Potenziali scalari e potenziali vettori nello spazio tridimensionale

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Potenziali scalari e potenziali vettori nello spazio tridimensionale Potenziali scalari. ia D R 3 un insieme aperto limitato e connesso (cioè fatto di un solo pezzo ), con frontiera D regolare a tratti. Vogliamo capire quando in D = D D è possibile esprimere un campo vettoriale v come gradiente di un potenziale scalare ϕ, cioè vogliamo capire quando si a v = grad ϕ in D (in altri termini, quando un campo vettoriale è conservativo in D). i noti ce in questo capitolo, quando parleremo di superficie, intenderemo sempre una superficie orientabile regolare a tratti. Il primo risultato è questo: Teorema A. Un campo vettoriale v è conservativo in D se e solo se è uguale a 0 la sua circuitazione lungo qualsiasi curva ciusa contenuta in D. Dimostrazione. e v è conservativo e è una curva ciusa si a v dr = grad ϕ dr = 0, poicé è nulla la differenza di ϕ fra il punto finale e il punto iniziale di (il punto finale coincide con il punto iniziale...). Il viceversa si dimostra prendendo ϕ(x) = v dr, x ove x è una qualunque curva ce congiunge un punto fissato x 0 con il punto generico x. [i noti ce se l integrale di v lungo qualunque curva ciusa è 0, allora l integrale curvilineo di v non dipende dalle curva ce congiunge due punti, ma solamente dai due punti stessi: dunque la formula qui sopra definisce una funzione della sola variabile x, e non dipende dalla scelta della curva congiungente x 0 ed x.] Calcolando il rapporto incrementale rispetto alla variabile x i si ottiene : ϕ(x + e i ) ϕ(x) = x+ei v dr x v dr siccome l integrale curvilineo non dipende dalla traiettoria, si può scegliere x+ei come la curva ottenuta facendo seguire alla curva x (ce va da x 0 a x) il segmento ce congiunge x a x + e i. Così si ottiene x+ei v dr x v dr s = v dr Il segmento s a come parametrizzazione s(t) = x + te i, con s [0, ], e si a s (t) = e i. In conclusione, utilizzando il teorema della media integrale, esiste c (0, ) per cui s v dr = 0 v(x + te i ) e i dt = 0. v i (x + te i ) dt = v i (x + ce i ). Passando al limite per 0 si dimostra ce ϕ = v i per ogni i =, 2, 3, quindi grad ϕ = v. Un secondo importante risultato è: Teorema B. e un campo vettoriale v è conservativo in D, allora è irrotazionale in D (cioè rot v = 0 in D). Dimostrazione. Dire ce v = grad ϕ significa ce v i = ϕ per ogni i =, 2, 3. Dunque per j =, 2, 3 si a v i x j = x j ( ) ϕ = 2 ϕ x j, ;

e dal teorema di cwarz questo non cambia se si scambiano gli indici. Dunque vi x j a dire ce rot v = 0. = vj, il ce è equivalente Esempio. Esistono campi irrotazionali ce non sono conservativi. L esempio più classico è il campo magnetico H generato nel vuoto da una corrente di intensità costante I 0 > 0 passante lungo l asse x 3 (per fissare le idee, sia la corrente diretta verso l alto). Questo campo per x 2 + x 2 2 0 (cioè fuori dall asse x 3 ) è dato da H(x, x 2, x 3 ) = I ( ) 0 x2 x 2π x 2 +, x2 2 x 2 +, 0. x2 2 i verifica facendo direttamente i facili conti (fateli!) ce rot H = 0 e ce H dr = I 0 0, dove è la circonferenza contenuta nel piano x 3 = 0, di centro (0, 0) e raggio, percorsa in verso antiorario; quindi H non è conservativo nell insieme {x 2 + x 2 2 0}, percé non a tutte le circuitazioni nulle! Dal Teorema A sappiamo ce, per avere certezza ce un campo sia conservativo in D, abbiamo da soddisfare la condizione ce la sua circuitazione lungo qualsiasi curva ciusa contenuta in D sia uguale a 