Famiglia, laboratorio quotidiano di cittadinanza attiva

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1 Presidenza Nazionale Famiglia, laboratorio quotidiano di cittadinanza attiva Contributo delle ACLI per II Conferenza Nazionale della Famiglia Famiglia Storia e futuro di tutti Milano, 8-10 novembre

2 Il documento è stato curato dall Area Politiche per la Famiglia, in collaborazione con il Dipartimento Welfare e la Funzione Studi. Hanno inoltre dato il loro contributo il Dipartimento Lavoro, la Funzione Formazione, le ACLI Colf e il CAF Acli. 2

3 1. Famiglia e bene comune La II Conferenza Nazionale della Famiglia è un occasione che le ACLI vogliono cogliere nella piena consapevolezza della mission associativa per esprimere la loro visione culturale, politica e sociale in ordine ad un soggetto la famiglia - che costituisce da sempre un luogo privilegiato del loro impegno. Questo documento intende anzitutto confermare questa centralità della famiglia, coniugandone il valore con la concretezza della attuale fase, al fine di elaborare proposte utili alla società civile e all intero Paese. Nel loro essere associazione di formazione e promozione sociale, le ACLI ribadiscono, per un verso, l orizzonte valoriale cui fanno riferimento, per l altro l intenzione di farsi carico della realtà familiare quale essa appare oggi, nella sua complessità e nella sua fragilità, ma soprattutto nella sua insostituibilità di luogo deputato alla nascita e alla custodia dei legami primari, all educazione, al dialogo e alla solidarietà, all ascolto e alla crescita delle persone, alla cura e all accoglienza, nel riconoscimento della dignità e della preziosità di ciascun componente della comunità familiare, in tutto l arco della vita. E dalla prossimità familiare che scaturiscono i legami di fraternità allargati all intera famiglia umana. La famiglia appare alle ACLI ancora e soprattutto oggi, nella difficile fase che l intero sistema dei rapporti sociali attraversa, una trama relazionale di costruzione di legami essenziali, di sperimentazione di solidarietà tra generazioni, di condivisione di risorse e obiettivi, di superamento dell individualismo in una superiore sintesi di vincoli e opportunità, di progetti di vita e di apertura all altro. Possiamo in sostanza definire la famiglia un laboratorio quotidiano per la ricerca e il conseguimento del bene comune, come prospettiva che ricompone le differenze nella fiducia e nella responsabilità, nella reciprocità e nel mutuo riconoscimento. La famiglia va sostenuta, accompagnata e riconosciuta in questo essenziale compito, che è umano e civile, interpersonale e istituzionale, così come solennemente affermato nel dettato costituzionale. Luogo originario e perciò decisivo per l apprendimento e il concreto esercizio dei beni relazionali, la famiglia non può e non deve essere lasciata sola. Questo è il senso delle analisi e delle proposte politiche contenuto in questo documento con cui le ACLI intendono dare il loro specifico contributo a questa Conferenza, in un ottica prevalentemente sociale e nell auspicio che si trovi finalmente una linea di coerenza tra affermazioni di principio e scelte politiche, tra valori e concrete misure di intervento. I bisogni della famiglia e al contempo le sue insostituibili risorse vanno messe al centro di ogni strategia di ricostruzione virtuosa del tessuto civile del nostro Paese. Il suo futuro non può prescindere da quello della famiglia, la sua rinascita economica, sociale e progettuale deve ripartire dalla decisività del suo ruolo. Occorre iniziare dalla centralità e dalla bellezza che l esperienza familiare rappresenta per allargare il nostro sguardo alla convivenza più ampia, alla quale essa prepara, educa e accompagna, offrendo alle persone una direzione e una garanzia di senso, in ogni stagione e condizione della vita. 3

