LAVORO, OCCUPAZIONE, DISOCCUPAZIONE
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- Orlando Amore
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1 LAVORO, OCCUPAZIONE, DISOCCUPAZIONE
2 LA DISOCCUPAZIONE La disoccupazione può essere misurata in diversi modi: in base al numero di coloro che richiedono il sussidio di disoccupazione (nei Paesi in cui il sussidio è previsto per tutti i soggetti); attraverso le Indagini degli Istituti di Statistica (in Italia ISTAT) sulla forza lavoro. Questo è il metodo attualmente impiegato più frequentemente, in quanto permette confronti internazionali tra paesi che hanno normative diverse circa la protezione sociale di chi è senza lavoro Le indagini sono campionarie: si preleva un campione dell popolazione di riferimento (popolazione adulta: anni)
3 DEFINIZIONI: OCCUPATI, DISOCCUPATI, INATTIVI Ogni adulto in età lavorativa viene collocato in una delle seguenti categorie: OCCUPATI: chi ha più di 15 anni e nella settimana di riferimento ha svolto almeno un ora in un attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura, oppure ha svolto almeno un ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare. DISOCCUPATI (in cerca di occupazione): coloro che hanno effettuato almeno una azione attiva di ricerca di lavoro nelle 4 settimane precedenti e che sono disponibili a lavorare (o ad avviare un attività autonoma) entro le 2 settimane successive. INATTIVI (non appartenenti alla forza lavoro): comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, e cioè coloro che non lavorano e che non sono in cerca di un occupazione: per esempio, casalinghe, pensionati e studenti a tempo pieno.
4 FORZA LAVORO La FORZA LAVORO è il numero totale di lavoratori, occupati e disoccupati Le FORZE DI LAVORO POTENZIALI (definizione introdotta dall Eurostat 2011), sono costituite dagli inattivi disponibili a lavorare, ma che non cercano attivamente un occupazione e dagli inattivi che cercano un occupazione, ma che non sono disponibili a lavorare immediatamente.
5 LA DISOCCUPAZIONE Il problema della disoccupazione è da ricondurre a due categorie di base: La DISOCCUPAZIONE NATURALE: normalmente in un sistema economico esiste una certa percentuale di disoccupati (tasso naturale di disoccupazione) dovuta a fattori temporanei (passaggio da un occupazione ad un altra, cambiamento di status). La DISOCCUPAZIONE CICLICA: è determinata dalla particolare situazione economica attraversata dal Paese.
6 LA DISOCCUPAZIONE Il tasso naturale di disoccupazione rimane invariato nel lungo periodo. La disoccupazione ciclica si riferisce alle fluttuazioni della disoccupazione intorno al suo tasso naturale ed è determinata dall andamento del ciclo economico.
7 LA DISOCCUPAZIONE DISOCCUPATI: individui in età lavorativa che sono disponibili a lavorare al salario corrente ma non hanno un impiego. Età lavorativa: sono esclusi gli individui di età inferiore ai 15 (Istat 16: età scolare) e uguale o superiore ai 65 anni di età (età pensionamento). Disponibili a lavorare al salario corrente: p.es. una percentuale elevata della popolazione femminile in Italia non è disponibile, per diverse ragioni, ad entrare nel mercato del lavoro.
8 MISURE DI OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE Il TASSO DI DISOCCUPAZIONE viene calcolato come percentuale della forza lavoro. Forza lavoro= Occupati + Disoccupati Tasso di disoccupazione = Numero disoccupati Forza lavoro 100
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10 Disoccupazione maschile e femminile, 2015, Eurostat
11 TASSO DI OCCUPAZIONE E DI ATTIVITÀ TASSO DI OCCUPAZIONE Tasso di occupazione = Numero occupati Popolazione in età lavorativa 100 TASSO DI PARTECIPAZIONE ALLA FORZA LAVORO (o TASSO DI ATTIVITÀ): è la percentuale di popolazione in età lavorativa inclusa nella forza lavoro. Tasso di attività = Forza lavoro (occupati+disoccupati) Popolazione in età lavorativa 100
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13 Tasso di occupazione femminile (15-64 anni) in alcuni paesi europei e nella media EU-27 Anni (valori percentuali)
14 Tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nella media EU-27 e nelle ripartizioni italiane Anni (valori percentuali)
15 MISURE DI DISOCCUPAZIONE In certi casi è difficile distinguere tra persone che sono disoccupate e persone non attive. I lavoratori scoraggiati sono individui che vorrebbero lavorare ma che hanno smesso di cercare o non ci provano perché sfiduciati. Questi lavoratori non rientrano nelle statistiche di disoccupazione.
