PAESAGGIO E PERCEZIONE V. 1/3 CONTENUTO

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2 VENERDI 6 SETTEMBRE 2019 PAESAGGIO E PERCEZIONE V. 1/3 CONTENUTO Nella serie d incontri che dobbiamo istruire e istruiremo, ci preoccuperemo di seguire un percorso che schematizzi la lettura degli argomenti che definiscono, il titolo del nostro ufficio speciale, attraverso appunto il primo passaggio che interesserà il paesaggio. Ora non si può parlare di paesaggio, senza parlare di percezione e quindi cercheremo di schematizzare un percorso possibile per poter comprendere quali siano le codifiche di fatto che necessitano per parlare di paesaggio, per approcciarsi al paesaggio, per vivere nel paesaggio e per poterlo modificare in maniera appropriate ed opportuna. E' chiaro che il paesaggio non può che essere letto, attraverso la percezione. Il paesaggio difficilmente può essere inteso come un elemento che, oltre a essere percepito attraverso gli occhi, può essere intrappolato o raccolto in maniera integrale tra le mani. Praticamente il paesaggio, in quanto tale, può anche essere assunto come elemento percepito ed il mezzo con il quale questo viene letto, dal nostro intelletto, è un mezzo apparentemente impalpabile ma che ha un'importanza assoluta. Qui necessita introdurre quello che spesso, nell'ovvietà, viene disatteso cioè dire: quello che "non è visibile". Mentre invece ciò che apparentemente è impalpabile "il vuoto apparente" identificabile, tra il contesto definito dal paesaggio ed il nostro modo di osservare è: il mezzo con il quale viene percepito il paesaggio. Ancora da aggiungere che, proprio attraverso questo "niente" si identifica e codifica una emotività che assume, dando valori integralmente diversi ad un contesto, potendolo riconoscere: ora con un colore, ora con un'atmosfera che è densa di odori, ora con la luce, ora con effetti scenici, che la percezione, ovviamente, avvalora e ricostruisce con l'insieme delle sue capacità percettive. I possibili codici, necessari per leggere ed intervenire sul paesaggio sono diversi. Possiamo distinguere: - i codici procedurali e compositivi che servono per intervenire sul territorio, quindi sul paesaggio; questi sono sicuramente, le normative che lo regolano. - i principi che regolano la percezione che, opportunamente conosciuti, permettono di modificare il paesaggio, con fini consapevoli. 2

3 Potrebbe sembrare non opportuno, parlare di percezione, ma quando non si hanno modifiche discorsive e di metodo, per intervenire sulla trasformazione di ciò che è percepito, nel caso specifico il paesaggio, risulterebbe più difficile, riuscire a comprendere perché un intervento sul territorio può essere accettato ed un altro non può essere accettato. Quando si parla di paesaggio, molto spesso: si parla di armonia, di equilibri di spazi percepiti in maniera, appunto, armonica. E' ovvio quindi che tutto questo dipende dall'insieme di elementi che costituiscono il paesaggi e come questi sono interconnessi e percepiti dall osservatore. I principi che regolano la percezione è chiaro che sono assai complessi, se si studiano, nella loro esposizione scientifica, perché è ovvio che ciò che noi, con il nostro occhio umano, percepiamo in maniera così spontanea, è possibile grazi ad un complesso di elementi assai interessanti che: partendo da impulsi elettromagnetici, vengono recepiti attraverso l'occhio che legge lo spazio come un puntatore, poi lo stesso occhio con una trasformazione, definisce degli impulsi elettrici che arrivano al nostro sistema nervoso, che li codificano e li ricostruisce in immagine. La percezione, proprio sulla scorta di questa necessità di recepire lo spazio, è soggetta quindi anche ad illusione percettiva, perché: ciò che noi recepiamo attraverso il nostro vedere è funzione di come le cose, molto spesso, non appaiano come sono effettivamente, ma come appaiono solo apparentemente; questo può portare un individuo all'illusione di vedere: ciò che non è, quello che invece dovrebbe effettivamente essere. Sulla percezione ci sarebbe da ampliare l'argomento, che è e deve comunque sempre essere supportato da una qualificata normativa, perché dire e affermare: che qualcosa può essere identificata come armonica, come contestualizzante, come soddisfacente ad integrare con un apporto antropico, il paesaggio, al fine di ottenere un profilo naturale armonico, quindi un "bel paesaggio", è cosa assai complessa, soprattutto, quando questo giudizio viene rilasciato, senza codifiche scientifiche e oggettive, che rischiano di essere frutto solo della discrezionalità dell'interlocutore. Ma la discrezionalità dell'interlocutore è tale, quando questo non ha valenza che, possa essere riconducibili ad una scienza riconosciuta, necessaria per definire modi e sistemi per leggere e correggere anche la percezione, tutto al fine di perseguire un risultato percettivo che sia conforme, armonico, comunque sempre letto e visto nel suo insieme, per definire un paesaggio, sempre identificabile, nella forma, nella materia, nel colore, attraverso il suo più qualificato riconoscimento. 3

4 Qualunque scelta da perseguire per intervenire sul paesaggio (tranne che per decontestualizzare volutamente) non può essere, perseguendo interventi da armonizzare con il paesaggio, priva di riferimenti che riprendano: tracce percettive riconducibili al contesto, tracce caratteriali riconducibili alle qualità materica appartenente al contesto. Gli elementi da valutare, salvaguardare e che restano sempre e comunque in gioco nel paesaggio da antropizzare, sono ovviamente prima di tutto: la Natura che compone i suoi luoghi; sui quali luoghi Noi viviamo e interveniamo, sperando sempre in modifiche consapevoli. 06/09/2019 DelTiepolo 4

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