Modulo 1- Psicologia sociale I PREADOLESCENTI COME OGGETTO DI STUDIO DELLA PSICOLOGIA SOCIALE

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1 1 Modulo 1- Psicologia sociale I PREADOLESCENTI COME OGGETTO DI STUDIO DELLA PSICOLOGIA SOCIALE Patrizia Selleri Indice 1. Introduzione (Scheda 1 - Tante psicologie, un solo Uomo) 2. Chi sono gli psicologi sociali? (Scheda 2 - Autoritarismo e democrazia ) 3. Un grande interrogativo: chi è l uomo? (Scheda 3 Ciao mamma, come stai?) 4. Conoscere gli altri (Scheda 4 - Chi lavora di più in casa?) 5. Gli atteggiamenti sociali (Scheda 5 Atteggiamenti, valori, conflitti)) 6. L amicizia (Scheda 6 L aggressività: fattore innato o acquisito?) 7. I gruppi (Scheda 7 La coerenza nei gruppi ) 8. Riferimenti bibliografici per approfondimenti Guida per la lettura Nel testo troverete i seguenti avvertimenti: Attenzione! Indica un punto importante su cui riflettere Confronta Indica i collegamenti con altre parti del testo Indica un brano tratto dalla Fattoria degli Animali di G. Orwell Indica una scheda che contiene esempi sull argomento trattato

2 2 1. Introduzione Chi non conosce La fattoria degli animali pubblicata da George Orwell nel 1945? Probabilmente nessuno, ma se ci fosse qualcuno che ancora non avesse letto il libro almeno una volta questo è il momento per farlo! Un approccio alla psicologia sociale come disciplina che si occupa di approfondire i rapporti fra gli individui ed i gruppi e che ha, come vedremo, dedicato molto spazio allo studio del processo di socializzazione, può avvenire proprio attraverso una lettura curiosa delle pagine del capolavoro di Orwell. Noi ne riporteremo alcuni passaggi, con lo scopo di far riflettere i lettori sulla natura assolutamente concreta e quotidiana dei fenomeni studiati dagli psicologi sociali i quali, utilizzando anche dispositivi sperimentali sofisticati, hanno mostrato il rapporto diretto che esiste fra comportamento individuale e collettivo, fatto di influenze reciproche, di stereotipi, giudizi, pregiudizi ed attribuzioni, di forme comunicative e di aspetti emotivi e cognitivi. Durante il giorno era corsa voce che il Vecchio Maggiore, il verro Biancocostato premiato a tutte le esposizioni, aveva fatto la notte precedente un sogno strano che desiderava riferire agli altri animali. Era stato convenuto che si sarebbero riuniti nel grande granaio ( ) Compagni, già sapete dello strano sogno che ho fatto la notte scorsa, ma di questo parlerò più tardi. Ho avuto una vita lunga, ho avuto molto tempo per pensare mentre me ne stavo solo, sdraiato nel mio stallo, e credo di poter dire d avere compreso, meglio di ogni animale vivente, la natura della vita su questa terra. Di questo desidero parlarvi. (Cap.1, pag.5-6) 1 1 I brani sono tratti da:

3 3 SCHEDA N.1 Tante psicologie, un solo Uomo Il campo d'indagine della psicologia è da sempre lo studio dell'uomo, del suo modo di pensare, di agire e di provare sentimenti, sia in relazione alla crescita ed allo sviluppo del singolo individuo sia in relazione alla vita nei gruppi sociali. Sulla base degli interessi che hanno stimolato nei ricercatori l'approfondimento di alcuni di questi temi, nel panorama della psicologia contemporanea si possono individuare molte correnti di studio che rendono complessa una illustrazione sistematica della materia, ma rispetto alle quali occorre sottolineare i rischi di un applicazione troppo rigida di eventuali schematizzazioni. Un possibile criterio per delineare un quadro di riferimento in cui inserire i principali contributi di ricerca è quello di distinguerli sulla base degli argomenti attorno ai quali si raccoglie il maggior numero di studi e di ricerche: - la psicologia fisiologica affronta in modo specifico le relazioni esistenti tra il comportamento e le caratteristiche neurofisiologiche degli individui; infatti oltre allo studio dei grandi processi psicologici (apprendimento, memoria, motivazione ed attenzione) sulla base del funzionamento cerebrale, viene approfondito anche il modo in cui la chimica del cervello riesce ad influenzare l'umore o le emozioni. In altre parole, sapere come funziona il nostro corpo, approfondire il progetto biologico che attraverso un lungo processo evolutivo ci porta ad essere quello che siamo ed anche pensare al nostro cervello come ad un sofisticato sistema di controllo, stimolato da agenti chimici, costituisce un approccio utile ed interessante allo studio del comportamento individuale; Orwell G. (1945) Animal Farm. Tr.it. La fattoria degli animali, Milano, Mondadori 1947.

4 4 - la psicologia dello sviluppo, o dell arco di vita, studia i cambiamenti che si verificano dalla nascita fino all e ultime fasi della vita, con particolare attenzione agli apprendimenti caratteristici dell'infanzia e dell'adolescenza; in questo senso, considerando il potenziale di novità legato ad ogni età della vita, si potrebbe parlare più correttamente di psicologia dell arco di vita. In ogni caso il maggior numero di studi è stato condotto sui neonati, sui bambini e sugli adolescenti, affrontando i temi relativi allo sviluppo del pensiero e del linguaggio, delle abilità espressive, rappresentative e motorie; - la psicologia clinica prende in esame il problema del disagio psichico, cioè delle difficoltà di natura individuale e relazionale che impediscono alle persone di vivere una vita serena insieme agli altri. Il lavoro clinico, accanto alla ricerca sulla eziologia dei disturbi, prevede la formulazione di ipotesi di intervento diretto, sull'individuo o sul nucleo familiare di appartenenza, volte ad alleviare le difficoltà di chi vive momenti difficili; - la psicologia sociale approfondisce il rapporto tra il singolo individuo ed i gruppi sociali a cui appartiene, come la famiglia, i coetanei, le associazioni politiche o religiose. Hanno ampio risalto i problemi legati al modo in cui le persone danno giudizi sugli altri, attribuendo ad essi alcune caratteristiche che servono a mantenere salde le distanze psicologiche, così come è interessante lo studio di alcune particolari forme di conoscenza, chiamate rappresentazioni sociali, strumenti di interpretazione della realtà condivisi tra gli individui appartenenti ad un medesimo gruppo sociale; - la psicologia dell'educazione si occupa dei processi psicologici che avvengono in un particolare contesto, appunto quello scolastico o meglio e più in generale nei contesti formativi; principalmente sono oggetto di studio i rapporti tra insegnante ed alunni, le strategie di apprendimento e le difficoltà incontrate dai ragazzi nelle materie di studio; - la psicologia del lavoro è un ambito relativamente recente, che rapidamente sta assumendo molta rilevanza, soprattutto per le richieste che giungono dal mondo economico, interessato ad ottimizzare il rapporto tra risorse umane e sistemi di

