Corso di Movimentazione Manuale dei Carichi per Operatori dell Emergenza Territoriale. SPPA USL Bologna GECAV. e Riabilitazione USL Bologna area Sud

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1 SPPA USL Bologna Struttura Complessa di Medicina Fisica e Riabilitazione USL Bologna area Sud GECAV Corso di Movimentazione Manuale dei Carichi per Operatori dell Emergenza Territoriale Modulo per gli operatori dell Emergenza Territoriale

2 Ora Inizio Ora Fine Tema Affrontato Metodo * Prova con Valutazione Presentazione Corso / Pretest Normativa Anatomia Rachide / Biomeccanica / Analisi delle Movimentazioni Pausa Caffè Gestione Presidi per Immobilizzazione e Trasporto Movimentazione Carichi Pranzo Asse Spinale * Sedia da Trasporto * KED * Debriefing / Test Finale* Lezione Lezione Lezione Lezione Pratica Pratica Pratica Pratica Lezione

3 Programma Corso e Contenuti Indagine Conoscitiva Somministrazione questionario in ingresso, relativo all INDAGINE CONOSCITIVA Prova Pratica in ingresso: valutazione delle posture assunte dagli operatori prima del corso nel sollevamento di un paziente da terra con l asse spinale Teoria e percezione: Acquisizione delle conoscenze teoriche degli elementi che concorrono a determinare il rischio da Movimentazione Manuale dei Carichi (Titolo V-D.Lgs. 626/94); Anatomia del Rachide Biomeccanica e analisi delle movimentazioni Gestione Presidi Prove pratiche con posture di compenso: Con asse spinale, sollevamento da terra Con sedia da trasporto, salire e scendere le scale Estricazione del paziente con manovra rapida e KED Caricamento del paziente da letto Prova pratica in uscita: Valutazione delle posture assunte dagli operatori dopo il corso, nel sollevamento di un paziente da terra con l asse spinale Somministrazione del questionario di gradimento Somministrazione del questionario di verifica di fine corso 1) Da quanto tempo lavori nella sanità a. Da meno di 2 anni b. Da 2 a 5 anni c. Da più di 5 anni 2) Da quanto tempo lavori come operatore di Pronto Soccorso a. Da meno di 2 anni b. Da 2 a 5 anni c. Da più di 5 anni 3) Soffri attualmente di patologie del rachide a. Si b. No 4) Indipendentemente dalla causa sei mai stato costretto a casa per mal di schiena a. Si specificare quando e per quanto tempo b. No 5) Per cause lavorative, quante volte sei stato a casa per mal di schiena a. Da 0 a 2 volte b. Più di 2 volte 6) Fai attività fisica durante la settimana a. Da 0 a 2 volte b. Più di 2 volte 7) Sai quali sono i 4 principi fondamentali per sollevare un carico a. Base appoggio allargata b. Gambe Estese c. Carico vicino al corpo d. Base appoggio stretta e. Gambe flesse f. Schiena dritta g. Carico Lontano dal corpo Titolo Indirizzo Pretest MMC \\saturno\febo\gecav\gecav_users\fabbri_riccardo\formazione e Corsi\Formazione Interna\Prodotti Formativi\Nuovi Progetti\MMC\Preparazione\Test e Registrazioni\Pretest MMC.doc Sigla PMMC 1 Pag 1 di 1

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5 Introduzione Un sistema aziendale che ha come obiettivo la qualità del servizio agli utenti, deve considerare come elemento fondamentale per il suo raggiungimento e mantenimento, il benessere e la sicurezza degli operatori durante il lavoro. Tale aspetto ha assunto una maggiore importanza dopo l emanazione del D.Lgs.626/94, che va a migliorare gli aspetti di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Tra i diversi rischi lavorativi, viene preso in esame il rischio derivante da Movimentazione Manuale dei Carichi. All interno di una realtà lavorativa di tipo sanitario, come la nostra, questa tipologia di rischio si presenta in maniera evidente nelle attività svolte dal personale sanitario assistenziale (infermieri, fisioterapisti ecc), in quanto la movimentazione di un carico, rappresenta, nella maggior parte dei casi, la movimentazione di un paziente non autosufficiente. Una scorretta Movimentazione Manuale può comportare, per le sue caratteristiche, o in conseguenza di condizioni ergonomiche sfavorevoli, la possibilità di distorsioni, strappi muscolari, lombalgie, ernie del disco, fino a lesioni dorso-lombari gravi. MMC - Introduzione 5

6 Introduzione Introduzione Le misure di prevenzione e protezione idonee a ridurre il più possibile il rischio devono essere attuate attraverso: un attenta valutazione delle condizioni di salute e sicurezza connesse all attività con particolare attenzione alle caratteristiche del carico un adeguata formazione/informazione agli operatori esposti, con particolare riferimento alle corrette manovre di movimentazione manuale; la dotazione di ausili idonei ; il monitoraggio delle condizioni di salute, svolta dal medico Competente, attraverso l attuazione della Sorveglianza Sanitaria. L obiettivo della normativa è anche quello di introdurre, attraverso misure organizzative e strutturali, la capacità di utilizzo di tecniche e comportamenti corretti per preservare la salute e la sicurezza dell operatore. MMC - Introduzione 6

7 Introduzione La movimentazione manuale dei carichi per gli operatori dei Servizi di Emergenza L importanza della formazione/informazione e addestramento come misura di prevenzione dai rischi lavorativi è per la nostra Azienda fondamentale. Per questo riteniamo importante, in alcuni casi sviluppare e approfondire gli aspetti prevenzionistici relativi ad alcuni rischi più difficilmente riducibili, in quanto derivanti da attività lavorative effettuate in ambienti e situazioni particolari. Gli operatori che effettuano attività di pronto soccorso sul territorio, sono esposti a rischi lavorativi specifici, connessi alla particolare tipologia di attività sul paziente e ai più svariati scenari ambientali in cui si trovano ad operare. In molti casi danno assistenza a pazienti traumatizzati in ambienti altamente pericolosi come, gallerie, ambienti montani,autostrade, e comunque in situazioni complesse e pericolose che comportano una maggiore esposizione ai rischi lavorativi. MMC - Introduzione 7

