IL COLLEGIO DI ROMA. [Estensore] Prof. Avv. Gustavo Olivieri Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario

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1 IL COLLEGIO DI ROMA composto dai Signori: Dott. Giuseppe Marziale Presidente Avv. Bruno de Carolis Avv. Massimiliano Silvetti Membro designato dalla Banca d'italia [Estensore] Membro designato dalla Banca d'italia Prof. Avv. Gustavo Olivieri Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario Prof. Avv. Federico Luzzi Membro designato da Confindustria, di concerto con Confcommercio, Confagricoltura e Confartigianato nella seduta del 10/10/2013 dopo aver esaminato: il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica FATTO La società ricorrente, titolare di un hotel, riceveva una prenotazione per un soggiorno di tre settimane da un cliente straniero, che a tal fine si avvaleva di una carta di credito. Successivamente, il suddetto cliente disdiceva la prenotazione in modo difforme dalle previsioni contrattuali, per cui la ricorrente procedeva ad addebitargli l importo di Euro 8.900,00 tramite due distinte transazioni. Tuttavia, il predetto importo veniva successivamente stornato dal conto della ricorrente ad opera dalla banca convenuta, su richiesta della società emittente della carta di credito, a causa della sopravvenuta contestazione di utilizzo fraudolento della carta stessa da parte dell effettivo titolare. Al riguardo, la ricorrente contesta la legittimità dello storno (c.d. chargeback), adducendo la responsabilità della banca per aver preventivamente confermato, su richiesta della medesima ricorrente, la regolarità delle transazioni su cui si verte. La prenotazione era stata effettuata a mezzo di carta di credito secondo le regole della convenzione keyclient relativa al servizio guaranteed reservation cui la Pag. 2/7

2 ricorrente ha prestato adesione tramite la banca convenuta. Tutto ciò premesso, la società ricorrente domanda che la banca convenuta sia condannata al risarcimento dei danni subiti correlati alla mancata vendita delle camere oggetto di prenotazione, quantificati in misura pari all importo oggetto dello storno. Nelle sue controdeduzioni, la banca convenuta esclude la sua responsabilità nella determinazione dei danni lamentati dalla ricorrente. Fa presente di aver svolto nella controversa vicenda un ruolo di mera intermediazione, procedendo allo storno dell importo in contestazione su istruzioni della società emittente, la quale ne ha formalizzato richiesta sulla base delle clausole della convenzione stipulata con la ricorrente, che prevedono espressamente, per il caso di utilizzi fraudolenti, il riaddebito all esercente dell importo contestato. Nega di aver offerto al cliente assicurazioni circa la regolarità delle transazioni poi contestate, sostenendo di aver soltanto verificato l effettivo accredito dei relativi importi, mentre l accertamento della regolarità delle operazioni di pagamento non rientrerebbe nella sua competenza. Riconosce di aver in proposito contattato la B.A.I. che non solo ha confermato il buon fine tant è che il pagamento è regolarmente pervenuto alla reclamante, ma ha anche riferito dell esistenza di altri pagamenti effettuati con la medesima carta di credito. Inoltre, eccepisce la sua carenza di legittimazione passiva essendo la contestazione di cui al ricorso basata sull espletamento del servizio di garanteed reservation offerto dalla società emittente della carta, con la quale la ricorrente ha stipulato il relativo contratto. In subordine, eccepisce la mancata prova del danno non essendo stata provata la mancata vendita delle camere ad altri clienti, eccependo altresì e comunque l erronea quantificazione dei danni, richiamando l art. 6 del servizio di prenotazione garantita, secondo il quale in caso di mancato arrivo del cliente e di mancata cancellazione della prenotazione, l esercente avrebbe facoltà di addebito limitatamente a una notte di pernottamento. In conclusione, chiede il rigetto del ricorso e in subordine la condanna al risarcimento nei limiti di cui sopra. Pag. 3/7

