L analisi dei rischi nelle attività lavorative e alcuni tra i principali metodi proposti : CONTROL BANDING, SOBANE-DEPARIS e SGSL

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "L analisi dei rischi nelle attività lavorative e alcuni tra i principali metodi proposti : CONTROL BANDING, SOBANE-DEPARIS e SGSL"

Transcript

1 L analisi dei rischi nelle attività lavorative e alcuni tra i principali metodi proposti : CONTROL BANDING, SOBANE-DEPARIS e SGSL Ghittori Sergio*, Berri Angelo**, Ferrari Massimo***, Grignani Elena**, Maestri Luciano*, Negri Sara*, Paola Zadra*, Imbriani Marcello *Laboratorio Studio Monitoraggio Esposizione Inquinamti Aeriformi (LabS-MEIA) Fondazione S.Maugeri IRCCS Via Ferrata, Pavia ( sghittori@fsm.i ); **U.O. Igiene Industriale & Ambientale Fondazione S. Maugeri Pavia ; *** Unità Operativa di Medicina Ambientale e Medicina Occupazionale, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Pavia, Italy Dipartimento di Medicina Preventiva, Occupazionale e di Comunità, Università degli Studi di Pavia INTRODUZIONE I datori di lavoro sono responsabili della prevenzione dei rischi presso le loro aziende. Questo obbiettivo può essere raggiunto impegnandosi alla realizzazione di interventi appropriati di prevenzione dei rischi. Il datore di lavoro in Italia, come impone il Dlgs 626/94, deve assicurare la la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori ed è quindi obbligato ad applicare i principi generali della prevenzione: Evitare, dove possibile, il rischio; Individuare e quindi valutare i rischi residui; Eliminare i rischi alla sorgente; adattare il lavoro all uomo e non viceversa. Quando si passa all attuazione pratica di questi principi condivisi si può presentare una serie di problemi : 1. problemi circa la terminologia- infatti il termine rischi, fattore di rischio, prevenzione primaria, secondaria etc. possono essere usati con significati diversi da chi partecipa a vario titolo alla realizzazione di interventi preventivi; 2. problemi circa la natura dei rischi che si affrontano ancora una volta il tecnico che affronta le problematiche preventive può essere soggetto a forme di strabismo specialistico tanto da prendere in considerazione solo le problematiche di sua competenza, trascurando ogni altro aspetto. Pertanto l Igienista industriale pensa di risolvere ogni problema con una serie di monitoraggi, il Medico del lavoro crede di risolvere il proprio compito con la sola visita medica e con una serie di esami laboratoristici, lo psicologo del lavoro ( nei pochi casi in cui può intervenire) potrebbe essere tentato di inquadrare ogni problema all interno di tematiche psicosociali, da non trascurare poi è l impiantista che talvolta fornisce impianti e attrezzi di lavoro (funzionali dal punto di vista della produzione) ma ergonomicamente poco appropriati; 3. problemi circa il coordinamento tra i soggetti che presiedono alla prevenzione (Medici del lavoro, Igienisti industriali, Responsabili Servizio Prevenzione e Protezione, Ergonomi, Psicologi del lavoro etc.) e la realtà in cui operano ( l azienda e i lavoratori); 4. problemi circa le diverse tipologie di azienda in cui si opera- l approccio ai problemi preventivi è a volte molto diverso a seconda che si debba operare in una azienda multinazionale o in una piccola o piccolissima azienda (PMI). L elenco dei problemi può essere anche maggiore e non limitato ai soli quattro punti appena ricordati. Per rispondere a questi interrogativi da tempo il mondo della prevenzione che gravita attorno al pianeta fabbrica discute, e nel tempo ha realizzato vari modelli d intervento che hanno il pregio di cercare di dare risposte concrete alle esigenze fondamentali che i problemi appena ricordati

2 pongono. Esistono a nostro avviso due criteri generali a cui i modelli fanno riferimento : il primo è di carattere squisitamente tecnico dove comporta che i modelli siano creati e organizzati da esperti del settore; il secondo fa capo ad una corrente di pensiero che inserisce il problema nell ambito della certificazione di qualità. Spesso i modelli tecnici sono stati ideati e proposti con il solo scopo di evidenziare correlazioni epidemiologiche tra rischi e patologie e propongono quindi interventi troppo parziali e/o specialistici. Tra i modelli tecnici di intervento proposti per la valutazione dei rischi nelle aziende, i più interessanti, a nostro avviso, sono i seguenti: il metodo CONTROL BANDING limitatamente alla valutazione del rischio chimico e il Metodo SOBANE DEPARIS che si propone di affrontare la valutazione dei rischi in modo globale e complessivo. I modelli che si rifanno alla certificazione di qualità talvolta privilegiano la parte formale alla parte sostanziale e può accadere che gli accertamenti dei rischi siano condotti con un marcato accanimento specialistico. Tra i metodi che si rifanno ai modelli della qualità, il sistema di gestione della sicurezza e salute dei lavoratori secondo OHSAS è sicuramente il più noto, ma in questo lavoro preferiamo accennare al sistema SGSL (Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro) in quanto nasce da una esperienza tutta Italiana.Di seguito tratteremo le caratteristiche principali dei metodi appena ricordati approfondendo per quanto possibile i criteri di utilizzo I METODI Tecnici CONTROL BANDING TOOLKIT ( un metodo COSHH) banding/ ; In Inghilterra si è sviluppato una nuova metodologia chiamata Control banding (CB) soprattutto per la valutazione del rischio chimico. Punto di partenza del CB è che: sono disponibili pochi esperti per la valutazione dei rischi, soprattutto per le imprese dei paesi in via di sviluppo; i lavoratori delle piccole e medie imprese sono penalizzate da questa situazione; gli interventi di tipo tradizionale sono troppo costosi ; i tempi necessari per rendere operativi gli interventi di bonifica sono sempre troppo lunghi; ogni tipo di intervento deve essere a basso costo, a partire per esempio dalle informazioni che devono essere comunicate dai fornitori delle sostanze chimiche utilizzate. ultimamente alcuni ricercatori hanno sviluppato modelli di CB per altri tipi di rischio. A tale proposito ricordo la relazione presentata da DAVID M. ZALK (University of California Lawrence Livermore National Laboratory, L P.O.Box 808, L-373 Livermore, CA zalk1@llnl.gov )dal titolo Consideration of Control Banding Principles to Reduce Musculoskeletal Disorders, presentata al 2nd International Control Banding Workshop: Validation and Effectiveness of Control Banding Cincinnati, Ohio, USA 2 March, 2004 Cincinnati, Ohio, USA 2 March, 2004 ( Il Bureau International du Travail (BIT), l OMS, l International occupational Hygiene Association (IOHA) e l HSE hanno stabilito una collaborazione per realizzare uno strumento da utilizzare per la valutazione del rischio chimico che possa soddisfare i punti sopra ricordati. Lo strumento d indagine si fonda sul metodo messo a punto dall HSE chiamato COSHH ( COntrol of Substance Hazardous to Health) che è disponibile gratuitamente al seguente sito:

3 Il CB si sviluppa attraverso 5 momenti: 1. classificazione delle sostanze utilizzando il loro grado di pericolosità 2. quantità di sostanza utilizzata 3. capacità di una sostanza di diffondere nell aria 4. individuazione dei metodi di controllo 5. identificazione delle schede specifiche per la prevenzione che portano l utilizzatore ad individuare la necessità di applicare misure preventive per ridurre i rischi. Di seguito analizziamo i 5 step del CB. 1. Classificazione delle sostanze utilizzando il loro grado di pericolosità, vengono prese in considerazione 6 gruppi differenti : i primi 5 gruppi sono identificati in ordine crescente di pericolosità con lettere dell alfabeto dall A ad E e sono relativi al rischio da inalazione ; con la sigla S si identificano quelle sostanze che possono essere pericolose per la cute o per gli occhi. Per determinare a quale gruppo appartiene una sostanza è necessario prendere in considerazione i seguenti punti: a) verificare se la sostanza utilizzata è uno dei solventi riportati nella tabella N 1. b) se la sostanza utilizzata è un pesticida è necessario utilizzare una procedura di valutazione particolare. c) nel caso in cui la sostanza non può essere classificata utilizzando la tabella N 1 o non è un pesticida è necessario utilizzare le frasi di rischio R e la classificazione secondo il sistema totale della classificazione che armonizza la distinzione di pericolosità delle le sostanze chimiche (GSH Globally Harmonized System per la cassificazione e la etichettatura delle sostanze chimiche) ( Le informazioni ricavate circa le frasi di rischio sono successivamente confrontate con la tabella N 2 che di seguito riportiamo. Tabella N 1. Sostanza Grado di pericolosità volatilità Acetone A&S media Butil acetato A&S media Diesel B&S bassa Etil a cetato A&S media Esano B&S media Isopropil alcol A&S media Metanolo C&S media Metil etil chetone A&S media Metil isobutil chetone B&S media Kerosene A&S bassa Percloroetilene C&S media Petrolio B&S media Toluene B&S media Tricloroetilene C&S media Mineral spirit B&S bassa Xilene A&S media