4 2. La famiglia di fronte alla crisi La crisi economico finanziaria che a partire dall autunno 2008 ha investito pesantemente il sistema dell economia mondiale con gravi ricadute su persone e famiglie sta mostrando sempre più il suo vero volto. In Italia, ad oggi, secondo l ISTAT, sono poveri 2 milioni e nuclei familiari, ovvero il 10,8% delle famiglie residenti, cioè individui, pari al 13% della popolazione totale. La povertà è in aumento nel lungo periodo, soprattutto nel Meridione, dove dal 1997 al 2009 ha raggiunto la punta del 30%. Osservando la condizione delle famiglie nelle quali vivono i bambini in condizione di povertà relativa, nel 44% dei casi si tratta di famiglie composte da genitori e due figli; nel 25,8% nel nucleo familiare ci sono tre figli o più. Il 6,9% dei bambini poveri vive con un solo genitore e l 11% ha una famiglia con membri aggregati, per esempio anziani. Va poi ricordato che sul fenomeno della povertà materiale incide anche la fragilità delle relazioni familiari. In modo particolare, la crisi o la rottura dei rapporti fra i coniugi (separazioni, divorzi) spesso comportano forti disagi economici e rischio di impoverimento. La disoccupazione che ha raggiunto picchi elevatissimi ha fatto sì che le famiglie varcassero la soglia dell impoverimento, precipitando in stati di povertà tali da non consentirsi il pagamento di mutui e cambiali, faticando anche per la spesa ordinaria. Ammortizzatori sociali, cassa integrazione che sono costati 19 milioni di euro hanno arginato la situazione ma se non si sostengono le famiglie con misure strutturali, casa e lavoro in primis, va da sé che il potere d acquisto delle famiglie italiane diminuito di due punti % nello scorso anno continuerà la sua discesa. Aggiungiamo a tutto questo un fenomeno del tutto inusuale per il nostro paese: i padri separati ( secondo la Caritas), molti dei quali finiscono nel buco nero della povertà. Sono tutte situazioni che chiedono alla politica di mettere nell agenda delle sue priorità un sistema integrato di welfare che ponga al centro la famiglia. Le ACLI, nell affrontare il tema dell esclusione sociale, non possono quindi non considerare, insieme alla povertà delle singole persone, anche quella della famiglia, in quanto luogo insostituibile di produzione di legami sociali, di ricchezza materiale e relazionale, capace di accompagnare le persone nel corso della loro vita. La fragilità sociale sta sempre più assumendo il volto della famiglia, a partire dal disagio e dal rischio di esclusione che possono colpire anche uno solo dei suoi componenti. Ecco perché la famiglia va sostenuta con particolare attenzione alle singole persone e alla sua soggettività e integralità, contrastando i fenomeni di povertà materiale, culturale e relazionale che nascono e si sviluppano al suo interno e considerando il suo luogo di vita e territorio di appartenenza. Il fenomeno della povertà è infatti più diffuso nel Mezzogiorno, dove la quota delle famiglie povere è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese, tra le famiglie con un elevato numero di componenti (cinque o più), tra quelle con tre o più figli, soprattutto se minorenni. La povertà è, infine, fortemente associata a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali e all esclusione dal mercato del lavoro. 4

5 Va inoltre considerato che se nel Sud del Paese l esclusione sociale delle famiglie è maggiormente legata ad un mercato del lavoro precario e/o quasi inesistente, nel Nord, accanto a questo fattore in crescita si connettono anche fenomeni di solitudine e abbandono, legati a stili di vita e modelli di sviluppo. 3. Per un welfare a misura di famiglia Da sempre le Acli hanno considerato la famiglia soggetto di primaria importanza nella costruzione di una nuova cittadinanza sociale. Affermare la centralità della famiglia in un contesto socio-economico che produce instabilità e insicurezza, vuol dire riconoscere che tale soggetto, con le certezze e le risorse che offre gratuitamente, costituisce il punto di partenza e il metro di giudizio per promuovere l inclusione sociale: nella famiglia nascono nuovi cittadini; si curano gli anziani e i non autosufficienti; si sostengono i giovani nei loro percorsi di inserimento lavorativo; nella famiglia, a partire dal legame tra uomo e donna, si vive e si impara a valorizzare la differenza e la convivenza tra generi, tra generazioni e tra culture diverse. Sino ad oggi la famiglia ha fatto da ammortizzatore all incapacità/impossibilità dello Stato di far fronte alla crescente domanda di servizi in risposta a bisogni complessi, ma non si può appesantire ulteriormente