Al voto con Letta senza primarie? Pd, coro di no

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1 SABATO 24 AGOSTO 2013 POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L , N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA A NNO XI N 165 1,00 SUMMIT ARCORE Colombe, falchi, mastini e pitoni: oggi la resa dei conti dall ex Cavaliere A PAGINA 2 NUOVO TERZIARIO Il dentista venuto dall Est. Non solo la manifattura si sposta oltrecortina A PAGINA 3 GOVERNO LETTA Tutti i provvedimenti che non vedrebbero la luce se scoppiasse la crisi A PAGINA 2 PD Renzi, un leader che deve imparare a fare squadra PRESIDENZIALI 2016 Tutti pronti per lanciare Hillary (aspettando Joe) GUIDO MOLTEDO ultima notizia riguarda Alissa Ko e Michael Trujillo, due L esperti in campagne elettorali, che sono già pronti a mettersi a disposizione di Hillary Clinton nell istante stesso in cui dovesse annunciare la sua candidatura alle presidenziali del 2016 organizzando le truppe per la battaglia nella California meridionale. Intanto i due consulenti politici aderiscono al comitato Ready for Hillary, il Super Pac che da settimane lavora a pieno regime per raccogliere fondi e adesioni a favore della candidatura dell exsegretario di stato. Ha già rastrellato un milione e dollari. E conta diecimila militanti che hanno dato il loro contributo e che sono disposti a darsi da fare. SOFIA VENTURA Un gruppetto di deputati renziani qualche giorno fa ci ha allietati scrivendo una letterina all ambasciatore statunitense denunciando che il nuovo Monopoli inneggerebbe alla finanza irresponsabile. Meno divertente è stata la lettera, pubblicata il 9 agosto, che un gruppo di ventisei deputati ha inviato all Avvenire, e dunque ai vescovi, per spiegare il buon lavoro fatto dai cattolici a proposito della legge contro l omofobia. Tra i firmatari di questo documento c è Matteo Richetti, vicinissimo (pare uno dei suoi uomini di fiducia) al sindaco di Firenze, che ha invece sempre rivendicato, da cattolico, la sua laicità. Si tratta di episodi forse marginali (ma altri potrebbero essere citati), che però mostrano un oscillazione tra naiveté politicamente corretta e atteggiamenti clericali che mortificano l autonomia della politica. Tutte cose che ci si aspetterebbe fossero state rottamate almeno all interno dell entourage di Matteo Renzi e che ci costringono ad interrogarci sul modo in cui lo sfidante dell apparato Pd sceglie il proprio personale politico. Ma questa è solo una delle domande che chi ancora spera che la sua vittoria, nel Pd e nel paese, possa fare la differenza, o almeno aprire ad una speranza, è costretto a porsi. SEGUE A PAGINA 4 Inoltre può contare su diversi endorsement di peso, alcuni espliciti, altri indiretti, ma altrettanto chiari e netti. L ultimo da parte di una brunette con un cognome celebre: Barbara Bush, figlia di George W. Se si va sul sito (www. readyforhillary.com) e si scorre l elenco di chi è pronto ( Who s ready ) per portare alla Casa Bianca la prima Madam President, si capisce subito che tutti i pesi massimi del mondo democratico politicos e star sono già in pista per Hillary. Apre l elenco Harry Reid, presidente del senato, poi Anna Wintour, direttrice di Vogue, quindi una serie di deputati, senatori e governatori di alto profilo. SEGUE A PAGINA 4 PERCHƒ LÕITALIA VALE Festa Democratica Nazionale GENOVA - PORTO ANTICO 30 agosto - 9 settembre 2013 ARIA DI CRISI RUDY FRANCESCO CALVO Pier Luigi Bersani ha provato a forzare la mano, ma non ha trovato sponde in nessuna delle componenti della sua ex maggioranza. Ha mandato avanti il fedelissimo Davide Zoggia, prima con un intervista al Secolo XIX e poi in tv a Omnibus, a prospettare in caso di crisi immediata provocata dal Pdl un percorso che porterebbe i Democratici dritti al voto, impedendo la formazione di un altra maggioranza e senza passare né dal congresso, né dalle primarie per la scelta del candidato premier. In questo schema, Guglielmo Epifani rimarrebbe al suo posto ed Enrico Letta correrebbe per tornare a palazzo Chigi. Con buona pace di Matteo Renzi, al quale non rimarrebbe altro che ricandidarsi a palazzo Vecchio. È ovvio, quindi, che l unica reazione immediata a Zoggia sia quella LARGHE INTESE IN BILICO Al voto con Letta senza primarie? Pd, coro di no Il piano anti-renzi dei bersaniani non piace quasi a nessuno. Anche il premier innervosito dall accelerazione verso le urne Dopo settimane di trattative Pd e M5s hanno trovato l accordo: basta risotto con la carne. Magari sul finanziamento pubblico ai partiti o sugli F-35 non troveranno mai una sintesi, ma su come organizzare una festa gli argomenti che uniscono sono più di quelli che dividono. Almeno così si è scoperto a Bovolone, 16 mila abitanti tra la media e la bassa veronese, dove il 13 e 14 Modello Bovolone ) FESTA INSIEME PER M5S E PD_ FRANCESCO MAESANO settembre M5s e Pd, in ordine alfabetico, daranno vita alla loro prima festa insieme. Al bando, come detto, il riso con la carne, perché da quelle parti, lamentano, si mangia sempre la stessa cosa alle feste. Spazio ad hamburger di soia e prodotti biologici. Stoviglie biodegradabili, ovviamente. E qui sono iniziati i problemi. SEGUE A PAGINA 2 dei renziani: «Un idea autoritaria e autoreferenziale la definisce Dario Nardella che potrebbe innescare una spirale suicida per il Pd. Sono dichiarazioni irresponsabili». Ma la linea Bersani non trova consensi nemmeno nelle altre aree del Pd. Non a sinistra, dove D Alema ribadisce la propria idea del ticket tra Cuperlo segretario e Renzi candidato premier. E Matteo Orfini rincara la dose «Quello di Zoggia mi sembra un delirio di onnipotenza. Con tutto il rispetto e l amicizia, il congresso e le primarie non sono nella sua disponibilità». Il leader dei Giovani turchi, però, si distingue anche dal suo ex mentore D Alema: «Non mi convince chi dice che Renzi non può fare il segretario ma può fare il candidato premier. Quando ci saranno le primarie, voterei uno più vicino alle mie idee: potrebbe essere Barca, come tanti altri». Anche gli ex popolari, però, non sono affatto convinti dall accelerazione dei bersaniani. Sia Letta che Franceschini hanno in cima ai propri pensieri la stabilità del governo e, quindi, il rapido scivolamento verso le elezioni prospettato da Zoggia