Rassegna stampa 20 Settembre Azienda Usl Roma D Via Casal Bernocchi, Roma. A cura URP ASL Roma D Via Casal Bernocchi, 73

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10 10 Alzheimer, in Italia un ammalato ogni 10 minuti Esperti,in 30 anni 3mln italiani colpiti,pochi test e formazione ROMA - Ogni 10 minuti un italiano si ammala di Alzheimer, per un totale ad oggi di mila casi, ma i numeri saranno doppi nel 2020 e tripli nel In trent'anni, in Italia vi saranno infatti oltre 3 milioni di persone che avranno bisogno di cure e di assistenza ininterrotta. Ad oggi, però, mancano test diagnostici, farmaci incisivi e una formazione 'su misura' per familiari e badanti, mentre la malattia è ancora caratterizzata da mancata diagnosi iniziale nel 43% dei casi. Questi alcuni dei dati emersi dall'international Alzheimer's Disease Physicians Survey, un'indagine realizzata da Eli Lilly, che quest'anno celebra i 25 anni di ricerca e sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche per la malattia. L'indagine è stata presentata a Roma in occasione del Talk Show 'Ti ricordi?', organizzato dall'associazione Italiana Malattia di Alzheimer (Aima). L'indagine ha coinvolto medici di 5 Nazioni (Usa, Gran Bretagna, Italia, Francia e Giappone). ''L'indagine internazionale - commenta Carlo Caltagirone, Neurologo all'università di Roma Tor Vergata - ha evidenziato che l'alzheimer è la più comune forma di demenza con un tasso in costante crescita. Nel 2010, 35.6 milioni di persone nel mondo ne erano affette, un dato destinato a raddoppiarsi nell'arco di 20 anni, con già nel milioni di casi e milioni di diagnosi nel Una proporzione trasferibile in Italia, dove si registrano all'incirca 700 mila ammalati, con circa 80 mila nuovi casi ogni anno. Ma sono cifre sottostimate''. Altro aspetto da considerare è, poi, che ''questa patologia - sottolinea Patrizia Spadin, presidente dell'aima - determina un impatto elevatissimo sulla qualità della vita dei caregiver e dei familiari, con un cambio radicale delle abitudini di vita, la riduzione del tempo e delle risorse da dedicare al resto della famiglia e al lavoro''. Sempre meno nascite in Italia E mamme sempre più vecchie. Per il Rapporto del Ministero ancora alto il numero dei cesarei ROMA - Cala il numero delle nascite in Italia e, seppur di poco, il ricorso al cesareo. Aumentano invece il numero dei parti presso ospedali pubblici, l'età media delle madri e il numero di bimbi nati vivi. Così si nasce in Italia, secondo i dati del nono Rapporto Cedap, sull'evento nascita in Italia, pubblicati dal Ministero della Salute e relativi all'anno Sempre meno i nuovi nati: a fronte dei dell'anno precedente e in 1,38 gravidanze su 100 sono venuti al mondo grazie alla procreazione medicalmente assistita. Si rivolgono al pubblico l'88,2 delle mamme, dato in aumento a fronte dell'87,7% dell'anno precedente. L'11,8% sceglie invece le case di cura e solo 0,1% altri luoghi, in genere il proprio domicilio. La loro età media continua, lentamente, a crescere: l'età media delle puerpere è ora di 32,6 anni per le italiane mentre scende a 29,3 per le cittadine straniere. Il primo figlio invece arriva in genere oltre i 31 anni per le italiane, ma con sensibili variazioni regionali, e 28 per le cittadine straniere. Straniere che sempre più spesso partoriscono in Italia, passando dal 18% sul totale dei parti nel 2009 al 18,3% nel 2010, con picchi in Emilia Romagna e Lombardia, dove rappresentano il 28%. Il cesareo resta uno dei punti critici del "percorso nascita" e si attesta al 37,5%, mezzo punto percentuale in meno rispetto a quanto rilevato dal precedente rapporto. Il dato, ancora sopra la media europea e sopra il tasso consigliato dall'organizzazione Mondiale della Sanità, raggiunge picchi altissimi specie nelle cliniche private, dove avviene nel 58,3% dei parti contro il 34,6% dei parti che avvengono nel pubblico. La tendenza è comunque positiva, come quella che indica il tipo di ospedale prescelto. Cresce, infatti, il numero di chi si rivolge a strutture