il suo compito sociale. Infatti, sulle famiglie italiane grava, per vari motivi tra cui l invecchiamento della popolazione, l aumento del carico assistenziale attorno al quale è molto cresciuta la domanda di servizi e con essa ha preso corpo un vero e proprio mercato privato del lavoro di cura. E una realtà di cui prender atto e con la quale occorre misurarsi per ricondurre l offerta di modelli di servizi ad una logica di sistema e di continuità nell assistenza dei componenti della famiglia, minori e anziani. Perché le famiglie evitino di precipitare in una situazione di povertà e di impoverimento a rischio di marginalità sociale l unica via di uscita sta in una nuova progettualità del welfare che nel chiamare in corresponsabilità la pubblica amministrazione, l economia civile, il profit e il non profit, sia capace di proporre politiche sociali innovative, in grado di rispondere a domande sempre più inevase, garantendo equità, pari opportunità, giustizia e pari trattamento per tutti. In tale contesto va sostenuto dunque, un welfare in cui sia favorito il protagonismo della famiglia nella sua capacità di auto-promozione e auto-tutela, ma anche nelle sue difficoltà, attraverso politiche integrate e mirate, che superino la logica emergenziale e assistenziale. Ciò è ancor più necessario per i migranti che non devono essere considerati come meri destinatari passivi di politiche a loro destinati, ma coinvolgendoli direttamente nella costruzione di percorsi di inclusione sociale condivisi e rispondenti ai loro effettivi bisogni di individui e comunità. Un welfare per tutti fondato sulla solidarietà che informa le leggi, le istituzioni, le organizzazioni e che si rinnovi con la partecipazione delle famiglie e di coloro che, già operando sul territorio, divengano co-protagonisti nella programmazione delle politiche sociali, ferma restando la diversità di ruoli e compiti propri di ogni attore, pubblico e del privato sociale. In questa sfida le Acli, le realtà del Terzo Settore e i Forum delle associazioni familiari hanno svolto e continuano a svolgere l importante funzione di leggere e rappresentare nuovi bisogni e sono riusciti a creare le condizioni perché molte famiglie nella 5

6 cooperazione sussidiaria con le istituzioni nazionali e locali, potessero cooperare nell essere attori capaci di rispondere alla complessità dei loro bisogni. 4. La famiglia come soggetto di cittadinanza attiva Le numerose trasformazioni sociali, culturali e demografiche cui abbiamo appena fatto cenno non possono non interrogarci su quale idea di cittadinanza si debba fondare il nostro sistema Paese, per far sì che sia tenuta salva l attenzione ai singoli soggetti (giovani, immigrati, donne), al momento particolarmente fragili. Un attenzione che eviti la deriva individualistica e che faccia appello all antropologia relazionale. Le ACLI, infatti, sono da sempre convinte che la persona non è l individuo, ma il soggetto nella concretezza delle sue relazioni familiari e sociali; e che la vita attiva non è solo quella produttiva, ma anche quella che si esprime attraverso la cura degli affetti e delle relazioni, nonché l esercizio di una cittadinanza responsabile e solidale. Perciò le ACLI considerano la famiglia soggetto di primaria importanza nella costruzione di una nuova cittadinanza. La peculiarità dei legami che si instaurano nella famiglia fanno sì che questa non rappresenti una mera sommatoria di persone che co-abitano, né un contesto in cui viene semplicemente rispettato un patto economico, ma un luogo di relazioni primarie, uniche e irriproducibili. Lo dimostra il fatto che nonostante l attuale crisi economica e relazionale, la famiglia non ha annullato la sua specificità; anzi, pur con molte difficoltà, ha confermato di essere un insostituibile elemento di coesione sociale. Si tratta, quindi, di rafforzare il ruolo della famiglia, tessuto connettivo di molte nostre comunità e importante anello di congiunzione fra la dimensione della persona e quella della comunità. A tal fine le ACLI chiedono ai rappresentanti politici nazionali e locali che venga riconosciuta una vera e propria cittadinanza familiare, peraltro coerente con il dettato costituzionale. Una cittadinanza familiare che