5 5 produzione, sia per quanto riguarda la selezione delle persone più idonee a ricoprire determinati incarichi e mansioni sia per migliorare il funzionamento delle organizzazioni; la psicologia di comunità studia i funzionamenti psico-sociali e relazionali esistenti nelle comunità umane, siano esse scuole, ospedali o centri di accoglienza per minori, trattando l'ambiente come un elemento su cui agire per modificare i comportamenti delle singole persone. 2. Chi sono gli psicologi sociali? La psicologia sociale è una disciplina che ha punti di contatto con molte altre discipline tra cui la sociologia, per quanto riguarda gli studi sulla struttura e l organizzazione della società; l antropologia, in relazione all approccio transculturale; la linguistica, per tutto ciò che attiene al linguaggio come strumento di comunicazione sociale. Questo non significa che la psicologia sociale manchi di una propria identità, quanto piuttosto che i confini della disciplina si definiscono nel rapporto costruttivo e dal confronto con ambiti di ricerca diversi. D altro canto la psicologia sociale studia da decenni i modi in cui i processi intraindividuali, riferiti ad ognuno di noi come singolo individuo, si articolano nel mondo sociale divenendo processi interindividuali, riferiti quindi ad insiemi di individui che condividono luoghi, ruoli sociali, idee ed ideologie. Dunque, compagni, non è chiaro come il cristallo che tutti i mali della nostra vita nascono dalla tirannia dell uomo? Eliminiamo l uomo e il prodotto del nostro lavoro sarà nostro. Prima di sera potremmo divenire ricchi e liberi ( ) Questo è il mio messaggio a voi, compagni: Rivoluzione! (Cap.1, pag.8)

6 6 Nel 1895 il giornalista Gustave Le Bon pubblica un lavoro ormai passato alla storia, La psicologia delle folle, in cui egli esamina l agire degli individui che si trovano in gruppi numerosi: parla di capi e gregari, di potere e dipendenza, di comportamenti che emergono solo nei momenti di grande eccitazione collettiva; il suo fantasma è il socialismo che avanza, sono le lotte proletarie, è il timore che la borghesia perda i propri privilegi, ma è comunemente accettato che il lavoro di Le Bon sia l origine della psicologia sociale europea. Negli Stati Uniti il clima politico e culturale dell epoca è radicalmente diverso; è un paese in espansione, ben disposto ad accettare le novità dove l idea di industria e di progresso accelera enormemente lo sviluppo sociale. Fortissime sono state le ondate immigratorie ed in breve tempo la società si trova organizzata in gruppi più o meno numerosi, importanti, potenti: c è la nazionalità, la religione, il ceto sociale; il mito del self-made-man è realtà, il benessere si può raggiungere anche partendo da condizioni disperate, il sogno americano avanza. Comportamento individuale e caratteristiche della collettività sono il capo di studio di sociologi e psicologi; gli psicologi entrano nelle fabbriche, studiano le condizioni lavorative dei dipendenti per migliorare la produzione; il behaviorismo 2 è l ambito culturale da cui gli psicologi sociali prendono lentamente, ed un po faticosamente, le distanze. La prima metà del XX secolo è stato comunque il periodo di affermazione della psicologia sociale, soprattutto attraverso l apporto di personaggi illustri come Kurt Lewin, nato nel 1890 in un paesino prussiano e morto nel 1947 negli Stati Uniti, dove era emigrato prima della seconda guerra mondiale a causa della persecuzione contro gli ebrei. Egli elabora la Field-Theory, o teoria di campo, una rappresentazione geometrica dei rapporti fra individuo e mondo sociale, una configurazione di elementi e di

7 7 forze che costituiscono un sistema di relazioni umane; il campo è l insieme degli elementi presenti in un certo momento dell esperienza individuale: un primo gruppo di elementi rappresenta lo spazio di vita del soggetto quindi l esperienza soggettiva, un secondo gruppo lo spazio, conosciuto ed oggettivo, che in quel momento è esterno all esperienza soggettiva, un terzo gruppo rappresenta il confine fra la dimensione soggettiva e quella oggettiva ed è il luogo in cui il soggetto agisce concretamente. In questa prospettiva il comportamento dell uomo è sempre spinto da desideri e motivazioni, da scelte e decisioni, da bisogni ed aspirazioni e l individuo, in quanto appartenente ad un campo, non può quindi essere studiato senza considerare il contesto in cui egli si trova in quel preciso momento. Così l individuale ed il sociale si trovano sempre articolati fra loro in modo dinamico poiché, riprendendo le parole dell autore Tale procedimento rispecchia una delle fondamentali proprietà della vita di gruppo. Qualsiasi tipo di azione di gruppo o di azione individuale, compresa quella del folle, è regolato da processi causali circolari del seguente tipo: la percezione individuale o la rilevazione dei fatti come ad esempio, un procedimento di clacolo è connessa con l azione individuale o con quella di gruppo in modo tale che il contenuto della percezione o della rilevazione dei fatti dipenda dal modo in cui la situazione viene mutata attraverso l azione. Il risultato della rilevazione dei fatti influenza a sua volta l azione o la guida (Lewin 1951, tr.it 1972, pag. 261). 3 Stimolati dalla riflessione di Lewin gli psicologi sociali indirizzano quindi i loro interessi sui rapporti fra individuo e gruppo; si studia il sistema di giudizi e di 2 Il termine è molto usato in psicologia per riferirsi alla corrente comportamentista (paradigma Stimolo-Risposta) e neo-comportamentista, (paradigma Stimolo-Risposta- Stimolo) 3 Lewin K. (1951) Field Theory in Social Science, New York, Harper & Row. Tr. it Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, Bologna, Il Mulino, 1972.

