Parte Prima. Equilibrio macroeconomico



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Transcript:

Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali, Università di Siena Anno accademico 2013-14 Francesco Farina Politica Economica Internazionale Parte Prima. Equilibrio macroeconomico 1. Le funzioni di offerta aggregata e di domanda aggregata Il modello IS-LM presenta due caratteristiche importanti: 1. l equilibrio macroeconomico non prevede necessariamente la piena occupazione della forza lavoro, in quanto è la domanda a generare l offerta; se la domanda privata è insufficiente a generare il livello di produzione corrispondente alla piena occupazione la spesa pubblica interviene ad avvicinare il sistema economico al completo utilizzo dei fattori; 2. il livello generale dei prezzi (il prezzo, trattandosi di un modello ad un solo bene) è dato esogenamente; in altri termini, il modello IS-LM non offre una spiegazione del perché il prezzo si trovi ad un certo livello. Con il modello AS-AD queste due caratteristiche vengono superate. Il livello di attività economica, sotto la spinta degli incentivi di mercato che guidano i comportamenti di soggetti razionali al massimo utile (nel consumo) e profitto (nella produzione), è di norma pari a quello di piena occupazione. La definitiva incorporazione del livello dei prezzi di concorrenza perfetta nell equilibrio macroeconomico avviene con la cosiddetta curva di Phillips corretta con le aspettative. 1

2. Inflazione e disinflazione Dopo la cosiddetta età dell oro dei primi due decenni del secondo dopoguerra, caratterizzati da elevati tassi di crescita e prezzi in lenta evoluzione, in molte economie avanzate il fenomeno dell inflazione riprese vigore. Negli anni 70, il forte assorbimento di forza lavoro degli anni della crescita rapida innescò un conflitto distributivo fra salari e profitti. In concomitanza con la guerra del Kippur del 1973-74, si manifestarono eccezionali incrementi di prezzo del petrolio, nell ordine del 400%. Nei paesi importatori di petrolio si pose il problema di quale gruppo sociale i lavoratori o gli imprenditori - dovesse accollarsi il costo della cosiddetta bolletta petrolifera, il notevole esborso aggiuntivo che gravava sulla bilancia commerciale. Nuovi forti aumenti si ebbero nel 1979, come conseguenza del rafforzamento del potere politico dei paesi aderenti all OPEC (Organisation of Petroleum Exporting Countries). Il conflitto distributivo si protrasse così per tutto il decennio, generando una serie di fenomeni di instabilità macroeconomica che cominciarono a placarsi solo a metà degli anni 80. Dopo la progressiva disinflazione, che si protrasse fino a metà anni 90, nelle tre grandi aree valutarie del dollaro, dell euro e dello yen - i tassi di inflazione si sono stabilizzati a livelli molto bassi. Il principale limite del modello IS-LM è quello di essere stato concepito a prezzi costanti e dunque di essere inutilizzabile per l analisi dell inflazione. L ipotesi esogena di prezzi costanti e l assenza delle aspettative sul futuro limitano notevolmente la capacità interpretativa e previsionale del modello IS-LM. Molti sforzi vennero perciò dedicati alla costruzione di un nuovo modello macroeconomico in grado di determinare endogenamente il livello dei prezzi. L opportunità per colmare tale lacuna venne individuata nella correlazione inversa non lineare fra disoccupazione e tasso di variazione dei salari nominali che Alban W. Phillips aveva desunto nel 1958 dalla sua verifica empirica condotta sul Regno Unito dal 1861 al 2

1957. La curva di Phillips registra la tendenza dei salari a crescere a mano a mano che la forza lavoro disoccupata si riduce ed il potere di contrattazione dei lavoratori aumenta. L incremento del salario monetario al di sopra della produttività marginale del lavoro viene annullato dalla crescita dei prezzi indotta dall eccesso di domanda che si crea nei mercati di concorrenza perfetta nella fase espansiva del ciclo economico. La curva di Phillips venne così a rappresentare lo strumento analitico che si aggiungeva all equilibrio macroeconomico nei mercati dei beni e della moneta. La sua considerazione nel modello IS-LM permise la determinazione endogena del livello dei prezzi, e, di conseguenza, anche dei valori nominali del salario e del reddito. La relazione inversa fra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione venne poi estesa all analisi dei mercati di concorrenza imperfetta. Le imprese sono definite price-setters perché non subiscono il prezzo che si forma nel proprio mercato di vendita ma lo fissano in base alla formula del mark-up (ρ): p=(1+ρ)w dove (1+ρ) è il margine di profitto che l impresa intende assicurarsi attraverso la fissazione di un prezzo più elevato che in concorrenza perfetta. Per questo schema macroeconomico, le cose cominciarono a complicarsi quando, alla verifica empirica, il segno della relazione fra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione mostrò un cambiamento dal valore negativo a quello positivo. All evidenza di incrementi contestuali sia del tasso di inflazione che del tasso di disoccupazione venne dato il nome di stagflazione. Si pose il problema se si dovesse o meno relegare la curva di Phillips in soffitta. La risposta fu trovata nei lavori - quasi contemporanei, ma indipendenti l uno dall altro - di Edmund Phelps (1967) e di Milton Friedman (1968). I due economisti statunitensi elaborarono una nuova costruzione analitica, la curva di Phillips corretta per le aspettative. Tale nuovo strumento analitico ebbe il pregio di riconciliare il trade-off disoccupazioneinflazione individuato da Phillips con il fenomeno della stagflazione. Diversamente dalla concezione originaria, la curva di Phillips corretta con le aspettative risultò 3