16 Il tasso di occupazione femminile diminuisce all aumentare del numero di figli Tasso di occupazione per ruolo ricoperto in famiglia (25-44 anni) Single Coniuge in coppia senza figli Monogenitore figlio figli figli o più Coniuge in coppia con figli figlio figli figli o più La diminuzione si evidenzia anche tra primo e secondo figlio più che nel resto d Europa F M
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19 DISOCCUPAZIONE DI BREVE E LUNGO PERIODO Il termine DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE si riferisce al periodo di tempo che serve perchè domanda e offerta di lavoro si incontrino. I lavoratori possono impiegare un certo periodo di tempo a trovare il lavoro che li soddisfa. Il termine DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE si riferisce alla situazione in cui il numero di posti di lavoro disponibili in un determinato settore produttivo è inferiore al numero di lavoratori che sarebbero disponibili a coprirli.
20 DISOCCUPAZIONE DI BREVE E LUNGO PERIODO I sistemi economici sono in continuo mutamento (a volte più lento, a volte più rapido): quindi la disoccupazione frizionale, determinata dalla ricerca, da parte delle imprese, di nuove capacità e, da parte dei lavoratori, di posti di lavoro soddisfacenti, è in qualche modo inevitabile. Fluttuazioni settoriali: cambiamenti nella composizione della domanda di lavoro tra settori produttivi.
21 POLITICHE DEL LAVORO Le politiche del lavoro possono facilitare il collocamento al lavoro. Gli strumenti possono essere: Uffici pubblici di collocamento (che aiutano l incontro tra domanda e offerta di lavoro); Programmi di formazione professionale (che aiutano la riconversione produttiva dei lavoratori); Sussidi di disoccupazione.
22 SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE I sussidi di disoccupazione proteggono i lavoratori in caso di perdita del posto di lavoro. Viene versata, per un periodo di tempo limitato, una parte della busta paga. La critica rivolta all utilizzo di questo strumento è che ridurrebbe gli incentivi alla ricerca di un nuovo lavoro. D altra parte è una politica di equità sociale, e permette ai lavoratori di trovare il lavoro più consono alle proprie aspettative.
23 LA DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE Si ha disoccupazione strutturale quando l offerta di lavoro è superiore alla domanda. La disoccupazione di lungo periodo è strutturale. Le ragioni della disoccupazione strutturale: Vincoli salariali (minimo salariale); Sindacalizzazione e contrattazione collettiva; Salario di efficienza.
24 MERCATO DEL LAVORO CON SALARIO MINIMO VINCOLANTE Eccedenza di lavoro (disoccupazione) Offerta di lavoro Salario minimo Domanda di lavoro Quantità domandata Quantità offerta
25 SINDACATI L esistenza dei sindacati permette che i lavoratori contrattino collettivamente, come se fossero un cartello, con le imprese. In questo modo riuscirebbero ad ottenere livelli salariali superiori a quelli di equilibrio. La critica rivolta ai sindacati è che determinerebbero delle allocazioni inefficienti nel mercato del lavoro: Se i salari sono superiori al livello di equilibrio, i lavoratori attualmente occupati beneficiano di questa situazione a spese di coloro che vorrebbero lavorare a salari di equilibrio. D altra parte, i sindacati sono necessari per contrastare il potere che le imprese hanno nei confronti del singolo lavoratore.
26 SALARI DI EFFICIENZA Salari di efficienza: sono retribuzioni maggiori del livello di equilibrio, pagati dalle imprese per incentivare una maggiore produttività. Motivi di una maggiore produttività: Migliore alimentazione/salute; Stabilità del lavoratore; Maggiore impegno nel lavoro; Maggiore qualità (selezione) della forza lavoro.