8 Introduzione Tra tutti si presenta rilevante il rischio derivante da movimentazione manuale dei carichi/pazienti. Con questo corso ci proponiamo di trasferire agli operatori le modalità corrette di spostamento del peso statico e dinamico e l addestramento all utilizzo delle attrezzature, in un ottica di miglioramento continuo del benessere degli operatori, dei pazienti e della qualità dei servizi erogati. MMC - Introduzione 8

9 La Normativa Obiettivi Acquisire le conoscenze teoriche degli elementi che concorrono a determinare il rischio da movimentazione manuale di carichi e pazienti Acquisire le capacità pratiche per l effettuazione di manovre corrette per la movimentazione di carichi e pazienti, in strutture sanitarie, a domicilio e in esterno anche in situazioni di emergenza con pazienti traumatizzati. Promuovere la salute nella comunità attraverso una maggior diffusione della cultura della prevenzione, proponendo modelli di comportamento corretti MMC - Normativa 9

10 La Normativa Indagine sulla riduzione del rischio tramite utilizzo di Ausili e manovre manuali corrette L adozione di manovre manuali corrette riduce il carico discale in percentuale variabile dall 1 al 30%. L utilizzo di ausili riduce il carico discale in percentuale variabile dal 59 all 80%. Con l utilizzo di ausili e manovre manuali corrette, i disturbi a carico del rachide lombare si riducono in percentuale variabile dal 60 al 70%. MMC - Normativa 10

11 La Normativa Legislazione antecedente il D.Lgs. 626/94 relativamente la MMC LEGGE N 635/1934: Tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli Definizione dei limiti di peso dei carichi di cui possono essere gravati i fanciulli, i minori e le donne di qualunque età adibiti ai lavori di trasporto e sollevamento di pesi. Peso massimo sollevabile dalle donne adulte: Kg 20 Dette norme non si applicano nei riguardi: H) del personale femminile religioso addetto agli istituti pubblici di assistenza e beneficienza. LEGGE N 1204/1971: Tutela delle lavoratrici madri Integrata dal D.Lgs n 645/96: divieto di adibire le lavoratrici durante il periodo di gestazione e fino a 7 mesi dopo il parto: al trasporto, sia a braccia sia a spalle,.. Al sollevamento dei pesi, compreso il carico e scarico e ogni altra operazione connessa. MMC - Normativa 11

12 La Normativa D.Lgs. 19 settembre 1994, n 626 (e successive modifiche e integrazioni) Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CEE 98/24 e 99/38/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro Titolo V - Movimentazione Manuale dei Carichi: art Campo di applicazione art Obblighi dei Datori di Lavoro art Informazione e Formazione allegato VI - Elementi di riferimento Titolo III - Uso delle attrezzature di lavoro MMC - Normativa 12

13 La Normativa Articolo 47 - Campo di applicazione 1. Le norme del presente titolo si applicano alle attività che comportano la movimentazione manuale dei carichi con i rischi, tra l'altro, di lesioni dorso - lombari per i lavoratori durante il lavoro. 2. Si intendono per: a) movimentazione manuale dei carichi: le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più` lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l'altro rischi di lesioni dorso - lombari; b) lesioni dorso - lombari: lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee e nerveovascolari a livello dorso lombare MMC - Normativa 13

14 La Normativa Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 1 Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie o ricorre ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessita` di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori. MMC - Normativa 14

15 La Normativa Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 2 Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati o fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi, in base all'allegato VI MMC - Normativa 15

16 La Normativa Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 3 Nel caso in cui la necessità di una movimentazione manuale di un carico ad opera del lavoratore non può essere evitata, il datore di lavoro organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione sia quanto più possibile sicura e sana. MMC - Normativa 16

17 La Normativa Articolo 48 - Obblighi dei datori di lavoro - COMMA 4 Nei casi di cui al comma 3 il datore di lavoro: a) valuta, se possibile, preliminarmente, le condizioni di sicurezza e di salute connesse al lavoro in questione e tiene conto in particolare delle caratteristiche del carico, in base all'allegato VI; b) adotta le misure atte ad evitare o ridurre tra l'altro i rischi di lesioni dorso - lombari, tenendo conto in particolare dei fattori individuali di rischio, delle caratteristiche dell'ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività comporta, in base all'allegato VI; c) sottopone alla sorveglianza sanitaria di cui all'art. 16 gli addetti alle attività di cui al presente titolo MMC - Normativa 17

18 La Normativa Articolo 49 - Formazione Informazioni 1. Il datore di lavoro fornisce ai lavoratori informazioni, in particolare per quanto riguarda: il peso di un carico; il centro di gravità o il lato più pesante nel caso in cui il contenuto di un imballaggio abbia una collocazione eccentrica; la movimentazione corretta dei carichi e i rischi che i lavoratori corrono se queste attività non vengono eseguite in maniera corretta, tenuto conto degli elementi di cui all'allegato VI. 2. Il datore di lavoro assicura ai lavoratori una formazione adeguata, in particolare in ordine a quanto indicato al comma 1. MMC - Normativa 18

19 La Normativa Allegato 6 - Elementi di Riferimento 1.Caratteristiche del carico, La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra l'altro dorso - lombare nei casi seguenti: il carico è troppo pesante (kg 30); è ingombrante o difficile da afferrare; è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco; può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto. MMC - Normativa 19

20 La Normativa Allegato 6 - Elementi di Riferimento 2.Sforzo fisico richiesto Lo sforzo fisico può presentare un rischio tra l'altro dorso - lombare nei seguenti casi: è eccessivo; può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco; può comportare un movimento brusco del carico; è compiuto con il corpo in posizione instabile. MMC - Normativa 20

21 La Normativa Allegato 6 - Elementi di Riferimento 3. Caratteristiche dell'ambiente di lavoro Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio tra l'altro dorso - lombare nei seguenti casi: il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi; il pavimento o il punto di appoggio sono instabili; la temperatura, l umidità o la circolazione dell'aria sono inadeguate. lo spazio libero, in particolare verticale, e` insufficiente per lo svolgimento dell attività richiesta; il pavimento e` ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore; il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona posizione; MMC - Normativa 21

22 La Normativa Allegato 6 - Elementi di Riferimento 4. Esigenze connesse all attività. L attività può comportare un rischio tra l'altro dorso - lombare se comporta una o più delle seguenti esigenze: sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente; distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto; un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore. MMC - Normativa 22