compatibile con la stagflazione, e cioè con l evidenza empirica di più elevati valori sia della disoccupazione che dell inflazione; negli Stati Uniti, tra gli anni 60 e gli anni 70, la prima passò dal 4,75% al 6% e la seconda dal 2,5% al 7%. È bene innanzitutto ricordare che il termine piena occupazione va inteso al netto della disoccupazione puramente frizionale, cioè di chi si trova ad essere momentaneamente disoccupato perché giovane in cerca di prima occupazione che si appresta a riempire i posti vacanti, oppure perché è un lavoratore in via di trasferimento da un occupazione all altra. Nel prosieguo, al concetto di piena occupazione si sostituisce quello di disoccupazione naturale (u N nella Figura 1.4), ovvero il livello minimo cui può essere portata la disoccupazione, date le risorse disponibili nell economia. Con la definizione di tasso di disoccupazione naturale (natural rate of unemployment: NRU) i modelli della Nuova Economia Classica (NCE) indicano quel livello di impiego della forza lavoro non influenzato dalle politiche macroeconomiche, ma esclusivamente determinato dalla tecnologia e dalla scelta degli agenti fra lavoro e tempo libero. Nella Figura 1, osserviamo una famiglia di curve di Phillips di breve periodo, una per ciascun tasso atteso di inflazione. Il livello della produzione (o reddito) che si realizza in corrispondenza del tasso naturale di disoccupazione definito produzione (o reddito) potenziale - può tuttavia essere inferiore al livello di produzione efficiente (first-best); la causa consiste in imperfezioni dei mercati e/o nell effetto distorsivo della tassazione. I modelli della Nuova Economia Keynesiana (NKE) adottano la definizione alternativa di tasso di disoccupazione al quale l inflazione non accelera (non-accelerating-inflation rate of unemployment: NAIRU). Il nuovo strumento di analisi dell inflazione distingue fra disoccupazione di breve periodo e di lungo periodo. Ciascuna curva di Phillips di breve periodo determina un equilibrio temporaneo (i punti E, B e D in Figura 1) in corrispondenza dell eguaglianza fra i due livelli di tasso di inflazione (quella realizzata e quella attesa) nel punto di intersezione con il tasso di disoccupazione al livello naturale. 4

Ciascuna curva corrisponde ad un tasso di inflazione attesa più elevato di quello della curva che sul piano occupa la posizione inferiore: π e 2>π e 1>π e 0. Quando il livello effettivo dei prezzi coincide con il livello atteso, l economia si trova al tasso di disoccupazione naturale. La curva di Phillips di lungo periodo è quindi nient altro che l insieme dei punti di intersezione di ciascuna curva di Phillips di breve periodo con il tasso naturale di disoccupazione. Dopo che il tasso di disoccupazione si è discostato dal suo valore naturale (ad esempio è diminuito in seguito ad una accelerazione della crescita monetaria) si mette in moto un processo di convergenza che ha termine in corrispondenza di una diversa curva di Phillips di breve periodo (in questo esempio, più elevata). Friedman e Phelps utilizzano il modello delle aspettative adattive: gli agenti hanno aspettative che guardano al passato in modo da adattare i comportamenti a quanto è avvenuto. Nella (1.21) in assenza di nuovi eventi che provochino lo scostamento della disoccupazione dal tasso naturale (il secondo termine è nullo), l aspettativa è che il tasso di inflazione (π t ) confermi il valore determinatosi nel periodo precedente (π t-1 ). L importante implicazione che ne consegue è che il concetto di disoccupazione naturale viene associato all esistenza di aspettative di inflazione realizzate: l inflazione effettiva è eguale all inflazione attesa. Definiamo allora la curva di Phillips corretta per le aspettative come la relazione di breve periodo fra tasso di inflazione corrente e tasso di disoccupazione, dato il tasso di inflazione del periodo passato. Il tasso di inflazione corrente dipende quindi dal suo valore nell anno precedente, dalla pressione esercitata dallo scostamento della disoccupazione dal suo livello naturale (nella misura di un coefficiente che esprime l elasticità dell inflazione al reddito) e da un eventuale shock: (1) π t = π t 1 (1/ γ )( t u N ) + t u µ 5

Figura 1. Curva di Phillips di breve e lungo periodo, inflazione e disinflazione π π e 1 π e processo di inflazione: 2 π e D K B J E 0 5% 3% 1% K J B 0 u N u E D A C processo di disinflazione: E A B C D Supponiamo che, a partire dal punto D - in corrispondenza di un tasso di inflazione puramente frizionale, in pratica di inflazione zero - una banca centrale generi un accelerazione della crescita monetaria diretta a diminuire la disoccupazione al di sotto del tasso naturale. Quanto meno preoccupata per l inflazione è la banca centrale, tanto più frequente è il ricorso ad un espansione monetaria. Con la salita del tasso di inflazione, il salario reale inizialmente si riduce, favorendo l incremento della domanda di lavoro. I lavoratori tengono conto ex post della riduzione del potere d acquisto del salario nominale. In seguito agli aumenti nominali rivolti a recuperare la perdita di potere d acquisto, i profitti connessi all aumento dei prezzi di vendita sono annullati ed il salario reale torna al livello precedente. Le imprese, constatando il ritorno dei profitti al livello precedente all incremento dell occupazione, correggono al ribasso le aspettative e licenziano i nuovi lavoratori assunti. Il nuovo equilibrio temporaneo si caratterizza per il ritorno al tasso naturale di disoccupazione, ma in corrispondenza di un tasso di inflazione stabilmente più alto: le imprese hanno corretto i prezzi verso l alto riportando automaticamente gli incrementi dell anno in 6

corso nei listini, ed i lavoratori hanno adattato il livello di salario richiesto nelle contrattazioni in funzione dell incremento dei prezzi che si è determinato. Il nuovo valore del tasso di inflazione è ormai inglobato nei valori attesi delle grandezze nominali fissati dagli agenti. Affinché le aspettative degli agenti rinuncino ad applicarlo di anno in anno, occorre che cambi sostanzialmente il quadro di riferimento macroeconomico in base al quale essi effettuano le loro previsioni. La Figura 1 mostra due cicli economici di espansione, innescati dall accelerazione della crescita monetaria a partire da un dato livello di tasso naturale di disoccupazione. Una prima accelerazione monetaria dà luogo ad un aumento dell output; l economia passa dal punto D al punto K, la disoccupazione scende, e lungo la curva di Phillips più bassa, che ingloba l aspettativa di inflazione πe0, l inflazione sale dall 1% al 3%. Il recupero del salario nominale e la decisione conseguente delle imprese di ridurre l occupazione fanno risalire il tasso di disoccupazione naturale fino al punto B, nel quale il tasso effettivo di breve periodo eguaglia il tasso di disoccupazione naturale di lungo periodo. Una seconda accelerazione monetaria, a partire dal punto B, fa muovere l economia lungo la curva ad aspettativa di inflazione πe1 (sindacati e imprese hanno incorporato nelle richieste salariali e nei listini dei prezzi l inflazione precedente) fino al punto J, con successivo ritorno all equilibrio nel punto E. Nei punti B ed E, il tasso di disoccupazione coincide con il livello naturale. La posizione verticale della curva di Phillips di lungo periodo riflette il fatto che al termine di ogni ciclo di espansione dell output permane un solo mutamento duraturo: un più elevato tasso di inflazione. Mentre il tasso di inflazione cresce progressivamente, trainato dal susseguirsi di accelerazioni monetarie, il livello di disoccupazione presenta un andamento ciclico. Tale contrasto riflette la logica secondo la quale la variazione della quantità di moneta si ripercuotono sulle grandezze nominali, mentre la disoccupazione è determinata dalle forze reali che la attraggono verso il suo valore di lungo periodo. 3. Credibilità della politica monetaria e processo di disinflazione 7