dove avvengono almeno 1000 parti annui: sono il 67,9%, nel 2009 erano il 66,7%. In calo i parti che invece hanno luogo in ospedali che ne effettuano meno di 500, e dunque considerati più a rischio perché meno adatte ad affrontare eventuali emergenze: sono 7,1% mentre nel 2009 erano 7,9%. Nonostante cresca l'età media delle madri, cala il numero delle amniocentesi, ne sono state effettuate 13,6 ogni 100 parti, a fronte delle 14,2 registrate dal precedente rapporto. Ma non sono segno di mancata attenzione al periodo più delicato per eccellenza, tutt'altro. Resta alto e stabile, anche rispetto alla media europea, il numero dei controlli effettuati in gravidanza: nell'84,6% dei casi il numero di visite ostetriche è superiore a 4 e nel 73,2% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. Anche in conseguenza di questo, scende il tasso di mortalità natale, nel 2010 sono stati rilevati nati morti, pari a 2,72 nati morti ogni nati, nel 2009 erano il 2,83. Attuare una corretta politica sanitaria "a favore delle adolescenti e delle donne in età fertile", organizzare "strutture preposte al settore materno infantile" e definire "linee guida di alto livello scientifico", ha dichiarato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sono misure che, "se correttamente e diffusamente adottate, concorrono alla realizzazione di un miglioramento della qualità, sicurezza e appropriatezza degli interventi e alla riduzione dei tagli cesarei".

11 Ospedale Grassi, paziente fugge da rianimazione. Lorenzin invia i Nas "Chiesto al presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, per accertare se siano state rispettate le norme" Il Faro on line - Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in seguito alla notizia riportata dai media di un paziente ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale G.B. Grassi di Ostia che sarebbe fuggito senza vestiti e senza che nessuno se ne accorgesse, ha disposto l'invio dei Carabinieri del Nas per accertare i fatti ed eventuali responsabilità. "Il ministro - si legge in una nota del ministero della Salute - ha inoltre chiesto chiarimenti al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per accertare se siano state rispettate le norme e le conseguenti procedure applicative che riguardano la sicurezza e la tutela dei pazienti in particolare nelle strutture e nei reparti ad alta intensita' di cura". Lazio, dove il welfare costa caro Nella regione l 88,7 per cento delle famiglie ha sostenuto spese nell ultimo anno per acquistare farmaci a prezzo intero Il Faro on line - Nel Lazio le famiglie spendono di tasca propria per la sanità più che nel resto d'italia, le reti familiari informali tengono ma preoccupa il futuro dei figli. E il 23% ha rinunciato al dentista perché troppo costoso. È quanto emerge da una ricerca sul welfare nel Lazio realizzata nell ambito del progetto Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali di Censis e Unipol, con la collaborazione del Consiglio regionale Unipol Lazio.Il rapporto poi rivela come nel Lazio l 88,7 per cento delle famiglie ha sostenuto spese nell ultimo anno per acquistare farmaci a prezzo intero o per pagare i ticket in farmacia (il 78,2 per cento nella media italiana), l 83,5 per cento ha sostenuto spese out of pocket per prestazioni ambulatoriali come visite mediche specialistiche o accertamenti diagnostici (il 60,3 per cento a livello nazionale), il 43,6 per cento per visite e prestazioni odontoiatriche private (contro una media del 38,6 per cento). Data la scarsa copertura da parte del sistema sanitario pubblico, negli ultimi due anni il 31 per cento delle famiglie del Lazio ha effettuato solo le cure odontoiatriche indispensabili, preferendo strutture pubbliche o puntando al massimo risparmio in caso di accesso alle strutture private, anche rinunciando alla qualità. E il 23 per cento è stato costretto a rinunciare o rimandare il ricorso al dentista, sebbene fosse necessario, perché troppo costoso. I tagli alla sanità pubblica Nel Lazio la sanità pubblica