di nascita dei bambini partecipanti al panel Provincia di Numero Maschi Femmine Maschi nati Femmine nate residenza soggetti Nati nel Nate nel nel 1996 nel Ferrara Rovigo Totale Per ciascun bambino sono state raccolte alcune informazioni anagrafiche: cognome e nome, data e Comune di nascita, Comune di residenza, indirizzo e scuola. La distribuzione è risultata abbastanza omogenea fra le due province: il 52,2% dei bambini del panel risiede nella provincia di Rovigo e la restante parte nella provincia di Ferrara (Tabella 2). La composizione per sesso è invece lontana dalla parità, visto che i maschi che hanno aderito allo studio sono circa il doppio delle femmine; mentre nello screening (prima fase) il rapporto maschi con asma : femmine con asma era circa pari a 3:2. Il rapporto dei sessi è particolarmente sbilanciato in provincia di Ferrara: non è chiaro con quali possibili influenze sui risultati (Osman e al., 2007; Schatz e al., 2006). Tabella 2 - Caratteristiche del panel Provincia di Numero Percentuale Maschi Femmine Rapporto M/F residenza soggetti soggetti Ferrara 33 47,8% :1 Rovigo 36 52,2% :1 Totale % :1 o Dati anamnestici e clinici Successivamente all inclusione nel panel, un operatore si è recato al domicilio delle famiglie dei bambini selezionati oppure ha ricevuto le famiglie presso una struttura sanitaria, previo appuntamento: 1) è stato somministrato ai genitori un questionario contente un inquadramento clinico del bambino e una verifica sulla presenza di variabili di confondimento; 2) sono stati istruiti sull utilizzo corretto dello spirometro e sulla verifica della buona qualità delle misure del PEF, con prove pratiche e lasciando un foglio illustrato con istruzioni scritte semplici; 3) è stato consegnato il diario sul quale procedere alla registrazione giornaliera degli eventi studiati: sintomi accusati, fabbisogno di farmaci, visite mediche, attività svolte nella giornata, misura del PEF. Nel periodo dello studio ogni famiglia è stata ripetutamente contattata, ad intervalli di 7-10 giorni, per rinforzare e mantenere l adesione allo studio ed evitare defezioni, particolarmente temibili soprattutto nelle ultime settimane secondo quanto descritto in altri analoghi studi. Per quanto riguarda il diario giornaliero, la scelta di misurare il PEF è dovuta al fatto che questa fornisce una misurazione obbiettiva, di semplice esecuzione e riproducibile dell'esistenza di una ostruzione bronchiale e della sua gravità. Osservare l andamento del PEF si è rivelato utile nel monitoraggio a breve termine del paziente asmatico, nell'indicare la necessità di una modificazione della terapia all'insorgenza di una riacutizzazione ed anche nel monitoraggio quotidiano di un trattamento prolungato. Occorre peraltro ricordare che la misurazione del PEF è fortemente condizionata dallo sforzo e dalla tecnica di esecuzione per cui si è cercato di dare delle chiare e pratiche istruzioni al paziente (ed ai genitori. 10

11 o Periodo dello studio La durata del panel, come già accennato, è stata di 8 settimane ossia 56 giorni (tra il 9 gennaio 2006 e il 5 marzo 2006). Il periodo di studio è stato scelto opportunamente al fine di limitare al massimo l influenza delle pollinosi sui sintomi respiratori e l esposizione ad ozono, potente irritante delle vie aeree in grado di scatenare crisi di asma. 3.1 MISURA DEGLI EFFETTI SANITARI Gli effetti sanitari acuti sono stati misurati sia attraverso un misuratore portatile di Picco di Flusso Espiratorio (PEF) sia attraverso un diario su cui sono annotati, su base giornaliera, i sintomi respiratori acuti e i farmaci utilizzati, oltre che i valori di PEF. I diari giornalieri dei sintomi respiratori sono strumenti utili per evidenziare effetti acuti dell esposizione ad inquinamento atmosferico. È infatti noto che gli effetti a breve termine dell inquinamento atmosferico riflettono un decremento di parametri di funzionalità polmonare come il PEF e alcuni studi hanno messo in evidenza un peggioramento dei sintomi respiratori nei soggetti asmatici in presenza di particolari inquinanti atmosferici [Dockery e Pope (1994), Pope, Bates e Raizenne (1995)]. L obiettivo della compilazione del diario giornaliero quindi è produrre una stima più precisa possibile della prevalenza e dell incidenza dei sintomi respiratori in ciascuna delle