LA RIABILITAZIONE DEI PROCESSI COMUNICATIVI

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1 I Corso Insegnante-Tutor per l Autismo LA RIABILITAZIONE DEI PROCESSI COMUNICATIVI Sara Isoli 1

2 PROGRAMMA DEL CORSO La comunicazione nel disturbo autistico La comunicazione non verbale Che fare? La comunicazione verbale nel disturbo autistico La comprensione Che fare? La produzione Che fare? 2

3 LA COMUNICAZIONE NEL DISTURBO AUTISTICO 3

4 CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE DSM IV TR (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) Definisce il Disturbo Autistico sulla base di tre caratteristiche fondamentali Marcata e persistente compromissione dell'interazione sociale Marcata e persistente compromissione della comunicazione verbale e non verbale Modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati 4

5 CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE PROPOSTA DSM V ( interazione interazione e comunicazione comunicazione sociale sociale comportamenti quando il CONTESTO, aumentando le tre anni richieste, fa emergere le difficoltà interazione sociale 5 interazione sociale

6 LA COMUNICAZIONE La comunicazione è tutto ciò che accade in presenza di almeno due persone. Non si può non comunicare. ( Alto (Watzlavick, Beavin, Jackson -Scuola di Palo CONTENUTO RELAZIONE 6

7 LA COMUNICAZIONE INTENZIONALITA' deliberato perseguimento di uno scopo Un comportamento è intenzionale se l individuo ha una consapevolezza o una rappresentazione mentale dell obiettivo desiderato e del mezzo per raggiungerlo Bates parla di consapevolezza a priori dell effetto che il segnale avrà sul ricevente e nel quale si persiste fino a ottenere l effetto voluto o fino al chiaro fallimento dell' intento 7

8 LA COMUNICAZIONE INTENZIONALITÀ CONVENZIONALITÀ Comportamenti-problema Ciò che manca è l'utilizzo di sistemi simbolici convenzionali La comunicazione risulta meno efficace e aumenta il peso sostenuto dal partner 8

9 LA COMUNICAZIONE La comunicazione non verbale La comunicazione verbale paralinguistica cinesica linguaggio aptica prossemica 9

10 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE NEL DISTURBO AUTISTICO 10

11 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE E comunicazione extra-linguistica che accompagna e talvolta sostituisce il parlato In particolare nelle componenti di: Alternanza di turno Attenzione condivisa Intenzionalità comunicativa Iniziativa comunicativa Contatto oculare Gesto di indicazione 11

12 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Alternanza di turno In una conversazione, significa sapere quando è corretto prendere la parola e quando cederla, ma questa è anche un abilità sociale. Nel soggetto autistico: fatica nei tempi d attesa, impulsività e irrequietezza, interruzioni a sproposito o in modo insistente in una conversazione difficoltà nella presa di turno 12

13 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Attenzione condivisa E caratterizzata dall'uso di contatto visivo, affetto e gesti per condividere esperienze con gli altri ( 2000 Stella, (Mundy & E' un importante indicatore prognostico positivo nei casi di autismo, in quanto costituisce il principale precursore della comparsa dell'intenzionalità comunicativa ( 2000 Tomasello, (Carpenter e 13

14 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Intenzionalità comunicativa E la consapevolezza (non la volontà!) di poter ottenere una modificazione nell ambiente grazie ad una modificazione del proprio comportamento Nel soggetto autistico difficoltà spesso legate ad un problema di convenzionalità (vedi anche comportamenti problema, idiosincratici e stereotipie??) 14

15 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Iniziativa comunicativa E la capacità di intervenire attivamente nella conversazione, a prescindere dal canale comunicativo usato dal soggetto (Spinetoli,1998) Nel soggetto autistico difficoltà: nell'iniziare una comunicazione nell'iniziare adeguatamente una comunicazione per finalità richiestive piuttosto che dichiarative 15

16 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Contatto oculare E la capacità di guardare l interlocutore negli occhi durante la realizzazione dell atto comunicativo Nel soggetto autistico difficoltà: nell'iniziare nel mantenere più verso l'altro che verso il materiale in contesto di richiesta più che in situazione libera nell'integrare lo sguardo con altre modalità comunicative, sia verbali che non 16

17 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Gesto di indicazione Nello sviluppo tipico compare tra gli otto ed i sedici mesi ( 2003 al. (Camaioni et Nel soggetto autistico compare: in ritardo solo spontaneamente solo su imitazione utilizzato solo in forma richiestiva utilizzato solo in contesto rigido non integrato con altre forme comunicative non compare affatto mancano i prerequisiti 17

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19 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE NEL DISTURBO AUTISTICO = CHE FARE? 19

