CONCETTO DI PROFILASSI

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1 PROFILASSI GENERALE DELLE MALATTIE INFETTIVE PROF.SSA GIULIANA MAZZA

2 Indice 1 CONCETTO DI PROFILASSI DENUNCIA DELLE MALATTIE ISOLAMENTO SORVEGLIANZA SANITARIA DISINFEZIONE E DISINFESTAZIONE DISINFEZIONE AMBIENTALE PROFILASSI SPECIFICA DELLE MALATTIE INFETTIVE di 18

3 1 Concetto di Profilassi Il termine PROFILASSI deriva dal greco e significa prevenire in anticipo, difendere. Sicuramente tutti conoscono l aforisma: prevenire è meglio che curare, ma pochi sanno che è stato enunciato per la prima volta nella prima metà del XV secolo da colui che è ancora oggi considerato il padre della moderna medicina del lavoro ovvero Bernardino Ramazzini il quale, ne ha fatto il principio ispiratore della propria opera. Il termine profilassi a volte viene usato impropriamente in vece del temine prevenzione. E importante sottolineare che non sono assolutamente sinonimi. C è di vero che entrambi rappresentano lo scopo ultimo di una disciplina diagnostico-pratica ovvero l epidemiologia, ma mentre la prevenzione è volta ad evitare l insorgenza della malattia in una popolazione sana, la profilassi tende a bloccare la diffusione della malattia nella popolazione. Inoltre la profilassi tende a ridurre la prevalenza mentre la prevenzione è volta a ridurre l incidenza. Ridurre la prevalenza significa ridurre la frequenza di casi esistenti. Per frequenza si intende sia quanto spesso la malattia compare sia il pattern temporale (regolarità della manifestazione, per esempio, ogni autunno) Facciamo un esempio: se ogni anno si ammalano un milione di persone per l influenza stagionale, con la profilassi vaccinale, si tende a ridurre questo numero per esempio a cinquecentomila. Invece la prevenzione vuole ridurre il numero di nuovi casi ovvero l incidenza, nel nostro esempio significa che tende a non far comparire nuovi casi di influenza in una popolazione sana. La profilassi può essere: diretta o indiretta. La profilassi indiretta è rivolta all ambiente fisico (aria, acqua, suolo,) e sociale (ovvero anche il singolo individuo attraverso formazione, informazione e addestramento) al fine di rendere il primo, inadatto allo sviluppo e moltiplicazione di germi, il secondo consapevole del contesto in cui è inserito. La profilassi diretta invece, che può essere generica o specifica, si attua in presenza di un pericolo reale ed è volta ad impedire la diffusione dei germi. 3 di 18

4 Inoltre, possiamo affermare che : mentre la profilassi diretta consiste di tutte quelle azioni messe in atto contro le patologie sia acute, come le malattie infettive, che croniche e cronico degenerative per le quali occorrono azioni mirate, la profilassi indiretta ha lo scopo di far si che la malattia in atto, non degeneri ulteriormente riducendo la qualità della vita. Ricordiamo che il termine profilassi si usa preferenzialmente nei riguardi delle malattie infettive, di contro, nel caso di malattie cronico degenerative si utilizza il termine prevenzione Per comprendere bene tali concetti, facciamo degli esempi: La depurazione delle acque destinate al consumo umano (D.Lgs 31/2001), o la decontaminazione dei terreni, ovvero la loro bonifica da pesticidi o rifiuti tossici, rappresentano un tipo di profilassi ambientale. (profilassi indiretta ambientale) La profilassi dedicata all ambiente sociale,ovvero destinata anche alle comunità invece, tende ad aumentare la consapevolezza in ambito assistenziale e socio-assistenziale. Sempre per quel che riguarda la profilassi indiretta rivolta verso gli individui, possiamo dire che la sua attuazione prevede diversi step: 1. Informazione 2. Formazione 3. Addestramento Facciamo anche in questo caso un esempio: Il Ministero della Salute, informa i cittadini che è una buona abitudine lavarsi bene e spesso le mani. Questo è un primo livello ovvero quello della informazione Nei corsi sanitari o parasanitari, viene spiegato che scopo ha il lavarsi bene e spesso le mani, ovvero che è uno dei principali modi per evitare di trasmettere e contagi ad altri o a se stessi se si viene a contatto con soggetti affetti da patologie trasmissibili. Questo è un secondo livello ovvero quello della formazione. Infine, se vengono mostrate le corrette fasi del lavaggio, la durata, i prodotti da utilizzare, e le modalità con cui bisogna asciugare le mani, si realizza il terzo step ovvero l addestramento. 4 di 18