8 8 pregiudizi, l attribuzione causale, l autoritarismo, l interazione sociale, il processo di socializzazione, la dinamica dei gruppi ed i processi di influenza fra gruppi sociali. Attorno agli anni 60, però, la strada della psicologia sociale torna ad essere separata dall oceano. Negli Stati Uniti si sviluppa la corrente del cognitivismo, che cerca di ricostruire i processi di elaborazione del pensiero attraverso la realizzazione di modelli di funzionamento, fino a teorizzare che l uomo elabori le informazioni attraverso un procedimento sequenziale simile a quello compiuto dal computer; in Europa c è invece un rinnovato interesse per le componenti sociali dell esperienza umana, si studiano i processi di categorizzazione all interno dei gruppi e fra gruppi diversi, le rappresentazioni sociali costruite nella vita quotidiana e condivise dai gruppi sociali, il linguaggio come costruzione sociale del pensiero e delle idee. SCHEDA N.2 Autoritarismo e democrazia Nel 1939 Lewin Lippitt e White, probabilmente stimolati dal clima dell epoca, condussero una ricerca sugli effetti dello stile di conduzione dei gruppi. Furono formati dei gruppi di ragazzi di anni, tutti maschi ed omogenei per età, scuola frequentata e condizione socio-economica, ai quali fu dato il compito di costruire insieme degli oggetti, durante ore pomeridiane di attività extrascolastiche; ogni gruppo era guidato da un responsabile che, seguendo il disegno sperimentale, poteva comportarsi in modo direttivo ed autoritario (decidere l attività, assegnare i ruoli, dare premi e punizioni senza spiegare il perché); oppure in modo democratico lasciando spazio alle idee dei ragazzi, favorendo la loro organizzazione, facendo valutazioni positive con fare scherzoso; oppure

9 9 poteva limitarsi a intervenire solo su richiesta, lasciando fare i ragazzi, senza aiutare nei momenti difficili (laissez-faire è il termine usato per indicarlo). A metà degli incontri il responsabile veniva cambiato e sostituito da un altro, che adottava uno stile di conduzione del gruppo diverso. Dalle osservazioni condotte apparve subito evidente come i gruppi democratici favorissero la collaborazione fra i membri ed un clima di soddisfazione generale per il lavoro svolto, mentre nei gruppi autoritari le tensioni erano molto frequenti e sfociavano spesso in fenomeni di aggressività manifesta nei confronti di alcuni membri, i capri espiatori di una situazione difficile per tutti; oppure nei gruppi autoritari si assisteva gradatamente all emergere di fenomeni di apatia e disinteresse per i membri del gruppo e per il lavoro. Per quanto riguarda il lavoro prodotto, mentre all inizio furono i gruppi a conduzione autoritaria ad avere risultati migliori, dopo breve tempo i gruppi democratici riuscirono a realizzare più lavoro ed anche di qualità migliore; i gruppi autoritari si irrigidivano nelle procedure, cominciavano a soffrire se mancava il leader o se c erano novità e cambiamenti imprevisti. I gruppi a conduzione laissez-faire si dimostrarono disorganizzati, in difficoltà nell arrivare a concludere i lavori, senza una strategia generale di suddivisione dei compiti, carenti quindi di una guida. L esperimento è stato condotto 60 anni fa, ma i risultati ci possono far riflettere anche oggi. Gli operatori sociali sono in grado di affrontare un problema adottando un ottica di campo lewiniano? In altre parole, quando in classe, in un centro giovanile, in un soggiorno estivo vediamo un gruppetto di ragazzi apatici e disinteressati, siamo in grado di non giungere subito a conclusioni individualiste ( non gli interessa niente, non è motivato ) ma di considerare, per esempio, il clima sociale creato da chi ha la responsabilità del gruppo? E inoltre, quante volte la conduzione democratica si confonde con quella laissezfaire? Siamo tutti sicuri che

10 10 Approfondiremo il nostro percorso affrontando altri temi. NOTA: per un maggior dettaglio dell esperimento si veda Carugati F., Selleri P. (1996) Psicologia sociale dell educazione. Bologna, Il Mulino, pag Un grande interrogativo: chi è l uomo? La psicologia si è da sempre interrogata su una delle domande fondamentali della vita e cioè Chi sono io?..ho dodici anni e ho avuto più di quattrocento figli. Questa è la naturale vita di un maiale. Ma nessun animale sfugge infine al coltello crudele. Voi, giovani lattonzoli che mi sedete dinanzi, voi tutti entro un anno griderete per il fuggir della vita. (Cap.1, pag.7-8) Per la psicologia sociale un contributo importante è quello offerto da G.H. Mead nel Partendo dall analisi del comportamento sociale degli individui, l autore ricostruisce le tappe dello sviluppo dell identità, che inizia nei primi anni di vita, quando attraverso la relazione con gli adulti il bambino interiorizza una sorta di "conversazione a gesti" ed impara a condividerne i l significato; sono i gesti e le parole che si riferiscono proprio a lui, che hanno lui come oggetto. E questo processo che dà origine al Sé, poiché il bambino impara gradualmente ad essere consapevole di se stesso, a riconoscersi come diverso e separato dagli altri, acquistando un individualità via via sempre più precisa. Quindi il Sé e la Mente non esistono alla nascita, ma sono il frutto delle relazioni e dell esperienza sociale; lo sviluppo dell identità è quindi favorito dalla qualità delle relazioni familiari,

11 11 dai gruppi di riferimento, dalle istituzioni che accolgono il bambino nel corso dello sviluppo. Il gioco dei bambini ha una funzione costruttiva in questo processo; il gioco libero è quello in cui il bambino gioca a qualcosa, al poliziotto, alla mamma, alla maestra assumendo ruoli diversi; spesso gioca considerando se stesso un personaggio, per esempio quando si offre un dolce o si parla come se fosse una seconda persona; possiamo dire che queste sono le prime dimostrazioni dell aver compreso che nel mondo sociale esistono altri individui, quasi delle comparse nella sua attività rappresentativa. Il discorso cambia quando il gioco da libero diventa organizzato ; ci sono ruoli precisi da ricoprire in accordo con i compagni, ci sono regole da rispettare reciprocamente, non è più sufficiente trattare gli altri come comparse, ma occorre riconoscere loro un ruolo di attori, accettando la loro visione del gioco. Mead parla a questo proposito della necessità di assumere la prospettiva di un Altro generalizzato, cioè del gruppo o della comunità sociale cui il bambino appartiene, in questo modo il bambino diventa un membro cosciente nel gruppo dei compagni e, più in generale, della società. E a partire da questa tappa importante che il Sé del bambino inizia a costruirsi come oggetto, riconoscibile nel tempo e nelle situazioni; in esso si possono riconoscere due aspetti diversi, in costante dialogo fra loro: - l Io che rappresenta il Sé come soggetto vero e proprio; è la parte creativa del Sé, quella capace di modificarsi in relazione agli altri, - il Me che rappresenta il Sé come oggetto; è la parte che raccoglie i giudizi ricevuti dagli altri sull Io. L articolazione fra le due componenti ne rispetta le specificità; il Me indirizza l Io verso i comportamenti più adeguati nelle diverse situazioni; l Io possiede le risorse per porsi agli altri in modo tale da far variare anche i reciproci giudizi. L identità è la nozione che offre al Sé la dimensione spazio-temporale: sono e resto me stesso nel tempo ( quando ero piccolo, l anno scorso e l anno che verrà) e nello spazio (a casa, a scuola, con gli amici).