aree perché la popolazione è composta dagli stessi soggetti durante l intero periodo di osservazione. Il PEF è stato misurato, per tre volte consecutive al fine di ridurre la variabilità, al mattino al risveglio e alla sera prima di andare a letto. L interpretazione dei valori ottenuti è la seguente: più alta è la misura del PEF e maggiore è la capacità respiratoria, inoltre se la misura del PEF è più alta alla sera allora si presenta la situazione tipica. Questo può essere dovuto a diversi motivi (alcuni difficili da individuare e legati allo stile di vita o molto più semplicemente ad uno scarso impegno mattutino di chi soffia nello spirometro), ma da un punto di vista fisiologico può essere attribuito alla prevalenza del tono parasimpatico (il sistema parasimpatico funge da broncocostrittore) durante le ore notturne. Il momento della giornata in cui viene effettuata la misura è stato registrato nel diario. Le misure sono state eseguite prima dell uso di eventuali farmaci. In ogni occasione le misure di PEF sono state eseguite 3 volte, e per l analisi si è considerato il valore maggiore tra i tre. Rimane tuttavia un parametro di misurazione dipendente dallo sforzo e dalla collaborazione del piccolo paziente (valori falsamente ridotti per scarsa collaborazione) e fornisce una valutazione grossolana della pervietà delle vie aeree centrali con scarsa sensibilità nei confronti di disfunzioni a carico delle vie aeree periferiche che possono presentare anche ostruzione considerevole senza corrispondente riduzione del PEF. In letteratura si considera anche una misura per la deviazione del PEF, indicata come PEF e ottenuta per ogni giorno di studio e per ogni bambino in studio come: 0,5 PEF m PEF ( PEF + PEF ) m 100 dove PEF m è il massimo dei tre valori di pef osservati al mattino e PEF s il massimo dei tre valori osservati alla sera [Timonen, Nielsen e Schwarz (1997)]. Esprime in unico valore una misura media di gravità giornaliera per ciascun bambino: un aumento del deltapef corrisponde a un aumento di gravità del broncospasmo. Nel diario i sintomi inclusi sono: tosse, catarro, naso chiuso o naso che cola, risveglio per problemi respiratori, difficoltà di respiro con sibili, attacchi di difficoltà di respiro, febbre, irritazione oculare, mal di gola e mal di testa. Tutti i sintomi tranne la febbre ed il mal di testa possono verificarsi con maggior frequenza se aumentano i livelli degli inquinanti ambientali. La febbre è stata inclusa al fine di determinare possibili infezioni epidemiche (influenza o altro) che possono confondere le misure del PEF e il riporto dei sintomi, ma è stato appurato che non si sono verificate ondate epidemiche. s s 11

12 Il mal di testa è stato invece inserito come sintomo di controllo (eventuale tendenza al sovrariporto dei sintomi). I genitori hanno riportato inoltre il numero di unità (inalazioni aerosoliche, puff, dosi di sciroppo o compresse) e il nome commerciale dei farmaci che il bambino ha assunto per problemi respiratori. Ai fini delle successive analisi, i sintomi registrati nel diario individuale sono stati uniti in tre gruppi: 1) il primo con tosse, catarro, naso chiuso o naso che cola, 2) il secondo con risveglio per problemi respiratori, difficoltà di respiro, sibili, attacchi di difficoltà di respiro con sibili 3) il terzo con irritazione oculare, mal di gola. Inoltre, nel diario è prevista la registrazione di eventuali consultazioni di un medico e di assenze da scuola a causa dei problemi respiratori. Le risposte a queste domande sono state analizzate per misurare la gravità dei sintomi. Oltre al PEF è stata considerata anche un altro tipo di variabilità giornaliera della funzionalità respiratoria. Una nuova variabile è resa necessaria dal fatto che la formula per il calcolo del PEF, che prevede il modulo al numeratore, non tiene conto del fatto che tra le due misurazioni del mattino e della sera vi può essere una differenza positiva (se alla sera si registra un valore più alto) o negativa (se alla sera si registra un valore più basso). Quindi è stata considerata anche un altro tipo di variabile, denominato variabilità giornaliera, ottenuto seguendo i criteri per la classificazione della gravità dell asma, stabiliti dal gruppo di lavoro NHLBI (National Heart, Lung and Blood Institute del Maryland, USA) in collaborazione con l OMS 1, riportati nella successiva tabella 3. Tabella 3 Classificazione della gravità dell asma Livello di gravità dell'asma Variabilità giornaliera (*) Intermittente <20% Lieve persistente 20-30% Moderato persistente >30% (**) Grave persistente >30% (***) (*) rapporto tra il valore massimo della sera e il valore massimo del mattino (**) con valore compreso tra il 60 % e l 80% del valore teorico (***) con valore 60% del valore teorico 1 Per un maggiore approfondimento la versione italiana è scaricabile on-line si trova all indirizzo 12