0. Questo, operativamente, mette in campo la necessità di infinite verifice: una per ogni curva ciusa. Non è quindi una condizione del tutto soddisfacente. Ma il risultato può essere migliorato. Infatti, si a: Teorema C. Un campo vettoriale v è conservativo in D se e solo se è irrotazionale ed è uguale a 0 la sua circuitazione lungo qualsiasi curva ciusa contenuta in D ce non sia bordo di una superficie contenuta in D. Dimostrazione. Dai Teoremi B e A segue ce se v è conservativo in D allora è irrotazionale e la sua circuitazione lungo qualsiasi curva ciusa contenuta in D è uguale a 0. Viceversa, utilizzando nuovamente il Teorema A, basta dimostrare ce se v è irrotazionale allora è nulla la sua circuitazione lungo qualsiasi curva ciusa ce sia bordo di una superficie contenuta in D (sono solo queste le curve ciuse per cui l annullarsi della circuitazione non è nota per ipotesi). Ma questo segue subito dal teorema di tokes e dall ipotesi di irrotazionalità, poicé, se =, v dr = + rot v n d = 0, dove il segno + significa ce il verso di percorrenza su è coerente con la scelta del versore normale n su (cioè, abbracciando il versore n, nel percorrere la curva si lascia a sinistra la superficie ). Ance questo risultato riciede la verifica di infinite condizioni. Un altro passo verso la semplificazione è dato dal seguente teorema. Teorema D. upponiamo ce: (i) rot v = 0 in D; (ii) e β siano due curve ciuse contenute in D la cui unione dia il bordo di una superficie contenuta in D (si abbia cioè = {} {β}). Allora v dr = v dr (avendo scelto lo stesso verso di percorrenza per le due curve). β Dimostrazione. Basta applicare il teorema di tokes alla superficie : si a 0 = rot v n d = v dr + + v dr, β + dove il segno + a lo stesso significato di prima, e dunque + e β + sono percorse in verso opposto fra di loro. L eguaglianza mostra quindi ce gli integrali curvilinei, percorsi in verso opposto, anno segno opposto; di conseguenza percorsi nello stesso verso sono uguali. Definizione. Due curve ciuse contenute in D si dicono equivalenti se soddisfano la condizione (ii) del Teorema D. Il Teorema D ci dice ce, per un campo irrotazionale, se la circuitazione su una curva è nulla, allora è nulla su tutte le curve ad essa equivalenti. Dunque ci si può aspettare ce l enunciato del Teorema C possa essere semplificato, e si possa riciedere ce, oltre all irrotazionalità, sia uguale a 0 la circuitazione lungo 2

qualce curva ciusa contenuta in D ce non sia bordo di una superficie contenuta in D (per esempio, se su una curva già si sa ce la circuitazione è nulla, non serve riciedere ce la circuitazione si annulli su qualsiasi altra curva ad essa equivalente). Il seguente risultato matematico non è di semplice dimostrazione, per cui la ometteremo, ma è molto utile in questo contesto. Teorema E. ia D R 3 un insieme aperto, limitato e connesso, con frontiera D regolare a tratti. A D è associato un numero intero M 0, detto primo numero di Betti di D. (a) e M = 0 non esistono in D curve ciuse ce non sono bordo di una superficie contenuta in D; (b) se M > 0 in D si possono determinare M curve ciuse k, k =,..., M, ce non sono bordo di una superficie contenuta in D, e per queste curve la seguente proprietà è soddisfatta: dati un campo v irrotazionale in D e una qualunque altra curva ciusa contenuta in D ce non sia bordo di una superficie contenuta in D, si a M v dr = c k, v dr, k k= con c k,, k =,..., M, opportuni numeri reali (dipendenti da ). A questo punto come modificare l enunciato del Teorema C risulta