è visto come fumo negli occhi. «Mi limito a prendere per buono l attestato di stima per Letta e l idea di ricandidarlo a palazzo Chigi», dice Marco Meloni, deputato vicinissimo al premier. Da qui a bypassare qualsiasi strumento di democrazia interna, però, ce ne passa. Dentro AreaDem, invece, le posizioni sono più articolate: una parte dei franceschiniani preme per la ricandidatura di Letta, mentre Fassino è vicino a Renzi. In mezzo, il ministro prova a tenere insieme non solo i dirigenti della sua componente, ma soprattutto una base che Franceschini ne è consapevole pende sempre più verso il rottamatore. Un motivo in più per evitare qualsiasi forzatura, come quella prospettata dai ROBIN D Alema D Alema smentisce il Fatto. Peccato. È stato bello pensare che «ItalianiEuropei è l ultima grande scuola di politica in Europa». EDITORIALE Meno 8 giorni alla caduta del governo? GIOVANNI COCCONI Essere sostenuti da due partiti di cui uno senza leader e l altro con un leader dimezzato in teoria non aiuta. L unica differenza, macroscopica, è che il Pd fino ad oggi si è dimostrato fedele al governo Letta mentre il Pdl non ha ancora deciso cosa farne, se usarlo per un ricatto chiaramente inaccettabile oppure sfruttarlo per strappare qualche promessa elettorale (il taglio dell Imu) e prendere tempo in attesa di capire i margini del futuro politico di Berlusconi. Lo diciamo senza ironia: capiamo la scarsa lucidità dei dirigenti Pdl in una fase così delicata. Consegnare l ultimatum dei dieci giorni a Letta (per di più a palazzo Chigi) non è stata una grande idea. Tanto che il giorno dopo il conto alla rovescia si è fermato e anche la minaccia di dimissioni dei ministri è in gran parte rientrata. Speriamo che il vertice di Arcore di oggi possa fare chiarezza. Non è una grande trovata nemmeno continuare a chiedere di tagliare la tassa sulla prima casa senza proporre una sola credibile proposta di copertura dei 4 miliardi che verrebbero a mancare. A occhio il Pd non vede l ora di trovare una strada per concedere qualcosa agli alleati di governo, placarne la voglia di crisi e allontanare la via delle elezioni anticipate. L Imu non è la priorità ma se si trova una strada si può percorrere, non si faranno le barricate. Anche perché anche i dem devono decidere cosa fare da grandi, se investire sul giovane Renzi come candidato premier, trovare un candidato per sbarrargli la strada o puntare sicuri su Letta, la cui leadership è uscita certamente rafforzata dalla fermezza con cui ha respinto le minacce di crisi. Perfino la scelta della legge elettorale non mette d accordo tutti i democratici. La bozza Violante (Porcellum con preferenze e secondo turno) è un tentativo di compromesso nel Pd prima ancora che con il Pdl. L unica consolazione è che sulla legge elettorale i Cinquestelle sono ancora più in alto mare. Grillo preferisce la Porcata di Calderoli perché teme che qualsiasi altra soluzione penalizzerebbe il movimento e perché l attuale legge gli consegna un potere di interdizione al senato che altrimenti perderebbe. Questo si chiama pensare al Chiuso in redazione alle 20,30

2 sabato < N E W S A N A L Y S I S > TUTTI DAL CAVALIERE Colombe, falchi, mastini e pitoni. Oggi resa dei conti nella fattoria di Arcore FRANCESCO LO SARDO erlusconi ha poco tempo per «Brompere. O coglie lo spiraglio di settembre o, se si chiude quello, non se ne fa nulla e si va al voto nel Se ci si va, eh...». Così ammette un falco del Pdl. Ma perché mai, poi, il Cavaliere dovrebbe rompere? «Chi ti dice che Napolitano scioglierebbe le camere?», gli ha detto e ridetto Alfano, capo delle colombe governative. Ma prima ancora, «quale sarebbe il vantaggio per Berlusconi di andare a elezioni anticipate sapendo che comunque a prescindere dal voto espresso o meno dalla giunta per le elezioni e dall assemblea del senato gli uffici centrali circoscrizionali e poi l ufficio centrale nazionale presso la Cassazione, gli sbarrerebbero la strada della candidatura? L unica soddisfazione sarebbe quella di far decadere, insieme a se stesso, tutti gli altri 316 senatori e 630 deputati... quello sì», scherza al telefono una colomba del Pdl. Riso amaro, però. Perché le colombe non credono alla smentita di Marina Berlusconi e temono che, alle brutte, il Cavaliere getterà nella mischia la primogenita, su cui si staglia l ombra dei pasdaran del Pdl. Ma c è anche chi dice il contrario: Marina sarebbe assai più vicina alla linea della prudenza di Fedele Confalonieri, Ennio Doris e Gianni Letta che non perdono occasione di far notare che da quando il Pdl è tornato al governo, prima con Monti e poi con Enrico Letta, la galassia Mediaset è cresciuta in borsa del 129 per cento. Oggi, ad Arcore, si litigherà di brutto. Alfano, deciso a non farsi mettere in mezzo dai falchi che assediano villa san Martino, si porterà dietro non solo Lupi e Quagliariello, ma anche Lorenzin e De Girolamo. I falchi saranno al gran completo: la coppia Bondi-Repetti, Capezzone, ma bastano già la pitonessa Santanché e il mastino Verdini a far tremare vene e polsi ai governativi. Ma nel vertice del Pdl convocato a casa sua il Cavaliere non scoprirà le sue carte: perché sono troppo confuse. La sua intelligence, del resto, gli ha consegnato un dossier pieno di buchi: la legge elettorale, le mosse di Napolitano, le manovre di Grillo. La sondaggista Ghisleri che a sua volta non sa più cosa testare: quale sigla, quale candidato, quali alleati... Troppe incognite perché Berlusconi possa dire una parola chiara. Di chiaro ha solo la garanzia che il Pd gli concederà un ragionevole, onesto lasso tempo per approfondire il punto della costituzionalità della norma su incandidabilità e decadenza. Niente amnistie, niente altri escamotage. «Stiamo esplorando tutti gli spazi possibili, chiediamo al Pd un segnale per non umiliare Berlusconi, per poterci confrontare sulla legge». Così ci si sgancia dal rischio elezioni nel 2013, spiega una colomba. Così, in qualche modo, si ritorna per Berlusconi al punto di partenza: niente colpi di testa, cominciare a espiare la condanna del processo Mediaset e sperare nella grazia del Quirinale. Ogni forzatura rischia solo di aggiungere danno al danno. Al più, ipotizzano le colombe come male estremo e facendo gli scongiuri, si potrebbe valutare