13 3.2 L ANALISI STATISTICA Le analisi sono state condotte tramite i pacchetti statistici SPSS 14.0 ed S-plus Tutti i dati sono stati esaminati dapprima tramite statistiche descrittive, includendo time plots per esaminare possibili trend nei dati, matrici di correlazione per l esposizione in modo da determinare il grado di intercorrelazione per individuare possibili confondimenti o altri effetti collineari da tenere presenti per la regressione. Per quanto riguarda l analisi ambientale che ha portato alla suddivisione in tre aree del territorio costituito dall unione delle due Province sono state eseguite delle elaborazioni aggiuntive: ai dati degli inquinanti rilevati nei 56 giorni che costituiscono il periodo di osservazione dei bambini sono stati affiancati i dati degli stessi inquinanti ma relativi ad un periodo più lungo che comprendeva anche il periodo di osservazione: così sono state scelte le serie storiche dall 1 aprile del 2005 al 31 marzo del 2006 relative alle concentrazioni di CO, NO, NO 2, PM 10, SO 2 ricavate dalle stazioni fisse delle reti provinciali di rilevazione della qualità dell aria. Lo scopo era verificare se, anche considerando un periodo più lungo, la divisione in aree potesse essere mantenuta visto che 56 giorni sono stati considerati un periodo troppo breve per poter dividere in zone un area vasta come quella formata dalle due province. Inoltre il PEF, i sintomi e gli inquinanti sono stati analizzati tramite grafici di dispersione e correlazioni bivariate. Per quel che riguarda i sintomi sono stati anche considerati tre sottogruppi: tosse e catarro assieme; almeno un sintomo tra quelli presenti nell elenco (tranne mal di testa e febbre perché considerati confondenti); almeno un sintomo di tipo broncospasmo (cioè almeno uno tra risveglio per problemi respiratori, difficoltà di respiro con sibili e attacchi di difficoltà di respiro) Per la regressione sono stati utilizzati i modelli lineari generalizzati ad effetti fissi e variabili (LME) per l analisi di dati longitudinali [Ralph Delfino (1996) ]. Questi modelli costituiscono uno strumento potente e flessibile per l analisi di dati classificabili in accordo ad una o più variabili di raggruppamento. L obiettivo di questo modello è esprimere il legame tra uno o più sintomi (ad es. tosse, oppure tosse e catarro assieme) e gli inquinanti considerati, in questo caso PM 10 o NO 2, tenendo conto anche dei confondenti legati agli stili di vita come ad esempio uso di farmaci o fumo passivo. Il risultato finale è rappresentato da un tasso che in letteratura è riportato sotto il nome di Odds Ratio. Semplificando si può dire che l Odds Ratio rappresenta l'aumento di rischio di presenza del sintomo considerato corrispondente ad un incremento di 1 microgrammo (o a scelta 10 microgrammi) di inquinante, quindi PM 10 o NO 2. I modelli misti incorporano quindi sia effetti fissi che effetti variabili (random): Gli effetti fissi sono i parametri associati ad una intera popolazione, o a livelli ripetibili di fattori sperimentali. Questa parte del modello assume che la variabile dipendente sia ottenuta come una specifica combinazione lineare dei predittori. Questi modelli permettono di valutare le covariate dipendenti dal tempo, che sono gli effetti fissi, quali ad esempio gli inquinanti e le variabili metereologiche. Gli effetti random sono invece associati ad unità sperimentali prese, casualmente, da una popolazione. Modellando una variabile come effetto random (variabile) si tiene conto dell eterogeneità tra cluster di individui. I modelli ad effetti random possono trattare osservazioni relative ad un individuo come un campione di intercette e coefficienti di regressione provenienti da una certa distribuzione di popolazione ed è essenzialmente un insieme di diversi modelli di regressione della variabile dipendente per ogni individuo. I modelli misti sono un miglioramento dei modelli lineari generalizzati per tenere conto della dipendenza delle misure ripetute sullo stesso individuo e delle variabili risposta correlate. 13