20 RIABILITAZIONE EDUCAZIONE ESERCIZIO USO STRUTTURAZIONE APPRENDIMENTO STABILIZZAZIONE GENERALIZZAZIONE 20

21 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Alternanza di turno CHE FARE? Strutturazione del tempo = prevedibilità MA rigidità E' quindi preferibile adottare le forme più evolute (es. guida verbale)e più flessibili (es. orari approssimativi) così come simulazioni di imprevisti 21

22 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Attenzione condivisa CHE FARE? Preferire modalità interattive nello stare insieme Tenere alti la condivisione e lo scambio Effettuare passaggi graduali: stare insieme nella stessa stanza stare vicini usare lo stesso materiale 22

23 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Iniziativa comunicativa CHE FARE? Partire da forti spinte motivazionali da usare in modo contestuale e senza esaurimento Creare routines e sospendere il proprio intervento Strutturare il contesto per creare occasioni Sostenere anche minimi abbozzi Far evolvere forme poco convenzionali 23

24 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Contatto oculare CHE FARE? Generalmente migliora spontaneamente, al migliorare dell'interazione Utilizzare: richiesta verbale diretta attività che favoriscano l'orientamento dello sguardo verso l interlocutore postazioni frontali o semi-frontali 24

25 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Gesto di indicazione CHE FARE? Laddove manchino, partire dai precursori Strutturare l'ambiente per creare occasioni Preferire input visivi Utilizzare svariate strategie di facilitazione: Guida fisica Imitazione Guida verbale Tocco CFI da ridurre gradualmente per giungere all'autonomia 25

26 IL GRUPPO Richiede caratteristiche specifiche L adulto-educatore di riferimento è un facilitatore, non il partner interattivo Il partner interattivo è ciascun pari presente nel gruppo L obiettivo è la sostanza (l interazione comunicativa) non la forma (comunicativo-linguistica) Nel rispetto del codice condiviso dal gruppo Diventano fondamentali le regole sociali Fatte rispettare coerentemente pur nel rispetto dell individualità 26

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28 LA COMUNICAZIONE VERBALE NEL DISTURBO AUTISTICO 28

29 LA COMUNICAZIONE VERBALE Il linguaggio è un sistema arbitrario di segni basato su precise regole, che ogni società sviluppa come sistema di comunicazione con gli altri; è anche un importante modalità di pensiero (Rapin I., 2006). Un livello cognitivo considerevolmente sofisticato può essere raggiunto anche in assenza di linguaggio (Quill K.A., 2007). 29

30 LA COMPRENSIONE 30

31 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA COMPRENSIONE- CANALE VISIVO >>> UDITIVO ( 1998 Mesibov, Svariati studi (es. Schopler e ( 2001 (Grandin, Pensare in immagini ( 2007 Schuler, Produzione > Comprensione (es. 31

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33 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA COMPRENSIONE- IPERSENSIBILITA UDITIVA Metodi Tomatis e Berard (AIT) Ipersensibilità uditiva dolorosa (Williams, 2000) DISATTENZIONE UDITIVA Lunghe stringhe di informazioni verbali DISTURBO DI PROCESSAMENTO UDITIVO 33

34 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA COMPRENSIONE- DISTURBO DI PROCESSAMENTO UDITIVO E un disordine risultante da anomalie nelle funzioni uditive centrali così come nel sistema centrale di elaborazione corticale ll processamento uditivo è stato definito come un termine ombrello (umbrella term), paragonabile ad una black box, indicante tutte quelle operazioni di elaborazione centrale uditiva effettuate sull input periferico, affinché il percetto venga investito in risoluzione, differenziazione e identificazione (Phillips 2002) 34

35 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA COMPRENSIONE- DISTURBO DI PROCESSAMENTO UDITIVO Soggetti con APD manifestano sintomi comportamentali quali: problemi di elaborazione del significato disattenzione distraibilità E AUTISMO? Anche il quadro neurofisiologico delinea l esistenza di alterazioni delle strutture deputate all elaborazione percettiva del linguaggio, a livello corticale e sottocorticale 35

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37 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA COMPRENSIONE- = PRESTAZIONE DISTURBO DELLE FUNZIONI ESECUTIVE 37

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39 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA COMPRENSIONE CHE FARE?- Ridurre l'intensità e la frequenza degli stimoli sonori Fornire anche il supporto visivo (..., immagini (scrittura, lettura labiale, Utilizzare il contesto Ridurre la velocità dell'eloquio Sintetizzare e semplificare il contenuto del messaggio Valutare il canale in uscita ATTENZIONE!!! Parlare di meno e ascoltare di più 39

