Sezione d urto classica

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1 Capitolo Sezione d urto classica In meccanica classica, ogni particella del fascio incidente segue una traiettoria ben definita sotto l azione del potenziale. Se V (r) è centrale, il momento angolare è conservato, la traiettoria è piana e c è indipendenza rispetto all angolo ϕ. Graficamente si ha: Figura.1: Esempio di moto in campo centrale L angolo di scattering θ è una funzione univoca del parametro d urto b. La sezione d urto differenziale si esprime naturalmente per mezzo di b e di θ = θ(b). Le particelle diffuse nell intervallo θ, θ + dθ sono quelle che passano nell anello b, b + db: dṅ f a = I i aπbdb D altronde per definizione di sezione d urto differenziale: avendo integrato su ϕ. Per confronto si ha dṅ a f = Ia i π sin θdθ dω dω = b sin θ db dθ Il valore assoluto in db dθ deriva dalla possibilità che θ = θ(b) sia una funzione decrescente di b, come nel caso della figura che corrisponde a un potenziale repulsivo che diminuisce al crescere di r. 1

2 .1 Scattering coulombiano classico Se il potenziale è coulombiano, la relazione tra θ e b è: b = d 0 cot θ con d 0 = Z 1Z e E da cui db dθ = d 0 1 sin θ che è la sezione d urto Rutherford. Nota: dω = d0 cot θ d 0 sin θ cos θ 1 sin θ = ( ) d0 1 sin θ 1. dω per θ = 0. Fisicamente significa che il potenziale coulombiano ha un raggio d azione molto grande (infinito, si usa dire), sì che anche particelle con grandi b sono deflesse.. Si ha anche: π σ t = π sin θdθ = 0 dω In pratica non si può misurare dω a θ = 0: il fascio incidente ha dimensioni finite che determinano un limite superiore per b. Inoltre, la carica del nucleo bersaglio è usualmente schermata dagli elettroni atomici per cui il potenziale diffusore cessa di essere coulombiano a distanze dell ordine del raggio atomico. 3. Una sezione d urto classica in accordo con quella quantistica significa che la descrizione classica in termini di traiettoria è giustificata? No, solo se la lunghezza d onda associata λ = p è piccola, più precisamente nel caso di scattering coulombiano occorre che: λ d 0 = Z 1Z e E che diventa la condizione per il parametro di Sommerfeld: η = Z 1Z e v N.B.: la condizione per la validità della prima approssimazione di Born è η 1!!. Dimensioni finite delle particelle. Il potenziale coulombiano rappresenta correttamente il potenziale di interazione solo per particelle puntiformi. Se queste sono estese, di raggi R 1 e R, il potenziale diffusore sarà coulombiana se la distanza di massimo avvicinamento d 0 è maggiore di R = R 1 + R. Questo significa che l energia E deve essere minore di Z 1Z e R ; questa energia critica è spesso chiamata barriera coulombiana. Per energie maggiori lo scattering non sarà più descritto dalla sezione d urto 1

3 Rutherford. La distanza minima d, corrispondente a b 0, si ottiene agevolmente dalla conservazione del momento angolare: { p µ = p µ + k d = E p = µe p b = pd µ(e kd ) = b = d p = µe(1 d 0 d ) = p 1 d 0 d = d(d d 0 ) d d 0 d b = 0 d = 1 (d 0+ d = d 0 (1 + 1 sin θ ) 1 d 0 d d 0 + b ) d = d 0 ( cot θ ) Le deviazioni appariranno prima a θ = 180 (d piccoli θ grandi) e poi progressivamente ad angoli minori al crescere di E. Ad energia fissata ci sarà un angolo critico θ c al di là del quale la sezione d urto devierà dall andamento trovato da Rutherford. Nell esperimento di Geiger e Marsden (1913), le particelle α di energia più alta (E α = 7, 68MeV ) provenivano dal decadimento del 1 P o (RaC ). La targhetta era di metalli pesanti (oro, argento). I risultati erano in accordo con la formula di Rutherford a tutti gli angoli. Nel caso dell oro (Z = 79, Z 1 =, E = EL α = 7, 53, e = 1, MeV fm), si aveva: d 0 = 79 e 7, 53MeV = 79 1, fm 7, 53 = 30fm Se ne conclude che il raggio del nucleo di 197 Au è minore di 30fm (oggi sappiamo che è di circa 7fm; ci vorrebbero delle particelle α di circa 30MeV perchè d 0 = 7fm). Se ci sono anche forze nucleari agenti tra le due particelle il potenziale coulombiano sarà valido come potenziale di interazione per distanze r R + δ, dove R = R 1 + R e δ è il raggio d azione delle forze nucleari, che è dell ordine di 1fm..1.1 Deduzione di b = d 0 cot θ Il modo più semplice consiste nell integrazione di F = m a tra t = e t =, evitando di derivare l equazione della traiettoria, che, come si sa dalla meccanica, è un ramo di iperbole. Sia yz il piano di scattering e siano (r, φ) le coordinate sferiche nel piano { y = r sin φ z = r cos φ con ẑ asse polare. L integrazione analitica di F = m a è resa possibile dal fatto che, nel caso coulombiano, F = k r ˆr (k = Z 1 Z cα) e il momento angolare in un generico punto della traiettoria è dato da L = µr φ (il segno (-) è necessario perchè φ è negativo, φ decresce da 180 a 0 per t crescente da a. Per la componente y dell equazione del moto abbiamo dp y dt = F y = k y r r = k sin φ r L dφ dt = µr dp y = µk L sin φdφ 3

