Più case, più mobilità sociale e territoriale. INtervista con paolo ferrero. sicurezza ascensori Manutenzione ruolo strategico

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1 CASA numero 1 - marzo - aprile 2007 CONSUMI mensile d informazione e attualità della realtà abitativa c e n s i s VIVERE IN AFFITTO Più case, più mobilità sociale e territoriale INtervista con paolo ferrero Ministro della Solidarietà sociale Sportello sociale diritti e garanzie del lavoratore atipico Abolire l ICI un destino segnato sicurezza ascensori Manutenzione ruolo strategico Edifici Certificazione energetica Salari e famiglie politiche per casa e lavoro In attesa dell autorizzazione del tribunale di Roma

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3 sommario 4 Intervista con Paolo Ferrero 6 Speciale Vivere in affitto 17 SPI - CGIL Pianeta Pensioni 18 Edilizia Riqualificazione Energetica 19 News Casa Enasarco - Enpam 20 Sicurezza Ascensori Manutenzione ruolo strategico 21 Sportello Sociale NIDIL - CGIL Lavoratore atipico diritti e garanzie 22 Prima Casa come abolire l ICI casa&consumi marzo - aprile 2007 numero 1 direttore responsabile Piero Spagnoli Redazione Casa&Consumi Via Gioberti,54 - Roma - Grafica Massimo Roscini Editore DREAMING-HOME editoriale Cari lettori siamo arrivati al secondo appuntamento con casa e consumi. Molte cose sono cambiate nel nostro Paese, in Europa, nel mondo ma il problema Casa resta ancora una emergenza. Abbiamo bisogno di un grande piano per l affitto e la costruzione di un welfare abitativo. Come leggerete nel nostro Speciale Vivere in affitto, tutti i dati, le cifre, le motivazioni e le considerazioni portano ad un bisogno sempre piu urgente di locazioni. Una richiesta che ormai coinvolge giovani e meno giovani, specialmente delle classi meno abbienti (per intenderci coloro che non possono permettersi il lusso di un mutuo per acquistare una casa o un affitto fin troppo oneroso). Da qui scatta l ipotesi di un nuovo modello di legge che si deve basare su una contrattazione per l affitto sia a livello nazionale che territorale. Le organizzazioni degli inquilini, dei proprietari e il governo devono stabilire e definire le regole generali e i livelli di sostegno per gli affitti. Indicare anche le fasce di oscillazione dei canoni di locazione per la realizzazione del contratto di affitto. Tutto questo e necessario proprio perche la legge del 98 sulle locazioni non ha dato i risultati sperati, anzi ha aumentato a dismisura la forbice dei prezzi a danno degli inquilini (meno di 800 euro al mese per due camere non te li chiede nessuno) e le cosiddette case degli enti che non hanno venduto il loro patrimonio immobiliare agli inquilini hanno raggiunto con il contratto libero cifre stratosferiche. In questo panorama la vendita delle case degli enti assicurativi e di altre istituzioni sottraendo case al mercato degli affitti ha impoverito l offerta di appartamenti in locazione, non c e quel ricambio che negli ultimi anni riusciva a calmierare il mercato degli affitti. Tutto questo non ha contribuito in minima parte al rilancio dell edilizia pubblica e sociale poiche con i soldi delle vendite non si sono fatti investimenti immobiliari. Anche in questa finanziaria NON CI SONO SOLDI PER L EDILIZIA SOCIALE e allora bisogna assolutamente invertire la rotta. Forse con il tesoretto (termine dispregiativo e poco indicato per definire i denari pagati dai cittadini contribuenti onesti) si potrebbero realizzare come in altri paesi, fondi speciali per l edilizia pubblica e sociale che permetta la costruzione di alloggi da immettere sul mercato degli affitti con prezzi controllati da welfare abitativo e sarebbe opportuno iniziare una politica abitativa per i giovani specialmente le giovani coppie precarie e non, per aiutarli a districarsi in questo settore e decidere anche attraverso cooperative il loro futuro di inquilini o proprietari utenti. 3 Stampa Rotostampa Group Via Tiberio Imperatore, Roma finito di stampare aprile 2007 CASA CONSUMI

4 Intervista CON: Paolo Ferrero Ministro della Solidarietà Sociale di Valerio Lorusso 4 Quale sarà la posizione che il Governo porterà al tavolo della Legge 9? Prioritariamente va sottolineato il fatto che con la legge 9 del 2007 e per la prima volta da decenni, una proroga degli sfratti è accompagnata dall avvio di una programmazione pluriennale che affronti la questione in maniera strutturale uscendo dalla emergenzialità e da politiche fallimentari dei passati governi basate sulle liberalizzazioni degli affitti e sulla privatizzazione del patrimonio pubblico ad esempio dalle cartolarizzazioni degli enti previdenziali pubblici. Il Governo è intenzionato a costruire insieme a tutti i soggetti presenti al tavolo ( Regioni, Comuni, sindacati inquilini, associazioni della proprietà, Federcasa, sindacati dei lavoratori, cooperative) un percorso che a partire dal recupero e dal riuso degli almeno alloggi Ater/Iacp vuoti e in degrado, ponga le basi per il rilancio di una politica abitativa degna di tale nome. Una politica per l abitare che non si basi sull esclusione e sullo sfruttamento come avviene per la grande maggioranza degli immigrati e per i rom Affitti insostenibili quali strumenti per governare la dinamica? Il caroaffitti è una piaga sotto gli occhi di tutti. Da anni ormai l 80% delle sentenze di sfratto sono per morosità, questa tipologia di sfratto non colpisce più solo le famiglie in disagio abitativo e povere ma soprattutto le famiglie composte da lavoratori monoreddito o da pensionati o precari, che con redditi tra i e i euro non riescono né sostenere il costo degli affitti né hanno accesso al credito per mutui. Questi si sommano alle famiglie in Italia collocati utilmente nelle graduatorie per l accesso alle case popolari. Detto questo appare evidente che per governare questa dinamica è necessaria una pluralità di interventi che si basi su: 1) aumento dell offerta di alloggi a canone sociale; 2) aumento dell offerta di alloggi a canone sostenibile/concordato; 3) rilancio di programmi di autorecupero e di autocostruzione, ed in quest ultimo caso con una particolare attenzione alla questione immigrati e rom Piano strutturale di aumento dell offerta di alloggi in affitto risorse e tipologie di intervento. L obiettivo è proprio un piano strutturale di aumento dell offerta di alloggi in affitto. Con quali risorse? Ho già avuto modo di affermare che nell immediato sarebbe utile che una parte delle maggiori entrate, il famoso tesoretto sia utilizzato per sostenere una prima fase di interventi e di programmi in particolare quelli legati al recupero di alloggi pubblici sfitti e in degrado. Federcasa in un suo documento afferma che con adeguati sostegni si potrebbero recuperare alloggi in sei mesi. In tale contesto vedo con particolare favore l eliminazione dell ICI per le case popolari. Considero davvero strano che si pretenda di far pagare l ICI sulle case popolari come fossero un qualsiasi privato che affitta a libero mercato, su questo punto si marca un ritardo che va colmato. Ma non solo, penso che si potrebbe richiedere agli enti previdenziali pubblici di tornare ad investire nel settore degli immobili, magari partecipando nel finanziamento delle Agenzie degli affitti. Così come credo che ottemperando all impegno programmatico dell Unione sarebbe necessario intervenire sulla detrazione forfetaria del 15% per coloro che affittano a libero mercato, detrazione che vale circa 600 milioni di euro. Ma la cosa più importante è che a partire dalla prossima finanziaria si doti il comparto dell edilizia sociale di un congruo finanziamento che affronti non solo l emergenza ma che sia di supporto a politiche della casa e dell abitare, ovvero politiche del luogo dove vivere a costi accessibili e con una qualità del vivere che superi la ghettizzazione di molti quartieri popolari. Si parla di una cedolare secca sul reddito da affitto non ritiene che sia un ulteriore regalo alla rendita? Ho già avuto modo di affermare che considero la cedolare secca del 20% un vero e immenso regalo, del valore di circa un miliardo e mezzo di euro, alla rendita. Messa così di fatto annullerebbe il canale concordato. Esattamente il contrario di quanto affermato dal programma dell Unione. Se ci sono queste risorse sarebbe bene investirle in edilizia sociale, recupero e riqualificazione. Semmai si potrebbe discutere nell ambito dell abbattimento delle detrazioni per il libero mercato e dell aumento delle detrazioni per chi affitta a canoni concordati con i sindacati inquilini, di una aliquota favorevole ma solo a chi affitta con quest ultima tipologia contrattuale. La questione fiscale che sarà uno degli ambiti di discussione del tavolo che si apre il 17 aprile, è importante se si studiano e di si attuano meccanismi che puntino realmente a fa emergere il nero, se si attivano effettivi conflitti di interesse tra proprietario che affitta a nero e inquilino, attraverso la possibilità di detrarre quote importanti dell affitto. Il fondo di sostegno è l unico strumento capace di dare risposte agli inquilini incapienti redditualmente come si intende rifinanziarlo? Oggi il contributo affitto è l unico strumento concreto di riduzione del danno nei confronti di famiglie che hanno un affitto che pesa in maniera rilevante sul loro reddito, anzi è l unico strumento che fa da argine agli sfratti per morosità che altrimenti sarebbero molti di più. Detto questo va anche sottolineato che il contributo affitto non può essere utilizzato come alternativo alla casa popolare o alla casa a costo sostenibile. Il contributo affitto è necessario fino a quando non saranno avviati programmi di sviluppo dell offerta di alloggi in affitto ed a questi programmi deve essere sussidiario non alternativo. In tale contesto è necessario reperire al più presto risorse adeguate per aumentare la dotazione di tale fondo, come richiesto dai sindacati degli inquilini e di questo mi sono fatto parte attiva nei confronti del Ministro dell economia.