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7 La PROFILASSI si basa su alcuni principi generali le cui finalità sono molteplici e non sono solo rivolte all interruzione della catena nella trasmissione di agenti patogeni ma, in maniera più generale, verso tutte le potenziali cause della perdita della salute. Si comprende quindi che per raggiungere tale obiettivo quindi, è indispensabile la formazione, che ha come oggetto i principi, le procedure e le modalità operative. Le misure di controllo e verifica invece sono volte in maniera specifica sull efficacia dell apprendimento sulla riserva delle possibili infezione, attraverso la denuncia e l isolamento dei malati e la messa in contumacia dei contatti sulle vie di diffusione, con la disinfezione e la disinfestazione sulle persone suscettibili con l immunoprofilassi e, talora, con la chemioprofilassi La profilassi diretta A scopo didattico, suddividiamo ulteriormente la profilassi diretta in : Generica Specifica La profilassi diretta generica è rivolta sia all ambiente che alla possibile sorgente. Le misure di profilassi diretta generica rivolte all ambiente sono le seguenti: Disinfestazione Disinfezione Sterilizzazione Le procedure di profilassi diretta generica rivolte alla sorgente sono le seguenti: La denuncia (notifica) La contumacia L isolamento La profilassi diretta specifica è diretta contro i singoli agenti patogeni. Essa si attua mediante l immunoprofilassi e la chemioprofilassi. L immunoprofilassi si attua attraverso la vaccinoprofilassi con la somministrazione dell antigene ovvero, l agente che deve stimolare la produzione di anticorpi: in sintesi una risposta 7 di 18

8 immunitaria da parte del soggetto che proprio per questo motivo è definita immunizzazione attiva. Questa pratica però prevede tempi lunghi di risposta però la sua validità è permanete o tutt al più prevede un richiamo, cioè la somministrazione di una nuove dose dopo qualche anno. La memoria immunitaria si realizza grazie a particolari cellule del sangue ovvero i linfociti B da cui derivano cellule specializzate che producono un determinato tipo di anticorpi rivolti contro uno ed un solo agente. Altro mezzo per ottenere l immunoprofilassi consiste nella somministrazione di un siero ovvero si somministrano al soggetto direttamente gli anticorpi specifici contro l agente etiologico. Tale azione produce effetti istantanei, ma il tipo di immunità è passiva cioè l individuo non è stimolato a produrre anticorpi che consentiranno una memoria perpetua per cui nel tempo, gli anticorpi iniettati vengono degradati ed il soggetto è non è più protetto. La chemioprofilassi consiste nella somministrazione di farmaci specifici contro specifici agenti al fine di prevenire l insorgere della patologia. Possiamo avere due tipi di chemioprofilassi: Primaria Secondaria Si definisce primaria una chemioprofilassi basata sulla somministrazione di farmaci a dosaggi contenuti per un tempo limitato a individui potenzialmente a rischio, ovvero che hanno la probabilità di manifestare la malattia perché venuti a contatto con portatori o con soggetti affetti dalla specifica patologia. Si definisce secondaria una chemioprofilassi basata invece sulla somministrazione massiva e perdurante di famaci in soggetti che sicuramente sono stati infettati anche se non manifestano ancora la malattia. 8 di 18

