MASSONERIA IN TRENTINO

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2 Andrea Casna MASSONERIA IN TRENTINO IL SETTECENTO IBSN: Collana I SAGGI 2014 Fontana Editore

3 La Massoneria. Introduzione. Ci sono una data e un luogo: 1717-Londra. Le origini della massoneria moderna, stando alla storiografia ufficiale, risalgono proprio a questa a data e a questo luogo, con la fusione di quattro logge dei cosiddetti liberi muratori. Fusione che diede origine alla Gran Loggia di Londra. Le antiche associazioni di liberi muratori, scrive lo storico Carlo Francovich, abbandonarono all'alba del Settecento «totalmente gli scopi pratici dell'associazione originaria per abbracciare finalità umanitarie e filantropiche, le quali nulla hanno in comune con il mestiere del muratore». 1 Da quella data del 24 giugno 1717, giorno di San Giovanni Battista, la massoneria operativa, l'associazione dei liberi muratori, diventa speculativa. Quest'ultima, scrive sempre Francovich, «attribuisce al linguaggio e agli arnesi dell'arte muratoria il significato simbolico della propria ideologia e delle proprie aspirazioni teoriche» 2. Ovviamente le date sono pure e semplici convenzioni. Non si esclude, infatti, che il passaggio da operativo a speculativo, -con l'ingresso di intellettuali e scienziati che cercavano nella segretezza delle corporazioni dei liberi muratoti un riparo dalle persecuzioni, messe in campo dall'inquisizione,- fosse già iniziato attorno alla metà del secolo XVII 3. Le tesi ufficiali, comunque, affermano che la massoneria moderna nacque a Londra nel 1717, e che ha origine nelle corporazioni dei liberi muratori che ebbero il loro maggior momento di splendore nel corso del medioevo con la costruzione di chiese, cattedrali e abazie. Quando si parla di massoneria, ci s'imbatte nel termine loggia, che a partire dal Medioevo identificava il luogo allestito nei cantieri (le baracche edili) preposti alla costruzione delle grandi cattedrali dove le maestranze edili (molto specializzate e quindi indotte a unirsi in corporazioni), si trovavano per i pasti in comune, per ripararsi dal maltempo e per discutere dei problemi di lavoro. Dal cantiere gotico ha origine anche il termine massoneria, derivante da franca-massoneria, a sua volta proveniente dal termine inglese free-stone: pietra libera, facile da lavorare. Da qui deriva free mason, che letteralmente significa libero muratore: libero-affrancato; non schiavo. I membri delle corporazioni, infatti, potevano spostarsi da un luogo a un altro per praticare la propria attività di liberi muratori senza essere soggetti a lavori obbligatori nei confronti dei signori locali. Nel corso dell'età moderna, come detto sopra, l ingresso nelle logge di personaggi legati all ambiente borghese e intellettuale al fianco dei liberi muratori, determinò il passaggio della massoneria da operativa a speculativa. Al nuovo arrivato si chiedeva la libertà da pregiudizi religiosi e l uguaglianza di diritti in rapporto a capacità uguali. Questo comportava una fraternità solo fra individui disposti a coltivare il meglio delle proprie doti umane e spirituali.