4 Tabella N 2 Grado di pericolosità A B Frase di rischio R36,R38,R65,R66 Polveri e vapori che non sono assegnati ad altre fasce di rischio R20/21/22, R40/20/21/22, R33,R67 C R23/24/25, R34, R35, R37, R39/23/24/25, R41, R43, R48/20/21/22 D R48/23/24/25, R26/27/28, R39/26/27/28, R40 Carc. Cat. 3, R60, R61, R62, R63, R64 E R40 Muta. Cat. 3, R42, R45, R46, R49 S R21, R24, R27, R34, R35, R36, R38, R40/21, R39/24, R39/27, R41, R43, R66, Sk Tipo di rischio secondo la classificazione GSH Acute toxicity (lethality), any route, class 5 Skin irritancy class 2 or 3 Eye irritancy class 2 All dusts and vapours not allocated to another band Acute toxicity (lethality), any route, class 4 Acute toxicity (systemic), any route, class 2 Acute toxicity (lethality), any route, class 3 Acute toxicity (systemic), any route, class 1 Corrosivity, subclass 1A, 1B or 1C Eye irritancy class 1 Respiratory system irritancy (GHS criteria to be agreed) Skin sensitisation Repeated exposure toxicity, any route, class 2 Acute toxicity (lethality), any route, class 1 or 2 Carcinogenicity class 2 Repeated exposure toxicity, any route, class 1 Reproductive toxicity class 1 or 2 Mutagenicity class 1 or 2 Carcinogenicity class 1 Respiratory sensitisation Acute toxicity (lethality), dermal only, class 1, 2, 3 or 4 Acute toxicity (systemic), dermal only, class 1 or 2 Corrosivity, subclass 1A, 1B or 1C Skin irritation class 2 Eye irritation class 1 or 2 Skin sensitisation Repeated exposure toxicity, dermal only, class 1 or 2 2.quantità di sostanza utilizzata Si considera quanto del prodotto chimico che viene utilizzato influisce sulla presunta esposizione e in che forma è utilizzato. La tabella N 3 permette di rispondere a queste domande. Tabella N 3 Quantità Sostanza solida Sostanza liquida peso Di solito consegnata in volume Piccola Grammi Pacchi o bottiglie Millilitri bottiglie media Kilogrammmi Barili e bidoni Litri bidoni Di solito consegnata in grande Tonnellate grande quantità Metri cubi grandi quantità 3.capacità di una sostanza di diffondere nell aria La forma fisica di una sostanza chimica influisce sulla possibilità e modalità della diffusione nell aria. Nello schema che segue noi usiamo il termine polveroso per le sostanze allo stato solido e il termine volatile per le sostanze liquide. Le sostanze più polverose o più volatili presentano una maggiore possibilità di disperdersi in aria. Per ridurre la quantità di sostanza che si disperde nell aria possono essere utilizzate materie prime nelle forme più idone. Nel caso delle sostanze solide la polverosità può essere bassa, media o alta. Bassa: pallets che non si rompono. Poca polvere è vista durante l utilizzo di PVC in pallets Media: solidi cristallini o granulari, che non si frantumano e possono dar luogo a un poco di polvere.

5 Alta: polvere fine e leggera. Quando si utilizza si formano nubi di polverosità che possono rimanere per un certo tempo nell aria. Nel caso delle sostanze liquide, la volatilità è dipendente dal punto di ebollizione, dato ricavabile dalla scheda di sicurezza. Bassa : punto di ebollizione inferiore a 150 C Media : punto di ebollizione compreso tra 50e 150 C Alta : punto di ebollizione sotto i 50 C. 4.individuazione dei metodi di controllo 1. Il metodo di controllo viene identificato in primo luogo andando ad individuare il gruppo di rischio (Hazard Group) ( che va dalla A alla E) a cui il prodotto è stato assegnato. 2. Incrociando il valore assegnato di Amounted used con le definite caratteristiche di diffusione nell aria ( low dustiness or volatility; Medium volatility; Medium dustiness; High dustiness or volatility) si identifica un certo livello. 3. Il valore IDENTIFICATO è il metodo di controllo che si dovrà utilizzare, impiegando le schede specifiche per la prevenzione indicate nello step successivo(5). 4. Se il materiale è un antiparassitario, si passa direttamente allo step 5 seguendo le indicazioni che sono suggerite dalle specifiche schede di prevenzione. Tabella N 4 Amount used Low dustiness or volatility Medium volatility Medium dustiness High dustiness or volatility Hazard group A Small Medium Large Hazard group B Small Medium Large Hazard group C Small Medium Large Hazard group D Small Medium Large Hazard group E For all hazard group E, substances, choose control approach 4 5. identificazione delle schede specifiche per la prevenzione La compilazione della Chemicals Control Tolkit Checklist permette di individuare con facilità quale Control Approach riportato nella Task Description e quale TASK CONTROL SHEET (TCS) debbano essere utilizzati in modo più opportuno. La sostanza può essere quindi o un pesticida, o una agente chimico appartenente all Hazard Group A-E o, ancora, un prodotto pericoloso per la cute. Per ciascuna delle sostanze identificate il CB propone una serie di schede operative che di seguito riportiamo PESTICIDI Se il materiale è stato identificato come pesticida, nella tabella N 5 del sistma Control banding si trovano le indicazioni circa la Task control sheet da utilizzare. Nella tabella N 6 il sistema riporta l l indice delle TCS da applicare nei metodi di controllo che vanno dall uno al quattro per le sostanze inalabili. Per le sostanze che comportano un rischio di danno cutaneo è stata preparata una scheda di utilizzo SK100. Se si deve eseguire una lavorazione in cui è suggerito

6 l ambiente. l utilizzo dei DPI è necessario consultare l istruzione R100. In una ultima tabella (N 8) il metodo in questione ha raggruppa una serie di TCS utili per la sicurezza e SOBANE- DEPARIS ( ) Il numero dei fattori di rischio e le tipologie di attività pericolose per la salute sono così numerosi che diventa impossibile studiarli in ogni loro dettaglio. Un tale impegno verrebbe poi vanificato dal fatto che, nella maggior parte dei casi, le misure preventive possono essere approntate subito in base ad una semplice osservazione (Screening) dei lavoratori stessi o di chi vive quotidianamente la situazione lavorativa.una analisi più dettagliata è necessaria quando il posto di lavoro rimane a rischio sicurezza/salute, anche dopo la attuazione dei primi interventi che potevano essere ritenuti risolutivi. In questo caso la partecipazione dell esperto diventa essenziale per la risoluzione dei casi più complessi. Questa procedura, alla apparenza spontanea, per essere produttiva deve seguire un preciso programma di intervento. A seguito di una segnalazione di un rischio, si esegue una visita ( screening ) sul posto di lavoro e si ovvia ai problemi più evidenti. Se questa procedura non è immediatamente possibile, si indice una riunione di approfondimento dell argomento ( observation ) per discutere più dettagliatamente e per identificare le eventuali soluzioni. Se il problema individuato non può essere risolto direttamente, si ricorre all aiuto di un tecnico qualificato ( analysis ) e, solo nei casi complessi e particolarmente difficili da risolvere, si fa ricorso ad un esperto ( expertise ). Questo modo di procedere deve essere molto ben dettagliato in particolare nelle fasi di screening e di observation. Di norma mancano in fabbrica gli strumenti culturali idonei per condurre tale metodi di analisi e frequentemente si preferisce delegare agli esperti la responsabilità completa degli studi e delle raccomandazioni. È viceversa necessario sviluppare idonei strumenti di osservazione da affidare a chi vive i problemi della produzione (lavoratori, dirigenti, datore di lavoro); questo è l obiettivo della strategia di gestione del rischio chiamata SOBANE. Questa strategia di intervento è stata messa a punto dal prof.malchaire dell Unité Hygiene et physiologie du travail Università catholique de Lovain ( ). La strategia SOBANE (screenings, observations, analysis, expertise), segue criteri definiti in tabella 1. Tabella 1:caratteristiche dei quattro livelli della strategia SOBANE Livello 1 Livello2 Livello 3 Livello 4 Screening Observation Analysis Expertise quando? In tutti i casi Se emerge un problema Nei casi difficili Nei casi complessi come? costi? Con semplici osservazioni Utilizzando criteri qualitativi Utilizzando criteri quantitativi Molto contenuti Contenuti Medi alti Utilizzando interventi specialistici Dieci minuti per rischio Due ore Due giorni Due settimane Da chi? Personale dell azienda Personale dell azienda Personale dell azienda + esperto in Igiene industriale Personale dell azienda + esperto in Igiene industriale + esperti specifici Situazioni interessate Posto di lavoro Molto frequente frequente Non molto frequente Poco frequente Salute Poco frequente Non molto frequente frequente specialistica Livello 1 screening L'obiettivo a questo livello è quello di identificare solo i problemi principali e di risolvere immediatamente i più semplici, quali ad esempio quella relativa un contenitore con solvente lasciato abbandonato, o allo schermo del computer mal orientato. La individuazione di queste situazioni a

