Olga Danelone. testo di Claudio Cerritelli

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1 testo di Claudio Cerritelli

2 In copertina: In divenire / Mistico, 1999, olio su legno, 42x37 cm Giochi riflessi, 1999, tecnica mista su legno, 75x75 cm x 2

3 Giochi riflessi, 1999, china su carta, 11x11 cm x 6

4 Murales Giochi riflessi, 1999, tempera, 120x120 cm

5 Giochi riflessi, 1999, china su carta, 11x11 cm x 5

6 Giochi riflessi, 1999, olio su tela, 145x216 cm

7 Giochi riflessi, 2000, olio su tela, 160x130 cm x 2

8 Giochi riflessi, 2000, olio su tela, 110x100 cm Giochi riflessi, 2000, olio su tela, 160x200 cm

9 Giochi riflessi, 2003, olio su legno, 85x59 cm x 2

10 Giochi riflessi, 1999, olio su legno, 100x100 cm

11 Giochi riflessi, 2001, acquaforte, 21x21 cm Giochi riflessi, 2001, acquatinta, 21x21 cm

12 Giochi riflessi, 1999, olio su legno, 82x96 cm x 2

13 Giochi riflessi, 1999, olio su legno, 86x96 cm x 2

14 Giochi riflessi, 1999, olio su tela, 101x101 cm x 2

15 Giochi riflessi, 2002, olio su legno, 82x96 cm Giochi riflessi, 1999, pastello su carta, 17x17 cm

16 Giochi riflessi, 2001, acquaforte, 21x21 cm Giochi riflessi, 2001, acquaforte, 21x28 cm

17 ( un fax per la pace, catalogo 2002) Giochi riflessi, 2001, grafite su carta, 22x28 cm

18 Giochi riflessi, 2002, olio su legno, 85x59 cm x 3

19 Giochi riflessi, 2002, olio su legno, 85x59 cm x 3

20 Giochi riflessi, 2002, olio su tela, 120x230 cm

21 Giochi riflessi, 2002, olio su legno, 85x59 cm x 2

22 Giochi riflessi, 2002, acquaforte, 21x21 cm Giochi riflessi, 2000, china su carta, 10x10 cm

23 Giochi riflessi / Ossessioni in rosso, 2003, olio su legno, 85x59 cm

24 Giochi riflessi / fase uno, 2003, olio su legno, 85x80 cm

25 Giochi riflessi / fase due, 2003, olio su legno, 85x80 cm Giochi riflessi / fase tre, 2003, olio su legno, 85x80 cm

26 Giochi riflessi / schemi, 2003, olio su legno curvato, 85x81 cm x 2

27 Giochi riflessi, 2002, grafite su carta, 35x20 cm Giochi riflessi, 2002, grafite su carta, 30x20 cm Giochi riflessi, 2003, grafite su cartoncino, 29x20 cm

28 For children, 2004, tecnica mista su carta, c70x100 cm

29 senza titolo, 2003, grafite e pastello su cartoncino, 33x24 cm Giochi riflessi, 2003, acquaforte, 28x20 cmx 2