4 Rito di iniziazione "Angela Cerinotti, in «La Massoneria. Il vincolo fraterno che gioca con la storia» scrive che «I Liberi Muratori mantennero viva nei secoli, anche dopo il tramonto della stagione gotica, la tradizione del corporativismo, obbedendo a statuti interni utilizzando la così detta Mason Word e continuando a chiamare logge le loro associazioni» 4. Leggendo quanto scritto in «L epopea segreta della Massoneria», si trova un passo interessante: «le corporazioni murarie, diventano, ovunque, le logge massoniche. E mentre, dalle costruzioni romaniche si passa alle costruzioni gotiche e a quelle rinascimentali e a quelle del barocco, anche le logge si evolvono e si perfezionano e concentrano i loro sforzi, meravigliosa simbiosi di arte e di fede, quasi unicamente nell erezione delle Chiese» 5. Le corporazioni medioevali dei liberi muratori al loro interno si dividevano in tre livelli: apprendista, lavoratore e maestro. I maestri impartivano l'arte muratoria ai primi due livelli. L'insegnamento, che avveniva in totale segretezza, non era soltanto tecnico, ma anche religioso e morale. Perché questa segretezza? La risposta è semplice. Nell'epoca delle corporazioni di mestiere, l'arte di saper lavorare la pietra e l'arte di progettare ed erigere cattedrali era un sapere che doveva rimanere all'interno del gruppo: un gruppo appunto libero da servigi e da obblighi feudali. E la loro libertà era motivata dalla conoscenza di un'arte destinata a pochi. Il sapere non doveva essere patrimonio di tutti, perché, altrimenti, se così fosse stato, avrebbe perso la sua unicità. All'interno di queste organizzazioni vigeva la regola del mutuo soccorso perché il fratello muratore, in qualunque parte del mondo, doveva trovare, oltre al lavoro, anche aiuto in base alle varie necessità. Con il tempo, soprattutto a partire dal XVI secolo, entrarono a far parte delle corporazioni esponenti della borghesia e aristocrazia che poco avevano a che fare con l'elemento operativo dei muratori ma interessati alla conoscenza e ai principi fondamentali: libertà, fratellanza, uguaglianza e tolleranza religiosa. Per quanto riguarda l'ingresso di intellettuali all'interno delle logge massoniche, Kirk Macnulty da una motivazione semplice e concreta: «il progetto e l'edificazione di grandi edifici quali cattedrali, castelli, residenze signorili e fortificazioni richiedevano vaste conoscenze di tipo tecnico e teorico e per questo motivo i muratori operativi -in modo particolare quelli di rango superiore che intervenivano nel progetto, nella supervisione e nell'edificazione dell'opera- godevano di grande rispetto per

5 la loro abilità e per la conoscenza delle sette arti liberali. Poiché queste ultime costituivano la cornice del sapere dell'epoca, per un gentiluomo unirsi a costoro significava procurarsi una buona opportunità di istruzione» 6. Non bisogna dimenticare, infine, che nell'inghilterra dominata dalle lotte di religione, all'interno delle corporazioni potevano trovare asilo e protezione esponenti cattolici e protestanti 7. Libertà, uguaglianza, fratellanza e tolleranza religiosa. Questi sono i principi fondamentali della massoneria moderna. Fratelli si chiamavano infatti tutti i liberi muratori, e questo valeva anche per gli appartenenti a religioni e a partiti diversi: ed è qui che nasce il concetto della tolleranza religiosa. Il concetto di uguaglianza imponeva a tutti, cattolici, protestanti, nobili e borghesi di essere tutti fratelli, di essere tutti uguali. Francovich, a questo proposito, scrive: «la libera discussione in seno alle logge, la periodicità e l eleggibilità delle cariche, le decisioni prese a maggioranza e la votazione a testa introducevano la prassi della democrazia, cui cominciava ad aspirare la parte più consapevole dell'opinione pubblica inglese ed europea» 8. 1 Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia. Dalle origini alla Rivoluzione francese, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1989, p. 1, cit. 2 Ibidem. 