9 2 Denuncia delle malattie Costituisce la principale fonte d informazione per l Autorità Sanitaria sulla frequenza, la distribuzione e l andamento nel tempo delle malattie infettive. Permette di valutare la necessità d interventi profilattici e l efficacia degli stessi nel tempo. Il Testo Unico delle Leggi Sanitarie (R.D. del ) stabilisce che il medico che, nell esercizio della sua professione, sia venuto a conoscenza di un caso di malattia infettiva e diffusiva o sospetto di esserlo, pericolosa per la salute pubblica, deve immediatamente darne comunicazione all Ufficiale Sanitario Comunale. Il Decreto del Ministero della Salute del 15/12/1990 definisce ancora meglio le procedure da attuare per la notifica delle malattie infettive e, oltre a ribadire il concetto riportato nel T.U.LL.SS. ( obbligo di notifica da parte del medico all Autorità competente ) suddivide anche le malattie infettive in 5 classi, in base alla loro gravità, frequenza, possibilità di intervento con azioni di profilassi, terapia ed educazione sanitaria. La Circolare del Ministero della Salute n.4 del chiarisce poi quali sono le misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica e i provvedimenti da adottare nei confronti di soggetti affetti da alcune malattie infettive e nei confronti dei loro conviventi e contatti. Specifica, altresì, che le persone affette da malattie infettive, i loro conviventi e i loro contatti, devono essere sottoposte a sorveglianza sanitaria, intendendo per essa l obbligo a sottoporsi a controlli da parte dell Autorità Sanitaria Locale, senza restrizione dei movimenti, per un periodo di tempo pari a quello massimo d incubazione della malattia, al fine di evitare il diffondersi della stessa e per ricercare altri casi d infezione o malattia. Ciò premesso appare ovvio che i medici di base e quelli ospedalieri, di fronte a un caso di malattia infettiva, devono darne tempestiva comunicazione alle Unità Operative di Prevenzione Collettiva dell ASL di appartenenza del paziente (entro ore, in base al tipo di malattia). Le UU.OO.P.C. dovranno effettuare entro tre giorni dalla segnalazione l indagine epidemiologica, intervistando il paziente direttamente e, se ricoverato, raccogliere attivamente dal medico del reparto tutte le informazioni utili alla definizione del caso e alla compilazione della scheda d indagine. 9 di 18

10 Una volta confermata la diagnosi vengono presi provvedimenti sia nei confronti del paziente (isolamento, ecc) sia nei confronti dei contatti in ambito familiare, scolastico, lavorativo ecc. (se il tipo di malattia lo richiede), sempre per evitare la diffusione della malattia. 10 di 18

11 3 Isolamento Consiste nella separazione delle persone infette da quelle sane allo scopo di impedire la trasmissione degli agenti infettivi dalle prime alle seconde. Esso può essere fatto sia a domicilio sia in ospedale. L isolamento a domicilio risulta adatto nei casi non complicati p.e. di morbillo, rosolia, influenza e raffreddore. Solitamente trattasi di un isolamento fiduciario, cioè affidato alla responsabilità del paziente o dei familiari (se si tratta di minorenni), che devono essere resi edotti dal medico curante sulle principali misure igieniche da adottare. Le principali norme da seguire in corso d isolamento domiciliare sono: 1. Allontanare le persone suscettibili non addette all assistenza del malato. 2. Mettere a disposizione del malato, se possibile, una camera singola. 3. Riservare al malato, un bagno a parte (nelle malattie a trasmissione orofecale). 4. Farlo assistere da persona immune verso l affezione. 5. Vietare l ingresso nella stanza ad altre persone. 6. Disinfettare continuamente biancheria, stoviglie e qualsiasi oggetto venga a contatto con il malato (se il tipo di malattia lo richiede). L isolamento in ospedale viene riservato a malattie con maggiore rischio diffusivo. La contumacia si attua per i soggetti sani ma sospetti per aver avuto contatto con persone infette nel periodo di contagiosità e che sono indicati genericamente come contatti. Esempi di periodi d isolamento: Varicella = 5 giorni dall esordio dell esantema Morbillo = 5 giorni dall esordio dell esantema Rosolia = 7 giorni dall esordio dell esantema Parotite = 9 giorni dall esordio 11 di 18

