CONTESTI MEDIEVALI NELLA LAGUNA E PRIME PRODUZIONI GRAFFITE VENEZIANE

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1 CONTESTI MEDIEVALI NELLA LAGUNA E PRIME PRODUZIONI GRAFFITE VENEZIANE Premessa Nei primi anni '80 ritrovamenti di ceramica bizantina nella laguna veneta permisero a Lazzarini e Canal di formulare nuova e più concrete ipotesi sulla prima produzione graffita veneziana. I frammenti del vasellame importato rientravano nelle tipologie prodotte a Corinto, Costantinopoli e Salonicco tra gli inizi del XII secolo e la seconda metà del XIII. Secondo gli studiosi la prima produzione graffita veneziana, influenzata dagli stili di Corinto, sarebbe rappresentata da un gruppo, finora esiguo, di ceramiche ricoperte da spessa vetrina verde o incolore, con disegni grossolanamente graffiti a punta larga. La datazione è stata assegnata intorno alla metà del XIII secolo 1. Da studi successivi sono state individuate altre due tipologie di graffita veneziana, collocabili nella seconda metà ultimo quarto del XIII secolo. Si tratta della tipologia con decorazione detta a spirale-cerchio, che imita la Zeuxippus Ware classe I del Megaw 2, e della Roulette Ware caratterizzata da un decoro complementare a dentelli, comune a varie categorie ceramiche (invetriate monocrome, dipinte e graffite, con o senza ingobbiatura e policromia). La tipologia della spirale-cerchio fu individuata da Lazzarini nell'87, [201] grazie al rinvenimento di alcuni scarti di fornace veneziani. La somiglianza del disegno e del rivestimento è tale, che in alcuni casi rende ancor oggi difficile I'attribuzione a produzione bizantina o locale 3. I1 motivo della rotellatura, che Gelichi nell'84 individuò come caratteristica di prodotti veneti, se non veneziani 4, permise di attribuire a tale provenienza una serie di bacini infissi su due chiese delle nostre regioni nord orientali: S. Bartolo a Ferrara e Carrara S. Stefano (PD), ambedue edificati alla fine del XIII secolo, oltre ad alcuni gruppi di ceramiche provenienti da depositi museali, da scavi o sterri in vari centri nell'area emiiiano-romagnola, marchigiana e friulana (quali Faenza, Rimini, Ravenna, Finale Emilia, Fano, Aquileia - per citarne alcuni), nonché dagli scavi di Corinto, in Grecia 5. Per i bacini della chiesa di S. Antonio in Polesine (PD), Santa Maria in Castagnola presso Chiaravalle (MC, nelle Marche) nonché delle chiese greche di Merbaka in Argolide e di S. Demetrio a Krokeai in Laconia, tutti con motivo a spirale-cerchio, ma nei quali il motivo della rotellatura non era presente o verificabile, rimaneva l'attribuzione 6 a produzione 1 LAZZARINI-CANAL 1983, p. 31 e tavv. VIII-X. In alcune di queste ceramiche, e in altre di recente ritrovamento, mi sembra di poter ravvisare delle analogie con i bacini della chiesa di S. Maria della Commenda a Faenza, fondata intorno agli inizi del XIII secolo. Queste ceramiche sono state finora attribuite da Blake e Nepoti (BLAKE-NEPOTI 1984, pp ) e da Gelichi, non senza qualche dubbio, a produzione bizantina (GELICHI 1984, pp ). 2 Prodotta nei dintorni di Costantinopoli, la Zeuxippus Ware classe I del Megaw (caratterizzata da vetrina monocroma incolore, giallo-bruna o verde - da cui i sottogruppi rispettivamente A, B e C -) ebbe il suo massimo sviluppo tra lo scorcio del XII secolo e i primi decenni del XIII (MEGAW 1968, pp ). 3 Piccole differenze si notano nelle caratteristiche del piede: più sottile e incavato nella Zeuxippus Ware ; ad anello e con fondino umbonato ricoperto da vetrina nella graffita veneziana. 4 L'ipotesi di Gelichi era sostenuta dall'esistenza di uno scarto di prima cottura, rotellato, proveniente dalla laguna veneta, conservato presso la galleria G. Franchetti alla Ca' d'oro il (GELICHI 1984, p. 384, fig. 37); Munarini considerava la possibilità che invece tale scodella, integra, fosse stata lasciata volutamente priva di rivestimento (MUNARINI 1986, p. 58). Gli scarti di fornace rinvenuti a Malamocco (vedi infva) permettono oggi di confermare l'ipotesi di GeIichi 5 GELICHI 1984, pp e tav. XIII. 6 GELICHI 1984, pp ; MEGAW 1987, p. 263; SANDERS 1987, p. 189 e Anche la scrivente insieme a Lazzarini e Canal (1987, pp ) nello studio delle ceramiche medievali rinvenute alla Scuola Vecchia della Misericordia a Venezia (tra cui alcune graffite a "spirale-cerchio", diverse graffite tipo S. Bartolo" e rare rotellate), rimaneva concorde nell'attribuzione bizantina ai bacini delle chiese di