23 La Normativa Allegato 6 - Elementi di Riferimento Fattori Individuali di rischio, il lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi: inidoneità fisica a svolgere il compito in questione; indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore; insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione. MMC - Normativa 23

24 La Normativa Articolo 34 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro Si intende per attrezzatura da lavoro: Qualsiasi macchina, apparecchio, utensile od impianto, destinato ad essere usato durante il lavoro MMC - Normativa 24

25 La Normativa Articolo 35 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro Il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori attrezzature adeguate al lavoro da svolgere ovvero adattate a tali scopi ed idonee ai fini della sicurezza e della salute. All'atto della scelta delle attrezzature di lavoro il datore di lavoro prende in considerazione: le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro da svolgere; i rischi presenti nell'ambiente di lavoro; i rischi derivanti dall'impiego delle attrezzature stesse; MMC - Normativa 25

26 La Normativa Articolo 35 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro Il datore di lavoro prende le misure necessarie affinche` le attrezzature di lavoro siano: installate in conformita` alle istruzioni del fabbricante; utilizzate correttamente; oggetto di idonea manutenzione al fine di garantire nel tempo la rispondenza ai requisiti di cui all'art. 36 e siano corredate, ove necessario, da apposite istruzioni d'uso disposte in maniera tale da ridurre i rischi per gli utilizzatori e per le altre persone, assicurando in particolare sufficiente spazio disponibile tra gli elementi mobili e gli elementi fissi o mobili circostanti e che tutte le energie e sostanze utilizzate o prodotte possano essere addotte o estratte in modo sicuro. (2) MMC - Normativa 26

27 La Normativa Articolo 35 - Titolo III Uso delle attrezzature di lavoro Il datore di lavoro si assicura che: a) i lavoratori incaricati di usare le attrezzature di lavoro ricevono una formazione adeguata sull'uso delle attrezzature di lavoro; b) i lavoratori incaricati dell'uso delle attrezzature che richiedono conoscenze e responsabilità` particolari di cui all'art. 35, comma 5, ricevono un addestramento adeguato e specifico che li metta in grado di usare tali attrezzature in modo idoneo e sicuro anche in relazione ai rischi causati ad altre persone MMC - Normativa 27

28 La Normativa Titolo III Uso delle Attrezzature di Lavoro Obbligo dei lavoratori 1. I lavoratori si sottopongono ai programmi di formazione o di addestramento eventualmente organizzati dal datore di lavoro. 2. I lavoratori utilizzano le attrezzature di lavoro messe a loro disposizione conformemente all'informazione, alla formazione ed all'addestramento ricevuti. I lavoratori: a) hanno cura delle attrezzature di lavoro messe a loro disposizione; b) non vi apportano modifiche di propria iniziativa; c) segnalano immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto qualsiasi difetto od inconveniente da essi rilevato nelle attrezzature di lavoro messe a loro disposizione MMC - Normativa 28

29 La Normativa La gerarchia d azione nelle strutture aziendali - Valutazione del Rischio AUSILIAZIONE/ INTERVENTI STRUTTURALI INTERVENTI ORGANIZZATIVI Riduzione del Rischio SORV. SANITARIA/ FORMAZIONE MMC - Normativa 29

30 Gli Infermieri come i Fisioterapisti appartengono alla più ampia classe degli operatori sanitari per i quali lavorare per la salute (altrui), fa male alla salute (propria). MMC - La Fisiologia 30

31 Mal di Schiena Eziologia Reumatologica (natura infiammatoria e o infettiva) Alterata statica Alterazione delle strutture vertebrali e sovraccarico Localizzazione al rachide di malattie sistemiche ( neoplasie ecc.) Affezioni psicogene MMC - La Fisiologia 31

32 Mal di schiena Epidemiologia Patologia più diffusa nei Paesi industrializzati Colpisce dal 60 all 80% degli adulti in un qualche momento della vita (Framer,1988) È la ragione principale di ricorso alle visite presso i medici di base ed è la causa più rilevante di infermità lavorativa (Deyo,1996) È causa più frequente di disabilità sotto i 45 anni (Bigos, 1994) Il 40 e il 60% degli intervistati ha avuto un episodio di dolore nel mese precedente (Nachemson,1996) In Gran Bretagna ogni anno il 4% dei lavoratori deve cambiare occupazione Nel 1993 in Gran Bretagna costo per il S.S.N. è ammontato a 1,4 miliardi di sterline (3000 ml di lire) (Rosen, 1994) MMC - La Fisiologia 32

33 Mal di schiena Dati Italiani Ausl di Padova 5,3%-6,6% in particolare tra gli infermieri. 8,8% operatori soggetti a M.M.C. almeno un episodio acuto negli ultimi 12 mesi. 9% Maschi 11% Femmine rischi statistici nei reparti di medicina, ortopedia, neurologia, e riabilitazione. 550 operatori sanitari 11,4% dolore lombare. I.O.R 197 allievi infermieri 22,5% dolore lombare Sant Orsola-Malpighi 44% del personale infermieristico e affetto da problemi di rachide 19% lombalgia acuta 17% lombalgia cronica 8% ernia lombare diagnosticata. Emergenza Territoriale 33

34 Mal di schiena Fattori di Rischio Costituzionali: Patrimonio genetico (Nachemson, 1996) Età: rischio tra i 25 e i 55 anni (media 42) Sesso: rischio nel sesso maschile Statura: rischio nelle persone alte Dimensione del canale spinale: rischio se è stretto ( Van Wijmen, 1996) MMC - La Fisiologia 34

35 Mal di schiena Fattori di Rischio Posturali ( Marty, 1984) Atteggiamento rilassato Alterazione della lordosi fisiologica) (iperlordosi, rettilineizzazione ecc.) Squilibrio frontale ( asimmetria del bacino, scoliosi) MMC - La Fisiologia 35

36 Mal di schiena Fattori di Rischio Stile di vita Fumo ( Deyo,1989; Troussier, 1994) Sedentarietà e sovrappeso ( Battiè, 1989; Troussier, 1994) Scarsa condizione fisica o condizione fisica insufficiente a sostenere sforzi pesanti o lunghi periodi in posizioni statiche del rachide Alcune attività ricreative (giardinaggio, bricolage, ecc.) Alcune attività sportive che possono causare microtraumatismi ripetuti come contraccolpi (equitazione, motocross),rotazioni forzate ( golf, tennis), flessioni ed estensioni ripetute (ginnastica artistica, nuoto a delfino ecc.) Alcuni fattori psicologici, connessi al disagio personale o professionale, a cui vari Autori attribuiscono grande importanza. (Nachemson, 1996) MMC - La Fisiologia 36

