Diocesi di Brescia. dei Fanciulli e dei Ragazzi. Un rcobaleno. di Anime

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1 Diocesi di Brescia I n iziazio ne Cristia na dei Fanciulli e dei Ragazzi Un rcobaleno di Anime

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3 Introduzione È di Tertulliano l affermazione, spesso ripetuta, che cristiano non si nasce ma si diventa. Qualcuno potrebbe anche obiettare che il vangelo spesso parla dell esistenza cristiana come una nascita o una rinascita. Ma quello che Tertulliano voleva dire è chiaro: non basta essere nato dentro a una famiglia cristiana per essere autenticamente cristiano, se questa condizione non viene assunta e trasformata personalmente attraverso una decisione personale e un impegno coerente. A questo bisogno tentano di rispondere gli itinerari di iniziazione cristiana che molte diocesi e tra questa la nostra stanno sperimentando e attuando. L esistenza cristiana ha una sua struttura precisa che si può esprimere così. È esistenza che ha come sua origine e suo fondamento l amore di Dio per noi così come si è rivelato in Gesù Cristo. Vive da cristiano chi assume questo amore come memoria feconda della sua vita e lascia scaturire da questo amore pensieri, desideri, decisioni che, poco alla volta, creano la conformità con Cristo. Dall altra parte la vita cristiana si protende verso il futuro della comunione con Dio, sempre attraverso Gesù Cristo. Vive da cristiano, quindi, chi organizza tutte le molteplici speranze che scandiscono le tappe della sua vita in vista di questa speranza suprema. Ancora, proprio perché la vita cristiana procede dall amore e tende verso la comunione con Dio che è amore, l itinerario storico non può che essere un apprendistato dell amore: imparare a dire di sì alla propria vita e alla vita degli altri, a difendere la propria vita e la vita degli altri, a trasformare la propria vita in dono perché la gioia riempia la vita di tutti. Infine, tutto questo complesso di esperienza non può essere vissuto nel privato, ma unisce il cristiano agli altri in un unico corpo che è la Chiesa. Iniziazione cristiana significa introdurre tutte queste diverse dimensioni nella coscienza dell uomo credente. Questo avviene in modo pieno nella celebrazione dell Eucaristia che è insieme memoria, pegno di speranza, impulso all amore fraterno, ingresso nella comunità ecclesiale. Per questo l Eucaristia è il vertice della iniziazione cristiana. Ma, naturalmente, perché l Eucaristia produca effettivamente questo frutto, bisogna che sia celebrata col massimo di consapevolezza, di libertà, di impegno. Il cammino di ICFR, che la diocesi di Brescia ha impostato e sta cercando di attuare con coerenza, risponde a questo bisogno; desidera coinvolgere le famiglie, i genitori, nel cammino dei loro figli perché i ragazzi possano entrare consapevolmente e gioiosamente nella vita ecclesiale. È un progetto impegnativo che assume la forma del catecumenato, si fonda sull ascolto e la conoscenza della Parola di Dio, si articola in passaggi celebrativi che tendono alla Confermazione e all Eucaristia. Ma il cammino di ICFR non vuole essere rigido; ha chiaro l obiettivo, cerca gli itinerari più fecondi per raggiungere questo obiettivo; ma ha bisogno di essere adattato alle diverse situazioni dei ragazzi. La riflessione condotta insieme con gli educatori scout per definire un itinerario di iniziazione cristiana che non rinunciasse ai suoi punti essenziali ma nello stesso tempo si armonizzasse con l impegno educativo dell Associazione è un segno promettente. Non pretendiamo di imporre un passaggio rigido attraverso il quale 3

4 tutti debbono passare; desideriamo che a tutti venga offerto un cammino serio che conduca al traguardo che ci sta a cuore, quello che abbiamo delineato sopra. Non posso quindi che compiacermi del lavoro fatto da Ufficio Catechistico e AGE- SCI per arrivare a determinare meglio il cammino proposto agli scouts. Sarà saggio impegnarsi con tutte le forze per attuare nel modo migliore questo progetto; poi, tra qualche anno, bisognerà verificare i frutti del cammino per vedere di registrarlo e renderlo sempre più rispondente ai bisogni. Grazie dunque a tutti coloro che hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo; e, naturalmente: Buona Strada! mons. Luciano Monari Vescovo di Brescia 4

5 Presentazione «Sappiamo quanto il cammino di ICFR sia omogeneo e a volte anche massificante, poco individualizzato e quindi scarsamente commisurato alle esigenze di fede e di vita dei destinatari [ ]. Eppure ogni catechista sperimenta oggi quanto grande sia la diversità, sul piano della fede e del vissuto concreto dell ambiente familiare e sociale, che ogni fanciullo e ragazzo porta con sé». Con queste chiare espressioni l Ufficio Catechistico Nazionale, nella Nota del 1991 per l accoglienza e l utilizzazione del catechismo della CEI, introduceva la necessità di pensare agli itinerari differenziati di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (ICFR). Ponendosi in questa prospettiva, per il rispetto e il bene dei fanciulli e ragazzi di oggi, il nuovo modello di ICFR della diocesi di Brescia ha ritenuto doveroso fare spazio anche ad alcuni itinerari differenziati, tra i quali hanno un posto rilevante i cammini associativi. Infatti, «l esperienza conduce a dare oggi maggiore importanza alla vita associativa, che si manifesta nella molteplicità di gruppi variamente articolati. Fra i tanti, hanno rilievo i gruppi che assumono le finalità apostoliche della Chiesa, collaborano con i Pastori in modo loro proprio e trovano nella formazione spirituale e nella catechesi i momenti fondamentali della loro attività, i motivi profondi dell azione apostolica». Così si esprimeva la CEI nel documento base Il rinnovamento della catechesi del La diocesi di Brescia ha ritenuto di individuare le caratteristiche, su accennate dal testo della CEI, nell ACR e nell AGESCI, due associazioni cattoliche che da sempre hanno fatto dell educazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi l aspetto caratteristico della propria identità. Sono lieto perciò di presentare questo documento che propone il cammino dell IC- FR nella forma dell AGESCI. È il frutto di una elaborazione lenta e meditata, che ha visto impegnati, con grande spirito ecclesiale, i Responsabili e Assistenti dell AGESCI delle zone Brescia e Sebino e il Direttore dell Ufficio Catechistico Diocesano. Si tratta di una proposta che, in maniera affascinante e gioiosa, offre ai fanciulli la possibilità di fare il cammino dell ICFR nella forma di una associazione che punta molto sulla vita cristiana in gruppo, sull accoglienza e il rispetto reciproci, sul contatto con la natura e le meraviglie della creazione divina. Auspico che questo itinerario associativo di ICFR possa offrire a molti fanciulli e ragazzi l opportunità di un incontro gioioso col Signore della vita e di una significativa esperienza di vita ecclesiale. don Renato Tononi Direttore dell Ufficio Catechistico e Vicario Ep. per la Pastorale e i Laici 5