3 Irène Mainguy, La Massoneria spiegata ai suoi iniziati. L'apprendista. Edizioni Mediterranee, Roma, 2012, p. 35. Kirk Macnulty, Massoneria. Simboli, segreti, significati, Mondadori, Milano, 2010, p Angela Cerinotti, La Massoneria. Il vincolo fraterno che gioca con la storia, 2005, Giunti, Prato, p. 16, cit. 5 L'epopea segreta della Massoneria, Antares Editrice, Palermo, 2009, p. 33, cit. 6 Kirk Macnulty, Massoneria. Simboli, segreti, significato, Mondadori, Milano, 2010, pp La massoneria moderna nacque con l'obiettivo di promuovere i principi di libertà, uguaglianza, fratellanza e tolleranza religiosa. L'Inghilterra, infatti, usciva da un'epoca dominata da lotte intestine: guerra delle Due Rose, il conflitto cattolici/anglicani/calvinisti e la rivoluzione contro Carlo I. La classe intellettuale del tempo legata alla massoneria si propose l'obiettivo di migliorare la società attraverso i principi sopra elencati. A tal propositoaldo Alessandro Mola, in Massoneria (Giunti 2012) scrive: «La massoneria nasceva dalla storia ma mirava ad andare oltre le rovine causate dalle guerre di religione e a quelle dinastiche e ideologiche: puntava all avvento di un linguaggio universale». Il passaggio da operativa a speculativa, con la sua conseguente politicizzazione avviene in un momento storico delicato per l'inghilterra: la lotta fra gli Stuart e il Parlamento e fra gli Stuart e gli Orange. I seguaci degli Stuart e degli Orange cercavano alleati all'interno della massoneria, concedendo in cambio protezione. Ed è proprio in questo contesto, di scontro fra cattolici e protestanti, fra Stuart ed Orange, che la massoneria scelse la strada della tolleranza religiosa offrendo ai fratelli l'asilo della segretezza e l'aiuto della fratellanza massonica. 8 Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia. Dalle origini alla Rivoluzione francese, La Nuova Italia Editrice,Firenze, 1989, p. 14, cit.

6 La massoneria in Austria e in Tirolo Già nella prima metà del Settecento, grazie ad intellettuali e viaggiatori, la massoneria arrivò sul continente. Da prima in Francia e poi negli stati italiani e nell'area tedesca. Per quanto riguarda la nostra narrazione, è opportuno soffermarsi sulla massoneria in Austria perché la massoneria in Trentino, per ovvie questioni, nel periodo da noi preso in considerazione, ha forti legami con il mondo tedesco, in modo particolare con quello austriaco e tirolese 9. Le origini della massoneria nell'area Trentino-Tirolo risalgono all'epoca delle riforme illuminate 10, promosse e avviate dall'imperatrice Maria Teresa e, soprattutto, dal figlio e imperatore Giuseppe II 11. Il 7 marzo 1743, con editto imperiale a firma dell'imperatrice, iniziò l'arresto di alcuni fratelli. Maria Teresa, infatti, non vedeva di buon occhio la massoneria, nonostante il marito fosse egli stesso un massone, e non è chiaro, quindi, il motivo di tale intervento, ma il 19 marzo fu concessa un amnistia ai massoni arrestati. A partire da tale data la massoneria in Austria poté, non solo rimanere in vita, ma anche diffondersi in tutti gli stati ereditari della monarchia asburgica arrivando a sostenere il movimento illuminista asburgico. La massoneria, quindi, diventò il mezzo attraverso il quale la casa imperiale poté diffondere i principi di progresso e di riforma della macchina statale asburgica. Prese piede, quindi, una sorta di processo di massonizzazione della classe dirigente austriaca e Vienna diventò la capitale di questo movimento di rinnovamento sociale, culturale e statale 12. Questo passaggio è importante. I sostenitori e i fautori dell'illuminismo, attraverso le logge, infatti, iniziarono a promuovere nella società i principi di libertà, uguaglianza, fratellanza e tolleranza religiosa, dichiarando guerra ai ceti e ai privilegi feudali, anticipando, in un certo senso, quelle posizioni politiche proprie dei giacobini durante la Rivoluzione francese 13. Il legame fra massoneria e giacobinismo ha un suo senso perché i massoni cercavano di realizzare l'uguaglianza sociale. Il