37 Mal di schiena Fattori di rischio Occupazionali: Postura seduta protratta, particolarmente la guida di automezzi ( Wilder,1988; Heliovaara, 1991) Postura eretta protratta, soprattutto se associata a flessione del tronco (Konno, 1994) La movimentazione dei carichi e frequenti sollevamenti ( Heliovaara, 1991;Moore 1996), particolarmente se in flessione e rotazione contemporanee (Nachemson, 1996) Le vibrazioni Particolari condizioni della vita: durante la gravidanza, per esempio, manifesta il dolore alla schiena il 24% delle donne che hanno avuto almeno un episodio di lombalgia precedente. MMC - La Fisiologia 37

38 Anatomia e Fisiologia Anatomia del Rachide MMC - La Fisiologia 38

39 Anatomia e Fisiologia Anatomia del Rachide La movimentazione manuale dei carichi quando non si colloca in realtà industriali, risulta essere un problema di imprecisa definizione e complessa argomentazione. Tuttavia per ciò che concerne gli aspetti anatomo-funzionali e la biomeccanica della colonna, i concetti base rimangono gli stessi e riguardano la struttura del rachide in toto,le sue caratteristiche di resistenza agli stress meccanici e le capacità di movimento. MMC - La Fisiologia 39

40 Anatomia e Fisiologia Anatomia del Rachide MMC - La Fisiologia 40

41 Anatomia e Fisiologia Anatomia del Rachide Il rachide è costituito dalle vertebre che sono i suoi elementi base, 33 in tutto di cui 7 cervicali 12 toraciche 5 lombari 5 sacrali 4 coccigee La loro struttura anatomica è caratterizzata da una porzione anteriore, il corpo vertebrale e da una porzione posteriore, l arco simile ad un ferro da cavallo all interno del quale scorre il midollo spinale. In questa sede sono presenti, disposti parallelamente rispetto all asse maggiore del corpo vertebrale due processi trasversi e perpendicolarmente il processo spinoso. Particolarmente importanti sono i processi articolari che mettono direttamente in contatto, mediante le rispettive faccette gli archi delle vertebre sovrastanti e sottostanti. Tali elementi anatomici si sovrappongono gli uni sugli altri come una lunga fila di dadi. Fra ogni corpo vertebrale si inserisce il disco intervertebrale che oltre a separare i corpi vertebrali ha una importante funzione di ammortizzato MMC - La Fisiologia 41

42 Anatomia e Fisiologia MMC - La Fisiologia 42

43 Anatomia e Fisiologia Anatomia del Rachide La struttura anatomica del rachide è costituita da vari elementi mobili, distinti gli uni dagli altri e connessi fra loro da numerosi elementi fibro-ligamentosi che le conferiscono una notevole resistenza meccanica e una grande capacità di armonizzazione del movimento. La colonna vertebrale sorregge il capo, protegge il midollo spinale garantendo l uscita dei nervi spinali, è asse portante nei complessi movimenti del tronco e partecipa ai movimenti di espansione dell apparato costale nella dinamica respiratoria. Infine ha il compito di ammortizzare i colpi e i contraccolpi che il corpo, nel muoversi, subisce. In questa funzione è aiutata dalla presenza delle curve rachidee, infatti la lordosi lombare, la cifosi dorsale e la lordosi cervicale sono tre curve mobili che conferiscono elasticità al rachide e ne aumentano la resistenza alle sollecitazioni di compressione assiale. La componente delle forze che agiscono sulla colonna viene suddivisa in 80% anteriore e 20% posteriore. I corpi vertebrali e i dischi intersomatici lavorano in distrazione su stress assiali, mentre la colonna posteriore agisce come una catena articolata e tesa subendo sollecitazioni in compressione conseguenti all azione dei muscoli intervertebrali. MMC - La Fisiologia 43

44 Anatomia e Fisiologia Disco Intervertebrale MMC - La Fisiologia 44

45 Anatomia e Fisiologia Disco Intervertebrale E a diretto contatto dei corpi vertebrali e ha la funzione di ammortizzatore idraulico. E formato da due parti distinte: Una parte centrale, il nucleo polposo formato da una sostanza gelatinosa costituita per oltre l 88% di acqua Una parte anulare esterna, l anello fibroso, caratterizzato da strutture fibro-cartilaginee disposte in strati concentrici attorno al nucleo centrale. La parte anteriore diretta verso l addome è abitualmente più spessa e forte della corrispondente parte posteriore. La funzione del nucleo polposo è quella di ridistribuire le forze di compressione nei vari segmenti del rachide, permettendo alle vertebre significativi micro-movimenti in ogni direzione che sommandosi si traducono in quei movimenti di grande ampiezza che caratterizzano la nostra colonna vertebrale. L anello fibroso, invece, ha funzione di mantenere a stretto contatto i corpi vertebrali, di contenere il nucleo polposo e di resistere alla tensione. MMC - La Fisiologia 45

46 Anatomia e Fisiologia Nutri zione del Disco Mentre il carico, comprimendo il nucleo polposo, produce la fuoriuscita di liquidi e l espulsione l di cataboliti, lo scarico produce la condizione inversa (imbibizione del nucleo e ingresso di sostanze nutritizie). (da Kapandji, 1974). Emergenza Territoriale 46