7 rischio deve essere effettuata da personale aziendale, che progresssivamente accrescerà le proprie competenze in cultura della sicurezza, pur disponendo di conoscenze specifiche poco approfondite. Gli strumenti d indagine devono essere semplici e di facile comprensione ed uso e devono essere idonei per il tipo di azienda in cui si opera. Con queste osservazioni si devono privilegiare i problemi costantemente presenti rispetto a quelli occasionali. Livello 2 observation Un problema non risolto con lo screening deve essere studiato più a fondo. Il metodo deve essere, anche in questo caso semplice da acquisire e realizzare e al contempo veloce ed economico; deve essere compreso sia dagli operai che dal personale tecnico dell azienda con l aiuto di un igienista industriale. Come al Livello 1, in questo secondo livello si richiede una conoscenza approfondita del posto di lavoro nei suoi vari aspetti, durante il normale funzionamento o durante situazioni anomale. Nel corso di questo livello 2 di indagine non si prevede l utilizzo di misure. Livello 3 analysis Quando sia l impiego dello screening che dell observation non hanno permesso l adeguata riduzione del rischio, o quando rimangono dubbi sulla reale efficacia delle azioni intraprese, è necessario approfondire l argomento per la ricerca di soluzioni più soddisfacenti.per la verifica dell efficacia delle soluzioni adottate è necessario ricorrere ad un tecnico esperto in Igiene del Lavoro ( interno od esterno all azienda). Questi Igienisti dovranno lavorare in stretta collaborazione con chi ha condotto la fase 1 e 2. A questo livello gli approcci possono prevedere anche sessioni di misura le quali saranno estremamente utili per oggettivizzare e per fornire dati quantitativi da impiegare eventualmente in fase di ulteriore bonifica. Livello 4 expertise Nelle situazioni particolarmente complesse, può essere richiesto uno studio al Livello 4, con l'assistenza supplementare di un esperto con particolari competenze impiantistiche e di processo. Per poter sopperire alle carenze di conoscenze specifiche che normalmente sono presenti in chi si trova ad attuare il Livello screening il metodo Sobane propone una linea guida costituita da un protocollo di intervento che è stato chiamato DEPARIS ( Depistage partecipatif des risques). Seguendo i principi strategici del Metodo SOBANE, i criteri principali da impiegare a livello di Screening del rischio sono i seguenti: Per un suo impiego immediato da parte dei lavoratori o dei tecnici aziendali la partecipazione di un esperto può essere utile ma non deve essere indispensabile. La gestione della fase di screening deve essere semplice, deve evitare misure di alcun tipo e deve utilizzare un vocabolario non specialistico; Non deve necessariamente richiedere conoscenze specialistiche nel campo della salute e sicurezza, ma deve aver sviluppato una conoscenza approfondita dell azienda e del lavoro che si svolge; Bisogna cogliere con immediatezza i problemi che le attività lavorative manifestano; Bisogna evitare di distrarsi nella organizzazione di livelli di merito dei problemi che si incontrano, poiché tale comportamento allontana la risoluzione degli stessi; Le domande e gli argomenti trattati devo essere congruenti con il lavoro che si esamina e devono essere indirizzate verso la ricerca dei miglioramenti; La risoluzione di problemi orientata esclusivamente al rispetto degli obblighi di legge non risulta alla lunga un metodo vincente; bisogna impegnarsi invece per realizzare posti di lavori che siano graditi ai lavoratori e permettano di produrre in modo efficiente; Attraverso l intervento di screening dovrà essere possibile organizzare piani di bonifica a breve, medio e lungo periodo; Dar corpo al primo livello della strategia generale della prevenzione SOBANE.

8 Presentazione del metodo di Déparis Il metodo Deparis (Depistage partecipatif des risques) segue rigorosamente questi test di verifica. È stato pensato per essere utilizzato, quando necessario con la guida di un esperto, dai lavoratori e dai datori di lavoro in quanto la loro conoscenza della azienda in cui operano e delle attività lavorative è approfondita e specifica. I lavoratori e i datori di lavoro vengono posti in questo modo al centro dell azione preventiva ; questo non si realizza mediante la risposta a domande a un questionari, e, anzi, sono invitati a discutere del modo in cui il lavoro possa essere svolto nel modo più favorevole sia per i lavoratori che per l azienda : con Deparis la pratica tradizionale, che si concretizza tramite l utilizzo di domande o quesiti, viene abbandonata. La discussione si organizza attorno a 18 protocolli di discussione che prendono in considerazione 18 momenti particolari dell attività lavorativa: 1. Il reparto ; 2. Organizzazione tecnica fra i posti di lavoro; 3. Il posto di lavoro; 4. Rischi di incidente; 5. Comandi e segnali; 6. Attrezzatura e strumenti di lavoro; 7. Lavoro ripetuto; 8.Operazioni di movimentazione; 9. Carico mentale; 10. Illuminazione; 11. Rumore; 12. Microclima; 13. Rischio chimico e biologico; 14. Vibrazioni; 15. Rapporto esistente tra lavoratori e il lavoro ; 16. Contesto sociale (generale e, più in particolare, l azienda) in cui vivono i lavoratori; 17. Contenuto del lavoro; 18. Ambiente psicosociale L'ordine di queste tabelle non è casuale ma è stato studiato in modo da corrispondere quanto più possibile al modo in cui normalmente ci si avvicina, quando la si deve esaminare, ad una attività lavorativa ; si passa infatti dalle informazioni di carattere generale ( tabella 1 e 2) a quelle che prendono in considerazione il posto di lavoro (n 3), si affrontano successivamente i problemi della sicurezza (n 4) e di particolari aspetti dell attività (dal n 5 al n 9). I fattori ambientali (dal n 10 al n 14), che sono spesso trattati per primi, nel modello Deparis sono deliberatamente posticipati. I fattori psicologici ed organizzativi (dal n 15 al n 18) sono presi in considerazione pragmaticamente da ultimo. Esiste infatti ancora per molte aziende una certa difficoltà culturale a discutere queste problematiche. Déparis propone per ogni punto una breve descrizione della situazione ideale e un elenco dei problemi da discutere. A lato la tabella riserva uno spazio in cui il coordinatore noterà le osservazioni finalizzate a migliorare la situazione. Nella tabella esiste anche uno spazio riservato al coordinatore, utile per registrare i problemi che richiedono uno studio più approfondito (Livello 2, observation ) o che possono essere risolti utilizzano quanto emerso dalla discussione (per esempio, scegliere una sedia particolare o una attrezzatura più idonea, riesaminare l'organizzazione del lavoro, ridistribuire le responsabilità fra i lavoratori in fase di produzione...). Da ultimo, il gruppo che conduce lo studio fa una valutazione (indicatore) delle priorità con cui le modifiche devono essere realizzate. L utilizzo di un punteggio è stato scartato e si è preferito una scelta più intuitiva fatta di tre possibilità proponendo un sistema figurato intuitivo: verde: situazione soddisfacente giallo: situazione media ed ordinaria, migliorare se possibile rossa: situazione insoddisfacente, potrebbe essere pericolosa e deve essere obbligatoriamente migliorata. Al termine dell esame delle 18 tabelle quanto proposto durante la discussione è ricapitolato in una tabella terminale che riporta " chi " " che cosa " e " quando " relativamente agli interventi che devono essere realizzati. La tabella permette di elaborare un piano d'azione con una tempistica ragionata. I METODI della qualità SGSL Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro (prodotto dall UNI e INAIL nel 2001) identificato con l acronimo SGSL prendono origine dallo sviluppo della applicazione dei sistemi di qualità ISO Il SGSL (come l OHSAS 18001) opera sulla base di sequenze cicliche che si possono