5 L'ANACAM, Associazione Nazionale Imprese di Costruzione e Manutenzione Ascensori, rappresenta oltre 500 imprese industriali e artigiane che operano nel settore degli impianti elevatori (ascensori, montacarichi, scale e tappeti mobili ecc.). All'interno dell'associazione, costituita nel 1972 e articolata in 18 sezioni regionali, sono presenti tutte le componenti della filiera: costruttori, installatori e manutentori. Le imprese associate eseguono la manutenzione su circa il 65% del parco impianti nazionale, stimato in 800mila unità, ed occupano circa 12mila dipendenti ad elevata qualificazione tecnicoprofessionale garantita anche dall'attività di formazione e informazione svolta dall'anacam. ANACAM è il partner di SUNIA/APU nella promozione della cultura della manutenzione degli impianti elevatori. La sede nazionale dell'associazione e le imprese associate, distribuite su tutto il territorio nazionale, sono a disposizione degli iscritti SUNIA/APU per fornire le indicazioni necessarie per mantenere in efficienza gli impianti e per incrementarne il livello di sicurezza. Verifica sul sito se la tua impresa di fiducia è associata. Anacam - Via di Porta Pinciana, 4 Tel Fax info@anacam.it

6 Speciale Vivere in affitto 6 La crisi dell affitto in alloggi in affitto in regime di libero Dopo anni di scarsa attenzione, mercato nelle aree metropolitane e in cui la questione abitativa che quindi sono state esposte in è stata relegata in secondo questi anni al forte incremento dei piano essendo data sostanzialmente per risolta, la casa è tornata ad canoni. Ma il bisogno di un rilancio delle essere un tema caldo del dibattito politiche dell affitto non deriva pubblico. La generale debolezza delle politiche abitative per le fasce medio-basse, la carenza di un offerta di abitazioni in affitto a prezzi accessibili, l esiguità del patrimonio di edilizia sociale pubblica ed il suo sostanziale blocco, sono alcuni dei fattori alla base della criticità che il problema casa assume nel nostro paese ed in modo particolare nelle grandi aree urbane. Non vi è dubbio che la crisi attuale riguardi in modo particolare le famiglie a basso reddito che vivono solo dall urgenza di rispondere ad alcune drammatiche tensioni sociali (si pensi al problema degli sfratti, la maggior parte dei quali dovuti a morosità), ma anche dalla necessità di affrontare il tema della limitata mobilità sociale e territoriale che penalizza l Italia rispetto ad altri partner europei. Per questo oggi il tema dell affitto, ovvero della costruzione di condizioni per il rilancio di un offerta a prezzi accessibili, diventa cruciale sia sul versante della coesione sociale che su quello della competitività del Tab. 1 - Dimensioni dello stock abitativo e del comparto in affitto nei paesi europei e nord-americani (2004) alloggi occupati (in migliaia) Alloggi occupati in affitto (in migliaia) % affitto sul totale alloggi occupati Germania , ,1 57,4% Danimarca 2.433, ,4 46,9% Olanda 6.661, ,5 45,0% Francia , ,1 43,8% Austria 3.302, ,5 39,9% Svezia 4.277, ,0 39,0% Finlandia 2.337,2 740,0 32,0% Regno Unito , ,3 31,0% Belgio 4.785, ,4 31,0% Rep. Ceca 3.827, ,9 28,6% Polonia , ,8 25,4% Portogallo 3.540,7 861,4 24,3% Grecia 3.532,0 717,4 20,3% Italia , ,6 20,3% Irlanda 1.380,0 277,0 20,1% Spagna , ,9 11,0% Slovenia 705,7 63,5 9,0% Ungheria 3.937,3 271,7 6,9% USA , ,3 31,7% Canada , ,3 36,8% Fonte: elaborazione Censis su dati Unece, Eurostat e rapporto Housing Statistics in the Eu 2004 Germania Danimarca Olanda Francia Austria Svezia Finlandia Regno Unito Belgio Rep. C eca Polonia Portogallo Grecia Italia Irlanda Spagna Slovenia Ungheria C anada USA ,0 9,0 6,9 46,9 45,0 43,8 39,9 39,0 32,0 31,0 31,0 28,6 25,4 24,3 20,3 20,3 20,1 36,8 31,7 Fonte: elaborazione Censis su dati Unece, Eurostat e rapporto Housing Statistics in the Eu ,4 sistema paese. Italia fanalino di coda in Europa Lo stock in affitto del nostro Paese, già di dimensioni limitate, ha subito negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento. Ormai da molti anni si assiste al costante declino del comparto delle abitazioni in affitto per usi primari, un comparto che si è ridotto tanto in senso assoluto (numero di alloggi) quanto in senso relativo (percentuale di abitazioni in affitto sul totale dello stock esistente). In questi anni, in assenza di incentivi significativi e in presenza di una fase di boom immobiliare, il mercato delle costruzioni ha realizzato quasi esclusivamente alloggi destinati alla vendita, in un contesto in cui la combinazione affitti alti/bassi tassi di interesse ha spinto le famiglie italiane a preferire comunque di indebitarsi per cifre considerevoli e per molti anni pur di accedere alla proprietà abitativa. Se al censimento 2001 sono state registrate 4,3 milioni di abitazioni (il 20,3% del totale) contro i 5 milioni del 1991, successivamente l Istat ha stimato pari al 18,7% la quota di famiglia in affitto. Peraltro il Censis nel 2006 ha stimato in circa 3 milioni i nuovi proprietari dal 2001, che hanno alimentato un volume di compravendite mai raggiunto in precedenza, ormai ufficialmente quantificato in una media di alloggi compravenduti nell ultimo quadriennio. In ogni caso si tratta di dati che ci distanziano dai paesi europei più sviluppati, (solo la Spagna ha un settore dell affitto più esiguo di quello italiano) dove tale percentuale si attesta generalmente tra il 30% ed il 40% (tab. 1, fig. 1), ma anche da Usa e Canada anch essi con percentuali di alloggi in locazione superiori al 30%. Tale stock è stato tradizionalmente (e lo è ancora) composto soprattutto di abitazioni di proprietà di persone fisiche, mancando nel settore di mercato, a differenza di altri paesi europei, una presenza significativa e consistente di grandi investitori. D altra parte il settore sociale è sempre stato molto esiguo ed oggi rappresenta appena il 23% dell offerta in affitto ed ha dimensioni inferiori al 5% dell intero stock. Si tratta ancora di un anomalia rispetto alla situazione della maggior parte

7 CASA CONSUMI degli altri paesi europei dove, anche a fronte di politiche di dismissione del patrimonio residenziale pubblico, tale quota è in genere da 3 a 6 volte superiore (tab. 2, fig. 2). Anche in questo caso solo la Spagna ed il Portogallo registrano valori più bassi. Peraltro a fronte di un patrimonio così esiguo si registra la presenza di redditi medi e di una quota rilevante di soggetti non aventi più i requisiti, a fronte della crescente domanda di un alloggio sociale che non trova risposte. Peraltro all interno dello stock in affitto, che comunque nelle grandi città mantiene un ruolo considerevole, c è il rischio di una polarizzazione sociale nella composizione dell inquilinato, che vede sovrarappresentate le fasce sociali più povere. Al riguardo la tabella 3 mostra come le famiglie con reddito inferiore al 60% di quello medio rappresentano in Italia ben il 30% dei nuclei afferenti al comparto dell affitto, contro un valore del 17% nel registrato nel settore della proprietà. La crescita dei prezzi di mercato Alla base delle tensioni sociali legate al problema casa vi è senza dubbio la crescente difficoltà di trovare un alloggio in affitto a prezzi accessibili. Nel nostro Paese i prezzi di mercato degli affitti sono cresciuti negli ultimi anni in maniera considerevole, in modo particolare nelle grandi aree urbane. Se si considera l andamento dei valori negli anni successivi alla riforma degli affitti, quindi nel periodo , si può notare quanto sia stato sensibile l incremento dei valori: si tratta complessivamente di un innalzamento del 112% con una crescita decisamente accentuata nei primi quattro anni ( ) periodo in cui i prezzi delle case in affitto messe sul mercato sono saliti mediamente del 62%; nei quattro anni successivi ( ) si è invece registrata una fase di rallentamento della crescita con incrementi più modesti (13,4% nelle città con meno di , 18,6% nelle grandi città) (tab. 4, figg. 3 e 4). Fenomeno generale che ha registrato le punte più alte nelle grandi città ed in particolare nel centro Italia (per gli alti valori di Tab. 2 - Patrimonio di edilizia sociale in affitto nei paesi europei (val. %) % alloggi di edilizia sociale sul totale degli alloggi occupati % alloggi di edilizia sociale sul totale alloggi occupati in affitto Olanda 34,6 76,8 Svezia 21,0 45,0 Regno Unito 21,0 66,0 Danimarca 20,0 43,0 Francia 17,5 45,5 Finlandia 17,2 50,0 Austria 14,3 35,4 Irlanda 8,0 45,0 Belgio 7,0 23,0 Germania 6,5 12,5 Italia 4,5 23,0 Portogallo 3,3 15,8 Spagna 0,9 11,6 Fonte: elaborazione Censis su dati rapporto Housing Statistics in the Eu 2004 Fig. 2 - Alloggi di edilizia sociale sul totale degli alloggi occupati (val. %) Olanda Svezia Regno Unito Danimarca Francia Finlandia Austria Irlanda Belgio Germania Italia Portogallo Spagna ,9 4,5 3,3 8,0 7,0 6,5 14,3 17,5 17,2 21,0 21,0 20,0 34,6 Fonte: elaborazione Censis su dati rapporto Housing Statistics in the Eu 2004 Tab. 3 - Peso percentuale delle famiglie a basso reddito nel comparto dell affitto nei paesi europei Tra gliinquilini (val.%) Tra i proprietari (val.%) Irlanda Regno Unito Italia Belgio Francia Portogallo Danimarca 24 6 Spagna Finlandia 23 8 Olanda 20 7 Svezia 18 6 Germania 16 7 Ungheria 16 9 Polonia Grecia Austria Rep.Ceca 8 7 Fonte: elaborazione Censis su dati rapporto Housing Statistics in the Eu

8 Tab. 4 - L incremento dei prezzi di mercato degli affitti tra 1999 e 2006 nelle città sopra i Città tra e Incremento prezzo medio di affitto Incremento prezzo medio di affitto Incremento prezzo medio di affitto Incremento prezzo medio di affitto Città con oltre Incremento prezzo medio di affitto Incremento prezzo medio di affitto Nord 58,0 14,6 100,7 60,7 18,8 110,0 Centro 67,9 11,4 107,3 63,0 25,9 128,1 Sud 68,3 12,1 105,7 65,0 13,0 106,1 Italia 62,4 13,4 103,3 62,3 18,6 112,4 8 Fonte: elaborazione Censis su dati MonitorImmobiliare Roma e Firenze), dove i i canoni di mercato sono continuati a salire in misura più rilevante anche negli ultimi quattro anni determinando un incremento complessivo del 128% nel periodo. A fronte di questo quadro oggi si può dire che (fatta eccezione di Londra e Parigi che hanno caratteristiche peculiari), i canoni di mercato in alcune grandi città italiane del centro nord risultano in linea o addirittura superiori a quelli di alcune città nordeuropee (tab. 5). L indagine sugli inquilini Il Censis, il Sunia e la CGIL hanno realizzato negli scorsi mesi un indagine diretta presso un campione di circa famiglie in affitto, i cui risultati, rappresentativi dell intera realtà nazionale, offrono un quadro aggiornato su diversi aspetti di questo importante comparto. I principali dati di indagine vengono presentati facendo riferimento soprattutto a disaggregazioni Fig. 3 - Incremento dei prezzi medi di mercato dell affitto in Italia, (val. %) Incremento prezzo medio di affitto Città tra e Incremento prezzo medio di affitto relative da un lato alla tipologia del proprietario (singolo privato, ente pubblico, società privata/ ente previdenziale) e dall altro alla dimensione del comune di residenza della famiglia. In particolare il quadro dei costi abitativi appare infatti fortemente differenziato in relazione a tali due parametri, evidenziando situazioni di notevole svantaggio delle fasce di reddito più basse che abitano in alloggi in affitto in libero mercato nelle grandi aree urbane. Incremento prezzo medio di affitto Nord 58,0 Nord 14,6 Nord 100,7 Centro 67,9 Centro 11,4 Centro 107,3 Sud 68,3 Sud 12,1 Sud 105,7 Italia 62,4 Italia 13,4 Italia 103,3 Incremento prezzo medio di affitto Città con oltre Incremento prezzo medio di affitto Incremento prezzo medio di affitto Nord 60,7 Nord 18,8 Nord 110,0 Centro 63,0 Centro 25,9 Centro 128,1 Sud 65,0 Sud 13,0 Sud 106,1 Italia 62,3 Italia 18,6 Italia 112,4 Fonte: elaborazione Censis su dati MonitorImmobiliare