14 3.3 CONTROLLO DI QUALITA DEI DATI Il controllo della qualità dei dati rilevati dai questionari è un passaggio fondamentale che si svolge prima di ogni analisi statistica. Dopo un controllo a campione su 12 questionari per ognuna delle due Province le criticità che sono state rilevate sono le seguenti: 1. Imprecisioni nella compilazione della seconda parte del questionario 2. Trascrizione incompleta/errata da questionario cartaceo a foglio elettronico La prima delle due criticità può essere dovuta a diversi fattori (si può ipotizzare, ad esempio, un fisiologico calo di attenzione nella compilazione dei questionari) che si presentano in ogni studio di questo tipo. In questo caso si sono notate delle sistematiche assenze di dati nelle ultime 2-3 settimane (su 8 totali) soprattutto nella seconda parte del questionario. Inoltre la trascrizione dei risultati da cartaceo a foglio elettronico non è stata precisa, in quanto i dati inseriti nel questionario cartaceo a volte non corrispondevano ai rispettivi dati del foglio elettronico dal quale poi sono state fatte le elaborazioni (soprattutto per una piccola parte delle misure del PEF e la seconda parte del questionario). Gli errori individuati sono stati corretti, ma sicuramente alcuni errori sono rimasti nei questionari esclusi dal controllo a campione. Le registrazioni del Time activity pattern presentavano dunque un eccessivo numero di valori mancanti nei diari. Questa constatazione, unitamente agli errori di inserimento riscontrati, ha portato all esclusione dall analisi dei dati delle variabile relative alla seconda parte del questionario. L esclusione è stata dettata dalla decisione di evitare il rischio di utilizzare variabili compromesse, all apparenza troppo elevato. Inoltre va evidenziato che, nelle due province, sono stati utilizzati due spirometri differenti: o misurazione con PARI PEAK FLOW METER (Provincia di Rovigo) o misurazione con PIKO-1 (Provincia di Ferrara) Questo problema è stato, almeno in parte, superato facendo compiere ad un gruppo di nove bambini tre misurazioni a testa per ognuno dei due spirometri. Utilizzando queste misure, si è prodotta una stima dei dati del PEF dei bambini della Provincia di Rovigo ed è emerso che la differenza tra i dati originali e quelli stimati (cioè come se si utilizzasse lo spirometro PIKO-1 di Ferrara) è risultata molto bassa e ritenuta non influente. Infine, si è dovuto decidere come trattare le registrazioni di misurazioni anomale del PEF, che raggiungevano valori anche superiori a 900. Il gruppo di lavoro ha deciso di non considerare valori del PEF superiori a

15 PARTE SECONDA SVILUPPO DI UN METODO PER DEFINIRE L ESPOSIZIONE La rappresentatività dei dati ambientali ai fini dell esposizione Una delle parti più critiche di uno studio epidemiologico sugli effetti acuti dell inquinamento riguarda la misura dell esposizione dei partecipanti all indagine. In mancanza di misuratori personali, grande cura va dedicata alla corretta attribuzione dell esposizione, in quanto una misclassificazione tende a portare verso un effetto complessivo nullo (Anderson, 2000). In molti studi epidemiologici panel si sono utilizzate come stima dell esposizione le concentrazioni medie di uno o più inquinanti misurati presso postazioni fisse. In questo studio la partecipazione dei bambini è stata sollecitata a tutti i potenziali partecipanti nello stesso modo, indipendentemente dalla loro residenza e indipendentemente dalla posizione relativa di questa rispetto alla rete di monitoraggio. La scelta di non selezionare l adesione allo studio in base alla residenza, allo scopo di favorire la massima adesione, ha comportato l impossibilità di assegnare a ogni partecipante un valore di esposizione sulla base di un criterio geometrico di semplice distanza dalla stazione di monitoraggio più vicina. Nel caso del presente studio, con partecipanti disseminati per le due province, l applicazione del citato criterio geometrico avrebbe comportato importanti debolezze metodologiche, come