l idea di un appoggio esterno al governo Letta. Ogni altra mossa farebbe il gioco del Pd. «Con la scusa di Berlusconi nel Pd si stanno già sbranando per la corsa elettorale possibile», dice la colomba Osvaldo Napoli. «Pd e Letta non facciano giochini sulla pelle di Berlusconi per rinviare o evitare la sfida con Renzi e conquistarsi una ricandidatura», dice il falco Capezzone. Ma se i falchi concordano con le colombe, se aprire una crisi avvantaggerebbe la sinistra, allora perché mai aprire la crisi? «Appunto», dicono i governativi. Che oggi tenteranno di gettare acqua sulle fiamme alzate dagli GOVERNO Imu, finanziamento ai partiti, omofobia e Iva: con la crisi cadrebbe tutto ANDREA TOGNOTTI eterna contesa sull Imu che ha punteggiato anche la giornata di ieri (Delrio contro L l abolizione totale, Brunetta contro Delrio, Della Vedova contro Brunetta, e si è pure fatto risentire Antonio Ingroia) rischia di essere accademia se il Pdl dovesse davvero decidere di far cadere il governo in seguito alla mancata concessione dell agibilità che il partito chiede per il suo leader condannato. Ma sotto la scure di un eventuale crisi di governo non rimarrebbe solo la tassa sulla casa, ma anche altri provvedimenti che sono in gestazione dalle parti di palazzo Chigi. Ecco i provvedimenti che non vedrebbero la luce a camere sciolte A cominciare dalla soluzione al problema degli esodati (o almeno, per 20-30mila di loro), annunciata dal ministro Enrico Giovannini qualche giorno fa. Lo stesso titolare del Welfare ha parlato della riforma dei centri per l impiego e della graduale riduzione del cuneo fiscale. E l intervento sulle pensioni d oro, cavallo di battaglia di Matteo Renzi accolto in linea di principio dal governo, resterebbe al palo. La lista è ancora lunga. Il governo ha annunciato un decreto per rifinanziare la cassa intregrazione in deroga (serve un miliardo) e rivederne i criteri. Un altro miliardo servirebbe per evitare che l Iva aumenti di un punto a partire dal primo ottobre. Su un altro versante, sono in campo provvedimenti che non hanno impatto sull economia ma rivestono un valore simbolico: la legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, pensata e sostenuta dallo stesso premier fin dal suo insediamento, e la legge di iniziativa parlamentare sull omofobia, che dev essere ancora approvata dalla camera (era in dirittura d arrivo quando l ostruzionismo grillino ha costretto a rivedere il calendario, rinviando a settembre) ed essere esaminata al senato. Dopo i dubbi del Pdl (che l ala cattolica del partito ancora mantiene), si era giunti a un compromesso che ora rischia di saltare. La stessa legge di stabilità, la cui approvazione entro l anno è obbligatorie se si vuole evitare l esercizio provvisorio delle finanze pubbliche, nel caso di urne aperte in autunno sarebbe a rischio (a camere sciolte si approvano solo i decreti, ma a quel punto l attuale maggioranza sarebbe impegnata nella campagna elettorale e avrebbe poca voglia di mettersi d accordo su un eventuale provvedimento d urgenza). E le riforme istituzionali? Addio anche a quelle, riduzione dei parlamentari PDL Dal cul de sac non si esce, tanto vale buttarsi sui referendum? Silvio nicchia GABRIELLA MONTELEONE Altro che amnistia. L impraticabilità politica di questa strada è chiara a Berlusconi, e non solo per il netto no ribadito ieri dal Pd. Da giorni un altro pressing arriva dai giornali amici. Con occhi asciutti e lucidi che non vedono vie d uscita dal cul de sac in cui si ritrova dopo la condanna definitiva, tutti spingono il leader pdl ad abbracciare la causa di Pannella, ovvero a firmare i referendum radicali sulla giustizia. Prima il direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara, poi ieri Vittorio Feltri su Il Giornale e Franco Cangini sulla prima pagina del Quotidiano nazionale ed oggi il direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi. Perché se non è l ultima spiaggia, poco ci manca. E se i quesiti andassero a buon fine gli consentirebbero comunque di restare sulla ribalta e cavalcare quella riforma della giustizia di cui parla da vent anni ma che pure dalla postazione di palazzo Chigi non è riuscito a fare. Ma Berlusconi per ora nicchia. Nonostante «la prospettiva» offertagli da Pannella su Il Foglio di ritrovarsi «nuovamente al centro di una battaglia contro tutta la partitocrazia» andando a firmarli «alcuni pubblicamente, recandosi a uno dei nostri tavoli» e poi, ha chiesto il leader dei Radicali, ripetendo «il gesto per gli altri quesiti, questa volta in un ufficio comunale». Si può comprendere l imbarazzo per l ex Cavaliere di andare a firmare per i sei quesiti sui diritti civili: droghe, immigrazione, divorzio breve, 8 x mille e finanziamento pubblico dei partiti ma anche abolizione dell ergastolo. Alcuni sono argomenti messi in campo proprio dalla sua maggioranza, altri estranei al suo dna culturale. Come chiedere dunque di abrogarli? Diverso il discorso sulla cosiddetta giustizia giusta : responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere tra giudici e pm, restrizione del ricorso al carcere preventivo. Questo è miele per le sue orecchie. Eppure Berlusconi tentenna. Non prende in mano lo scettro di Pannella per la battaglia garantista. Sì, nell intervista a Tempi ha ricordato «la mobilitazione capillare su tutto il territorio» del Pdl auspicando «una valanga buona di firme liberali e garantiste», ma nulla di più. L obiettivo 500mila firme entro settembre è molto lontano. Sono gli stessi radicali ad ammetterlo. L estate di mezzo non ha aiutato come le poche risorse di cui dispongono. In realtà l ufficio di presidenza del Pdl dell 11 luglio aveva deliberato di appoggiare in blocco i referendum sulla giustizia e la macchina organizzativa si è messa in moto sul territorio raggiungendo anche risultati discreti. Ma lo sprint che può arrivare dal leader, quello, sarebbe tutt altra cosa. E dunque non sarà un caso se Fabrizio Cicchitto, da sostenitore andante moderato dell impegno azzurro è passato ieri all andante con brio chiamando i suoi alle armi: «A questa ripresa di lavoro politico è indispensabile un impegno del Pdl e dello stesso presidente Berlusconi sui referendum radicali» ha detto «è essenziale un salto di qualità in modo che la giustizia