Riassumiamo l analisi svolta sulla curva di Phillips. Nella Figura 1.4, un movimento lungo la curva di Phillips di breve periodo segna un allontanamento del tasso di inflazione dal suo livello atteso, cui corrisponde un allontanamento del livello di disoccupazione dal suo tasso naturale. La convergenza dell economia al tasso naturale di disoccupazione dimostra la neutralità della moneta. I tentativi della politica monetaria di aumentare i livelli di occupazione e produzione hanno effetti solo temporanei. Dopo che il tasso di inflazione è cresciuto al di sopra del suo valore atteso, il processo di disequilibrio giunge al termine allorché l incremento nel livello di attività economica si spegne. Il più elevato tasso di inflazione viene però assunto dagli agenti nella formazione della nuova aspettativa e quindi risulta incorporato nella nuova curva di Phillips di breve periodo che occupa nel piano una posizione più elevata. A ciascuna delle curve di Phillips di breve periodo è associato un diverso livello atteso di inflazione. L insieme dei punti in cui le curve di breve periodo eguagliano il tasso naturale di disoccupazione forma la curva verticale di Phillips di lungo periodo. Vedremo ora come l analisi della disinflazione richieda l adozione del modello delle aspettative razionali. Il problema è che con l adozione di tale modello il comportamento degli agenti risulta profondamente modificato. Diversamente dal modello delle aspettative adattive, il tasso di inflazione dipende dalla variazione attesa dell inflazione calcolata in base alle previsioni sugli eventi futuri. Ad esempio, gli agenti tengono conto della misura in cui l autorità monetaria terrà fede al suo annuncio di crescita monetaria. Pertanto il tasso di inflazione risulta determinato dallo scostamento della disoccupazione dal tasso naturale e dall accelerazione attesa nella crescita dei prezzi. Dato un elevato tasso di inflazione, qual è la logica economica del cosiddetto rientro dall inflazione, ovvero l annullamento della distorsione inflazionistica che dovrebbe concludersi con il ritorno all inflazione zero? L evidenza empirica ha confutato l idea che i processi di disinflazione siano rappresentabili sottoforma di un continuum di equilibri temporanei - ciascuno in corrispondenza di una curva di Phillips che incorpora un tasso di inflazione ogni volta più basso in una rapida convergenza all inflazione 8

zero. Agenti razionali inseriscono nel loro modello di funzionamento dell economia tutta l informazione disponibile. Le loro aspettative riflettono previsioni formulate in base non solo all andamento dei mercati, ma anche al grado di reputazione delle autorità monetarie riguardo alla fedele attuazione delle politiche macroeconomiche annunciate. Nel gioco fra banca centrale e agenti del settore privato il grado di credibilità degli annunci di politica monetaria può influenzare la determinazione del tasso di disoccupazione in corrispondenza del nuovo tasso di inflazione. Si parta dall equilibrio nel punto E all intersezione fra la curva di Phillips di breve periodo più elevata e quella di lungo periodo corrispondente al tasso naturale di disoccupazione (un) e a un tasso di inflazione del 5% (Figura 1). Gli economisti NCE sostengono che una terapia d urto (shock therapy) di forte contrazione della crescita monetaria sia meno costosa in termini di perdita di posti di lavoro - di una manovra di graduale riduzione dell inflazione. Supponiamo che agenti razionali ritengano pienamente credibile un annuncio delle autorità di forte restrizione monetaria volta a provocare un immediato abbattimento dell inflazione, ad esempio dal 5% all 1%. Ciò si realizza sotto due condizioni principali: 1) la reputazione antiinflazionistica del governatore della banca centrale deve essere elevata; 2) la monetary stance anti-inflazionistica è segnalata agli agenti attraverso annunci e comunicazioni di politica monetaria trasparenti tali cioè da non lasciare dubbi sulle effettive intenzioni della banca centrale in modo da convincere gli agenti ad effettuare la correzione al ribasso delle aspettative di inflazione. Se fossero presenti tali condizioni ideali, il sistema economico passerebbe direttamente dal punto di equilibrio E al punto D, senza alcuna perdita di posti di lavoro. La curva di Phillips di breve periodo slitterà verso il basso nella posizione (πe=1%), incorporando il tasso di inflazione atteso dell 1% nel punto di intersezione con la curva di Phillips di lungo periodo (D). Se invece gli agenti non hanno fiducia nell orientamento antiinflazionistico della manovra monetaria annunciata dalla banca centrale, una restrizione monetaria non sarà in grado di ridurre il tasso di inflazione senza incorrere in un incremento della disoccupazione. Data la rigidità delle aspettative di inflazione, 9