12 12 La conoscenza di Sé è poi diversa dalla consapevolezza di Sé; il secondo termine indica un livello di elaborazione cognitiva superiore al primo, poiché implica sapere..di sapere chi sono! In altre parole la consapevolezza di Sé entra in gioco quando dobbiamo fermarci a riflettere su noi stessi, sulle nostre idee e sulle nostre azioni. La conoscenza di Sé, invece, si articola attraverso diverse componenti, tutte del medesimo livello: - la percezione di sé, con le proprie caratteristiche individuali, fisiche e psichiche; - la rappresentazione di sé, legata al riconoscimento fisico; - il concetto di sé, comprendente ciò che ogni soggetto conosce su se stesso anche in relazione al giudizio degli altri; la presentazione di sé, relativa alle caratteristiche che ogni individuo sceglie di far conoscere agli altri nelle diverse situazioni sociali. Per fare un esempio, pensiamo alle persone che subiscono un serio intervento di chirurgia plastica al volto: la conoscenza di Sé ne viene inevitabilmente riorganizzata, poiché cambia la percezione e la rappresentazione di sé, tanto che spesso dopo l intervento i soggetti dichiarano di non riconoscersi più. Vorremmo richiamare il lettore sull eco che la prospettiva psico-sociale di G.H Mead può avere nella parte di memoria in cui sono accatastate le informazioni sulla psicologia ; diciamo questo in tono scherzoso perché è molto difficile immaginare a priori le conoscenze che il pubblico può avere nell ambito di un settore scientifico. Chi ha studiato psicologia sarà riuscito a collocare al posto giusto il pensiero di Mead, ad altri saranno venuti in mente altri autori, per esempio Piaget, che ha studiato nei medesimi anni il gioco dei bambini (i suoi figli!) ed ha individuato l imitazione differita come momento in cui ha inizio l attività rappresentativa, caratteristica del passaggio ad uno stadio di sviluppo seguente; ma attenzione, Piaget studia lo sviluppo cognitivo, per lui il riconoscimento di se stessi è un espressione di intelligenza; oppure Freud, quando parla di Es, Io e Super Io, ma in questo caso siamo di fronte ad una teoria dello sviluppo affettivo ed emozionale e non dell identità.

13 13 Ciò che ci preme sottolineare è che sul medesimo individuo possono coesistere più teorie che lo riguardano; alcune teorie sono più individuali di altre, ognuna di esse tratta un aspetto dell individuo; parlare di un qualsiasi soggetto utilizzando una sola teoria (o un solo approccio interpretativo) significa compiere un operazione riduttiva; la difficoltà del lavoro sociale risiede anche nella difficoltà di poter considerare gli individui in una prospettiva longitudinale: ciò che io sono oggi va messo in relazione con ciò che sono stato e con le mie aspettative sul futuro. Naturalmente il dibattito scientifico sull identità e sullo sviluppo del Sé, nei settanta anni seguenti il contributo di G.H.Mead, si è arricchito di molti contributi importanti; per esempio in ambito cognitivista 4 il Sé viene descritto come un sistema di conoscenze reticolare, in grado di guidare l elaborazione delle informazioni provenienti dall esterno e di immagazzinarle in memoria all interno di un sistema di rappresentazione concettuale centrato sul Sé; più è forte il legame fra l informazione raccolta e la rappresentazione di Sé, più rapidamente l informazione entrerà a far parte del Chi sono io. Facendo un esempio: se io so di essere una brava cuoca ed uso questa informazione per rispondere alla domanda Chi sono io?, essere riuscita a preparare una cena per venti persone sarà immagazzinata come complimenti ricevuti dagli ospiti e l informazione potrà essere usata per confermare una caratteristica della mia identità a cui tengo molto. Vale la pena di sottolineare che, ancora una volta, gli approcci teorici non si escludono a vicenda, ma lo sforzo dei ricercatori dovrebbe proprio essere quello di favorirne l integrazione. 4 Markus H., Sentis K.P. (1982) The self in social information processing, in J. Suls (a cura di) Psychological perspectives on the self, vol. I, Hillsdale (NJ) Erlbaum.

14 14 SCHEDA 3 Ciao mamma, come stai? Il brano seguente è tratto da un volume un po particolare, scritto da un agente della Polizia di Stato che ha lavorato per un certo periodo di tempo a contatto con l Ufficio Minori della Questura di Bologna. Vi si raccontano le due facce della stessa medaglia: la difficoltà degli agenti e dei minorenni nel cercare vie d uscita in percorsi di vita spesso segnati da tanti problemi. Chi scrive è un ragazzo di 17 anni, che ha finto una falsa identità per abbandonare una famiglia in cui non si era mai sentito accettato; affidato ai servizi sociali decide dopo qualche mese di scrivere alla madre: Ciao mamma, come stai? Ti scrivo per farti sapere che sto benissimo e che non mi manca niente. Vi sarete domandati dove sia finito e perché, fini adesso non mi sono fatto sentire, con questa mia lontananza ti dimostro che ormai so cavarmela da solo. Non potevo più vivere con voi, stavo impazzendo: non venivo mai ascoltato e nessuno si curava dei miei problemi ( ) Io non riuscivo mai ad avere la mia tranquillità e non avevo mai un momento per pensare a me stesso, tu sapendo dei miei problemi a scuola dicevi che i problemi me li inventavo io e volevi avere per forza ragione. Tutti mi dicevate che ero fissato, e poi gli stessi problemi al lavoro per cui venivo trattato male in tutti i posti. ( ) Crescendo si cambia, sia il carattere che il modo di vedere le cose e si hanno altre esigenze ( ) Avevo il diritto di decidere della mia vita e ti parlavo delle mie aspirazioni, tutti però mi scoraggiavate e mi dicevate di lasciare perdere. Sono partito quella famosa mattina di primavera senza dire niente in modo da non dover aver paura di essere trovato, era tutto premeditato. Da mesi ci pensavo e ho aspettato per vedere se ci sarebbero stati dei cambiamenti che non ci sono stati e ho preso la grande decisione. ( ) Qui vengo seguito da educatori e assistenti sociali che mi hanno fatto avere una borsa lavoro in una fattoria che mi permette di lavorare dalle 9.00

