Seminario Famiglie 2.0. La galassia tecnologica domestica 19 novembre 2016 Rosanna Pilotti

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Seminario Famiglie 2.0 La galassia tecnologica domestica 19 novembre 2016 Rosanna Pilotti Perché questo titolo? Solitamente con l'espressione 2.0 si indica un programma o un'applicazione nella sua versione più recente ed aggiornata. Si utilizza anche per fare riferimento a qualcosa che si evolve rispetto alla precedente versione; quindi non si riferisce solo ai prodotti informatici, ma si estende a tutto ciò che è collegato all'innovazione tecnologica. Il web 2.0 è quell'insieme di tecnologie e interazioni che solo qualche anno fa non sarebbero state possibili o non così diffuse e utilizzate, come adesso. Le famiglie 2.0 sono le famiglie contemporanee, quelle che convivono con una serie di apparecchi digitali o strumenti che ne sfruttano le nuove tecnologie; cosa succede in questa convivenza quando ci sono bambini e bambine? Interrogarci su questo punto significa cercare insieme, agenzie formative e famiglie, sin dal nido, cioè dalle prime esperienze educative, a scoprire cosa possiamo offrire ai nostri figli e alle nostre figlie: opportunità e attenzione, responsabilizzando noi stessi. Questo primo Seminario intende aprire uno spazio e costruire un percorso che contribuiscano a far sì che le famiglie possano prendere

decisioni informate per il benessere dei bambini e delle bambine. Cosa vuol dire "galassia tecnologica domestica"? Mi riferisco a tutti quegli strumenti e mezzi di comunicazioni dai quali siamo circondati e nei quali siamo immersi: fotografie, fumetti, radio, televisione, cartoni animati, videogame, videoregistratore, telefono fisso, segreteria telefonica, fotocamere digitali,webcam, proiettori, DVD, Internet, smartphone, touch screen, tablet, e.book, notebook, app, You tube kids Domandiamoci se non si sia in presenza di due galassie vicine si', ma con qualche diversità' e anche difficoltà di comunicazione tra coloro che nel 2001 da Mark Prensky, sono stati definitivi "nativi digitali" (ormai maggiorenni e, anzi, dal 2007 in poi si parla di "touch screen generation") e noi che invece siamo "immigranti digitali", se non "tardivi digitali". Troviamo molte differenze se pensiamo al tempo, inteso come durata, come tempo a disposizione, come tempo trascorso da soli o con altre persone. Immersi come siamo nella galassia tecnologica domestica, come usiamo il nostro tempo di vita? A volte ci si consola pensando che dedichiamo ai nostri bambini e alle nostre bambine tempo di qualità seppure poco. Siamo certi che non sarebbe meglio dedicarne anche in quantità? Nelle slides sono indicati alcuni dati statistici, a solo scopo di esempio. È' interessante riflettere, interrogarsi sul tempo che i bambini e le bambine trascorrono davanti allo schermo: conta il tempo inteso come durata? come quantita'? come qualità? Credo che si debba tener conto del contenuto, del contesto e delle relazioni. Per esempio utilizzare Skype per parlare con una persona lontana e' un mezzo di comunicazione più efficace e più soddisfacente del semplice telefono, perché permette di vedere l'espressione del volto, 2

la luce degli occhi, il linguaggio dei gesti. Guardare un cartone animato da soli oppure con un familiare modifica le relazioni e la stessa percezione e di ciò che si guarda. Ricerche della London School of Economics sulla genitorialità digitale (digital parenting) sottolineano che occorre evitare che si sviluppi una "bedroom culture" che significa che i bambini e le bambine e i giovani, ragazzi e ragazze, passano un parte significativa del loro tempo libero a casa, utilizzando i mass media, soprattutto attraverso gli schermi, nello spazio privato della loro camera e non con il resto della famiglia. Il fatto che vadano online quando non sono a scuola pone una precisa sfida alle famiglie. Che comportamenti si possono osservare rispetto all utilizzo degli strumenti digitali? Co-utilizzo: il genitore e' presente, anche condividendo le attività con il bambino o la bambina. Mediazione attiva: il genitore discute del contenuto con il bambino o la bambina Mediazione restrittiva: il genitore impone delle regole che limitano l'uso (dieta mediatica) Monitoraggio: il genitore controlla nella cronologia per vedere cosa ha cercato o, guardato, il bambino o la bambina Limiti tecnici: il genitore usa un software per filtrare, limitare o monitorare l'uso. Dalla paura alle opportunità: vorrei che la consapevolezza da parte degli adulti circa i rischi tenesse conto del fatto che il rischio non si traduce automaticamente in un danno e che il contesto immersivo in cui oggi viviamo e' ricco di opportunità. La realtà contemporanea era inimmaginabile quando siamo stati bambini e bambine noi adulti degli anni 50/60, ma anche chi è nato negli anni 80 ha di fronte un ventaglio di tecnologie ben diverso da allora. È anche vero che le famiglie più giovani sono ritenute aperte alle innovazioni quasi quotidiane, basti pensare a quante nuove app 3