9 CASA CONSUMI Fig. 4 - Andamento dei prezzi medi di mercato dell affitto in Italia, (numeri indice: 1999=100) ,4% +106,9% +103,3% Italia C ittà ab. C ittà oltre ab Fonte: elaborazione Censis su dati MonitorImmobiliare I costi dell abitare Un primo focus della ricerca è relativo, naturalmente, alla dimensione economica dell abitare in affitto. Riguardo al canone pagato dalle famiglie in affitto, l indagine registra un valore medio nazionale, nel settore privato, pari a 440 euro mensili (tab. 6). Una precedente indagine del Sunia del 2003 indicava un valore medio nazionale pari a 387 euro al mese. Si tratta di un valore medio nazionale dei canoni in essere (e non dei prezzi oggi sul mercato di chi ricerca un alloggio in affitto), rispetto al quale variazioni considerevoli si registrano anzitutto prendendo in considerazione il fattore territoriale: nel settore privato i valori massimi si registrano nelle regioni del Centro (580 euro/mese), quelli più bassi al sud (376 euro/mese). Nel nord-est il canone medio è pari 454 euro/ mese, contro i 426 euro/mese del nord-ovest. Valori molto più elevati si registrano nelle città con più di (tab. 7). Parliamo Tab. 6 - Valori medi per ripartizione geografica infatti di 600 euro/mese, un valore del 53% più alto di quello medio registrato nei centri sotto questa soglia (392 euro/mese). Prendendo in considerazione le ripartizioni territoriali si ha un + 30% al sud, un + 44% al nord, e addirittura + 72% al centro dove il valore medio si approssima agli 800 euro mensili. Il canone di affitto medio varia sensibilmente anche in relazione alla durata della storia contrattuale (tab. 8): nelle grandi città gli inquilini che risiedono nell abitazione da meno di 5 anni pagano in media un affitto di 635 euro/mese, più elevato del 22% rispetto a quelli che occupano l alloggio da almeno 16 anni (517 euro/mese). Si tratta in sostanza di quegli inquilini che più direttamente hanno risentito dell innalzamento dei prezzi degli ultimi anni. Il canone di affitto medio varia sensibilmente anche in relazione alla durata della storia contrattuale (tab. 8): nelle grandi città gli inquilini che risiedono nell abitazione da meno di 5 anni pagano in media un affitto di 635 euro/mese, più elevato del Canone mensile medio (euro) Nord 436 Centro 580 Sud e isole % rispetto a quelli che occupano l alloggio da almeno 16 anni (517 euro/mese). Si tratta in sostanza di Tab. 5 - Valori di riferimento dei canoni medi per un appartamento in alcune città europee Valori medi in zone centrali (euro/mq/ mese) Londra (centro) 40 Area londinese 19 Parigi 22 Regione parigina 16 Copenaghen 18 Bruxelles 17 Stoccolma 17 Milano 16 Madrid 16 Roma 16 Bologna 15 Barcellona 14 Edinburgo 13 Monaco di Baviera 13 Helsinki 13 Marsiglia 12 Vienna 12 Lione 11 Francoforte 10 Amburgo 10 Berlino 9 Atene 9 9 Fonte: indagine Censis-Sunia-Cgil e dati Istat Fonte: elaborazione Censis su fonti varie, 2007

10 10 quegli inquilini che più direttamente hanno risentito dell innalzamento dei prezzi degli ultimi anni. Come è evidente il caro-affitti rappresenta una problematica fortemente legata alla grande dimensione urbana. Analizzando i dati dei canoni del settore privato aggregati per scaglioni di importo (tab. 9), si nota come nelle grandi città ben l 82,2% degli inquilini del settore privato paga un canone superiore ai 400 euro mensili, contro una percentuale del 38,9% dei comuni con meno di Del resto i canoni inferiori ai 300 euro, che nelle piccole e medie città rappresentano più di un quarto dei casi (25,9%) nei grandi centri urbani riguardano appena il 6,4% del totale. Il mondo delle famiglie in affitto è sicuramente molto articolato. Anche limitando l analisi al settore privato delle grandi città italiane si presenta, dal punto di vista dei canoni, altamente differenziato. Tuttavia ha senso chiedersi se il reddito complessivo generato dalla locazione si costruisce uniformemente nelle diverse fasce di canone, al cui aumentare corrisponde un numero decrescente di famiglie in grado di sostenerlo. La tabella 10, ripartendo in decili l universo delle famiglie che abitano in una grande città e che dispongono di una casa in affitto a prezzi di mercato, dimostra in maniera piuttosto evidente che le cose non stanno così. Innanzitutto si evidenzia l esistenza di due estremi molto distanti tra loro: un segmento basso, che contiene l affitto mensile in circa 280 euro e un segmento alto, composto da famiglie che pagano un affitto medio di più di 1000 euro mensili. Inoltre, gli ultimi due decili di famiglie, ossia quelle che pagano canoni superiori ai 800 euro al mese, garantiscono ai proprietari il 28,4% del reddito complessivo da affitto. Tornando al tema della sovrarappresentazione delle fasce sociali più povere all interno del comparto dell affitto, la tabella 11 offre un ulteriore conferma. Nel settore privato, non diversamente da quello pubblico, le famiglie che dichiarano di avere un reddito inferiore ai euro rappresentano circa la metà del totale; ponendo come soglia i euro si ha il 76,4% delle famiglie in Tab. 7 - Valori medi dei canoni di affitto nel settore privato per ripartizione geografica e ampiezza del comune (euro/mese) Canone affitto medio 2005 (euro/mese) Fino a Abitanti affitto da privati e l 80,2% di quelle in affitto nel settore pubblico. Analizzando in particolare il profilo reddituale delle famiglie in affitto da privati (tab. 12) in base alle interviste effettuate risulta che il 76,4% di esse ricade nella fascia di reddito sotto i euro, ed un altro 20,1% tra i ed i euro. Solo il 3,5% dichiara di avere un reddito familiare superiore ai euro. Nelle grandi città, dove i canoni sono considerevolmente più elevati, sono Oltre Abitanti Differenza % canoni nelle grandi città Nord ,0% Centro ,2% Sud e isole ,4% ,0% Tab. 8 - Canone medio per anni di permanenza nell abitazione e ampiezza del comune nel settore privato (val. %) Anni di residenza Fino a Abitanti Canone affitto medio 2005 (euro/mese) Oltre anni e oltre 377,13 517,35 410,04 da 6 a 15 anni 390,03 603,13 436,90 fino a 5 anni 401,35 634,56 456,29 Differenza % tra canone famiglie in affitto da 16 anni ed oltre e quelle fino a 5 anni +6,4% +22,7% +11,3% Tab. 9 - Distribuzione in classi dei canoni di affitto nel settore privato per ampiezza del comune (val. %) Ampiezza demografica del comune Fino a Oltre Fino a 200 euro 5,0 0,9 4,1 Da 201 a 300 euro 20,9 5,5 17,4 Da 301 a 400 euro 35,2 11,4 29,8 oltre 400 euro 38,9 82,2 48,8 100,0 100,0 100,0 sovrarappresentate proprio le fasce più basse: le famiglie con reddito sotto i euro sono il 24,5% contro il 18,1% dei centri con meno di Un ulteriore conferma del carattere problematico della questione affitto nelle grandi aree urbane. A fronte di tale composizione del settore privato non stupisce che l effetto del caro-affitti sia una notevole e pesante incidenza dei costi abitativi rispetto al reddito

11 CASA CONSUMI Tab Affitti medi (effettivamente pagati al 2005) e quote di affitto per decimi di famiglie (solo privati nei comuni con oltre ). Decili di famiglie Valore di ripartizione (euro) Affitto medio (euro) Quota di affitto (val.%) Fino al 1 decile ,6 4,8 dal 1 al 2 decile ,0 7,0 dal 2 al 3 decile ,5 6,6 dal 3 al 4 decile ,9 8,6 dal 4 al 5 decile ,0 13,6 dal 5 al 6 decile ,2 6,2 dal 6 al 7 decile ,6 11,0 dal 7 al 8 decile ,0 13,8 dal 8 al 9 decile ,7 11,9 oltre il 9 decile ,5 16,5 Fonte: Indagine Censis-Sunia-Cgil, 2007 Tab Distribuzione delle famiglie in classi di reddito per tipo di proprietario dell abitazione (val. %) Classi di reddito familiare Singolo privato delle famiglie. Nelle fasce basse tale incidenza raggiunge valori molto elevati (tab. 13). In particolare nella fascia fino a euro l affitto nei grandi centri pesa per i due terzi del reddito nelle grandi città, e per il 42% sotto i Per la fascia di reddito tra i ed i euro, che rappresenta circa il 30% dell inquilinato, l incidenza media è pari al 30% sotto i e al 48% sopra questa soglia. Nella Tipo di proprietario dell abitazione Società, comp. assicurative, enti di previdenza fascia di reddito direttamente superiore, quella compresa tra e euro, in cui ricade circa il 27% delle famiglie in affitto, l incidenza dell affitto scende al 24% nei comuni con meno di , ma rimane elevata nelle grandi città, dove è pari al 35%. Per stimare l entità complessiva dei costi dell abitare in affitto, è stato chiesto agli intervistati di indicare il valore della spesa mensile legata al pagamento delle utenze Ater,Stato, Regione, Provincia, Comune Fino a euro 19,6 18,6 20,2 19,7 Da 10 a euro 30,0 22,2 31,8 30,2 Da 15 a euro 26,8 26,8 28,2 27,2 Da 20 a euro 13,5 15,5 11,8 13,1 Da 25 a euro 6,5 8,2 6,0 6,5 Oltre euro 3,5 8,8 2,1 3,3 100,0 100,0 100,0 100,0 (acqua, gas, luce, riscaldamento) e del condominio: il valore medio risulta pari a 175 euro al mese, senza variazioni di rilievo a livello territoriale. Tenendo conto anche del pagamento delle utenze, la spesa complessiva legata alla casa incide per la fascia più bassa ( euro/anno) nella misura del 62% del reddito nelle città sotto i , e dell 86% nelle grandi città. Ancora per la fascia superiore (tra Tab Settore privato: composizione in base al reddito per ampiezza del comune (val. %) Classi di reddito familiare Ampiezza demografica del comune Fino a Oltre Fino a euro 18,1 24,5 19,6 Da 10 a euro 30,2 29,6 30,0 Da 15 a euro 27,9 23,0 26,8 Da 20 a euro 13,6 13,1 13,5 Da 25 a euro 6,7 6,0 6,5 Oltre euro 3,5 3,8 3,5 100,0 100,0 100,0