27 DISEGUAGLIANZA
28 DISEGUAGLIANZA DEL REDDITO E POVERTÀ La retribuzione di una persona dipende dalla condizione di mercato (domanda e offerta del particolare tipo di lavoro), dalle sue capacità, impegno, capitale umano, differenziali di compensazione, discriminazione I differenziali retributivi possono essere estremamente elevati, dando luogo a sostanziali diseguaglianze nella distribuzione del reddito
29 Retribuzioni Annue Lorde nel mercato italiano (2014)
30 MISURE DI DISEGUAGLIANZA In che modo si misura l ineguaglianza? DISTRIBUZIONE SOTTO UNA CERTA SOGLIA RAPPORTO TRA QUANTILE PIÙ ALTO E QUANTILE PIÙ BASSO INDICE DI GINI
31 RAPPORTO TRA QUANTILI Calcoliamo il reddito di ogni quantile Un indice di diseguaglianza è dato dal rapporto tra ultimo quantile e primo quantile Individui Reddito Quartili della popolazione Quota reddito del quartile Rapporto tra quota ultimo/primo quartile tot 97000
32 Inequality of income distribution, 2015 (income quintile share ratio)
33 CURVA DI LORENZ E INDICE DI GINI L indice di Gini si calcola come rapporto tra l area della diseguaglianza (compresa tra la linea di omogeneità e la curva di Lorenz: area scura nel grafico) e l area del triangolo OAB. Nel caso estremo in cui il reddito fosse ripartito in modo perfettamente uguale tra i cittadini, la curva di Lorenz coinciderebbe con la linea di omogeneità, e l indice di Gini è = 0 Nell altro caso estremo in cui un solo individuo avesse tutto il reddito l area della diseguaglianza sarebbe pari all area OAB, e l indice di Gini = 1
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35 Countries' income inequality (2014) according to their Gini coefficients (CIA and UN data)
36 CRESCITA DELLA DISEGUAGLIANZA Motivazioni della crescita della diseguaglianza: Globalizzazione, delocalizzazione: maggiore competitività sul mercato del lavoro Liberalizzazione, deregolamentazione: perdita di potere contrattuale da parte dei lavoratori Maggiore potere contrattuale a datori di lavoro e a manager delle grandi imprese
37 Confronti internazionali e trend indice di GINI (Rapporto annuale ISTAT, 2016)
38 Differenziali di remunerazione
39 Differenziali di remunerazione
40 IL TASSO DI POVERTÀ Il Tasso di Povertà (o percentuale di popolazione a rischio povertà) è dato dalla percentuale di popolazione il cui reddito familiare è al di sotto di un certo livello predefinito, chiamato soglia di povertà. In Europa la soglia di povertà è fissata al 60% del reddito mediano del Paese. Per esempio, se il reddito mediano è euro, allora una famiglia con un reddito di euro sarebbe classificata come povera in termini relativi.
41 SOGLIA DI REDDITO Individui Reddito Quartili della popolazione % sotto soglia reddito %< %< %< tot 97000
42 % Popolazione a rischio povertà e soglie povertà relativa 2015
43 POVERTÀ RELATIVA Una famiglia viene definita povera in termini relativi se la sua spesa per consumi è pari o al di sotto della soglia di povertà relativa, che viene calcolata sui dati dell indagine sui consumi delle famiglie.
44 POVERTÀ ASSOLUTA La soglia di povertà assoluta corrisponde, invece, alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerati essenziali, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Nel 2015, per una famiglia di due componenti adulti (18-59 anni) di un piccolo comune la soglia mensile di povertà assoluta era pari a 1030 euro, se residente nel Nord, e a 802 euro, se residente nel Mezzogiorno; saliva a 1582 euro e 1265 euro rispettivamente se nel nucleo vi fossero stati 2 figli adolescenti.
45 REDISTRIBUZIONE DEL REDDITO La redistribuzione del reddito è materia di decisione politica più che di analisi economica La scelta dipende da come la società valuta, politicamente, la maggiore o minore equità nella distribuzione del reddito Diverse teorie per la forma della funzione di benessere sociale: Bentham, Rawls, Nash
46 At-risk-of-poverty rate before and after social transfers, 2015
47 POLITICHE PER LA RIDUZIONE DELLA POVERTA SALARIO MINIMO SICUREZZA SOCIALE IMPOSTA NEGATIVA SUL REDDITO TRASFERIMENTI IN NATURA
48 LEGGI SUL SALARIO MINIMO Le leggi sul salario minimo hanno l obiettivo di garantire un tenore di vita accettabile per gli standard del sistema economico. La critica posta ad un livello del salario minimo imposto per legge è che determina un certo livello di disoccupazione. La grandezza di questo effetto dipende dall elasticità al prezzo della domanda di lavoro: più è elastica, maggiore è l effetto di riduzione della domanda. La globalizzazione ha fatto sì che la domanda di lavoro sia diventata più elastica: i lavoratori soprattutto quelli meno qualificati sono più facilmente sostituibili. Questo si verifica ancora più chiaramente nel lungo piuttosto che nel breve periodo.