30 Aria ludica, 2004, olio su tela, 100x60 cm

31 Senza titolo, 2004, olio su legno, 85x80 cm x 2

32 Senza titolo, 2004, tecnica mista su carta, 57x78 cm

33 Se dici, 2004, olio su tela, 15x20 cm Se dici, 2004, olio su tela, 20x25 cm Se dici, 2004, olio su tela, 18x24 cm

34 C_6, 2004, inchiostro su carta, 8x8 cm

35 Se dici, 2004, acquarello su carta, 19x19 cm

36 Se dici, 2004, acquarello su carta, 22x15 cm x 3

37 Se dici 6, 2004, acquarello su carta, 58x76 cm Scritti sparsi, 2002, china su carta, 22x14 cm

38 Claudio Cerritell, 2004 Critico d arte, docente all Accademia di Brera, Milano. Della pittura di Olga Danelone, percorsi senza fine ***** * Intorno alla nozione di gioco, mentale e visivo, tangibile e astratto, Olga Danelone ha incentrato figure e simboli che si muovono sulla superficie pittorica come elementi pronti ad abbandonarla per altre avventure, senza che l immagine debba, per forza, entrare in crisi, perdere identità, smarrirsi. L impressione è che il gioco della pittura, a cui l artista sottomette ogni energia e capacità d invenzione, sia un sistema di possibilità aperto a differenti soluzioni, ugualmente legate alla dimensione del pensare e del fare: intreccio fatto di contatti e sovrapposizioni dove l esperienza dell arte non perde mai di vista la purezza delle idee e, nel contempo, le contaminazioni dei materiali e delle forme. La partita che O. D. sta giocando -con irriducibile passione- indica i rischi che ogni scelta comporta, margini invisibili da trasformare in limpide visioni, scacchiere dello spostamento che diventano luoghi sospesi della memoria, casellari in cui deporre segni come sintomi di ulteriori germinazioni di spazi. Si tratta di qualcosa che non è mai ripetibile anche se gli schemi formali si consolidano all interno delle proprie regole interne, determinando la convinzione che lo spazio immaginativo è l insieme delle superfici dipinte, compresi i tempi di pausa tra un opera e l altra, senza mai escludere gli intervalli che la riflessione teorica si concede nei confronti del fare. In effetti, ogni struttura spaziale sembra ripetersi senza modificare il senso di conquista delle forme, da una modalità di presenza all altro, dall astratto al figurale, dall impercettibile al concreto. Dentro queste oscillazioni nascono le avventure dello sguardo e gli orizzonti possibili del pensiero che corre e va. Dove? Verso percorsi senza fine. * Ciò che avvince -nella pittura di O. D. - è il tempo interno alla costruzione del gioco, i passaggi che crescono l uno sull altro, le fasi che rallentano e accelerano l assimilazione del colore, le differenze della luce, la sensibilità dell opera pittorica nel suo insieme. Per raggiungere questa sintesi occorre una forte dose di concentrazione immaginativa, e il lavoro della giovane artista è stato, in questi anni di ripetute verifiche, un tentativo di rifiutare il superfluo, l ornamento e la seduzione fine a se stessa, come caratteri deboli dell immagine, per puntare su minimi nutrimenti del colore, mutamenti radicali capaci di suggerire un massimo di estensione spaziale e temporale. La superficie dell opera, percorsa da flussi impercettibili di coloreluce, è spesso abitata da piccole icone stilizzate che richiamano forme di animali, figure di natura simbolica dislocate secondo un ordine mentale che l artista segue al di là di ogni schema prestabilito. Si tratta sempre di un gioco dell inconscio che la ragione controlla, quasi per tenere a distanza il fluire inquieto dei pensieri che affollano la mente: pensieri positivi e negativi, istinti di vita e di morte, tracce del vissuto e intuizioni ancora da vivere, ciò che si conosce e ciò di cui non si sospetta ancora l esistenza. Questo è il brivido della creazione, il desiderio di volerla assecondare ad ogni istante, quasi senza sapere dove condurrà! * Osservando ciò che O. D. ha dipinto tra il 2000 e il 2004 si avverte la presenza di elementi fantastici all interno di scelte compositive che richiamano l idea di misura, di numero e di peso. Le scacchiere del 2000 non sono mai rigorosamente geometriche ma alludono ad uno spazio dove la geometria galleggia nella luce del vuoto. Le caselle sono ombre luminose sospese davanti allo sguardo, talvolta accolgono un cerchio grafico ma sono quasi sempre libere di mostrare la purezza del pigmento. Dalla determinazione delle forme astratte nasce la possibilità di fantasticare dentro le strutture primarie dello spazio, all interno dei vuoti che diventano pieni, e viceversa. È la sensibilità della pittura a suggerire racconti e avventure che il lettore deve immaginare, facendo emergere la parte inespressa, ciò che sta nascosto tra le pieghe del linguaggio, sotto la sua pelle visibile. In modo altrettanto allusivo agiscono le opere del 2003, superfici costruite come ragnatele di linee che sovrappongono diverse indicazioni prospettiche, esili trappole della mente, gabbie sottili del pensiero entro le quali dimorano strane presenze che oscillano tra l umano e l animale. In questa stessa stagione di ricerca O. D. mette a punto una tessitura fatta di vibrazioni luminose orientate in senso verticale, stratifi- Olga Danelone