nel suo complesso impegni direttamente i cittadini esercitando così una influenza costituzionalmente corretta anche sulle forze politiche e sul quadro istituzionale». L appello al voto diretto dei cittadini sembra l unica luce in fondo al tunnel del Pdl. Resta comunque inevasa la domanda: perché Berlusconi il 5 agosto a via del Plebiscito, tra un attacco ai magistrati e le lacrime, non ha speso una parola a favore di quei sei eroici autenticatori che sotto il palco raccoglievano le firme a 40 FESTA INSIEME PER M5S E PD Modello Bovolone FRANCESCO MAESANO Per coprire i costi della festa differente si è fatto ricorso, come sempre accade per le feste dell Unità, a sponsor locali. Quando un negozio di sigarette elettroniche aveva proposto un finanziamento c è stata la levata di scudi: fanno male alla salute, hanno sostenuto quelli del Movimento. E allora via, democratici e cinquestelle, a bussare, chiedere, cercare nuovi fondi. Aggirati gli sponsor divisivi e dopo lunghe trattative la festa si farà e sarà al 99% sostenibile, recita il volantino: la perfezione non è di questo mondo ed è anche questo un sintomo di realismo. Il 14 si incontreranno a Bovolone due giovani sindaci della zona, il Pd Federico Vantini e il Cinquestelle Alvise Maniero. Andrà a moderarli Piero Ricca, non proprio uno equidistante, ma il Pd locale ha dovuto fare qualche concessione. Alle comunali di Bovolone tre anni fa i democratici erano andati maluccio. Una parte del partito se n era andata con la Lega. Il resto si era stretto intorno a Francesco Bertolini, barba lunga e cappello a tese large, un candidato che non ha raccolto neppure il voto di suo figlio. Beninteso, non per Nel veronese i due gruppi hanno organizzato un evento comune demeriti suoi, ma perché il giovane Gianni Bertolini correva anche lui per la poltrona di sindaco sotto le insegne del Movimento di Beppe Grillo. E alla fine in consiglio comunale è entrato solo il Cinquestelle. Ora lo attende un intervista doppia con Chiara Tessarolo, giovane segretaria del circolo Pd di Bovolone, condita dalla proiezione di tre filmati tematici a testa, sui quali è stato mantenuto il massimo riserbo. I Cinquestelle promettono guerriglia mentre dal Pd si augurano che i video non rovinino l atmosfera della prima festa insieme di due partiti che per qualcuno potrebbero somigliarsi più di quanto in Transatlantico siano disposti ad

3 primo piano Il dentista venuto dall Est 3 sabato 2013 Il nuovo terziario Non c è solo la Firem, non c è più solo la manifattura. Anche i servizi si spostano oltrecortina, da quelli finanziari a quelli sanitari MATTEO TACCONI Tiene banco sulla stampa, in questi giorni, la delocalizzazione lampo effettuata da Fabrizio Pedroni, titolare della Firem, azienda che produce resistenze elettriche. In pieno agosto ha comunicato ai dipendenti, lapidariamente, che a partire dal 2 settembre il rapporto di lavoro riprenderà non più a Formigine, nel modenese, ma a Olawa, nella Polonia occidentale. È scoppiato, ovviamente, il pandemonio. L imprenditore giustifica la scelta con l impossibilità di competere con la concorrenza internazionale, complici i fardelli burocratici e fiscali dell Italia. I dipendenti e i sindacati promettono battaglia. Fino all ultima goccia di sudore. È la solita storia, la solita polemica sulle delocalizzazioni manifatturiere verso i paesi dell Europa centro-orientale e balcanica. Sia chiaro: questo fenomeno, per tutta una serie di ragioni, proseguirà ancora. Eppure, nel corso del tempo, il quadro degli investimenti italiani a Est è cambiato. Profondamente. L aumento dei salari in molti paesi dell Europa post-comunista ha spinto a delocalizzare altrove. Oggi la nuova frontiera della manodopera a basso costo è in Africa settentrionale e Asia, dove le buste paghe sono molto più leggere. Dalla manifattura ai servizi L Est, nel frattempo, ha attirato sempre più terziario. Ed è questo il vero punto. A migrare, ben più che la manifattura, sono ormai i servizi. I casi di Banca Intesa San Paolo e di Unicredit, con quest ultima che negli ultimi anni ha realizzato più profitti a Est che in Italia, sono ben noti. Come quello di Generali, che ultimamente ha acquisito il controllo completo della joint venture costituita nel 2007 con il finanziere ceco Petr Kellner (dodici paesi dell Est serviti e nove milioni di clienti). Questi investimenti, tuttavia, sono market-seeking e non resource-seeking, per dirla con il gergo degli economisti. Puntano a servire i mercati locali, non a ridurre il costo d impresa. E non equivalgono a tagli sul personale in Italia. «Pronto, qui Tirana» Fanno eccezione i call center, dove il costo del lavoro incide in modo molto rilevante sul fatturato. È così che diversi operatori hanno chiuso i battenti, fiondandosi in Romania e Albania, in virtù della diffusione della lingua italiana. Non ci si poteva di certo spostare in Cina o in Vietnam, dove non c è tutta questa familiarità con il nostro idioma. Wind, Sky, Vodafone: i call center che forniscono il servizio di assistenza telefonica alle compagnie Il turismo dentale verso Belgrado. E le nuove cliniche che si aprono a Bucarest della telefonia mobile hanno spostato i loro centri operativi sul versante sudorientale dell Europa e sul web, periodicamente, si legge di qualche nuova delocalizzazione, con la loro coda di proteste e lotte. In rete si trovano anche siti e forum che spiegano come avviare un call center a Tirana o Bucarest. Il che dà un idea di quanto il fenomeno sia praticato. Ospedali e dentisti Comunque sia, nell universo servizi sono le attività market-seeking a essere predominanti. Ormai rappresentano i due terzi degli investimenti italiani a Est. All ombra della stazza di banche e assicurazioni c è tutto un esercito di soggetti, grandi o piccoli, che cercano di assaporare la grande torta. Spicca tra i primi il Policlinico di Monza, gruppo della sanità privata che possiede dieci cliniche in Italia. A gennaio ne ha inaugurata una a Bucarest: lo Spitalul Monza. Quaranta i milioni investiti nella struttura, che ha 140 posti letto, otto sale operatorie e più di cento medici. A questo punto è d obbligo la domanda: perché si va a servire i mercati dell Est? «Fondamentalmente si copre un esigenza di una fascia di popolazione che in tempi