2 bizantina tipo Zeuxippus classi IB e IC del Megaw (con vetrina bruna o verde). D'altronde l'associazione del motivo a spirale-cerchio con la rotellatura caratterizzava finora solo una scodella frammentaria da Aquileia 7. Lazzarini, scoprendo la venezianità delle graffite a spiralecerchio, [202] per primo ipotizzava tale provenienza per i bacini di S. Antonio in Polesine e della Panaghia di Merbaka 8. È stato inoltre riscontrato, sia da parte di Gelichi 9 che dalla Mackay, che molte ceramiche prive di rotellatura provenienti rispettivamente dai contesti alto adriatici sopra citati e dagli scavi di Corinto 10, si potevano considerare del tutto omogenee alla Roulette Ware, per forma, impasto, rivestimento e decorazione. Questa considerazione ha trovato ulteriore conferma nei materiali da contesti veneziani e padovani recentemente indagati: rispettivamente alla Scuola Vecchia della Misericordia 11 e a Palazzo Dondi dall'orologio 12. Le decorazioni più comuni dell'invetriata attualmente definita tipo S.Bartolo 13 consistono in striature o maculazioni dipinte in manganese o ramina, applicate con spugne o strumenti ruotanti, o in semplici disegni graffiti a bande lisce e ad archetti, alternate intorno ad un disco centrale. Motivi stellati, quadripetali, germogli cuoriformi o trilobati, raffigurazioni di uccelli, sono meno comuni e si osservano finora solo su pezzi di scavo 14. I1 riferimento più prossimo sono i motivi della Zeuxippus Ware classe II del Megaw 15, ma anche i disegni della graffita tessalonicese 16. [ 203] Un altro argomento molto controverso è quello del passaggio tra la graffita S. Bartolo e la successiva produzione, che viene comunemente definita graffita arcaica, caratterizzata da un repertorio morfologico e decorativo abbastanza omogeneo in tutta l'area padana. L'ipotesi più seguita è, fino ad oggi, quella di un netto stacco tra le due produzioni, dovuto all'apporto di un nuovo linguaggio decorativo da parte di ceramisti provenienti dall'area occidentale della Lombardia, o dal Piemonte 17. Lazzarini ha invece ritenuto probabile una continuità tra la Merbaka e Chiaravalle, fidando nella datazione piuttosto alta degli edifici - intorno alla fine del XII secolo - fino ad allora assegnata dagli studiosi (MEGAW 1964). Recentemente la cronologia della chiesa di Merbaka è stata abbassata di circa un secolo (SANDERS 1987b, p. 132) collimando così con il periodo di produzione della graffita veneziana a ''spirale-cerchio''. Sulla data di edificazione dell'abbazia di Chiaravalle, dedotta da alcune epigrafi, sussistevano già alcuni dubbi (GELICHI 1984a, p. 364). 7 BERTACCHI et al. 1977, p. 31 n LAZZARINI 1987, p. 27 e nota 9. L'ipotesi è stata recentemente accolta da Munarini, nel suo studio sulla ceramica della terraferma veneta (AA.VV. 1990a, pp ). 9 GELlCHI 1988, pp Già il Morgan aveva identificato tra i reperti ceramici di Corinto un gruppo (che inserì nella Undecorated Red ware ) di ceramiche ad impasto rosso e vetrina verde, spurie rispetto alla tradizione locale (MORGAN 1942, pp ). La Mackay, seguita da Sanders, raggruppò nella Metallic Ware diverse invetriate affini, per forma ed impasto, alla Roulette Ware (MACKAY 1967, p. 252; SANDERS 1987a, pp ). Considerando i reperti veneziani di recente rinvenimento, mi sembra del tutto verosimile l'ipotesi avanzata da Gelichi sulla provenienza veneta della Metallic Ware (GELICHI 1988, p. 12), e con ogni probabilità anche della Glossy Ware e Olive-brown Ware (MACKAY 1967, pp. 252 e 256). 11 SACCARDO-LAZZARINI-CANAL MUNARINI 1986; COZZA Da una chiesa del Ferrarese che porta infissi una settantina di bacini che costituirono il primo nucleo unitario indagato di ceramiche con tali decorazioni dipinte o graffite (GELICHI ). 14 GELICHI 1984, p. 376, fig. 28 nn (da Faenza); p. 383 tav. XI, n. 2 (da Rimini); SACCARDO-LAZZARINI- CANAL 1987, pp , figg (da Venezia, Scuola Vecchia della Misericordia), MUNARINI 1986, tav. V, n. la 15 MEGAW 1968, pp VAVYLOPOULOV-CHARITONIDOU 1987, p. 216 fig. 10; p. 220, figg. 23, 31, 32; p. 221, figg. 33, 35, 36; si tratta di scodelle con decorazione graffita a quadripetali e triangoli pendenti, provenienti dallo scavo dell'ippodromo di Salonicco. 17 GELICHI 1984a, p. 404, e 1987, p. 36; CORTELAZZO 1982, p. 277 e 301; CORTELAZZO 1989, pp. 146; NEPOTI 1987, pp ; Nepoti propone come punto chiave per la nascita della graffita arcaica padana il periodo della dominazione di Galeazzo II e Giangaleazzo Visconti: scarti di fornace provengono da varie città che furono sottoposte alla loro dominazione. Munarini ravvisa un'influenza pavese nella prima produzione di ceramica graffita a Padova (MUNARINI 1987, p. 86, e dibattito, p. 143).

3 produzione veneziana della tipologia S. Bartolo e il linguaggio padano della graffita ''arcaica'' che si osserva anche nella produzione veneziana a partire dal tardo XIV secolo 18. Alcune graffite di recente rinvenimento (vedi infra) costituiscono, a mio avviso, I'anello mancante tra le due produzioni, sia per caratteristiche morfologiche che decorative. I ritrovamenti di ceramica medievale a Venezia e nelle isole sono stati ne gli ultimi anni piuttosto abbondanti, ma non altrettanto fortunati per la determinazione di una esatta scansione cronologica delle varie tipologie. I reperti, infatti, provengono in gran parte da sterri o da terreni di riporto nei quali ogni dato stratigrafico risulta sconvolto. I contesti 1. Scuola Vecchia di S. Mana della Misericordia; Venezia, sestiere di Cannareggio. La fondazione di questo istituto a carattere assistenziale risale al 1310; l'edificio fu costruito a fianco di una preesistente abbazia di monaci agostiniani. In corrispondenza dell'attuale giardino si trovavano un canale ed una zona paludosa, che furono imboniti con riporti solidi nel Nel 1985 alcuni sterri per il posizionamento di una caldaia nel giardino portarono in luce materiale ceramico tardomedievale, misto a macerie e ad ossa umane (il giardino ebbe in epoca tarda uso cimiteriale). Le ceramiche, la cui datazione ante quem è dunque il 1319, portano incisi sul fondino segni di appartenenza che ne indicano 'uso come stoviglie nelle mense delle abitazioni prospicenti al canale, forse utilizzate dai monaci stessi 20 [204] Tra le tipologie documentate, ceramiche invetriate monocrome, dipinte in manganese, graffite San Bartolo e maiolica arcaica ; tra le importazioni, una Zeuxippus Ware classe IA, (Fig. 1, n. 1) protomaioliche pugliesi, una smaltata magrebina e alcuni boccali di maiolica arcaica blu romagnola Ex Monastero dello Spirito Santo: Venezia, sestiere di Dorsoduro. La fondazione del convento risale al 1480, ma nella zona preesistevano alcune piccole case edificate su un terreno bonificato, secondo fonti documentali, nel Alcuni sterri durante lavori di restauro nel giardino dell'ex-convento (oggi sede distaccata del Liceo Artistico) hanno portato in luce alcune decine di frammenti ceramici tardomedievali invetriati, monocromi, dipinti in manganese, graffiti a spirale-cerchio, insieme a due frammenti di protomaiolica RMR, di cui uno del tipo Taranto, e ad un boccaletto frammentario di ceramica islamica con rivestimento verde-azzurro chiaro Isola di San Giacomo in Paludo, a est di Murano. Nell'isola, fin dalla seconda metà del XII secolo, esisteva un ricovero per cavalieri e pellegrini in partenza o di ritorno dalla Terra Santa. Nel 1238 l'isola divenne proprietà di una confraternita di monache cistercensi, che ingrandirono le strutture originarie. Negli anni durante operazioni di pulitura del terreno 24 un saggio di scavo portò al recupero di numerose ceramiche tardomedievali 25 tra le quali alcuni fondi di piatti decorati a 18 LAZZARINI 1987, P A.S.V., Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 10: Presbiter, c SACCARDO-LAZZARINI-CANAL 1987, pp SACCARDO-LAZZARINI-CANAL 1987, pp. 190 e ss. 22 Comunicazione verbale di Mons. Gastone Vio. 23 I reperti, inediti, sono conservati presso il Liceo Artistico: ringrazio il prof. Riziero Giunti che mi ha informata sul rinvenimento di tali materiali. 24 Condotte dall'evr (Equipe Veneziana di Ricerca) sotto la direzione dell'ispettore Onorario Ernesto Canal. 25 AA.VV. 1988, pp