i contratti di lavoro continueranno ad essere firmati per salari nominali che incorporano un inflazione al 5% ed il salario reale permarrà quindi ad un livello troppo alto, che non consente alle imprese una revisione verso il basso dei listini di vendita. La manovra monetaria restrittiva riuscirà perciò a ridurre molto lentamente l inflazione al prezzo dell aumento della disoccupazione nella misura determinata dalla pendenza della curva. In luogo della traslazione verso il basso della curva di Phillips di breve periodo si realizza uno spostamento lungo la curva (πe=5%) fino al punto A dove il tasso di inflazione è al 3%, ma il tasso di disoccupazione è superiore al livello naturale. La perdita di occupazione in cui si incorre attivando il processo di disinflazione è definita sacrifice ratio. In che misura i fattori istituzionali concorrono a determinare l ampiezza del sacrifice ratio? Quanto più i contratti sono scaglionati nel tempo fra diversi settori, e quanto più lungo è il periodo per il quale il salario nominale si mantiene fisso, tanto più vischioso verso il basso è l aggiustamento salariale, tanto più piatta risulta essere la pendenza della curva di Phillips di breve periodo, tanto maggiore sarà la perdita di posti di lavoro che precede la discesa delle aspettative inflazionistiche. Se su tale quadro istituzionale di vischiosità del salario nominale si innesta una sindacale rivolto a difendere il salario reale nei rinnovi contrattuali, una stretta monetaria rischia di accrescere notevolmente la disoccupazione. La riduzione del monte salari avverrà attraverso la riduzione della quantità occupata molto più che del prezzo del fattore lavoro. Infatti, la minore monetizzazione dell economia induce le imprese a licenziare. Il modello NCE è tuttavia in grado di spiegare il processo di disinflazione senza rinunciare all ipotesi di salari e prezzi pienamente flessibili. Un elevato sacrifice ratio viene attribuito alla bassa reputazione anti-inflazionistica della banca centrale. I processi di disinflazione intrapresi da molte economie avanzate fra metà anni 80 e metà anni 90 sono stati quasi sempre accompagnati da un notevole incremento della 10

disoccupazione. È ad esempio occorso molto tempo perché la svolta delle banche centrali europee verso l obiettivo della stabilità monetaria fosse creduta. Queste economie hanno potuto operare su curve di Phillips di breve periodo via via inferiori soltanto dopo che gli agenti si sono convinti ad attribuire credibilità all indirizzo di politica monetaria (monetary stance). Prima che ciò accadesse la disoccupazione ha teso a crescere, raggiungendo valori molto elevati. La Figura 1 riflette questa analisi. Una volta che l economia sia pervenuta al punto B di equilibrio temporaneo, se le aspettative degli agenti restano immutate al livello π1e, la riduzione del tasso di inflazione al valore π=1% comporterà una notevole perdita di posti di lavoro con conseguente aumento del tasso di disoccupazione fino al punto C. Come vedremo più avanti, i modelli NKE tendono a differenziarsi da questo schema interpretativo: un elevato sacrifice ratio viene spiegato nell ambito dei modelli macroeconomici con rigidità nominali, dove il potere di mercato delle imprese e/o dei lavoratori rende vischioso l aggiustamento di salari e prezzi. 4. Offerta aggregata e domanda aggregata La definizione tradizionale della forma di mercato della concorrenza perfetta fa riferimento all ipotesi che alla produzione complessiva realizzata in un mercato contribuisca un grande numero di piccole imprese: la piccola dimensione impedisce di esercitare un influenza sul prezzo, cosicché ciascuna impresa (price taker) opera al prezzo dato dal mercato. Un ipotesi aggiuntiva che si suole introdurre è che le imprese siano eguali fra loro. Essa consente di ricondurre alla quantità prodotta da una singola impresa rappresentativa l offerta aggregata presente nel sistema economico. La moderna microeconomia prescinde comunque dall ipotesi dell esistenza di un grande numero di imprese. La teoria dei mercati contendibili ha elaborato un diverso approccio all analisi del grado di concorrenzialità dei mercati. Invece di attribuire la pressione al ribasso dei prezzi all impossibilità per una piccola impresa 11

di influenzare il prezzo di un mercato di ampie dimensioni, la teoria dei mercati contendibili afferma che il vero indicatore del grado di concorrenzialità è rappresentato dalle condizioni di entrata nel mercato che i potenziali entranti si trovano di fronte. Un mercato si definisce contendibile allorché un impresa è in grado di sostenere i costi irrecuperabili (sunk cost) necessari per entrarvi e sottrarre clienti alle imprese che già vi operano. Le imprese di un mercato contendibile tendono a sottostare al vincolo delle imprese price taker: un impresa del mercato di concorrenza perfetta che aumentasse il proprio prezzo di vendita al di sopra del prezzo vigente subirebbe delle perdite. Figura 2. Costruzione della curva di domanda aggregata (AD) e modello AS-AD r (a) LM(p 2 ) p (b) r 2 LM(p 0 ) LM(p 1 ) p 2 AS r 0 p 0 r 1 p 1 IS AD 0 Y 2 0 Y 2 Y 0 Y 1 Y Y 0 Y 1 Y Quale che sia il modello teorico di riferimento, assumiamo che un mercato sia in condizioni concorrenziali quando le imprese sono impegnate nel continuo monitoraggio dei propri costi di produzione, in quanto la produzione può essere aumentata solo a costi crescenti nel breve periodo, dati lo stock di capitale e la tecnologia. La curva di offerta aggregata di breve periodo inclinata positivamente (AS) individua una relazione diretta fra livelli via via più alti di prezzo e di produzione. Per ogni diminuzione del salario reale conseguita alla perdita di potere 12

d acquisto, la massimizzazione del profitto si realizza accrescendo la produzione attraverso l incremento dell occupazione, da cui risulta una diminuzione della PML, che si abbassa fino al livello del salario reale (w/p). Più avanti, introdurremo anche la curva di offerta aggregata di lungo periodo, la cui posizione verticale nel piano riflette la stabilità dell equilibrio al livello di produzione corrispondente al tasso di disoccupazione naturale. La funzione di domanda aggregata AD (Y D t) è formata dall insieme dei punti di intersezione tra la LM e la IS che si ottengono variando il livello dei prezzi. Consideriamo una famiglia di curve LM in termini reali. Lo spostamento di una funzione ha luogo quando muta il valore di una variabile che è inclusa nell equazione, ma non è rappresentata sugli assi. Nel caso della LM, l offerta di moneta è espressa in termini reali (M/p) pertanto, ad ogni variazione del livello di prezzo (p) corrisponde uno spostamento della curva LM sul piano e perciò varia il valore al quale la curva LM interseca la curva IS. Nella Figura 2(a) una diminuzione di prezzo (da p 0 a p 1, con p 0 >p 1 ), comporta uno spostamento verso destra della curva LM, mentre un aumento (da p 0 a p 2, con p 0 <p 2 ), sposta la LM verso sinistra. Ne deriva un intersezione con la IS nel primo caso in un punto più basso, più alto nel secondo. Dall insieme dei punti così ottenuti si costruisce la curva AD, che per semplicità viene raffigurata come una funzione lineare (Figura 2(b)). Un aumento dei prezzi (p) provoca la diminuzione dell offerta di moneta reale (M/p); d altro canto, dati il reddito ed il tasso di interesse, la domanda reale di moneta rimane invariata, mentre la domanda nominale aumenta nella stessa proporzione dei prezzi. Si determina perciò un eccesso della domanda reale di moneta al quale si accompagna un eccesso di offerta di titoli, cui consegue la discesa del loro prezzo di mercato e l incremento del tasso di interesse. La domanda di finanziamento per l investimento delle imprese cade, la domanda aggregata si contrae a seguito del minore volume di investimenti e l occupazione si riduce. Questo effetto dei prezzi (p) sul tasso di interesse reale (r), detto effetto saldi monetari reali, spiega perché la 13