per esempio quelle legate al fatto che i vari inquinanti atmosferici hanno gradienti spaziali diversi o alla possibilità che esista una spiccata disomogeneità nella distribuzione territoriale delle correnti rilevazioni della qualità dell aria. Al fine di risolvere la questione cardine dell assegnazione a ciascun partecipante di valori di esposizione che risultino sia congruenti con le misure rilevate dalle stazioni di monitoraggio disponibili sia provvisti di condivisibili gradi di verosimiglianza e fondamento logico, è stato condotto un impegnativo lavoro sul piano metodologico e su quello dell analisi dei dati ambientali. Tale lavoro, teso a perseguire la massima oggettivazione possibile dei criteri da adottarsi per l individuazione di valori da usare come proxy di esposizione, è consistito in un analisi dettagliata dei dati di tutti gli inquinanti a provenienza da tutte le rilevazioni e da tutte le stime disponibili nonché in un esame del territorio in studio e delle sue immediate vicinanze. A conclusione del lavoro si è ritenuto ragionevole optare per una suddivisione del territorio in aree in qualche modo tra loro distinguibili in virtù di connotazioni emissive e meteoclimatiche locali. Vengono qui sommariamente riportati i passaggi salienti dell analisi dei dati ambientali svolta allo scopo di oggettivare un criterio unico di attribuzione dell esposizione. A) Il contesto ambientale Lo studio ha riguardato il territorio delle province di Ferrara e di Rovigo. Il disegno dello studio non ha privilegiato nessuna fonte emissiva. Mentre la figura 1 riporta i confini amministrativi dei comuni delle due province, la figura 2 individua alcune delle principali fonti emissive (importanti arterie stradali, centrali termoelettriche, polo chimico di Ferrara) presenti all interno o al contorno delle tre aree in cui è stato suddiviso, ai fini dell indagine epidemiologica, il complesso dei due territori provinciali. 15

16 Fig. 1 Confini amministrativi delle Province di Ferrara e Rovigo Fig. 2 Suddivisione in aree a fini epidemiologici del territorio delle province di Rovigo e Ferrara, con l indicazione di alcune sorgenti emissive significative (principali arterie stradali, centrali termoelettriche) Un idea della contestualizzazione dell area in termini emissivi è invece ricavabile dalla figure 3, 4 e 5, che riportano la ricostruzione della situazione emissiva degli inquinanti NOx, SOx e PM 10, basata su inventario APAT redatto nel 2000 su dati elaborati secondo metodologia standardizzata europea Corinair (Fonte: Quadro conoscitivo per il Piano di Tutela e Risanamento della Qualità dell Aria della provincia di Ferrara). 16

17 Fig 3 - Stima delle emissioni di NOx (elab. ARPA FE su stime emissive APAT 2000) Fig. 4 stima delle emissioni di SOx (elab. ARPA FE su stime emissive APAT 2000) Fig. 5 stima delle emissioni di PM 10 (elab. ARPA FE su stime emissive APAT 2000) 17

18 Le recenti esperienze regionali e provinciali sulla pianificazione in tema di tutela e risanamento della qualità dell aria, così come imposte dalla normativa vigente, hanno insegnato come le situazioni emissive rilevanti sulla qualità dell aria di uno specifico territorio possano essere estremamente diversificate, in funzione non solo della distribuzione spaziale e dell entità delle emissioni ma anche di numerosi altri elementi, come l altezza dei punti di emissione, svariati fattori meteorologici locali (quali la ventilazione e l altezza di rimescolamento) e, assolutamente non ultima, la tipologia degli inquinanti, ciascuno con le sue modalità di generazione (inquinanti primari e secondari) e di diffusione (gradiente spaziale). Le rappresentazioni grafiche riportate sono relative al Nord Italia e consentono di percepire, con i tagli di scala scelti, consistenti differenze di entità delle pressioni esercitate dalle varie sorgenti d inquinamento (per esempio le grosse vie di comunicazione stradali e le concentrazioni d impianti produttivi di vario tipo) anche considerando la sola area interessata dallo studio, facilmente individuabile nelle figure in quanto corrispondente alla parte di confine tra Veneto e Emilia Romagna. Come queste pressioni vadano a tradursi in alterazioni della qualità dell aria in varie porzioni di territorio è cosa che dipende pesantemente dai fattori