STORIA DEL PENSIERO SCIENTIFICO II (50550)

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1 STORIA DEL PENSIERO SCIENTIFICO II (50550) docente Flavia Marcacci a.a Lezione 1 Dispense ad uso esclusivamente didattico: ne è vietato l uso per diversi fini.

2 Indice PARTE PRIMA: Il cosmo dall antichità al Medioevo. I commenti all Esamerone. PARTE SECONDA: Cosmografia

3 PARTE PRIMA Il cosmo dall antichità al Medioevo. I commenti all Esamerone.

4 Perché il cosmo è cosmo Cosmografia e cosmogonia: due parole greche che il latino medievale conserva Cosmologia: parola della lingua dotta del XVII- XVIII secolo (cf. Wolff, Cosmologia rationalis, 1731) Quando nasce l idea di cosmo come totalità, come mondo?

5 L idea di mondo La coscienza del mondo, la parola mondo Le antiche civiltà egiziane e mesopotamiche non avevano il concetto di mondo né quello di creazione. Venivano usate procedure diverse: l enumerazione (o binomi di opposti) e l autogenesi di un dio (es. in Egitto il dio Atoum). Il mondo per molto tempo si dà come cielo-e-terra, che però non è ancora una totalità. In Egitto la parola tm indica un tutto, in Mesopotamia l idea è presente, ma manca qualcosa Perché il mondo si dia come una totalità occorre un elemento in più: occorre che l osservatore si distacchi dal mondo e si interroghi circa la sua presenza in esso e circa la sua costituzione. Eraclito ta panta Il concetto di mondo e di natura non sono così originari, ma derivati dalla consapevolezza di dover distinguere ciò che trae origine dall attività umana (tekhne e nomos) e ciò che per via spontanea dà luogo al naturale.

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7 L esperienza di Israele: l interpretazione di Gn. 1-11,che non è un mito nel senso che diede a questa parola l epoca ellenistica: la Grecia arcaica e le popolazioni nell area sumera prima e semitica poi intendono il mito come una narrazione che esplicita il senso superiore al quale gli eventi appartengono, l ordine delle cose che entrano in relazione con l uomo. Non è però neanche una cronaca. Questi testi hanno molti punti di contatto con le letterature mesopotamiche, che specificano l atto divino che crea l uomo come capace di conferire a questi una specifica capacità divina, la sapienza. Si tratta di cultura che affrontano gli stessi problemi, escogitando soluzioni diverse. La dottrina dei generi letterari (Leone XIII, Provvidentissimus Deus, 18 novembre 1893; Pontificia Commissione Biblica, 30 giugno 1909; Paolo Vi, Dei Verbum, 18 novembre 1965) È necessario adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso (23). Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani (24).

8 La Chiesa nei primi secoli e il cosmo Otteniamo la visione del cosmo nei primi secoli attraverso la lettura dei Padri e dei commenti alla Scrittura. Il problema dell uso delle fonti pagane Clemente Alessandrino (fl. 200 d.c.): il tabernacolo come raffigurazione dell universo, la menora con sole centrale e 3 pianetiogni lato. Origene ( ) eliminò la separazione tra acque superiori e acque inferiori facendone immagine dell esigenza di separare il nostro spirito dall oscurità Lattanzio tentò qualcosa di diverso: rigetta la dottrina della sfericità della Terra (altrimenti c è chi camminerebbe a testa in giù) Basilio ( ) e il commento sui 6 giorni della creazione: ammette gli antipodi, la dipendenza del clima e delle stagioni dal moto del Sole, la differenza tra l intensità luminosa delle stelle; ammette anche che ci sia più di un cielo e ch esso non è sferico; non dà un suo pare sulla forma della Terra ma discute circa le varie possibilità proposte. Diodoro - attesta Fozio ritorna sull idea del Tabernacolo, dove due cieli coprono la Terra, e per questo protesta come gli atei che sostenevano il sistema geocentrico. Cosma Indicopleuste (ovv. Navigatore delle Indie, VI secolo) reputava che la posizione giusta per la Terra nell Universo non fosse il centro bensì la parte più bassa del cosmo. Giovanni Filopono (VI sec.), Isidoro di Siviglia: maggior accoglienza dei filosofi (es. cielo sferico).