6 Lo scout cristiano nella Chiesa Un nuovo cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi in Agesci Un nuovo testo per fare catechesi Scout Quando ci verrà consegnato questo testo la domanda di tutti sarà: PERCHÉ? Vorremmo cercare una risposta, adeguata, accettabile e necessaria e che ci renda orgogliosi. Quando uscì il documento sul nuovo cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (ICFR) della Diocesi di Brescia, tra le proposte è stata annunciata la possibilità di una scelta per un cammino associativo ; un idea di per sé nuova, quasi rivoluzionaria: accettare che un fanciullo /ragazzo possa scegliere la preparazione ai sacramenti all interno di un cammino associativo. Nel documento si è affermata l ipotesi dei cammini differenziati in ACR e nell AGESCI. Certo, l AC ha già una sua dimensione ecclesiale statutaria; gli Scout, per molti sono ancora solo quelli delle tende e della natura, per tanti altri non è così e noi sappiamo bene che lo scoutismo, sul piano della catechesi, ha fatto passi notevoli di approfondimento ed esperienza: il PUC, il convegno Giona a Brescia sul capo catechista e la dimensione religiosa, e altro; è una parte fondante della nostra proposta, e di tutto questo noi ne siamo ben consapevoli. Ecco dunque l aprirsi per noi Scout dell AGESCI una nuova sfida che non possiamo non raccogliere, proprio perché è parte integrante del percorso che già proponiamo nella Pista, nel Sentiero, nella Strada. È nel nostro stile fare le cose con un progetto preciso e condiviso. È nel nostro stile dire di Sì. L ESTOTE PARATI, lo spiega bene BP, significa Essere Pronti, ma significa soprattutto prepararsi ad essere pronti. Questa è la nuova Avventura: prepararsi e progettare, affinché la Chiesa ci trovi pronti. Così, intuendo l importanza della nuova sfida, alcuni capi delle nostre due zone, scelti da noi responsabili e perciò referenti dei Consigli di Zona, si sono incontrati per alcuni anni: si trattava di capire il nostro specifico nel fare catechesi, valutando le possibilità, confrontandosi con la proposta dell ICFR per tradurla in termini scout; siamo giunti così progressivamente alla definitiva e gioiosa stesura del documento. Ora il documento è pronto ed il Vescovo ha dato il suo assenso. L AGESCI si è preparata ed è pronta. Il documento, oltre a dirci che nello scoutismo l iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi si può fare, perché tutto il metodo ha in sé una struttura iniziatica, si prefigge di aiutarci a pensare responsabilmente, inventare creativamente e progettare con competenza nuove modalità di fare catechesi e perciò di testimoniare la nostra specificità nell essere Chiesa. E il giorno in cui le nostre Comunità Parrocchiali ci chiameranno a questo Servizio, risponderemo, con gioia, sicuri, da Scout: ECCOMI, FACCIO DEL MIO MEGLIO PER ESSERE PRONTO A SERVIRE. Liliana Savoldi, Diego Zanotti don Alessandro Camadini Responsabili e Assistente AGESCI zona Brescia Sara Marmaglio, Pietro Milini don Giancarlo Pianta Responsabili e Assistente AGESCI zona Sebino 6

7 Il cuore e lo sguardo in avanti e in alto C è un espressione che, per la posizione in cui è posta nella liturgia eucaristica, scivola veloce e non viene colta facilmente nella sua bellezza. È quel brevissimo dialogo tra il celebrante e l assemblea, che introduce la grande preghiera eucaristica. Il sacerdote invita i cristiani a decollare verso le altezze vertiginose di Dio quando esclama: In alto i nostri cuori! e il popolo di Dio risponde manifestando piena sintonia: Sono rivolti al Signore!. Giunti all approvazione del percorso di Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi (ICFR) nella forma dell AGESCI per la Diocesi di Brescia, crediamo che sia bello ricordare questo dialogo esclamativo, perché indica lo stile con cui accostarsi alla gioia e alla responsabilità di accompagnare ogni percorso di catechesi e insieme il modo di percorrere questa proposta da parte di chi l accoglie. Rivolgere lo sguardo e il cuore a Dio è sempre come bere ad una sorgente di speranza, ad una fontana di grazia lungo la strada. Le parole di Gesù Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12,32) - sono un invito a cercare, a guardare a lungo, a ricordare e a vivere quella Storia di salvezza, che è manifestazione definitiva e irreversibile dei sentimenti e delle intenzioni amorevoli di Dio. La disponibilità ad ascoltare entrare profondamente in una esperienza lasciandosi attirare, che è una delle caratteristiche dello scoutismo, quando è distesa nel tempo e intensamente elaborata dentro di noi e in chi ci è affidato, introduce a grandi esperienze spirituali, senza bisogno di aggiungere altra parola se non Amen, ossia sono certo, ci credo, mi affido. Ringraziando il Vescovo di Brescia per la fiducia accordata all opera educativa dell Associazione nella Chiesa locale e tutti coloro che hanno lavorato alla progettazione di questo percorso nelle sue varie fasi, consegniamo con affetto a ciascuno di voi, Capi e Assistenti Ecclesiastici delle Zone AGESCI Brescia e Sebino, l invito ad un cuore appassionato (cfr. Lc 24,32) e ad uno sguardo in avanti e in alto : in avanti, verso Gesù, sempre, nella prova del male come nella gioia del bene, e in alto, verso il Padre, da cui veniamo e a cui andiamo, sotto il cui sguardo anche noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,28) con fiducia e serenità senza confini. Buona strada! Elena Bonetti, Marco Pietripaoli e don Andrea Lotterio Responsabili e Assistente Ecclesiastico Regionali 7

8 Note introduttive Nel 2004 la Diocesi di Brescia ha introdotto un nuovo modello di Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi (ICFR), quale attuazione del progetto della nuova evangelizzazione, resosi necessario e improcrastinabile per il nuovo contesto culturale e sociale. L obiettivo generale è la nuova evangelizzazione degli adulti, alla quale ci si è rivolti come meta principale, capace di dare la giusta attenzione prospettica anche ai cammini di ICFR. Infatti il modello di iniziazione cristiana degli adulti ha valore tipologico anche per gli altri cammini di iniziazione. La Diocesi ha riconosciuto la possibilità di effettuare il cammino di ICFR all interno del percorso dell Azione Cattolica Ragazzi (ACR) e dell Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI) 1, secondo la loro specificità associativa e metodologica, a motivo del particolare valore pedagogico di queste aggregazioni. 1 L Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), che conta più di soci, è un Associazione giovanile educativa che si propone di contribuire, nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche, alla formazione della persona secondo i principi ed il metodo dello Scoutismo, adattato ai ragazzi e alle ragazze nella realtà sociale italiana di oggi. L AGESCI è nata nel 1974, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, dall unificazione di due preesistenti associazioni, l ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani), maschile, e l AGI (Associazione Guide Italiane), femminile. Nell azione educativa l Associazione realizza il suo impegno politico, al di fuori di ogni legame o influenza di partito, tenendo conto dell operato degli altri ambienti educativi. La sua diffusione, omogenea sul territorio nazionale, testimonia l impegno civile al servizio del Paese attraverso la peculiarità del suo carisma. I principi fondamentali propri dello Scoutismo, sono proposti attraverso un modello educativo che: vede i giovani come autentici protagonisti della propria crescita, orientata alla cittadinanza attiva (autoeducazione e senso di responsabilità); è attento a riconoscere valori, aspirazioni, difficoltà e tensioni nel mondo dei giovani; deriva da una visione cristiana della vita; tiene conto della globalità della persona e quindi della necessaria armonia con se stessi, con il creato, con gli altri; offre alle ragazze e ai ragazzi la possibilità di vivere esperienze educative comuni, al di là di ogni ruolo imposto o artificiosamente costituito, aiutando a scoprire ed accogliere la propria identità di donne e uomini e a riconoscere in essa una chiamata alla piena realizzazione di sé e all accoglienza dell altro (coeducazione); vive la dimensione della fraternità internazionale, che supera le differenze di razza, nazionalità e religione, imparando ad essere cittadini del mondo e operatori di pace. I soci adulti dell Associazione sono donne ed uomini che realizzano la loro presenza di servizio come Capi nei modi propri dello Scoutismo. Ogni adulto impegnato al servizio dei ragazzi, segue un particolare iter di formazione su due livelli, uno regionale e uno nazionale, che alla sua conclusione dà diritto ad un riconoscimento valido a livello internazionale. L Associazione dalla sua fondazione ha fatto la scelta della diarchia, della compresenza cioè di un uomo e di una donna, oltre che nelle comunità educative, ad ogni livello di responsabilità associativa. L AGESCI è riconosciuta dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) e fa parte delle APS (Associazioni di Promozione Sociale), del Forum Terzo Settore, della Tavola della Pace, di Libera ed è riconosciuta dal Dipartimento di Protezione Civile. (Dal sito I documenti ufficiali di riferimento dell Associazione sono: lo Statuto Agesci: Statuto in SCOUT 15 (2008) inserto STATUTO, pp Di seguito sarà citato con AGESCI, Statuto il Patto Associativo: in nella sezione documenti ufficiali. Di seguito sarà citato con AGESCI, Patto Associativo i Regolamenti Agesci e Metodologico in nella sezione documenti ufficiali. Di seguito sarà citato con AGESCI, Reg. Met. 8