funzione AD presenta una relazione inversa fra domanda aggregata e tasso di interesse. È opportuno chiarire che la funzione di domanda aggregata non replica la relazione inversa della microeconomia fra prezzo e domanda per un singolo bene. Essa è la relazione di equilibrio per il mercato dei beni e per il mercato della moneta del modello IS-LM estesa alla determinazione endogena dei prezzi. Nel modello AS- AD, il punto di intersezione fra domanda ed offerta aggregate determina il livello dei prezzi assieme al livello del reddito e dell occupazione. Una volta reso endogeno il livello dei prezzi resta da superare l altro limite del modello IS-LM: la mancata considerazione delle aspettative sul futuro. 5. Dalle aspettative adattive alle aspettative razionali L analisi della relazione fra disoccupazione e inflazione si è molto sviluppata nei decenni successivi. Uno dei motivi di insoddisfazione riguardo alla curva di Phillips corretta con le aspettative risiedeva nell utilizzo del modello teorico delle aspettative adattive. Nella curva di Phillips corretta con le aspettative si determina uno scostamento ed un successivo ritorno all equilibrio in corrispondenza del tasso naturale di disoccupazione. Questa ipotesi, secondo la quale i valori attesi delle variabili vengono adeguati di periodo in periodo nella misura determinata dallo scostamento del valore osservato ex post rispetto al valore atteso ex ante, è apparsa debole per due ragioni: 1) non è realistico assumere che i lavoratori soffrano di illusione monetaria e contrattino il salario nominale senza formarsi delle aspettative sul suo futuro potere d acquisto; 2) se le aspettative rilevano solo quando vengono aggiustate ex post, una politica monetaria eccessivamente espansiva un accelerazione della crescita monetaria tale da aumentare il tasso di inflazione - potrebbe ripetersi di periodo in periodo, senza che il comportamento degli agenti venga ad essere modificato da un processo di apprendimento (learning) dalla passata esperienza. 14

Agenti che reagiscono passivamente agli eventi imprevisti, senza valutare la nuova informazione alla luce di un modello a priori del sistema economico, possono incorrere in continui errori di previsione. In termini formali, gli agenti sono esposti al rischio di errori sistematici, il che mal si concilia con l assunzione di comportamento razionale. L affermarsi di questa convinzione stimolò l elaborazione di una nuova teoria delle aspettative, che ha preso il nome di ipotesi delle aspettative razionali e poté svilupparsi anche grazie all esistenza del lavoro pionieristico di John F. Muth, che nel 1961 aveva osservato come il risultato di molte decisioni economiche dipenda in maniera sostanziale dalle aspettative sulla base delle quali esse sono state prese. Un esempio tipico è quello delle produzioni nelle quali una forte incertezza domina le aspettative sul futuro prezzo di vendita; così pure, il prezzo futuro di una azione, o il futuro tasso di cambio di una valuta, dipendono da una serie di eventi di difficile valutazione, con la conseguenza che gli operatori dei mercati finanziari sono indotti a seguire le aspettative fondate su quella che si ritiene essere l opinione media. Secondo il nuovo modello, agenti razionali formulano aspettative razionali perché determinano i valori attesi delle variabili sulla base della piena conoscenza di equazioni e parametri del modello macroeconomico di funzionamento dell economia. Mentre con aspettative adattive reagiscono passivamente ad eventi imprevisti, con aspettative razionali gli agenti inglobano nel modello in tempo reale tutta la nuova informazione che si manifesta nell ambiente economico e determinano nuovi valori attesi. Nella visione monetarista, una banca centrale regola la quantità di moneta correggendo eventuali scostamenti del tasso di disoccupazione dal livello naturale. Pertanto, sulla base della conoscenza dell andamento del ciclo economico e del modello utilizzato dall autorità monetaria, gli agenti razionali finirebbero per anticipare gli effetti sul livello dei prezzi dei mutamenti di politica monetaria che la banca centrale annuncia e non modificherebbero i propri comportamenti. Le quantità offerte e domandate nei mercati del lavoro e dei beni non subirebbero quindi variazioni. 15

Il fatto che le aspettative siano razionali perché calcolate al meglio dell informazione disponibile non significa che non si possano commettere errori. Gli errori sono possibili, ma soltanto se si verificano eventi stocastici: eventi che non sono conosciuti a priori né prevedibili in base alle informazioni esistenti al momento del calcolo dei valori attesi della variabile. Si dice anche che gli errori sono ortogonali alle informazioni, cosicché non è possibile stabilire una relazione causale che li faccia dipendere da fatti sistematici (gli elementi noti del modello). Gli errori possono solo essere determinati da fatti casuali (gli eventi stocastici). Pertanto, il valore atteso di una variabile del modello consiste nell aspettativa matematica calcolabile inserendo nel modello tutte le informazioni disponibili necessarie a formulare la previsione. L aspettativa matematica è il valore medio desumibile in base alle informazioni disponibili, più un eventuale disturbo stocastico di media zero e varianza σ 2. Gli effetti di errori di previsione a carattere stocastico tendono ad annullarsi e non influenzano le grandezze di lungo periodo. Sotto l ipotesi di aspettative razionali, poiché gli agenti non commettono in media errori di previsione, il tasso di disoccupazione coincide con il suo tasso naturale ed il tasso di inflazione coincide con il suo tasso atteso. 6. Aspettative razionali ed equilibrio macroeconomico L ipotesi di aspettative razionali è stata oggetto di numerose critiche. La condizione indispensabile per formulare aspettative razionali è che tutta l informazione disponibile venga utilizzata. Naturalmente, il modello delle aspettative razionali non presume che i soggetti debbano raccogliere su base individuale tutte le conoscenze necessarie a costruire le equazioni del modello di funzionamento dell economia e calcolarne i coefficienti. Alcune fonti statistiche e analisi economiche sono pubbliche (Annuari statistici, Rapporti governativi, etc.) oppure possono essere reperite presso le istituzioni con cui i soggetti sono in contatto (il servizio studi della banca centrale, dei sindacati, delle organizzazioni degli imprenditori, etc.). Ciò nonostante, molti economisti sostengono che, se si volesse acquisire tutta la massa di informazioni 16