preveda, per un verso, una presa di coscienza collettiva, volta a considerare la famiglia un istituzione titolare di diritti sociali, politici ed economici specifici. Per un altro, la cittadinanza familiare deve anche partire dalla consapevolezza delle famiglie rispetto alle loro responsabilità e alla necessità di un maggiore coinvolgimento nella vita sociale e politica. La famiglia deve essere considerata tanto un soggetto di diritti, quanto un luogo di responsabilità e di assunzione di doveri, in un ottica di cittadinanza attiva, per la costruzione del bene comune del nostro Paese. In questo quadro le ACLI chiedono che ci sia una forte svolta culturale e legislativa, capace di promuovere il protagonismo familiare, a partire dalla considerazione che non tutte le famiglie sono uguali, e di avviare una forte azione di empowerment sulle famiglie, attraverso la quale attivare le potenzialità delle singole persone e al contempo delle relazioni che sono capaci di costruire. Sostenere concretamente il protagonismo della famiglia significa, per esempio, elaborare politiche mirate in materia di fisco, di lavoro e di conciliazione, insomma riportarla al centro 6

7 dell agenda politica. Ma significa anche valorizzare le potenzialità sociali della famiglia, partendo dal suo interno per arrivare, dal basso, alla società e alle istituzioni. E chiaro che in questo processo diventa dirimente il rapporto che le famiglie riescono ad instaurare con il territorio, quindi con le reti formali e informali ivi presenti. E fuori di dubbio che la famiglia riesca a liberare le proprie potenzialità soltanto nel momento in cui supera il suo isolamento. Quanto più queste forme di auto-organizzazione saranno sostenute, tanto più compiuto sarà il percorso di cittadinanza attiva delle famiglie e tanto più efficaci risulteranno le politiche sviluppate. 5. Verso politiche integrate per la famiglia A tre anni dalla Conferenza Nazionale della Famiglia Cresce la famiglia, cresce l Italia realizzata a Firenze, che aveva lo scopo di sviluppare politiche che ponessero al centro della propria azione le famiglie italiane con i loro problemi ma soprattutto con la loro capacità di essere una risorsa per l intero Paese, non vediamo particolari progressi. Da allora, complice la crisi finanziaria ed economica cui si è già fatto cenno, gli interventi a favore della famiglia non sono stati sufficienti a rispondere alle crescenti difficoltà materiali e relazionali di tale soggetto. Dall ultimo Rapporto sulla povertà curato da Caritas e Fondazione Zancan (2010) risulta che la richiesta di aiuto ai centri Caritas ma anche quella rivolta ai Servizi, alle Associazioni specifiche e ai Punto Famiglia delle ACLI è drasticamente aumentata. In Italia, contrariamente ad altri Paesi europei a noi vicini, quali la Francia e la Germania, non esiste una politica di sistema a favore della famiglia. In assenza di una politica macro-strutturale, sono invece stati sviluppati interventi frammentati (bonus bebè, microcredito, ecc.), per lo più a carattere locale (fisco Parma, family card, distretto famiglia di Trento, ecc.) e slegati gli uni dagli altri. Le Acli sostengono un approccio multidimensionale e sistemico che metta al centro di tutte le politiche la famiglia in quanto soggetto sociale. La famiglia manifesta bisogni e capacità di auto-promozione diversificate a seconda del suo ciclo di vita che transita attraverso una serie di fenomeni endogeni (crescita o riduzione del numero dei componenti) ed esogeni (crisi economica, ecc.), fisiologici (nascita di un figlio) e problematici (separazione, divorzio). Una politica promozionale deve saper accompagnare tale evoluzione. Si tratta, allora, di prendersi tanto carico delle famiglie in difficoltà, quanto di saper accompagnare adeguatamente l evoluzione nella ordinarietà e valutare le ricadute di tutte le politiche sociali, fiscali, sanitarie, formative, abitative, del lavoro, ecc. sul soggetto famiglia, ovvero secondo la logica del family mainstreaming. In altri termini, una politica può essere definita familiare quando ha sì il fine di tutelare i singoli individui, ma anche quello di fare famiglia, ovvero creare relazioni familiari [Donati]. Ciò è tanto più auspicabile nel nostro Paese, dove abbiamo il vantaggio di avere indicatori di coesione familiare mediamente più elevati che nel resto dell Europa. 7