9 All interno delle Zone Brescia e Sebino dell AGESCI è nata perciò un opera di sensibilizzazione, che ha visto coinvolti gli organi istituzionali dell Associazione a livello zonale e di gruppo (assemblee di zona, Consigli di zona, Comitati di zona, Comunità Capi). Si è attivata una pattuglia - equipe di lavoro mista tra le due zone, che si è confrontata con il direttore dell Ufficio Catechesi, al fine di produrre una proposta che ottemperasse agli obiettivi dell ICFR e della metodologia Scout. Il presente documento, frutto di una mediazione sinergica tra l impianto generale dell ICFR e la metodologia Scout, è stato redatto a cura delle zone AGESCI Brescia e Sebino e sottoposto alla valutazione dell Ufficio Catechistico Diocesano e del Consiglio Episcopale Diocesano. Alcune considerazioni previe possono aiutare a cogliere come gli obiettivi proposti nell ICFR sono presenti strutturalmente nel cammino di educazione dell AGESCI. Infatti l AGESCI ha sempre testimoniato la sua attenzione alla educazione alla fede dei propri associati. Il Progetto unitario di catechesi (1983) e il Sentiero fede (1998) testimoniano la ricezione a livello associativo del Rinnovamento della catechesi auspicato dalla Chiesa italiana (1970). In diverse Parrocchie in cui sono presenti i gruppi Scout si sta già riflettendo sulla possibilità di integrare, valorizzare, responsabilizzare e riconoscere l attività Scout anche in merito all iniziazione cristiana; si sono introdotte delle sperimentazioni, frutto di una comune progettazione pastorale tra la Parrocchia, che rimane la titolare della iniziazione cristiana, e l AGE- SCI. Dalle sperimentazioni emerge come sia importante progettare insieme e vivere una profonda comunione tra Associazione e Parrocchia. Per crescere in tale comunione sarebbe auspicabile e opportuno che un membro dell Associazione fosse presente nel Consiglio Pastorale Parrocchiale per testimoniare il suo inserimento nella Parrocchia e portare il proprio contributo specifico come Associazione educativa. L Associazione, volendo seguire le Comunità Capi nella loro missione educativa, le aiuterà organizzando eventi formativi specifici, per sensibilizzarle circa la prospettiva ecclesiale della nuova evangelizzazione e circa la responsabilità di educare alla fede nell ottica dell IC. Il coinvolgimento dei Capi e della Comunità Capi è il passo fondamentale per poter tradurre l orizzonte della missione educativa in progetti concreti, attuabili, aderenti alla realtà, nella duplice fedeltà ai ragazzi e al mandato ecclesiale. 9

10 I AGESCI e nuova evangelizzazione Il presente momento storico, nel quale la Diocesi ha proposto il nuovo modello di ICFR, è per l AGESCI (zona Brescia e Sebino) un momento particolarmente significativo, poiché permette di verificare e riprogettare il proprio cammino associativo ed ecclesiale in seno alle Comunità parrocchiali e zonali. L AGESCI di Brescia - Sebino in comunione con l AGESCI regionale e nazionale ha fatto propria la prospettiva dell iniziazione cristiana, che va intesa non solo come educazione ai sacramenti, ma come educazione alla fede dei ragazzi in una prospettiva progressiva, globale, comunitaria, avendo come obiettivo l educazione alla vita. Tale obiettivo è il frutto di un cammino che ha coinvolto l AGESCI fin dal suo costituirsi come Scoutismo cattolico. Riflettere sul rapporto tra AGESCI e Nuova evangelizzazione corrisponde a ricercare anche l identità dell Associazione stessa e il suo servizio di educazione alla fede. Le parole di presentazione del Sentiero fede 2 aiutano a comprendere il ruolo e la storia dell AGESCI per l educazione alla fede: Il cammino dello Scoutismo cattolico, iniziato pochi anni dopo le prime esperienze Scout di Baden-Powell, è come un sentiero che ha ormai attraversato tutto il XX secolo, arricchendosi lungo la strada di una spiritualità sua propria, che ha alimentato la vita di fede e illuminato le scelte vocazionali di migliaia di giovani, passati dal grande gioco dello Scoutismo ad una vita di servizio giocata nelle più diverse situazioni: dall impegno quotidiano, familiare e professionale, a quello politico pubblico, fino alla scelta del sacerdozio o del monastero. In particolare il sentiero dell AGESCI, dal 1974 ad oggi, ha conosciuto alcune tappe importanti. I primi anni della nuova Associazione furono gli anni della crescita nella coscienza della propria dimensione ecclesiale, confermata dal riconoscimento ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italiana. Non erano anni facili, ma portarono l AGESCI ad inserirsi con entusiasmo nel nuovo progetto catechistico della Chiesa italiana, attraverso lo strumento originale e tuttora valido del Progetto unitario di catechesi (1983) 3. [ ] Con quel progetto unitario la Comunità Capi veniva chiamata alla responsabilità dell iniziazione cristiana dei ragazzi e dei giovani, mentre tutta l Associazione, in ciascuna delle sue branche, riceveva un forte impulso a crescere nell ascolto della Parola, nell esercizio del sacerdozio battesimale e nella edificazione del regno di Dio. Il convegno Giona del 1991 segnò un altro momento significativo di questo orientamento dell Associazione: alla luce delle 4 Costituzioni conciliari, la scelta associativa di privilegiare la presenza nel territorio e l inserimento organico nella pastorale della Chiesa particolare, portò i Capi a prendere ancor più coscienza della loro responsabilità di essere educatori alla fede. 2 AGESCI, Sentiero fede. Il progetto, Nuova Fiordaliso, Roma Si tratta di progetto organico e coerente del servizio di educazione alla fede nell orizzonte metodologico che caratterizza l Associazione. 3 AGESCI, Progetto unitario di catechesi, Fiordaliso, Roma ; D ora in poi sarà citato con l abbreviazione PUC. 10