12 4 Sorveglianza sanitaria Abbiamo già accennato che essa si applica alle persone esposte ad un caso di malattia infettiva contagiosa che possono trovarsi in una fase di incubazione della malattia stessa, con il pericolo di diffondere l infezione ai contatti suscettibili. Nella semplice sorveglianza sanitaria non viene limitata la libertà di movimento, ma le persone sotto osservazione vengono controllate assiduamente per assicurare un rapido riconoscimento dell infezione e della malattia. E molto importante, per orientare le misure di profilassi in alcune malattie infettive (tubercolosi, meningite meningococcica ecc.), valutare il tipo di contatto che si è avuto col malato e il tempo trascorso a contatto col caso. Tipi di contatto: Contatti stretti: persone che convivono con il caso o che hanno diviso lo stesso spazio per numerose ore al giorno (es. studenti e professori della stessa classe, persone che dividono lo stesso ufficio, compagni di camera). Contatti regolari: persone che condividono regolarmente lo stesso spazio (es. persone che frequentano la stessa palestra, utilizzano gli stessi mezzi di trasporto, dividono regolarmente i pasti, frequentano lo stesso laboratorio). Contatti occasionali: persone che condividono occasionalmente lo stesso spazio (es. studenti della stessa sezione, persone che lavorano in uffici sullo stesso piano, persone dello stesso reparto o che condividono gli stessi spazi comuni). N.B.: i membri della famiglia che rappresentano i contatti più stretti (conviventi) sono tra coloro per i quali l indagine dovrà essere condotta prioritariamente. La sorveglianza in sanità pubblica si basa su tre caratteristiche fondamentali: raccolta sistematica dei dati, aggregazione e analisi dei dati raccolti, ritorno e diffusione delle informazioni. L obiettivo finale della sorveglianza è costituito dalla utilizzazione dei dati per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e per il monitoraggio dei programmi di attività inteso come continua valutazione della relazione intervento-cambiamento. 12 di 18

13 Per garantire il raggiungimento di questi obiettivi il sistema di sorveglianza di sanità pubblica delle malattie infettive è costituito da una serie di flussi informativi interconnessi tra di loro il cui livello di sintesi e approfondimento è diverso a seconda delle caratteristiche della malattia, della rilevanza delle informazioni necessarie e del tipo di programmi di controllo che vengono condotti. Il sistema di sorveglianza delle malattie infettive regionale è stato in grado di fornire la maggior parte delle informazioni necessarie per la definizione delle strategie di controllo e per il monitoraggio dei programmi di intervento. Deve però essere completato e razionalizzato attraverso un processo organico di valutazione e aggiornamento dei diversi flussi informativi in modo che, in coerenza con le indicazioni nazionali, sia garantito il raggiungimento dei seguenti obiettivi della sorveglianza delle malattie infettive: 1. seguire l evoluzione dell incidenza delle infezioni e delle loro conseguenze (complicanze, esiti, ecc); 2. individuare e descrivere le epidemie; 3. orientare le misure di prevenzione; 4. monitorare e valutare i programmi di prevenzione; 5. seguire i fattori di rischio (alimentare, sessuale, viaggi, iatrogeno, ecc.); 6. sorvegliare i trattamenti (TB, resistenza alle terapie). 13 di 18