4 spirale-cerchio, una scodella quasi integra con graffita una conchiglia pecten (Tav. 1, n. 1) e un'altra in protomaiolica con raffigurazione di cane Isola di San Lorenzo, appartenente al gruppo di isole denominate Ammiana, non distanti da Torcello. Sito archeologico, con testimonianze di insediamenti di epoca romana e altomedievale, fu sede di una pieve e di un monastero benedettino, dal 1185 al I rivestimenti di ceramica medievale interessano soprattutto due zone non limitrofe, legate a due fasi diverse della vita del convento. Nella prima fossa-discarica sono state rinvenute numerose graffite a spirale-cerchio, [205] anche rotellate, insieme a frammenti di ceramica bizantina tipo Zeuxippus, classi I. e II, (Fig. 1, nn. 2-4) a ceramica smaltata magrebina, a protomaiolica pugliese del tipo I di Brindisi 28. La datazione prevalente che se ne deduce è dai primi decenni del XIII secolo fino agli inizi del XIV. La seconda fossa, annessa ad una fogna i cui resti di tubature defluivano in un pozzetto ancora in situ 29, ha invece restituito numerose ceramiche dipinte in manganese, rari frammenti di graffita tipo S.Bartolo rotellata, e un buon numero di graffite e maioliche arcaiche nonché di ispanomoresche tipo Pula e in stile valenzano maturo 30. La datazione risulta quindi più tarda: tra gli inizi del XIV secolo e i primi decenni del successivo. I1 ritrovamento di alcune graffite arcaiche all'interno delle tubature testimoniano l'ultima fase di vita del convento, prima dell'abbandono nel [206] [206] 26 AA.VV. 1988, rispettivamente schede nn. 12, 16 e FERSUOCH-CANAL-SPECTRO-ZAMBON SACCARDO in stampa. 29 FERSUOCH-CANAL-SPECTRO-ZAMBON in stampa. 30 SACCARDO in stampa, Fig. 22. Altri minuti frammenti di graffita arcaica e di ceramica smaltata ispano-moresca, databili alla fine del XIV secolo/prima metà dei XV, sono stati rinvenuti nello strato superficiale, al di sotto dell'humus. I primi 60 cm. di terreno sono stati comunque rimaneggiati per la coltura agricola, alla quale l'isola fu sottoposta nel corso del XVII secolo.

5 [207]

6 5. Gruppo di isole denominate anticamente Costanziaco, tra le quali S. Ariano e La Cura. I1 Vicus Costanciacum, citato dalle fonti storiche e cronachistiche tra i più antichi insediamenti lagunari, si spopolò a partire dal XII secolo, e nel XIII fu del tutto abbandonato. Come le isole di Ammiana, anche Costanziaco fu dato in cocessione a comunità monastiche, che nel 1160 fondarono il convento di S. Ariano. L'abbandono definitivo risale al XVI secolo 31. Un saggio di scavo condotto nell'85-86 ha portato in luce alcuni resti di fondazioni murarie e numerose ceramiche medievali collocabili tra il XIII e il XIV secolo: graffita bizantina tipo Zeuxippus, classi I e II (Fig. 1, nn. 2-4), graffita S. Bartolo, ceramica islamica e maiolica spagnola tipo Pula 32. All'isola de La Cura ritrovamenti erratici hanno restituito ceramiche graffite a spiralecerchio e d'importazione bizantina, tra le quali un frammento con piccola tesa obliqua rotellata (Fig. 1, n.5). 6. Lio Piccolo, Valle Olivara, nella laguna nord. Zona barenosa, un tempo margine litoraneo, ospitò insediamenti già in epoca romana. Da Valle Olivara provengono numerosi frammenti di ceramica bizantina e di graffita veneziana del primo XIII secolo a spirale-cerchio e tipo S.Bartolo S. Leonardo in Fossa Mala. Isola oggi scomparsa, situata presso la gronda della laguna sud. Le rovine sommerse dell'insediamento furono travolte dalle ruspe durante lo scavo del Canale dei Petroli, nel La chiesa di S. Leonardo, fondata intorno al 1000, dipendeva dalla grossa pieve di S. Ilario. Nel 1348 I'isola fu evacuata e adibita a cimitero per le vittime della peste. Tra i reperti ceramici, anteriori dunque a tale data, vi sono anforacei bizantini, ceramica grezza e pietra ollare, invetriata monocroma, tra cui grandi contenitori verdi ansati, graffita bizantina negli stili di Corinto dell'xi-xiii secolo, graffita veneziana del primo e del tardo XIII secolo (Figg. 3, n. 17; 4, nn ), fra cui graffita a spirale-cerchio, e dipinta in manganese Malamocco, al Lido di Venezia; piazza della parrocchiale di S. Maria Assunta. La chiesa fu edificata nel XII secolo, e sottoposta a successivi rifacimenti rispettivamente nel XIV e XVI secolo. [208] Sono stati recentemente riportati alla luce resti di pavimentazioni in altinelle di un edificio con porticato del XIII-XIV secolo 35. Lo strato di rialzo del terreno sopra ai pavimenti ha restituito molta ceramica di epoca abbastanza omogenea, tra la metà del XIV secolo e la metà del XV: invetriata monocroma, dipinta in manganese, graffita arcaica e prerinascimentale, ceramica smaltata spagnola, ma anche materiali di epoca anteriore: anforacei bizantini e ceramica graffita tipo Zeuxippus classe IA. 9. Malamocco, area dell'ex forte austriaco. 31 CESSI 1958, p. 24. Le altre notizie mi sono state gentilmente riferite dal prof. Giovanni Zambon che ringrazio sentitamente. 32 SACCARDO in stampa, fig Ringrazio il dr. Antonio Padoan che mi ha segnalato il rinvenimento di questi materiali 34 FERSUOCH in stampa. 35 La prima campagna di scavo è stata condotta dall'evr sotto la direzione della dr.ssa Maurizia De Min della Soprintendenza ai Beni Architettonici e dell'arch. Roberto Fantoni del Comune di Venezia. L'interesse archeologico del sito era stato rivelato da un sondaggio volto ad accertare la staticità di un pilo porta bandiera.