8 6. Azioni e proposte delle ACLI per e con la famiglia Il rinnovato impegno delle ACLI per e con la famiglia è frutto di una strategia complessiva che, secondo un circolo virtuoso, tenta concretamente di connettere il fare con il pensare, mettendo in campo interventi di ampio respiro, coerente con una visione culturale e valoriale della famiglia. Sul piano delle opere concrete, le ACLI, con i loro Servizi (Patronato, CAF, Enaip, ecc.) e le Associazioni specifiche (US Acli, Acli COLF, CTA, ecc), sono state da sempre protagoniste di proposte e iniziative rivolte ai diversi componenti della famiglia (donne, lavoratori, anziani, giovani) e inerenti i diversi ambiti che la riguardano (fisco, sport, patrocinio, formazione, ecc), sia nell ordinarietà, che in situazioni di emergenza. In particolare ACLI hanno, infatti, partecipato in prima linea a diverse iniziative come i fondi diocesani di solidarietà, le azioni di microcredito e il prestito della speranza, attivate dagli enti ecclesiali, a partire dal 2009, per fronteggiare la crisi e i crescenti problemi delle famiglie italiane. Le ACLI, in risposta al mutare dei tempi, hanno però ampliato la loro offerta di servizi e di azioni sociali, creando per e con le famiglie luoghi di aggregazione e solidarietà in cui costruire legami e relazioni personali e di senso. E in questo quadro che si inserisce l esperienza innovativa dei Punto Acli Famiglia, che consente di sperimentare, a livello locale e dal basso, la cittadinanza e il protagonismo familiare. Le ACLI hanno sviluppato, anche grazie ai fondi del 5 per mille, circa 90 Punto Acli Famiglia, diffusi in più di 60 Province d Italia, nelle grandi metropoli come nei piccoli centri. I Punto Acli Famiglia sono forme innovative di aggregazione, accompagnamento e servizi, volti a rispondere ai bisogni materiali e relazionali delle famiglie e a evidenziare le loro capacità di auto tutela e mutuo aiuto, valorizzando il loro protagonismo. In questo senso, uno degli elementi qualificanti dei Punto Acli Famiglia, è proprio quello di favorire, oltre alla creazione di legami familiari, culturali e inter-generazionali, anche lo sviluppo della rete, sia quella interna dell articolato Sistema ACLI, sia quella esterna. Ciò al fine di contribuire ad offrire risposte integrate, in stretta sinergia con la comunità ecclesiale, la società civile e le istituzioni, in una logica di sussidiarietà agita e coerente. I Punto Acli Famiglia, fungendo da porte sociali, intendono, infatti, mettere in rete servizi e competenze, sviluppando accordi e sinergie con tutti i soggetti interessati, con l obiettivo di uscire dalla logica dell autoreferenzialità e di favorire le eccellenze presenti nel nostro territorio. I Punto Acli Famiglia, quali sensori dei bisogni delle famiglie e delle risorse, possono essere definiti, per un verso, sentinelle del territorio; per l altro, costruttori di solidarietà e facilitatori di coesione sociale. Ascolto, orientamento ed empowerment delle famiglie, sono dunque questi i tre pilastri sui cui poggiano i Punto Acli Famiglia, minimo comune denominatore che accomuna le esperienze già attivate in tutt Italia. Le Acli, nel solco di una strategia incentrata su pensiero e opere individuano, quindi, le seguenti priorità: 8

9 - contrastare la povertà delle famiglie, ponendo particolare attenzione a quelle più fragili, ovvero quelle numerose, monoparentali, con persone non autosufficienti, composte da lavoratori precari, da pensionati; - sostenere il formarsi di nuove famiglie, promuovendo, a partire dal contrasto del fenomeno della precarietà del lavoro dei giovani, politiche abitative e lavorative; - rendere conciliabili le esigenze di lavoro con quelle connesse alle responsabilità genitoriali e promuovere le pari opportunità tra uomini e donne sia nelle funzioni educative che di cura dei figli; - sostenere il processo di integrazione e inclusione sociale delle famiglie immigrate, favorendone il ricongiungimento; - riconoscere la soggettività fiscale delle famiglie e garantire l equità orizzontale (quoziente familiare). - restituire alla famiglia il suo ruolo di