11 AGESCI e nuova evangelizzazione Ora il sentiero continua, si affaccia all orizzonte del terzo millennio e si presenta di giorno in giorno sempre più impegnativo: l Associazione è cresciuta numericamente; sente la responsabilità per la nuova evangelizzazione che, se riguarda tutta la Chiesa, tocca particolarmente chi si occupa di giovani e di educazione; ai Capi viene richiesto perciò di essere più che mai testimoni chiari e credibili, capaci di coniugare un identità cristiana forte con un altrettanto forte capacità di dialogo e di accoglienza. 4 Tale cammino è essenziale alla vita dell Associazione stessa. Infatti nello statuto si afferma che l AGESCI «è una Associazione giovanile educativa» 5, che «liberamente promossa da credenti, vive nella comunione ecclesiale la scelta cristiana» 6. «I membri dell Associazione, che liberamente ne accettano i principi ed il metodo, sono ragazze e ragazzi, che in essa vivono, con modalità adeguate alle diverse età, una esperienza di crescita personale e di fede; e gli adulti in servizio educativo, che a tale esperienza partecipano, pur nella diversità dei ruoli, attuano la loro presenza nei modi propri dello Scoutismo e realizzando, in quanto membri della Chiesa, la loro vocazione cristiana» 7. La prospettiva della Nuova evangelizzazione è stata assunta dall AGESCI come obiettivo di educazione alla fede, infatti: l annuncio del Vangelo anima e sostiene l intera proposta educativa dell AGESCI. Le attività dell unità, il clima in essa creato, lo stile e l atteggiamento dei Capi costituiscono un luogo privilegiato per l incontro personale con Dio e per il cammino di fede del ragazzo e della ragazza. La fede è vissuta nella Chiesa; la Comunità Capi vive il suo carisma educativo inserita nella vita della Chiesa locale ed offre, con la specificità dello Scoutismo, un modo di educare alla fede e all ecclesialità. A tal fine, gruppi e unità ricercano rapporti costanti e costruttivi con organismi pastorali delle Comunità locali, cui prendono parte nei modi e nei momenti appropriati. Nel fare la proposta di fede nelle diverse età l Associazione si inserisce nel progetto catechistico della Chiesa italiana, riconoscendo nel Catechismo per la vita cristiana della CEI il principale riferimento per i contenuti da trasmettere e lo stimolo per l elaborazione di itinerari originali per condurre fanciulli, ragazzi e giovani verso la maturità della fede 8. Le prospettive della Nuova evangelizzazione e della missionarietà sono fatte proprie dall AGESCI 9 e sono attualizzate nel Sentiero fede: in tale prospettiva di evangelizzazione, la catechesi è l approfondimento sistematico del messaggio del vangelo nel cuore e nella vita degli uomini. Essa mira alla maturazione della fede, della speranza e della carità, lungo itinerari adeguati alle età e alle 4 P. Trenti A. Biondi (Presidenti del Comitato Centrale) e mons. A. Miglio (Assistente Ecclesiastico Generale) in AGESCI, Sentiero fede, cit., pp AGESCI, Statuto, art AGESCI, Statuto, art AGESCI, Statuto, art AGESCI, Reg. Met., p PUC, pp Nella prima parte del Progetto Unitario di catechesi, dopo aver indicato obiettivi, metodo e destinatari del progetto, viene proposta l iniziazione cristiana come pedagogia ecclesiale di educazione alla fede matura. 11

12 AGESCI e nuova evangelizzazione situazioni di ciascuno. [ ] Se compito della catechesi è guidare l itinerario degli uomini alla fede (RdC 30), è sempre necessario un progetto, un itinerario di iniziazione cristiana, volto alla maturazione della fede e all assunzione responsabile del proprio battesimo: attraverso l ascolto della Parola di Dio e la graduale introduzione alla vita cristiana nella Chiesa, si costruisce l unità interiore della persona, intorno ad una visione unitaria della fede, della storia e della vita 10. Educare alla fede oggi non solamente attraverso una catechesi occasionale, ma principalmente come itinerario di vita cristiana, teso allo sviluppo di una fede adulta e responsabile è la prospettiva della Chiesa italiana, che l AGESCI valorizza in modo specifico. La scelta della prospettiva della iniziazione cristiana come introduzione alla esperienza di fede e della prassi ecclesiale, è fatta propria nel PUC 11, evidenziando come la catechesi è iniziazione al mistero di Cristo nella Chiesa. La prassi ecclesiale storica ha evidenziato come il catecumenato sia stata esperienza capace di introdurre al mistero di Cristo nella Chiesa in tempi di trasformazione sociale e mutamento culturale. La pedagogia dell iniziazione è stata riconfermata primariamente per gli adulti con il Rito di iniziazione cristiana degli adulti (RICA), che è stato presentato dalla CEI come forma tipica per la formazione ecclesiale. Nel contesto della globalizzazione e della multiculturalità, l Associazione vive la dimensione di missionarietà riconoscendosi come realtà di frontiera e perciò anche aperta all accoglienza di ragazzi e giovani di altre etnie, culture e religioni, che diversamente non avrebbero agganci con la realtà ecclesiale. I Capi Scout, avendo accolto e sottoscritto nel patto associativo la triplice scelta (scout, cristiana e politica), testimoniano con il loro operato e con il progetto educativo la propria tensione a vivere e testimoniare la fede. La missionarietà è vissuta nell ottica dell educazione fondata e radicata nell umanesimo cristiano 12. La missionarietà è pure vissuta in quanto l educazione alla fede con metodo Scout è una dimensione fondamentale per la formazione sia dei Capi sia dei ragazzi. 10 AGESCI, Sentiero fede, cit., pp PUC, pp P. Alacevich (a cura di), Scoutismo, umanesimo cristiano, Nuova Fiordaliso, Roma