ciaro: Teorema F. Un campo vettoriale v è conservativo in D se e solo se: (*) è irrotazionale (nel caso si abbia M = 0); (**) è irrotazionale ed è uguale a 0 la sua circuitazione lungo ogni curva k di cui al punto (b) del Teorema E (nel caso si abbia M > 0). Dimostrazione. Il risultato ora è ovvio. Infatti nel caso M = 0, grazie al punto (a) del Teorema E, si replica la dimostrazione del Teorema C (non esistono in D curve ciuse ce non sono bordo di una superficie contenuta in D, dunque bisogna provare ce la circuitazione è nulla solo sulle curve ciuse ce sono bordo di una superficie contenuta in D). Nel caso M > 0 il punto (b) del Teorema E dice ce, presa una qualsiasi curva ciusa contenuta in D ce non sia bordo di una superficie contenuta in D, si a v dr = M c k, v dr, k k= e dunque v dr = 0 dall ipotesi ( ). Ci si è così ricondotti al Teorema C, e la tesi è dimostrata. Le curve k sono sostanzialmente l insieme fondamentale di curve ciuse contenute in D ce non sono bordo di una superficie contenuta in D. i tratta ora di capire un po meglio ci sono queste curve. L idea geometrica ce dobbiamo avere è ce M è il numero di manici di D. Facciamo qualce esempio: - per una sfera il primo numero di Betti M vale 0: - per un cubo il primo numero di Betti M vale 0; - per ogni insieme ce sia una deformazione senza strappi di una sfera o di un cubo il primo numero di Betti M vale 0; - per una sfera privata di un nocciolo interno di forma tipo la sfera o il cubo il primo numero di Betti M vale 0; - per un toro (una ciambella ) il primo numero di Betti M vale, e la curva è l equatore interno del foro (o ogni altra curva ad esso equivalente) (si veda la figura); - per una sfera privata di un nocciolo interno a forma di ciambella il primo numero di Betti M vale, e la curva è quella ce abbraccia il foro (o ogni altra curva ad esso equivalente) (si veda la figura); - per una sfera privata di due noccioli interni, ambedue di forma tipo la sfera o il cubo, il primo numero di Betti M vale 0; - per un bi-toro il primo numero di Betti M vale 2, e le curve ed 2 sono, ad esempio, gli equatori interni dei due fori (si veda la figura); - per il complementare in un cubo di un nodo trifoglio ingrassato il primo numero di Betti M vale, e la curva è quella ce gira attorno a una canna del nodo trifoglio (si veda la figura). Possiamo approfondire ulteriormente: 3

Definizione 2. ia D R 3 un insieme aperto, limitato e connesso, con frontiera D regolare a tratti. e D a primo numero di Betti M uguale a 0 si dice ce D è omologicamente triviale. Definizione 3. ia D R 3 un insieme aperto, limitato e connesso, con frontiera D regolare a tratti. e ogni curva ciusa contenuta in D può essere contratta ad un punto di D (senza uscire da D) si dice ce D è semplicemente connesso. Un primo risultato interessante è il seguente: Teorema G. Una curva ciusa contenuta in D ce può essere contratta ad un punto di D (senza uscire da D) è bordo di una superficie contenuta in D. Dimostrazione. La curva, mentre si contrae ad un punto, spazza una superficie, il cui bordo è proprio la curva iniziale. Quindi fra i due concetti descritti nelle Definizioni 2 e 3 c è una prima relazione evidente: Teorema H. Un insieme semplicemente connesso è omologicamente triviale. Dimostrazione. Basta osservare ce, dal Teorema G, ogni curva ciusa, siccome si può contrarre ad un punto, è bordo di una superficie. È interessante cercare di capire se vale ance il viceversa. In questo senso, l esempio seguente sembra indicare ce il