15 15 all una e di andare a scuola la sera ( ) a diciotto anni lavorerò in un canile, che mi permetterà di essere indipendente e di gestire bene la mia vita. ( ) Questa gente ha influito molto sulla mia personalità, sono cambiato come persona insicura ma sono un altro: non cammino più rigido e quando vado per strada non mi sento più osservato come prima. ( ) Questa è la mia nuova vita. Il lettore è invitato a fare un esercizio ed a trovare traccia, nelle parole di questo ragazzo, di quanto è stato detto a proposito della costruzione sociale dell identità. IL compito è piuttosto facile! Nota: il brano è tratto da Matrone M. (1995) Poliziotti e minorenni. Bologna, Cleub, pag Anche gli animali della fattoria, dopo l inizio della rivoluzione devono trovare una nuova identità ed il primo passo riguarda l abolizione degli abbellimenti a cui il padrone li obbligava Palla di Neve gettò pure sul fuoco i nastri con cui la signora Jones usava ornare le criniere e le code dei cavalli nei giorni di mercato. I nastri disse vanno considerati come i vestiti che sono il segno dell essere umano. Tutti gli animali devono andare nudi. (cap.2, pag.18) Attenzione! Per il discorso che qui ci interessa, cioè i preadolescenti, il tema dell identità è certamente da ritenersi di cruciale importanza; i cambiamenti che intervengono nella vita dei ragazzi sono talmente dirompenti da richiedere più di una riorganizzazione del Sé. Pensiamo al corpo che cambia quasi fino a non essere più riconoscibile, pensiamo

16 16 al varco che nella loro vita si apre con lo sviluppo sessuale, pensiamo al passaggio dalle scuole elementari alle medie inferiori e poi all ingresso nelle scuole superiori; nella loro esperienza quotidiana tutto cambia così rapidamente da dare la sensazione di non avere punti fermi a cui aggrapparsi. Ricordiamolo sempre, prima di trovarli strani o diversi! 4. Conoscere gli altri Nella nostra vita di relazione, fatta di scambi sociali e di conoscenza vecchie e nuove, ci interroghiamo molto spesso sulle persone con cui entriamo in contatto, cercando di individuarne i gusti, le opinioni, i tratti di carattere, la fede politica o le intenzioni messe in atto nei nostri confronti. Il percorso che porta dalla conoscenza generica di un altro diverso da noi è sempre un processo appassionante, costellato di conferme e di delusioni, di sentimenti piacevoli e di dubbi, ma che la termine offre, come premio, la possibilità di stabilire una relazione sufficientemente sicura con un exsconosciuto che ne frattempo è diventato una persona che riteniamo di conoscere. Nella Fattoria Padronale, trasformata in Fattoria degli Animali, tutti si conoscono abbastanza bene:..tutti lavoravano secondo la loro capacità ( ) Nessuno schivava o quasi nessuno. Mollie, è vero, stentava ad alzarsi al mattino e aveva un modo tutto suo di lasciar presto il lavoro ( ) E il comportamento del gatto aveva pure qualcosa di strano. Fu presto notato che quando c era lavoro da fare il gatto era introvabile. Spariva per ore intere ( ) ma portava sì eccellenti scuse e faceva le fusa tanto gentilmente che era impossibile non credere alle sue buone intenzioni (Cap.3, pag.25)

17 17 Nei fatti, però, le cose non vanno sempre via lisce, perché il tempo a nostra disposizione per la conoscenza dell altro è spesso molto scarso e la verifica delle nostre ipotesi può avvenire solo a distanza di mesi se non addirittura di anni. Quando gli individui cercano di sistematizzare le informazioni che possiedono su aspetti della realtà, nel caso specifico con le persone, elaborano i dati a disposizione cercando di dare loro coerenza, utilizzando anche indicatori che derivano dall esperienza individuale e collettiva. Infatti c è chi non si fida dei cambiamenti; quando nella Fattoria i maiali fondano i Comitati di Rieducazione dei Compagni Selvatici scoprono che non è poi così facile rieducare, perché le bestie selvatiche..continuavano a comportarsi come prima, e, se trattate con generosità, non facevano che approfittarsene. Il gatto si unì al Comitato di Rieducazione e per qualche giorno si mostrò molto attivo. Lo si vide una volta seduto sopra un tetto mentre arringava dei passeri che erano al di fuori della portata delle sue grinfie. Diceva loro che tutti gli animali erano ora compagni e che qualunque passero avrebbe potuto adesso venirsi a posare sulle sue zampe; ma i passeri si mantennero a rispettosa distanza (Cap. 3, pag.27 ) Il processo di categorizzazione è un modo per organizzare la propria esperienza sensoriale, cognitiva e sociale. Gli elementi che appartengono ad una categoria fanno riferimento ad un prototipo in essa contenuto, che possiede il maggior numero di caratteristiche comuni a tutti gli altri elementi. Per quanto riguarda le categorie di persone e le relative immagini prototipiche, le caratteristiche comunemente rilevate si riferiscono all aspetto fisico, al comportamento ed ai tratti di personalità come la gentilezza, l accuratezza o l incuria. Per esempio, gli attributi che costituiscono il prototipo della segretaria differiscono