13 II Specificità della proposta Scout La specificità della proposta Scout come itinerario di educazione alla fede è indicata da alcuni testi e documenti, tra i quali citiamo i fondamentali 13 AGESCI, Progetto Unitario di Catechesi, Nuova Fiordaliso, Roma ; AGESCI, Sentiero fede. Il progetto, Nuova Fiordaliso, Roma 1998; AGESCI, Regolamento metodologico, Nuova Fiordaliso, Roma 1999, art Il metodo Scout Per realizzare quanto è espresso nello statuto dell AGESCI e mostrare il radicamento dell esperienza associativa nel contesto di una scelta di fede, l Associazione, essendo principalmente un istituzione educativa 14, utilizza il proprio metodo Scoutistico, i cui principi fondamentali si trovano nell opera di Baden-Powell, e sono attualizzati nello Statuto e nel Patto associativo e tradotti in un modello educativo maturato progressivamente nell esperienza dei Capi. I contenuti della proposta educativa sono orientati alla formazione del carattere, alla salute e forza fisica, all abilità manuale, e al servizio del prossimo 15, nella prospettiva dell educazione alla fede, all amore, alla co-educazione, alla cittadinanza, alla mondialità e alla pace 16. Tali contenuti e obiettivi sono perseguiti nelle varie branche in maniera adeguata all età (Lupetti e Coccinelle, Esploratori e Guide, Rover e Scolte), rispettando i tempi di crescita dei singoli e della Comunità. Ad essi si ispirano i progetti educativi dei gruppi e le attività delle unità Tra le svariate pubblicazioni in merito alla spiritualità, all educazione alla fede, alla catechesi, in ambito Scout si segnalano: AGESCI, Progetto unitario di Catechesi, Ancora, Milano 1983 e rieditato da Fiordaliso, Roma 2005; AGESCI, Sentiero fede 1. Il progetto + le schede, Nuova Fiordaliso, Roma 1998; AGESCI, Sentiero fede 2. Gli strumenti + le schede, Nuova Fiordaliso, Roma 1998; AA.VV., AGESCI: quale dimensione ecclesiale?, Nuova Fiordaliso, Roma 1993; G. Morello F. Pieri (a cura di), Documenti pontifici sullo Scoutismo, Ancora, Milano 1991; P. Alacevich (a cura di), Scoutismo, umanesimo cristiano, cit.; Assistenti Ecclesiastici AGESCI-Piemonte, Catechesi sul Vangelo di Marco, Nuova Fiordaliso, Roma 2000; id., Catechesi sul Vangelo di Giovanni, Nuova Fiordaliso, Roma 2001; id., Catechesi sul Vangelo di Matteo, Nuova Fiordaliso, Roma 2001; id., Catechesi sugli Atti degli Apostoli, Nuova Fiordaliso, Roma 2002; ; id., Catechesi sul Vangelo di Luca, Nuova Fiordaliso, Roma 2003; E. Barbotin, Scoutismo e pedagogia della fede, La Scuola, Brescia 1987; R. Del Riccio, La Preghiera in squadriglia, Nuova Fiordaliso, Roma 1996; J. Sevin, Meditazioni Scout sul Vangelo, Nuova Fiordaliso, Roma 1997; AA.VV., Taccuino di spiritualità, Nuova Fiordaliso, Roma 1997; F. Frattini C. Bettinelli, Legge Scout, legge di libertà, Nuova Fiordaliso, Roma 2005; V. Pranzini S. Settineri, Simbolismo Scout, Nuova Fiordaliso, Roma 2002; AGESCI, Manuale della Branca Lupetti e Coccinelle, Nuova Fiordaliso, Roma 2004; AGESCI, Manuale della Branca Esploratori e Guide, Nuova Fiordaliso, Roma 2001; AGESCI, Manuale della Branca Rover e Scolte, Nuova Fiordaliso, Roma 2007; R. Massa, Saggi critici sullo Scoutismo, Nuova Fiordaliso, Roma 2001; P. Bertolini V. Pranzini, Pedagogia Scout, Nuova Fiordaliso, Roma 2001; P. Olea, Giocare nella squadra di Dio, Nuova Fiordaliso, Roma 2000; A. Napolioni (a cura di), Perfetta letizia, Nuova Fiordaliso, Roma 1996; C. Gentili e L. Gentili, Fare strada con la Bibbia, Nuova Fiordaliso, Roma 2000; G. Catti, Appunti per una spiritualità Scout, Nuova Fiordaliso, Roma 2002; C. Cipolletti, Incontrare Francesco, Nuova Fiordaliso, Roma 2005; L. Spaccia, Testimoni di Pasqua, Nuova Fiordaliso, Roma Cfr. su questo aspetto il testo citato di P. Bertolini - V. Pranzini, Pedagogia Scout. 15 AGESCI, Reg. Met AGESCI, Reg. Met AGESCI, Reg. Met

14 Specificità della proposta Scout Il metodo Scout è attivo poiché si realizza in attività concrete proposte alla ragazza e al ragazzo, che sono incoraggiati ad imparare con l esperienza, la riuscita e i propri eventuali errori. Lo stile con il quale si svolgono le attività è dell imparare facendo, dando così il primato all esperienza. Tutte le attività sono realizzate nella semplicità e si fondano sull uso di mezzi poveri per una concreta educazione a questa virtù e per favorire la partecipazione alle attività da parte di ogni ragazzo e ragazza, indipendentemente dalle condizioni economiche 18. Il metodo educativo dell AGESCI è una proposta che vede i giovani come autentici protagonisti della loro crescita; deriva da una visione cristiana della vita 19 ; tiene conto della globalità della persona e quindi della necessaria armonia con se stessi, con il creato, con gli altri; è attenta a riconoscere valori, aspirazioni, difficoltà e tensioni nel mondo dei giovani 20. La proposta educativa dell Associazione si concretizza in un progetto educativo di gruppo elaborato dalla Comunità Capi (équipe educativa) che assicura l unitarietà della proposta tra le varie unità, la sua continuità tra le varie branche, il suo adattamento alle accertate necessità dell ambiente in cui il gruppo vive. Il progetto educativo di gruppo, che assume forma scritta, si muove all interno dello Statuto, del Patto associativo e del Regolamento dell Associazione. Esso è presentato ad ogni nuovo Capo che entra in Comunità Capi, illustrato alle famiglie dei ragazzi e periodicamente ridiscusso secondo le necessità. Il progetto educativo di gruppo viene concretizzato nei programmi di unità con gli strumenti specifici di ciascuna branca L itinerario di fede All interno di ogni progetto educativo di gruppo si costruiscono gli itinerari di fede per l educazione cristiana. Ogni itinerario di fede parte dalle concrete situazioni della vita dei ragazzi e delle ragazze dentro e fuori le attività Scout, per portarli a comprendere come la Parola di Dio illumini tutta la realtà della vita per rivelarne il significato umano, religioso, cristiano. L annuncio di Gesù Cristo presente nella vita della Chiesa in cammino verso il Regno, caratterizza l itinerario di fede attraverso le esperienze dell ascolto della Parola, della preghiera e della celebrazione del mistero, della testimonianza e del servizio. Tale itinerario si inquadra nel progetto educativo di gruppo e si attua nelle tappe della progressione educativa Scout attraverso la proposta di esperienze e la mediazione di simboli che facilitano l integrazione tra la fede e la vita. Corresponsabili dell educazione alla fede in Associazione sono Capi ed assistente ecclesiastico, chiamati ad essere testimoni della fede, secondo il loro specifico ministero nella Chiesa. Il servizio diviene efficace e fecondo attraverso l esemplarità delle scelte e dei comportamenti; ciò presuppone un atteggiamento interiore di crescita e specifici momenti individuali e comunitari di formazione spirituale 22. Il metodo educativo dello Scoutismo e la spiritualità Scout offrono alla AGESCI - Associazione caratterizzata da un esplicita, fondante e strutturale scelta cristiana - un terreno favorevole ed una preziosa premessa per educare i ragazzi all incontro con il Signore nella Comunità dei credenti. L educazione alla fede, pertanto, diviene momento educativo vitale, non sovrapposto o 18 AGESCI, Reg. Met Cfr. su questo aspetto il testo citato di P. Alacevich (a cura di), Scoutismo, umanesimo cristiano. 20 AGESCI, Reg. Met AGESCI, Reg. Met AGESCI, Reg. Met