9 riassumere nei seguenti punti:valutazione iniziale della situazione;creazione di una politica per la salute e la sicurezza sul lavoro; valutazione dei rischi ; pianificazione ed organizzazione del sistema;programmazione degli interventi; attuazione degli interventi;monitoraggio conseguente; riesame e verifica del miglioramento ottenuto. Dopo la realizzazione del miglioramento si rimette in moto la valutazione dei rischi (nuovi e residui) in modo da determinare un migliorare progressivo del sistema. Per consentire una prima definizione della politica per la salute il datore di lavoro o una figura da questi incaricata, dopo aver coinvolto i soggetti interessati, effettua una analisi preliminare della politica per la salute per evidenziare i punti focali dell organizzazione in relazione alla sicurezza e salute sul lavoro (SSL). L analisi è effettuata mediante colloqui/interviste con le funzioni aziendali interessate, mediante ispezioni, misurazioni, ecc., e prende in considerazione i seguenti aspetti: la storia dell insediamento; l organizzazione aziendale; gli aspetti di SSL che possono avere impatti significativi; le prescrizioni legislative e regolamentari applicabili; le prestazioni di SSL in relazione a tali prescrizioni;gli incidenti e le malattie professionali verificatesi in precedenza. L analisi preliminare è formalizzata in un documento e terrà conto anche dei risultati della valutazione del rischio già contenuta nel documento di valutazione dei rischi. Come nei sistemi di qualità ogni passaggio del processo è rintracciabile e documentato; inoltre il compimento dell intero programma risulta essere annuale. Il SGSL definisce le modalità per individuare, all interno della struttura organizzativa aziendale, le responsabilità, le procedure, i processi e le risorse per la realizzazione della politica aziendale di prevenzione, nel rispetto delle norme di salute e sicurezza vigenti. Il SGSL prevede un adozione volontaria e può avere successo ( come specificano gli stessi estensori del progetto) per le seguenti considerazioni:il monitoraggio è effettuato preferibilmente con personale interno all impresa/organizzazione; non è soggetto a certificazione da parte terza imposta da norme di legge; è economicamente giustificabile, in quanto produce anche economie di gestione; si adatta alle specifiche caratteristiche dell impresa/organizzazione; migliora le capacità di adattamento all evoluzione di leggi, regolamenti e norme di buona tecnica; non è sottoposto, in quanto tale, al controllo delle Autorità di vigilanza; coinvolge i lavoratori e i loro rappresentanti nel sistema di gestione. Discussione e Conclusioni E quasi banale affermare che in molte aziende di piccole dimensioni la prevenzione è difficile da organizzare, pianificare, attuare. Nella peggiore delle ipotesi spesso si assiste ad una carenza formale della documentazione richiesta dalla normativa. Può anche accadere che a fronte di un rispetto formale si assista ad una reale sottovalutazione del rischio. Il rischio di un incidente o l insorgenza di malattie professionali viene spesso vissuto, sia dai piccolo imprenditori sia dagli stessi lavoratori, come una naturale conseguenza dell attività lavorativa. Solo le industrie di grandi dimensioni, al contrario, hanno di solito un servizio di prevenzione e protezione inserito organicamente nei quadri direzionali, ed esiste una dialettica collaborante con i lavoratori circa i problemi legati alla salute. Nelle PMI si concentra circa il 60% della forza lavoro impiegata nel settore produttivo, con un incidenza di infortuni e di malattie professionali pari all 80 % del totale, evidenziando una frequenza di infortuni e malattie professionali più che doppia rispetto alla grande industria. Solo occasionalmente un esperto di salute e sicurezza è presente, e solo a tempo parziale, nelle PMI. Queste aziende, a parte il contatto sporadico con il Medico del Lavoro, devono fare affidamento solo su servizi di consulenza, in quanto non riescono a trovare all interno soggetti adeguatamente formati a gestire il problema salute vs/ lavoro. Se le premesse illustrate sono corrette si ricava che i metodi per la valutazione del rischio e per la sua prevenzione devono essere sviluppati prioritariamente per la PMI, prendendo consapevolezza delle loro limitate conoscenze nel campo della sicurezza e della salute professionale. Consultando la letteratura nazionale ed internazionale sono reperibili numerosi metodi di valutazione dei rischi professionali, i tre metodi che abbiamo riassunto ci sembrano i più interessanti nel panorama che

10 abbiamo prospettato. Molti metodi furono sviluppati da ricercatori che desideravano mettere in evidenza le correlazioni tra rischi e patologie conseguenti, piuttosto che far emergere dalla applicazione dei metodi stessi le soluzioni per eliminare o ridurre il rischio. Altri metodi, come per esempio l OHSAS ( Occupational Health and Safety Management System) o il SGSL sono stati creati utilizzando diversi strumenti conoscitivi. Da quanto sino ad ora prodotto si dovrebbe concludere scorati che una corretta quantificazione dell esposizione professionale e la adeguata valutazione del rischio in fabbrica sono operazioni estremamente difficili e costose e che quindi la maggior parte delle azioni finora intraprese nelle PMI ha determinato risultati modesti. È così necessario sviluppare una profonda riflessione per produrre per gli esperti di salute e sicurezza nelle attività lavorative impegnati in accertamenti in fabbrica, per i datori di lavoro e i lavoratori che sono i committenti di tale attività, nuovi strumenti culturali e scientifici idonei a realizzare proposte e progetti di intervento che siano realmente efficaci e con un rapporto costi /benefici compatibile. Una risposta alla molteplicità dei modelli a nostro avviso è il creare una profonda interconnessione tra modelli tecnici e modelli di qualità. A questo proposito crediamo che tutti e due i modelli tecnici presentati siano integrabili nel modello SGSL o OHSAS in quanto prevedono al momento dell accertamento del rischio interventi semplici e codificati. Per quanto ci riguarda, pensiamo che il Metodo SOBANE fornisca l approccio più completo ai problemi nelle attività lavorative presenti nei paesi socio-economicamente sviluppati e che una volta integrato con un sistema come l SGSL o OHSAS possa produrre risultati grandemente positivi. L operazione di attivazione e estensione di un sistema di salute e sicurezza integrato non può essere l opera di un solo ricercatore e, a nostro avviso, è richiesto uno sforzo corale e un intervento a più voci. Per questo motivo la prossima apertura in Pavia da parte dell ISPESL e della Fondazione S. Maugeri del Laboratorio per la Gestione e l Analisi dei Rischi Occupazionali potrà essere l occasione per organizzare un punto di incontro, dibattito, elaborazione per tutti quelli che vorranno affrontare la sfida della salute e della sicurezza nelle attività lavorative in un ottica di intervento integrato.

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA ing. Davide Musiani Modena- Mercoledì 8 Ottobre 2008 L art. 30 del D.Lgs 81/08 suggerisce due modelli organizzativi e di controllo considerati idonei ad avere efficacia

Dettagli

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Commissione Consultiva Permanente Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG) Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Prima di procedere

Dettagli

Commissione Consultiva Permanente ex Art. 6 DLgs 81/08. Il documento del Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG)

Commissione Consultiva Permanente ex Art. 6 DLgs 81/08. Il documento del Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG) Commissione Consultiva Permanente ex Art. 6 DLgs 81/08 Il documento del Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG) Ivo Dagazzini Rappresentante delle Regioni per la Regione Veneto Direttore

Dettagli

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE.

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE. I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE. 1 Nel panorama legislativo italiano la Salute e la Sicurezza sul Lavoro sono regolamentate da un gran numero di

Dettagli

Norme per l organizzazione - ISO serie 9000

Norme per l organizzazione - ISO serie 9000 Norme per l organizzazione - ISO serie 9000 Le norme cosiddette organizzative definiscono le caratteristiche ed i requisiti che sono stati definiti come necessari e qualificanti per le organizzazioni al

Dettagli

INTEGRAZIONE E CONFRONTO DELLE LINEE GUIDA UNI-INAIL CON NORME E STANDARD (Ohsas 18001, ISO, ecc.) Dott.ssa Monica Bianco Edizione: 1 Data: 03.12.

INTEGRAZIONE E CONFRONTO DELLE LINEE GUIDA UNI-INAIL CON NORME E STANDARD (Ohsas 18001, ISO, ecc.) Dott.ssa Monica Bianco Edizione: 1 Data: 03.12. Learning Center Engineering Management INTEGRAZIONE E CONFRONTO DELLE LINEE GUIDA UNI-INAIL CON NORME E STANDARD (Ohsas 18001, ISO, ecc.) Autore: Dott.ssa Monica Bianco Edizione: 1 Data: 03.12.2007 VIA

Dettagli

CONCETTI E DEFINIZIONI

CONCETTI E DEFINIZIONI Contenuti del DVR CONCETTI E DEFINIZIONI Valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell ambito dell organizzazione in cui essi prestano la propria

Dettagli

1.0 POLITICA AZIENDALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO

1.0 POLITICA AZIENDALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO Pagina 1 di 5 1.0 POLITICA AZIENDALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO (rif. punto 4.2 BS OHSAS 18001:2007) 1.1 SCOPO La dichiarazione di politica per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro,

Dettagli

SISTEMA DI GESTIONE SICUREZZA

SISTEMA DI GESTIONE SICUREZZA SISTEMA DI GESTIONE SICUREZZA Q.TEAM SRL Società di Gruppo Medilabor HSE Via Curioni, 14 21013 Gallarate (VA) Telefono 0331.781670 Fax 0331.708614 www.gruppomedilabor.com Azienda con Sistema Qualità, Salute

Dettagli

Il Modello di Gestione su Salute e Sicurezza sul Lavoro. 26 Marzo 2015

Il Modello di Gestione su Salute e Sicurezza sul Lavoro. 26 Marzo 2015 Il Modello di Gestione su Salute e Sicurezza sul Lavoro 26 Marzo 2015 Introduzione Cos é la specifica BS OHSAS 18001:2007 Definisce in maniera dettagliata (specification) le linee guida per l implementazione