3 DIRITTO La vertenza nasce dalla contestazione del diritto della banca convenuta a procedere, senza il consenso della società ricorrente, allo storno del precedente accredito del complessivo ammontare delle transazioni operate dall hotel a carico del cliente estero, utilizzando i codici identificativi della carta di credito. L argomento che caratterizza la vertenza è stato oggetto di esame da parte del Collegio di coordinamento dell ABF, che si pronunciato con specifico riferimento al c.d. chargeback in due distinte occasioni: con la decisione n del 15 ottobre 2012 e con la recentissima decisione n. 5103/13 del 10 ottobre Il punto nodale delle tematiche interpretative affrontate dal Collegio di coordinamento riguarda la clausola di chiusura dei contratti (o convenzioni) stipulati fra gli esercenti, fornitori di beni o servizi, e le società emittenti, che consente a queste ultime di procedere al riaddebito degli importi delle transazioni effettuate con carta di credito in una serie di circostanze, fra le quali si annovera anche quella dell utilizzo fraudolento della carta stessa. La prima decisione citata ha affrontato la fattispecie di utilizzo della carta in presenza del titolare apparente, valutando che la clausola di chiusura, usualmente formulata in termini generici e indistinti, tesa ad addossare, in ogni caso e senza condizione alcuna, all esercente il rischio relativo al disconoscimento dell operazione da parte dell utilizzatore, non può superare il vaglio di legittimità nella misura in cui integri gli estremi della violazione della norma imperativa di cui all art.1229 cod. civ.; ne consegue, secondo la richiamata decisione, che detta clausola deve considerarsi nulla e comunque non opponibile all esercente in ipotesi di (dolo o) colpa grave dell emittente nella prestazione del servizio di pagamento. In particolare, nella citata Decisione si evidenzia come l emittente della carta, in quanto prestatore del servizio di pagamento, assume (anche) nei confronti del beneficiario/esercente uno specifico obbligo di prestazione, correlato a responsabilità esecutive che non vengono meno per effetto di una mera contestazione da parte dell utilizzatore/pagatore, dovendosi ritenere che gravi sull emittente l obbligo di attivarsi per accertare la fondatezza della contestazione stessa. L omissione di ogni verifica potrebbe in effetti concretare una colpa grave dell emittente con conseguente nullità ex art.1229 cod. civ. della clausola che prevede il trasferimento del rischio sull esercente. Pag. 4/7

4 Il Collegio di coordinamento, nella sua seconda pronuncia sul tema, esamina la medesima fattispecie relativa al chargeback, ma con particolare riguardo alle transazioni effettuate a distanza. Premessa la condivisione dei principi affermati nella precedente decisione del 2012, osserva che il disposto dell art.56 cod. del consumo (d.lgs. 6/9/2005, n. 206), comma 2, prima parte, deve ritenersi tacitamente abrogato per effetto delle disposizioni del decreto legislativo n.11/2010 che regola la materia dei servizi di pagamento; in particolare, sottolinea il disposto dell art.12, in cui è stabilito che non grava (più) sul consumatore/utilizzatore l onere della prova dell utilizzo fraudolento della carta (contestazione oggetto del presente ricorso), spettando invece all intermediario di provare la frode, il dolo, la colpa grave del titolare della carta. Esprime altresì dubbi sull attualità, alla luce delle nuove disposizioni sui servizi di pagamento, della seconda parte della citata norma (art.56, comma2) del cod. del consumo, in forza della quale l istituto di emissione della carta di pagamento ha diritto di riaddebitare al professionista le somme riaccreditate al consumatore. In questa ottica interpretativa, il Collegio di coordinamento sottolinea come, nella fattispecie rimessa al suo esame, l intervento del gestore del circuito diretto ad autorizzare la transazione assumeva un significativo rilievo, dovendosi considerare tale soggetto come un ausiliario dell intermediario emittente (ai sensi dell art.1228 cod. civ.) e stante altresì la minuziosa serie di dati identificativi del pagatore riportati nella relativa mail di autorizzazione. Fatte queste premesse, si osserva come nella fattispecie qui in esame la ricorrente ha concentrato la sua attenzione esclusivamente sulla responsabilità della banca convenuta, alla quale imputa di aver fornito assicurazioni sulla regolarità delle transazioni. Tale aspetto, se da una parte consente di ritenere infondata l eccezione di carenza di legittimazione passiva sollevata dalla banca, essendo il ricorso volto a contestare uno suo specifico comportamento, d altra parte, considerato l oggetto della domanda, nella sua particolare stringatezza, determina una sensibile limitazione dello spazio di indagine ai fini della decisione, non abbracciando le tematiche oggetto dell orientamento interpretativo sopra enunciato. In effetti, la ricorrente, come evidenziato dalla convenuta, non chiede di valutare la legittimità dell esercizio del diritto di chargeback da parte dell emittente, né in particolare chiede di sindacare la (eventuale) mancata verifica da parte di quest ultima della fondatezza della contestazione sollevata dal Pag. 5/7