12 e euro), le spese abitative complessive sono pari al 55% del reddito nelle piccole e medie città, e si attestano al 61% in quelle grandi. In relazione alla crescente difficoltà delle famiglie più povere a far fronte all incremento dei canoni, le poche risorse pubbliche disponibili sul fronte della casa sono state dirette, euro/anno al nord, euro/ anno al centro e 883 euro/anno al sud. Da notare che il canone medio pagato dalle famiglie che hanno ricevuto un contributo dal Comune è pari a 436 euro/mese, il 27,6% più elevato di quello medio (342 euro/ mese) pagato dalle famiglie che non hanno usufruito del buono casa. ben il 67,0% delle famiglie in affitto nel settore privato ed il 63,6% di quelle del settore pubblico (tab. 16). In quest ultimo tra le famiglie con 5 o più componenti i nuclei monoreddito sono pari al 60,8%. Analizzando il profilo lavorativo del soggetto della famiglia che risulta il primo percettore di reddito (tab. Tab L incidenza dell affitto sul reddito nel settore privato (calcolata sul limite superiore della classe di reddito) Ampiezza demografica del comune Classe di reddito (euro/anno) Canone medio (euro/mese) Incidenza media canone su reddito (val.%) 12 Fino a Oltre seppure in misura insufficiente, verso l aiuto alla persona con contributi integrativi per il pagamento del canone di locazione per le famiglie a basso reddito in affitto sul mercato con contratto regolare. Dall indagine risulta che le famiglie in affitto nel settore privato che nel corso del 2005 hanno ricevuto un contributo dal loro comune per il pagamento del canone (grazie al Fondo sociale per l affitto istituito dalla legge 431/98), sono il 12,5% del campione. Tale valore sale al 16,6% se si considerano solo gli inquilini residenti nelle grandi città (tab. 14). Il valore medio del contributo risulta pari a euro l anno: in particolare Fino a euro 346,1 42% Da a euro 375,4 30% Da a euro 406,8 24% Da a euro 425,6 20% Fino a euro 543,8 65% Da a euro 596,6 48% Da a euro 584,8 35% Da a euro 630,3 30% Fino a euro 402,6 48% Da a euro 425,3 34% Da a euro 441,9 27% Da a euro 471,1 23% Il profilo dell utenza Una seconda batteria di domande è stata finalizzata ad esplorare il profilo dell utenza in affitto. Riguardo alla dimensione della famiglia si segnala il fatto che i nuclei unipersonali (composti da donne nel 58,1% dei casi) sono il 19,2% del totale ed in particolare rappresentano il 20,5% delle famiglie in affitto da privati ed il 15,6% di quelle che occupano un alloggio pubblico. Di contro le famiglie numerose (con 5 o più componenti) sono il 9,7% del totale nel privato ed il 12,3% nel pubblico (tab.15). I nuclei monoreddito rappresentano 17) si conferma il peso rilevante di categorie a basso reddito come gli operai (39,6%) e i pensionati (32,9%), questi ultimi maggiormente presenti nel settore pubblico (40,9%). Gli impiegati pesano soprattutto nel patrimonio di società, assicurazioni ed enti previdenziali (26,3%), mentre sono appena l 11,1% nel settore pubblico. Il capofamiglia ha più di 65 anni nel 35,8% dei casi nel settore pubblico e nel 22,7% in quello privato (tab. 18). Un quarto dei nuclei in affitto (25,1%) ha come capofamiglia una donna: in questo caso l età media è pari a 57 anni, contro i 52 dei capofamiglia uomini. Tra le famiglie in affitto nel Tab Famiglie in affitto da privati che hanno usufruito del buono casa per ampiezza demografica del comune (val.%) Nei comuni fino a Nei comuni oltre Percentuale beneficiari Valore medio contributo anno 11,2% euro 16,6% 980 euro 12,5% euro 2005

13 CASA CONSUMI settore privato la percentuale di capofamiglia laureati è pari al 4,9%, contro il 3,9% nel settore pubblico; i diplomati rappresentano il 25,6% dei capofamiglia nel settore privato, contro il 12,9% del settore pubblico. Anche riguardo alla durata della permanenza nell attuale alloggio si segnalano differenze rilevanti tra il comparto privato e quello pubblico (tab. 19). In media, nel mercato privato la famiglia risiede nell alloggio attualmente occupato da circa 10 anni (9,8) contro un valore di ben 16 anni nel settore dell affitto pubblico. In particolare, nel settore privato gli inquilini che risiedono nell alloggio da meno di 5 anni rappresentano ben il 42,4% del totale, mentre sono appena il 18,2% nel settore pubblico. Di contro nel settore pubblico ben il 46,6% della famiglie occupa l alloggio da 16 anni o più, contro una percentuale del 18,8% del mercato privato. L alloggio Una terza sezione dell indagine ha riguardato le caratteristiche dell abitazione occupata ed il suo livello di funzionalità e manutenzione. Il comparto pubblico e quello privato non si differenziano in modo sensibile dal punto di vista del taglio dimensionale dell abitazione: le abitazioni con 1 o 2 stanze (vani utili esclusi i servizi) rappresentano il 37% dello stock privato ed il 34,8% di quello pubblico, quelle con 3 stanze il 40,8% nel privato ed il 47,2% nel pubblico. Abitazioni con 4 o più stanze rappresentano il 22,2% nel privato ed il 18,1% nel pubblico (tab. 20). Con riferimento al numero Tab classi in base al numero di componenti della famiglia per tipologia di proprietario (val. %) Numero di componenti della famiglia dei componenti emergono quote di famiglie, seppure minoritarie, per le quali permane un problema di inadeguatezza dimensionale dell alloggio: il 33,% delle famiglie con 2/4 componenti e addirittura l 11,7% delle famiglie composte da 5 o più persone risiedono in un abitazione di 2 stanze. Di contro l 11% delle famiglie unipersonali dispone di un abitazione di 4 stanze (tab. 21). Ma complessivamente ben i due terzi degli intervistati (66,8%) dichiarano comunque Tipo di proprietario dell abitazione Singolo privato Società, compagnie assicurazione, enti di previdenza Ater,Stato, Regione, Provincia, Comune 1 persona 20,5 21,1 15,6 19,2 2/4 persone 69,8 69,1 72,0 70,4 5 o più persone 9,7 9,8 12,3 10,5 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab percentuale di famiglie mono-reddito per settore e per numero di componenti della famiglia (val. %) Numero componenti 2/4 persone 5 o più persone (comprese famiglie unipersonali) Nel settore privato 59,6% 52,9% 67,0% Nel settore pubblico 56,3% 60,8% 63,6% di essere molto o abbastanza soddisfatti della dimensione dell abitazione; la percentuale di totalmente insoddisfatti si attesta all 8%, senza variazioni rilevanti tra settore pubblico e settore privato. Decisamente più basso il livello di soddisfazione per lo stato di conservazione dell edificio (tab. 22): complessivamente il 37,1% si dichiara per niente soddisfatto ed un altro 13,8% totalmente scontento. Anche in questo caso gli scostamenti tra settore privato e quello pubblico 13 Tab Profilo lavorativo del primo percettore di reddito della famiglia (val. %) Lavoro del primo Percettore di reddito Singolo privato Tipo di proprietario dell abitazione Società, comp assicurative,enti di previdenza, altro Iacp-Aler, Stato, regione,provincia, comune Operai e altri 39,6 32,5 40,9 39,6 Pensionati 29,2 30,4 42,4 32,9 Direttivi, quadri e 22,7 26,3 11,1 19,6 impiegati Lavoratori atipici 3,7 2,1 2,2 3,3 Commercianti e artigiani 2,4 1,0 2,4 2,3 Imprenditori-liberi 1,3 5,2 0,7 1,3 professionisti Dirigenti 1,1 2,6 0,3 0,9 100,0 100,0 100,0 100,0

14 Tab Caratteristiche del capofamiglia per numero di componenti della famiglia (val. %) Capofamiglia Numero di componenti della famiglia 1 persona 2/4 persone 5 o più persone Donna 58,1 18,7 8,3 25,1 Persona con più di 65 anni 49,2 22,5 11,3 26,4 Tab Anni di residenza (in classi) nell abitazione per tipologia di proprietario (val.%) Anni di residenza Singolo privato Tipo di proprietario dell abitazione Società, compagnie assicurative, enti di previdenza Ater,Stato, Regione, Provincia, Comune 14 Fino a 5 anni 42,4 41,2 18,2 35,6 Da 6 a 15 anni 38,7 34,0 35,2 37,6 16 anni e oltre 18,8 24,7 46,6 26,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Tab Dimensione dell alloggio in numero di stanze (vani utili esclusi i servizi) per tipologia di proprietario (val. %) Numero di stanze dell abitazione Singolo privato Tipo di proprietario dell abitazione Società, compagnie assicurative, enti di previdenza, altro Ater,Stato, Regione, Provincia, Comune Fino a 2 stanze 37,0 31,4 34,8 36,2 3 stanze 40,8 47,4 47,2 42,8 4 stanze 17,9 17,5 15,1 17,1 oltre 4 stanze 4,3 3,6 3,0 3,9 100,0 100,0 100,0 100,0 sono estremamente limitati. Un tema che con l invecchiamento della popolazione appare sempre di maggiore attualità è quello delle barriere architettoniche. La percentuale di famiglie in affitto che dichiarano di avere almeno un componente con un qualche problema di mobilità è pari al 12,7% nel settore privato e sale al 20,6% Tab Dimensione dell alloggio in numero di stanze (vani utili esclusi i servizi) per tipologia di proprietario (val. %) Numero di stanze Numero di componenti della famiglia 1 persona 2/4 persone 5 o più persone Fino a 2 stanze 59,2 33,5 11,7 3 stanze 28,5 45,8 48,4 4 stanze 10,9 16,6 32,6 oltre 4 stanze 1,4 4,1 7,3 100,0 100,0 100,0 nel settore pubblico (tab. 23). Con riferimento alla propria condizione abitativa, il 27,9% del campione si dichiara poco soddisfatto della situazione legata alle barriere architettoniche e ben 1,7% per niente soddisfatto (tab. 24). Una percentuale che sale addirittura al 64,7% nelle famiglie più numerose, dove evidentemente la presenza di anziani e bambini da accudire rende più sensibili al tema. Cambiare o rimanere: scelta o necessità? L ultima sezione dell indagine è relativa alle prospettive delle famiglie in relazione al mantenimento dell attuale condizione abitativa