Dettagli

Sistema di Gestione della Sicurezza CLAUDIO SOAVE

Sistema di Gestione della Sicurezza CLAUDIO SOAVE Sistema di Gestione della Sicurezza CLAUDIO SOAVE L organizzazione della sicurezza secondo D.Lgs. 81/08 Al datore di lavoro vengono attribuiti compiti di regia e di programmazione della sicurezza in azienda,

Dettagli

DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS DA LAVORO CORRELATO

DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS DA LAVORO CORRELATO «DVR _ STRESS LAVORO CORRELATO» Pagina 1 di 9 DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS DA LAVORO CORRELATO (Art. 28 comma 1 D. Lgs. 9 aprile 2008 n.81 così come modificato dal D.Lgs. 106/09) conforme

Dettagli

PROGETTO TECNICO SISTEMA DI GESTIONE QUALITA IN CONFORMITÀ ALLA NORMA. UNI EN ISO 9001 (ed. 2008) n. 03 del 31/01/09 Salvatore Ragusa

PROGETTO TECNICO SISTEMA DI GESTIONE QUALITA IN CONFORMITÀ ALLA NORMA. UNI EN ISO 9001 (ed. 2008) n. 03 del 31/01/09 Salvatore Ragusa PROGETTO TECNICO SISTEMA DI GESTIONE QUALITA IN CONFORMITÀ ALLA NORMA UNI EN ISO 9001 (ed. 2008) Revisione Approvazione n. 03 del 31/01/09 Salvatore Ragusa PROGETTO TECNICO SISTEMA QUALITA Il nostro progetto

Dettagli

Sistema di Gestione Integrata Qualità/Ambiente/Sicurezza Doc.3 Politiche aziendale. Qualità/Ambiente

Sistema di Gestione Integrata Qualità/Ambiente/Sicurezza Doc.3 Politiche aziendale. Qualità/Ambiente Pag. 1 di 5 Qualità/Ambiente L azienda Di Leo Nobile S.p.A. è nata nel 1956 a Castel San Giorgio (Sa) ed è uno stabilimento di circa m² 16.591 di cui 10.000 m² coperti, nel quale è concentrata l attività

Dettagli

SGSL UN SISTEMA PER LA GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO NELLA SCUOLA

SGSL UN SISTEMA PER LA GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO NELLA SCUOLA SGSL UN SISTEMA PER LA GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO NELLA SCUOLA COSA È IN PRATICA UN SISTEMA DI GESTIONE? L insieme delle regole e dei processi di funzionamento di un organizzazione. Comprende:

Dettagli

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007 Progettazione ed erogazione di servizi di consulenza e formazione M&IT Consulting s.r.l. Via Longhi 14/a 40128 Bologna tel. 051 6313773 - fax. 051 4154298 www.mitconsulting.it info@mitconsulting.it SVILUPPO,

Dettagli

Le regole e i modelli organizzativi

Le regole e i modelli organizzativi Dipartimento Tecnologie di Sicurezza Ex ISPESL Le regole e i modelli organizzativi Luigi Monica 29 Marzo 2011 Modelli di organizzazione e di gestione Riferimenti tecnici sui modelli di organizzazione e

Dettagli

ISA 610 e ISA 620 L'utilizzo durante la revisione dei revisori interni e degli esperti. Corso di revisione legale dei conti progredito

ISA 610 e ISA 620 L'utilizzo durante la revisione dei revisori interni e degli esperti. Corso di revisione legale dei conti progredito ISA 610 e ISA 620 L'utilizzo durante la revisione dei revisori interni e degli esperti. Corso di revisione legale dei conti progredito 1 ISA 610 USING THE WORK OF INTERNAL AUDITORS Questo principio tratta

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

GESTIONE DELLE NON CONFORMITÀ E RECLAMI

GESTIONE DELLE NON CONFORMITÀ E RECLAMI Pagina 1 di 6 Procedura Rev. Data Descrizione modifica Approvazione 3 27.04.2003 Revisione generale (unificate NC e Reclami) C.V. 4 03.09.2007 Specificazione NC a carattere ambientale C.V. 5 07.03.2008

Dettagli

Azienda Sanitaria Firenze

Azienda Sanitaria Firenze Azienda Sanitaria Firenze I Sistemi di Gestione della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro in relazione al D.Lgs. 231/01 DALLA VERIFICA DELL APPLICAZIONE FORMALE ALLA VALUTAZIONE DELL EFFICACIA DEL

Dettagli

1 La politica aziendale

1 La politica aziendale 1 La Direzione Aziendale dell Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. al livello più elevato promuove la cultura della Qualità, poiché crede che la qualità delle realizzazioni dell Impresa sia raggiungibile solo

Dettagli

POLITICA INTEGRATA QUALITÀ, AMBIENTE E SICUREZZA

POLITICA INTEGRATA QUALITÀ, AMBIENTE E SICUREZZA COMPLETIAMO IL TUO PROCESSO POLITICA INTEGRATA QUALITÀ, AMBIENTE E SICUREZZA Rifra Masterbatches S.p.A. Via T. Tasso, 8 25080 Molinetto di Mazzano (BS) Tel. +39 030 212171 Fax +39 030 2629757 R.I. 01006560179

Dettagli

INDICAZIONI OPERATIVE PER VALUTARE E PROMUOVERE L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DELLA SICUREZZA

INDICAZIONI OPERATIVE PER VALUTARE E PROMUOVERE L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DELLA SICUREZZA INDICAZIONI OPERATIVE PER VALUTARE E PROMUOVERE L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DELLA SICUREZZA Con il presente documento si precisano le modalità di intervento da adottare da parte degli Spisal per valutare

Dettagli

STANDARD OHSAS 18001:2007 E CORRISPONDENZE CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 81/2008

STANDARD OHSAS 18001:2007 E CORRISPONDENZE CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 81/2008 DECRETO LEGISLATIVO n. 81 del 9 aprile 2008 UNICO TESTO NORMATIVO in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori STANDARD OHSAS 18001:2007 E CORRISPONDENZE CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO

Dettagli

UNI EN ISO 9001:2008 Sistemi di Gestione per la Qualità: requisiti e guida per l uso

UNI EN ISO 9001:2008 Sistemi di Gestione per la Qualità: requisiti e guida per l uso SORVEGLIANZA E CERTIFICAZIONI UNI EN ISO 9001:2008 Sistemi di Gestione per la Qualità: requisiti e guida per l uso Pagina 1 di 10 INTRODUZIONE La Norma UNI EN ISO 9001:2008 fa parte delle norme Internazionali

Dettagli

BS OHSAS 18001: 2007. Occupational. Health. Safety. Assesments. Series

BS OHSAS 18001: 2007. Occupational. Health. Safety. Assesments. Series BS OHSAS 18001: 2007 Occupational Health Safety Assesments Series Prefazione La Norma è stata sviluppata per essere compatibile con le Norme: ISO 9001:2000 (Qualità) ISO 14001:2004 (Ambiente) Dr.ssa Carlotta

Dettagli

Il Processo di Valutazione dei Rischi nel Contesto Organizzativo delineato dal D.lgs.n 81/08 e smi

Il Processo di Valutazione dei Rischi nel Contesto Organizzativo delineato dal D.lgs.n 81/08 e smi DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE I^ Facoltà di Medicina e Chirurgia SERVIZIO PREVENZIONE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO Il Processo di Valutazione dei Rischi nel Contesto Organizzativo delineato dal D.lgs.n

Dettagli

4. Essere informati sui rischi e le misure necessarie per ridurli o eliminarli;

4. Essere informati sui rischi e le misure necessarie per ridurli o eliminarli; Lezione 3 Le attribuzioni del Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza Il diritto alla salute Abbiamo già sottolineato che il beneficiario ultimo del testo unico è la figura del lavoratore. La cui

Dettagli

La valutazione del rischio chimico

La valutazione del rischio chimico La valutazione del rischio chimico Introduzione Per sua stessa definizione, l agente chimico è una sostanza o un preparato di natura chimica. L agente chimico può presentarsi sotto forma di gas, vapore,

Dettagli

SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE Q.TEAM SRL Società di Gruppo Medilabor HSE Via Curioni, 14 21013 Gallarate (VA) Telefono 0331.781670 Fax 0331.708614 www.gruppomedilabor.com Azienda con Sistema Qualità,

Dettagli

Contributo di INAIL alla diffusione dell adozione di un SGSL. INAIL-DR Toscana-CONTARP

Contributo di INAIL alla diffusione dell adozione di un SGSL. INAIL-DR Toscana-CONTARP 1 Contributo di INAIL alla diffusione dell adozione di un SGSL INAIL-DR Toscana-CONTARP Contributo di INAIL alla diffusione dell adozione di un SGSL 2 Sistemi di gestione della sicurezza Un Sistema di

Dettagli

b) Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi;

b) Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi; Lezione 6 La riunione periodica (art 35) La riunione periodica è un momento di discussione sui temi della prevenzione e della tutela della salute e dell integrità psicofisica dei lavoratori, prevista per

Dettagli

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale.