15 Specificità della proposta Titolo capitolo Scout parallelo alle altre esperienze, ma parte viva di esse: la proposta cristiana viene inserita in maniera naturale in ogni esperienza vissuta nelle unità, senza farne un momento a parte, avulso dalla vita. Attraverso il metodo Scout, infatti, il legame fede-vita, indispensabile nella dinamica dell annuncio cristiano, viene rafforzato, verificandosi qui le condizioni per vivere con equilibrio e sapienza la fedeltà sia al messaggio che al destinatario: fedeltà a Dio e all uomo. Le grandi dimensioni della vita cristiana, profetica, sacerdotale e regale, che si preferisce definire, con linguaggio meno tecnico, le dimensioni dell ascolto/annuncio della Parola, della preghiera e della celebrazione, della vita morale e del servizio come espressione della carità, sono proposte ai fanciulli, ragazzi e giovani in un crescendo di significati per condurli a vivere la fede in modo progressivo e proporzionato all età. Per educare alla fede il Regolamento Metodologico prevede tre itinerari di fede da applicare alle tre fasce di età (chiamate branche) in cui si divide l iter educativo della proposta Scout che va dagli 8 ai 20/21 anni. L itinerario di fede parte dalle concrete situazioni della vita dei ragazzi e delle ragazze dentro e fuori le attività Scout, per portarli a comprendere come la Parola di Dio illumini tutta la realtà della vita, al fine di rivelarne il significato umano, religioso e cristiano. Gli itinerari sono continuamente verificati nelle staff di unità (= Capi delle unità) e periodicamente nella Comunità dei Capi, luogo della responsabilità educativa di tutto il gruppo. 3. La pedagogia Scout 23 nell educazione alla fede 24 La pedagogia Scout è ispirata ad un modello di uomo, che si esprime negli orientamenti della progressione personale, dalla Promessa alla Partenza, originando uno specifico spirito e stile di vita, i cui valori sono sintetizzati efficacemente nella Legge, nella Promessa e nel Motto. Le varie fasi del cammino Scout si esprimono nello spirito del gioco, nel senso dell avventura, nella spiritualità della strada: l educazione alla fede dei ragazzi e delle ragazze trova in questo patrimonio di valori il terreno adatto per una proposta di crescita graduale ed armonica. Naturalmente l attività di educazione alla fede trova validissimo supporto nella pedagogia Scout. Infatti l esperienza caratteristica del metodo Scout, attraverso l annuncio della Parola e la celebrazione dei sacramenti, fa dello Scoutismo un occasione di incontro con il Vangelo e un originale forma di spiritualità cristiana. Le varie fasi del cammino Scout (dalla Promessa alla Partenza) si esprimono nello spirito del gioco (per Lupetti e Coccinelle), nel senso dell avventura (per Esploratori e Guide) e nella spiritualità della strada (per Rover e Scolte): l educazione alla fede dei ragazzi e delle ragazze trova in questo patrimonio di valori il terreno adatto per una proposta di crescita graduale e armonica 25. Dopo aver scoperto il fascino dello Scoutismo, si decide liberamente di farvi parte con la promessa 26 e si accoglie la leg- 23 Su questo cfr. soprattutto il testo citato di P. Bertolini - V. Pranzini, Pedagogia Scout. 24 Vedi su questo soprattutto il testo citato di E. Barbotin, Scoutismo e pedagogia della fede. 25 AGESCI, Reg. Met Cfr. AGESCI, Reg. Met. 17. La Promessa costituisce l adesione alla Legge Scout e ai valori in essa con- 15

16 Specificità della proposta Scout ge Scout 27 che guida tutto il cammino verso la partenza 28, che è il momento di scelta di voler condividere lo stile Scout come stile di vita. 4. Progressione educativa Scout 29 Il metodo Scout aiuta la persona a sviluppare armonicamente tutta se stessa: il ragazzo è protagonista, anche se non unico responsabile, della propria crescita, secondo la sua maturazione psicologica e la sua età; il Capo fornisce, anche con il suo personale esempio, mezzi e occasioni di scelte, realizzazioni e verifiche in un clima di reciproca fiducia e di coinvolgimento di tutta la Comunità. Il metodo Scout realizzato dall AGESCI è, dunque, una proposta educativa che: vede i giovani come veri soggetti della loro crescita, deriva da una visione cristiana della vita, tiene conto della globalità della persona, è attenta a riconoscere nel mondo dei giovani valori, aspirazioni, difficoltà e tensioni. La progressione personale 30 è il processo pedagogico che consente lo sviluppo graduale e globale della persona, mediante l impegno a identificare e realizzare le proprie potenzialità. Si realizza attraverso una serie di proposte concrete che permettono di provocare e riconoscere la cre scita della persona in rapporto a determinati obiettivi. La progressione personale è unitaria, in quanto punto di riferimento dell intero percorso è la Partenza che si caratterizza come momento della scelta a compimento dell iter educativo proposto dall Associazione. Finalità della progressione personale è educare uomini e donne che indirizzino la loro volontà e tutte le loro capacità verso quello che hanno compreso essere la verità, il bene e il bello, di annunciare il Vangelo, di voler esser membri vivi della Chiesa, di voler attuare un proprio impegno di servizio. La progressione personale è graduale: in ogni fascia di età la crescita della persona si attua secondo momenti principali e ricorrenti che la pe dagogia dell AGESCI caratterizza come: - scoperta; tenuti. Essa esprime l appartenenza alla fraternità mondiale dello scoutismo e del guidismo. 27 Cfr. AGESCI: Reg. Met.18. La Legge esprime i valori che qualificano la proposta Scout e aiuta ciascun membro dell Associazione nella sua crescita morale, sociale, relazionale e di fede. Ogni suo articolo esprime concretamente un agire, un fare, che coinvolge la persona nella sua globalità. La sua caratteristica di uniformità e universalità è essenziale, pedagogicamente, per far percepire la dimensione internazionale dello Scoutismo e del guidismo e superare ogni particolarismo. Per questo motivo la Legge è anche permanente ed abitua al confronto con valori di fondo che non cambiano a seconda dei momenti e delle persone. La Legge è così formulata. La guida e lo Scout: 1. pongono il loro onore nel meritare fiducia; 2. sono leali; 3. si rendono utili ed aiutano gli altri; 4. sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e Scout; 5. sono cortesi; 6. amano e rispettano la natura; 7. sanno obbedire; 8. sorridono e cantano anche nelle difficoltà; 9. sono laboriosi ed economi; 10. sono puri di pensieri, parole e azioni. 28 Cfr. Reg met. 28: «Punto di riferimento dell intero percorso è la Partenza che si caratterizza come momento della scelta a compimento dell iter educativo proposto dall Associazione [ ]. Il cammino Scout è una opportunità per divenire persone capaci di discernere e orientare le proprie scelte, di autodeterminarsi, di vivere con un progetto, di essere buoni cittadini. L uomo e la donna della Partenza sono dunque coloro che scelgono di continuare a camminare per tutta la vita, con l aiuto di Dio, seguendo orientamenti assunti in modo consapevole; questi indicano una direzione, definiscono uno stile di vita da realizzare attraverso scelte concrete, senza le quali gli orientamenti rimangono opzioni generiche. La partenza si riconosce in chi ha fatto proprio lo stile enunciato nei valori della Promessa e della Legge Scout». 29 Cfr. AGESCI, Reg. Met Cfr. AGESCI, Sentiero fede, cit., pp