prima cellula educativa capace di promuovere il protagonismo dei suoi componenti valorizzando le relazioni tra le generazioni. In coerenza con le priorità sopra esposte, le ACLI avanzano le seguenti proposte: Povertà ed esclusione sociale Per le famiglie in stato di povertà assoluta si propone una nuova formulazione dei criteri della social card, destinandola a tutte le famiglie povere residenti in Italia, comprese quelle degli immigrati. Si propone altresì che il trasferimento monetario sia accompagnato da una rete di servizi locali che prenda in carico l intero nucleo familiare. L offerta integrata di servizi consente inoltre di intercettare quelle fasce di famiglie a rischio di povertà o in fase di impoverimento e di inserirle in un piano specifico di accompagnamento e tutela sociale. Fisco Si propone di inserire nel regime attuale di tassazione il quoziente familiare. La suddivisione del reddito familiare per il numero dei componenti e l applicazione di un aliquota sulla somma suddivisa, consente una tassazione ripartita in forte contrasto con la situazione attuale nella quale la redistribuzione prescinde dal nucleo familiare del percettore di reddito e penalizza fortemente le famiglie più numerose. Le ACLI, da diversi anni, sostengono il quoziente familiare poiché è il sistema più semplice e netto per valorizzare la soggettività della famiglia in quanto tale, e non come mera sommatoria dei suoi membri. Ma l Associazione è aperta anche all adozione di altri sistemi, purché valorizzino la soggettività della famiglia e promuovano una maggiore equità orizzontale anche nel nostro sistema fiscale. In particolare, il Fattore Famiglia sviluppato dal Forum delle Associazioni familiari, propone una riforma del fisco, capace di costruire un sistema equo per le famiglie con carichi familiari, facendo sì che una famiglia con figli paghi meno tasse rispetto ad una famiglia che non ne ha. 9

10 Lavoro Politiche attive e passive del lavoro E necessario coniugare in modo virtuoso gli interventi di sostegno al reddito con azioni formative e di orientamento protese al reinserimento lavorativo di quanti si trovano sospesi dal lavoro, al fine di evitare, con il formarsi di bacini permanenti di disoccupazione, gravi e prolungate ripercussioni sui contesti familiari in termini di reddito. Vanno altresì messe in campo misure adeguate protese a favorire l inserimento e il reinserimento lavorativo delle donne e dei giovani, i cui tassi di occupazione sono tra i più bassi in Europa. Più in generale le Acli propongono di: - Migliorare l offerta formativa della scuola, della formazione professionale e dell Università in modo da favorire l incontro tra le competenze richieste dalle imprese del territorio e i profili del sistema formativo, così sostenendo le migliori e più rapide opportunità di inserimento lavorativo. Questo consentirebbe di correggere l attuale speco di risorse cognitive. Le famiglie infatti investono sulla formazione dei figli che, pur avendo acquisito titoli di studio elevati, registrano grosse difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro finendo per accettare lavori sottopagati e non adeguati alle loro conoscenze. - Rafforzare l intera gamma dei servizi per il lavoro, sia nel sistema pubblico che in quello privato, affinché siano in grado di garantire, in collaborazione con le parti sociali, gli enti di formazione professionale e le agenzie per il lavoro, percorsi personalizzati di inserimento lavorativo che riducano i tempi di inoccupazione e di disoccupazione. In particolare per i giovani il contratto di apprendistato potrebbe diventare il veicolo di accesso al mondo del lavoro. - Introdurre agevolazioni fiscali per le aziende che favoriscono l occupazione giovanile e femminile e che investono nel meridione - Realizzare una riforma degli ammortizzatori sociali a carattere mutualistico che oltre ad estendere il trattamento di integrazione al reddito e i contratti di solidarietà a tutti i settori produttivi e tipologie contrattuali in caso di ristrutturazione o crisi aziendale, sia orientata ad ampliare le misure di sostegno verso le famiglie più numerose e nei contesti familiari a monoreddito. Anche le indennità di disoccupazione dovrebbe essere differenziato