15 CASA CONSUMI Tab Livello di soddisfazione per lo stato di conservazione ed efficienza degli impianti dell alloggio Livello di soddisfazione per lo stato di conservazione Singolo privato Tipo di proprietario dell abitazione Società, comp. assicurative,enti di previdenza,altro Ater, Stato, Regione, Provincia, Comune Molto 5,4 5,7 3,7 4,9 Abbastanza 45,4 46,9 40,7 44,1 Poco 35,3 38,7 41,5 37,1 Per niente 14,0 8,8 14,1 13,8 100,0 100,0 100,0 100,0 ed all eventuale prospettiva di un cambiamento. Ben il 45,2% degli inquilini intervistati dichiara di essere poco o per nulla soddisfatto della casa in cui vive, senza scostamenti significativi tra pubblico e privato (tab. 25). Da notare che in un analoga indagine effettuata dal Censis nel 2001 la percentuale di inquilini poco o per nulla soddisfatti era molto più bassa, pari al 26,3%. Ancora una volta è nelle grandi città che si concentra il disagio: la percentuale di coloro che si dichiarano molto scontenti e desiderosi di cambiare è pari al 23,0% sopra i , contro il 17,0% di coloro che abitano in centri sotto tale soglia dimensionale.venendo alle motivazioni prevalenti dell abitare in affitto (tab. 26), per la maggioranza degli inquilini (66%) del mercato privato non si tratta di una scelta ma di una necessità legata all impossibilità di acquistare un abitazione: il dato riguarda il 64,2% delle famiglie nelle piccole e medie città e sale al 74,7% nelle grandi città. Nei centri sotto i per ben il 26,9% delle famiglie la ragione principale è comunque la convenienza economica. In media il 12,5% degli inquilini del settore privato ha ricevuto una richiesta di sfratto da parte del proprietario. Questo dato sale al 21,6% se si considerano le sole famiglie residenti nelle grandi città. E interessante analizzare le risposte relative alle previsioni di investimento immobiliare e di cambiamento a tre anni (tab. 27). Ben il 21,1% prevede di spostare il nucleo familiare in un altra abitazione: in particolare l 11,5% di passare ad una casa in proprietà e il 9,6% in un altra abitazione in affitto. Tali previsioni cambiano in modo rilevante in relazione alla classe di Tab Famiglie in affitto con persone che hanno un qualche problema di mobilità (val. %) Famiglie con persone che hanno un qualche problema di mobilità Singolo privato reddito familiare: sotto i euro solo l 8,2% prevede di acquistare un abitazione, mentre nella fascia di reddito sopra i euro tale percentuale sale al 25,3%. Interpellati sulle motivazione alla base dell intenzione di acquisto (tab. 28), circa la metà delle famiglie oggi in affitto che prevedono di comprare un abitazione (47,2%) è spinta soprattutto da un fattore di convenienza economica ( meglio pagare un mutuo che un canone di Tipo di proprietario dell abitazione Società, comp. assicurative, enti di previdenza Ater,Stato, Regione, Provincia, Comune 12,7 15,3 20,6 15,0 Tab Livello di soddisfazione per la situazione delle barriere architettoniche per dimensione della famiglia (val. %) Soddisfazione per la situazione barriere architettoniche Numero di componenti della famiglia 1 persona 2/4 persone 5 o più persone Molto 8,6 4,6 1,3 5,0 Abbastanza 28,7 26,1 15,2 25,4 Poco 27,9 29,2 18,8 27,9 Per niente 34,8 40,2 64,7 41,7 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Sunia 2006 locazione ).Un altro 30,3% di coloro che manifestano un intenzione di acquisto è spinto dal desiderio di diventare proprietario, una motivazione tuttavia maggiormente presente nelle fasce di reddito più basse. Tra le famiglie sopra i euro sono maggiormente presenti motivazioni legate ad esigenze di alcuni membri della famiglia ed al desiderio di miglioramento dell abitazione o del quartiere di residenza. 15

16 Tab Grado di soddisfazione degli inquilini relativo alla attuale condizione abitativa per settore e per ampiezza del comune di residenza (val. %) In affitto da privati Fino a Oltre Fino a In affitto nel settore pubblico Oltre Molto soddisfatto, non la cambierei 11,0 10,5 11,8 8,4 Abbastanza soddisfatto, ma migliorerei 44,0 41,8 45,3 37,4 Poco soddisfatto, vorrei cambiare 28,1 24,6 30,4 35,7 Per nulla soddisfatto, me ne andrei 17,0 23,0 12,5 18,5 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Sunia 2007 Tab Motivazioni dell abitare in affitto (settore privato) per ampiezza del comune (val. %) 16 Al momento abitare in affitto corrisponde a: Ampiezza demografica del comune Fino a Oltre Una scelta, conveniente economicamente 26,9 19,0 25,1 Una scelta, non voglio immobilizzare risorse economiche 8,9 6,3 8,3 né accendere mutui Una necessità, al momento non posso acquistare 64,2 74,7 66,6 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Sunia 2007 Tab previsioni di investimento immobiliare relative ai prossimi tre anni per classe di reddito familiare (val. %)* Da qui ai prossimi 3 anni, Lei pensa che: Classi di reddito familiare Fino a Oltre euro euro Acquisterà una casa dove andare ad abitare con la Sua famiglia 8,2 22,5 11,5 La Sua famiglia cambierà casa rimanendo in affitto 10,6 6,3 9,6 Altre opzioni (acquisto/affitto per un figlio ecc) 1,5 2,9 1,9 Non acquisterà né prenderà in affitto alcun immobile 79,0 67,6 76,3 100,0 100,0 100,0 (*) Il totale delle percentuali potrebbe essere diverso da 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis-Sunia 2007 Tab ragione prevalente che spinge all acquisto di un abitazione per classe di reddito familiare (val. %) Classi di reddito familiare Oltre Fino a euro euro Perché conviene pagare un mutuo che un affitto 47,0 47,4 47,2 Per diventare proprietario di una casa 36,6 22,1 30,3 Per un figlio che vorrebbe rendersi autonomo ed 9,6 17,0 12,9 altre necessità familiari Per vivere in una casa migliore/quartiere migliore 4,4 9,1 6,4 Altro (sfratto, trasferimento ecc) 2,4 4,4 3,2 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Sunia 2007

17 Pianeta pensioni inizia da questo numero una collaborazione con il sindacato pensionati italiani cgil Sin dall inizio dell anno decine di migliaia di pensionati si sono mobilitati per far sentire la loro voce nel Lazio, in Abruzzo, in Sicilia, in Veneto e in Lombardia. Manifestazioni regionali, a sostegno di piattaforme che parlano di tickets, casa, non autosufficienza, equità fiscale. Ma anche, sia chiaro, manifestazioni che parlano anche al Governo nazionale. Intanto perché, com è stato per i tickets, le scelte regionali si sono collocate a valle di provvedimenti nazionali sbagliati, contro i quali il sindacato si è battuto prima e dopo l approvazione. E poi perché si è finalmente aperto un confronto difficile, dal quale i pensionati ed i lavoratori si attendono risposte. Per ragioni di equità sociale e perché le condizioni del Paese lo rendono possibile. Un confronto sul quale gravano evidenti aspettative e poche illusioni, perché la fragilità del quadro politico è evidente e l incertezza del Governo palpabile. La partecipazione straordinaria a queste manifestazioni testimonia dunque la volontà dei partecipanti di far sentire la propria voce in un momento delicato, scegliendo come tramite un soggetto (il sindacato confederale) che certo non ha nessuna nostalgia del passato Governo ma, al contempo, ha spesso dato prova (ed ancora è chiamato a dar prova) di autonomia e di coerenza. L impoverimento dei pensionati e dei lavoratori, l assenza di adeguati sostegni per la non autosufficienza, il silenzio che continua a gravare sulla piena applicazione della legge 328/2000 (quella che annunciò un sistema di servizi e prestazioni sociali all altezza dei problemi delle famiglie), la pratica di annunciare riduzioni di tasse sui redditi bassi e di permettere poi la jungla delle addizionali (per di più non progressive), sollecitano a gran voce decisioni del Governo. Chi manifesta non lo fa per ragioni corporative. E consapevole del fatto che la propria condizione disagiata grava sul futuro dei propri figli e del Paese. Gli economisti direbbero non permette al mercato interno di riprendersi dalla stagnazione. Più semplicemente, chi manifesta ha bisogno di recuperare la percezione che le cose non continueranno a peggiorare, che un po di fiducia nel futuro proprio e dei propri figli è possibile. Chi manifesta non è nemmeno insensibile all esigenza di risanare il bilancio del Paese. Chi lavora (e oggi magari vive della propria pensione) è abituato a pagare i propri debiti e dunque non sottovaluta quelli dello Stato. Sa che vanno pagati, che è sbagliato non tenerne conto. Chiede però al Governo, nazionale come locale, impegni chiari, coerenti, misurabili. Ed ogni giorno che passa i tempi per avere una risposta che ricostruisca fiducia nel futuro sono più stretti. Dopo cinque anni di stagnazione economica (favoriti da una politica economica parolaia ed incapace) il Paese ha ripreso un sentiero di sviluppo. Non deve essere percorso solo dai gruppi sociali più forti, l intero Paese deve trarne vantaggi vedendo migliorare il proprio benessere. I pensionati hanno assoluto bisogno di vedere interrotto l impoverimento progressivo ai quali la vecchia politica li ha condannati; i lavoratori hanno bisogno di veder riconosciuto il proprio impegno con salari più vicini a quelli degli altri Paesi europei. Le famiglie hanno bisogno non di scontri ideologici o religiosi, ma di politiche per avere una casa dignitosa e meno costosa, un lavoro meno precario sul quale fare progetti per il futuro, servizi sociali e scuole all altezza dell esigenza dei più giovani e delle donne di partecipare al lavoro. Domande impossibili? Domande corporative? O il normale riconoscimento degli interessi generali del Paese? Lucio Saltini (Segretario Nazionale Spi Cgil) SUNIA DI VERONA Convegno con istituzioni e parti sociali per una politica moderna di abitazioni per i ceti meno abbienti 17 Il Sunia di Verona ha chiamato a raccolta tutti quelli che hanno un ruolo nelle politiche sociali dell abitazione.l occasione un importante giornata di studio che ha visto dialogare sulle proposte del Sunia Regione Veneto (che dava il patrocinio all iniziativa),comuni,ater o iacp delle varie province,l Anci e i sindacati inquilini, nella sala Ater affollata di pubblico interessato al dibattito. Ma anche le imprese la cooperazione e l ambientalismo.insomma un meeting utile e proficuo che non si è limitato al confronto formale e freddo delle diverse posizioni ma ha registrato in una intensa giornata di lavoro articolato per commissioni convergenze e sintesi su concrete proposte e condivisione dei dati forniti dalla segreteria del Sunia sull entita del fenomeno bisogno casa a Verona. In particolare sono emerse precise indicazioni a Stato e istituzioni locali,tutte presenti ai massimi livelli di rappresentanza, per portare il minimo del finanziamento a 1 miliardo di euro, mentre si è richiesto alle autorita territoriali uno sforzo massimo per reperire e integrare le risorse,dotare un piano per le aree e gli edifici da recuperare con interventi mirati,ottimizzare l utilizzo e la gestione del patrimonio abitativo esistente con serie riforme degli assetti gestionali e operati delle Ater preposte a tali compiti.