recenti ha acquisito una buona capacità di spesa», dice Roberto Corciulo, presidente di IC & Partners, società di consulenza per l internalizzazione delle imprese, con testa a Udine e tanti uffici nell Europa dell Est. E anche questo è un servizio, esattamente come quello prestato dalle banche e dalle assicurazioni. Pure Ernesto Vatteroni, dentista, s è accorto di questa classe media in ascesa. Qualche anno fa ha aperto una clinica odontoiatrica a Belgrado. L idea, inizialmente, era praticare il turismo dentale. «In Italia il settore è saturo, si sgomita. Sono nate inoltre cooperative odontoiatriche, la loro concorrenza si fa sentire. In Serbia risparmio sui collaboratori la cui qualità è peraltro indiscutibile e sulle tasse, come sull energia. Non sugli impianti: quelli li faccio fare in Italia». In ogni caso Vatteroni, che tra l altro ha origini serbe e doppia cittadinanza, riesce a praticare tariffe inferiori a quelle italiane e a portare così diversi nostri concittadini a curarsi al Southeast dental center, il suo studio belgradese. Recentemente e qui veniamo al discorso sulla classe media la platea di clienti s è diversificata. «Ho sempre più pazienti serbi, esponenti della classe media, che vengono a curarsi da me e che sono disposti a pagare un po di più rispetto alle tariffe dei dentisti locali», racconta Vatteroni. Il suo servizio insomma è bicefalo: low cost per gli italiani, d eccellenza per i serbi; resource-seeking e market-seeking al tempo stesso (acquisirà questo profilo anche lo Spitalul Monza?). Un po come avviene in tutto l universo del turismo dentale, dove i croati si stanno dando parecchio da fare. L Istria pullula di studi e ogni giorno, dal Nordest, c è un piccolo esodo di persone che vanno a curarsi oltre frontiera. Il giro d affari è buono, se è vero che domenica scorsa, sulla prima pagina del Sole 24 Ore, c era un piede pubblicitario delle cliniche Health and Beauty. «Ti spaventa il costo del dentista? Con noi risparmi fino al 50 per cento», recitava aggressivo. Ancora più a Est Chiuso l inciso, torniamo ai fornitori di servizi e alle opportunità dell Est. Si possono ancora fare affari? Sì, secondo Corciulo. «Malgrado la crisi questi paesi hanno retto l urto e restano dunque mercati interessanti. Ma la tendenza in corso nelle capitali dell Est, dove nessuno vuole più essere così vincolato alle economie occidentali, è quella di (ri)guardare all economia dalla Russia e dello spazio post-sovietico nel complesso. Le aziende italiane, anche quelle che forniscono servizi, hanno già fiutato il cambiamento». Si va sempre più a

4 sabato commenti < N E W S A N A L Y S I S > 5 mercoledì 3 settembre 2012 DOMANDE INSOLUTE Ma perché i moderati guardano ancora a Berlusconi? GIORGIO MERLO Luigi La Spina, sulla Stampa, ha posto nei giorni scorsi un tema politico a cui prima o poi occorrerà pur dare una risposta. E cioè, perché in questi ultimi venti anni sono falliti nel nostro paese tutti i tentativi, alternativi a Berlusconi, tesi ad offrire all elettorato dei moderati una diversa rappresentanza politica dei loro interessi? Una domanda semplice che, però, racchiude la profonda anomalia del sistema politico italiano. Una anomalia che in queste settimane esplode in tutta la sua contraddittorietà. Certo, sono tante le motivazioni che si possono addurre ma, alla fine di ogni analisi, quella domanda resta sempre insoluta. E nei fallimenti, più o meno conclamati, nel non aver saputo offrire una solida rappresentanza a tutto ciò che non è riconducibile alla sinistra tradizionale che nel nostro paese storicamente, come tutti sanno, è la stragrande maggioranza dell elettorato non possiamo non citare i tentativi dei cosiddetti moderati che da subito hanno fatto la scelta del centrosinistra, cioè dello schieramento alternativo al centro destra berlusconiano. Ecco perché è carente limitarsi ad essere sempre e comunque gli alfieri intransigenti dell antiberlusconismo militante. Posizione legittima, com è ovvio, ma insufficiente a spiegare le vere ragioni politiche di questa incapacità nel saper dar voce a interessi, ansie, domande e soprattutto rappresentanza a quel vasto mondo che non vota mai a sinistra e che oggi stenta sempre di più ad essere inglobato nella cittadella berlusconiana. Ora, senza scomodare analisi sociologiche o vagamente politologiche, La Spina sostiene che Berlusconi è stato l unico dopo la quarantennale esperienza democristiana ad aver ridato voce e dignità alla parola destra. Debbo dire che questa spiegazione è un po debole anche perché la destra berlusconiana è una destra anomala a livello politico, culturale e oserei anche a livello sociale. Il populismo berlusconiano, semmai, accanto ad una indubbia ostilità e violenza contro tutto ciò che è vagamente riconducibile alla sinistra, si è alimentato in tutti questi anni di una straordinaria capacità di imbonimento propagandistico che lo ha trasformato in un incantatore in grado di risollevare il nostro paese contro ogni forma di estremismo, di radicalismo e di massimalismo. Purtroppo, l esperienza concreta insegna che si è affermato l esatto contrario nella dialettica politica italiana ma l universo dei moderati ha recepito comunque quel messaggio. E quel messaggio si è trasformato in un consenso, più o meno stabile, che da venti anni accompagna e condiziona pesantemente il cammino della democrazia italiana. Un progetto politico, o presunto tale che, comunque sia, le decine di esperimenti di centro, o di centro destra non berlusconiani, non sono riusciti a scalfire in questi anni. Ecco perché la rappresentanza politica dei moderati italiani continua ad essere un tema che non si può banalmente e stupidamente archiviare. E lo stesso dibattito interno al Pd sul profilo politico di questo partito non può diventare un confronto astratto o dominato solo dalle parole d ordine. Tutti sappiamo che le coalizioni alternative al centro destra e a questo centro destra! in questi anni, dopo il crollo della prima repubblica, hanno vinto solo quando il centro destra si è diviso o quando hanno raschiato il barile dell estremismo di sinistra diventando, di fatto, coalizioni che potevano fare di tutto tranne che candidarsi a governare un paese come l Italia. Questa, purtroppo, è una ragione elementare ma