La Motivazione. Dott.ssa Rosa Scardigno
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1 La Motivazione Dott.ssa Rosa Scardigno
2 Che cosa è la motivazione?
3 Che cosa è la motivazione? Uno dei compiti fondamentali dell insegnamento Influenza su üinterazioni sociali ürisultati scolastici
4 Definiamo insieme... Studio del «perché» dell agire umano La motivazione (dal latino motus = movimento) è generalmente concepita come un processo o un insieme di processi che inizia, guida, supporta e infine termina una sequenza di comportamenti diretti ad uno scopo (Taylor et al., 1982) Fattori disposizionali o situzionali? Un «fuzzy concept» a) Tratti o caratteristiche individuali (spintaal successo, curiosità) b) Motivazione come stato (situazionetemporanea) c) Combinazione!
5 Definiamo insieme... La motivazione è il complesso processo delle forze che attivano, dirigono e sostengono il comportamento nel corso del tempo (Avallone, 1994) Si qualifica per tre criteri: 1. DIREZIONE: lasceltadegliobiettivi dapartedelsoggetto; 2. INTENSITÀ: il quantitativodi sforzoche il soggettocompie; 3. PERSISTENZA: la perseveranza nel perseguimento di un obiettivo nonostante le difficoltà (direttamente proporzionale).
6 Definiamo insieme... Intrinseca: deriva da fattori interni all oggetto, come l interesse, la curiosità, il successo e il piacere provato nello svolgimento dell attività Estrinseca: deriva da fattori esterni, quali premi, elogi, incentivi, approvazione sociale e status Demotivazione: completa mancanza di una qualunque intenzione di agire. E del tutto assente qualsiasi sorta di impegno.
7 Definiamo insieme... La motivazione intrinseca è la naturale tendenza umana a cercare, trovare e superare le sfide quando si perseguono interessi personali e si esercitano le proprie capacità. La motivazione intrinseca non ha bisogno di incentivi o punizioni, perché l attività è soddisfacente e gratificante in sé. La motivazione intrinseca è associata a molti risultati scolastici positivi (successo scolastico, creatività, piacere nella lettura, ecc.)
8 Definiamo insieme... Motivazione estrinseca: Motivazione creata da fattori esterni come ricompense e punizioni. Ci si applica per il voto. Non è interessati all attività in sé, ma a ciò che essa permetterà di raggiungere Motivazione estrinseca associata a emozioni negative, scarsi risultati scolastici e strategie di apprendimento non adattative.
9 Definiamo insieme... Nell insegnamento occorre incoraggiare e coltivare la motivazione intrinseca, assicurandosi, nel contempo, che l apprendimento sia sostenuto dalla motivazione estrinseca. Incentivi per attivazione, persistenza e completamento del compito Locus della causalità: quale ragione spinge ad agire? Da attività completamente autodeterminata a completamente determinata dagli altri. Es «regolazione integrata» (compito interessante + ricompensa estrinseca): accettare cause «esterne» dalle quali ottenere benefici
10 Definiamo insieme... Differenti studi sul campo Tra gli anni 50 e la prima metà degli anni 70 sono stati proposti diversi modelli esplicativi sultemadellamotivazione: Maslow, McClelland, Alderfer, Sugarman 1. Hanno assunto una direzione di ricerca che si è orientata verso l analisi dei CONTENUTI della motivazione. 2. A partire dalla domanda Che cosa è la motivazione? 3. Hanno costruito una tipologia di motivazioni in grado di dar conto della variabilità delle condotte umane Vroom, Adams, Locke 1. Hanno puntato sull analisi dei PROCESSI che conducono all espressione di una certa motivazione. 2. La domanda di partenza è Quali variabili regolano la dinamica motivazionale? 3. Hanno proposto diagrammi di flusso e algoritmi capaci di spiegare fenomeni quali l intensità e la persistenza dei comportamenti motivati
11 Gli approcci generali alla motivazione sono: 1.Approcci comportamentali 2.Approcci umanistici 3.Approcci cognitivi 4.Approcci supportati da teorie sociocognitive 5.Approcci socioculturali Rispondono alla domanda «che cos è la motivazione»?