14 5 Disinfezione e disinfestazione La DISINFEZIONE è una misura profilattica intesa a distruggere, mediante l applicazione di agenti fisici o chimici, i microrganismi eliminati da parte degli ammalati o dei portatori. Essa deve essere attuata relativamente alle abitazioni, alla biancheria, agli effetti letterecci e personali dei pazienti. Almeno una volta l anno deve essere predisposta per luoghi comuni tipo ospedali, scuole, asili, convitti, alberghi. Le sostanze utilizzate allo scopo devono essere innocue per l individuo, per le cose e per gli animali. Gli agenti fisici sono i raggi ultravioletti, le radiazioni ionizzanti, il calore. La distruzione si realizza attraverso la denaturazione delle proteine costituenti i corpi dei microrganismi. I disinfettanti di tipo chimico sono costituiti prevalentemente da fenoli, acidi ed alcali, aldeidi, prodotti mercuriali, sostanze alogene, composti quaternari dell ammonio. Per DISINFESTAZIONE si deve, invece, intendere un azione profilattica atta a distruggere piccoli animali, particolarmente artropodi e roditori, non desiderati perché parassiti, vettori o riserve di agenti infettivi oppure soltanto molesti. Anch essa viene praticata con agenti fisici o chimici. Può essere integrale o rivolta solo contro gli insetti (disinsettazione) oppure contro i ratti (derattizzazione). Gli agenti chimici utilizzati sono i fumiganti, gli insetticidi, i composti organici fosforiti, i tiocianati. I prodotti chimici utilizzati, naturali o di sintesi, sono presidi medico chirurgici (biocidi), approvati dal Ministero della salute dietro assenso dell'istituto superiore di sanità. Ciascun prodotto è identificato da un nome e numero di registrazione, che ne indica la precisa composizione. L'etichetta comprende, oltre al nome, un testo che indica le modalità di utilizzo, le avvertenze e i dosaggi. I contenitori, per forma, capacità e materiale, debbono garantire la sicurezza, essere agevolmente manipolabili, facilitare la precisione del dosaggio ed essere facilmente lavabili e non devono essere dispersi nell'ambiente. 14 di 18

15 ricordiamo: I prodotti sono classificabili in diversi modi: a seconda dello stadio nel quale colpiscono l'entità infestante: adulticidi per gli organismi adulti, larvicidi per gli organismi allo stadio larvale, oocidi per le uova; in relazione alle specie colpite: blatticidi, contro le blatte o scarafaggi, moschicidi, contro le mosche, o polivalenti; a seconda del modo di azione: per contatto, per ingestione o per asfissia; in base alla durata di azione: ad azione abbattente oppure ad effetto residuale. Il principio attivo determina caratteristiche ed efficacia del prodotto; tra i più noti tra i composti inorganici: o acido borico tra i composti organici: o o o o o o estratto naturale di piretro piretroidi di sintesi, carbammati; fosforganici; clororganici; Esempi di disinfestazione: derivati della cumarina. Mosche: "lotta residuale" contro gli individui adulti, con interventi ripetuti a cadenza mensile, posizionando punti di avvelenamento, ovvero trappole a collante vischioso o ad attrattivo alimentare o a ferormone; solo in casi di infestazioni di particolare gravità o che portano particolari pericoli per la salute pubblica si usano anche tecniche di "lotta abbattente"; contro le larve si pratica ugualmente la "lotta residuale", facendo penetrare prodotti liquidi nell'area di riproduzione. Zanzare: "lotta residuale" contro gli individui adulti che svernano sugli arbusti e nelle zone dove si sviluppano le larve, nella quale si ottengono risultati soddisfacenti se è possibile intervenire su una percentuale significativa di focolai di riproduzione (la scelta dei prodotti deve tener conto del grado di inquinamento dell'acqua in cui si intende agire); "lotta abbattente " agli adulti pungenti durante la stagione calda, con interventi mirati e circoscritti. I trattamenti si devono ripetere con maggiore frequenza nei mesi caldi. Le zanzare comprendono anche la specie della cosiddetta zanzara tigre, originaria del sud-est asiatico e recentemente diffusasi in Europa, particolarmente resistente e con comportamenti leggermente diversi. 15 di 18