18 18 da quelli del prototipo di artista non solo immaginandone l aspetto fisico (portare o non portare una divisa) ma anche dovendone immaginare la casa (ben curata in disordine), le abitudini nel tempo libero ( palestra serate di teatro d avanguardia), i gusti e le preferenze. La capacità di attribuire un elemento ad una categoria dipende quindi dalla maggiore o minore congruenza dell elemento con la nostra esperienza relativa al prototipo della categoria stessa; le conoscenze contenute in una categoria sono poi organizzate gerarchicamente, sistemate in classi e legate da rapporti di inclusione. Alcune caratteristiche di un elemento hanno poi una rilevanza maggiore nel processo di categorizzazione, poiché permettono di decidere più velocemente se l esemplare in esame appartiene alla categoria; inoltre i confini fra una categoria ed un altra sono molto influenzati dal contesto sociale e culturale in cui si trova il soggetto che deve decidere. Per esempio una ricerca condotta nell ambito della psichiatria 5 ha mostrato come gli psichiatri tendano ad avere immagini prototipiche molto ricche circa alcuni pazienti, come i maniaco-depressivi, usando però una serie di caratteristiche che derivano loro dalle definizioni presenti nei manuali di psichiatria; la categorizzazione in questo caso è quindi il prodotto di una ridefinizione di tipo professionale e pratico, guidato dalla conoscenza e dall esperienza. Per quanto riguarda più direttamente le persone, ci viene i aiuto la nozione di schema di persona, inteso come l insieme delle conoscenze relative ad fenomeno sociale; questa struttura può funzionare come un modello di riferimento per un particolare aspetto della realtà e permette quindi di riconoscere nelle nuove informazioni le caratteristiche che le fanno appartenere a schemi diversi. Ogni schema ha una parte costante, che definisce le caratteristiche costitutive del concetto a cui si riferisce, ed una parte che può variare. Facciamo un esempio: quale può essere lo schema riferito al concetto di pompiere? Un uomo, fra i trenta ed i quarant anni, muscoloso, che non ha paura ne dell acqua ne 5 Cantor e col. (1980) in Arcuri L. (1985) Conoscenza sociale e processi psicologici. Bologna, Il Mulino.

19 19 del fuoco ne di salire sulle scale ad altezze vertiginose; ora vediamo invece la parte dello schema che può variare: indossare una bella divisa arancione, trovarsi in mezzo alle fiamme o su una barca, dirigere i getti d acqua sulle fiamme o recuperare dai tetti delle case gli alluvionati. Inoltre quando le informazioni raccolte su una persona sono lacunose, lo schema offre la possibilità di completare i dati mancanti. Continuiamo l esempio precedente: se vediamo una uomo, con una bella divisa arancione e l elmetto salire una scala appoggiata ad un palazzo e dirigersi verso una finestra da cui esce fumo.attiviamo lo schema del pompiere e.gli attribuiamo la caratteristica di saper governare la paura! Le persone con cui entriamo in contatto equivalgono, per i nostri processi cognitivi, ad unità concettuali, poichè vi confluiscono un gran numero di informazioni; questo significa che, per esempio, nel ricordare una serie di eventi le persone in essi coinvolti fungono da indicatori e ci permettono di effettuare le prime categorizzazioni (siamo a casa al lavoro; la discussione era accesa pacata; ero d accordo in disaccordo). Inoltre alcune ricerche hanno indicato come il potere diagnostico delle informazioni, nei termini di organizzazione gerarchica delle conoscenze e di funzione-guida nello schema di persona costruito a partire dalla produzione di ipotesi sugli individui, sia maggiore se si parte da tratti a valenza negativa, in quanto sono soprattutto i comportamenti percepiti come anormali dall osservatore ad essere considerati indicativi di caratteristiche individuali negli osservati. In altre parole il comportamento aggressivo di un ragazzino potrebbe essere considerato come una sua caratteristica innata : è solo lui che ; è il suo temperamento..; è l unico della famiglia che..! (Attenzione! Si vada a confrontare la scheda 6 sull aggressività!) Però la variabilità presente nella vita di tutti i giorni è tale che spesso noi manchiamo degli schemi interpreatativi adeguati, per cui dobbiamo compiere ulteriori processi di

20 20 generalizzazione, come le inferenze di tipo causale, a cui facciamo ricorso quando cerchiamo di individuare le origini di un fenomeno, per poi tentarne una spiegazione. In molte situazioni quotidiane, dovendo fare scelte, esprimere giudizi o gestire un evento sociale per noi nuovo, siamo costretti a far ricorso ad alcune procedure semplificate di ragionamento dette euristiche. Quando dobbiamo decidere se un individuo appartiene o meno ad una categoria professionale (quest uomo è un pompiere sì o no?) possiamo utilizzare l euristica della rappresentatività, valutando in quale grado la persona che abbiamo di fronte possieda le caratteristiche salienti della categoria (è maschio; è muscoloso; ha la divisa..) e quindi vi appartenga. Un altra euristica comunemente utilizzata è quella della disponibilità, una strategia che permette di prevedere, per esempio, il comportamento di una persona a partire dalle informazioni sulla categoria già possedute (è un pompiere, quindi si comporterà come tutti gli altri pompieri che ho visto all opera..). Trattandosi, come è già stato detto, di procedure semplificate di tipo empirico, le fonti d errore sono naturalmente molto numerose utilizzando entrambe le strategie e per quanto riguarda l euristica della disponibilità alcuni studi hanno mostrato come venga frequentemente utilizzata in modo tendenzioso soprattutto se ci viene chiesto di esprimere un giudizio di natura sociale Da un alto, coerentemente col fatto che la nostra attenzione è attratta in modo selettivo dagli stimoli inconsueti, rispetto alle persone che per qualche ragione si trovano in una condizione di maggiore visibilità, è possibile che si verifichi una sovrastima delle loro qualità, per esempio la partecipazione all evento, dovuta in realtà al maggior numero di informazioni raccolte e disponibili per essere utilizzate; dall altro lato c è il problema della valutazione dell altro espressa in una situazione che mette in gioco anche la valutazione di noi stessi o del nostro operato, quindi la sovrastima potrebbe in questo caso avere una valenza fortemente egocentrica e riguardare solo l evidenza di aspetti negativi.