4 Figura.: Traiettoria iperbolica che integrata dà: Siccome si ha che: θ p f y p i µk y = π L µk sin φdφ = (1 + cos θ) (.1) L p i y = 0 p f y = p sin θ L = bp E = p µ + k r = p µ d 0 = k E per cui risulta allora l equazione (1) diventa: µk L = µed 0 bp = p d 0 b d 0 p sin θ = p (1 + cos θ) b sin θ cos θ = d 0 b cos θ b = d 0 cot θ

5 . Scattering classico da sfera rigida Consideriamo un fascio di particelle puntiformi a, incidenti su un bersaglio di sfere rigide X di raggio R. Se anche le particelle a hanno un raggio R a, ci si riconduce al caso considerato con il cambiamento R R a + R X. Figura.3: Urto da sfera rigida L urto da sfera rigida è caratterizzato da un angolo di riflessione uguale all angolo di incidenza per cui: θ = π α b = R sin α = R cos θ db dθ = R sin θ dω = b sin θ db dθ = R sin θ cos θ sin θ La distribuzione angolare è isotropa. La sezione d urto totale è: σ t = π dω = πr = R Molto ragionevolmente σ t coincide con l area della sezione (trasversa alla direzione del fascio) della sfera..3 Scattering classico da ellissoide rigido Supponiamo che l ellissoide abbia il suo asse di simmetria orientato come la direzione del fascio: Le relazioni tra gli angoli sono: { α + φ = π α + θ = π θ = φ Dall equazione dell ellissoide x +y + z = 1 che nel piano x = 0 diventa y a c ( ) dy tan φ = = a a dz y=b bc b z= c 1 b a + z a c = 1, si ottiene: 5

6 Figura.: Urto da ellissoide rigido tan θ = a bc a b b = a a + c tan θ dω = 1 db dθ = 1 a c sin θ (a + c tan θ )3/ cos 3 θ a c R (a cos θ + c sin θ ). Costruzione della traiettoria coulombiana Consideriamo prima il caso b = 0: (se a = c = R) Figura.5: Caso b = 0 d 0 = a = k E Se b 0, disegniamo una circonferenza di raggio a con centro in C, intersezione della linea di volo b 0 con la perpendicolare passante per C 1. Tracciamo la NC, che interseca la circonferenza in A. NC è il semiasse maggiore dell iperbole, A è il vertice. Infatti: a = k E b = L me NC = a + b = aɛ = distanza focale 6

7 Figura.6: Caso b 0 Inoltre, tracciata la tangente al cerchio in N, consideriamo l angolo C ˆNT = α, tale che α + ω = 90 D altronde, A ĈT = θ (angolo di scattering) è tale che θ + ω = 180, da cui α = θ. Dal triangolo C NT si ha cot α = T N C T = b a da cui b = a cot α = d 0 cot θ cot θ = be k = b d 0 La lunghezza d 0 = k E è la distanza di massimo avvicinamento tra particella e nucleo. Infatti nel caso di urto centrale (b = 0) la distanza minima corrisponde al punto in cui la velocità relativa si annulla. Dalla conservazione dell energia si ha E = k d 0. 7

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