49 SICUREZZA SOCIALE Il termine Sicurezza Sociale si riferisce ai diversi programmi di assistenza pubblica che forniscono un sostegno economico alle famiglie in difficoltà. Per esempio: assegni familiari, pensioni di invalidità, detrazioni fiscali, bonus bebè, programma flexicurity, etc.
50 IMPOSTA NEGATIVA Alcuni propongono l adozione di un imposta negativa sul reddito, secondo la quale chi ha un basso reddito - a prescindere dallo stato di necessità o dalle motivazioni - dovrebbe ricevere dallo stato un sussidio (imposta negativa). Il cosiddetto reddito di cittadinanza rientrerebbe in questa categoria. Le critiche a questo sistema riguardano un possibile effetto negativo sugli incentivi a procurarsi un reddito da lavoro. In ogni caso, richiederebbe un impegno finanziario che difficilmente lo Stato Italiano (dato l attuale debito pubblico) potrebbe sostenere in questo momento
51 TRASFERIMENTI IN NATURA I trasferimenti in natura sono in forma di beni e servizi piuttosto che in denaro. Buoni alimentari, contributi sul pagamento di bollette elettriche e gas, asili nido, assistenza sanitaria, alloggi, sono esempi di beni e servizi erogati alle famiglie in difficoltà. Lo stato agisce in modo paternalistico scegliendo per la famiglia il tipo di bene o servizio da acquistare.
52 IL SISTEMA TRIBUTARIO
53 - Le entrate fiscali hanno: finalità fiscali LE ENTRATE FISCALI finanziamento della spesa per l erogazione di beni e servizi ai cittadini finalità extrafiscali redistribuzione correzione fallimenti del mercato (p.es. esternalità)
54 Tassazione e redistribuzione
55 COMPOSIZIONE DELLE ENTRATE FISCALI Le Entrate Fiscali comprendono: le ENTRATE TRIBUTARIE (Imposte Dirette e Indirette) i CONTRIBUTI SOCIALI (contributi previdenziali e assicurativi)
56 INDICATORI DI PRESSIONE Pressione FISCALE = Dirette + Indirette + Contributi sociali Pil Pressione TRIBUTARIA = Dirette + Indirette Pil
57 Pressione fiscale e tributaria anno 2012
58 UN QUADRO DELLE IMPOSTE IN ITALIA - Le principali imposte del sistema tributario si distinguono in: Imposte a livello NAZIONALE (Irpef, Ires, Iva, Oli minerali, Lotterie, Isos) Imposte a livello LOCALE (Irap, Imu, addizionali Irpef) - Le imposte si distinguono in: Tassonomia delle Imposte Imposte DIRETTE : sono quelle che incidono direttamente sulla capacità contributiva (reddito o patrimonio) Imposte INDIRETTE: sono quelle che si applicano su «indicatori» della capacità contributiva (consumi, scambi)
59 Imposte Nazionali e Locali Le principali imposte a livello NAZIONALE sono: Imposte sul reddito (dirette): (IRPEF, Ires, Isos) Imposte sui consumi (indirette): (IVA, Lotterie, Oli minerali,..) Le principali imposte a livello LOCALE sono: Imposte sul reddito di famiglie (addizionale IRPEF) ed imprese (IRAP) Imposte sul patrimonio (IMU) Imposte sui servizi locali (TARI, TASI)
60 ALTRE IMPOSTE L IVA è un imposta proporzionale sul valore del bene acquistato (4% - 10% - 22%) In realtà è un imposta regressiva se si considera che la propensione marginale al consumo è maggiore per le famiglie più povere ACCISE: imposte commisurate alla quantità di prodotto => accisa sulla benzina, sulle sigarette, sui liquori
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62 STRUTTURA DELLE IMPOSTE Le imposte possono essere: PROPORZIONALI: il debito d imposta cresce proporzionalmente con l ammontare della base imponibile Esempio: IRES (Imposta sul Reddito delle Società): aliquota del 27,5% PROGRESSIVE: il debito d imposta cresce più che proporzionalmente => redistribuzione Esempio: IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche): aliquote fra il 23% e il 43% Esempio: ISOS (Imposte sostitutive sui redditi da capitale): aliquote del 26% e, per le obbligazioni di titoli di Stato, del 12,5% REGRESSIVE: il debito d imposta cresce meno che proporzionalmente
63 Aliquote Irpef 2015