oggettiva di come si è dispiegata in questi anni la politica italiana. Certo, tutti auspichiamo che decolli una nuova rappresentanza nel campo del centro destra. Ma in politica, come Va data voce ai loro interessi o assisteremo ad una nuova sconfitta politica l esperienza insegna, non si vive di sole illusioni. E il campo del centro sinistra ha il dovere oggi più che mai di interrogarsi su questi risultati che da ormai venti lunghi anni caratterizzano la politica italiana. E, in particolare, le componenti moderate, cattoliche o meno che siano non ha importanza, non possono a maggior ragione trascurare le osservazioni sviluppate da La Spina sulla Stampa. Troppe volte abbiamo celebrato la fine di Berlusconi, o del berlusconismo o di questo centro destra. E troppe volte abbiamo poi registrato una profonda delusione nel dover prendere atto che le nostre previsioni non si realizzavano. Forse oggi, per le note vicende a cui assistiamo, è giunto il momento della verità. O c è la capacità e l intelligenza di voltare pagina con una politica che non ripeta gli errori del passato oppure lo stesso centro sinistra sarà nuovamente condannato ad assistere ad una nuova sconfitta politica ed elettorale. Ad opera di chi, è difficile saperlo oggi. Ma sempre prendendo atto che la stragrande maggioranza dei moderati italiani guarda da un altra parte. E questa volta sarebbe veramente difficile da spiegare e da giustificare in pubblico. Per questo non abbiamo più attenuanti. RENZI Un leader che deve fare squadra PRESIDENZIALI 2016 Tutti pronti per lanciare Hillary SOFIA VENTURA Anche a fronte non solo degli sbandamenti del suo entourage, ma dei suoi stessi sbandamenti, di certe sue affermazioni un po infantili, come quella recente circa l ipotesi di ricandidarsi a sindaco di Firenze (tanto per suscitare il sospetto che non abbia una precisa strategia) o, peggio, di quel suo continuo ripetere che la sua candidatura alla segreteria del Partito democratico è subordinata alle regole che saranno adottate, come se con la definizione di quelle regole lui non dovesse avere nulla a che fare. Certo, tutto questo non significa non riconoscere il ruolo giocato fino ad ora da Renzi e il suo coraggio nello sfidare un apparatcik che preferisce morire post-comunista piuttosto che vivere e vincere riformista. Ma come ha scritto alla fine del mese scorso Giovanni Cocconi, non basta essere «un magistrale solista, un leader dal fiuto formidabile, in grado come pochi di mettersi in ascolto e in sintonia con il paese». Renzi dovrebbe comprendere una volta per tutte che la leadership richiede uno sforzo di costruzione attento, lungo e faticoso. A partire da se stessi. Nessun leader può essere lo spin doctor di se stesso. Berlusconi rappresenta l eccezione, ma Renzi non è Berlusconi nel bene e nel male e soprattutto il solipsismo berlusconiano ha condotto al disastro al quale oggi assistiamo nel centrodestra. Il leader è anche il frutto dell incontro con persone con capacità fuori Il solipsismo belusconiano ha condotto al disastro nel Pdl a cui oggi assistiamo dal comune che sanno potenziare e incanalare qualità e capacità. Se Obama, Blair e Sarkozy hanno avuto bisogno di Axelrod, Campbell e Guaino, chi è Renzi che pensa di poter disegnarsi tutto da solo? Poi c è la squadra. Renzi ha dei collaboratori (alcuni molto bravi), con i quali intrattiene rapporti individuali, non ha una squadra. Ma per tracciare la strategia (e in questo momento non sbagliare i passaggi sarebbe fondamentale), costruire un progetto ed essere presenti nei luoghi decisionali con donne e uomini all altezza, la squadra è una condizione necessaria, nessuno può permettersi il lusso di farne a meno, nemmeno il talentuoso Renzi. Una squadra fatta di persone anche più capaci, nel proprio settore, del leader (l ho già scritto altrove, mi si perdonerà se mi ripeto, ma pare che più che giovare, la ripetizione sia necessaria), con il coraggio di contrapporsi a lui anche duramente se pensano che stia sbagliando. Ed è da quella squadra che devono poi emergere le figure chiave per l eventuale futuro governo. L intelligenza del leader sta anche nella capacità di costruire il gruppo con il quale affrontare le sfide e nella consapevolezza che se il leader è uno, la leadership è un impresa alla quale molti collaborano e quei molti devono essere scelti con i criteri giusti. Ha voluto la bicicletta, ci ha fatto sperare che almeno su di una bicicletta avremmo potuto contare per vedere avanzare l Italia, ora, per favore, senza sbandamenti, Matteo Renzi pedali. GUIDO MOLTEDO Tra cui la leader dei democrat alla camera Nancy Pelosi («Prego perché Hillary Clinton decida di correre per la presidenza degli Stati Uniti. Penso al messaggio che manderebbe alla donne del mondo, se la figura più potente al mondo fosse una donna, e che a occupare quel posto fosse la persona più qualificata»). Colpisce, nella lista, la presenza di Henry Kissinger, con tanto di foto di cordiale abbraccio tra i due. E con parole di grande stima dell anziano exsegretario di stato per la collega: «Almeno quattro segretari di stato sono diventati presidenti ma voglio dire a Hillary che, se pure non prendesse quell incarico, guardando alle storie dei segretari di stato, ci sarebbe speranza per una vita gratificante». Parole che rispecchiano bene l attuale stato d animo di Hillary Rodham Clinton, davvero in bilico, per chi la conosce da vicino, tra la tentazione di una corsa, solo apparentemente agevole, per la conquista della poltrona che Obama lascerà libera tra un paio d anni, e la prospettiva di una tranquilla e soddisfacente pensione, tra conferenze e consulenze, da ex-capo della diplomazia americana. Un ex-segretario di stato che, come sostiene Harry Reid, «finirà nei libri di storia». In molti la spingono verso l avventura. Anche Obama? Sul sito Ready for Hillary sono riportate le parole del presidente, pronunciato lo scorso aprile, che suonano come un passaggio del testimone: «So che sarà in grado qualunque cosa farà di continuare a essere una leader e una forza incredibilmente positiva per le cause, nel mondo, che stanno a cuore a me e che stanno a cuore a lei». Personaggi molto vicini al presidente lasciano pensare che Obama sia incline a sostenere Hillary. Anche personaggi come la