18 energia in città riqualificazione energetica e ambientale in edilizia 18 Il nuovo Piano governativo sull efficienza energetica, sulle rinnovabili e sull eco-industria, insieme al D.lgs n 311/06 (Disposizioni correttive e integrative del Decreto 192/05 ) rappresentano un quadro normativo organico in materia di edilizia sostenibile. Il nuovo Piano Governativo persegue il macro obiettivo di risparmiare energia e puntare sulle rinnovabili. Pertanto i dispositivi che mette in atto sono così sintetizzabili: * diventano operativi i benefici previsti dalla Finanziaria (in particolare il 55%) * si incentiva il fotovoltaico * si potenziano i certificati bianchi * si revisiona il meccanismo di incentivazione delle fonti rinnovabili * si incentiva la cogenerazione ad alto rendimento * si dà impulso alla bioedilizia Il D.lgs 311/06 agisce su due livelli macro di intervento: 1) fornire ai cittadini informazioni ed elementi di orientamento in materia di rendimento energetico in edilizia 2) applicare in maniera omogenea una procedura nazionale che comprenda: 2a) un sistema di classificazione energetica degli edifici 2b) una metodologia di calcolo di riferimento ( per misurare il rendimento energetico ) 2c) la definizione di un sistema di accreditamento degli esperti cui spetta il compito di certificare il rendimento energetico degli edifici. Complessivamente il nuovo Piano del Governo persegue un approccio positivo: prova a dare una forte spinta innovativa al comparto delle costruzioni, mirando ad una nuova edilizia a basso consumo energetico. E ciò operando su due livelli: 1) quello rivolto all innovazione del sistema industriale ( offerta di materiali, prodotti, sistemi) 2) quello rivolto ai cittadini, agli operatori,alle Amministrazioni (domanda ). In particolare riferimento alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti (55%), occorre dire che tale intervento: sviluppa l esperienza positiva del 36%: aumentano gli importi delle detrazioni fino a euro, diminuiscono gli anni di ammortamento (da 10 a 3 anni ), si incentivano interventi specialistici e mirati semplifica le procedure, senza richieste preventive : asseverare la rispondenza degli interventi effettuati ai requisiti richiesti (anche dal direttore dei lavori) ; acquisire l attestato di certificazione ovvero l attestato di qualificazione; redigere una scheda informativa sugli interventi realizzati (utile all ENEA per la valutazione del risparmio energetico); spedire (entro 60 giorni dalla fine dei lavori) la certificazione/attestato di qualificazione e la scheda informativa all ENEA (da aprile 2007 anche via internet) estende il beneficio della detrazione anche ai titolari di reddito di impresa. In particolare riferimento alla promozione di nuova edilizia ad alta efficienza energetica (55% sugli extra costi), con altrettanta franchezza occorre dire che si tratta al momento - di un intervento simbolico con scarsi effetti oggettivi sul mercato ( 15 ML di finanziamento per edifici superiori a m.c. prevedono interventi su 15 immobili a livello nazionale). Relativamente all obbligo di utilizzo di fonti rinnovabili per il riscaldamento dell acqua nei nuovi edifici e per una quota del consumo di energia elettrica, in tutti i nuovi edifici è previsto l obbligo di fare uso di fonti rinnovabili (solare termico o geotermia) per il riscaldamento dell acqua sanitaria, per una frazione almeno del 50% del fabbisogno di acqua calda, e di un impianto fotovoltaico. Le modalità applicative di queste misure saranno definite successivamente con apposito decreto. Gli effetti attesi di tale intervento possono così sintetizzarsi: famiglie, condomini,soggetti pubblici, imprese grandi e piccole possono diventare produttori di energia elettrica pulita e rinnovabile, sia per l autoconsumo sia per la cessione al sistema elettrico (modello tedesco ) i produttori (di materiali e sistemi) avranno un quadro certo e di sicuro stimolo per gli investimenti e per l innovazione tecnologica (attualmente i prodotti e i componenti del sistema si importano prevalentemente dall estero Germania -). si riattiverà il mercato del solare termico; si ridurranno i consumi energetici; verrà favorita la crescita di una industria italiana del solare; i progettisti ed i costruttori si sentiranno stimolati a realizzare edifici con un integrazione architettonica degli impianti solari. Continuando la sintetica analisi del Piano Governativo, un elemento che consideriamo degno di nota riguarda la pianificazione territoriale che dovrà essere attenta ai parametri di efficienza energetica.le Regioni sono tenute a considerare fra gli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica le soluzioni necessarie all uso razionale dell energia e all uso di fonti energetiche rinnovabili, con indicazioni anche in ordine all orientamento e alla conformazione degli edifici da realizzare per massimizzare lo sfruttamento della radiazione solare. In questo modo, la cura per l ambiente e il risparmio energetico diventano centrali nella pianificazione del territorio, con tutti i benefici in termini ambientali e di risparmio energetico. Inoltre il Piano Governativo tenta di dare un forte impulso alla bioedilizia, spingendo da una parte - l industria italiana delle costruzioni verso l innovazione tecnologica ed il risparmio energetico ( materiali- prodotti- sistemi), e promuovendo dall altra - la progettazione sostenibile e l introduzione nella pianificazione del territorio del parametro energetico. Passando ora al Dlgs 311/06, partiamo dalle sue principali finalità: 1) migliorare l efficienza energetica e ridurre le emissioni inquinanti del settore civile, che assorbe il 30% dell energia utilizzata nel Paese 2) contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni derivanti posti dal protocollo di Kioto 3) assicurare la più ampia ed omogenea applicazione della legislazione energetica sul territorio nazionale Per il raggiungimento di queste finalità vengono fissati i criteri di riferimento: a) per il calcolo e l applicazione dei requisiti minimi delle prestazioni energetiche degli edifici b) per la certificazione energetica degli edifici c) per garantire la qualificazione e l indipendenza degli esperti incaricati della certificazione e delle ispezioni degli impianti. Una riflessione è d obbligo: la precedente esperienza legislativa si è rivelata un fallimento: già dal 1991 esisteva una legislazione specifica

19 Mario Turco CNA COSTRUZIONI ENASARCO Si è aperta in questi giorni la trattativa con la Fondazione ENASARCO, proprietari di oltre alloggi in tutta Italia, per il rinnovo dell accodo sindacale sui rinnovi dei contratti di locazione scaduto il 31 Dicembre dello scorso anno. Negli incontri che si sono tenuti nella sede della Fondazione, il SUNIA e le altre organizzazioni sindacali hanno espresso la loro preoccupazione per l andamento del mercato dell affitto e sottolineato l esigenza di invertire la tendenza a partire dagli accordi con le grandi proprietà. L ENASARCO, pur ribadendo la sua missione di garantire i trattamenti pensionistici agli agenti di commercio, ha condiviso questa impostazione che ora dovrà tradursi nei sul contenimento dei consumi energetici e sulla certificazione energetica degli edifici; su quelle disposizioni c è stata una diffusa opposizione degli utenti finali (i cittadini le percepivano come nuove tasse e balzelli); conseguentemente si è registrata una opposizione delle Amministrazioni Pubbliche che erano chiamate ad applicare regole dimostratesi alla luce dei fatti impopolari. L attuale legislazione ( D.lgs 311/06) grazie alla passata esperienza, sposta il tiro: - favorisce la crescita culturale e l apprezzamento dell attestato di qualità energetica degli edifici da parte dei cittadini e degli operatori ( la certificazione quale mezzo per la valorizzazione economica dell edificio e dell unità immobiliare) - rende graduale l applicazione dei dispositivi : a) obbligatoria per i nuovi edifici, per quelli completamente ristrutturati, nei casi di compravendita ( per la locazione, solo se l edificio è già dotato di attestato o certificato di qualificazione energetica); in caso di richiesta di incentivi pubblici in materia di risparmio energetico (36% - 55%) b) volontaria in tutti gli altri casi. In tema di qualificazione energetica ed ambientale in edilizia occorre acquisire due consapevolezze di fondo che influenzano e determinano politiche e strumenti: 1) la riduzione dei consumi energetici finali del settore civile può raggiungere risultati significativi soprattutto attraverso interventi di riqualificazione degli edifici esistenti ( intervenire solo e/o prevalentemente sul nuovo significa proiettare in un orizzonte più lontano il raggiungimento degli obiettivi stessi ); 2) la crescita culturale in materia ( le imprese e i cittadini/utenti) e la percezione della qualità energetica degli edifici trovano pieno significato e terreno più fertile nel contesto di provvedimenti ed iniziative propri di una politica energetica regionale e locale ( programmazione territoriale, regolamenti edilizi..). Acquisite le due consapevolezze descritte, si costruisce sicuramente un quadro di sviluppo e di opportunità complessive che riguardano sia il sistema imprenditoriale che gli utenti finali di una corretta politica di efficienza energetica. Tuttavia, per evitare il rischio che tali opportunità diventino astratte o peggio ancora minacce, è necessario intervenire con iniziative appropriate in termini di : -informazione a livello locale, nazionale, regionale e rivolta a tutti gli attori coinvolti (cittadini, imprese, Amministrazioni, Organizzazioni..) - qualificazione degli operatori ( adeguamento delle loro conoscenze e competenze) - professionalità ed indipendenza dei certificatori e degli ispettori incaricati (loro formazione ) - opportunità di definire accordi territoriali tra Enti locali, Associazioni di imprese e di cittadini/utenti ( per l attuazione e la gestione dei principi, delle procedure e degli interventi ) - istituzione di tavoli di confronto con gli attori e le parti sociali interessate (a livello di Ministero e di Regioni) per monitorare, coordinare ed adeguare le norme, le procedure ed i dispositivi messi in atto. Appare evidente che nello scenario descritto diventa essenziale la condivisione e la collaborazione da parte dei rappresentanti di interesse degli attori coinvolti in particolare da parte delle Organizzazioni delle imprese di costruzione e delle Organizzazioni che rappresentano l utenza finale, ovvero gli inquilini e i piccoli proprietari/utenti -. Senza la promozione e la diffusione della cultura dell efficienza energetica ( rivolta alle imprese ed ai cittadini/utenti), senza la diffusione capillare della conoscenza dei dispositivi messi in atto per raggiungere gli obiettivi strategici dell efficienza energetica (ancora una volta rivolta alle imprese ed ai cittadini/utenti), in assenza di interventi mirati di qualificazione rivolti sia alle imprese costruttrici che ai rappresentanti di chi abita e gestisce le case, in assenza di tutto ciò sarà molto più difficile, se non improbabile, che si possano raggiungere gli obiettivi che l attuale quadro normativo complessivo sull efficienza energetica delle nostre città ha disegnato e che occorre misurare alla prova dei fatti. NEWS CASA livelli degli affitti che si concorderanno nei prossimi incontri. Un aspetto importante da sottolineare con soddisfazione, è la volontà di condividere con le organizzazioni sindacali un regolamento per le assegnazioni degli alloggi che si renderanno disponibili per restituire trasparenza e regole certe ad un settore soggetto da sempre a clientele di ogni tipo. ENPAM Con l approssimarsi della scadenza dei primi contratti stipulati con un accordo sindacale di ben 12 anni fa, si è aperto finalmente il confronto con la Fondazione ENPAM sul rinnovo di quell accordo. Dopo svariate sollecitazioni da parte di SUNIA, SICET ed UNIAT UIL, si è avviato un confronto difficile a causa delle pretese iniziali della proprietà, che ha preso come punto di riferimento per i nuovi canoni di affitto i valori rilevati dall OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) dell Agenzia del Territorio. Come è facile presumere questi livelli non sono sopportabili dalla stragrande maggioranza delle famiglie e sono anche lo specchio di un mercato senza regole ed ai limiti dell usura. E naturale quindi che per le organizzazioni sindacali questi livelli sono inaccettabili, e non possono essere presi in considerazione come basi di una trattativa. I punti di riferimento veri sono le capacità reddituali delle famiglie e gli accordi sindacali già stipulati con Proprietà analoghe. V.L. 19