47 Anatomia e Fisiologia Nutrizione del disco Poiché, a differenza della parte periferica (porzioni periferiche dell anulus), la parte centrale del disco è completamente sprovvista di vasi, il nutrimento di quest ultima avviene per processi di osmosi, di diffusione e, soprattutto, grazie a un meccanismo di pompa per il quale una diminuzione di pressione facilita l ingresso di sostanze nutritizie e rallenta l espulsione di cataboliti mentre il suo incremento determina la condizione inversa (Caillet,1973; Kapandji,1974; Kroemer,1985) Per garantire la salute del disco, l optimum del processo nutritivo è determinato dal costante alternarsi di condizioni di carico e scarico attorno a un valore soglia che si aggirerebbe intorno agli 80 Kg. di pressione intradiscale lombare (il valore soglia è l elemento discriminante tra condizioni di sovraccarico e condizioni di sottocarico). Per contro, condizioni prolungate di sovraccarico e sottocarico, quali sono quelle che possono realizzarsi nelle posture fisse prolungate, ostacolano il ricambio nutritizio e possono a lungo termine favorire processi di degenerazione discale (Grieco, 1986, Kapandji, 1974). Quando si applica una pressione sul disco (es. movimento in flessione del rachide) si ottiene una fuoriuscita dei liquidi di nutrimento e una riduzione dello spessore del disco stesso. Per meccanismo inverso se si toglie pressione ( es. durante il sonno) avviene un richiamo di liquidi verso l interno del disco e un ripristino della sua struttura. La deformazione del disco è legata essenzialmente alla deformazione della sua matrice solida se il tempo di applicazione del carico è inferiore ai due secondi, alla fuoriuscita di acqua se il tempo di applicazione del carico è superiore ai due secondi (Turek, 1977). Nel primo caso il cambiamento di forma del disco non è accompagnato da un cambiamento di volume, e alla rimozione del carico il recupero della forma originaria è immediato, o quasi (comportamento elastico); nel secondo caso si ha sempre una riduzione di volume del disco, proporzionale alla quantità di acqua spremuta all esterno, e il recupero della forma originaria alla rimozione del carico richiede sempre un certo tempo. Gli studi di Adams et al. (1994) hanno evidenziato che il disco, mantenuto sotto un carico compressivo di 1000 Newton per due ore, si riduce in altezza di circa mm.2. Emergenza Territoriale 47

48 Anatomia e Fisiologia Disco intervertebr ale nei movimenti di flesso- estensione MMC - La Fisiologia 48

49 Anatomia e Fisiologia Il rachide compie nel suo tratto dorso-lombare 6 movimenti elementari: Flessione Estensione Rotazione destra Rotazione sinistra Inclinazione destra Inclinazione sinistra Le due ultime sono anche dette flessioni laterali. Estensione Flessione E eseguita dalla contrazione dei muscoli posteriori: gli erettori spinali. Durante questo movimento il nucleo polposo del disco intervertebrale viene spinto in avanti sollecitando la porzione anteriore dell anello fibroso. Il movimento di flessione inizia da una breve contrazione dei muscoli della parete addominale, ma effettivamente è svolto dagli erettori spinali che,allungandosi a poco a poco,contrastano la forza di gravità evitando che il tronco cada bruscamente in avanti. Durante questo movimentosi tendono i legamenti e i muscoli posteriori,il nucleo polposo viene spinto indietro provocando una sollecitazione della porzione posteriore dell anello fibroso fino a fissurarlo e a romperlo con conseguente migrazione del nucleo. Rotazione e Inclinazione Questi movimenti sono effettuati dalla muscolatura addominale e da alcuni muscoli dorsali in sinergia con gli erettori spinali, il lavoro di questi ultimi sarà tanto più intenso quanto la colonna sarà flessa in avanti proprio per la loro funzione antigravitaria. I muscoli erettori spinali essendo coinvolti in tutti i movimenti del rachide subiscono col tempo, un accorciamento con conseguente aumento della pressione sui dischi intervertebrali. MMC - La Fisiologia 49

50 Anatomia e Fisiologia Degener azione del disco interver tebrale MMC - La Fisiologia 50

51 Anatomia e Fisiologia Degenerazione del disco Il disco, così come l osso, può andare incontro a lesioni progressive da fatica a seguito di carichi cumulativi inferiori al carico di rottura o a seguito di carichi mantenuti nel tempo. Queste consistono essenzialmente in fissurazioni all'interno dell'anulus, specie nella sua porzione posteriore, più sottile e meno robusta, o a livello dei piatti vertebrali, con penetrazione al loro interno di materiale nucleare; questo fenomeno è molto frequente nelle persone giovani e di mezza età mentre è raro nell anziano a causa della bassa pressione intranucleare penetrazione delle lamelle interne dell anulus nel nucleo (fenomeno frequente nell anziano). MMC - La Fisiologia 51

52 Anatomia e Fisiologia Ernia del Disco MMC - La Fisiologia 52

53 Anatomia e Fisiologia Ernia del Disco Un azione eccessiva e prolungata del carico discale, sommata al naturale invecchiamento di queste strutture, può provocare un progressivo deterioramento dell anello fibroso che tende a fissurarsi e a rompersi con conseguente discopatia e fuoriuscita del materiale nucleare (ernia del disco), e di interessamento delle strutture adiacenti. Per i suoi stretti rapporti anatomici con le strutture ligamentose tale fuoriuscita è molto rara a livello anteriore mentre è più probabile a livello posteriore o postero-laterale. MMC - La Fisiologia 53

54 Anatomia e Fisiologia Ernia del Disco Si può quindi definire la disfunzione discale come una anomalia anatomica e funzionale del disco intervertebrale, tale da poter essere identificata come causa prevalente della lombalgia o lombosciatalgia. La disfunzione discale può essere reversibile (dislocazione, bulging o protrusione) o irreversibile (ernia estrusa o sequestrata) MMC - La Fisiologia 54

55 Anatomia e Fisiologia Disturbi alla Colonna Emergenza Territoriale 55

56 Anatomia e Fisiologia Strutture Sensibili al dolore Emergenza Territoriale 56

57 Anatomia e Fisiologia Strutture sensibili al dolore Si può considerare l anulus fibroso un punto chiave nella patogenesi del prolasso discale e quindi della sintomatologia dolorosa lombare, proprio per le sue caratteristiche meccaniche e i rapporti con le adiacenti strutture anatomiche che sono a questo livello altamente rappresentate dal punto di vista nocicettivo. La maggior parte delle protrusioni discali avviene nella regione posteriore del disco intervertebrale causando un dolore centrale rispetto alla colonna che deriva dalla stimolazione meccanica e\o infiammatoria delle terminazioni nervose presenti nell anulus esterno e nel legamento longitudinale posteriore. Un conseguente blocco antalgico dell estensione del rachide accompagnato da un aumento dei movimenti in torsione e flessione sviluppano una progressione della lesione che ostacolata dal massiccio legamento longitudinale posteriore si sposta lateralmente. Ne consegue una sintomatologia dolorosa laterale rispetto al rachide spesso associata ad un interessamento della dura madre e dei manicotti della fibra nervosa. Si verifica, quindi, la comparsa di un dolore riflesso extra-segmentale percepito a livello del gluteo e\o della coscia omolaterale. Emergenza Territoriale 57