meteoclimatici, che condizionano i meccanismi di trasformazione e di ristagno o trasporto a distanze anche considerevoli dei vari inquinanti. Da questo punto di vista, una descrizione meticolosa di tutte le sorgenti (puntuali, lineari o diffuse) presenti nelle aree in studio diventa poco decisiva per l impostazione di un indagine epidemiologica che non voglia puntare a studiare specificamente i potenziali effetti sanitari di una specifica fonte. Nel caso qui presentato si è ritenuto più importante poter apprezzare diversità grossolane fra aree al fine di suddividere opportunamente il territorio (anche con l ausilio di conoscenze sulla meteoclimatologia dei luoghi) e conseguentemente procedere, a indagine epidemiologica conclusa, alla generazione di ipotesi interpretative. Due esempi possono essere utili nel ragionare nell ottica appena descritta per i territori delle due province. Nella provincia di Ferrara, nel capoluogo, è posizionato un importante complesso produttivo industriale, il Petrolchimico, la cui estensione è quasi pari a quella del centro cittadino ( entro mura ). Le emissioni puntuali in esso presenti e autorizzate al 2005 sono poco meno di 200 e coprono circa il 28% delle emissioni di PTS (Particolato Totale Sospeso), il 37% delle emissioni di NOx e il 46% delle emissioni di SOx di tutta la provincia di Ferrara. All interno del Petrolchimico sono collocati alcuni punti emissivi di assoluto rilievo, come una Centrale termoelettrica a olio combustibile:metano (che si affianca a un altra centrale a solo metano), un grosso impianto di combustione a olio combustibile e metano, un impianto che emette considerevoli quantità di ammoniaca. Affiancato al Petrolchimico (a ovest) è poi una zona di Piccola Media Industria (PMI) nella quale sono posizionati l unico inceneritore di rifiuti solidi urbani della provincia di Ferrara e alcune aziende significative circa le emissioni più sopra citate. Il Petrolchimico e l adiacente PMI sono prossimi alla città con il suo traffico veicolare ed i suoi impianti di riscaldamento civile (quasi totalmente metanizzati). Un indagine modellistica, per ora limitata (uso di un modello gaussiano per sole emissioni puntiformi di NOx), ha mostrato come l altezza e la portata delle emissioni del Petrolchimico li renda apparentemente meno influenti sulla diffusione locale degli ossidi di azoto rispetto ad alcune emissioni della PMI. Le misurazioni della qualità dell aria in alcuni siti all intorno delle citate aree industriali mostrano comunque valori di NO 2 complessivamente inferiori a quelli registrati nel centro cittadino, mentre per il PM 10 i valori peri-industriali, rilevati in occasione di campagne con Mezzo mobile attrezzato, appaiono equivalenti o talora di poco superiori a quelli misurati in modo permanente nelle stazioni fisse da traffico. Un decisamente più ridotto livello di conoscenza riguarda invece la presenza, nell aria locale, di altri microinquinanti non normati prodotti da combustioni, eventualmente riferibili anche all esistenza di fonti emissive locali concettualmente significative (inceneritore rifiuti, torce del Petrolchimico). Quanto alla provincia di Rovigo, alla sua estremità est (Porto Tolle nel delta del Po), è situata una centrale termoelettrica, dotata di una potenzialità produttiva di 2640 MW elettrici. Il 18

19 combustibile attualmente utilizzato è sostanzialmente STZ, olio combustibile con tenore di zolfo pari allo 0,25% di zolfo. Nel periodo di osservazione dei bambini la centrale di Porto Tolle era in attività, ma non sempre con lo stesso numero di gruppi in funzione. Nell allegato "La centrale di Porto Tolle", consultabile in appendice, è riportata una tabella riepilogativa relativa a: - numero di gruppi in funzione durante il periodo 9 Gennaio - 5 Marzo, - energia prodotta in KWh (dati forniti dall ENEL), - stima delle emissioni giornaliere di SO 2 calcolate dal gruppo di lavoro applicando il corrispondente fattore di emissione per SO 2 pari a 926,83 Giga Joule (fonte EMEP-CORINAIR)" Va detto che, se da un lato le quantità emesse d inquinanti sono, a pieno regime di funzionamento della centrale, assolutamente considerevoli, dall altro l altezza dei camini (250 m) e la portata ( mc/h) sono notevoli, per cui le emissioni avvengono in genere (ma non sempre) in condizioni di forte