cittadino, quindi, nella concezione massonica dell'epoca, non è un suddito dello stato, ma un uomo fra gli uomini, e per questo motivo la massoneria, che vedeva in modo positivo tutte le aspirazioni costituzionali e borghesi, si collocò molto vicina ai principi iniziali della Rivoluzione francese. A tale proposito Helmut Reinalter, in uno dei suoi saggi sulla massoneria e sul giacobinismo in Tirolo, scrive che negli statuti di una Loggia viennese si legge «che la Massoneria, nella sua costituzione e nei rapporti delle Logge tra di loro, è una costituzione democratica e ogni Loggia è una democrazia» 14. La massoneria in Austria. Fra i massoni di Vienna va ricordato il barone trentino Carlo Antonio Martini: professore di diritto romano all'università e iniziatore della scuola naturale a Vienna. In veste di educatore, fu lui a infondere la cultura liberale ai futuri sovrani d'austria, Giuseppe II e Pietro Leopoldo Gran duca di Toscana. Lo stesso Martini, inoltre, contribuì a diffondere in Austria le opere di Ludovico Antonio Muratori; il padre, si potrebbe dire, del «giuseppinismo» e del «cattolicesimo illuminato» 15. E come scrisse Francovich «Vienna dunque era il centro di un rinnovamento culturale, in senso laico e progressista, e la

7 massoneria -o meglio un tipo di massoneria, che aveva la sua dirigenza nella loggia Zur Wahren Eintracht- promuoveva questo rinnovamento, contrastato aspramente dal partito curiale e dagli ex gesuiti» 16. Furono molti i trentini che parteciparono in modo diretto a questo processo di rinnovamento. Oltre al Martini, infatti, troviamo Giacomo Sardagna (cameriere del nunzio pontificio presso la corte imperiale), Franz von Gummer (fondatore di una loggia a Bolzano) e Giovanni Battista Alberti di Brez, don Piero Miotti e Giuseppe de Sperges. La massoneria in Trentino-Tirolo. Il prolificare della massoneria in Austria, e dunque in Trentino-Tirolo, negli anni della seconda metà del Settecento, fu possibile grazie al sostegno diretto dell'imperatore Giuseppe II. Questo perché al sovrano serviva un alleato forte e influente (la massoneria appunto) nella sua lotta contro i privilegi e contro il potere temporale della Chiesa. La politica austriaca penetrò e operò in Italia proprio grazie alla massoneria, mediante un canale di relazioni che partiva da Innsbruck, passava per Bolzano, Trento e Rovereto, per poi arrivare a Milano. Fra i massoni trentini troviamo, non solo Carlo Antonio Martini, ma anche Carlo Antonio Pilati, il quale fu iniziato alla massoneria negli anni universitari a Lipsia. Ed è dalla città di Innsbruck che parte, attraverso la valle dell'adige, la propaganda massonica in Italia. La loggia di Innsbruck nacque il 25 gennaio 1777, nel 1780 sorse quella di Bolzano fondata dal Gummer, ricco mercante con importanti contatti a Trieste, Venezia, Asburgo e Vienna. Fu questo movimento a spianare la strada al riformismo asburgico a Trento, e l'arrivo di Cagliostro a Rovereto e alla corte del Principe Vescovo Pietro Vigilio Thun 17. Entrando nello specifico del caso Trentino, come detto sopra, le riforme illuminate di Maria Tersa prima, e del figlio Giuseppe II poi, giunsero grazie all'attività svolta da funzionari imperiali appartenenti alle logge massoniche. Le riforme non furono indolore. La maggior parte della popolazione, per l'appunto contadina e molto legata alle tradizioni e alla chiesa, non vide di buon occhio il programma riformatore messo in atto dalla casa imperiale. Il controllo diretto e accentratore dello stato, la soppressione di alcuni ordini religiosi e i limiti imposti al clero nelle faccende politiche, furono provvedimenti visti dalla gran parte della popolazione e della classe dirigente locale - in primis il clero e la nobiltà che fondavano il loro potere su diritti feudali - come un attacco indiscriminato ai propri privilegi e a quelle consuetudini che da secoli regolavano la vita politica, amministrativa, sociale, economica e culturale delle comunità trentine. Di conseguenza, il clero, non solo mostrò avversità