58 Anatomia e Fisiologia Sciatalgia MMC - La Fisiologia 58

59 Anatomia e Fisiologia Sciatalgia La progressione della lesione discale nella zona postero-laterale può andare a comprimere direttamente le radici nervose che rispondono, allora, all irritazione con una reazione infiammatoria e il dolore si propaga in tutto il territorio corrispondente ai filamenti nervosi coinvolti. A livello lombare, per esempio, è tipica l irritazione del nervo sciatico (radice L4, L5). MMC - La Fisiologia 59

60 Biomeccanica Considerazioni generali di equilibrio Baricentro o centro di gravità: punto di applicazione della risultante delle forze parallele verticali dall alto verso il basso MMC - La Fisiologia 60

61 Biomeccanica Equilibrio Nel corpo umano l equilibrio è un insieme di aggiustamenti automatici ed inconsci che ci permettono, contrastando la forza di gravità, di mantenere una posizione o di non cadere durante l esecuzione di un gesto. L unico momento in cui il corpo umano non resiste alla forza di gravità è quando si è sdraiati. Il baricentro, o centro di gravità, è il punto di applicazione di tutte le forze peso su un corpo, la verticale passante per il baricentro è detta linea di gravità. La posizione del baricentro cambia in relazione alla forma e alla posizione di tutte le parti che compongono un corpo. Questo avviene anche nel corpo umano che è paragonabile ad una struttura formata da più segmenti sovrapposti; nell uomo fermo in piedi è situato davanti al terzo superiore dell osso sacro (ombelico). MMC - La Fisiologia 61

62 Biomeccanica Condizioni di equilibrio Q: linea di gravità B: baricentro MMC - La Fisiologia 62

63 Biomeccanica Condizioni di Equilibrio Il baricentro si proietta sul terreno all interno di una zona detta base d appoggio. Fino a quando la proiezione del centro di gravità si mantiene all interno della base di appoggio si è in una condizione di equilibrio, quando tale proiezione si sposta verso la sua periferia si perde progressivamente stabilità e si è costretti, per mantenere l equilibrio, ad un aumento di lavoro muscolare o a una veloce variazione della base di appoggio. La grandezza e la forma della base di appoggio sono fattori che influenzano la stabilità. Quando siamo in piedi con base instabile possiamo aumentare la base di appoggio: allargando le gambe con l uso di un supporto esterno ( es. un bastone) appoggiando un ginocchio su una superficie (es. sul letto). MMC - La Fisiologia 63

64 Biomeccanica Proiezioni del Baricentro corporeo in alcune posizioni di lavoro MMC - La Fisiologia 64

65 Biomeccanica Principi di Stabilità Più basso è il baricentro maggiore è la stabilità del corpo. Si guadagna stabilità quando la base di appoggio è orientata nella direzione del movimento. Più è ampia la base di appoggio maggiore è la stabilità del corpo. Maggiore è l attrito fra le superfici di supporto e le parti del corpo a contatto con esso più il corpo è stabile. Da questo principio si desume l importanza delle calzature, fra i fattori che influenzano la stabilità. MMC - La Fisiologia 65

66 Biomeccanica Carico sul fulcro b r b p Condizione di equilibrio: Fr * br = Fp * bp Le Leve Fr Fp Carico sul fulcro Se br = bp Fr = Fp Legenda: Fp Forza Peso bp Braccio forza peso Fr Forza Resistente br Braccio forza Resistente b r b p Fr Fp Se bp/br = 2 Fp = 2 Fr Forza peso Forza resistente MMC - La Fisiologia Fulcro Leva 66

67 Biomeccanica Le Leve Nella Macchina Umana i singoli movimenti dei diversi segmenti articolari si basano sui meccanismi fisici delle leve. Nella forma più tipica e conosciuta la leva è una barra rigida che ruota attorno ad un asse, il Fulcro, e alla quale vengono applicate due forze antagoniste: la Potenza la Resistenza La distanza della Potenza dal fulcro viene definito Braccio della Potenza. La distanza della Resistenza dal Fulcro viene definita Braccio della Resistenza. La leva è in equilibrio quando: Potenza x Braccio della Potenza = Resistenza x Braccio della Resistenza MMC - La Fisiologia 67

68 Biomeccanica Forze applicate al Disco Intervertebrale MMC - La Fisiologia 68

69 Biomeccanica Forze applicate al Disco Intervertebrale Nel corpo umano il segmento osseo è l asse della leva, l articolazione è il fulcro, la forza peso è la potenza e la forza muscolare è la resistenza,quindi la leva articolare è in equilibrio quando: forza muscolare x distanza dei muscoli dall articolazione = Peso x distanza del peso dall articolazione A livello del fulcro della leva, se la applichiamo alle vertebre lombari,si sommano il peso sollevato, la forza necessaria per svolgere il compito, il peso delle strutture sovrastanti (capo, torace, arti superiori e visceri) e la tensione generata dai muscoli e legamenti che agiscono a questo livello. Tale somma prende il nome di sovraccarico discale MMC - La Fisiologia 69

70 Biomeccanica Perché tenere un peso più vicino al corpo? Minore è la distanza del peso sollevato dall articolazione minore sarà la forza muscolare necessaria a sollevarlo, quindi minore sarà il sovraccarico discale Equilibrio della leva FM P Distanza dei muscoli dall articolazione BP Potenza x braccio della Potenza = Resistenza x braccio della Resistenza Fulcro Articolazione Distanza del peso dall articolazione BR MMC - La Fisiologia 10Kg R 70