necessarie per calcolare con esattezza i valori attesi delle variabili, i costi sarebbero proibitivi. Un secondo problema sorge dall inserimento nella teoria macroeconomica dell ipotesi di comportamento conforme al modello assiomatico della razionalità. Una implicazione di tale ipotesi è che tutti gli agenti interpretino l informazione nello stesso modo. Questo risultato viene respinto da molti economisti, in particolare dai filoni di teoria impegnati nella formalizzazione delle intuizioni di Keynes. Nella descrizione del concorso di bellezza (beauty contest) presente nella General Theory, Keynes esprime in nuce la visione della macroeconomia come un insieme di equilibri plurimi : gli agenti prenderebbero decisioni sulla base dell aspettativa sulla reazione degli altri agenti ai segnali informativi; a loro volta i comportamenti degli altri agenti sarebbero basati sull interpretazione delle altrui credenze; e così via. La teoria del cambiamento stocastico dei prezzi da parte delle imprese sostiene che le decisioni di prezzo sono diverse appunto perché ciascun agente reagisce a un mutamento nominale (ad esempio, un annuncio di politica monetaria) dopo essersi formato una propria aspettativa sulle decisioni di prezzo altrui. Le aspettative sono dunque inevitabilmente fondate su una conoscenza imperfetta. Ad impedire agli agenti di prevedere con esattezza il comportamento altrui è in ultima analisi il fatto che il modello di formazione delle credenze poggia su assunzioni pre-analitiche. Ciascuno agente possiede un proprio particolare insieme di assunzioni: ad esempio, il nesso di causalità fra istituzioni e funzionamento dei mercati; le norme e le convenzioni sociali; e così via. La tensione che si stabilisce fra aspettative razionali ed eterogeneità degli agenti apre una importante questione: l inserimento nella macroeconomia delle aspettative razionali non può essere sinonimo di unicità dell equilibrio macroeconomico. Dal momento che gli agenti hanno comportamenti diversi anche se utilizzano la stessa informazione, le aspettative razionali dipendono strettamente dalle ipotesi del modello macroeconomico utilizzato. Gli agenti di un modello ispirato alla NCE formeranno un certo insieme di aspettative razionali e determineranno un certo 17

esito economico, gli agenti di un modello ispirato alla NKE formeranno un altro insieme di aspettative razionali e determineranno un altro esito economico. Un esempio illuminante è rappresentato dai risultati opposti che si conseguono nella verifica dell ipotesi di effetti non-keynesiani della politica fiscale, recentemente avanzata da alcuni economisti vicini alla posizione teorica del real business cycle (nell acronimo inglese: RBC). Nei modelli NCE, un ruolo fondamentale è giocato dal grado di credibilità dell annuncio di politica economica. Se ad esempio i consumatori percepiscono come permanente un programma di abbattimento della tassazione, il reddito permanente, valutato su tutti i periodi futuri della vita lavorativa, conosce un innalzamento con conseguente incremento della domanda. Al contrario, nei modelli NKE che incorporino le ipotesi di capacità produttiva inutilizzata e di agenti con vincolo di liquidità, ad un espansione fiscale conseguono valori positivi del moltiplicatore della spesa pubblica. Così pure, i vincoli che le istituzioni poste a protezione delle remunerazioni e dell occupazione impongono al funzionamento del mercato del lavoro sono interpretati in modi molti diversi: i modelli NCE sottolineano il pericolo che garanzie eccessive causino uno scarso impegno degli insider (i lavoratori stabilmente occupati) ed impediscano alla dinamica salariale di riflettere la dinamica della produttività; i modelli NKE guardano al sostegno dei livelli di reddito come ad uno strumento che rafforza i meccanismi di mercato riducendo la perdita di benessere causata da lunghi periodi di caduta della produzione. Nonostante i dubbi appena esposti sulla solidità delle sue fondamenta teoriche, l ipotesi di aspettative razionali è oggi largamente accolta nei modelli macroeconomici. In primo luogo, l idea che i soggetti non commettano errori sistematici è sembrata plausibile. In secondo luogo, l eccellente trattabilità analitica di tale ipotesi ha fatto sì che fosse accolta con favore dai macroeconomisti. Il modello delle aspettative razionali è così stato adottato anche dagli economisti di orientamento keynesiano. In effetti, nell adottare tale ipotesi ci si può sentire vincolati soltanto all idea che l equilibrio possa essere disturbato dal verificarsi di shock che 18

modificano dall esterno il funzionamento del modello conosciuto, invalidando le previsioni che sulla sua scorta gli agenti razionali formulano. Pertanto, adottare un modello con aspettative razionali non preclude la possibilità di mostrare né l efficacia delle politiche macroeconomiche né l esistenza di disoccupazione involontaria (la nota conclusione di Keynes secondo la quale una quota di forza lavoro risulta disoccupata benché sarebbe disposta a lavorare al salario vigente). Basterà inserire nel modello macroeconomico ipotesi relative ad imperfezioni dei mercati o dell informazione per pervenire a deviazioni dall equilibrio macroeconomico ottimale corrispondente al completo sgombero dei mercati (market clearing) di concorrenza perfetta. Non deve perciò sorprendere se i modelli NKE contemplano una molteplicità di equilibri nei quali produzione, occupazione e prezzi si collocano a livelli diversi da quelli dell equilibrio economico generale. 7. Nuova economia classica e nuova economia keynesiana L analisi macroeconomica si è interrogata sull esistenza, l unicità e la stabilità dell equilibrio macroeconomico risultante dall aggregazione delle equazioni del modello di equilibrio economico generale walrasiano. Una volta descritta l esistenza dell equilibrio con i modelli IS-LM prima e AS-AD poi, definiti i concetti di NRU e NAIRU e analizzati i processi di inflazione e di disinflazione, confronteremo i modelli con aspettative razionali della nuova economia classica e della nuova economia keynesiana che individuano ciascuno un diverso equilibrio macroeconomico. Le principali proposizioni della visione NCE sono: 1) il sistema economico si caratterizza per la dicotomia fra settore reale (il modello walrasiano determina i prezzi relativi) e settore monetario (la teoria quantitativa della moneta nella versione 19