20 Sicurezza degli ascensori il ruolo strategico della manutenzione di Michele Mazzarda, Segretario Generale ANACAM e Luca Incoronato, Direttore Sede Nazionale ANACAM 20 Tra gli impianti tecnologici presenti nel condominio, l ascensore è uno dei più importanti in quanto favorisce la mobilità dei residenti e dei visitatori dell immobile, comprese le persone con problemi motori temporanei o permanenti (disabili, anziani, donne in gravidanza, cardiopatici, neonati in carrozzina/passeggino, infortunati etc.). Nonostante l obiettiva rilevanza dell ascensore in ambito condominiale, come principale associazione nazionale del settore rileviamo che si tende generalmente a non dare a questo impianto il peso e l importanza che merita. Troppo spesso se ne parla solamente sotto l aspetto contrattualistico e dei costi, trascurando il fatto che se l ascensore è manutenuto con efficienza e professionalità, con interventi a regola d arte, la voce di spesa relativa all ascensore un impianto tecnologico di cui va garantita la piena efficienza e durevolezza nel tempo - va considerata non solo come un costo ma anche come un investimento, con ritorni concreti in termini di sicurezza degli utenti e di piena fruibilità dell immobile. Vediamo allora in dettaglio in cosa consiste la manutenzione dell ascensore. Innanzitutto è importante sottolineare che in Italia da diversi decenni è obbligatorio per legge affidare la manutenzione dell ascensore ad una ditta specializzata, dotata di personale che abbia superato l apposito esame di abilitazione presso la Prefettura e che sia iscritta alla locale Camera di Commercio con l autorizzazione a svolgere attività di manutenzione degli ascensori. Questi sono i requisiti formali minimi richiesti dalla legge, che vanno valutati al momento di affidare la manutenzione del proprio impianto. E però altrettanto importante, aggiungiamo noi, valutare anche il livello professionale della ditta di manutenzione: occorre verificare la sua organizzazione interna, il possesso di eventuali certificazioni quali ad esempio la ISO 9001, la formazione del personale, la conoscenza di leggi e normative tecniche acquisita attraverso anni di esperienza sul mercato percorrendo le evoluzioni tecnologiche e normative che si sono susseguite nel corso degli anni. Può essere utile, a tal fine, verificare l appartenenza della ditta alla nostra associazione di categoria, l Anacam, che svolge un attività di formazione e di informazione in favore dei propri associati e fornisce loro una puntuale conoscenza di leggi e normative in continua evoluzione. Tutti gli associati Anacam, inoltre, sono tenuti a garantire alla propria clientela degli standard qualitativi minimi indicati nella Carta dei Servizi, nel rispetto costante del Codice Etico dell Associazione. Di entrambi i documenti si può prendere visione attraverso il sito internet dell Associazione ( oppure facendone richieste alla sede nazionale a Roma (tel ). Il servizio di manutenzione dell ascensore viene prestato a seguito della stipula di un apposito contratto. Il contratto di manutenzione concluso con il condominio deve essere privo delle cosiddette clausole vessatorie, ovvero quelle previsioni contrattuali particolarmente svantaggiose per il consumatore-utente elencate all art. 33 del Codice del Consumo che il codice civile considera nulle o inefficaci fino a prova contraria (l onere della prova è a carico della controparte del consumatore). Si tratta di una particolare protezione che il legislatore ha voluto garantire al consumatore nei suoi rapporti con la controparte rappresentata da un professionista, e che la giurisprudenza ha esteso al condominio quale comunità di persone fisiche, anche se amministrato da un amministratore professionista. La durata del contratto di manutenzione è libera, nel senso che essa è rimessa alla contrattazione tra le parti e non è definita per legge. L Anacam consiglia di stipulare contratti di durata almeno biennale, in modo da consentire all utente una valutazione del servizio sulla base delle risultanze che emergono dalle visite biennali condotte sull impianto dall Organismo competente (ente privato autorizzato dal ministero dello Sviluppo Economico oppure la ASL competente per territorio). Passiamo ora all analisi delle prestazioni che caratterizzano il servizio di manutenzione degli ascensori. La legislazione italiana (DPR 162/99) prevede una serie di operazioni da effettuarsi obbligatoriamente sugli impianti. La prima prestazione obbligatoria è la manutenzione ordinaria preventiva (art del DPR), che consiste nella verifica del regolare funzionamento dei dispositivi e dei componenti dell ascensore. La legge non specifica con quale frequenza debbano essere effettuate le visite di manutenzione, in quanto essa dipende dalle condizioni tecniche e dalle condizioni d uso dell impianto. E buona regola che la ditta di manutenzione, al momento dell affidamento dell impianto sotto la sua responsabilità, definisca un piano della manutenzione specifico per ciascun impianto, adattato su misura in funzione del numero delle corse e del tempo di funzionamento, dell età e dello stato di conservazione dei principali componenti. Nel piano di manutenzione dovrà essere specificato il numero delle visite di manutenzione che vanno effettuate su base annua e tale impegno andrà indicato anche nel contratto. Distinte dalle visite di manutenzione preventiva sono le cosiddette verifiche semestrali, anche queste obbligatorie per legge (art. 15.4): ogni sei mesi il manutentore è tenuto a verificare l integrità e l efficienza delle parti dell ascensore più coinvolte nella sicurezza, e ad annotare tali operazioni sul libretto dell ascensore. Tra le altre prestazione offerte dalla ditta di manutenzione vi è l accompagnamento dell ingegnere dell Organismo competente alle ispezioni sugli impianti in occasione delle verifiche periodiche biennali (art. 13). Le verifiche biennali sono dirette ad accertare se le parti dalle quali dipende la sicurezza di esercizio dell impianto sono in condizioni di efficienza, se i dispositivi di sicurezza funzionano regolarmente e se è stato ottemperato alle prescrizioni eventualmente impartite in precedenti verifiche. Al termine dell ispe-