senatrice del Missouri Claire McCaskill, che nel 2008 sostenne Barack, e ci si aspettava che sarebbe stata con Hillary, allora considerata la candidata inevitabile, obbligatoria, specie tra le donne in politica. Intanto, qualsiasi cosa faccia Hillary, qualsiasi persona o gruppo incontri, qualsiasi sua affermazione, anche una futile battuta, tutto è interpretato in chiave di disponibilità a correre: ha aperto un account su Twitter (con oltre followers), è intervenuta all assemblea annuale della potente lobby degli avvocati, l Aba, forte di oltre membri, si professa fan di Downtown Abbey!, un popolare serial tv in costume. È già tanto per eccitare i fan, ma ancora troppo poco per considerarla in pista. Mentre nel frattempo prende sempre più corpo l ipotesi di una candidatura Biden alla successione di Obama. Ma, intanto, se c è un Super Pac pro-hillary non ce n è ancora uno a sostegno del vice-presidente. I giornali continuano a cogliere segnali di forte interesse per lo studio ovale da parte del numero due di Obama e si raccolgono sempre più indizi dagli ambienti più vicini al vecchio Joe. Ma l unica dichiarazione che sembra farlo pensare è ancora quella consegnata lo scorso luglio al magazine GQ: «Posso anche morire felice Tanti si sono già schierati per lei. Per il dopo-obama sarà duello con Biden senza essere mai stato presidente degli Stati Uniti. Ma non significa che non correrò». Il giorno dell inizio di un eventuale amministrazione Biden l Inauguration Day nel 2017 Biden avrà 74 anni e sarebbe il presidente più anziano nella storia degli Stati Uniti. Hillary, quel giorno, avrebbe 69 anni, quasi quanto Ronald Reagan quando entrò in carica. Conterà il fattore età nel ragionamento degli elettori? E, a dispetto dell enorme considerazione di cui godono sia Biden sia Clinton, ci sarà qualcun altro che si farà avanti, nel campo democratico, puntando su the age factor dei due contendenti? Già si fanno i nomi di Martin O Malley, exsindaco di Baltimora e ora governatore del Maryland (50 anni), di Andrew Cuomo, governatore dello stato di New York (55 anni), e del senatore della Virginia Mark Warner (58 anni). In realtà, l età dei due più quotati competitori passa in secondo piano di fronte alla ghiotta narrazione che offre ai media la storia di una solida e lunga amicizia che si trasforma in rivalità, condita dalle vicende personali di due protagonisti della politica che da anni riempiono le cronache non solo con le loro carriere ma anche con le loro forti personalità e le rispettive vite private. Compresi i mitici rayban aviators di Biden e il parere dello stilista Oscar de la Renta sulla pettinatura più adatta per Hillary. Per il circuito mediatico il duello è troppo allettante per far posto a rivali più giovani. Ma più I NFORMAZIONI E ANALISI ISSN Registrazione Tribunale di Roma 664/2002 del 28/11/02 Direttore responsabile Stefano Menichini Condirettore Federico Orlando Vicedirettori Giovanni Cocconi Mario Lavia Filippo Sensi Segreteria di redazione segr.redazione@europaquotidiano.it Redazione e Amministrazione via di Ripetta, Roma Tel Fax /40 EDIZIONI DLM EUROPA Srl con socio unico Sede legale via di Ripetta, Roma Consiglio di amministrazione Presidente Enzo Bianco V.Presidente Arnaldo Sciarelli Amm. delegato Andrea Piana Consiglieri Mario Cavallaro Lorenzo Ciorba Francesco Sanna Domenico Tudini Distribuzione SEDI 2003 SRL Via D.A.Azuni,9 Roma Direzione tel Telefono e fax : Pubblicità: A. Manzoni & C. S.p.A. Via Nervesa, Milano Tel. 02/ Prestampa COMPUTIME Srl via Caserta, 1 Roma Stampa LITOSUD Srl via Carlo Pesenti, 130 Roma Abbonamenti Annuale Italia 180,00 euro Sostenitore 1000,00 euro Simpatizzante 500,00 euro Semestrale Italia 100,00 euro Trimestrale Italia 55,00 euro Estero (Europa) posta aerea 433,00 euro Versamento in c/c postale n Bonifico bancario: Allianz Bank Financial Advisor Spa Coordinate Bancarie Internazionali (IBAN) ITO5W Responsabile del trattamento dati D.Lgs 196/2003 Stefano Menichini Organo dell Associazione Politica Democrazia è Libertà - La Margherita in liquidazione «La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 agosto 1990 n.250»

5 5 sabato 2013 Non si vince senza volontari SPIN FACTOR Slogan e visual La conferma a Vicenza di Achille Variati nelle parole del direttore della campagna Jacopo Rodeghiero e di Valentina Di Leo, responsabile web GIOVANNI DIAMANTI 1Le strategie nascono dallo scenario della campagna elettorale. Potete spiegarci qual era il contesto in cui è nata l elaborazione della campagna e quali sono le linee strategiche che avete adottato? Vicenza non è mai stata una città politicamente schierata a sinistra e le elezioni di febbraio hanno confermato il dato. Per vincere, Achille Variati doveva riuscire a rivolgersi, come e più di cinque anni fa, anche all elettorato che non vota Pd. Ecco perché abbiamo scelto di puntare sulle caratteristiche del candidato più capaci di attrarre consensi trasversali. Un posizionamento quindi molto civico e costruito su misura. 2Claim, payoff, visual: come sono nate le vostre scelte? In tempi di rottamazione e boom di Grillo, dovevamo riuscire a far capire che il vero cambiamento, per Vicenza, era quello iniziato cinque anni prima, che ora si trattava di portare avanti, confermando il voto per Variati. Achille Variati è stato un sindaco concentrato sui problemi della città, ha gestito sfide difficili (ad esempio la questione Dal Molin) ed emergenze gravi (l alluvione del 2010). L idea che Variati sia stato un sindaco presente e concreto è emersa come la tesi più condivisibile e meno contestabile anche dagli elettori a lui avversi. Abbiamo puntato su questo. Ecco da dove nasce lo slogan. «Il sindaco per Vicenza... C è»: linguaggio semplice, rafforzato dalla concretezza dei numeri e delle infografiche che hanno raccontato i risultati ti di cinque anni di lavoro. Visual senza immagine del candidato, per sottolineare che un sindaco realmente presente non aveva bisogno di puntare sull apparenza. 