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Il presente materiale didattico costituisce parte integrante del percorso formativo

Dettagli

Sviluppo Sistemi Qualit à nella Cooperazione di Abitazione

Sviluppo Sistemi Qualit à nella Cooperazione di Abitazione Sviluppo Sistemi Qualit à nella Cooperazione di Abitazione 1. OBIETTIVI DEL PROGETTO Il presente Progetto è essenzialmente finalizzato a: diffondere i principi e i concetti della Qualità come strategia

Dettagli

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell uso corretto

Dettagli

Quality-Wood ... INDICE LA CERTIFICAZIONE DELLA SICUREZZA (ISO 18001) ...

Quality-Wood ... INDICE LA CERTIFICAZIONE DELLA SICUREZZA (ISO 18001) ... Quality-Wood............. INDICE LA CERTIFICAZIONE DELLA SICUREZZA (ISO 18001) ESISTE LA CERTIFICAZIONE DELLA SICUREZZA?... 4 CHE VANTAGGI PUÒ AVERE UN AZIENDA DALLA COSTRUZIONE (E RELATIVA CERTIFICAZIONE)

Dettagli

Seminario su D.Lgs.81/08

Seminario su D.Lgs.81/08 Seminario su D.Lgs.81/08 La Valutazione del Rischio Per individuare le Misure di Prevenzione e Protezione a tutela della Salute e Sicurezza dei lavoratori Piacenza, 17/11/2010 Anna Bosi Dipartimento Sanità

Dettagli

AZIENDA SANITARIA LOCALE TO1 - SC MEDICINA LEGALE - OBITORIO CIVICO

AZIENDA SANITARIA LOCALE TO1 - SC MEDICINA LEGALE - OBITORIO CIVICO AZIENDA SANITARIA LOCALE TO1 - SC MEDICINA LEGALE - OBITORIO CIVICO PROCEDURA PR02 - Audit Interni Edizione 1 Approvata dal Direttore della SC Medicina Legale Emessa dal Referente Aziendale per la Qualità

Dettagli

Manuale di Gestione Integrata POLITICA AZIENDALE. 4.2 Politica Aziendale 2. Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI

Manuale di Gestione Integrata POLITICA AZIENDALE. 4.2 Politica Aziendale 2. Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI Pag.1 di 5 SOMMARIO 4.2 Politica Aziendale 2 Verifica RSGI Approvazione Direzione Emissione RSGI. Pag.2 di 5 4.2 Politica Aziendale La Direzione della FOMET SpA adotta e diffonde ad ogni livello della

Dettagli

Capitolo 4 - Teoria della manutenzione: la gestione del personale

Capitolo 4 - Teoria della manutenzione: la gestione del personale Capitolo 4 - Teoria della manutenzione: la gestione del personale Con il presente capitolo si chiude la presentazione delle basi teoriche della manutenzione. Si vogliono qui evidenziare alcune problematiche

Dettagli

LA NUOVA GUIDA CEI 0-10 PER LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI

LA NUOVA GUIDA CEI 0-10 PER LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI LA NUOVA GUIDA CEI 0-10 PER LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI PREMESSA Il panorama delle disposizioni all interno delle quali si pone la manutenzione è cambiato e si avverte la necessità di individuare

Dettagli

Salute e Sicurezza dei Lavoratori nella filiera del riciclo della carta: il punto di vista dell ente di certificazione. Milano 18 novembre 2008

Salute e Sicurezza dei Lavoratori nella filiera del riciclo della carta: il punto di vista dell ente di certificazione. Milano 18 novembre 2008 Elementi salienti e criticità di un Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza dei Lavoratori nella filiera del riciclo della carta: il punto di vista dell ente di certificazione. Milano 18 novembre

Dettagli

Decreto Interministeriale del 30.11.2012 Attuazione di quanto previsto dall art. 29 comma 5 del D.L.vo 81/08

Decreto Interministeriale del 30.11.2012 Attuazione di quanto previsto dall art. 29 comma 5 del D.L.vo 81/08 LE PROCEDURE STANDARDIZZATE PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI NELLE PICCOLE IMPRESE Decreto Interministeriale del 30.11.2012 Attuazione di quanto previsto dall art. 29 comma 5 del D.L.vo 81/08 (Ma anche dall

Dettagli

LA NORMA OHSAS 18001 E IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA 81/2008: IMPATTO SUL SISTEMA SANZIONATORIO

LA NORMA OHSAS 18001 E IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA 81/2008: IMPATTO SUL SISTEMA SANZIONATORIO LA NORMA OHSAS 18001 E IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA 81/2008: IMPATTO SUL SISTEMA SANZIONATORIO Studio Candussi & Partners novembre 2008 Lo Studio Candussi & Partners Lo Studio opera dal 1998 con consulenti

Dettagli

Una metodologia da utilizzare può essere così sintetizzata:

Una metodologia da utilizzare può essere così sintetizzata: 10 CRITERI TECNICI DELLE PRIORITÀ L elenco dei siti con gli indici di priorità contenuti nel presente piano, dovrà essere rivisto ed aggiornato alla luce delle risultanze emergenti dai piani di caratterizzazione.

Dettagli

I modelli normativi. I modelli per l eccellenza. I modelli di gestione per la qualità. ! I modelli normativi. ! I modelli per l eccellenza

I modelli normativi. I modelli per l eccellenza. I modelli di gestione per la qualità. ! I modelli normativi. ! I modelli per l eccellenza 1 I modelli di gestione per la qualità I modelli normativi I modelli per l eccellenza Entrambi i modelli si basano sull applicazione degli otto principi del TQM 2 I modelli normativi I modelli normativi

Dettagli

Perché le regole e come

Perché le regole e come Perché le regole e come Conseguenze sullo sviluppo umano > http://www.sistemaambiente.net/form/it/iso/2_conseguenze_sullo_sviluppo_umano.pdf Le norme ISO Il sistema di gestione aiuta > http://www.sistemaambiente.net/form/it/iso/4_sistema_di_gestione.pdf

Dettagli

Manuale del Sistema di Gestione Integrato per la Qualità e l Ambiente INDICE

Manuale del Sistema di Gestione Integrato per la Qualità e l Ambiente INDICE Pag. 1 di 5 RESPONSABILITÀ DELLA DIREZIONE INDICE 1. Scopo... 2 2. Principi guida... 2 3. Politica per la qualità e l Ambiente... 2 4. Pianificazione... 2 5. Responsabilità, autorità e comunicazione...

Dettagli

LA CERTIFICAZIONE. Dr.ssa Eletta Cavedoni Responsabile Qualità Cosmolab srl Tortona

LA CERTIFICAZIONE. Dr.ssa Eletta Cavedoni Responsabile Qualità Cosmolab srl Tortona LA CERTIFICAZIONE Dr.ssa Eletta Cavedoni Responsabile Qualità Cosmolab srl Tortona Qualità Grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti (UNI EN ISO 9000/00) Requisito Esigenza

Dettagli

Settori di attività economica

Settori di attività economica ELABORAZIONE DEI DATI QUALITATIVI Chiara Lamuraglia 1. Premessa Al fine di ottenere informazioni di carattere qualitativo che consentissero di interpretare e leggere in modo più approfondito i dati statistici,

Dettagli

SCELTA DELL APPROCCIO. A corredo delle linee guida per l autovalutazione e il miglioramento

SCELTA DELL APPROCCIO. A corredo delle linee guida per l autovalutazione e il miglioramento SCELTA DELL APPROCCIO A corredo delle linee guida per l autovalutazione e il miglioramento 1 SCELTA DELL APPROCCIO l approccio all autovalutazione diffusa può essere normale o semplificato, a seconda delle

Dettagli

«Gestione dei documenti e delle registrazioni» 1 SCOPO... 2 2 CAMPO DI APPLICAZIONE E GENERALITA... 2 3 RESPONSABILITA... 2 4 DEFINIZIONI...

«Gestione dei documenti e delle registrazioni» 1 SCOPO... 2 2 CAMPO DI APPLICAZIONE E GENERALITA... 2 3 RESPONSABILITA... 2 4 DEFINIZIONI... Pagina 1 di 6 INDICE 1 SCOPO... 2 2 CAMPO DI APPLICAZIONE E GENERALITA... 2 3 RESPONSABILITA... 2 4 DEFINIZIONI... 2 5 RESPONSABILITA... 2 5.3 DESTINATARIO DELLA DOCUMENTAZIONE... 3 6 PROCEDURA... 3 6.1

Dettagli

ing. Domenico ing. Domenico Mannelli Mannelli www mannelli info

ing. Domenico ing. Domenico Mannelli Mannelli www mannelli info ing. Domenico Mannelli www.mannelli.info info Il coordinamento Obbligo del coordinatore (art. 92 1.C). c) organizzare tra i datori di lavoro, ivi i compresi i lavoratori autonomi, la cooperazione ed il

Dettagli

Standard di competenza ENETOSH per formatori ed istruttori relativo alla sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro

Standard di competenza ENETOSH per formatori ed istruttori relativo alla sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro Standard di competenza ENETOSH per formatori ed istruttori relativo alla sicurezza e alla salute sul luogo di Ambito di competenza: sicurezza e salute sul luogo di Livello: 6 Credito: Capacità Conoscenze

Dettagli

4 Politica per la sicurezza e salute sul lavoro

4 Politica per la sicurezza e salute sul lavoro Pagina 1 di 5 4 Politica per la sicurezza e salute sul 0 Prima emissione RSGSL DdL 1/10/2010 Rev. Descrizione Compilato Approvato Data Pagina 2 di 5 4.1 Scopo La politica di SSL costituisce un riferimento

Dettagli

1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE...2 2 RIFERIMENTI... 2 3 SIGLE E DEFINIZIONI... 2 4 RESPONSABILITA...3 5 PROCEDURA...3

1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE...2 2 RIFERIMENTI... 2 3 SIGLE E DEFINIZIONI... 2 4 RESPONSABILITA...3 5 PROCEDURA...3 del 13 11 2012 Pagina 1 di 6 INDICE 1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE...2 2 RIFERIMENTI... 2 3 SIGLE E DEFINIZIONI... 2 4 RESPONSABILITA...3 5 PROCEDURA...3 5.1 Programmazione delle attività...3 5.2 Documentazione...