16 Topo comune o "topo domestico": per le piccole dimensioni, la capacità di passare in fori ancora più piccoli, la grande agilità può colonizzare ogni angolo della casa. Hanno inoltre una notevole resistenza alle sostanze rodenticide. Il Ratto comune o "ratto nero dei tetti", colonizza invece di preferenza le strutture elevate. La lotta prevede un attento monitoraggio e consiste nell'opportuna collocazione delle esche più indicate e nella realizzazione di sigillature e sbarramenti con l'eliminazione delle aree di rifugio. L'intervento di bonifica dovrebbe essere sempre seguito da una fase di manutenzione e controllo Disinfezione ambientale I Disinfettanti, che consentono di eliminare i microrganismi dall'ambiente, sono differenziati per spettro d'azione, azione abbattente o residuale, concentrazione necessaria, tempo di contatto, fase di azione (gassosa, liquida o secca, dopo l'asciugatura). Altre variabili importanti sono rappresentate dalla temperatura di azione, dal ph e dalla presenza di altre sostanze come detergenti. È utile la rotazione dei principi attivi per non selezionare ceppi resistenti. La disinfezione va affiancata ad attività di pulizia e manutenzione costanti. 16 di 18

17 6 Profilassi specifica delle malattie infettive I risultati ottenuti nella lotta contro le malattie infettive e diffusive si devono senza dubbio alla mole di studi effettuati negli anni e tesi ad individuare le possibili cause e segnatamente gli agenti responsabili delle stesse. Grande impulso ha dato la ricerca che ha consentito la scoperta e l utilizzo di farmaci antibiotici e sulfamidici con limitazione dei decessi dovuti alle devastanti epidemie infettive. 17 di 18

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19 Decreto Ministeriale 15 dicembre 1990 Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive (1) Pubblicato nella Gazz. Uff. 8 gennaio 1991, n. 6. IL MINISTRO DELLA SANITÀ Visti gli articoli 253 e 254 del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con il regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e successive integrazioni e modifiche; Visto il regio decreto 9 febbraio 1901, n. 45, che ha approvato il Regolamento generale sanitario; Visto il decreto ministeriale 5 luglio 1975 concernente l'elenco delle malattie infettive e diffusive che danno origine a misure di sanità pubblica e successive modifiche; Vista la legge 23 dicembre 1978, n. 833, di istituzione del Servizio sanitario nazionale; Fermo restando l'obbligo per il medico di notificare all'autorità sanitaria competente qualunque malattia infettiva e diffusiva o sospetta di esserlo, di cui sia venuto a conoscenza nell'esercizio della sua professione; Riconosciuta la necessità di aggiornare e modificare, alla luce delle attuali esigenze di controllo epidemiologico e di integrazione del sistema informativo sanitario nazionale, l'elenco delle malattie infettive e diffusive che danno origine a particolari misure di sanità pubblica; Sentito il parere del Consiglio superiore di sanità; Decreta 1. Ai sensi e per gli effetti degli articoli 253 e 254 del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, permane l'obbligo di notifica, da parte del medico, di tutti i casi di malattie diffusive pericolose per la salute pubblica; le unità sanitarie locali, a loro volta, sono tenute a comunicare le informazioni, ricevute dai medici, secondo le modalità di cui all'allegato.

20 2. Il presente decreto entrerà in vigore dopo tre mesi dalla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. ALLEGATO Modalità di notifica di alcune malattie infettive e diffusive. Il medico che nell'esercizio della sua professione venga a conoscenza di un caso di qualunque malattia infettiva e diffusiva o sospetta di esserlo, pericolosa per la salute pubblica, deve comunque notificarla all'autorità sanitaria competente. Per le seguenti malattie infettive e diffusive la predetta autorità è tenuta a comunicare le informazioni secondo le seguenti modalità. CLASSE PRIMA: Malattie per le quali si richiede segnalazione immediata o perché soggette al Regolamento sanitario internazionale o perché rivestono particolare interesse: 1) colera; 2) febbre gialla; 3) febbre ricorrente epidemica; 4) febbri emorragiche virali (febbre di Lassa, Marburg, Ebola); 5) peste; 6) poliomielite; 7) tifo esantematico; 8) botulismo; 9) difterite; 10) influenza con isolamento virale; 11) rabbia; 12) tetano; 13) trichinosi. Modalità di notifica Deve essere osservato il seguente flusso informativo: 1) segnalazione all'unità sanitaria locale, da parte del medico, per telefono o telegramma entro dodici ore dal sospetto di un caso di malattia; 2) segnalazione immediata dall'unità sanitaria locale alla regione e da questa al Ministero e all'istituto superiore di sanità, per fonogramma telegramma, o telefax, in cui dovranno essere indicati almeno i seguenti dati: malattia sospettata; nome, cognome, data di nascita, sesso e residenza del paziente; eventuale luogo di ricovero; fondamenti del sospetto diagnostico; nome, cognome e recapito del medico segnalante; 3) segnalazione immediata da unità sanitaria locale a regione e da questa al Ministero e all'istituto superiore di sanità via telefax o telegramma dei risultati dell'accertamento del caso (sia positivi che negativi);