17 Specificità della proposta Scout - competenza; - responsabilità. Nella fase della scoperta si dà spazio al naturale desiderio del ragazzo di buttarsi nel gioco, favorendo la volontà di conoscere e attuare esperienze nuove, al di fuori di schemi precostituiti o usuali. Nella fase della competenza il ragazzo assume ciò che è stato scoper to come interessante per la propria vita e si impegna ad approfondirlo, impadronendosene pienamente. Nella fase della responsabilità diventa capace di rispondere concreta mente, con le conoscenze, le competenze e lo stile acquisiti, alle esigen ze che si presentano quotidianamente. La progressione personale è globale: il ragazzo è aiutato a crescere armonicamente in tutte le dimensioni della vita, nella presa di coscienza delle proprie potenzialità e nell accettazione serena dei propri limiti. L iter della progressione personali assume nelle diverse branche il nome di pista per il Lupetto e la Coccinella, sentiero per l Esploratore e la Guida, strada per il Rover e la Scolta, a motivo del simbolismo prevalente e degli aspetti tipici del metodo di ogni branca: nella branca L/C (Lupetti Coccinelle) la pista si propone di far vivere pienamente ai fanciulli e alle bambine la fanciullezza come ricchezza e come fon damento di un autentica vita adulta; nella branca E/G (Esploratori/Guide) il sentiero diviene proposta per favorire la realizzazione di una identità solida, capace di entrare in relazione con gli altri, a partire dalla condivisione dell avventura Scout con i coetanei; nella branca R/S (Rover e Scolte) la strada propone un esperienza tesa a favorire la crescita di ciascuno nell impegno dell autoeducazione, nella disponibilità al servizio del prossimo, nello sforzo di maturare scelte vocazionali per la vita. L educazione alla fede è inserita all interno della progressione personale e perciò è anch essa tesa alla crescita unitaria, progressiva e globale della persona. Anche le proposte in ambito di crescita alla fede saranno progressive, tendenti all unità del messaggio cristiano e alla sua globalità, nello spirito dell iniziazione cristiana. 5. La vita comunitaria Lo Scoutismo è una proposta di vita comunitaria, in cui ciascuno sviluppa la propria identità e ha un suo ruolo, e in cui l impegno e la responsabilità del singolo sono indispensabili per la crescita della Comunità. L esperienza comunitaria aiuta il ragazzo e la ragazza ad acquistare fiducia in se stessi e ad aprirsi agli altri, grazie al senso di appartenenza e al clima di fraternità, di gioia, di rispetto e di fiducia che caratterizzano la Comunità. In particolare l esperienza comunitaria insegna: il metodo democratico nell assunzione e nell esecuzione delle decisioni, tramite il coinvolgimento di tutti i membri della Comunità; la conoscenza dei punti di vista altrui, il confronto con i propri, la ricerca di punti di vista comuni, alla luce dei valori della Legge, della Promessa e del Motto; la progressiva assunzione di impegni e responsabilità attraverso il graduale sviluppo dei ruoli, degli incarichi e delle funzioni. È opportuno che il numero dei ragazzi e/o delle ragazze nelle unità sia tale da consentire l instaurarsi di un reale legame di fratellanza e di un sentimento di appartenenza alla Comunità e la verifica della progressione personale di tutti 31. Gli adulti in servizio educativo presenti nel Gruppo formano la Comunità Capi che ha per scopo: l elaborazione e la gestione del Progetto educativo 32 ; l approfondimento dei proble- 31 Cfr. AGESCI, Reg. Met La comunità educante è coinvolta in tutte le fasi di elaborazione del progetto: analisi della realtà, scelta degli obiettivi educativi, programmazione pluriennale e annuale, esecuzione delle attività, verifica continua e periodica. 17

18 Specificità della proposta Scout mi educativi; la formazione permanente e la cura del tirocinio degli adulti in servizio educativo; l inserimento e la presenza dell Associazione nell ambiente locale. Tutto il lavoro Scout è per esigenza metodologica esperienza comunitaria. I rapporti con la Comunità ecclesiale sono da costruire con sapienza e intelligenza. I gruppi bene integrati nelle Parrocchie sono quelli che sono stati animati dai Capigruppo e dagli Assistenti ecclesiastici che avevano ed hanno come obiettivo la costruzione della Comunione ecclesiale. Tale obiettivo deve essere progettato, reso operativo e verificato, poiché non è un punto di partenza, ma una vetta alla quale sempre tendere e orientarsi. Lo Spirito comunitario richiede il reciproco impegno dell AGESCI e delle Parrocchie nella conoscenza reciproca e nella comunicazione. La dimensione ecclesiale del gruppo Scout è affermata, non solo attraverso la nomina dell Assistente Ecclesiastico 33 da parte del Vescovo, ma anche dalla scelta cristiana richiesta ai Capi dal medesimo statuto 34 attraverso l adesione al Patto associativo 35. Per crescere in tale spirito di comunione sembra opportuno suggerire un tavolo di lavoro parrocchiale ove l elaborazione sinergica del progetto pastorale attiva energie e potenzialità che diversamente sarebbero presenti, ma autonome. 33 Cfr. AGESCI, Statuto, cit., art. 9: «Gli Assistenti ecclesiastici sono sacerdoti corresponsabili del Progetto educativo Scout all interno delle Unità, delle Comunità Capi e degli altri livelli associativi. Essi vi esercitano il mandato sacerdotale che viene loro affidato dal Vescovo e insieme con gli altri Capi annunciano e testimoniano la proposta cristiana». 34 Cfr. AGESCI, Statuto, cit., art AGESCI, Patto Associativo, cit., p. 3: «LA SCELTA CRISTIANA - I Capi accolgono il messaggio di salvezza di Cristo e, in forza della loro vocazione battesimale, scelgono di farlo proprio nell annuncio e nella testimonianza, secondo la fede che è loro donata da Dio. Gesù Cristo è, infatti, la parola incarnata di Dio e perciò stesso l unica verità capace di salvare l uomo. Questa salvezza, che si manifesta nella resurrezione di Cristo, ci dà la speranza certezza che ogni partecipazione alla sofferenza e alla morte di Gesù, nei suoi e nostri fratelli, è garanzia di quella vita che Egli ci è venuto a portare con pienezza. Siamo così uniti dall amore di Dio con tutti coloro che hanno questa stessa speranza e ci sentiamo responsabili, da laici e con il nostro carisma e mandato di educatori, di partecipare alla crescita di questo corpo che è la Chiesa, popolo di Dio che cammina nella storia. Operiamo in comunione con coloro che Dio ha posto come pastori e in spirito di collaborazione con chi si impegna nell evangelizzazione e nella formazione cristiana delle giovani generazioni, anche partecipando alla programmazione pastorale. Per vivere questa esperienza di fede, che deve sempre crescere e rinnovarsi nell ascolto della Parola di Dio, nella preghiera e nella vita sacramentale, apparteniamo a comunità che trovano il loro momento privilegiato nella celebrazione dell Eucaristia e che si sforzano di informare la loro vita a uno spirito di servizio, come espressione concreta della carità. La Comunità Capi propone in modo esplicito ai ragazzi, con il metodo e la spiritualità che caratterizzano lo Scoutismo, l annuncio di Cristo, perché anch essi si sentano personalmente interpellati da Dio e gli rispondano secondo coscienza. Per questo impegno la Comunità Capi sostiene la crescita spirituale dei suoi Capi. L AGESCI si propone come Associazione di frontiera, che spesso rappresenta per molti ragazzi l unica occasione di ricevere un annuncio di fede. In una realtà sempre più multiculturale cogliamo come occasione di crescita reciproca l accoglienza nelle Unità di ragazze e ragazzi di altre confessioni cristiane, nello spirito del dialogo ecumenico, e di altre religioni, nell arricchimento del confronto interreligioso. E un dono che interroga l Associazione su come coniugare accoglienza e fedeltà all annuncio del messaggio evangelico, consapevoli che in Cristo tutta la realtà umana ed ogni esperienza religiosa trovano il loro pieno significato». 18