12 Gli approcci generali alla motivazione sono: Es. assegnare voti o note di demerito Es. far scegliere progetti, scopi o libri Motivazione = aspettativa x valore Socializzazione fondamentale anche nell apprendimento
13 Approcci umanistici: Maslow (1954; 1968)
14 La scala dei bisogni di Maslow (1954; 1968) BISOGNO: Carenza di un oggetto desiderato, di conseguenza la persona orienta il suo comportamento per raggiungerlo o per soddisfare il relativo bisogno
15 La scala dei bisogni di Maslow (1954; 1968) 1. La motivazione è caratterizzata da sette bisogni di base che si differenziano in funzione dei diversi tipi di oggetti ai quali si legano: dalle necessità fisiologiche di base al bisogno di autoattualizzazione. 2. Tali bisogni sono collocati in una gerarchia: piramide. Bisogni inferiori necessitano di soddisfazione per bisogni superiori 3. Autoattualizzazione: Realizzazione del proprio potenziale «essere tutto ciò che si può essere». 4. Deficiency needs: I quattro bisogni di livello inferiore indicati da Maslow, che devono essere soddisfatti prima di potersi dedicare ai bisogni di ordine superiore. Quando soddisfatti, la motivazione diminuisce. 5. Bisogni esistenziali: I tre bisogni di livello superiore indicati da Maslow, talvolta definiti bisogni di crescita. Quando soddisfatti, la motivazione aumenta.
16 La scala dei bisogni di Maslow (1954; 1968) 1. BISOGNI FISIOLOGICI: mangiare, bere, respirare, evacuazione e minzione, riprodursi e sopravvivere. Il bambino, per esempio, piangeper essere nutrito. 2. BISOGNI DI SICUREZZA: motivano la persona a ricercare protezione, contatto, dipendenza e sostegno emotivo (fondamentalinellaprimainfanzia)
17 La scala dei bisogni di Maslow (1954; 1968) 3. BISOGNO di AMORE e di APPARTENENZA: si intende lo stare assieme, fare amicizia e trovare persone che ci sostengano emotivamente. 4. BISOGNO di RICONOSCIMENTO o STIMA: comportamenti e atteggiamenti tesi a ottenere il riconoscimento da parte degli altri per le nostre azioni. Questo influenza la nostra autostima, il senso di capacità, la possibilità di avere una soddisfacente immagine di sé.
18 La scala dei bisogni di Maslow (1954; 1968) 5. BISOGNI COGNITIVI: conoscenza e comprensione, curiosità, esplorazione, bisogno di significato e prevedibilità. 6. BISOGNI ESTETICI: bellezza nell arte e nella natura, simmetria,bilanciamento, ordine,forma. 7. BISOGNI di AUTOREALIZZAZIONE O DI AUTOATTUALIZZAZIONE: comportamenti tesi a esprimere le nostre potenzialità, la creatività, la spontaneità, al fine di comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.