21 4) segnalazione immediata del Ministero all'organizzazione mondiale della sanità dell'accertamento del caso, ove previsto; 5) compilazione del modello 15 per i casi accertati ed invio dello stesso da parte dell'unità sanitaria locale alla regione e al Ministero. Quest'ultimo provvederà alla trasmissione all'istat. Presso ogni unità sanitaria locale deve essere sempre disponibile, nell'ambito del servizio di igiene pubblica, un medico appositamente incaricato di compilare il modello 15 e che dovrà recarsi, all'occorrenza, nel luogo in cui si trova il paziente per ottenere direttamente, senza intermediari, le notizie richieste nel modulo. Il modello 15 e le istruzioni relative alla sua compilazione devono essere conformi al modello di seguito riprodotto. CLASSE SECONDA: Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo: 14) blenorragia; 15) brucellosi; 16) diarree infettive non da salmonelle; 17) epatite virale A; 18) epatite virale B; 19) epatite virale NANB; 20) epatite virale non specificata; 21) febbre tifoide; 22) legionellosi; 23) leishmaniosi cutanea; 24) leishmaniosi viscerale; 25) leptospirosi; 26) listeriosi; 27) meningite ed encefalite acuta virale; 28) meningite meningococcica; 29) morbillo; 30) parotite; 31) pertosse; 32) rickettsiosi diversa da tifo esantematico; 33) rosolia; 34) salmonellosi non tifoidee; 35) scarlattina; 36) sifilide; 37) tularemia; 38) varicella. Modalità di notifica Deve essere osservato il seguente flusso informativo: 1) segnalazione all'unità sanitaria locale, da parte del medico, per le vie ordinarie entro due giorni dall'osservazione del caso; 2) per i casi rispondenti ai criteri definiti e riportati nelle istruzioni del modello 15, compilazione ed invio dello stesso modello individuale di notifica dall'unità sanitaria locale alla regione e da questa all'istat ed al Ministero per le vie

22 ordinarie. Alla regione devono essere inviate da parte dell'unità sanitaria locale, oltre i modelli individuali, anche i dati aggregati mensilmente, suddivisi per fasce di età e sesso (modello 16); 3) compilazione ed invio dei riepiloghi mensili suddivisi per provincia, fasce di età, sesso, da regione a Ministero, ISS, ISTAT per le vie ordinarie (mod. 16- bis). Il modello 15, le istruzioni per la compilazione e il modello 16-bis devono essere conformi ai modelli di seguito riprodotti. CLASSE TERZA: Malattie per le quali sono richieste particolari documentazioni: 39) AIDS; 40) lebbra; 41) malaria; 42) micobatteriosi non tubercolare; 43) tubercolosi. Modalità di notifica Sono già previsti flussi informativi particolari e differenziati. I flussi informativi, ove non sia disposto diversamente da provvedimenti particolari, devono avere in comune una parte della scheda di notifica che verrà inviata all'istat (sezione A), analoga per tutte le malattie notificabili, con i dati anagrafici del soggetto e l'indicazione della malattia. La sezione B dei moduli sarà invece differenziata per raccogliere informazioni epidemiologiche pertinenti. Per le modalità di notifica dell'aids si fa riferimento alle circolari del Ministero della sanità 13 febbraio 1987, n. 5 (Gazzetta Ufficiale n. 48 del 27 febbraio 1987) e 13 febbraio 1988, n. 14, nelle quali vengono riportate indicazioni che limitano il flusso informativo dal medico direttamente alla regione e al Ministero (C.O.A., presso ISS). Per la tubercolosi e le micobatteriosi non turbercolari il modello 15 deve essere conforme al modello riprodotto di seguito. Alla regione devono essere inviati, da parte delle unità sanitarie locali, anche i dati aggregati mensilmente suddivisi per fasce di età e sesso. Un riepilogo mensile per provincia, fascia di età e sesso deve essere inviato dalla regione al Ministero, ISS e ISTAT per le vie ordinarie. Per la malaria e la lebbra la sezione A del modello 15 e le modalità di notifica devono essere analoghe a quelle indicate per la tubercolosi, mentre per quanto riguarda la scheda epidemiologica si fa riferimento rispettivamente alla circolare del 28 novembre 1989, n. 32, e alla lettera circolare in 507/G.4/3136 del 13 maggio CLASSE QUARTA: Malattie per le quali alla segnalazione del singolo caso da parte del medico deve seguire la segnalazione dell'unità sanitaria locale solo quando si verificano focolai epidemici: 44) dermatofitosi (tigna); 45) infezioni, tossinfezioni ed infestazioni di origine alimentare; 46) pediculosi;