9 PARTE SECONDA Cosmografia

10 Astronomia e geografia nell antichità I protagonisti: Ecateo di Mileto (VI a.c.), Eratostene di Cirene (III a.c.), Ipparco e Posidonio (II sec. a.c.), Strabone (I sec. a.c.), Tolomeo (II sec. d.c.), Dionisio il Periegeta (II sec. d.c.). La geografia matematica si basa su astronomia e geografia e consente di eseguire calcoli senza alcun ricorso all esperienza sensibile: lunghezza dei giorni del solstizio, rapporti gnomonici, posizione del cerchio sempre visibile.

11 La cosmografia Il termine cosmografia venne assai utilizzato nel XV secolo, includendo in essa gli aspetti tecnici e matematici utili alla descrizione del cosmo. Si diffonde la Geografia di Tolomeo, che costituirà l indiscusso punto di partenza per la geografia rinascimentale: la prima edizione (Venezia, 1475) priva di carte non ebbe troppa fortuna. Maggior fama ebbe invece l edizione di Bologna (1478): le carte fecero un grande effetto, colorate e rese più precise dall introduzione dei meridiani e dei paralleli. Sempre nel 1478 a Roma furono stampate nell edizione di Schweinheim, con le carte di Buking, le stesse sulle quali Colombo elaborò il suo progetto. La successione delle edizioni (7 entro il 1500) si intensificò, fino all aggiunta di nuove carte moderne (Italia, Spagna, Gallia, Palestina, paesi del Nord) aggiunte a quelle di Tolomeo.

12 La geografia di Tolomeo Divisa in 8 libri raccolti in due parti: un insieme di principi generali della geografia e la collezione delle carte abbinate al catalogo dei luoghi. Tolomeo tiene conto della distinzione tra geografia, descrizione del globo terrestre nel suo insieme, e la corografia, descrizione di una o più sue parti. Questa distinzione sarà fondamentale per tutti i geografi del XVI secolo. Tolomeo insiste sulla necessità di essere precise nel reperimento dei dati che aiutano a descrivere le terre e costruire la carta, sebbene dichiara che si tratta di un operazione estremamente difficoltosa. Nell antichità solo Ipparco aveva tentato di costruire una carta a partire soltanto da una rete di meridiani e paralleli. Nella raffigurazione dell ecumene Tolomeo pone la regione di Agysimba molto a sud, anche se non si comprende quale zona fosse (forse il sud del Sahara). Una discussione fondamentale riguarda la lunghezza del grado di longitudine: 500 o 700 stadi? (1 stadio = 177 metri)

13 Divisione in climi, cioè zone parallele all equatore nelle quali la durata del giorno più lungo al solstizio non varia più di un ora o di una mezz ora. In totale 21 paralleli e 8 climi orari. Problema delle proiezioni: come rispettare le distanze proiettando in piano una superficie sferica? I vari modi di costruire le proiezioni sono esplorati da Tolomeo, ma perfezionati dai geografi rinascimentali. Peraltro Tolomeo critica Marino di Tiro per avere usato un sistema di proiezioni di rette a 90, ma poi spesso fa la stessa cosa. Quali errori si trovano in Tolomeo? Errori geografico (di tracciato): alcuni territorio sono rappresentati deformati, in maggiore o minore misura; oppure la concezione dell Oceano Indiano come mare chiuso da una lunga costa meridionale chiamata Terra incognita.

14 Errori astronomici. Errori sistematici vengono effettuati contando male latitudini e longitudini: Eratostene rendeva abitato i 2/7 dell ecumene, Tolomeo circa la metà. Analogamente, Eratostene aveva calcolato stadi ( km) di circonferenza della Terra, mentre Tolomeo ne calcola solo ( km) oggi calcoliamo sui km. Questi errori ebbero tra le conseguenze di scambiare le Americhe per le Indie. Oltre a Tolomeo si conosce Strabone, anche se ha meno popolarità. Si propagano e hanno grande popolarità di racconti e i diari da viaggio e le enciclopedie. Nella Margarita philosophica (1496) Reisch ripete moltissimi racconti di natura fiabesca prendendoli per veri. Così sono importantissime la Imago mundi del Card. Pierre d Ailly (1410) e la Historia rerum ubique gestarum (1477) di Ennea Silvio Piccolomini (futuro Papa Pio II, 1458). La stampa diffuse ampiamente carte di vecchia concezione: questo protrasse antichi convincimenti.