19 La scala dei bisogni di Maslow (1954; 1968) BISOGNI ESISTENZIALI BISOGNI DI MANCANZA
20 La scala dei bisogni di Maslow (1954; 1968) PRINCIPIO DEL DINAMISMO GERARCHICO: I bisogni di ordine superiore non sono considerati importanti da una persona fino a quando i bisogni di livello inferiore non sono stati parzialmente soddisfatti Critica: no rigidità! Per gli studenti Disagi fisiologici prevalenti (es. disagioeconomico) Scarsa «sicurezza» (es. scuolaluogo «minaccioso») Minaccia al senso di appartenenza (es. separazione genitori) Conflitto di gruppo
21 Approcci umanistici: McClelland (1961)
22 Achievement need (Bisogno di Riuscire) Bisogno di riuscire: tipico delle società occidentali, ma risultati anche in Corea McClelland (1961) individua tre principali ordini di motivazione che possono esprimersi in comportamenti differenti Le tre motivazioni non hanno alcun rapporto di gerarchia/subordinazione: situazioni di equilibrio in cui tutte le istanze possono ottenere espressione nei comportamenti
23 Le tre motivazioni di McClelland Autonomia: far derivare le proprie azioni dai propri desideri. Controllo della propria vita e responsabilità del proprio comportamento; rifiuto di controlli e vincoli Relazione: desiderio dell individuo di appartenere e stabilire stretti legami emotivi e attaccamenti con altre persone che si interessino di lui Competenza: dimostrare padronanza o abilità nel compito che si sta svolgendo. Promuove autoefficacia e obiettivi di apprendimento Le tre motivazioni non hanno alcun rapporto di gerarchia/subordinazione: situazioni di equilibrio in cui tutte le istanze possono ottenere espressione nei comportamenti
24 Le tre motivazioni di McClelland 1. MOTIVAZIONE AL POTERE: (e all evitamento delladipendenza). È la spintaa influenzare le persone e a modificare le situazioni secondo le proprie intenzioni. Le persone in cui prevale questo bisogno desiderano esercitare un forte impatto sugli altri, sulle decisioni, sulle procedure; 2. MOTIVAZIONE ALL AFFILIAZIONE: (e all evitamento dell isolamento). È l orientamento a creare un ampia e densa rete di legami sociali con gli altri. Si desidera costruire e sviluppare relazioni confidenziali e supportive. Nella scuola: ruolo fondamentale degli insegnanti! 3. MOTIVAZIONE AL SUCCESSO: (e all evitamento del fallimento). È il desiderio di raggiungere le mete desiderate, realizzare le proprie capacità, e migliorare le proprie prestazioni. Per chi è motivato in tale direzione, il raggiungimento delle mete è importante al di là delle ricompense che lo accompagnano
25 Approcci umanistici: Alderfer (1972)
26 Il Modello ERG Alderfer (1972) individua tre principali ordini di bisogni (MODELLO ERG): 1. BISOGNI DI ASSISTENZA: le persone sono orientate a soddisfare tutte quelle necessità che comprendono fattori biologici e di sicurezza, mantenimento della salute, disponibilità di denaro, godimento di benefici materiali; 2. BISOGNI DI RELAZIONE: comprendere l essere riconosciuto, compreso, accettato, amato. È lo sviluppo di atteggiamenti, sentimenti e pensieri comuni rispetto altri gruppi sociali ai quali si appartiene; 3. BISOGNI DI CRESCITA: coinvolgono il desiderio di autostima e di autorealizzazione e fanno riferimento alla necessità di possedere strumenti concettuali e materiali per interpretare gli eventi a cui si assiste e intervenire sull ambiente in cui si vive, utilizzando le capacità possedute e sviluppandone continuamente di nuove.
27 Il Modello ERG Alderfer condensa in tre livelli i cinque bisogni proposti da Maslow
28 Approcci umanistici: Sugarman (1986)
29 Quando una persona è realizzata? Sugarman individua 12 aspetti che caratterizzano la persona realizzata: 1. Percezione accurata degli altri; 2. Accettazione di sé e degli altri; 3. Spontaneità; 4. Capacità di porre l attenzione sui problemi esterni al sé; 5. Imparzialità; 6. Autonomia e capacità di non essere soggetti alle pressioni del conformismo; 7. Capacità di apprezzare ciò che è bello e buono; 8. Capacità di vivere esperienze estreme con un intensa partecipazione emotiva; 9. Relazioni strette con poche persone; 10. Rispetto per gli altri; 11. Valori morali; 12. creatività
30 Approcci socio-cognitivi: Locke (1968)