viceversa non è vero. Esempio 2. Ci sono curve ciuse ce non si possono contrarre ad un punto ma ce sono bordo di una superficie (si veda la figura riguardante il complementare di un nodo trifoglio ingrassato : la curva in questione è la curva blu indicata con β). Ma, a questo punto con un po di sorpresa, vale invece il seguente risultato (la cui dimostrazione non è affatto semplice, per cui la ometteremo): Teorema I. [Borsuk; Benedetti-Frigerio-Giloni] Un insieme omologicamente triviale è semplicemente connesso. Questo ci dice ce nell esempio in figura ci deve essere una curva ciusa ce non è bordo di una superficie contenuta in D (se non ci fosse, allora D sarebbe omologicamente triviale, e dunque, da questo teorema, semplicemente connesso; ma abbiamo visto ce in D ci sono curve ciuse ce non possono essere contratte ad un punto, quindi D non può essere semplicemente connesso). In effetti si vede ce questa curva c è: ad esempio, la curva rossa nella figura riguardante il complementare di un nodo trifoglio ingrassato. In conclusione, possiamo rileggere la parte ( ) del Teorema F in questo modo (ce è più consueto nei libri di testo): Teorema J. ia D un insieme semplicemente connesso. Allora un campo vettoriale v è conservativo in D se e solo se è irrotazionale in D. Potenziali vettori. ia D R 3 un insieme aperto limitato e connesso (cioè fatto di un solo pezzo ), con frontiera D regolare a tratti. Vogliamo capire quando in D è possibile esprimere un campo vettoriale v come rotore di un potenziale vettore A, cioè vogliamo capire quando si a v = rot A in D. i noti ce in questo capitolo, quando parleremo di superficie, intenderemo sempre una superficie orientabile regolare a tratti. Il primo risultato è questo: Teorema A*. Un campo vettoriale v è rotore di un potenziale vettore A in D se e solo se è uguale a 0 il suo flusso attraverso qualsiasi superficie ciusa contenuta in D. Dimostrazione. e è una superficie ciusa si a v n d = rot A n d = 0, avendo usato per l ultima uguaglianza il teorema di tokes per superfici ciuse. 4

Il viceversa si ottiene con procedimenti non completamente semplici, per cui ne omettiamo la dimostrazione. Un secondo importante risultato è: Teorema B*. e un campo vettoriale v è rotore di un potenziale vettore in D, allora è solenoidale in D (cioè div v = 0 in D). Dimostrazione. Dire ce v = rot A significa ce ( A3 v = A 2, A A 3, A 2. x 2 x 3 x 3 x x x 2 È immediato verificare ce div v = x ( A3 2 + ( A 3 + ( A2 = 0, x 2 x 3 x 2 x 3 x x 3 x x 2 dove l uguaglianza delle derivate seconde in ordine scambiato segue dal teorema di cwarz. Esempio *. Esistono campi solenoidali ce non sono rotore di un potenziale vettore. L esempio più classico è il campo elettrico E generato nel vuoto da una carica q 0 > 0 (per fissare le idee, situata nell origine (0, 0, 0)). Questo campo per x 2 + x 2 2 + x 2 3 0 (cioè fuori dall origine) è dato da E(x, x 2, x 3 ) = q 0 4πɛ 0 (x 2 + x2 2 + x2 3 )3/2 (x, x 2, x 3 ), dove ɛ 0 > 0 è la permittività elettrica del vuoto. i verifica facendo direttamente i facili conti (fateli!) ce div E = 0 e ce q0 E n d = ɛ 0 0, dove è la superficie della sfera di centro (0, 0, 0) e raggio ; quindi E non è rotore di un potenziale vettore nell insieme {x 2 + x 2 2 + x 2 3 0}, percé non a tutti i flussi nulli! Dal Teorema A* sappiamo ce, per avere certezza ce un campo sia rotore di un potenziale vettore in D, abbiamo da soddisfare la condizione ce il suo flusso attraverso qualsiasi superficie ciusa contenuta in D sia uguale a 