71 Biomeccanica Pressione sui dischi intervertebrali MMC - La Fisiologia 71

72 Biomeccanica Nell arco della vita non esiste persona che non venga colpita almeno una volta da dolore al rachide. Sofferenza che colpisce persone di tutte le età ed occupazioni, sia che svolgano attività fisica pesante, sia che siano dediti a lavoro sedentario. Mantenere in maniera prolungata una stessa posizione o eseguire particolari movimenti in modo scorretto ( come sollevare pesi ) possono essere causa di dolore. Il disco intervertebrale è una delle strutture maggiormente esposte ad alterazioni strutturali, in quanto deve sostenere carichi importanti ogni qual volta si debbano sollevare o trasportare pesi. Un peso di 10 Kg sollevato in maniera corretta grava sui dischi intervertebrali lombari con un carico di 227 Kg. Quando il carico discale è pari a 350 kg, il disco è a rischio di frattura. MMC - La Fisiologia 72

73 Biomeccanica Postura Adattamento del corpo all ambiente fisico in relazione al compito da svolgere Emergenza Territoriale 73

74 Strategia per una Corretta Movimentazione MMC - La Fisiologia 74

75 Strategia per una Corretta Movimentazione Le attività a rischio per la colonna, in particolare nel tratto dorso-lombare, per il personale sanitario sono costituite prevalentemente dal sollevamento, dal trasferimento del paziente e da tutte le operazioni sussidiarie (traino, spinta e movimentazione di materiale). La movimentazione manuale non è eliminabile: il paziente ha peso variabile, a volte è difficile da raggiungere o da afferrare, spesso è distante dal tronco dell operatore. E importante, quindi, adottare strategie utili a prevenire o comunque a ridurre i danni da sovraccarico dell apparato muscolo-scheletrico. E indicato quindi utilizzare in maniera corretta i dispositivi per l immobilizzazione ed il trasporto in dotazione al 118, applicando le corrette strategie posturali che fanno riferimento ai presupposti anatomo-funzionali e biomeccanico-ergonomici di cui abbiamo parlato in precedenza. MMC - La Fisiologia 75

76 Strategia per una Corretta Movimentazione MMC - La Fisiologia 76

77 Consigli Utili per Prevenire Mal di Schiena Consigli utili per prevenire il Mal di Schiena Se devi alzarti da letto: ruotati sul fianco a gambe piegate. Appoggia le mani sul letto il più vicino possibile al corpo, facendo leva sulle mani, fai scendere dal letto le gambe. MMC - La Fisiologia 77

78 Consigli Utili per Prevenire Mal di Schiena MMC - La Fisiologia 78

79 Consigli Utili per Prevenire Mal di Schiena Evita di sollevare oggetti troppo pesanti da solo; se non puoi evitarlo, NON PIEGARE LA SCHIENA,ALLARGA UN POCO LE GAMBE E FLETTI LE GINOCCHIA. TIENI IL PESO ABBRACCIATO. Adotta questa strategia per qualsiasi cosa raccolta da terra! MMC - La Fisiologia 79

80 Consigli Utili per Prevenire Mal di Schiena Evita tutte le posizioni ferme mantenute a lungo Se devi stare SEDUTO cerca una sedia di altezza giusta e metti un sostegno lombare (è sufficiente un golfino arrotolato), appoggia i gomiti su braccioli o sul bordo del tavolo. In ogni caso ALZATI SPESSO! Se devi guidare, usa un sostegno lombare Ricorda che la distanza dai pedali deve consentire al bacino di appoggiarsi allo schienale e di mantenere le ginocchia leggermente flesse. MMC - La Fisiologia 80

81 Consigli Utili per Prevenire Mal di Schiena MMC - La Fisiologia 81

82 Consigli Utili per Prevenire Mal di Schiena MMC - La Fisiologia 82

83 Consigli Utili per Prevenire Mal di Schiena Mantieniti in movimento con costanza Se riesci fai dello sport Evita il Sovrappeso Evita il Fumo Impara a rilassarti, a ridurre lo stress, per evitare tensioni inutili che rischiano di scaricarsi sulla schiena MMC - La Fisiologia 83

84 Scenari dell Emergenza Presidi di immobilizzazione: 1. Collare cervicale 2. Steccobende 3. Materasso a depressione 4. KED 5. SCOOP Ferno 65exl 6. Tavola spinale Presidi per la mobilizzazione: 1. Telo portaferiti 2. Sedia Ferno F40 3. SCOOP Ferno 65exl 4. Tavola spinale 5. Barella toboga 6. Barella autocaricante MMC - Scenari dell'emergenza 84

85 Scenari dell Emergenza SCENARIO 1 La sedia da trasporto Ferno 40 MMC - Scenari dell'emergenza 85

86 Scenari dell Emergenza Scenario 1: la sedia da trasporto Utente collaborante, anche se non completamente autosufficiente un presidio di trasferimento specifico addestramento preparazione dell Utente Ok in piano, attenzione alle scale! MMC - Scenari dell'emergenza 86

87 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 87

88 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 88

89 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 89

90 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 90

91 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 91

92 Scenari dell Emergenza Scenario 1: la sedia da trasporto MMC - Scenari dell'emergenza 92

93 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 93

94 Scenari dell Emergenza Scenario 1: la sedia da trasporto Dalla sedia alla barella autocaricante: 1. Grado di collaborazione dell Utente; 2. Il peso dell Utente; 3. Il numero degli operatori disponibili; 4. Dall alto al basso. MMC - Scenari dell'emergenza 94

95 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 95

96 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 96

97 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 97

98 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 98

99 Scenari dell Emergenza Scenario 1: la sedia da trasporto Dall autocaricante all ambulanza: 1. Il peso dell Utente; 2. Il numero degli operatori; 3. Dal basso verso l alto; 4. Il terreno; 5. L ingresso in ambulanza MMC - Scenari dell'emergenza 99

100 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 100

101 Scenari dell Emergenza SCENARIO 2 Il Kendrik Extrication Device MMC - Scenari dell'emergenza 101

102 Scenari dell Emergenza Scenario 2: il KED Spazi limitati; Solo apparato scheletrico assiale; Rischio evolutivo e funzioni vitali; Tempo e manualità, lavoro di squadra; Non è un imbragatura di sollevamento; Deve scivolare sulla spinale MMC - Scenari dell'emergenza 102

103 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 103

104 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 104

105 Scenari dell Emergenza Scenario 2: il KED Un ambiente angusto per i 3 operatori: 1. Testa; 2. Gambe; 3. Traslazione MMC - Scenari dell'emergenza 105