nascono ogni giorno. Tuttavia, anche le famiglie più tecnologicamente "abitate" necessitano di strumenti per poter educare i figli e le figlie in un percorso di cultura digitale dove i servizi educativi e scolastici collaborano e sono alleati. È compito dei ricercatori (per questo oggi siamo qui con l'universita') indagare sugli effetti delle "mani sugli schermi", una delle attività più semplici nella fascia di età' 2-6 anni. Come cambiano la mente e il cervello? Come si modificano i codici di comunicazione? I bambini e le bambine imparano ad usare il codice appropriato nel momento giusto? La realtà aumentata digitalmente: cosa vuol dire? Può voler dire, per esempio, che in una scuola dell'infanzia usiamo un computer collegato ad una webcam che proietta l'esterno del giardino all'interno, oppure usiamo un microscopio digitale per scoprire cosa nasconde un pezzetto di corteccia di albero, oppure un proiettore per proiettare sulla parete della sezione la pagina del libro che l'educatrice o l'insegnante sta leggendo, in modo tale che i bambini e le bambine vedano insieme, nello stesso momento, la stessa pagina, anche se non sono vicinissimi a chi legge. Si costruisce condivisione. Umberto Galimberti afferma che ad amare si impara da piccoli, ugualmente da piccoli si può anche imparare a diventare cittadini e cittadine digitalmente consapevoli. Affermare che i "nativi digitali" siano già in possesso delle competenze digitali appena nati e lo siano le famiglie più giovani significa ignorare la necessità di trasformare la confidenza tecnologica in consapevolezza tecnologica. Significa non pensare a difendere il bambino o la bambina, ma creare le condizioni affinché impari a difendersi da sé. Alla domanda se si tratti di diventare saggi digitali o avere destrezza con il digitale, risponderei che usare le tecnologie rende 4

più saggi perché migliora la capacità decisionale. Usare le tecnologie digitali implica essere (o essere stati) educati al pensiero astratto, perché occorre sapere spiegare il percorso seguito a chi ancora non è arrivato. Non basta saper arrivare alla meta. Secondo quanto afferma il Prof. Rivoltella, i media digitali e sociali sono soprattutto macchine autoriali, sono cioe' cose con cui si possono fare altre cose. Ritorna il concetto di realtà aumentata. L'apprendimento per scoperta è un coinvolgimento totale di mentecorpo-cervello ed è l'unico che porta ad un apprendimento duraturo (Piaget). Concludo questo mio intervento che aveva lo scopo di porre degli interrogativi, con un invito a vivere il presente digitale con equilibrio, non sapendo cosa ci riserva il futuro. In un recente articolo sul supplemento Nova del Sole 24 ore, si descrive una giacca che praticamente è un super computer portatile. Sin da ora, infatti, siamo già entrati nell'era dell'internet delle cose: il frigorifero che con un semplice tocco ci fa vedere cosa c'è dentro, alcuni supermercati che ci consentono di sapere tutto sul prodotto che si acquista inquadrando il codice, i Google glasses...o, ancora, i più semplici braccialetti conta passi, lo stesso smartphone che lo fa di default... Indipendentemente dal sapere cosa ci sarà nel 2020 o nel 2025, è importante oggi integrare le nuove tecnologie nella didattica, valorizzandone il potenziale educativo. La parola conclusiva è dunque equilibrio. Equilibrio tra opportunità legate ai media e rischi. 5