del monetarismo di Friedman, determina i prezzi assoluti in piena occupazione); 2) l equilibrio macroeconomico Pareto-efficiente è garantito dalla flessibilità di tutti i prezzi che permette l aggiustamento di mercato ed il ripristino della piena occupazione successivamente ad uno shock; 3) un accelerazione della crescita monetaria non ha effetti reali e provoca soltanto un incremento del livello dei prezzi. Le principali proposizioni della visione NKE sono: 1) l incertezza sul futuro causa frequenti shock, in primo luogo, della domanda aggregata; 2) la disoccupazione ciclica può mettere capo ad un equilibrio di disoccupazione strutturale a causa della vischiosità dell aggiustamento di mercato; 3) le politiche macroeconomiche hanno effetti reali e sono quindi in grado di ridurre la perdita di benessere sociale connessa alla disoccupazione. 8. Teoria del ciclo economico reale Consideriamo un modello AS-AD con aspettative razionali. Data l ipotesi di perfetta informazione sul funzionamento dell economia (diversamente da quanto accade nel ciclo economico di equilibrio elaborato da Lucas non esistono imperfezioni informative), gli agenti aggiornano continuamente il proprio modello e sono perciò in grado di prevedere correttamente il livello dei prezzi. Poiché le variazioni di prezzo dei beni non hanno conseguenze sulla domanda e sull offerta di lavoro, l offerta aggregata è determinata unicamente dai fattori reali (tecnologia, dotazione di capitale e scelta dei soggetti tra lavoro e tempo libero) assumendo nel piano una posizione verticale ((AS* LP in Figura 3). Supponiamo si manifesti uno spostamento verso l alto della funzione di domanda aggregata da AD 0 a AD 1 in Figura 3. Nei modelli NCE, il funzionamento del mercato del lavoro è definito dalle seguenti condizioni: 1) informazione perfetta sui posti disponibili, sulle caratteristiche dell attività lavorativa e sulla sua remunerazione; 2) comportamenti razionali da parte di imprese e di lavoratori con caratteristiche omogenee; 3) costi di mobilità territoriale dei lavoratori e degli impianti nulli; 4) assenza di vincoli di tipo istituzionale, ovvero la piena flessibilità 20

dei salari e dei prezzi. Da tali condizioni consegue un aumento del prezzo (p) e del salario monetario (w) nella stessa proporzione, lasciando invariati salario reale (w/p), occupazione (L) e reddito (Y) in corrispondenza dell intersezione dell offerta verticale di lungo periodo (AS* LP ) con la nuova funzione di domanda aggregata (AD 1 ). La funzione di offerta aggregata (AS* LP in Figura 3) è verticale sia nel breve che nel lungo periodo, perché tutti gli agenti scontano le variazioni del livello dei prezzi (p). Le lettere A e D nel modello della NCE in Figura 3 denotano il passaggio da un punto di equilibrio AS-AD all altro, ad un livello dei prezzi più alto e di attività economica invariato. Uno shock reale, invece, modifica la posizione della curva di offerta aggregata, spostandola da AS* LP a AS LP, in corrispondenza di un più alto tasso di disoccupazione naturale (Figura 3(a)). Nel prosieguo di questo paragrafo, l attenzione si concentrerà sulla cosiddetta teoria del ciclo reale (real business cycle: RBC). In particolare, cercheremo di spiegare perché sia centrale l ipotesi di piena flessibilità dei salari e dei prezzi. Dato il capitale, le imprese massimizzano la quantità prodotta impiegando i lavoratori fino al punto in cui Y*=Y[L D (w/p)*]. Per comprendere come la previsione perfetta consenta ai lavoratori di percepire in ogni periodo un salario reale contrattuale corrispondente a quello di piena occupazione, occorre costruire le curve di domanda e di offerta di lavoro. Sotto l ipotesi di aspettative razionali (p e =p) esprimiamo l offerta di lavoro delle famiglie e la domanda di lavoro delle imprese in funzione di due grandezze: 1) il salario reale. Nel contrattare il salario monetario (w), le famiglie tengono conto del suo potere d acquisto e le imprese del rapporto che intercorre fra livello del salario monetario in corrispondenza del lavoro domandato e livello del prezzo di vendita del prodotto. Ne consegue che l equilibrio al tasso naturale di disoccupazione dipende dal fatto che in un mercato del lavoro di concorrenza perfetta il salario contrattuale viene a determinarsi al livello corrispondente al salario reale di piena occupazione : i lavoratori non soffrono di illusione monetaria ; 21

2) il salario monetario. I lavoratori fondano le proprie richieste contrattuali sulla previsione del livello futuro del salario reale basata sulla previsione del futuro livello del prezzo. Scriviamo il salario monetario contrattuale, negoziato prima della produzione sulla base di un aspettativa sul prezzo del prodotto, come: w=(w/p)*p e. Si consideri la produzione come la somma algebrica di due termini: il prodotto potenziale e la componente ciclica. Il prodotto potenziale corrisponde al punto sulla frontiera delle possibilità di produzione di un economia che esprime l efficiente impiego delle risorse disponibili. La componente ciclica è la variazione della quantità offerta in funzione di variazioni del prezzo. Nella sua versione più radicale, il modello NCE sostiene che la componente ciclica è nulla, in quanto solo i fattori reali presiedono ai livelli di occupazione e di produzione. Data l ipotesi di aspettative razionali (p e =p), il salario monetario contrattuale può essere espresso come prodotto fra salario reale di piena occupazione (w/p)* e livello del prezzo (p): w=(w/p)*p. La domanda di lavoro dipenderà sia dal salario di piena occupazione (w/p)* sia dal rapporto (p e /p) fra prezzo atteso e prezzo realizzato: L D =L D [(w/p)*p e /p]. Definiamo allora il salario reale effettivo come w/p=(w/p)*/p (1- α) e la domanda di lavoro come L D =L D [(w/p)*/p (1-α) ], dove il parametro α indica il grado di elasticità salario-prezzo. L immediato aggiustamento di lavoratori e imprese alle politiche macroeconomiche annunciate fa sì che ad ogni variazione del prezzo (p) corrisponda un eguale variazione del salario monetario (w) che consente alle famiglie di mantenere costante il salario reale. Il salario monetario risulta quindi perfettamente elastico rispetto al prezzo (α=1), cosicché il salario reale effettivo il salario reale che risulta successivamente ad una variazione del prezzo (p) - eguaglia il salario reale di piena occupazione: w/p=(w/p)*. Dalle funzioni di domanda e di offerta di lavoro L D =L D (w/p) e L S =L S (w/p) D 1 D ricaviamo la funzione di domanda inversa: w / p = L ( L ) e di offerta inversa: S 1 S w / p = L ( L ) da cui si ottengono nella Figura 3(b) le curve di domanda e di offerta D di lavoro in funzione del salario nominale: w = pl 1 ( L D ) e, rispettivamente, 22