7 Recentissimo, e di estremo interesse, il ritrovamento di centinaia di ceramiche medievali invetriate e smaltate, durante sterri per la ristrutturazione di un residence 36. Distrutto disgraziatamente dalle ruspe ogni dato stratigrafico, nei cumuli sbancati si è potuta constatare la netta prevalenza di tipologie collocabili tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XV rispetto alle ceramiche e maioliche dei secoli successivi, presenti in quantità esigua. Oltre a numerosi treppiedi si conta una buona percentuale di scarti di fornace evidenti, di prima e di seconda cottura (Fig. 2, nn. 6-14), tra i quali appare documentata tutta la gamma delle classi ceramiche tardo medievali: invetriata (talvolta rotellata) monocroma giallo-bruna o verde; dipinta in manganese o ramina, raramente ingobbiata; graffita a spirale-cerchio e tipo S.Bartolo ; graffita e maioliche arcaiche. Tra le ceramiche d'importazione, sono documentate protomaioliche pugliesi, soprattutto tipo RMR, maioliche ispano-moresche tipo Pula e in stile valenzano maturo, rare ceramiche islamiche tipo Sultanabad e tipo Mileto 37. Infine sono presenti anche frammenti di anforacei scanalati, del tipo che viene abitualmente attribuito a produzione bizantina del IX-XII secolo, ma che potrebbe rivelarsi pertinente alla tipologia del primo quarto del XIV secolo recentemente individuata da Sanders 38. I frammenti ceramici si trovano frammisti a tegole, mattoni - anche stracotti - residui di lavorazione vetrosi e ferrosi, resti di macellazione (tra cui un gran numero di corna bovine e denti di cinghiale) e gusci di molluschi; [209] il deposito originario poteva essere una discarica locale, oppure un riporto per rialzare il terreno; Malamocco, infatti, fu costretta più volte ad interventi di questo genere, per salvarsi dall'ingressione marina 39. Altri dati potranno emergere dalle ricerche documentali e dal recupero dei materiali, tuttora in corso. Rinvenimenti sporadici di invetriate dipinte o graffite delle tipologie veneziane tardo duecentesche e trecentesche sono stati segnalati anche in alcune località della vicina terraferma: a Carpenedo, Campalto, Mogliano Veneto e Dese 40. L'esistenza di numerose fornaci per laterizi nella fascia costiera è d'altronde documentata già dall'epoca bassomedievale e trova conferma in alcune mappe dal XV e XVI secolo 41. Le prime produzioni di ceramica graffita a Venezia nel XIII e XIV secolo La graffita veneziana delle origini, ancora scarsamente documentata e di incerta collocazione cronologica, sembra costituire un episodio a se stante. Le successive tipologie a spirale-cerchio e S.Bartolo prodotte a Venezia a partire dalla metà del XIII secolo, distanziate forse di qualche decennio sfumano invece l'una nell'altra senza soluzione di continuità, accomunate dal motivo della rotellatura, spesso presente in entrambe, dall'identità di alcune forme e dalla medesima ascendenza bizantina dei motivi decorativi (ispirati rispettivamente alle classi I e II della Zeuxippus Ware. All'interno della graffita S.Bartolo si sono distinti, più che altro per comodità 36 Le ceramiche sono emerse dai cumuli di terra scavati dalla ruspa per il posizionamento di due cisterne e di un depuratore durante i lavori di ristrutturazione di un istituto ospedaliero costruito negli anni '50 e ora trasformato in residence. Ogni dato stratigrafico è stato purtroppo sconvolto. Lo scavo ha raggiunto i due metri di profondità, e in un caso ha smembrato un argine creato dagli austriaci, con terreno prelevato presumibilmente nelle vicinanze, e quindi di secondo riporto. 37 Un fondo di piatto o bacino ha strette analogie con un esemplare pubblicato da FEHERVARI 1985, p SANDERS 1987a; IDEM 1987b, pp e figg L'attuale insediamento di Metamauco nova (Malamocco) fu costruito dagli abitanti della Metamauco Vetere, sede ducale in epoca altomedievale, intorno alla fine dell'xi - inizi del XII secolo, quando furono costretti a trasferirsi a causa dei danni quotidiani arrecati al luogo dall'acqua (LANFRANCHI ZILLE 1958, P. 28). Alcuni documenti del XVI secolo alludono a precedenti vaste operazioni di rialzamento del terreno che interessarono a più riprese tutta la zona di Malamocco. 40 Ringrazio il sig. Giuseppe Michielin per avermi sottoposto questi interessanti materiali 41 CANAL-SACCARDO 1989, fig. 4, p. 119.

8 di riferimento, alcuni motivi ricorrenti, che tuttavia si trovano facilmente in commistione tra di loro. Infine vengono presentate in successione ad ogni motivo anche alcune graffite arcaiche padane veneziane che rivelano, a mio avviso, una evidente ascendenza dalla tipologia S. Bartolo. [211] [210]

9 I. Graffita veneziana delle origini (Fig. 3-4, nn ; Tav. I, nn. 2-6) [213]

10 Si tratta di un esiguo gruppo di ceramiche, alcune pubblicate da Lazzarini e Canal, provenienti per lo più da S. Leonardo in Fossa Mala, altre inedite, rinvenute a Lio Piccolo, a S. Arian, o di provenienza ignota, caratterizzate da piede ed anello, di diametro intorno agli 8-10 centimetri, e biscotto rosso scuro con inclusioni. Alcuni elementi sono caratteristici: I. la tecnica: graffita a punta grossa o a stecca, talvolta senza ingobbio; II. la vetrina: spessa, di colore verde scuro, raramente incolore; III. la forma: i fondini con cavetto umbonato sul recto; i frammenti di parete con carenatura alta e tesa; IV. i motivi: medaglione centrale (con evidente puntatura del compasso), che racchiude fiori stilizzati o triangoli con i lati ricurvi; bande riempite a barrette alle pareti. Questi particolari presentano analogie con i bacini della chiesa di S. Maria della Commenda a Faenza (vedi nota 1) finora ritenuti bizantini. Anche i bacini di S. Michele a Belfiore d'adige, chiesa che fu ricostruita, pare, intorno alla metà del XII secolo 42 ritenuti ceramiche tipo S. Bartolo, potrebbero appartenere alla produzione veneziana di epoca più alta, anche se non si esclude che siano graffite bizantine. L'origine veneziana di questa tipologia non è stata ancora comprovata dal rinvenimento di scarti di fornace, ma da prime analisi mineralogiche del biscotto, la composizione sembra corrispondere a quella delle argille locali 43. I. Graffita a spirale-cerchio con invetriatura monocroma (Figg. 5-8, nn ; Tav. II) Le forme documentate hanno tutte piede ad anello e fondino umbonato o, raramente, incavato; il biscotto è di colore rosso scuro o arancio, di rado ocra rosato. La vetrina è prevalentemente giallo-bruna (meno comune è quella verde, rara quella incolore) e ricopre tutto I'esterno, compreso il piede e il fondino. L'ingobbio, non sempre presente, è steso solo all'interno. Comune è I'alterazione del rivestimento che ne comporta il totale distacco. Le forme prevalenti sono: a) scodella emisferica con orlo assottigliato (diam. intorno ai 14 cm.); comune nel sito di S. Lorenzo in Ammiana la variante con orlo leggermente esoverso 44 ; (Fig. 5, nn. 27 e 28; Tav. II, nn. 1-3). b) scodella con carenatura bassa, di varie dimensioni (diam. cm ca.); raramente con carenatura mediana (Fig. 6, n. 29, Fig. 8, n. 41; Tav. II, nn. 4-6). c) piattello con carenatura alta (diam. cm. 19 ca.); un unico esemplare da S. Lorenzo ha tesa modellata con doppio scalino (Fig. 6, n. 30, Fig. 7, nn ; Tav. II, nn. 7-8). d) bacino emisferico o carenato (diam. cm ) (Fig. 8, n. 39; Tav. II, n.9). Al centro del cavetto sono disegnati, con una punta sottile o di medio spessore, una spirale che evolve in cerchio o, meno comunemente, dei circoletti concentrici (Fig. 8, nn ), non così precisi come quelli, tracciati sempre a punta larga che si osservano nella Zeuxippus Ware 45 (Fig. 1, nn. 1-3). Alcuni cerchi concentrici delimitano anche il cavetto (o la carenatura, se presente) e altri sottolineano il bordo. Una curiosa variante ci è data da un fondo di scodella da S. Lorenzo di 42 ERICANI 1990, p. 49 foto in basso: è leggibile un medaglione centrale con triangolo a lati ricurvi. Si nota anche la puntatura centrale del compasso. I1 decoro, graffito su ingobbio bianco, è accompagnato da pennellate in verde ramina. 43 ) L'analisi della sezione sottile del biscotto (effettuata dal prof. Lorenzo Lazzarini, che ringrazio sentitamente), è la seguente: pasta di fondo con forte polarizzazione di aggregato, molto ricca di illite, con massarelle di ossidi di ferro, piuttosto porosa. Scheletro sabbioso composto da quarzo angoloso, K feldspato subordinato a quarzo policristallino subangoloso. Diversi individui di plagioclasio e di chert. 44 Forma 5b della classificazione di Gelichi delle invetriate venete rinvenute in Emilia Romagna (GELICHI 1988). per confronti, v. GELICHI 1987a, p. 20, tav. V n. 6; IDEM 1988, p. 16 (da Finale Emilia); MORGAN 1942 fig. 155 e SANDERS 1987a p. 174, fig. 4, n. 12 (da Corinto). 45 Le Zeuxippus Ware originali sono facilmente riconoscibili per queste particolarità. Più difficile è invece distinguere dalla produzione veneziana le imitazioni della Zeuxippus Ware che venivano prodotte nella stessa area bizantina (VAVYLOPOLOV-CHARITONIDOU 1987, p. 216 fig. 12).