31 Obiettivi di apprendimento Gli obiettivi (o scopi) sono i risultato che un individuo si impegna a raggiungere Dirigono l attenzione verso il compito da svolgere e allontanano dalle distrazioni Rendono più energico lo sforzo (fino ad una certa misura!) Incrementano la persistenza (es. difficoltà e scadenze) Promuovono lo sviluppo di nuove conoscenze e strategie quando le strategie vecchie falliscono (es. cambio metodo di studio)
32 Obiettivi di apprendimento I tipi di scopo che si definiscono influenzano la quantità di motivazione impiegata per raggiungerli. - scopi specifici - elaborati - moderatamente difficili: sfida non irragionevole - prossimali: potere motivante Forniscono criteri chiari per giudicare la prestazione
33 Obiettivi di apprendimento Obiettivo di padronanza (o di compito o apprendimento) Intenzione personale a migliorare abilità e apprendimento, indipendentemente da quanto la prestazione ne risenta Maggiore impegno e coinvolgimento nel compito Concentrazione sul compito, ricerca sfide e persistenza Focalizzati sul lavoro più che sul confronto, cercando aiuto e strategie cognitive complesse Quattro obiettivi di apprendimento a scuola di padronanza di prestazione di evitamento del lavoro sociali Obiettivo di prestazione (o di abilità o dell ego): Intenzione personale a sembrare competente o a svolgere buone prestazioni agli occhi degli altri Focus sui voti e sul superare gli altri Tentano di apparire intelligenti ma cercano scorciatoie Attenzione alla valutazione, nascondono voti bassi ed evitano collaborazione
34 Fattori che influenzano la motivazione Oltre agli obiettivi e alla creazione di relazioni sociali supportive (insegnantediscente), tre fattori rendono efficace la definizione dello scopo nella classe: 1. FEEDBACK: per essere motivati dalla discrepanza tra dove si è e dove si vuole arrivare, bisogna avere un senso preciso dello status attuale e del percorso da compiere. Il feedback più efficace pone enfasi sui progressi B Effetto framing A
35 Fattori che influenzano la motivazione 2. DESCRIZIONE DELLO SCOPO: attività e compiti possono essere spiegati o descritti come in grado di agevolare gli scopi intrinseci degli studenti. Quando le attività sono collegate agli scopi intrinseci (es. competenza, relazione), gli studenti elaborano le informazioni più in profondità (comprensione e persistenza). Le attività con scopo estrinseco (es. eterodefinite) promuovonosolol apprendimentobasicosullamemorizzazione e non sulla comprensione o persistenza profonda. B A
36 Fattori che influenzano la motivazione 3. ACCETTAZIONE DELLO SCOPO: L IMPEGNO CONTA! L apprendimento è favorito dal coinvolgimento degli studenti nella definizione degli obiettivi e facendo si che si impegninoattivamente al lororaggiungimento Far annotare per iscritto gli obiettivi agli studenti e spuntarli pian piano che vengono raggiunti B A
37 Teoria della definizione degli obiettivi GOAL SETTING 1. Gli obiettivi sono: la variabile chiave per comprendere il percorso in base al quale gli stati motivazionali di una persona si traducono in comportamenti la base della motivazione I fattori che dirigono il comportamento Intervengono nella messa in atto di condotte intenzionali
38 Teoria della definizione degli obiettivi GOAL SETTING Cinque caratteristiche degli obiettivi che influenzano il comportamento: 1. la CONSAPEVOLEZZA: il riconoscimento dell obiettivo; 2. la FORZA: il valore attribuito all obiettivo, che sarà tanto più intensa quanto più l obiettivo verrà accettato, ritenuto importante e considerato significativo per sé e gli altri; 3. l ASPETTATIVA DI SUCCESSO: il senso di potercela fare nel conseguimento dell obiettivo; 4. La SPECIFICITÀ: la chiarezza e la vicinanza dell obiettivo, che sollecita una migliore prestazione rispetto alla genericità o all eccessiva distanza temporale dall obiettivo; 5. La DIFFICOLTÀ: il grado di sfida che l obiettivo sollecita
39 Teoria della definizione degli obiettivi GOAL SETTING La prestazione scolastica è influenzata dalle caratteristiche degli obiettivi: quanto più saranno: Consapevoli Forti Specifici e difficili Tanto più il livello di MOTIVAZIONE che si esprimerà nei COMPORTAMENTI DIRETTI al loro conseguimento sarà elevato.