S w = pl 1 ( L S ). Un innalzamento del prezzo (p) determina uno spostamento verticale nella stessa proporzione per entrambe le curve, pertanto l intersezione avrà lo stesso livello di occupazione (L*) ed un salario monetario aumentato nella stessa proporzione del prezzo (p). Figura 3. Equilibrio classico di piena occupazione p p 1 AS LP (a) AS* LP D w w 1 L D L D 1 D (b) L S 1 L S p 0 A AD 1 w 0 A AD 0 0 Y Y* Y 0 L* L Nella Figura 3, ad ogni innalzamento del prezzo (da p 0 a p 1 ) si determina l innalzamento del salario nominale (da w 0 a w 1 ) a livello di occupazione invariato (L*). A tale posizione di equilibrio nel mercato del lavoro corrisponde nel mercato dei beni il livello del reddito invariato (Y*) lungo la AS di lungo periodo (AS* LP ). Pertanto, un incremento del livello del reddito si realizza esclusivamente per effetto dei seguenti mutamenti dei fattori strutturali : 1) il miglioramento (peggioramento) della tecnologia o un incremento (diminuzione) del capitale determinato dall utilizzo di una nuova tecnologia risparmiatrice di lavoro (labour-saving); 2) l incremento del numero di ore di lavoro offerte, se aumenta l offerta da parte dei singoli lavoratori, oppure il tasso di partecipazione al mercato del lavoro. L assorbimento ottimale della forza lavoro realizza così una variazione permanente nel livello di produzione. In corrispondenza dell eguaglianza L D (w/p)*=l S (w/p)*, il 23

livello di piena occupazione (L*) ed il salario reale di piena occupazione (w/p)* dipendono unicamente dai fattori strutturali: tecnologia (A), dotazione di capitale (K) e scelta delle famiglie fra lavoro e tempo libero. L offerta aggregata si trasla da AS* LP a AS* LP. Figura 4. Teoria del ciclo reale w/p L S (a) Modeste variazioni salariali si accompagnano ad ampie variazioni di occupazione L D 1 L D 2 L D 3 w/p L 1 L 2 L 3 L L D 3 (b) Ampie variazioni salariali si accompagnano a modeste variazioni di occupazione L D 2 L S L D 1 L 1 L 2 L 3 L Questa è la teoria del ciclo economico reale (RBC). Le fasi di espansione o di recessione sono di natura reale, perché rappresentano la propagazione degli shock sul progresso tecnico oppure scaturiscono dalla sostituzione intertemporale fra consumo e tempo libero in condizioni di continuo pieno impiego. Ad esempio, uno shock reale di segno positivo fa aumentare sia la produttività del capitale, accrescendo così gli investimenti, con conseguente sostituzione di consumo futuro a consumo presente, sia la produttività del lavoro, accrescendo così l offerta di lavoro: al netto dell effetto reddito, viene incentivata la sostituzione di consumo presente e futuro al tempo libero, e quindi aumentano occupazione e salario reale. È allora mal 24

concepita l idea che autorità monetarie e fiscali siano nella posizione di sfruttare continuamente il trade-off fra inflazione e disoccupazione per realizzare temporanei incrementi della produzione. Se viene annunciata un espansione monetaria o fiscale, salari e prezzi vengono adeguati verso l alto senza che si producano effetti reali.. La variazione inattesa della domanda aggregata è comunque da ricondurre a cause reali. Ne consegue immediatamente che le fluttuazioni dell output non possono avere una origine monetaria. Sulla scia dei lavori di Kydland e Prescott (1977) e di Barro e Gordon (1983), un intera generazione di modelli NCE utilizza le aspettative razionali. Poiché il learning permette di aggiornare il modello di funzionamento dell economia, i soggetti non possono essere ingannati sistematicamente: se le autorità di politica economica hanno provocato in passato incrementi imprevisti del tasso di inflazione, dopo i loro annunci le aspettative di inflazione vengono riviste verso l alto nella stessa proporzione. Le autorità monetarie e fiscali devono rifuggire dalla tentazione di promettere che le politiche macroeconomiche espansive apporteranno incrementi di occupazione e di produzione. Questa rappresentazione del ciclo economico è stata oggetto di un attenta valutazione critica, che ne ha individuato alcuni punti di debolezza. I più importanti sono: 1) Se ogni ciclo economico ha origine esclusivamente da uno shock nella TFP, l ampiezza della variazione della TFP deve essere rilevante, come è coerentemente previsto nei modelli teorici del RBC. Recenti tentativi di fornire una corretta misurazione empirica del progresso tecnico hanno condotto ad un calcolo della TFP nel quale si consideri anche l impatto del grado di utilizzo della capacità produttiva e dei mercati di concorrenza imperfetta. Tali indagini, dalle quali risultano valori della dinamica della produttività totale molto più modesti rispetto alle forti oscillazioni che risultano nei modelli del RBC, appaiono come delle indirette confutazioni empiriche di questa teoria. 2) La verifica empirica ha mostrato che l introduzione nelle imprese delle innovazioni della ICT possono causare nel breve periodo a meno non si sia in presenza di una politica monetaria molto accomodante - una riduzione dell occupazione. 3) La congettura implicita nella teoria del RBC è che la 25