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1 INTRODUZIONE I musulmani nel mondo, oggi sono circa 1,5 miliardi. Gestiscono patrimoni per oltre 1200 miliardi di dollari, che si pensa possano crescere ancora data l importanza del mercato petrolifero e la crisi finanziaria mondiale. Questa ha messo in ginocchio gli Stati Uniti, ma ha avuto effetti meno devastanti sui paesi Islamici, non assoggettati alla legge del tasso di interesse. Questa importante fetta del mercato finanziario globale non può essere gestita con le leggi che regolano l attuale sistema finanziario Occidentale. I musulmani devono infatti rispettare il loro libro sacro, il Corano, che sancisce per loro regole non solo religiose ed etiche, ma anche e soprattutto civili ed economiche. Inoltre l Islam è una realtà da sempre presente in Italia (la storia inizia nel IX secolo con la Sicilia e parte del Meridione d'italia conquistate dai musulmani nell '827), ed ora sempre più presente anche in Europa, anche se, per molti aspetti, ancora poco conosciuta. L Islam proibisce il prestito a interesse, l incertezza e la speculazione. Obbliga ad investire in aziende etiche e proibisce alcuni settori industriali. Accetta la partecipazione ai profitti e alle perdite ma ripudia che un investimento abbia percentuali di guadagno prestabilite. Quindi, a fronte della crescita dell interesse Occidentale verso questa forma alternativa di finanza, che sembrerebbe almeno in apparenzameno legata ai tassi di interesse e alla speculazione che hanno portato la crisi che stiamo vivendo, e a fronte del continuo crescere di 5

2 musulmani che apportano ingenti ricchezze nei nostri paesi, sta crescendo negli ultimi anni l interesse per lo studio di nuovi prodotti finanziari rispondenti alle leggi della Shari ah. Pertanto, la Finanza Islamica, da fenomeno di nicchia, sta assumendo crescente rilevanza registrando tassi di crescita sostenuti (circa il 15% annuo, che è diventato 20% negli ultimi anni) tali da indurre diverse banche convenzionali ad affacciarsi a tale business, sia nei paesi di religione islamica sia nei paesi occidentali, ed a sviluppare prodotti finanziari compatibili con le leggi musulmane. Il presente lavoro tenta di: - Delineare i principi della Finanza Islamica; - Evidenziarne i processi evolutivi, con particolare interesse verso la situazione Europea; - Analizzare gli strumenti finanziari utilizzati dai musulmani, mettendone in evidenza analogie e differenze con quelli occidentali, debolezze e potenzialità. - Studiare approfonditamente uno strumento Islamico presente in Europa. Lo studio è condotto sulla base dei dati disponibili circa gli strumenti finanziari Islamici e della letteratura disponibile su questo settore. Il primo capitolo è relativo ai principi che disciplinano il funzionamento della finanza islamica; il secondo capitolo si riferisce alla trattazione degli strumenti finanziari utilizzabili dai musulmani, con un focus sui fondi azionari; 6

3 il terzo ed ultimo capitolo si concentra sulla valutazione del caso del BNP Paribas Islamic Fund, ed in particolare del comparto Equity Optimiser e delle quote di capitalizzazione Classic. 7