106 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 106

107 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 107

108 Scenari dell Emergenza Scenario 2: il KED Dal KED alla tavola spinale: 1. Traslazione 2. Non sollevare, ma trascinare! 3. Il peso dell Utente, le condizioni ambientali 4. Accogliere il KED sulla spinale 5. Dalla spinale all autocaricante MMC - Scenari dell'emergenza 108

109 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 109

110 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 110

111 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 111

112 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 112

113 Scenari dell Emergenza Scenario 3 Barella Scoop Ferno 65exl MMC - Scenari dell'emergenza 113

114 Scenari dell Emergenza Scenario 3: barella Scoop Ferno 65exl Protezione termica Radiocompatibilità Immobilizzazione Caricamento Trasporto MMC - Scenari dell'emergenza 114

115 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 115

116 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 116

117 Scenari dell Emergenza Scenario 3: barella Scoop Ferno 65exl I rischi: A terra Le variabili Peso dell Utente Numero degli Operatori Ambiente MMC - Scenari dell'emergenza 117

118 Scenari dell Emergenza Scenario 3: barella Scoop Ferno 65exl Postura corretta: 1. Schiena dritta 2. Gambe flesse 3. Piedi distanziati 4. Trazione durante il sollevamento 5. Baricentro vicino al carico MMC - Scenari dell'emergenza 118

119 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 119

120 Scenari dell Emergenza Scenario 3: barella Scoop Ferno 65exl Le cinghie: 1. Sicurezza dell Utente (percepita e reale) 2. Costante distribuzione dei pesi 3. Sicurezza degli Operatori MMC - Scenari dell'emergenza 120

121 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 121

122 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 122

123 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 123

124 Scenari dell Emergenza MMC - Scenari dell'emergenza 124

125 Scenari dell Emergenza Conclusioni: 1. Conoscenza dei presidi, indicazioni del costruttore 2. Comunicazione 3. Sicurezza 4. Applicazione di corrette strategie posturali MMC - Scenari dell'emergenza 125

126 Scenari dell Emergenza Scenario 4 Barella Toboga Protezione termica Protezione contenitiva Immobilizzazione Caricamento Trasporto MMC - Scenari dell'emergenza 126

127 Scenari dell Emergenza Scenario 4: Barella Toboga I Rischi: 1. A terra 2. Ambienti confinati. 3. Terreni impervi. 4. Numero degli operatori. Le Variabili: 1. Peso dell utente MMC - Scenari dell'emergenza 127

128 Scenari dell Emergenza Scenario 4: Barella toboga Postura corretta: Schiena diritta Gambe flesse Piedi distanziati Trazione durante il sollevamento Baricentro vicino al carico MMC - Scenari dell'emergenza 128

129 Scenari dell Emergenza Scenario 4: Barella Toboga Le cinghie: 1. Sicurezza dell utente (percepita e reale) 2. Costante distribuzione dei pesi 3. Sicurezza degli operatori MMC - Scenari dell'emergenza 129

130 Emergenza Territoriale 130

131 VERIFICA DI FINE CORSO 1. Hai memorizzato i principi fondamentali per tutte le tecniche di sollevamento a. b. c. d. 2. Cosa Comporta sollevare un paziente lontano dal tuo corpo rimanendo con la schiena curva a. Fare meno fatica b. Gravi sollecitazioni compressive alle vertebre lombari c. Eccessiva sollecitazione agli arti superiori 3. Come si pone l operatore che sta ai piedi del malato trasportato in sedia per scendere le scale a. Guarda il paziente b. Volta le spalle al paziente c. Di lato al paziente 4. Durante la discesa di una scala a chiocciola con una sedia come si pone l operatore che sta ai piedi del malato a. Guarda il paziente b. Volta le spalle al paziente c. Di lato al paziente 5. l uso corretto delle cinghie serve a a. Uniformare il carico del paziente b. Alla sicurezza del paziente c. Al trasporto del malato in ambulanza d. Tutti i precedenti 6. Nel sollevare da terra un malato in barella come si comportano gli operatori a. Si alzano in sincronia b. Flettono le gambe e mantengono la schiena dritta c. Presenza minima di 2 operatori d. Tutti i precedenti 7. Durante l estricazione con KED il malato va a. Sollevato b. Trascinato c. Spinto 8. L obiettivo di questo corso è a. Eliminare i rischi dell operatore b. Imparare ad usare i presidi c. Ridurre i rischi dell operatore Nome Cognome Servizio Data Titolo Indirizzo Test MMC \\saturno\febo\gecav\gecav_users\fabbri_riccardo\formazione e Corsi\Formazione Interna\Prodotti Formativi\Nuovi Progetti\MMC\Preparazione\Test e Registrazioni\Test MMC.doc Sigla TMMC 1 Pag 1 di 1

132 CENTRO DI FORMAZIONE DELL A.U.S.L. BOLOGNA area SUD Responsabile: Dr. Giuseppe Grana Movimentazione Manuale Carichi per operatori Emergenza Territoriale Scheda di valutazione dell evento formativo da parte dei partecipanti Sede Data Barrare con una crocetta le voci interessate 1. Come valuta la rilevanza degli argomenti trattati rispetto alla sua necessità di Aggiornamento? Non rilevante Poco Rilevante Abbastanza rilevante Rilevante Molto Rilevante 2. Come valuta la qualità educativa di aggiornamento fornita da questo evento? Scarsa Mediocre Soddisfacente Buona Eccellente 3. Come valuta la efficacia dell evento per la Sua formazione continua? Inefficace (non ho imparato nulla per la mia attività clinica) Parzialmente efficace (mi ha confermato che non ho necessità di modificare la mia attività clinica Abbastanza efficace (mi ha stimolato a modificare alcuni aspetti dopo aver acquisito ulteriori informazioni) Efficace (mi ha stimolato a cambiare alcuni elementi della mia attività clinica) Molto efficace (mi ha stimolato a cambiare in modo rilevante alcuni aspetti della mia attività clinica) Suggerimenti, commenti e proposte : Firma del partecipante Scheda Indirizzo Valutazione Evento Formativo \\saturno\febo\gecav\gecav_users\fabbri_riccardo\riccardo\formazione e Corsi\Formazione Interna\Prodotti Formativi\Nuovi Progetti\MMC\Preparazione\Test e Registrazioni\Valutazione evento ECM.doc Sigla : TG 1 Pag 1 di 1

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