regionale è soggetta a processi di razionalizzazione dell offerta ospedaliera, con la riduzione dei posti letto per acuti. E il Lazio è una delle Regioni con piano di rientro, dovuto al deficit accumulato nelle precedenti gestioni, per cui gli amministratori regionali si sono trovati a dover operare in questi anni una riduzione complessiva dei costi, che potrebbe aver avuto un impatto anche sulla qualità e la capillarità dei servizi erogati. Dal 2007 al 2011, sia le strutture ospedaliere pubbliche che quelle private accreditate si sono ridotte nella regione del 7 per cento circa, mentre nel resto d Italia sono aumentate. I posti letto sono diminuiti del 19,7 per cento nelle strutture pubbliche e del 28,4 per cento in quelle private accreditate, più che nelle altre aree del Paese (nella media nazionale la variazione è pari a -6,6 per cento). Anche il personale medico e infermieristico si è ridotto nel Lazio rispettivamente del 5,7 per cento e del 5 per cento contro una sostanziale stabilità registrata a livello nazionale. La spesa sanitaria pubblica per abitante nel Lazio è diminuita del 4 per cento, con una riduzione particolarmente sensibile tra il 2009 e il 2010 (-2 per cento), a fronte di un andamento pressoché invariato nelle altre aree del Paese. 11

12 Comunicato stampa n. 195 Data comunicato: 19 settembre 2013 PAZIENTE FUGGE DALLA RIANIMAZIONE DEL GRASSI: MI- NISTRO LORENZIN INVIA I NAS Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in seguito alla notizia riportata dai media di un paziente ricoverato nel reparto di rianimazione dell Ospedale G.B. Grassi di Ostia che sarebbe fuggito senza vestiti e senza che nessuno se ne accorgesse, ha disposto l invio dei Carabinieri del Nas per accertare i fatti ed eventuali responsabilità. Il Ministro ha inoltre chiesto chiarimenti al Commissario alla regione Lazio, Nicola Zingaretti, per accertare se siano state rispettate le norme e le conseguenti procedure applicative che riguardano la sicurezza e la tutela dei pazienti in particolare nelle strutture e nei reparti ad alta intensità di cura. 12

13 I cesarei non frenano, visite tardive per le mamme straniere. Rapporto Cedap sull'evento nascita Le madri che vivono in Italia preferiscono partorire nelle strutture pubbliche (88,2%) e solo l'11,8% opta per una clinica privata. Il 18,3% non è di nazionalità italiana, percentuale che sale al 25% nel Centro Nord. Il fenomeno della presa incarico tardiva è marginale: solo il 2,9% delle donne italiane effettua la prima visita dopo la dodicesima settimana. Ma questo non vale per la mamme straniere: la percentuale di chi fa tardi la prima visita sale infatti al13,8 per cento. Il tasso di nati morti è tra i più bassi d'europa (2,72 ogni mille nati) ma resta troppo alta la percentale di cesarei (37,5%). E' questo il quadro che risulta dal nono rapporto sull'evento nascita in Italia (sul sito che presenta le analisi dei dati rilevati per l'anno 2010 dal flusso informativo del Certificato di assistenza al parto (Cedap). "Il parto ha detto il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin - costituisce l'evento culminante di un "percorso nascita" che inizia con l'adozione di misure di politica sanitaria generali a favore delle adolescenti e delle donne in età fertile e prosegue attraverso l'organizzazione delle strutture sanitarie territoriali e ospedaliere preposte al settore materno infantile e alla definizione di linee guida di elevato livello scientifico per gli operatori. Queste misure, se correttamente e diffusamente adottate, concorrono alla realizzazione di un miglioramento della qualità, sicurezza e appropriatezza degli interventi e alla riduzione dei tagli cesarei. Ritengo che i risultati evidenziati da questo Rapporto potranno ulteriormente essere migliorati proprio grazie all'impegno del Ministero e delle Regioni a proseguire e rafforzare tali iniziative, nel prioritario interesse della salute delle donne e dei neonati che vedono la luce nel nostro Paese". Ecco una sintesi dei principali risultati del rapporto Cedap Caratteristiche dei punti nascita.