11 Ammiana (Tav. II, n.10) dove accanto alla spirale-cerchio è graffito un pesce squamato, mutilo della testa, che è confrontabile con ceramiche bizantine da Sparta 46 e da Corinto 47. Numerosi frammenti di scodelle con carenatura bassa, ma anche emisferiche, presentano il motivo della rotellatura (Fig. 7, nn ; Tav. II, n. 3); due scodelle fuse insieme (dalla Collezione Trentin) (Fig. 2, n. 15)e numerosi altri scarti di prima e seconda cottura rinvenuti al forte di Malamocco (Fig. 2, nn. 6-14) costituiscono la conferma definitiva dell'origine veneziana della Roulette Ware 3. Graffita tipo S. Bartolo Le forme documentate hanno tutte piede ad anello e fondino umbonato; il biscotto è di colore rosso o arancio, raramente ocra rosato; la vetrina, giallina, bruna o verde, è stesa anche all'esterno, fino al cercine. L'ingobbio, non sempre presente, è steso all'interno con qualche colatura all'esterno, in prossimità del bordo o sul fondino; la decorazione graffita può essere monocroma o, più spesso, ravvivata da pennellate di colori ferraccia e ramina. Le forme più comuni sono: a) scodella emisferica con orlo arrotondato (diam. cm ), o piatto e rinforzato (diam cm. 19) (Tav. III, nn. 1-2); b) b) scodella con tesa (diam. cm ) (Tav. III, nn. 3-5); in un caso con fondo piatto, apodo (Tav. III, n. 4); c) scodella con carenatura alta, con o senza cordolo di rinforzo (diam. cm. 12,5-17) (Tav. III, nn. 6-7); d) scodella con carenatura bassa (diam. cm ) (Tav. III, n. 8); e) bacino con carenatura alta e tesina orizzontale, talvolta scanalata e rialzata, oppure con orlo piatto rinforzato (diam. cm ) (Tav. IV, nn. 1-4); bacino con carenatura molto alta, breve parete inclinata e tesa (diam. cm. 34 ca.) (Tav. IV, n. 5); [214] g) piatto con carenatura alta, corta tesa con orlo rialzato, spesso punzonato (diam. cm ) (Tav. V, n. 1); h) piattello con parete diritta e 1ieve ingrossamento sotto l'orlo (diam. cm ) (Tav. V, n. 32) 48. La percentuale di forme riconoscibili delle tipologie a spirale-cerchio e S.Bartolo rivela che le più comuni in entrambe sono le scodelle emisferiche e con carenatura bassa. Una forma ben documentata nella prima tipologia è la scodella emisferica con orlo leggermente estroverso. Nella graffita tipo S. Bartolo questa forma appare estinta, mentre ne compaiono tre di nuove: la scodella emisferica con tesa, quella con carenatura alta rinforzata da cordolo esterno, e il piatto carenato con tesa ricurva e orlo rialzato. Per quanto riguarda la decorazione, alcuni esemplari sembrano costituire una fase di passaggio tra le due tipologie, poiché rimane ancora al centro il motivo della spirale cerchio: - Un grande bacino frammentario da Lio Piccolo (Fig. 9, n. 43 e Tav. IV, n. 5), ricoperto da vetrina monocroma verde chiaro, con vaste cadute al centro, ha graffito un medaglione con una spirale-cerchio. Intorno si irradiano linee ondulate terminanti in triangoli pendenti e bande sulle quali insistono, da un lato, grandi squame digradanti. La tesa è divisa in settori 49. Un frammento rotellato di uguale fattura,decoro e rivestimento proviene da Mogliano Veneto, nella vicina terraferma. 46 DAWKINS-DROOP , pl. XVI n MORGAN 1942, p. 301, n Facendo riferimento alla classificazione di Gelichi de1'88, nei rinvenimenti veneziani sono presenti tutte le forme della graffita veneta rinvenuta in Emilia Romagna, esclusi i bacini con corpo baccellato, documentati solo tra quelli murati nella chiesa di S. Bartolo. 49 Già presentato da LAZZARINI-CANAL 1983, n. 67, fig. 8 tav. VI, e assegnato in un primo tempo alla Zeuxippus Ware ; poi dallo stesso Lazzarini (1987, p. 24 nota 7) a produzione veneziana.