0. Questo, operativamente, mette in campo la necessità di infinite verifice: una per ogni superficie ciusa. Non è quindi una condizione del tutto soddisfacente. Ma il risultato può essere migliorato. Infatti, si a: Teorema C*. Un campo vettoriale v è rotore di un potenziale vettore in D se e solo se è solenoidale ed è uguale a 0 il suo flusso attraverso qualsiasi superficie ciusa contenuta in D ce non sia bordo di un aperto connesso contenuto in D. Dimostrazione. Dai Teoremi B* e A* segue ce se v è rotore di un potenziale vettore in D allora è solenoidale e il suo flusso attraverso qualsiasi superficie ciusa contenuta in D è uguale a 0. Viceversa, utilizzando nuovamente il Teorema A*, basta dimostrare ce se v è rotore di un potenziale vettore allora è nullo il suo flusso attraverso qualsiasi superficie ciusa ce sia bordo di un aperto connesso contenuto in D (sono solo queste le superfici ciuse regolari a tratti per cui l annullarsi del flusso non è noto per ipotesi). Ma questo segue subito dal teorema della divergenza, poicé, se = V, v n d = div v dx dx 2 dx 3 = 0, avendo usato l ipotesi di solenoidalità. V Ance questo risultato riciede la verifica di infinite condizioni. Un altro passo verso la semplificazione è dato dal seguente teorema. Teorema D*. upponiamo ce: (i) div v = 0 in D; (ii) e 2 siano due superfici ciuse contenute in D la cui unione dia il bordo di un aperto connesso V contenuto in D (si abbia cioè V = 2 ). Allora v n d = 2 v n d (avendo scelto sia su ce su 2 la normale n ce punta verso l esterno della regione da ciascuna di loro racciusa). 5

Dimostrazione. L insieme V è delimitato dalle due superfici ciuse ed 2, ce saranno quindi una dentro l altra. Per fissare le idee sia quella più interna ed 2 la più esterna. Allora il versore normale n ext esterno a V su punta verso l interno della regione racciusa da, mentre il versore normale n ext esterno a V su 2 punta verso l esterno della regione racciusa da 2. Applicando il teorema della divergenza all insieme V si a: 0 = div v dx dx 2 dx 3 = v n ext d + v n ext d. V 2 u il versore n ext punta nella direzione opposta al versore n scelto nella tesi del teorema, cioè su si a n ext = n; su 2 il versore n ext punta nella stessa direzione del versore n scelto nella tesi del teorema, cioè su 2 si a n ext = n. Dunque quest ultima eguaglianza fornisce il risultato riciesto. Definizione *. Due superfici ciuse contenute in D si dicono equivalenti se soddisfano la condizione (ii) del Teorema D*. Il Teorema D* ci dice ce, per un campo solenoidale, se il flusso attraverso una superficie ciusa è nullo, allora è nullo attraverso tutte le superfici ad essa equivalenti. Dunque ci si può aspettare ce l enunciato del Teorema C* possa essere semplificato, e si possa riciedere ce, oltre alla solenoidalità, sia uguale a 0 il flusso attraverso qualce superficie ciusa contenuta in D ce non sia bordo di un aperto connesso contenuto in D (per esempio, se attraverso una superficie ciusa già si sa ce il flusso è nullo, non serve riciedere ce il flusso si annulli attraverso qualsiasi altra superficie ad essa equivalente). Il seguente risultato matematico è molto utile in questo contesto. Teorema E*. ia D R 3 un insieme aperto, limitato e connesso. A D è associato un numero intero M 0, detto secondo numero di Betti di D, ed M + coincide con il numero delle componenti connesse del bordo D (cioè il numero dei pezzi di cui è composto D). (a) e M = 0 (cioè il bordo D è connesso) non esistono in D superfici ciuse ce non sono bordo di un aperto