4 1. LA FINANZA ISLAMICA O voi che credete, non cibatevi dell usura che aumenta di doppio in doppio. (Corano, Al Imran, 130). A tuo fratello non darai in prestito ad interesse. Interesse per denaro, interesse per cibo o qualsiasi cosa che si presta ad interesse. (Deuteronomio 23,20). In tutti i modelli occidentali, il tasso d interesse è il fulcro del business delle banche. Quelle islamiche invece, svolgono tutte le normali attività di una banca ma senza utilizzare interessi, proibiti dall Islam. Il sistema bancario Islamico si basa su un grande fondamento logico: non può esserci guadagno senza una compartecipazione al rischio. Maggiore disciplina attraverso un maggior uso di capitale di rischio piuttosto che di capitale di debito e condivisione del rischio creditizio; sistema etico che trae i suoi principi dalla Shariah (legge Islamica) fondata sul Corano 1. Questi i principi alla base della finanza Islamica. 1 Il Corano non è solo un libro di preghiera che detta principi etici per i musulmani. E anche e soprattutto un codice che disciplina tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva: contiene, oltre che un insieme di principi di ordine teologico, anche una serie di indicazioni concrete riguardanti il matrimonio, la successione, i debiti, il commercio. L era Islamica inizia nel 632 d.c., quando Muhammad e i suoi fratelli compiono l egira, cioè abbandonano la Mecca a seguito dei contrasti che erano sorti con gli abitanti della città. Dopo la morte di Muhammad si succedono quattro Califfi, e durante questo periodo si procede a consolidare la parola del Profeta. Tra i comandi contenuti nella Shariah dobbiamo distinguere quelli che riguardano il rapporto tra uomo e Dio (che sono i precetti prettamente religiosi) da quelli che riguardano le relazioni tra gli esseri umani. I primi (detti Ibadat) sono rappresentati in cinque pilastri, cioè i cinque atti di culto fondamentali della religiosità musulmana (la professione della fede Islamica da cui consegue l obbligo di conformare la propria vita alle regole stabilite dal Corano, l adorazione quotidiana che deve essere effettuata secondo precise modalità, l imposta coranica detta zakat che ogni musulmano deve versare a titolo di assistenza pubblica, il digiuno nel mese del Ramadan e l obbligo al pellegrinaggio). Tra le altre caratteristiche peculiari dell Islam, la mancanza di autorità centrale (perché nessuno è in grado di fornire un interpretazione assoluta della 8

5 Quindi, la banca riceve un utile solo se il progetto di chi ha chiesto il denaro ha successo e produce un profitto. 1.1 Homo Islamicus Nel mondo islamico, si ritiene che le risorse naturali appartengano a Dio, che le conferisce all umanità al fine di contribuire allo sviluppo: crescita economica e tutela della natura devono essere coniugati. Per quanto riguarda la proprietà privata, pur essendo garantita, trova diverse limitazioni: deve essere sobria e austera, deve essere esercitata nel rispetto del prossimo, è rilevante il modo in cui le ricchezze vengono accumulate. L Islam incoraggia il lavoro, il guadagno e l investimento. Tuttavia l uomo d affari non deve essere motivato solo dal profitto atteso, ma anche dal desiderio di servire la sua comunità, da un comportamento sincero e onesto. I dipendenti vanno remunerati in maniera equa e l indulgenza, l educazione la fratellanza e l amicizia sul lavoro sono considerate virtù importanti. La donna non dovrebbe avere un ruolo economico: non può partecipare alla vita produttiva, non ha libertà di iniziativa e, in alcuni casi, neanche di movimento. Al contrario l eguaglianza tra gli uomini verità) e l assenza di soggetti che svolgano il ruolo del clero (anche se esistono figure come gli Imam, che guidano la preghiera, o gli Ulama, che forniscono i precetti che regolano la vita della comunità). 9

6 è un cardine importante, così come lo è l aiutare chi ha bisogno senza attendersi nulla in cambio. Il monopolio è espressamente proibito, e disoccupazione e inflazione sono visti come nemici da combattere. Le partecipazioni azionarie sono benviste, tuttavia la partnership di tipo islamico presuppone un pieno coinvolgimento delle parti in causa. A livello microeconomico, non si applica la tradizionale funzione del consumo: l utilità/felicità di un buon musulmano è strettamente legata a quella degli altri e quindi deve essere guidata da comportamenti che gli permettono di massimizzare non solo il suo benessere su questa terra ma anche nell aldilà. Il desiderio di risparmio non deve essere motivato da aspettative di maggiori ritorni ma da altre ragioni, ad esempio la tranquillità durante la vecchiaia. A livello macroeconomico, non si applica la teoria del reddito permanente o del ciclo vitale: il prestito al consumo non è contemplato se non in casi molto limitati, quindi è difficile smussare nel tempo i consumi; il buon musulmano deve devolvere parte del suo reddito in beneficienza, non deve consumare beni vietati e non deve eccedere in spese frugali. In realtà comunque, nonostante queste rigide regole, studi recenti dimostrano che la propensione al consumo delle economie islamiche non sono poi così diverse di quelle osservate nei paesi occidentali. Per quanto riguarda le imprese gestite da musulmani poi, l obiettivo del management deve essere il benessere dell intera comunità, e non il profitto. A garanzia di questo principio, lo Stato può intervenire in ogni momento per riportare il filtro morale nei comportamenti e negli 10