21 CASA CONSUMI zione, l ingegnere verificatore rilascia al proprietario, nonché alla ditta di manutenzione, il verbale relativo; se il verbale è negativo, provvede a comunicarlo al Comune competente che disporrà il fermo dell impianto. In questo caso, l impianto potrà essere rimesso in funzione solo dopo che saranno rimosse le cause delle condizioni di pericolo rilevate durante la verifica, rimozione che dovrà essere attestata da apposita verifica straordinaria condotta sempre dall organismo competente. La legge prevede anche che il manutentore deve segnalare tempestivamente la necessità della riparazione o sostituzione delle parti rotte o logorate, e che il proprietario dell impianto deve prontamente provvedere affinché le riparazioni o le sostituzione vengano effettuate al più presto. Questi interventi rientrano nella manutenzione correttiva, un servizio generalmente non incluso nel canone di manutenzione ordinaria data l imprevedibilità dei NIdiL-Cgil (Nuove Identità di Lavoro) è una struttura sindacale, nata nel 1998, per dare voce e rappresentanza ai lavoratori atipici, a chi lavora senza tutela e senza una rete di protezione sociale. Gran parte delle nuove opportunità di lavoro per i giovani (e non solo per loro) non contemplano lo stipendio alla fine del mese, un orario fisso, garanzie contro il licenziamento, tutela durante la malattia o per la maternità. Il mondo delle nuove identità di lavoro è variegato e complesso e portatore di bisogni anche molto diversi: troviamo liberi professionisti e lavoratori che collaborano su specifici progetti con una o più imprese, giovani che occasionalmente svolgono prestazioni lavorative e persone che, sotto le mentite spoglie di un contratto di collaborazione svolgono un lavoro subordinato. Un tratto li accomuna: l esclusione dal sistema dei diritti e delle tutele. NIdiL-Cgil si sta battendo perché siano definite precise norme giuridiche per una chiara definizione di ambiti e diritti per i lavoratori che operano con modalità contrattuali diverse dalla tradizionale assunzione: norme guasti e quindi l incertezza nella determinazione a priori dei costi relativi. Per i soli impianti installati dopo l entrata in vigore del DPR 162/99, quindi dopo il giugno 1999, è infine prevista un ultima prestazione obbligatoria per legge: il proprietario dell impianto è tenuto ad affidarsi ad un centro di soccorso qualificato che sia in grado di organizzare la liberazione di persone intrappolate in cabina o nel vano ascensore (noto commercialmente come servizio 24 ore). Per tali impianti, è previsto che le cabine siano munite di mezzi di comunicazione bidirezionali che consentano di ottenere un collegamento permanente con un servizio di pronto intervento. Il servizio può a richiesta essere esteso a tutti gli ascensori in servizio, con la differenza che molti di essi non disporranno, in quanto non previsto già dall origine, del mezzo di comunicazione vocale bidirezionale presente sugli ascensori conformi per la regolamentazione dei contratti individuali e per l identificazione di profili professionali e di settore; strumenti per affrontare la precarietà del mercato; formazione; certificazione del percorso professionale; mercato del lavoro dedicato; l accesso al credito agevolato; la detraibilità delle spese di formazione e d acquisto dei mezzi di produzione ; incentivi per le forme di aggregazione professionale fuori dagli albi e dagli ordini professionali; soluzioni praticabili per le assicurazioni e le pensioni integrative; chiarezza nella gestione del fondo Inps per i collaboratori coordinati e continuativi. E necessario, insomma, trovare strumenti per superare l esclusione dei lavoratori atipici dalla attuale rete di protezioni sociali, per far valere a pieno titolo il loro diritto di cittadinanza sociale, strumenti per informare, per costruire tutele nuove per le nuove modalità di lavoro, per combattere gli abusi e le illegalità. Pensiamo che conoscere le norme giuridiche di riferimento, saper leggere un contratto, conoscere i propri diritti e i propri doveri, avere luoghi a cui rivolgersi per le informazione al DPR 162/99. La ditta di manutenzione può mettere a disposizione questo servizio e quindi il contratto di manutenzione può includere questa prestazione supplementare, che consiste generalmente nel mettere a disposizione dei Clienti uno o più tecnici reperibili sul territorio 24 ore su 24. ANACAM collabora da qualche tempo con SUNIA/APU per promuovere l importanza della cultura della manutenzione degli ascensori ed ha aderito a recenti iniziative del SUNIA a livello locale per informare gli inquilini e i proprietari desiderosi di conoscere una realtà complessa come quella della manutenzione degli impianti elevatori. Le imprese associate all ANACAM sono a disposizione degli iscritti al SUNIA/APU per iniziative divulgative, pareri e consigli per una corretta gestione degli impianti, attraverso il coordinamento della sede nazionale dell Associazione a Roma. Sportello Sociale NIDIL - CGIL Dal 1998 l impegno per i diritti e le garanzie del lavoratore atipico e le tutele, possa essere un buon modo per iniziare a muoversi un po più sicuri in questo mondo del lavoro che cambia. Le strutture territoriali di NIdiL, presenti in quasi tutte le città d Italia, hanno un rapporto diretto con i lavoratori e offrono, tra l altro, assistenza, consulenza e servizi. Inoltre il nostro sito ( it) è ricco di notizie, informazioni e comunicazioni utili. In esso è possibile trovare le normative fiscali, previdenziali e giuridiche che riguardano i lavoratori atipici ; tutti gli accordi collettivi sottoscritti da Cgil-NIdiL; i documenti politici che delineano la strategia sindacale di Cgil-NIdiL; le iniziative in essere; ecc. 21

22 Prima casa come abolire l ici ne parliamo con il presidente dell apu nazionale antonio de monaco 22 Cosa pensa l APU dell intenzione espressa dal Presidente Prodi in Parlamento, di ridurre l ICI sulla prima casa per le famiglie numerose? E una buona cosa: non capiamo però perchè solo le famiglie numerose e non anche le famiglie a reddito medio-basso. Abbiamo scritto al Presidente Prodi suggerendo un meccanismo a nostro avviso più equo che assuma a riferimento il reddito pro-capite, che tiene conto sia del reddito che della composizione del nucleo familiare. Auspichiamo, a questo punto, la rapida approvazione di un provvedimento legislativo che permetta alle famiglie proprietarie dell alloggio in cui vivono, di usufruire, già dall acconto ICI di giugno, delle riduzioni. Questo orientamento del Governo non le sembra in contrasto con i potenziali aumenti dell ICI previsti dalla legge finanziaria 2007? Certo, il potenziale incremento dell ICI dello 0,5 per mille previsto dalla finanziaria per realizzare opere pubbliche quali strade, parcheggi, ecc. è in netto contrasto con l attuale orientamento di ridurre l ICI sulla prima casa. A maggior ragione confermiamo la nostra richiesta al Governo di abrogare quella norma iniqua ed ai comuni di non applicarla. Basta con queste misure finanziarie, messe in atto già dal precedente Governo Berlusconi, che aumentano surrettiziamente l ICI: l ICI sulla prima casa, anzi, va progressivamente abrogata. Il centro destra vuole abrogare l ICI sulla prima casa; Prodi e la maggioranza di centro sinistra si accingono a prendere misure che vanno nella stessa direzione: il destino dell ICI sembra segnato! Come faranno i comuni a finanziare i servizi sociali e le attività assistenziali? L ICI sulla prima casa grava, prevalentemente, su famiglie composte da persone anziane e con redditi modesti: è giusto, quindi, eliminarla. Le famiglie proprietarie dell alloggio in cui vivono, soprattutto le più povere, non devono pagare l ICI, ma hanno anche bisogno, però, di Comuni finanziariamente in grado di fornire adeguati servizi ai cittadini e di garantire città vivibili, con una elevata qualità edilizia, urbana ed ambientale. L abolizione dell ICI si deve accompagnare ad una riforma della tassazione locale, nell ambito del cosiddetto federalismo fiscale, tale da compensare il minore gettito ICI e garantire, anzi, un incremento delle risorse attualmente nella disponibilità degli enti locali. Ma questo non è come avere la botte piena e la moglie ubriaca! Stante l attuale consistenza dell ICI, come la si può abrogare e, contestualmente, aumentare le risorse dei comuni? Innanzitutto non si comprende perché debbano essere solo (o almeno prevalentemente) i proprietari utenti dell abitazione in cui vivono, a sostenere l onere del finanziamento delle attività dei comuni. Le entrate finanziarie dei comuni, finalizzate a realizzare gli interventi necessari per garantire servizi, qualità e vivibilità delle nostre città devono derivare, in termini tributari, dall insieme dei fruitori delle città e non solo dai proprietari residenti. Per questo chiediamo il ripristino, nella prossima legge finanziaria, di un contributo di soggiorno a carico dei turisti e dei city users, quale prima misura tesa ad un ampliamento dell area di imposizione comunale: auspichiamo che il Governo non ceda ancora alle pressioni della lobby degli operatori turistici. Qualche euro in più non metterà certo in crisi l industria turistica italiana: anzi queste maggiori risorse ai comuni, permetteranno una qualificazione delle nostre città e del loro straordinario patrimonio artistico e paesaggistico. Allargare l area di imposizione dei comuni; e poi? Poi occorre mantenere alto l impegno ad un serio contrasto dell evasione fiscale nel comparto immobiliare. L APU ha condiviso le misure, contenute nella manovra finanziaria, finalizzate alla lotta all evasione ed elusione fiscale in generale ed, in particolare, nel settore immobiliare: un serio contrasto dell evasione fiscale può portare, come sostenuto anche dal Governatore della Banca d Italia, alla riduzione della pressione fiscale sull insieme dei contribuenti e, aggiungiamo noi, può permettere l esenzione della prima casa dal pagamento dell ICI. Il trasferimento del catasto ai comuni e la revisione degli estimi non rischiano di aumentare la tassazione sulla prima casa? L APU, da sempre, chiede che la riforma del catasto e la revisione degli estimi sia fatta a parità di gettito ICI. I valori catastali vanno aggiornati attraverso un oculata revisione degli estimi, per superare le grandi sperequazioni, oggi esistenti, tra le diverse zone censuarie e le diverse abitazioni. Queste sperequazioni fanno corrispondere bassi estimi catastali ad alti valori immobiliari e, viceversa, alti estimi per valori immobiliari più modesti: c è chi paga troppo e chi troppo poco; e questo non è giusto. Il passaggio del catasto ai comuni e la revisione degli estimi rappresenta una esigenza inderogabile di equità e giustizia: questo catasto, sperequato e sottostimato rispetto ai reali valori immobiliari, fa comodo solo agli immobiliaristi, che in questi anni hanno lucrato ingenti risorse finanziarie, sostanzialmente esentasse. E necessario tassare adeguatamente la rendita immobiliare, mantenendo ed incrementando le agevolazioni fiscali sull acquisto della prima casa. Non basta, però, trasferire solo il catasto ai comuni! Alle regioni ed ai comuni sono state trasferite, in questi anni, tutte le competenze e responsabilità in materia di casa e qualità urbana, senza trasferire anche le risorse finanziarie, necessarie a gestire questi nuovi compiti. L APU chiede, quindi, che venga trasferita agli Enti locali tutta la tassazione immobiliare, nell ambito di una seria riforma federale della fiscalità immobiliare, che assicuri adeguate risorse ai comuni, necessarie per garantire: qualificati servizi sociali; città vivibili e con una elevata qualità edilizia, urbana ed ambientale; l assolvimento pieno del fondamentale diritto alla casa e alla città. V.L.

23 sunia SINDACATO UNITARIO NAZIONALE INQUILINI E ASSEGNATARI CHI SIAMO Il Sunia è la principale organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica.: ha per scopo il riconoscimento del diritto alla casa per ogni cittadino a condizioni compatibili con le esigenze delle famiglie per favorire la mobilità e la soluzione del bisogno alloggiativo. Nella sua piattaforma persegue l obiettivo della sicurezza degli alloggi e degli edifici e della qualità dell abitare in un contesto urbano adeguato. DOVE SIAMO Il Sunia è presente in tutte le province del territorio nazionale con sedi provinciali e coordinamenti regionali. COSA FACCIAMO I servizi forniti riguardano: - Consulenze relative ai contenuti del contratto di locazione e loro conformità alle norme vigenti.; - Controlli e verifiche dei conteggi condominiali; - Determinazioni e conteggio degli affitti; - Consulenze e assistenza legale sugli sfratti e sulle proroghe; - Consulenze relative ai bandi d assegnazione di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica; - Organizzazione all acquisto degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e degli enti previdenziali. - Assistenza tecnica e urbanistica: misurazioni e valutazioni, visure, sicurezza degli impianti; - Assistenza fiscale e in materia creditizia: detrazioni e agevolazioni fiscali, mutui prima casa, ristrutturazioni; fondo sociale. Contatti: - sunia@sunia.it

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VIVERE IN AFFITTO. Più case in affitto, più mobilità sociale e territoriale. Indagine Censis-Sunia-CGIL sulle famiglie in affitto VIVERE IN AFFITTO Più case in affitto, più mobilità sociale e territoriale Indagine Censis-Sunia-CGIL sulle famiglie in affitto Roma, 4 Aprile, 2007 2 INDICE 1. IL QUADRO Pag. 1 1.1. La crisi dell affitto

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