40 Il Ruolo delle CREDENZE Le credenze degli studenti su conoscenza e apprendimento influenzano gli scopi che essi definisconoe le strategie di apprendimento che applicano. Struttura della conoscenza: insieme di fatti o relazione tra nodi? Stabilità/certezza: predeterminatao in divenire? Abilità di apprendere: innata o in divenire? Velocità di apprendimento: svelto vs lento Natura dell apprendimento: memorizzazione o comprensione? B A
41 Il Ruolo delle CREDENZE Insegnante Prospettiva entitaria (immodificabile) dell abilità: Credenza che l abilità sia una caratteristica predeterminata, impossibile da cambiare, posseduta in quantità predefinita. Definiscono obiettivi che evitano le prestazioni e, dunque, il fallimento Prospettiva incrementale dell abilità: Credenza che l abilità sia un insieme di competenze aperto al cambiamento e non controllabile Motivazione e apprendimento Studente perché sono andato così male alla verifica? come mai ho avuto un voto così alto? perché X ha avuto un voto più alto del mio? Da «si è impegnato di più» a «è più intelligente»
42 Il Ruolo delle CREDENZE: TEORIA DELL ATTRIBUZIONE Dare senso al comportamento proprio e altrui ricercando spiegazioni e cause. Per comprendere i successi e i fallimenti altrui si fanno anche attribuzioni, secondo cui, per esempio, gli altri sono intelligenti o fortunati, oppure lavorano sodo. TEORIE DELL ATTRIBUZIONE Descrivono in che modo le spiegazioni, le giustificazioni e le scuse dell individuo influenzano la sua motivazione. La maggior parte delle cause attribuite a successi e fallimenti può essere descritta attraverso 3 dimensioni: 1. Locus: indica se la collocazione della causa è interna o esterna alla persona (es. talento o duro lavoro vs grande maestro) 2. Stabilità: se la causa dell evento rimane invariata nel tempo (talento stabile vs sforzo può cambiare) 3. Controllabilità: se la persona può controllare la causa (il maestro, lo sforzo, il libro, ecc sono controllabili; il talento nella musica no perché innato)
43 Esempi Locus Stabilità Controllabilità Percezione di autostima Percezione del futuro Emozioni positive e negative
44 Il Ruolo delle CREDENZE: VALORE DI SÉ Quando una persona giunge a credere che gli eventi e i risultati della sua vita sono per la maggior parte incontrollabili sviluppa IMPOTENZA APPRESA aspettativa, basata su precedenti esperienze di mancanza di controllo, che tutti gli sforzi conducano al fallimento. L impotenza appresa causerebbe di tre tipi di deficit: motivazionale (aspettativa di fallire), cognitivo (si privano della possibilità di migliorare) e affettivo (ansia e apatia). TRE TIPI DI INSIEMI MOTIVAZIONALI: 1. Studenti orientati alla padronanza ; 2. Studenti che evitano il fallimento ; 3. Studenti che accettano il fallimento
45 Il Ruolo delle CREDENZE: VALORE DI SÉ TRETIPI DI INSIEMI MOTIVAZIONALI: 1. Studenti orientati alla padronanza: tendono a dare importanza al risultatoe agli obiettivi (di padronanza) e a considerare l abilità come qualcosa di migliorabile; non temono il fallimento; attribuzione di successoai propri sforzi e buonaautoefficacia; 2. Studenti che evitano il fallimento: Studenti che insistono su ciò che sanno, non assumono rischi e rivendicano di non preoccuparsi della propria prestazione; prospettiva entitaria e obiettivi di prestazione; evitamento fallimento + autodifesa = strategie fallimentari (es. proclastinazione) 3. Studenti che accettano il fallimento: Studenti che ritengono i loro fallimenti dovuti alla scarsa abilità e che pensano si possa fare poco al riguardo; definizione di sé come incompetente; possibile impotenza appresa e «stereotipi minaccia»
46 Il Ruolo delle CREDENZE: VALORE DI SÉ
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