64 EFFICIENZA Un sistema tributario è più efficiente di un altro se raccoglie lo stesso ammontare di risorse ad un costo inferiore per i contribuenti Un sistema tributario efficiente determina una perdita secca minimale e bassi costi amministrativi Il costo della tassazione per i contribuenti è dato da: L ammontare dell imposta Perdita secca Oneri amministrativi (monetari o non monetari: tempo, impegno)
65 PERDITA SECCA L imposizione fiscale distorce gli incentivi, e determina così una perdita secca. Per esempio, se un bene di consumo viene tassato ed un altro no, ci sarà un incentivo a sostituire il consumo del primo con il secondo, anche se a parità di costo si preferirebbe il primo. Oppure se aumenta l imposizione fiscale sui redditi da lavoro si aumentano gli incentivi per sostituire lavoro con tempo libero o, per i datori di lavoro, sostituire i lavoratori con altri che abbiano costi inferiori (meno garantiti; delocalizzati; lavoratori in nero) Questo determinerà una perdita di benessere La perdita secca della tassazione è la perdita di benessere economico subita sul mercato oltre al gettito fiscale raccolto dall amministrazione pubblica.
66 EFFICIENZA ED EQUITÀ In teoria si potrebbe adottare un sistema fiscale EFFICIENTE, ovvero che non generi alcuna perdita secca. Questo risultato potrebbe essere ottenuto se l imposta non determina effetti distorsivi né oneri amministrativi Per esempio una imposta in somma fissa (lump sum tax) non determina effettivi distorsivi se ognuno, a prescindere dalla propria capacità contributiva, è tenuto a versare l imposta. Infatti non c è modo di eludere, modificando i propri comportamenti, il versamento dell imposta.
67 EFFICIENZA ED EQUITÀ Esempio: «poll tax» in UK, introdotta da M. Thatcher a fine anni 80, era un imposta in somma fissa: ogni adulto doveva pagare una somma (quantificabile in circa 300 in media) Un contribuente con un reddito di Euro paga un imposta pari al 3% del reddito; un contribuente con un reddito di Euro paga un imposta pari all 1.5% del reddito È un imposta regressiva rispetto al reddito
68 EFFICIENZA ED EQUITA Il principio dell efficienza deve essere contemperato dal principio dell EQUITÀ Ma si deve sapere che maggiore equità comporta maggiore distorsione, e quindi maggiore perdita secca perdita di efficienza Si parla di trade-off tra efficienza ed equità Come si può valutare l equità di un sistema tributario? 1. PRINCIPIO DEL BENEFICIO 2. PRINCIPIO DELLA CAPACITÀ CONTRIBUTIVA
69 1. PRINCIPIO DEL BENEFICIO Secondo il Principio del Beneficio dovrebbe pagare di più chi fruisce di più dei beni e servizi pubblici Secondo i modelli proposti da alcuni economisti, la contribuzione individuale dovrebbe essere uguale al beneficio marginale derivante dall erogazione di beni e servizi pubblici Il principio del Beneficio terrebbe conto in qualche modo anche della capacità contributiva se fosse vera l ipotesi secondo cui i cittadini più benestanti traggono maggiore beneficio dal fatto di vivere in una società con un ampia offerta di beni e servizi pubblici, compresi quelli della pubblica sicurezza
70 2. PRINCIPIO DELLA CAPACITÀ CONTRIBUTIVA Secondo il Principio della Capacità Contributiva dovrebbe pagare di più chi ha maggiore capacità di sopportare l onere tributario, a prescindere da quanto benessere tragga dalla spesa pubblica Questo principio si collega a due nozioni: I. EQUITÀ VERTICALE: il principio dell equità verticale dice che i contribuenti con maggiore capacità contributiva dovrebbero pagare di più II. EQUITÀ ORIZZONTALE: il principio dell equità orizzontale dice che i contribuenti che hanno la stessa capacità contributiva devono pagare lo stesso ammontare Ma qual è la capacità contributiva? Si deve tener conto delle spese necessarie per curarsi, o per la cura dei figli etc.?
IL SISTEMA TRIBUTARIO
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