12 - Un piatto da S. Ariano (Fig. 9, n. 44; Tav. V, n. 8) porta al centro il motivo della spirale-cerchio e, lungo il bordo, una banda con triangoli pendenti ravvivati da pennellate verde ramina. La vetrina, giallo chiara, non oltrepassa il bordo esterno Un bacino frammentario da S. Lorenzo (Fig. 9, n. 45; Tav. IV, n. 1), ricoperto da vetrina bruna con vaste cadute, ha graffito direttamente sul corpo un medaglione con spirale centrale e festoni dipinti in ramina, replicati sulla parete. La superficie esterna è rotellata fino al piede. Un frammento con analoghe caratteristiche proviene da Lio Piccolo. I1 decoro a festoni di queste due ceramiche, non ha paragoni se non con la produzione graffita veneziana delle origini (v. Fig. 4, n. 24). - In vari fondi di bacini o scodelle (Fig. 10, nn ; Tav. V, nn. 3-9) (due sono scarti di prima cottura) è documentato un altro decoro intermedio tra le tipologie a spiralecerchio e S.Bartolo : intorno alla spirale sono tracciati dei triangoli, radi o serrati, oppure allineati in una bordura. [218] Tre sono i motivi decorativi più comuni della fase matura della graffita S. Bartolo: a) Motivo a stella con disco centrale (Fig. 11, nn ). Si può interpretare come una maturazione dell'ornato a triangoli intorno alla spirale-cerchio, appena descritto. La variante con assi tracciati e germogli lobati o cuoriformi tra i bracci (Fig. 12, nn ), rappresenta probabilmente una evoluzione più tarda, che si ritrova simile anche nella graffita arcaica (Fig. 13, nn ). b) Motivo a fiore con quattro o più petali stilizzati intorno ad un disco centrale, talvolta diviso in croce (Fig. 14, nn ; Tavv. III, n. 1; V, n. 1; VI, nn. 1-2). I petali hanno nervatura centrale liscia o ondulata, o contengono un germoglio cuoriforme o a palmetta; i triangoli pendenti sono riempiti a linee oblique, a grata, o a squame. Due le varianti o probabili evoluzioni: - I petali si rimpiccioliscono, fino a diventare accessori, mentre il disco si dilata ad occupare l'intero cavetto, ed è tagliato da raggi lisci e con archetti, alternati (Fig. 15, n. 65), che lo avvicinano molto alla prima variante del motivo c (vedi infra), oppure il disco è campito a grata o a linee ondulate (Fig. 15, nn ) I1 disco centrale scompare, dando forma ad un trilobo o quadrilobo nervato (Fig. 16, nn ; Tav. VI, n. 3). Anche questo motivo si trova pressoché invariato salvo I'introduzione delle palmette - nella graffita arcaica (Fig. 16, nn ; Tav. VI, n. 3). c) Motivo a bande radiali intorno ad un disco centrale risparmiato o ad una spiralecerchio. È il motivo più documentato tra i bacini di S. Bartolo a Ferrara 52 ed è tra i più comuni anche nei rinvenimenti lagunari. Le bande possono essere tutte lisce (Fig. 17, n. 76) oppure alternate ad altre contornate da un lato o da entrambi da archetti o da denti di lupo (Fig. 18, nn ). Rari gli esempi di larghe bande campite a squame 53 (Fig. 18, nn ). Due le varianti o possibili evoluzioni del motivo a bande radiali: - Bande radiali lisce e a zig zag alternate, oppure nervate e ad archetti, ma senza disco centrale (Fig. 19, nn ; Tav. VI, n. 5). Questo motivo si osserva anche nei bacini di S. Nicolò a Ravenna 54 databili alla metà del XIV secolo, e si trova uguale in un frammento di scodella emisferica con tesa rinvenuto a Mestre 55 (Fig. 20, n. 83; Tav. III, n 5) 50 Da prima analisi mineralogiche anche questa ceramica così vicina alla Zeuxippus Ware risulta essere di produzione veneziana. 51 Questo motivo sembra richiamare il gridiron delle protomaioliche pugliesi e la graffita arcaica tirrenica " (vedi rispettivamente PATITUCCI UGGERI 1979, pp ; MANNONI 1975 fig. 63, n. 12 e LAVAGNA-VARALDO 1986, p. 127 n. 1 e p. 130). Potremmo trovarci di fronte a tre rielaborazioni diverse di uno stesso motivo bizantino. 52 GELICHI , p. 77 n Per confronti con un bacino da Palazzo Dondi Dall'Orologio, si veda MUNARINI l986, tav. VI nn Di già appurata produzione veneta. GELICHI 1984, p. 377; vedi anche BLAKE-NEPOTI 1984.

13 [215] 55 In località Motta di Carpenedo uno sbancamento che ha raggiunto i 4 metri di profondità ha portato in luce diverse ceramiche tardomedievali: grezze invetriate, monocrome e dipinte in manganese, graffite e maioliche arcaiche (da comunicazione verbale del sig. Giuseppe Michielin).

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18 Anche questo motivo si ritrova con minime variazioni nella graffita arcaica e nei suoi attardamenti (Fig. 20, nn ). [221] - Bande incrociate, senza disco centrale. Doppie o plurime, nel primo caso anche con triangoli pendenti nei settori (Fig. 19, n. 88; Fig. 21, nn. 35 e 97), sicché ne risulta un motivo simile al b), dove però il disegno del quadrilobo è secondario rispetto alla croce. I fasci di bande incrociate della graffita arcaica possono derivare da questo motivo (Fig. 21, nn ). In alcuni frammenti da Malamocco si osserva una commistione dei vari ornati Sopra descritti: - Bacino con piccola tesa rialzata: sul cavetto, tracce di medaglione con quadrilobo e triangoli pendenti squamati (motivo b) ; alla parete, bande con linee a spirale (motivo c) che sembrano anticipare la decorazione a quartieri della graffita arcaica padana (Fig. 22, n. 101; Tav. IV, n. 4). - Scodellina con carenatura alta cordonata con motivo stellato entro quadrilobo con triangoli pendenti tratteggiati (Fig. 22, n. 100). - Fondo di scodella con medaglione tagliato in croce con triangoli pendenti (motivo c) e, intorno, tracce di petali nervati (motivo b) (Tav. VI, n. 7).[227] - Fondo di bacino con medaglione che racchiude un motivo stellato (a) con bande doppie tra i bracci (c) contornato da petali nervati (b) (Tav. VI, n. 6). Altri ornati su ceramiche che rientrano nella tipologia S. Bartolo per caratteristiche tecniche e morfologiche non rientrano nei tre gruppi classificati o sono piuttosto anomali. - Motivo a rombo pendente tratteggiato, su frammento di parete di piattello scodellato con carenatura appena accennata e cordonata, graffita senza ingobbio sotto vetrina bruna (Tav. III, n. 7). - Motivo a spirali allineate, su frammento di parete di bacino con piccola tesa, rotellato; vetrina bruna a macchie di colore verde (Tav. IV, n. 2). - Medaglione che racchiude una conchiglia pecten (attributo di S. Giacomo da Compostela) su scodella emisferica ingobbiata con tracce di ramina e rivestimento del tutto abraso (Tav. I, n. 1). [228] - Motivo complesso indecifrabile, forse figurato, con forme tratteggiate a grata, su fondo frammentario di scodella con vetrina verde (Tav. VI, n. 9). - Linee ondulate oblique contrapposte a segmenti di catena su parete di grande bacino rotellato (Fig. 22, n. 102; Tav. IV, n. 3). - Motivo a triangoli pendenti alternati a germogli simili alle mezze foglie rumi delle decorazioni islamiche 56 su parete di scodella con carenatura bassa (Fig. 22, n. 103; Tav. III, n. 8). - Composizione asimmetrica di petali con doppia nervatura e triangoli campiti a grata, su fondo di bacino (scarto di seconda cottura) (Tav. VI, n. 8). - Medaglione con motivo asimmetrico indecifrabile: forme triangolari alternate a trattini e circoletti negli spazi di risulta; alle pareti, bande lisce e linee ondulate, su frammento di scodella con carenatura bassa (Fig. 22, n. 104). La raffigurazione di uccelli, finora documentata da pochi frammenti (Tav. VI, n. 10 e Fig. 23, nn ),[230] è un altro motivo comune anche nella più tarda graffita arcaica : due fondi di scodella 56 BALTRUSAITIS 1972, cap III.