19 III In che consiste il nuovo modello di ICFR? Quali i principi ispiratori? Da una lettura attenta del Documento diocesano sull ICFR (Brescia 2003) sembrano soprattutto cinque gli elementi costitutivi e i principi ispiratori di questo nuovo modello di IC. 1. Una ICFR che coinvolge tutta la Comunità cristiana e, soprattutto, la famiglia «La responsabilità di introdurre i fanciulli e i ragazzi alla vita cristiana è affidata alla Chiesa e, quindi, a tutti i membri del popolo di Dio, a cominciare dai genitori. [ ] La Comunità cristiana non può pertanto delegare a nessuno il compito dell IC che le è proprio» (n. 3). Questa affermazione di principio da parte del nostro Documento contrasta notevolmente con la prassi concreta. Oggi infatti assistiamo a un specie di legge-delega: i genitori delegano alla parrocchia il compito dell ICFR e la parrocchia, a sua volta, lo delega al catechista, così che questo ultimo spesso si sente abbandonato a se stesso. È indispensabile che si ricuperi la dimensione ecclesiale-comunitaria dell IC (cfr. nn. 29; 48c); anzi occorre ripensare il modello di iniziazione, recuperando il compito della Comunità cristiana nel suo insieme, quale grembo generatore della fede. Questo comporta essenzialmente due cose: Innanzi tutto si tratta di coinvolgere maggiormente tutta la Comunità cristiana nel cammino di ICFR, con particolare attenzione alla famiglia. La Comunità sia informata del cammino di ICFR, sia invitata spesso a pregare per esso e, almeno nelle celebrazioni più significative, sia invitata a parteciparvi con senso di responsabilità. Tutta la Comunità, i diversi operatori pastorali, gli stessi animatori del tempo libero, i vari gruppi, le aggregazioni e i movimenti si sentano fattivamente responsabili nel generare alla fede cristiana le nuove generazioni. In particolare, quali che siano le situazioni familiari, «è indispensabile ricercare il coinvolgimento della famiglia, per lo meno di alcuni suoi membri (anche solo fratelli o sorelle, parenti ecc.) o di persone collegate alla famiglia che possano adottare spiritualmente il fanciullo che intraprende il cammino. Nel contesto scristianizzato in cui viviamo, è importante creare attorno al fanciullo un ambiente di vita cristiana, rappresentato, oltre che dai catechisti e dal gruppo di catechismo, anche dai padrini, dai familiari e, almeno in alcuni momenti più significativi, della Comunità tutta» (n. 48c; cfr. n. 34). È significativo, a questo proposito, che nel Documento il primo anno del cammino non sia presentato come un anno di catechismo per i fanciulli ma come un anno di introduzione e di formazione dei familiari, i quali anche negli anni successivi sono chiamati a fare un percorso parallelo a quello dei ragazzi. In secondo luogo, e di conseguenza, si tratta però anche di attivarsi per creare una Comunità ecclesiale che testimoni in forma sempre più viva e affascinante la vita cristiana, così da diventare un ambiente che genera la fede quasi per contagio e che attrae positivamente le nuove generazioni. Una Comunità viva è l ambiente vitale entro cui l IC può svol- 19

20 In che consiste il nuovo modello di ICFR? Quali i principi ispiratori? gersi con frutto. È noto, tuttavia, che a dare il tono più significativo e autorevole alla Comunità cristiana sono soprattutto gli adulti. A loro guardano i piccoli e da loro sono attratti, con la tendenza spontanea a prenderli e a ricopiarli come modelli. La Comunità cristiana degli adulti è, perciò, il contesto e l esperienza portante dell ICFR. Anche la catechesi delle nuove generazioni ha assoluto bisogno di riferirsi a modelli adulti e credibili di vita cristiana, se vuole avere presa nel cuore e nell esistenza dei giovani. «Ciò comporta la scelta pastorale comune e prioritaria per una sistematica, capillare e organica catechesi degli adulti» 36. È solo nel contesto di una Comunità cristiana di adulti che trova il suo luogo naturale anche una introduzione alla fede dei bambini. Deve essere ben chiaro, quindi, che se adesso fermiamo la nostra attenzione sull ICFR, questo non significa dimenticare o oscurare il primato della formazione cristiana degli adulti. 2. Una iniziazione non semplicemente ai sacramenti, ma alla vita cristiana In un tempo in cui la fede veniva interiorizzata per una specie di catecumenato sociale, l IC tendeva ad identificarsi semplicemente con il cammino di preparazione o introduzione ai sacramenti. Ora è venuto meno quel catecumenato sociale e con esso l ambiente cristiano generante la fede, ma continua quella mentalità che identifica l IC con l iniziazione o introduzione ai sacramenti. È questa la mentalità che persiste in alcuni sacerdoti, in parecchi catechisti e soprattutto nella quasi totalità delle famiglie, che portano i loro ragazzi a catechismo essenzialmente in vista della ricezione dei sacramenti. Giustamente il CdA al n. 666 fa notare: «Nel nostro paese quasi tutte le famiglie chiedono i Sacramenti dell IC per i loro figli; ma molte volte li vivono come riti di passaggio, in cui prende corpo un vago senso del sacro, e non come riti specificamente cristiani». In altri termini: si chiedono i sacramenti ma non ci si preoccupa della fede e della vita cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. In questo contesto, si tratta di ricuperare l antica concezione dell IC che collegava intimamente il sacramento alla fede e alla vita e dava la priorità alla evangelizzazione in vista della fede e della conversione. Oggi, in altri termini, non possiamo più accontentarci di dare i sacramenti dell IC ma di iniziare innanzi tutto alla fede e alla vita cristiana. Infatti, «pur essendo vero che la grazia sacramentale, infusa in noi dallo Spirito santo, genera e alimenta la vita di fede, speranza e carità, va ribadito che i Sacramenti sono pur sempre e in primo luogo i Sacramenti della fede, che presuppongono la grazia della fede come condizione indispensabile per la loro efficacia salvifica» (n. 23). Giustamente la Nota per l accoglienza dei catechismi CEI afferma: «Dalla Parola, al Sacramento, alla vita nuova: è questa la dinamica profonda dell esistenza cristiana» (cit. al n. 23). E il CdA aggiunge: «Particolarmente necessario si rivela dunque un itinerario di fede, che preceda, accompagni e segua la celebrazione dei tre Sacramenti» (n. 666). Che cosa comporta questo? Risponde il n. 36 del nostro Documento : «Da quando la famiglia cristiana ha cessato di essere lo strumento di mediazione della fede per i figli e di esserne la porta d accesso spontanea, informale ma reale, la ripresa dell ispirazione catecumenale dell ICFR si fa quanto mai urgente». Con tale espressione si intende un cammino di ICFR: a) che non dà per scontata la fede, ma si preoccupa di generarla; b) che sviluppa un educazione globale alla vita cristiana, senza limitarsi al momento dottrinale o sacramentale (comporta, quindi: ascolto della parola, esperienze di preghiera, celebrazioni, gesti di testimonianza e opere di carità, cambiamento di mentalità e di abitudini ecc.); 36 CEI, Lettera dei Vescovi per la riconsegna del testo Il rinnovamento della catechesi, Roma 1988, n

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