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41 IL GRUPPO Richiede caratteristiche specifiche Rispetto dei turni conversazionali Attenzione alle singole modalità e abilità L importanza del canale visivo Gestione delle interferenze 41

42 LA PRODUZIONE 42

43 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Quadri estremamente eterogenei: per definizione, nella sindrome di Asperger non c'è ritardo di linguaggio nel disturbo autistico c'è un'estrema variabilità, lungo un continuum che va da soggetti non verbalizzati a soggetti che hanno un linguaggio fluente e strutturalmente ben formato 43

44 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- SOGGETTO NON VERBALIZZATO O PRE-LINGUISTICO O PRE- VERBALE non ha sviluppato per nulla il linguaggio lo sta sviluppano ma ad un livello insufficiente per poter essere comunicativo SOGGETTO VERBALIZZATO O LINGUISTICO chi è in grado di utilizzare la comunicazione linguistica intenzionale a livello almeno di parola chi utilizza per fini comunicativi espressioni ecolaliche anche se mal organizzate 44

45 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Il modello S.I.F.Ne. SOGGETTI NON VERBALIZZATI P A R O L A SOGGETTI VERBALIZZATI Livelli: Fonetico-fonologico Lessicale semantico Morfo sintattico Narrativo Pragmatico 45

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47 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Il soggetto non verbalizzato Si caratterizza per una marcata disprassia orale e verbale È necessario utilizzare altre forme di comunicazione: Uso di gesti comunicativi Comunicazione Facilitata Comunicazione Aumentativa Alternativa Scrittura autonoma compito dello specialista sarà la riabilitazione della disprassia 47

48 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Livello fonetico-fonologico: Si caratterizza per: Sviluppo rallentato ma che segue andamento fisiologico Maggiori errori fonologici, con numerose parafasie Disprosodia, sia in comprensione che in produzione, soprattutto nella componente emotiva È necessario: Integrare forme alternative di comunicazione al linguaggio verbale Tenere alta la motivazione all uso del linguaggio 48

49 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Livello lessicale-semantico: Si caratterizza per: Ritardo nell acquisizione del vocabolario Difficoltà di generalizzazione Alessitimia Difficoltà con il linguaggio non letterale Ecolalia immediata E necessario: Utilizzare l aiuto fonologico, lessicale, semantico Utilizzare il completamento di frase Utilizzare il codice scritto Utilizzare il gesto 49

50 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE: CHE FARE?- L'ecolalia: immediata e differita Non esistono tecniche o esercizi specifici per la sua risoluzione, tuttavia, non va rinforzata!!! Non utilizzare: scelte multiple la ripetizione Preferire: completamento di frase completamento di parola Si riduce e scompare nel momento in cui si struttura un linguaggio minimamente efficace 50

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52 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Livello morfo-sintattico: Si caratterizza per: Ritardo nell acquisizione Strutture frasali ridotte e agramattiche Ecolalia differita, stereotipie verbali e perseverazioni Inversione pronominale 52

53 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE: CHE FARE?- L'inversione pronominale E necessario: Strutturare da subito l' io e il tu, il me e il te Privilegiare attività che prevedano alternanza di turno Evitare di chiamarsi per nome Utilizzare immagini per descrivere e raccontare esperienze personali Chiarire il referente con la comunicazione non verbale 53

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55 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Livello narrativo: Si caratterizza per: Difficoltà nell unire frasi tra loro Alterazioni della coerenza verbale Fatica nel mantenere il focus della conversazione o dell argomento Scarsa comprensione di figure retoriche, espressioni idiomatiche, ironia, linguaggio metaforico Difficoltà inferenziali 55

56 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- La coerenza verbale E necessario: Evitare argomenti fantastici, irreali Riportare ogni tentativo al contesto reale O, ancora meglio, non fomentarlo Stimolare il racconto di fatti vissuti 56

57 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE- Livello pragmatico: Si caratterizza per: Difficoltà nell uso del linguaggio in modo appropriato in relazione al contesto Alterazioni dell alternanza di turno Deficit di comprensione e produzione dell intenzione comunicativa Scarsa comprensione di figure retoriche, espressioni idiomatiche, ironia, linguaggio metaforico Difficoltà inferenziali interne alle implicature conversazionali 57

58 LA COMUNICAZIONE VERBALE -LA PRODUZIONE: CHE FARE?- Livello pragmatico: E necessario: Aiutare il soggetto a gestire l alternanza dei turni e le attese Stimolare la presa di turno Far evitare discorsi bizzarri e/o poco coerenti Indurre l integrazione dei canali comunicativi Non utilizzare espressioni idiomatiche, linguaggio metaforico, procedure di inferenza 58

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60 FINE Grazie per l attenzione 60

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