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24 [227] - Fondo di bacino con medaglione che racchiude un motivo stellato (a) con bande doppie tra i bracci (c) contornato da petali nervati (b) (Tav. VI, n. 6). Altri ornati su ceramiche che rientrano nella tipologia S. Bartolo per caratteristiche tecniche e morfologiche non rientrano nei tre gruppi classificati o sono piuttosto anomali. - Motivo a rombo pendente tratteggiato, su frammento di parete di piattello scodellato con carenatura appena accennata e cordonata, graffita senza ingobbio sotto vetrina bruna (Tav. III, n. 7). - Motivo a spirali allineate, su frammento di parete di bacino con piccola tesa, rotellato; vetrina bruna a macchie di colore verde (Tav. IV, n. 2). - Medaglione che racchiude una conchiglia pecten (attributo di S. Giacomo da Compostela) su scodella emisferica ingobbiata con tracce di ramina e rivestimento del tutto abraso (Tav. I, n. 1). [228] - Motivo complesso indecifrabile, forse figurato, con forme tratteggiate a grata, su fondo frammentario di scodella con vetrina verde (Tav. VI, n. 9). - Linee ondulate oblique contrapposte a segmenti di catena su parete di grande bacino rotellato (Fig. 22, n. 102; Tav. IV, n. 3). - Motivo a triangoli pendenti alternati a germogli simili alle mezze foglie rumi delle decorazioni islamiche 57 su parete di scodella con carenatura bassa (Fig. 22, n. 103; Tav. III, n. 8). - Composizione asimmetrica di petali con doppia nervatura e triangoli campiti a grata, su fondo di bacino (scarto di seconda cottura) (Tav. VI, n. 8). - Medaglione con motivo asimmetrico indecifrabile: forme triangolari alternate a trattini e circoletti negli spazi di risulta; alle pareti, bande lisce e linee ondulate, su frammento di scodella con carenatura bassa (Fig. 22, n. 104). 57 BALTRUSAITIS 1972, cap III.

25 La raffigurazione di uccelli, finora documentata da pochi frammenti (Tav. VI, n. 10 e Fig. 23, nn ),[230] è un altro motivo comune anche nella più tarda graffita arcaica : due fondi di scodella [228]

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27 [229] mostrano un disegno di uguale fattura, ma con caratteristiche che dimostrano la loro appartenenza rispettivamente alla tipologia di S. Bartolo e della graffita arcaica. É possibile ravvisare la fase intermedia tra le due tipologie anche in un frammento di bacino da Malamocco (Fig. 23, n. 107; Tav. VI, n. 11) che ha carenatura alta, breve tesa e rivestimento bruno esterno; decoro con linea a zig zag sulla tesina e triangolo pendente campito a grata sul corpo (tutti elementi ancora tipici della graffita S. Bartolo ) sulla parete invece, compare, disegnato con molta cura, il motivo a rombo tagliato in croce entro quartieri tipico della graffita arcaica.

28 Anche le forme rivelano l'ascendenza dalla S. Bartolo ; in particolare il catino con carenatura alta, e le scodelle emisferiche con tesa. Infine i cordoli punzonati della graffita arcaica, (come ha già osservato Gelichi) 58 [231] sembrano un'evoluzione della rotellatura; alcuni frammenti di bacini quattrocenteschi (Fig. 24, nn ) sono ancora decorati a rotella, ma con un numero ridotto di file di dentelli, su di una superficie esterna ormai priva di rivestimento Considerazioni conclusive 1. E stata avanzata l'ipotesi, sostenuta da prime analisi mineralogiche 59, di una possibile affinità tra i reperti lagunari nei quali si è riconosciuta ]a prima produzione graffita veneziana, collocabile intorno alla prima metà del XIII secolo, [232] 60, e i bacini di Santa Maria della Commenda a Faenza, e forse di S. Michele a Belfiore d'adige (VR) I1 ritrovamento di Malamocco, ricco di nuovi, evidenti scarti di fornace conferma l'origine veneziana delle tipologie a spirale-cerchio, S.Bartolo e della Roulette Ware, (che interessa entrambe), ipotizzata da Gelichi 62. Data la notevole quantità di invetriate di questo tipo recentemente rinvenute, si è potuta osservare la ricorrenza di alcuni particolari tecnici: - l'uso dell'ingobbio è incostante in entrambe le tipologie, ed indipendente dalla loro evoluzione. Ad esempio, tra gli scarti di fornace del forte di Malamocco, le invetriate monocrome e dipinte prive di ingobbio sono la grande maggioranza; le graffite sono spesso ingobbiate, ma con molta parsimonia; [234] - le ceramiche con rivestimento vetroso anche sul fondino (tipologia a spirale-cerchio ) risultano essere anteriori rispetto a quelle con vetrina che si arresta prima del piede (tipologia S. Bartolo ); d'altronde un progressivo ritirarsi dell'invetriatura sull'esterno dei recipienti di forma aperta si osserva anche nella successiva tipologia della graffita arcaica. Questo particolare tecnico è coerente all'ipotesi che il tipo a spirale-cerchio sia stato prodotto con ogni probabilità alcuni decenni prima della S. Bartolo Lo dimostrano altri due elementi: a) le diverse associazioni di ceramiche nelle due fosse-discariche di S. Lorenzo in Ammiana: nella prima la graffita a ''spirale-cerchio'' è presente in grande quantità insieme a tipologie duecentesche d'importazione (protomaiolica tipo Brindisi, magrebina, rari frammenti di graffita bizantina tipo Zeuxippus classe II); nella seconda fossa sono invece documentate in prevalenza tipologie trecentesche e quattrocentesche (graffita e maiolica arcaiche, ispanomoresca tipo Pula e in stile valenzano maturo ). Significativa è l'assenza in entrambe di graffita S. Bartolo, se si esclude un unico esemplare non, canonico 63. b) tra i reperti del forte di Malamocco, che comprendono centinaia di invetriate monocrome, dipinte e graffite tipo S.Bartolo, la ceramica a spirale-cerchio è documentata in quantità relativamente esigua. 3. I1 ritrovamento in contesti veneziani e lagunari di ceramiche graffite a spirale-cerchio di forma interamente ricostruibile permette di rivedere le attribuzioni dei bacini finora ritenuti bizantini, delle chiese di S. Antonio in Polesine e di S. Maria in Castagnola, presso Chiaravalle, per i quali l'analogia 58 GELICHI 1987b, discussione p Vedi nota LAZZARINI-CANAL 1983, p. 31 e tavv. VIII-X. 61 Vedi nota 42. Per stabilire la provenienza dei bacini è comunque indispensabile un'osservazione ravvicinata dei pezzi e l'analisi mineralogica del biscotto 62 GELICHI 1984, p. 384; IDEM 1987b, pp e pp La massima produzione di graffita S. Bartolo potrebbe coincidere con un periodo di scarsa attività del convento, intorno ai primi decenni del XIV secolo, anche se questa assenza potrebbe essere legata ad altri fattori.