21 21 Queste tendenze sistematiche all errore sono indicate con il termine inglese bias; essi agiscono in tutte le fasi del processo inferenziale, partendo dal momento in cui raccogliamo informazioni su cui elaborare ipotesi e giudizi, perché anche la scelta di una particolare teoria di riferimento (L intelligenza di un alunno è un dono di natura o è una potenzialità che si sviluppa?), funzionante come una griglia di riferimento per scegliere le informazioni adeguate a verificarla, può essere un grave errore iniziale, che rende tendenzioso il processo di attribuzione di un giudizio. SCHEDA 4 Chi lavora di più in casa? In una ricerca condotta da Ross e Sicoly (1979) è stato affrontato il problema dei bias egocentrici utilizzando il problema dell attribuzione di responsabilità fa i coniugi. Sono state esaminate le risposte di 37 coppie di coniugi date ad un questionario in cui ognuno dei due doveva graduare su di una scala la quantità di responsabilità attribuita a se stesso nello svolgimento di venti attività domestiche, oltre all indicazione del modo in cui egli stesso ed il proprio partner contribuivano all esecuzione dell attività in esame. Considerando ogni coppia come unità d analisi gli Autori hanno individuato una precisa tendenza verso la sovrastima personale, sia per quanto riguarda la responsabilità sia per l impegno individuale. In altre parole è possibile che un attenzione diversa al proprio comportamento porti ad una maggiore disponibilità dell informazione nel momento del recupero. Infatti la conoscenza di noi stessi è un processo di natura esperienziale, interpretabile anche in termini di schema e quindi articolato in ricordi, comportamenti, aspettative e giudizi. (Attenzione! Rivedere gli aspetti relativi alla costruzione dell identità nel paragrafo 3) E chi provasse a fare la domanda a due genitori a proposito del figlio (responsabilità, impegno, attività )?

22 22 Il risultato sarebbe interessante e dovrebbe farci riflettere quando ascoltiamo ciò che le persone ci raccontano; raramente mentono consapevolmente, più spesso hanno delle distorsioni di giudizio, così come accade a noi in circostanze analoghe. Sono meccanismi cognitivi che esistono, funzionano in ognuno di noi, devono solo essere conosciuti per contenerne gli effetti Nota: i l lavoro di Ross e Sicoly (1979) si trova citato in Arcuri L. (1985) Conoscenza sociale e processi psicologici. Bologna, Il Mulino. 5. Gli atteggiamenti sociali Qual è il mio atteggiamento verso lo studio? Dipende! Per esempio, poiché mi piace molto leggere e scrivere, mi piacciono i testi di storia e di letteratura, non mi piace il latino perché non lo capisco, della matematica mi piacciono solo i problemi. Questa potrebbe essere una risposta data da un ragazzino qualsiasi interrogato sulla scuola frequentata e sulle abilità di studio. Il termine atteggiamento non è stato ancora definito, ma nessun lettore avrà sicuramente avuto dubbi interpretativi. Cos è un atteggiamento? Sono giudizi valutativi che derivano da informazioni di natura cognitiva (cosa penso), affettive ( mi piace-non mi piace) e comportamentali ( cosa ho fatto in passato cosa farò in futuro); si esprimono nei confronti di un oggetto sociale esterno al soggetto ed hanno una funzione regolatoria del comportamento individuale. Avere un atteggiamento significa quindi mettere in atto una valutazione (favorevole o sfavorevole) nei confronti di oggetti, persone, gruppi, ideologie e via di questo passo. Si potrebbe fare una semplice simulazione: occorrono alcuni amici riuniti a cena attorno ad un tavolo ed il padrone di casa che introduca nella conversazione un tema di grande attualità. Poi sarà sufficiente seguire il concatenamento dei discorsi :atteggiamenti favorevoli e sfavorevoli saranno sostenuti da argomentazioni logiche

23 23 (ho sempre pensato che ), passeranno rapidamente ad esprimere punti di vista personali (a me fanno molta paura ), si concluderanno con indicazioni sul comportamento (io fare ); la serata si potrebbe intitolare A cena con gli atteggiamenti! Poi i maiali decidono di costruire un mulino a vento, per fornire l energia elettrica alla fattoria..tutta la fattoria era profondamente divisa a proposito del mulino a vento. Palla di Neve non negava che la sua costruzione sarebbe stata difficile ( ) E dopo, dichiarava, si sarebbe risparmiato tanto lavoro che gli animali non avrebbero avuto bisogno di affaticarsi che tre giorni alla settimana. D altra parte Napoleon dimostrava che la grande necessità del momento era quella di accrescere la produzione dei viveri ( ) Gli animali si divisero in due fazioni ( ) Benjamin fu l unico che non parteggiasse né per l una né per l altra fazione ( ) Mulino o non mulino, diceva, la vita andrà avanti come è sempre andata, cioè male. (Cap.5, pag.44) Nessuno di noi è esente da atteggiamenti positivi e negativi, che nell esperienza individuale sono molto importanti essendo: - un eco del processo di socializzazione, un po come dire che gli atteggiamenti si imparano in famiglia ; a parte gli scherzi, condividere gli atteggiamenti verso determinati oggetti sociali è anche uno strumento di coesione dell individuo nel suo gruppo di riferimento, sia esso famiglia, scuola, lavoro o altro; - una tendenza a valutare nello stesso modo e quindi sul piano cognitivo sono un indicatore di maggiore o minore flessibilità nell accettare i cambiamenti; - uno strumento di conoscenza sociale, in quanto influenzano i processi di memoria e di giudizio;

24 24 - un modo per consolidare l immagine di sé, nel senso che l oggetto dell atteggiamento può essere un idea politica, un valore etico-morale, un ideale civile o religioso; - un elemento che indirizza il comportamento sociale, una predisposizione ad agire a favore o contro qualcuno o qualcosa. Forse non tutti siamo consapevoli del fatto che gli atteggiamenti si costruiscono in ognuno di noi anche solo per essere stati esposti all influenza dei mezzi di comunicazione; per esempio, quando un fatto di cronaca cruento viene trattato con molta rilevanza da giornali e televisione, quando vengono riportate sistematicamente le interviste con i diretti interessati, con le madri dei bambini scomparsi, con i parenti delle vittime e degli accusati, ognuno di noi acquista sempre maggiori informazioni sul fatto accaduto ed inizia a farsi un idea del fatto (cosa penso), a cui si unisce una componente affettiva ed emotiva (sono inorridito) ed una comportamentale (se accadesse a me io..). Inoltre se si possiede un esperienza diretta dell oggetto sociale, l atteggiamento è più preciso e radicato nell individuo, che lo difende con maggiori argomentazioni. Attenzione! Da questo momento in avanti cercheremo di focalizzare il discorso sui preadolescenti, poiché come abbiamo visto gli atteggiamenti sono il risultato di una costruzione sociale che inizia molto precocemente, forse oggi più precocemente di ieri se pensiamo, tanto per dirne una, a quanto i nostri ragazzini sono esposti alle fonti d informazione. Come può comportarsi un ragazzino di fronte ad un atteggiamento radicato in famiglia o nel gruppo dei pari? Può accettarlo senza riflettere, per acquiescenza, senza interrogarsi molto su ciò che lui pensa; è un modo per mostrare un accordo, spesso più di sola facciata, con le persone che lo circondano. Oppure il ragazzino può identificarsi con chi esprime l atteggiamento, arrivando a pensarla come lui e questo si verifica quando è fondamentale mantenere la relazione