3Quanti voti sposta il web? E, nel vostro caso, come lo avete utilizzato in campagna elettorale? Quali strategie avete adottato nei social media? A mio avviso il web è uno strumento che, da solo, o, non è in grado di spostare voti da uno schieramento all altro oppure di portare alle urne persone intenzionate a non farlo. È piuttosto uno strumento che, se unito a quelli considerati tradizionali, può rafforzare la strategia complessiva di una campagna elettorale. Citando von Clausewitz: «Se la strategia è sbagliata, la situazione non migliora aumentando i mezzi e le truppe». Tuttavia, se consideriamo che il passaparola e le discussioni con familiari e amici sono ancora di importanza fondamentale come mezzo di informazione politica (l ultima indagine Censis parla di un 43,9%), possiamo attribuire al web una forza che va ben al di là dell online: spesso ciò che leggiamo, ad esempio, sui social network diventa argomento di discussione al bar o in famiglia, diventa oggetto di notizia per i media tradizionali. Il web in campagna elettorale, inoltre, rafforza opinioni già costituite e le polarizza: i sostenitori cercano la conferma delle proprie convinzioni e la possibilità di esibirle pubblicamente, mentre i detrattori trovano in luogo in cui manifestare, anche aspramente, il proprio dissenso. Ma veniamo a Vicenza. La strategia di comunicazione di Achille Variati ha assegnato fin dall inizio un ruolo importante al web, avviando già a febbraio una fase di recruiting che consentisse di entrare in contatto con i sostenitori da coinvolgere sia per le attività online che per quelle offline. Insieme a sito e newsletter abbiamo utilizzato in maniera sinergica facebook, twitter, instagram, youtube. Qualsiasi azione comunicativa veniva ripresa e spesso anche lanciata direttamente dal web, dopo essere stata ottimizzata per ogni singolo canale. La stesura del piano di comunicazione quotidiano partiva spesso dalla selezione dei contenuti per le pagine Dieci campagne di comunicazione Strategia, claim, uso dei social network: la competizione elettorale non può prescindere da nessuno di questi fattori. E allora entrano in gioco gli spin doctors. Giovanni Diamanti ha intervistato per Europa dieci strateghi di dieci campagne elettorali di successo: da quelle di Nichi Vendola del 2010 e Giuliano Pisapia del 2011 che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi e che trovate nello speciale Spin Factor su europaquotidiano.it a quelle di Giovanni Manildo e Deborah Serracchiani nel Facebook Achille Variati e Vicenza per Variati (pagina creata a supporto delle attività comunicative dirette del sindaco), ognuna con una vocazione editoriale diversa. Grandissimo spazio è stato dato, com è nella logica naturale dei media sociali, al dialogo e all interazione con gli utenti, attività culminata nella gestione continua dei flussi informativi nel corso dell allarme meteo (a 10 giorni dal voto del primo turno). Le attività on line sono state poi fondamentali per veicolare in maniera semplice e immediata i risultati del mandato amministrativo di Achille Variati e le idee per il futuro: abbiamo scelto di dare molto più spazio al web che alla carta, trasformando in cartoline virtuali appositamente pensate per facebook risultati e idee della politica di Variati. A volontari web e semplici sostenitori il compito di scatenare il passaparola in rete e rendere virali le informazioni anche offline. Abbiamo utilizzato il web non solo per attaccare, ma anche per difenderci da eventuali situazioni problematiche e per sentire il polso dei cittadini-elettori. È stata infatti dedicata molta attenzione al monitoraggio degli avversari e all analisi delle attività on line dei vicentini, in particolare sui canali web delle testate locali. In conclusione, più che spostare voti, credo che il web serva ad entrare in contatto con particolari segmenti di elettorato, ad influenzare talvolta l agenda dei media, a tenere sotto controllo gli umori della città, ad entusiasmare i sostenitori e a dare loro strumenti informativi atti a far circolare visione e idee del candidato secondo lo spin strategico che si è scelto di dare ai contenuti. 4Qual è stato il momento clou della campagna elettorale dietro le quinte? C è stata un emergenza autentica, quando a dieci giorni dal voto Vicenza ha sfiorato di nuovo il rischio alluvione. La campagna è stata sospesa per 48 ore, ma il concetto di un sindaco che «c è» non è mai stato così evidente come in quelle ore. 5 Che consiglio avrebbe dato a Manuela Dal Lago se avesse lavorato per la sua campagna? Evitare il ricorso ad approcci di comunicazione artefatti: l immagine ritoccata del candidato nel manifesto di campagna o il ricorso a espressioni retoriche che l elettore riconosce come false (il candidato «tra la gente»). In generale comunque il nodo era politico: era difficile risultare credibili quando la candidatura a sindaco era solo il piano B dopo la mancata riconferma a Roma. 6 Da quante persone era composta la war room della campagna elettorale? Quali competenze erano presenti nello staff? Parlando solo dell agenzia, oltre al direttore della campagna, Jacopo Bulgarini d Elci, abbiamo espresso uno staff di oltre una dozzina di elementi, guidando tutti gli aspetti della campagna: dalla strategia alla creatività, dall ufficio stampa ai video, dall organizzazione dei volontari alla pianificazione del budget, dai social media agli eventi. Uno sforzo complesso, ma che ha dato al candidato il vantaggio di un interlocutore unico. 7 La campagna perfetta non esiste: tornando indietro, ci sono scelte che non rifarebbe? Ci sono tre fattori su cui non si lavora mai abbastanza: partire per tempo (noi ci siamo mossi a ottobre 2012), costruire un budget adeguato e mobilitare i volontari. Su questo si può sempre fare meglio. 8Quali sono i modelli, le buone pratiche a cui vi siete ispirati in campagna elettorale? Ci piace sempre guardare agli esempi migliori: molti spunti americani, dai candidati Usa alle primarie Gop a Obama, gli approcci social di alcune esperienze italiane (da Nichi Vendola a Matteo Renzi). Ma poi ci piace anche seguire il nostro istinto: come abbiamo fatto nella scelta dei mezzi. Avevamo riservato tutti gli strumenti più costosi al secondo turno, quando avrebbero sortito l effetto maggiore. Ma Achille ha preso un terzo dei voti in più del 2008, superando di molto i voti assoluti del centrosinistra alle politiche. Non ci ha permesso di usare tutto ciò che avevamo in serbo: ha vinto direttamente al primo turno.

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