29 è evidente e con buone probabilità, anche delle chiese greche di Merbaka e di S. Demetrio a Krokeai, nonché delle ceramiche dagli scavi di Corinto, pubblicate dalla Mackay Gli ormai numerosi reperti veneziani di graffita S.Bartolo, finora documentata per lo più nelle regioni padane e alto-adriatiche, costituiscono un inedito repertorio del luogo d'origine di questa produzione. Sarebbe ormai opportuno rivedere anche le denominazioni di queste prime produzioni veneziane, innanzitutto della cosiddetta tipo S. Bartolo che, alludendo ad una chiesa del Ferrarese, impedisce una immediata associazione alla produzione lagunare. [235] Se il termine non è ormai troppo radicato, considerando che il primo ritrovamento di scarti di fornace di questa tipologia proviene dal sito di Malamocco, proporrei di definirla piuttosto tipo Malamocco. Quanto alla graffita che presenta analogie con i bacini della Commenda di Faenza, si potrebbe forse definire graffita veneziana delle origini o tipo S. Leonardo (dal nome della località dove è stata rinvenuta in maggior numero). 5. Infine sono stati forniti nuovi argomenti a sostegno dell'ipotesi di una continuità tra le prime produzioni graffite veneziane e il successivo linguaggio padano della graffita arcaica. Non è del tutto improbabile che alcune novità tecniche (colore e spessore dell'ingobbio e della vetrina; progressiva limitazione del rivestimento esterno) e decorative (come l'introduzione del motivo della palmetta) possano essere testimonianza di un contatto con altre esperienze, anche di origine occidentale 65. Ma è anche possibile che la fonte di ispirazione sia stata più vicina, costituita ad esempio dalle opere musive che tra la fine del XIII e i1 XIV secolo andavano ricoprendo le cupole e le volte della basilica di S. Marco 66 o dai tessuti anatolici e orientali che nel XIV secolo furono importati in grande quantità a Venezia 67. Si tratta comunque di innovazioni innestate su di una tradizione già ben consolidata, la cui impronta si manifesta con una persistenza di motivi e di forme, che caratterizza la graffita arcaica padana rinvenuta nell'attuale Triveneto 68. D'altra parte I'esistenza di una produzione lagunare di graffita arcaica padana, è già stata comprovata dal rinvenimento di un butto di scarti di fornace nella località di Campalto 69. FRANCESCA SACCARDO 64 MACKAY 1967, pl. 62 nn. 7; p. 265 n. 16; p. 269 n Per quanto riguarda l'ingobbio, l'uso parsimonioso nelle tipologie del primo XIV secolo potrebbe essere stato legato a difficoltà di approvvigionamento o al costo di questo materiale. Nel Capitulare Artis Scutelariorumm de petra veneziano, un capitolo del 1307 (citato dal1'urbani DE GHELTOFF 1878, P. 19) allude ad una scarsa disponibilità del Blancum, estratto dalle cave del vicentino, allora soggette al dominio di Padova (MUNARINI 1986, p. 58). 66 Due cupole sono decorate con motivi a palmette di foggia simile a quelle della graffita arcaica padana (AA.VV. 1990b, pp. 66 e 32). 67 ERDMANN 1966, pp ; ERICANI 1986, pp Si vedano ad esempio, le ceramiche graffite rinvenute a Torretta (AA.VV. 1986), a Padova (COZZA 1986); a Palazzo de Nordis a Cividale (TOMADIN 1988) e ad Aquileia (BERTACCHI et al. 1977). 69 CANAL-SACCARDO 1989 in stampa.

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32 Ringraziamenti Sono molte le persone alle quali voglio esprimere la mia riconoscenza, perché la loro disponibilità mi ha consentito la realizzazione di questo studio. Per i materiali recuperati al Forte di Malamocco, desidero ringraziare gli amici dell'equipe Veneziana di Ricerca: il presidente Giulio Pozzana, Franco Bon, Davide Calenda, Sergio Camuffo, Andrea Concina, Stefano Faccini, Roberto Fantoni, Maria Teresa Laghi, Ettore, Patrizia e Sara Lagomarsino, Giorgio Marchi, Marino Marinoni, Paolo Mel, Luigi Nicoletti, Paolo Pagnin, Roberto Ronchin, Enrico Sarpellon, Matteo Tegi, Andrea Verzegnassi e in particolare Gavrilo Zambon e Giuseppe Michielin. Ringrazio inoltre Arianna Annunziata, Paolo Cioce, Piero Fracasso, Federico Poggi, Doriana e Roberto Rigamonti, Enzo Rotondi, Roberto e Sandro Vaglio, Stefano, Lia e Alessandra Zabeo, Amleto Zennaro; Patrizia Bonamigo, Nadia Colombini, Francesco Coralli, Susanna D'Amato, Sandro Donaggio, Lidia Fersuoch, Riziero Giunti, Sibylle Heller, Giacomo Minassian, Mieke van Molle, Franco Pietrobon, Silvia Trevisanello. Sono molto grata anche al sig. Giampaolo Regazzo e al sig. Luigi Scarso per I'appoggio fornito ai volontari. Un ringraziamento particolare all'amico Sergio Camuffo, per I'accurata esecuzione dei disegni e ai colleghi Paolo Fuga, per la paziente battitura del testo e Dino Zanella, per le riproduzioni fotografiche; agli amici Lorenzo Lazzarini per le analisi mineralogiche, Sauro Gelichi e Maria Michaelidou per la bibliografia gentilmente fornitami ed Ernesto Canal per i preziosi consigli. Ringrazio infine mio marito, Antonio De Lorenzi, per il suo paziente aiuto, e tutti coloro che involontariamente non avessi citato. Abbreviazioni bibliografiche Byzantine = Recherches sur la céramique byzantine ( Bulletin de Correspondance Hellénique, suppl. XVIII), ed. V. Déroche-T.M. Spieser, Athénes 1987 (= Paris 1989). Padova = La ceramica graffita medievale e rinascimentale nel Veneto, Padova 1987 ( = 1983). Siena = La ceramica medievale nel Mediterraneo Occidentale, Siena-Faenza (= Firenze 1986). Bibliografia AA.VV., 1958, Storia di Venezia. Dalle origini del Ducato alla IV Crociata, vol. II, Venezia. AA.VV., 1986, Il ritrovamento di Torretta. Per uno studio della ceramica padana, Venezia. AA.VV., 1988, San Giacomo in Paludo. Un'isola da recuperare, Venezia. AA.VV., 1990a, La ceramica nel Veneto. La terrraferma dal XIII al XVIII secolo, Verona. AA.VV., 1990b, San Marco. I mosaici, la storia, l'illuminazione, a cura dell'enel, Milano. I.BALTRUSAITIS, 1982, I1 medioevo fantastico, Milano. L. BERTACCHI et al., 1977, Ceramiche dal XIV al XIX secolo dagli scavi archeologici di Aquileia, Aquileia. H. BLAKE, S. NEPOTI, 1984, I bacini di S. Nicolò di Ravenna e la ceramica graffita medievale nell'emilia Romagna, Faenza, LXX, pp E. CANAL, F. SACCARDO, 1989, Un butto di fornace veneziana tra XIV e XV secolo, Archeologia Veneta, XII, pp R. CESSI, 1958, Politica, Economia, Religione, in AA.VV. 1958, pp

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