Dettagli

Cosa deve fare il SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE COMPITI

Cosa deve fare il SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE COMPITI Rappresenta lo spazio organizzativo che all interno dell impresa agricola deve occuparsi della gestione della sicurezza. Il responsabile del SPP viene nominato dal datore di lavoro tra i propri dipendenti

Dettagli

UTILIZZATORI A VALLE: COME RENDERE NOTI GLI USI AI FORNITORI

UTILIZZATORI A VALLE: COME RENDERE NOTI GLI USI AI FORNITORI UTILIZZATORI A VALLE: COME RENDERE NOTI GLI USI AI FORNITORI Un utilizzatore a valle di sostanze chimiche dovrebbe informare i propri fornitori riguardo al suo utilizzo delle sostanze (come tali o all

Dettagli

IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO

IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO http://www.sinedi.com ARTICOLO 27 OTTOBRE 2008 IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO PRODUZIONE DI VALORE E RISCHIO D IMPRESA Nel corso del tempo, ogni azienda deve gestire un adeguato portafoglio di strumenti

Dettagli

Contabilità generale e contabilità analitica

Contabilità generale e contabilità analitica 1/5 Contabilità generale e contabilità analitica La sfida della contabilità analitica è di produrre informazioni sia preventive che consuntive. Inoltre questi dati devono riferirsi a vari oggetti (prodotti,

Dettagli

REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: CASTELLO DI CARTE O CASSETTA DEGLI ATTREZZI PER UNA GESTIONE EFFICACE?

REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: CASTELLO DI CARTE O CASSETTA DEGLI ATTREZZI PER UNA GESTIONE EFFICACE? 13 Salone della qualità e sicurezza sul lavoro REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: CASTELLO DI CARTE O CASSETTA DEGLI ATTREZZI PER UNA GESTIONE EFFICACE? Dott. Ing. Massimo

Dettagli

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A.

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A. INDICE 1 GENERALITA... 2 2 RESPONSABILITA... 2 3 MODALITA DI GESTIONE DELLA... 2 3.1 DEI NEOASSUNTI... 3 3.2 MANSIONI SPECIFICHE... 4 3.3 PREPOSTI... 4 3.4 ALTRI INTERVENTI FORMATIVI... 4 3.5 DOCUMENTAZIONE

Dettagli

La gestione manageriale dei progetti

La gestione manageriale dei progetti PROGETTAZIONE Pianificazione, programmazione temporale, gestione delle risorse umane: l organizzazione generale del progetto Dimitri Grigoriadis La gestione manageriale dei progetti Per organizzare il

Dettagli

A cura di Giorgio Mezzasalma

A cura di Giorgio Mezzasalma GUIDA METODOLOGICA PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PIANO DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE FSE P.O.R. 2007-2013 E DEI RELATIVI PIANI OPERATIVI DI COMUNICAZIONE ANNUALI A cura di Giorgio Mezzasalma

Dettagli

AUDIT. 2. Processo di valutazione

AUDIT. 2. Processo di valutazione AUDIT 2. Processo di valutazione FASE ATTIVITA DESCRIZIONE Inizio dell'audit Inizio dell attività Costituzione del gruppo di valutazione sulla base delle competenze generali e specifiche e dei differenti

Dettagli

ISO 9001:2015 e ISO 14001:2015

ISO 9001:2015 e ISO 14001:2015 TÜV NORD CERT FAQ ISO 9001:2015 e ISO 14001:2015 Risposte alle principali domande sulle nuove revisioni degli standard ISO 9001 e ISO 14001 Da quando sarà possibile 1 certificarsi in accordo ai nuovi standard?

Dettagli

Progetto Labor - Linea 4 Emersì Sicurezza nei luoghi di lavoro ed Emersione del lavoro irregolare

Progetto Labor - Linea 4 Emersì Sicurezza nei luoghi di lavoro ed Emersione del lavoro irregolare Progetto Labor - Linea 4 Emersì Sicurezza nei luoghi di lavoro ed Emersione del lavoro irregolare Prevenzione e promozione della sicurezza Lavoro sicuro 1 LAVORO SICURO 2 1. Sicurezza: i provvedimenti

Dettagli

1. DISTRIBUZIONE Datore di Lavoro Direzione RSPP Responsabile Ufficio Tecnico Responsabile Ufficio Ragioneria (Ufficio Personale) Ufficio Segreteria

1. DISTRIBUZIONE Datore di Lavoro Direzione RSPP Responsabile Ufficio Tecnico Responsabile Ufficio Ragioneria (Ufficio Personale) Ufficio Segreteria Acquedotto Langhe e Alpi Cuneesi SpA Sede legale in Cuneo, corso Nizza 9 acquedotto.langhe@acquambiente.it www.acquambiente.it SGSL Procedura Gestione dei documenti e del 06/05/2013 1. DISTRIBUZIONE Datore

Dettagli

Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS

Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS Definizione di RLS (Art 2, comma 1, lettera i) del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81) persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per

Dettagli

Indagine sul personale in servizio presso le Sedi Centrali del Ministero della Salute Risultati 2011

Indagine sul personale in servizio presso le Sedi Centrali del Ministero della Salute Risultati 2011 Stress Lavoro-Correlato e Indagine sul personale in servizio presso le Sedi Centrali del Ministero della Salute Risultati 2011 Obiettivi Rilevare il livello di benessere percepito dai lavoratori attraverso

Dettagli

Relazione attività di Tutorato specializzato a.a. 2013/2014 I semestre

Relazione attività di Tutorato specializzato a.a. 2013/2014 I semestre Relazione attività di Tutorato specializzato a.a. 2013/2014 I semestre Nel mese di marzo, a chiusura del primo semestre, l Ufficio Orientamento e Diritto allo Studio ha monitorato il servizio di tutorato

Dettagli

4.6 APPROVVIGIONAMENTO

4.6 APPROVVIGIONAMENTO Unione Industriale 43 di 94 4.6 APPROVVIGIONAMENTO 4.6.1 Generalità Il capitolo indica le modalità con le quali la filatura conto terzi deve gestire il rapporto di subfornitura nell ambito di un sistema

Dettagli

BASILE PETROLI S.p.A. Dichiarazione Politica qualità, ambiente e sicurezza

BASILE PETROLI S.p.A. Dichiarazione Politica qualità, ambiente e sicurezza BASILE PETROLI S.p.A. Dichiarazione Politica qualità, ambiente e sicurezza Rev. 03 del 27 maggio 2008 La BASILE PETROLI S.p.A., nell ambito delle proprie attività di stoccaggio e commercializzazione di

Dettagli

IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI

IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI 12 Salone della qualità e sicurezza sul lavoro IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI NELLA GESTIONE AZIENDALE DELLA SICUREZZA Ing. Davide Musiani STUDIO TECNICO PROF. NERI S.r.l. Bologna, 12 Giugno 2009

Dettagli

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile

Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Che volontari cerchiamo? Daniela Caretto Lecce, 27-28 aprile Premessa All arrivo di un nuovo volontario l intero sistema dell associazione viene in qualche modo toccato. Le relazioni si strutturano diversamente

Dettagli

CERTIFICAZIONE ISO 14001

CERTIFICAZIONE ISO 14001 CERTIFICAZIONE ISO 14001 Il Comune di Mozzate ha ottenuto la certificazione ambientale ISO 14001 in data 30.04.2003, ha difatti impostato e mantiene attivo un Sistema di Gestione Ambientale in linea con

Dettagli

FORMAZIONE A COSTO ZERO PER FAR CRESCERE LA SICUREZZA PER LE IMPRESE DI TUTTI I SETTORI

FORMAZIONE A COSTO ZERO PER FAR CRESCERE LA SICUREZZA PER LE IMPRESE DI TUTTI I SETTORI PROGRAMMA CORSI: FORMAZIONE A COSTO ZERO PER FAR CRESCERE LA SICUREZZA PER LE IMPRESE DI TUTTI I SETTORI CORSO DI FORMAZIONE OBBLIGATORIA E AGGIORNAMENTO PER PREPOSTI E PER DIRIGENTI Art. 37 D. Lgs. 81/08

Dettagli

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico

Dettagli

GUIDA AL CALCOLO DEI COSTI DELLE ATTIVITA DI RICERCA DOCUMENTALE

GUIDA AL CALCOLO DEI COSTI DELLE ATTIVITA DI RICERCA DOCUMENTALE GUIDA AL CALCOLO DEI COSTI DELLE ATTIVITA DI RICERCA DOCUMENTALE L applicazione elaborata da Nordest Informatica e disponibile all interno del sito è finalizzata a fornirvi un ipotesi dell impatto economico

Dettagli

LA REALTA PIEMONTESE

LA REALTA PIEMONTESE LA REALTA PIEMONTESE Annalisa Lantermo S.Pre.S.A.L. TO1 Convegno Nazionale DIAGNOSI DELLA INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE: LUCI E OMBRE Torino, 20-21 settembre 2012 CAMPO DI APPLICAZIONE D.Lgs. 81/08 (art.