39 cazioni di linee giocate sul contrasto chiaroscurale, con varie dominanti cromatiche che assorbono ogni altra presenza. E come immergere lo sguardo dentro un fondale di luminescenze che lascia affiorare passaggi di luce, forme galleggianti, illusioni di profondità che stanno in superficie, ancora strani esseri che sembrano insetti, cavallucci marini, dettagli di flore e di faune immaginarie. * Queste descrizioni non sono importanti, del resto è sempre arduo descrivere la pittura, resta il fatto che le parole sono perlomeno utili per avvicinare il clima d immagine che O. D. privilegia nel rapporto con il colore, vale a dire la necessità di affidarsi all emozione cromatica, intesa come sentimento lirico dello spazio che va oltre la sapienza tecnica e il rigore esecutivo. Dare valore corporeo alle evanescenze della luce non sarebbe possibile attraverso il puro e semplice progetto, proprio per questo la ricerca sempre diversa dei ritmi delle pennellate consente di affrontare l opera come esperimento di qualità inedite del colore, tramiti provvisori attraverso i quali si possono raggiungere esiti non calcolabili, effetti cromatici non prevedibili. Su questa strada si muove O. D. anche quando le sue intenzioni si fanno filosofiche, diventano sentieri teorici o intense riflessioni interiori che sembrano non tenere conto dei tempi di esecuzione delle opere. In questi casi non bisogna dimenticare il piacere della pittura, l urgenza di pensarla e di farla, la necessità di viverla attraverso il gesto del rischio e il senso dell attesa, luogo delle differenze che produce un sistema variabile di forme che sconvolgono le abitudini percettive del lettore. E il lettore non può che rafforzare le sue capacità di analizzare l immagine come strumento di illuminazione della natura oscura delle cose. per via di evocazioni interiori, aspirazione dell essere, tracce indistinguibili del visibile eppure fortemente collegate all esperienza della vita. Del resto, non si può eludere il fare e il sentire l arte come materia che si trasforma tra le mani: mani che progettano e realizzano, mani che pensano e sognano, mani che non tradiscono le idee ma le trasformano senza finzioni. Il corpo e la mente del fare pittorico non ingannano mai il desiderio di fissare il colore come identità sospesa tra luce e ombra, tra opacità e splendore, come percorso che torna su se stesso a costo di ripetere le medesime strutture della forma. Per questi motivi l attuale lavoro di O. D. tende a modificare le proprie ossessioni, verificando le forme acquisite attraverso il loro spostamento sulla superficie, come se si trattasse di giocare nuove ipotesi all interno del processo creativo, rischiando qualcosa che va al di là delle regole stesse del linguaggio. Siamo di nuovo, nelle opere più recenti, ad un grado di maggiore consapevolezza di quel gioco di cui si parlava all inizio, quel sistema di possibilità che rimane la metafora più convincente per comprendere quanto l artista sta mettendo a fuoco, innescando nuovi processi di chiarificazione nel divenire della superficie. * Tra gli scritti sparsi dell artista emerge la necessità dell arte come movimento visivo che includa tutti i sentire o, come meglio viene indicato per via di allusioni concatenate, emergono questi imperativi categorici: i sensi dell arte, sentire la realtà, sentire ciò che dobbiamo = creazione. Sul filo di queste tensioni, O. D. guarda la realtà attraverso minimi passaggi che permettono di cogliere le parti segrete che stanno dietro lo spazio e il tempo apparente, presenze che si annidano tra passato e futuro attraverso la costruzione del presente. Siamo di fronte a quella dimensione che l artista capta con segni e colori difficili da identificare in una visione limpida, piuttosto essa emerge Olga Danelone

40 è nata a Udine (Italy). Compie studi pubblicitari,artistici e multimediali a Udine e ad Urbino: 79/ 81 Tecnica Pubblicitaria Cartellonista I.r.fo.p. (Udine); 84/ 89 Scuola d Arte Giovanni da Udine (Udine); 90/ 91 Graphic Computer C.S.G.(Udine); 91 Calcografia - Accademia Raffaello (Urbino); 94 Tecniche Video C.E.C.(Udine). Parallelamente al lavoro di pittrice ha svolto in principio un analisi sulla filosofia orientale e in seguito, insieme a temi scientifici, su quella occidentale. Tuttora filosofia e scienza fanno parte della sua ricerca personale e artistica. Inizia ad esporre nel Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Critici e Curatori Francesca Agostinelli, Stefano Aloisi, Marta Benedetto, Andrea Bruciati, Claudio Cerritelli, Alberto Garlini, Vania Gransinigh, Pavla Jarc, Federica Luser, Angela Madesani, Micaela Mander, Gerardo Pedicini, Enzo Santese, Paolo Toffolutti, Josko Vetrih, Sabrina Zannier. Studio: Via Roma, 137/1 S. Giovanni al Natisone (Ud) Italy Phone: info@danelone.it Web site:

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