23 47) scabbia. Modalità di notifica Deve essere osservato il seguente flusso informativo: 1) dal medico all'unità sanitaria locale entro ventiquattro ore; 2) dall'unità sanitaria locale alla regione e da questa al Ministero, all'iss, all'istat tramite modello 15. Il modello 15, i criteri e le istruzioni relative alla sua compilazione devono essere conformi al modello di seguito riprodotto. CLASSE QUINTA: Malattie infettive e diffusive notificate all'unità sanitaria locale e non comprese nelle classi precedenti, zoonosi indicate dal regolamento di polizia veterinaria di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320, e non precedentemente menzionato. Modalità di notifica Le unità sanitarie locali comunicheranno annualmente il riepilogo di tali malattie alla regione e questa al Ministero per le vie ordinarie. Ove tali malattie assumano le caratteristiche di focolaio epidemico, verranno segnalate con le modalità previste per la classe quarta. MODALITÀ GENERALI DELLA NOTIFICA Si precisa che il medico è tenuto ad effettuare la notifica indicando la malattia sospetta o accertata, gli elementi identificativi del paziente, gli accertamenti diagnostici eventualmente effettuati, la data di comparsa della malattia. I modelli in allegato devono essere invece compilati esclusivamente dai competenti servizi di igiene pubblica delle diverse unità sanitarie locali, attraverso la effettuazione delle inchieste epidemiologiche previste per legge. Per ciascuna delle classi prima, seconda e quarta, è stato predisposto uno specifico modello 15; per la classe terza i modelli 15 di segnalazione sono stati modificati in modo pertinente alla documentazione richiesta per ogni singola patologia inclusa; per la classe quinta è stato predisposto un modello 16 riepilogativo. Per tutti i casi notificati in unità sanitarie locali diverse da quella di residenza del paziente, questa dovrà trasmettere la notifica in tempi brevi all'unità sanitaria locale di residenza del malato, la quale dovrà eseguire le opportune inchieste epidemiologiche ed attuare i provvedimenti necessari. La compilazione del modello 15 va eseguita anche nei casi venuti a morte prima della notifica. In ogni regione dovrà essere previsto un modulo di segnalazione da parte del medico che diagnostica il caso, contenente i dati prima precisati di spettanza del medico stesso, rispondente a criteri di uniformità e semplicità, tali da garantire una corretta rilevazione dei dati. Il sistema informativo per le malattie infettive e diffusive, anche per quelle previste dai regolamenti locali di igiene, deve assicurare un flusso informativo integrato tra i vari servizi responsabili e specificamente interessati. Tale sistema sarà integrato con il sistema informativo nazionale. (Si omettono i modelli) (2)

24 (2) I modelli sono stati modificati con D.M. 29 luglio 1998 (Gazz. Uff. 28 agosto 1998, n. 200).

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