25 25 con la fonte dell atteggiamento, sia essa un familiare, un adulto significativo (un professore, un capo scout, un religioso, un capo clan), un amico; in questo caso l atteggiamento è stabile e manifestato dal soggetto senza incertezze. In altri casi si ha un interiorizzazione dell atteggiamento, quando il ragazzino sulla base delle informazioni raccolte rivede i propri atteggiamenti e colloca quello nuovo in continuità o discontinuità con i precedenti, compiendo una riflessione sociocognitiva che riorganizza l intero sistema. Va da sé che in questo processo si possono generare molte situazioni conflittuali; possono essere conflitti interpersonali, quando per esempio gli atteggiamenti trasmessi in famiglia sono in contrasto con gli atteggiamenti manifestati dal gruppo dei pari; possono essere di natura intra-individuale quando per esempio l esperienza diretta dell oggetto ne mette in discussione l atteggiamento. Immaginiamo una situazione: l atteggiamento della famiglia verso la scuola è sempre stato positivo ed il comportamento dei genitori improntato all interesse; il ragazzino va alle scuole medie e capita (il termine indica proprio la grande casualità dell inserimento!) in una sezione dove: a gli alunni sono moto numerosi b sono stati fatti tre o quattro inserimenti di alunni difficili c c è un enorme cambio d insegnanti nel corso dell anno d un professore si dimostra molto amico dei ragazzi e per tenerli buoni non dà compiti, non interroga e fa discorsi sul fatto che sarà poi la vita a premiare i migliori. Il nostro ragazzino finisce col mettere in discussione il proprio atteggiamento verso la scuola e lo studio; pensava che la scuola media (oggetto sociale) fosse una certa cosa, gli piace di più o di meno di quanto si aspettava, come sceglie di comportarsi? Se si mette a non far niente come gli altri entra in conflitto con la famiglia, ma se continua a comportarsi come se niente fosse si mette in antitesi con il clima complessivo della classe. Naturalmente la risoluzione di questi conflitti, personali e relazionali, può essere migliore o peggiore in funzione dei diversi livelli delle variabili in gioco; se l atteggiamento raccolto in famiglia non è di sola acquiescenza allora la riflessione del

26 26 soggetto lo porterà comunque a mantenere il nucleo forte dell atteggiamento, variando solo un po il comportamento ( la scuola è importante, ma poiché non mi chiedono di lavorare io mi adeguo ); in caso contrario potrebbe essere l atteggiamento a modificarsi (ho sempre saputo che la scuola non mi piace, quindi adesso posso non fare niente). L esempio proposto è molto banale e semplicistico, ma il suo scopo è quello di far riflettere il lettore su come ogni comportamento, anche il più deprecabile, possa essere spiegato in vari modi e partendo da aspetti diversi dell esperienza soggettiva. Un altra considerazione: nel paragrafo 2 abbiamo parlato di stili autoritari nella conduzione dei gruppi; se provassimo a considerare la famiglia un piccolo gruppo così come la classe? Genitori autoritari ed insegnanti autoritari, oppure democratici o laissez-faire trasmettono i loro atteggiamenti ed i ragazzini acquiescenza? Identificazione? Interiorizzazione? Difficile fare una corrispondenza termine a temine, però c è spazio per riflettere! SCHEDA 5 Atteggiamenti, valori, conflitti Nel 1943 Newcomb studiò in un college americano il modo in cui si modificano gli atteggiamenti in una situazione che vede l influenza di gruppi di riferimento con atteggiamenti e valori diversi. All epoca della ricerca il college era frequentato quasi esclusivamente da studenti bianchi, protestati, di elevato ceto sociale, provenienti da famiglie conservatrici; il college aveva uno stile di vita molto democratico, in cui erano favoriti i rapporti sociali e gli scambi fra studenti ed insegnati. Il ricercatore fu colpito dal fatto che mentre le matricole dimostravano idee conservatrici, gli studenti più anziani mostravano atteggiamenti liberal-democratici;

27 27 decise allora di seguire un gruppo di studenti dall ingresso al college fino al diploma, in una ricerca longitudinale ed utilizzando questionari ed interviste. Nel gruppo studiato alcuni studenti dimostrarono un maggior cambiamento nei loro atteggiamenti politici; si trattava degli studenti meglio integrati nella vita del college, più rispettati dai loro compagni per le idee liberali professate, più distaccati dalla famiglia rispetto alla quale avevano assunto una posizione di messa in discussione e di indipendenza. E gli altri? Quasi l esatto contrario: più marginali nella vita di college, meno sicuri di sé, più dipendenti dalla famiglia. Come si può notare il cambiamento è spesso produttivo! Ciò che non sappiamo è il modo in cui le famiglie d origine abbiano accolto l inizio di questo cambiamento, se con disponibilità o chiusura, ma ancora una volta si coglie la stretta articolazione fra il sociale e l individuale. Nota: il brano è adattato da Trentin R. (1995) Gli atteggiamenti sociali, In L. Arcuri Manuale di psicologia sociale, Bologna Il Mulino. Newcomb T.M (1943) Personality and social change:attitude formation in a student community. New York, Rinheart & Winston. Per ragioni di correttezza, non conoscendo personalmente i lettori e quindi per non offendere in nessun modo il loro punto di vista, gli esempi che abbiamo fatto fino ad ora sono stati volutamente neutri, hanno riguardato oggetti sociali (come la scuola) su cui esprimere un atteggiamento non richiama più di tanto la sfera dei valori e delle ideologie. Però non possiamo non parlare anche di questo, infatti le ideologie vengono considerate concezioni generali sul mondo sociale da cui derivano gli atteggiamenti. Pensiamo alla pena capitale: siamo favorevoli o contrari? E l Aids è solo una terribile malattia o una sorta di punizione per aver avuto comportamenti sessuali discutibili? Pensiamo alle ondate di immigrazione nel nostro paese: abbiamo mai avuto atteggiamenti razzisti? Quando e per chi in particolare?

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