Metodologia di animazione, di gruppo e di comunità
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- Cornelia Lolli
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1 Metodologia di animazione, di gruppo e di comunità Maria Cinque
2 Sintesi lezione 1 Esercizio di Icebreaking: mettersi in fila per giorno di nascita Cosa è Icebreaking Nel momento iniziale per creare un clima di maggior rilassatezza e conoscenza all interno del gruppo. Altri esercizi Presentazione programma, obiettivi, testi, esame Gli svantaggi del brainstorming Brainwriting Tag Cloud
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5 Action learning Vivere un esperienza Testare & riprovare Osservare & riflettere Imparare dall esperienza Kolb (1980)
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7 Appartenenza Bisogno di riconoscersi come Il figlio di Il fratello o la sorella di Il nipote di Fino a 50 anni fa le persone venivano identificate in base alla comunità o ai gruppi di appartenenza FAMIGLIA: chiara fonte di identificazione Appartenenza religiosa o politica
8 L uomo come essere relazionale Essere in relazione è proprio l origine dell Io
9 La relazione madre- figlio
10 La relazione madre- figlio Ricerche sulle interazioni madre- bambino (Stern, 1998) Teorie dell attaccamento (Bowlby, 1975; 1983) dimostrano come la figura della madre sia un tu insostituibile per la costruzione dell io del bambino
11 Oggetto di amore madre (Winnicott) La madre come primo oggetto d amore che servirà da prototipo per tutte le altre relazioni Fondamentale per sviluppare un tessuto di relazioni significative
12 La relazione sostiene l essere, il vivere, il co- essere con gli altri nella quotidianità, nel tempo e nello spazio. Attraverso le relazioni con le persone, in uno spazio e tempo ben definiti, l uomo e la donna disegnano le proprie FISIONOMIE individuali e sociali, si auto- comprendono, comprendono il mondo in cui vivono.. (Rosati, 2015, p. 10)
13 Consapevolezza: la finestra di Johari Feedback Conosciuto agli altri Area Nota Area Cieca Apertura personale Sconosciuto Agli altri Area Privata Area Ignota Conosciuto a sè stesso Sconosciuti a se stesso
14 Consapevolezza: la finestra di Johari Feedback Conosciuto agli altri Area Nota DIMINUIRE Area cieca Apertura personale Sconosciuto Agli altri Area Privata Area Ignota Conosciuto a sè stesso Sconosciuti a se stesso
15 Area Cieca
16 Consapevolezza: la finestra di Johari Feedback Conosciuto agli altri Area Nota Area Cieca Apertura personale Sconosciuto Agli altri Area Privata Area Ignota Conosciuto a sè stesso Sconosciuti a se stesso
17 Parallazione
18 LA COMUNICAZIONE AUTENTICA
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20 Tra le persone in relazione si creano COESIONE vincoli di: COOPERAZIONE SOSTEGNO
21 Consapevolezza: la finestra di Johari Feedback Conosciuto agli altri Area Nota Area Cieca Apertura personale Sconosciuto Agli altri Area Privata Area Ignota Conosciuto a sè stesso Sconosciuti a se stesso
22 4 tappe dell interazione I II III IV Presa di coscienza e accettazione della propria identità Riconoscimento e accettazione dei limiti e delle possibilità che la realtà pone e rappresenta Riconoscimento e accettazione degli altri, delle loro identità e dei loro progetti di vita (richiede capacità EMPATICA) Capacità di decidersi per la cooperazione, per un rapporto di reciproco aiuto e di sostegno per favorire la propria e l altrui crescita umana
23 Per i primi due livelli (esercizio) I miei punti di forza I miei punti di debolezza (aree di crescita) Opportunità Minacce
24 Autovalutazione e analisi dell ambiente (SWOT) INDIVIDUO AMBIENTE
25 Analisi SWOT del passaggio dalla scuola all università PUNTI DI FORZA Esami/prove superati Consapevolezza di essere arrivati fin qui Di cosa vi sentite orgogliosi? DEBOLEZZE Paura Non conoscere nessuno Non saper da dove cominciare Non avere un metodo OPPORTUNITA Libertà : possibilità di gestire il proprio tempo e se stessi Le cose che imparo sono quelle che ho scelto ** MINACCE Libertà: nessuno mi dice cosa fare Grandi numeri: tante cose da fare, tanti colleghi, tante pagine da studiare
26 I 7 LIVELLI DI COSCIENZA DI BARRETT (1998)
27 Comportamenti da evitare Non giudicare Dare un giudizio vuol dire esprimere i propri pregiudizi, guardare l altra persona soltanto attraverso le proprie categorie di interpretazione della realtà Pollo (2000): dal mio modo di giudicare non devo pretendere la conoscenza degli altri, ma soltanto di me stesso. Non etichettare Non racchiudere l altro sotto rigide categorie: sei testardo, sei ripetitivo, sei lento Non considerare casuale l incontro Non considerare l accostamento di un Io e un Tu assolutamente casuale
28 Il dialogo educativo Non può essere ottenuto ricorrendo a tecniche Si compone di diversi elementi L ascolto attivo L introiezione dell immagine dell altro L esperienza La terziarità del messaggio La ciclicità Il divenire spazio di dialogo
29 L ascolto attivo Una comunicazione efficace è una comunicazione in cui i due interlocutori sono in grado di emettere e ricevere un messaggio decentrandosi; ciò significa che entrambi sono capaci di un ascolto e di una parola per così dire altruisti (Baldini, 1988, p. 28)
30 L ascoltatore fino e puro deve immergersi con la concentrazione fino a cogliere il senso profondo del discorso e la reale disposizione d animo di chi parla. (Plutarco)
31 Rosati, 2015, p. 22 Chi non si pone nella condizione di accettare emotivamente l altro, creerà inevitabilmente delle barriere al dialogo, non permettendo alla comunicazione di realizzarsi o di continuare. L elemento con il quale la comunicazione viene bloccata è rappresentato proprio dal non ascolto. L ascolto, infatti, nel caso in cui l altro è sentito come troppo diverso da me, vorrebbe significare una rinuncia all affermazione dal mio punto di vista e quindi del mio Io.
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33 Obiettivi dell esercizio Favorire il recupero dell atteggiamento di SILENZIO INTERIORE che facilita l accoglienza di quanto risuona fuori dal sé (Rosati, 2015, p. 24) Capirsi senza parlare Cogliere i segnali deboli, il non verbale Verbale, paraverbale, non verbale
34 Maria Montessori C è silenzio assoluto, là ove nulla, assolutamente nulla si muove. Essi [i bambini] mi guardano stupiti quando io mi fermo diritta in mezzo alla sala ed è veramente come se non ci fossi. Allora tutti fanno a gara per imitarmi e cercano di fare altrettanto. Io noto che qua e là un piede si muove quasi inavvertitamente. L attenzione ai fanciulli è richiamata su ogni parte del corpo in un ansiosa volontà di raggiungere l immobilità. Mentre essi vanno provandosi in questo sforzo, ecco veramente farsi un silenzio diverso da ciò che superficialmente si chiama silenzio: sembra che gradatamente sparisca la vita, che la sala si faccia di mano in mano vuota, come se non ci fosse più nessuno [ ]. I fanciulli restano affascinati da quel silenzio come da una loro reale conquista M. Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti, Milano 1970, p. 153
35 Per Montessori il silenzio no ha mai una valenza disciplinare ma è espressione di interiorità Educare al silenzio significa educare all ascolto I bambini della Casa montessoriana imparavano, nel silenzio, a divenire ascoltatori attenti di rumori o suoni anche minimali
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