Dettagli

S I C U R E Z Z A I C U R E Z Z A C U R E Z Z A U R E Z Z A R E Z Z A E Z Z A Z Z A Z A A

S I C U R E Z Z A I C U R E Z Z A C U R E Z Z A U R E Z Z A R E Z Z A E Z Z A Z Z A Z A A L.R.T. 34/01 - Provincia di Grosseto - Progetto Maremma IN Sicurezza CIPA-AT Grosseto : Agenzia Formativa e Servizi in Agricoltura - www.qmtt.net/sicurezza D.Lgs. 81/08 S I C U R E Z Z A I C U R E Z Z

Dettagli

Attività federale di marketing

Attività federale di marketing Attività federale di marketing Gestione e certificazione delle sponsorizzazioni Il Feedback Web Nel piano di sviluppo della propria attività di marketing, la FIS ha adottato il sistema Feedback Web realizzato

Dettagli

Certificazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità (Norma UNI EN ISO 9001:2008)

Certificazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità (Norma UNI EN ISO 9001:2008) di Giampiero Mercuri Responsabile tecnico di certificazione CNIM rubrica Certificazione Certificazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità (Norma UNI EN ISO 9001:2008) SECONDA PARTE: lo Stage 2 di Certificazione

Dettagli

Project Cycle Management

Project Cycle Management Project Cycle Management Tre momenti centrali della fase di analisi: analisi dei problemi, analisi degli obiettivi e identificazione degli ambiti di intervento Il presente materiale didattico costituisce

Dettagli

Gestione dei documenti e delle registrazioni Rev. 00 del 11.11.08

Gestione dei documenti e delle registrazioni Rev. 00 del 11.11.08 1. DISTRIBUZIONE A tutti i membri dell organizzazione ING. TOMMASO 2. SCOPO Descrivere la gestione della documentazione e delle registrazioni del sistema di gestione 3. APPLICABILITÀ La presente procedura

Dettagli

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI Articolo 1 (Campo di applicazione) Il presente decreto si

Dettagli

Politica del Sistema di Gestione Salute, Sicurezza e Ambiente (Politica HSE)

Politica del Sistema di Gestione Salute, Sicurezza e Ambiente (Politica HSE) Procedura Politica del Sistema di Gestione Salute, Sicurezza e Ambiente (Politica HSE) TITOLO PROCEDURA TITOLO PRPOCEDURA TITOLO PROCEDURA MSG DI RIFERIMENTO: MSG HSE 1 Questo pro hse documento 009 eniservizi

Dettagli

lcertificare il Sistema di Gestione per la Qualità Certificazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità (Norma UNI EN ISO 9001:2008)

lcertificare il Sistema di Gestione per la Qualità Certificazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità (Norma UNI EN ISO 9001:2008) La rubrica Certificazione che viene inaugurata in questo numero, ha l obiettivo di mettere in condizione l utente di capire concretamente i vantaggi e le difficoltà cui si va incontro attraverso l iter

Dettagli

LA SICUREZZA SUL LAVORO LA NORMA BS OHSAS 18001 E LA CERTIFICAZIONE

LA SICUREZZA SUL LAVORO LA NORMA BS OHSAS 18001 E LA CERTIFICAZIONE G E S T I R E LA SICUREZZA SUL LAVORO LA NORMA E LA CERTIFICAZIONE Premessa La sicurezza sui luoghi di lavoro è un argomento che da molto tempo è all attenzione del nostro Paese. Gli incidenti sui luoghi

Dettagli

POLITICA PER LA QUALITÀ, L AMBIENTE, LA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E LA RESPONSABILITA SOCIALE

POLITICA PER LA QUALITÀ, L AMBIENTE, LA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E LA RESPONSABILITA SOCIALE POLITICA DEL SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO La Cooperativa sociale ITALCAPPA è consapevole dell importanza e della necessità di avvalersi di un Sistema di Gestione integrato per la qualità, l ambiente,

Dettagli

Le competenze per la gestione e lo sviluppo delle risorse umane nelle università e negli enti di ricerca

Le competenze per la gestione e lo sviluppo delle risorse umane nelle università e negli enti di ricerca Scuola di Management per le Università, gli Enti di ricerca e le Istituzioni Scolastiche Le competenze per la gestione e lo sviluppo delle risorse umane nelle università e negli enti di ricerca Dott. William

Dettagli

La Qualità il Controllo ed il Collaudo della macchina utensile. Dr. Giacomo Gelmi

La Qualità il Controllo ed il Collaudo della macchina utensile. Dr. Giacomo Gelmi La Qualità il Controllo ed il Collaudo della macchina utensile Dr. Giacomo Gelmi Che cosa è una macchina utensile? E uno spazio fisico in cui si collocano, sostenuti da adeguate strutture ed in posizioni

Dettagli

SORVEGLIANZA SANITARIA

SORVEGLIANZA SANITARIA SORVEGLIANZA SANITARIA SORVEGLIANZA SANITARIA Definizione e obiettivi Negli anni '80, nel corso di una riunione della Comunità Economica Europea, la sorveglianza sanitaria è stata definita come "la valutazione

Dettagli

GLI ASPETTI SANITARI DEL RISCHIO CHIMICO E BIOLOGICO BENEVENTO 30 NOVEMBRE 2010 DOTT. FRANCO PALLOTTA

GLI ASPETTI SANITARI DEL RISCHIO CHIMICO E BIOLOGICO BENEVENTO 30 NOVEMBRE 2010 DOTT. FRANCO PALLOTTA GLI ASPETTI SANITARI DEL RISCHIO CHIMICO E BIOLOGICO BENEVENTO 30 NOVEMBRE 2010 DOTT. FRANCO PALLOTTA Titolo IX Sostanze Pericolose Capo I Protezione da Agenti Chimici Il rischio infortuni è da ricondurre

Dettagli

La CERTIFICAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE AZIENDALE

La CERTIFICAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE AZIENDALE La CERTIFICAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE AZIENDALE CERTIQUALITY Via. G. Giardino, 4 - MILANO 02.806917.1 SANDRO COSSU VALUTATORE SISTEMI DI GESTIONE CERTIQUALITY Oristano 27 Maggio 2008 GLI STRUMENTI

Dettagli

Guida al colloquio d esame

Guida al colloquio d esame Guida al colloquio d esame Allegato A3 Requisiti e disposizioni per le candidate e i candidati così come indicatori e criteri per la valutazione dell esame orale: colloquio d esame (guida al colloquio

Dettagli

Gli 8 principi della Qualità

Gli 8 principi della Qualità LA QUALITA NEL TEMPO Qualità Artigianale fino al ventesimo secolo; Ispezione e Collaudo - fino alla prima guerra mondiale; Controllo Statistico sui prodotti - fino al 1960; Total Quality Control fino al

Dettagli

La valutazione dei rischi: requisito comune di BS 18001:2007 e D.Lgs. 81/2008

La valutazione dei rischi: requisito comune di BS 18001:2007 e D.Lgs. 81/2008 La valutazione dei rischi: requisito comune di BS 18001:2007 e D.Lgs. 81/2008 Ricordiamo che tra le finalità della BS OHSAS 18001 richiede di dimostrare che: il sistema di gestione della salute e sicurezza

Dettagli

Data Inizio : Non Specificato Termine : Non Specificato Gruppo : Costo : 300 EUR Location : Viterbo, Roma, Latina Livello :

Data Inizio : Non Specificato Termine : Non Specificato Gruppo : Costo : 300 EUR Location : Viterbo, Roma, Latina Livello : Data Inizio : Non Specificato Termine : Non Specificato Gruppo : Costo : 300 EUR Location : Viterbo, Roma, Latina Livello : Corso Modulo C per RSPP (D.Lgs 81/08 e successivi D.Lgs. 195/03) Corso di specializzazione

Dettagli