- L'88,2% dei parti avviene negli Istituti di cura pubblici, il 11,8% nelle case di cura e solo 0,1% altrove. Nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche, quali Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, le percentuali sono sensibilmente diverse. Il 67,9% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno parti annui. Il 7,1% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui. -Cittadinanza delle madri. Il 18,3% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana: tale fenomeno è più diffuso al centro nord dove oltre il 25% dei parti avviene da madri non italiane; in particolare, in Emilia Romagna e Lombardia, quasi il 28% delle nascite è riferito a madri straniere. Le aree geografiche di provenienza più rappresentative, sono quella dell'africa (26,9%) e dell'unione Europea (25,5%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana sono rispettivamente il 18,4% e l'8,6% di quelle non italiane. -Età materna. L'età media della madre è di 32,6 anni per le italiane mentre scende a 29,3 anni per le cittadine straniere. L'età media al primo figlio è per le donne italiane quasi in tutte le Regioni superiore a 31 anni con variazioni sensibili tra le regioni del nord e quelle del sud. Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 27,7 anni. -Scolarità e condizione professionale delle madri. Il 44,2% ha una scolarità medio alta, il 33,3% medio bassa ed il 22,5% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (51%). L'analisi della condizione professionale evidenzia che il 59,4% delle madri ha un'occupazione lavorativa, il 30,7% sono casalinghe e l'8% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2010 è per il 54,8% quella di casalinga a fronte del 65,7% delle donne italiane che hanno invece un'occupazione lavorativa. -Visite ed esami in gravidanza. Nell'84,6% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 e nel 73,2% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre la 12 settimana è pari al 2,9%; tale percentuale sale al 13,8% per le donne straniere. Le donne con bassa scolarità si sottopongono alla prima visita più tardivamente delle donne con scolarità medio-alta (la prima visita è effettuata oltre la 12 settimana dal 9,9% delle donne con bassa scolarità e dal 3% delle donne con scolarità alta). Per le donne più giovani si registra una frequenza più alta di casi in cui la prima visita avviene tardivamente (13,3% nelle madri con meno di 20 anni). In media, inoltre, sono state effettuate 13,6 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato nel 38,72% dei casi. -Presenza di familiari al parto. La donna ha accanto a sé al momento del parto nel 90,20% dei casi il padre del bambino, nel 8,64% un familiare e nell'1,16% un'altra persona di fiducia. Le analisi dei dati si riferiscono ai parti vaginali -Parti cesarei. Si conferma il ricorso eccessivo all'espletamento del parto per via chirurgica. In media, il 37,5% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all'espletamento del parto per via chirurgica. Rispetto al luogo del parto si registra un'elevata propensione all'uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate in cui si registra tale procedura in circa il 58,3% dei parti contro il 34,6% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere, nel 28,8% dei parti di madri straniere si ricorre al taglio cesareo mentre si registra una percentuale del 39,5% nei parti di madri italiane. Caratteristiche dei neonati e natimortalità.- L'1% dei nati ha un peso inferiore a grammi ed il 6,2% tra e grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,2% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10. Sono stati rilevati nati morti, corrispondenti ad un tasso di natimortalità pari a 2,72 nati morti ogni nati. 13

14 Sulla Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 2013 l'agenzia del farmaco pubblica una determina e quattordici comunicati su specialità medicinali per uso umano. 14

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