a seconda del contesto familiare. Conciliazione fra tempi del lavoro e tempi della famiglia Per favorire la conciliazione fra tempi del lavoro e tempi della famiglia le ACLI propongono di: - Innalzare l astensione obbligatoria per maternità a sei mesi, portando l indennità dall 80% al 100%, come ha di recente proposto il Parlamento europeo, e lasciando la scelta fra 2 mesi prima + 4 mesi dopo o 1 mese prima + 5 mesi dopo. - Riconoscere un indennità pari all 60% della retribuzione ai padri nei primi due mesi di congedo volontario eventualmente usufruiti. Tale opportunità avrebbe il vantaggio di incentivare il ricorso all astensione facoltativa anche per i padri. Si potrebbe inoltre recepire la proposta del Parlamento europeo che invita a far usufruire almeno di due settimane di congedo obbligato interamente retribuito ai lavoratori neo papà. - Introdurre forme di orario di lavoro flessibile e familyfriendly. Si tratta di introdurre modelli che consentano un organizzazione flessibile dei tempi lavorativi e una possibile riduzione di questi (su base giornaliera, settimanale, mensile, annuale). In particolare vanno studiati interventi specifici che favoriscano il ricorso al part-time e al tele-lavoro, sul modello di altri paesi europei, attraverso agevolazioni fiscali e contributive. 10

11 - Aumentare i servizi materno-infantili (anche valorizzando le competenze maturate nel privato sociale) e diminuire i costi di accesso favorendo convenzioni tra strutture private ed enti locali Lavoro di cura Molte delle incongruenze normative che si registrano del settore del lavoro di cura derivano dalla considerazione di alterità di questo tipo di rapporto di lavoro. Il rapporto di lavoro domestico è altro rispetto agli ordinari rapporti di lavoro, è diverso, spesso non è considerato un vero e proprio rapporto di lavoro, convinzione che giustifica meccanismi distorti. A fronte di questo rischio di sottrazione di diritti le ACLI propongono di: - prevedere per le famiglie-datore di lavoro meccanismi di sostegno da parte dello Stato italiano come l intera detraibilità del costo del lavoro domestico e riconoscerle come una sorta di sostituto d imposta; - distinguere il lavoro domestico di servizio alla famiglia e del governo della casa, dal lavoro di cura svolto per le persone non autosufficienti inserendolo nel diritto costituzionale alla salute. Lavoro di cura che deve quindi diventare parte della rete dei servizi sociali di sostegno alla famiglia, riconoscendogli una nuova veste normativa e contrattuale. Educazione L urgenza educativa, a più riprese richiamata dalle più alte autorità morali del nostro Paese, interpella a nostro avviso in primo luogo il mondo degli adulti in tutte le sue espressioni: da coloro che sono chiamati ad esercitare un ruolo istituzionale ai diversi livelli - anche per la valenza educativa dei comportamenti pubblici -, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici, alle figure educative presenti nell associazionismo e certamente ai genitori. La prospettiva verso la quale le Acli lavorano è quella della comunità educante, ossia di una comunità di singoli adulti, di soggetti sociali e di istituzioni consapevolmente orientati all educazione e alla valorizzazione delle nuove generazioni. Le proposte delle Acli sono dunque le seguenti: - Promuovere processi di alleanza educativa tra famiglie, scuola, territorio, anche avvalendosi delle possibilità offerte dall autonomia scolastica, che colloca le scuole e i centri di formazione professionale tra gli attori principali delle comunità locali, e valorizzando l associazionismo dei genitori, degli insegnanti, del territorio; - Investire sull educazione extrascolastica e sul cosiddetto tempo libero (associazioni, sport, musica, oratori ), esigendone la qualità e la trasparenza, valorizzando le passioni e le professioni educative e coinvolgendo le famiglie; - Elaborare e varare un piano nazionale dell educazione, che coinvolga i livelli territoriali e i soggetti sociali, prime fra tutte le famiglie organizzate, per promuovere politiche educative integrate, riconoscendo l educazione intesa in senso ampio tra i bisogni e i diritti essenziali della persona. 11

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