15 Proiezione conica semplice e proiezione conica arrotondata in Tolomeo, Geografia, codice del XV secolo (Aujac 2001, 890).

16 Le scoperte geografiche spinsero le navi sotto i cieli dell emisfero meridionale, cieli non conosciuti e rappresentati. Era allora necessaria l astronomia, e non si poteva non tenere nell equipaggio un astronomo che sapesse leggere la posizione delle stelle con gli strumenti tipici dell epoca. Per la navigazione era necessaria la stesura di carte affidabili, ma per la stesura di carte affidabili era necessaria l astronomia. Nomi celebri come Munster, Frisio, Ruscelli, Magini ed altri si impegnarono a liberare questa disciplina dal limitante uso dei portalani (ovvero manuali di navigazione, eredi dei peripli) e sviluppare le carte nautiche e soprattutto gli atlanti.

17 Cartografia medievale: il Mediterraneo. Consapevolezza che la differenza di orario da La meridiano geografia e meridiano,evidente rinascimentale durante un eclisse, serve a calcolare la longitudine. In alternativa (e più diffusamente) si usavano le distanze lunari (distanza Luna stella prossima all eclittica), operazione facilitata dalle tavole delle effemeridi e dall invenzione del nocturlabium (orologio lunare, XII sec.). Michele Scoto e la chiarificazione di questo legame (sebbene non matematizzato). Alberto Magno e l identificazione di una De natura locorum dipendente dall astronomia solo per la determinazione delle coordinate spaziali. La scienza della sfera (R. Bacone, Grossatesta, Sacrobosco, Bartolomeo da Parma, ) trigonometria Orologio notturno del 1578 di Girolamo della Volpaia, utile a calcolare l ora prendendo come riferimento la stella polare e tarato per la latitudine di 43 30' (corrispondente a Firenze).

18 Le scoperte geografiche: un bisogno urgente di rappresentare il cosmo Si diffonde in maniera più stabile la produzione di globi terrestri (1492, Martin Behaim) Grazie alla stampa si stampano su carta mappe stellari con la pressa tipografica (1507, Martin Waldseemüller, ma prima ancora forse Ruscelli a Firenze). 1515: Johann Schöner usa strisce di carta stampate per globi. Inoltre inventa l uso di costruire globi celesti e terrestri della stessa dimensione montati su supporti uguali: questo uso testimonia l ideale rinascimentale di strumenti cosmografici universali. Le idee di Schöner si diffondono in Europa, soprattutto in Germania, in Italia (Mercatore) e poi in Inghilterra. Nel corso del 500 si rafforza l arte della fabbricazione di globi terrestri e celesti.

19 Galileo e la geografia? In effetti, nella sua essenza, la geografia tocca insieme lo studio della cosmografia e quello della geometria, unendo ciò che vive sulla Terra e quello che si muove nel cielo, riconducendoli ad unità come se fossero assolutamente vicini, e non separati come il cielo lo è dalla Terra Strabone I 1.15

20 Il riferimento alla Boemia Ennea Silvio Piccolomini, Historia Bohemica, 1531 Già Cusano aveva ritratto la Boemia così circolare Ortelius e il Theatrum Orbis Terrarum nella libreria di Galileo

21 Bibliografia Ambrosius, Esamerone, a cura di G. Banterle, Città Nuova, Roma 2002 Basilius Magnus, Sulla Genesi (Omelie sull Esamerone), a cura di M. Naldini, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, Milano 1999 I. Cardellini, Racconti di creazione. Generi letterari e messaggio in Settimana 41.doc (Studi Vari) Cosmas Indicopleustes, Topografia cristiana, a cura di A. Garzya, D Auria, Napoli 1992 P. A. Giustini, Da Leonardo a Leibniz, Trevisini Editore, Milano 1976 E. L. Eisenstein, Le rivoluzioni del libro, Il Mulino, Bologna 1995 J. H. Randall, Il metodo scientifico allo studio di Padova, in P. P. Wiener A. Noland, Le radici del pensiero scientifico, Feltrinelli, Milano1977, pp P. Rossi, La nascita della scienza moderna in Europa, Laterza, Roma-Bari 1997 F. Agnoli, Roberto Grossatesta. La filosofia della luce, ESD, Bologna 2007