5 titolare della carta stessa, relativa al carattere illecito degli utilizzi. Tale circostanza può ritenersi frutto di una precisa scelta difensiva, posto che agli atti figura una richiesta della società emittente, rivolta alla ricorrente, di trasmissione della documentazione relativa alle transazioni contestate e risulta altresì la conseguente produzione da parte dell interessata di una notevole quantità di documenti, compresi scontrini di addebito (non recanti la firma del cliente, trattandosi di operazione a distanza) e fotocopia del passaporto del titolare apparente. Ne consegue che il Collegio non è chiamato ad esprimersi sulla opponibilità alla ricorrente della clausola di chiusura, rappresentata nella fattispecie dall art.10 della convenzione che disciplina il servizio di garanteed reservation. Così individuato il campo di indagine, il Collegio osserva che dalla documentazione agli atti non emerge, diversamente da quanto sostenuto dalla ricorrente, un obbligo gravante sulla banca convenuta di verificare la regolarità della transazione su cui si verte, né può attribuirsi un valore in tal senso ai telex datati 20 e 22/12/2010, prodotti dalla ricorrente, nei quali, a differenza di quanto risultava nella documentazione esaminata dal Collegio di coordinamento nella Dec. n 5103/13. sopra cit., non risultano riportati in modo apparente elementi dai quali possa trarsi una forma di attestazione dell identificazione del titolare della carta. Ne consegue che non si ravvisano i presupposti per ascrivere alla banca convenuta la responsabilità del danno lamentato dalla ricorrente, non potendosi ritenere che dal comportamento dell intermediario si sia potuto determinare un concreto affidamento sulla legittimità delle transazioni contestate. Tale conclusione assorbe l esame della domanda risarcitoria, sia con riguardo all an debeatur, che con riguardo al quantum e alla sussistenza del nesso di causalità. Il particolare oggetto della vertenza merita una considerazione finale sul tema delle operazioni a distanza effettuate tramite carte di credito, per le quali il sistema normativo e la tipologia delle convenzioni attualmente in uso fra emittente ed esercente penalizza quest ultimo in modo eccessivo, stante l obbligo di utilizzo di strumenti di pagamento elettronici sancito attualmente anche in via legislativa (cfr. art.15, commi 4 e 5, D.L. 18/10/2012, convertito con legge n.221/2012). In questo senso, sarebbe auspicabile l introduzione di un più efficace sistema di verifiche della genuinità degli ordini a distanza e comunque una definizione negoziale più equilibrata della ripartizione delle perdite fra le parti interessate, anche al fine di scongiurare deprecabili prassi di abuso della facoltà Pag. 6/7

6 di disconoscimento da parte dei titolari degli strumenti di pagamento, che potrebbero essere incentivate dalla sostanziale inerzia degli emittenti (v. sul punto la cit. Dec. n. 5103/13). Il Collegio respinge il ricorso. P.Q.M. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 7/7