connesso contenuto in D; (b) se M > 0, dette j, j =,..., M, le componenti connesse interne di D (ed 0 la componente connessa più esterna ce le racciude tutte), dati un campo v solenoidale in D e una qualunque altra superficie ciusa contenuta in D ce non sia bordo di una aperto connesso contenuto in D si a v n d = M j= c j, j v n d, con c j,, j =,..., M, opportuni numeri reali (dipendenti da ). Dimostrazione. (a) e M = 0, allora il bordo D è connesso, e dunque non ci sono buci dentro D. Quindi qualunque superficie ciusa contenuta in D è bordo di un aperto connesso contenuto in D. (b) e M > 0 la superficie ciusa, ce non è bordo in un aperto connesso, include qualce componente connessa j ; per fissare le idee, siano,..., K queste componenti connesse, per un certo K con K M. Allora la regione racciusa in a come bordo l unione di e delle superfici,..., K. Applicando il teorema della divergenza a questa regione, ce ciameremo Q, e usando l ipotesi di solenoidalità si a 0 = Q div v dx dx 2 dx 3 = v n ext d + K j= j v n ext d, ove n ext è il versore normale ce punta verso l esterno di Q. Questo dà la tesi, con c j, = ± (quale dei due valori è determinato da come si è scelto il versore n su e sulle superfici j ) per j =,..., K (e c j, = 0 per j = K +,..., M, se K < M ). A questo punto come modificare l enunciato del Teorema C* risulta ciaro: Teorema F*. Un campo vettoriale v è rotore di un potenziale vettore in D se e solo se: (*) è solenoidale (nel caso si abbia M = 0, cioè il bordo D sia connesso); (**) è solenoidale ed è uguale a 0 il suo flusso attraverso ogni componente connessa j del bordo D, j =,..., M (nel caso si abbia M > 0). 6

Dimostrazione. Il risultato ora è ovvio. Infatti nel caso M = 0, grazie al punto (a) del Teorema E*, si replica la dimostrazione del Teorema C* (non esistono in D superfici ciuse ce non sono bordo di un aperto connesso contenuto in D, dunque bisogna provare ce il flusso è nullo solo sulle superfici ciuse ce sono bordo di un aperto connesso contenuto in D). Nel caso M > 0 il punto (b) del Teorema E* dice ce, presa una qualsiasi superficie ciusa contenuta in D ce non sia bordo di un aperto connesso contenuto in D, si a M v n d = c j, v n d, j j= e dunque v n d = 0 dall ipotesi ( ). Ci si è così ricondotti al Teorema C*, e la tesi è dimostrata. Le componenti connesse j sono sostanzialmente l insieme fondamentale di superfici ciuse contenute in D ce non sono bordo di un aperto connesso contenuto in D. Facciamo qualce esempio: - per una sfera il secondo numero di Betti M vale 0: - per un cubo il secondo numero di Betti M vale 0; - per ogni insieme ce sia una deformazione senza strappi di una sfera o di un cubo il secondo numero di Betti M vale 0; - per una sfera privata di un nocciolo interno di forma tipo la sfera o il cubo il secondo numero di Betti M vale, ed è la superficie del nocciolo (si veda la figura); - per un toro (una ciambella ) il secondo numero di Betti M vale 0; - per una sfera privata di un nocciolo interno a forma di ciambella il secondo numero di Betti M vale, ed è la superficie del nocciolo (si veda la figura); - per una sfera privata di due noccioli interni, ambedue di forma tipo la sfera o il cubo, il secondo numero di Betti M vale 2, ed e 2 sono le superfici dei noccioli (si veda la figura); - per un bi-toro il secondo numero di Betti M vale 0; - per il complementare in un cubo di un nodo trifoglio ingrassato il secondo numero di Betti M vale, ed è la superficie del nodo trifoglio ingrassato (si veda la figura). 7