nei confronti dell'illuminismo asburgico, ma anche nei confronti della massoneria. Nonostante la chiesa esercitasse un forte influsso sulla vita sociale e culturale, le idee dell'illuminismo, scrive Helmut Reinalter, «trovarono, comunque, risonanza anche nel Tirolo, nonostante la forte opposizione del potere feudale, nel momento in cui le idee medesime furono recepite e diffuse non solo attraverso la borghesia impiegatizia, ma anche, in parte, attraverso alcuni membri della nobiltà e del clero, le cui opinioni peraltro, se si eccettuano alcune posizioni radicali, rimasero sempre nell'ambito della

8 caratterizzazione cattolica della regione» 18. Molti esponenti del riformismo illuminato, infatti, furono uomini di chiesa. Fra questi possiamo citare Bartolomeo Passi e Leopoldo Ernesto Firmian. 9 Nota storica. Nel periodo da noi preso in esame l'attuale Provincia Autonoma di Trento, che al tempo si chiamava Principato Vescovile di Trento, era parte integrante del Sacro Romano Impero Germanico. Il Principe Vescovo di Trento era un vassallo del Sacro Romano Imperatore. La classe dirigente e intellettuale trentina, quindi, era legata inevitabilmente al mondo germanico, soprattutto a quello di Innsbruck e Vienna. 10 Nota storica. Le riforme illuminate in Trentino. A partire dalla metà del Settecento la casa imperiale diede il via ad un programma di riforme al fine si svecchiare e modernizzare la macchina statale asburgica. L'obiettivo era di accentrare nelle mani della casa imperiale i principali poteri per poter avviare le riforme così dette illuminate. Il primo passo fu quello di limitare il potere esercitato da una serie di organismi, di origine feudale (clero e nobiltà) che si ponevano fra il popolo e il trono. Nel caso del Tirolo fu limitato il potere della Dieta territoriale, l'organismo che, in poche parole, gestiva e amministrava la vita politica ed economica del Tirolo e del Principato Vescovile di Trento. Furono soppressi ordini religiosi per limitare il potere politico e culturale esercitato dal clero. Maria Teresa introdusse il catasto per rendere soggetti al pagamento delle imposte sulla proprietà i nobili e il clero. Infine, ma non meno importante, l'imperatrice introdusse l'istruzione obbligatoria. Giuseppe II, figlio di Maria Teresa, espulse i Gesuiti, introdusse imposte dirette per mantenere la macchina militare asburgica, non convocò mai la Dieta di Innsbruck (attirandosi così le ire dei ceti territoriali, in particolare la nobiltà e il clero) e promulgò l'editto di tolleranza che introdusse la parità di diritti ai protestanti ed agli ebrei. Il controllo del territorio, in fine, avvenne attraverso la nomina imperiale di funzionari di origine borghese, ma non solo, in linea con il programma riformatore e illuminato della Casa d'austria. 11 Con ordinanza del 21 gennaio 1786, l'imperatore Giuseppe II metterà sotto tutela dello stato la massoneria, riconoscendo ufficialmente la loggia di Vienna. 12 Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia. Dalle origini alla Rivoluzione francese, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1989, pp Sergio Benvenuti, La massoneria nel Trentino tra Settecento e Ottocento, in Trento Anno Domini Le invasioni napoleoniche e la caduta del Principato Vescovile, Trento, Helmut Reinalter, Massoni e giacobini a Innsbruck e a Trento, in Cesare Mozzarelli, Giuseppe Olmi, Il Trentino nel Settecento fra Sacro Romano Impero e antichi stati italiani, il Mulino, Bologna, 1985, pp Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia. Dalle origini alla Rivoluzione francese, La Nuova Italia Editrice,Firenze, 1989, pp Ibidem, p Ibidem, pp Vedere anche Helmut Reinalter, La massoneria nel Tirolo e in Trentino nel XVIII secolo, Estratto da Memorie dell'accademia Roveretana degli Agiati, Rovereto, Helmut Reinalter, La massoneria nel Tirolo e in Trentino nel XVIII secolo, Estratto da Memorie dell'accademia Roveretana degli Agiati, Rovereto, 2000, pp cit.

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