ventilazione, con potenziale estensione del pennacchio per numerosi chilometri. Ai confini ovest della provincia di Rovigo, sono presenti due centrali termoelettriche: 1) A Sermide una centrale di proprietà EDIPOWER SPA, con potenzialità complessiva 1140 MW, alimentata con gas naturale; 2) A Ostiglia una centrale di ENDESA ITALIA, con potenzialità complessiva 1470 MWe, di cui 1140 MW prodotti da gruppi di gas naturale e 330 MWe prodotti con gruppo funzionante sia a gas naturale o con mix gas naturale e olio combustibile. B) La rete di monitoraggio esistente Nell area dello studio la qualità dell aria è attualmente misurata con l ausilio dodici stazioni di monitoraggio fisse. A queste si aggiungono le rilevazioni compiute da tre stazioni mobili in siti sprovvisti di centraline fisse. Ciascuna campagna di rilevazione delle stazioni mobili dura in genere tre settimane. L ubicazione, le caratteristiche e la dotazione strumentale delle stazioni fisse e mobili operanti nel periodo dello studio sono riportate nella figura 6 e nella successiva tabella esplicativa. Fig. 6 Collocazione delle centraline (fisse e mobili) nel periodo in studio 19

20 Per quanto riguarda la classificazione della tipologia di centraline, si è fatto riferimento alle Linee Guida nazionali (Linee guida per la predisposizione delle reti di monitoraggio della qualità dell aria in Italia APAT CTN ACE 2004) che a loro volta rispecchiano I criteri della Comunità Europea. Riguardo a Ferrara, sono state incluse nello studio anche le stazioni di Barco e Mizzana poste in aree residenziali prossime al Polo chimico. Una prima considerazione d obbligo, ricavabile anche da una semplice osservazione della figura 6, è che i monitoraggi fissi della qualità dell aria, come risultanti dalle diverse politiche evolutive regionali, sono diversamente distribuiti sul territorio in studio. La provincia di Rovigo, più stretta e un po più lunga di quella di Ferrara, appare coperta omogeneamente da rilevazioni per tutta la sua estensione, mentre in provincia di Ferrara le misure appaiono concentrate nelle aree a maggior densità abitativa (capoluogo in primis e Cento) e nella stazione di fondo rurale remoto di Gherardi. Tabella 4 caratteristiche delle stazioni di monitoraggio dell inquinamento atmosferico Nome della Stazione Classificazione stazione (ARPA) Inquinanti rilevati (*) Rovigo Centro Traffico urbano CO, NO, NO 2, PM 10, SO 2 Rovigo Borsea Background urbano CO, NO, NO 2, PM 10, SO 2 Porto Tolle Background suburbano NO, NO 2, PM 10, SO 2 Castelnovo B. Background suburbano NO, NO 2, PM 10, SO 2 Adria Background suburbano CO, NO, NO 2, SO 2 Lendinara (mobile) Background suburbano NO, NO 2, PM 10, SO 2 Giacciano (mobile) Background suburbano NO, NO 2, PM 10, SO 2 Trecenta (mobile) Background suburbano NO, NO 2, PM 10, SO 2 Ficarolo (mobile) Background suburbano NO, NO 2, PM 10, SO 2 Barco residenziale in zona perindustriale CO, NO, NO 2 Mizzana residenziale in zona perindustriale NO, NO 2, SO 2 Piazzale San traffico urbano CO, NO, NO 2, PM 10 Giovanni Corso Isonzo traffico urbano CO, NO, NO 2, PM 10, SO 2 Via Bologna traffico urbano CO, NO, NO 2 Cento traffico suburbano CO, NO, NO 2 Gherardi background rurale remoto NO, NO 2, PM 10 Portomaggiore background suburbano CO, NO, NO 2, PM 10, SO 2 (mobile) (*) Nel presente studio non è stato preso in considerazione l ozono, in quanto presenta concentrazioni molto basse nel periodo dell anno nel quale si è svolto lo studio. C) Analisi dei dati di monitoraggio: statistiche descrittive degli inquinanti nel periodo 1 aprile marzo 2006 Per cominciare a ragionare sulle variazioni della qualità dell aria nel territorio complessivo delle due province si è deciso di effettuare un analisi sommaria dei dati degli inquinanti così come rilevati da tutte le centraline fisse presenti. I calcoli sono stati applicati ad un periodo di 365 giorni (1 aprile marzo 2006), operando un esclusione listwise 2 dei valori mancanti. Le tabelle corrispondenti a questo periodo si possono consultare nell allegato "Tabelle descrittive" e riportano alcuni degli indici calcolati per: CO, NO, NO 2, PM 10, SO 2. 2 Listwise = si selezionano solo i giorni per i quali sono disponibili i valori di tutte le centraline, per ogni inquinante. 20

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