Collegio IPASVI BOLOGNA Corso ECM LE TECNICHE NON FARMACOLOGICHE PER IL DOLORE DEL BAMBINO ASPETTI DI COMUNICAZIONE E RELAZIONE IN TERAPIA DEL DOLORE e L INFORMAZIONE AL BAMBINO dott.ssa Simona Caprilli Psicologa Psicoterapeuta 1 1
..porre particolare attenzione alla RELAZIONE fra gli operatori sanitari ed i bambini e i loro genitori 2 2
Il bambino e la famiglia ci accorderanno fiducia tanto più noi saremo credibili e in grado di proporre cose che risultino comprensibili ed accettabili 3 3
RELAZIONE DI AIUTO: EFFICACE Scopo: consolare, provvedere ai bisogni altrui, essere di sostegno. MASSIMA ATTENZIONE ALLA COMUNICAZIONE PER LA TERAPIA NON FARMACOLOGICA DEL DOLORE Comunicare = interagire, mettere in comune, mettere in relazione, scambiare 4 4
PRIMO ASSIOMA: NON SI PUO NON COMUNICARE 5 5
Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione Il processo comunicativo si distingue nel contenuto cosa si dice e nella relazione come lo si dice. L'aspetto di relazione viene veicolato principalmente dal linguaggio non verbale, l'aspetto di contenuto invece dal linguaggio verbale. CONTENUTO la notizia, il dato, l informazione RELAZIONE il modo soggettivo di interpretare il contenuto in base ai rapporti con e tra interlocutori 6 6
Lo chiediamo a una bambina e ci risponde: Bene bene Questa è la bambina: Cosa pensate?? 7 7
Comunicazione verbale Comunicazione non verbale In caso di incoerenza prevalgono i segnali non verbali 8 8
il contenuto dei messaggi deve essere chiaro modulare il linguaggi la scelta delle parole, in modo che risultino comprensibili a chi abbiamo davanti contenuto espresso in forma sintetica, senza incisi, aperture e chiusure di parentesi, digressioni e divagazioni 9 9
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE: GLI ELEMENTI tono: riguarda la sonorità delle espressioni dell'individuo e quindi l'intonazione, il ritmo, ma anche il sospiro o il silenzio mimica: tutto quello che si può osservare sul viso di una persona atteggiamento: la postura dell'individuo ed anche i movimenti che la modificano (spostarsi di lato, incrociare le braccia ) distanza: quella che ci separa dagli altri o i movimenti per regolarla (per es. indietreggiare) gestualità: tutti i gesti delle braccia ed alcune azioni riconoscibili come "gesti" : grattarsi la testa, schiacciarsi la punta del naso 10 10
La relazione dovrà essere di AIUTO e non una comunicazione i spontanea In una comunicazione spontanea si rischia di: Non dire quello che avremmo voluto o dire quello che non avremmo voluto Non ascoltare abbastanza Rompere la relazione Cercare un obiettivo personale (per es. di avere ragione o di non fare brutta figura) 11 11
Non tutto tt quello che viene comunicato arriva al ricevente. Anzi, di solito: il soggetto vuole dire 100 in realtà dice 80 il ricevente sente 50 (a causa dei disturbi dell'ambiente) capisce 30 ricorda 20 12 12
L'ASCOLTO il buon comunicatore è colui che sa ascoltare la natura ha dato a ciascuno di noi 2 orecchie ma una sola lingua, perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare (Zenone di Cizio 300 A.C.) Fase essenziale della comunicazione Permette di comprendere il proprio interlocutore Adeguamento del proprio p stile relazionale, modalità della comunicazione. 13 13
ASCOLTARE E DIFFICILE 14 14
LA PREPARAZIONE DEL BAMBINO: INFORMAZIONE L informazione è un diritto del bambino e un dovere dei genitori e dei curanti Le spiegazioni ai bambini vanno date con tempi giusti, con linguaggio gg semplice e adatto all età Simona Caprilli s.caprilli@meyer.it Troppo spesso si pensa tanto è piccolo non capisce 15
Simona Caprilli s.caprilli@meyer.it 16
Anche se prima dei 6-7 anni il bambino non comprende fino in fondo malattia e cura Dobbiamo comunque dare spiegazioni e rispondere alle loro domande Spiegazioni i i + brevi, dobbiamo essere fermi, tolleranti razionali e con un po di magia 17
Maggiore concretezza nelle informazioni Usare esempi pratici Ricorrere alla fantasia Usare giocattoli/ pupazzi, libri Dare le minime informazioni necessarie e solo su quello che vedono Rispondere sempre alle domande (spesso inaspettate!!) 18