7 obiettivi dei cittadini. Inoltre l indebitamento è vietato, il che rende il sistema economico sicuramente più stabile. In un economia islamica quindi, priva di debito, gli agenti economici dovrebbero detenere moneta solo per scopi transitivi e precauzionali; Ne segue che la domanda di moneta è più stabile ed efficiente per controllare il ciclo economico. In effetti, le stime econometriche sulla funzione di moneta nei paesi islamizzati mostrano una bassa elasticità ai tassi di interesse ed una notevole stabilità. Purtroppo però la politica monetaria in tali paesi può risultare fortemente condizionata dai deficit pubblici. In un economia islamica comunque, sono più acuti i problemi di azzardo morale (è necessaria una maggiore tutela degli investitori) e di frammentazione del mercato (in quanto l Islam non è una religione dotata di autorità centrale). Di conseguenza diventano fondamentali la regolamentazione e la vigilanza, che assumono un ruolo ancora più fondamentale. Per questo, agli inizi degli anni 90, sono stati creati una serie di organismi internazionali: - Accounting and Auditing Organisation for Islamic Financial Institutions (AAOIFI 2 ) - International Financial Services Board (IFSB 3 ) - International Islamic Financial Market (IIFM 4 ) 2 AAOIFI è responsabile per lo sviluppo di contabilità, revisione contabile, l'etica, la governance, e le norme per la Shari'a islamica internazionale del settore bancario e finanziario. Inoltre contribuisce in modo significativo allo sviluppo dell indistria. AAOIFI è sostenuta da oltre 160 membri istituzionali da circa 40 paesi. Essa ha la sua sede aziendale nel Regno del Bahrein, dove è stata registrata nel 1991 come ente no-profit. 3 IFSB è un organizzazione internazionale che promuove e valorizza la stabilità e la solidità del settore dei servizi finanziari islamici mediante l emissione di norme prudenziali e di principi guida per le industrie, il settore bancario, assicurativo e i mercati dei capitali. La IFSB svolge inoltre un intensa attività di ricerca e coordina le iniziative in materia di industrie e attività connesse. 11

8 - International Islamic Rating Agency (IIRA 5 ). 1.2 I principi economico-religiosi La finanza Islamica si basa su quattro principi fondamentali, che la differenziano notevolmente da quella Occidentale: - Riba: E il divieto di pagamento degli interessi. Storicamente tutte le religioni monoteiste hanno condannato l usura e l interesse, ma nel Corano vi è una ferma condanna del riba, che inizialmente riguardava solo l usura, mentre oggi include qualsiasi forma di interesse. La riba trova fondamento nel principio secondo cui non vi può essere alcun ritorno senza l assunzione di un rischio (Profit&Loss Sharing). - Gharar: Indica l incertezza, assimilata alla scommessa, che è vietata dalla legge Islamica. Quindi il Corano proibisce esplicitamente i traffici che sono considerati a rischio a causa di incertezza. Nella finanza islamica ci sono regole severe a riguardo: sono vietati i contratti derivati in quanto sono considerati invalidi a causa dell incertezza di poter ricevere, nel futuro, l asset sottostante. Mentre la proibizione della Riba è assoluta però, il Gharar è vietato solo se rilevante. 4 IIFM è stata fondata con gli sforzi collettivi delle banche centrali e degli organismi monetari del Bahrein, Brunei, Indonesia, Malesia, Sudan e Arabia Saudita. Ha il compito di partecipare alla creazione, allo sviluppo, alla regolamentazione e alla promozione del mercato monetario e dei capitali islamico. 5 E una delle principali agenzie di rating che assiste il sistema finanziario islamico, permettendo che lo stesso rispetti gli standard internazionali e si doti di maggiore comunicazione e trasparenza. 12

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