NOZIONI DI OPLOLOGIA. IN PARTICOLARE, RICOSTRUZIONE ANCHE INDIRETTA E PARZIALE DEL NUMERO DI MATRICOLA DI UN ARMA

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1 NOZIONI DI OPLOLOGIA. IN PARTICOLARE, RICOSTRUZIONE ANCHE INDIRETTA E PARZIALE DEL NUMERO DI MATRICOLA DI UN ARMA Relatore: ing. Manlio AVERNA perito balistico Premesse La presente dissertazione ha lo scopo di introdurre concetti basilari di oplologia e balistica forense ad uso dei magistrati e pertanto volutamente non presenta approfondimenti relativi ad argomenti specificamente tecnici e che non siano di interesse generale. Lo scrivente ritiene ad esempio che trattare della archiviazione dei dati identificativi di armi adoperate per commettere delitti, possa essere di reale interesse per pochi magistrati che lavorano in uffici cui perviene una massa notevole di lavoro di questo tipo. Solo per queste realtà può avere senso costituire il predetto archivio risalendo alle caratteristiche delle armi attraverso lo studio di proiettili e bossoli repertati. Si ritiene in questa sede più interessante fornire elementi basilari di conoscenza che possano servire per una corretta formulazione dei quesiti al perito balistico ed anche a valutare con maggiore cognizione di causa le conclusioni cui il perito giunge. Si segnala inoltre il fatto che la oplologia, come molte altre manifestazioni del genio umano, mostra spesso una contorsione tecnologica che induce il perito balistico esperiente a non sottovalutare elementi apparentemente fra di loro contrastanti, ma anzi a studiare ed approfondire per cercare di dirimere questioni apparentemente senza soluzione razionale. Anche in questo caso gioverà un esempio: se dovesse capitare un testimone che dica di avere visto una persona apparentemente disarmata che poi improvvisamente spara non ci si deve meravigliare perché esistono armi talmente piccole da potere essere occultate nel pal- 68

2 mo chiuso di una mano, come quella che è illustrata nella figura n 1. Si tratta di un revolver cal. 22 lungo che nato come arma da taschino o da borsetta può comunque trovare un facile impiego come arma da ultima risorsa o per sfruttare l enorme effetto sorpresa, stante la efficacia che offre alle brevi distanze nonostante il piccolo calibro. Nozioni basilari di oplologia e relativa nomenclatura Il funzionamento delle munizioni a larga diffusione è standardizzato su modalità comuni praticamente a tutta la produzione mondiale. Il concetto base è che la combustione veloce di una polvere detta da sparo provocata da una capsula detta innesco, genera un grande volume di gas in un tempo molto breve. Il gas espandendosi spinge la parte mobile della camera è cioè il proiettile. Il funzionamento avanti descritto, in modo schematico venne adoperato tal quale per le prime armi da fuoco dette ad avancarica in quanto il caricamento della polvere da sparo e della pallottola avveniva dalla bocca di uscita dell arma detta volata. Le armi ad avancarica però risultavano poco pratiche in relazione ai tempi lunghi della ricarica e alle relative modalità che erano piuttosto imprecise e che a volte provocavano incidenti a causa dello scoppio della canna (errori di dosaggio della polvere da sparo, cattiva qualità degli acciai). Il grande passo tecnologico in avanti fu la invenzione della cartuccia, costituita da un involucro originariamente di carta, che conteneva la polvere, la pallottola e anche l innesco. Dall invenzione della cartuccia alle armi a retrocarica il passo fu molto breve e i miglioramenti continui, sia in ordine alla precisione che in relazione alla possibilità di esplodere i colpi con una cadenza più veloce. Armi corte Le armi corte in particolare fecero un grosso salto di qualità nel 1835 quando Samuel Colt, inventò il primo revolver. 69

3 Per la prima volta si potevano sparare (anche se ad avancarica) sei colpi consecutivi velocemente. Il successo fu enorme ed il Colonnello Colt coniò lo slogan un po' presuntuoso : Dio ha creato gli uomini diversi; Samuel Colt li ha resi uguali. Il revolver con opportune migliorie, è arrivato ai giorni nostri con uno schema sostanzialmente immutato e comune a quasi tutti i fabbricanti infatti, a parte il tipo di chiusura del tamburo, rimane uguale il semplicissimo funzionamento costituito dalla rotazione del tamburo quando si tira il grilletto. Il tamburo pone una cartuccia in linea con la canna e tirando ancora il grilletto, il cane che aveva iniziato la sua corsa raggiunge il fondo e sganciandosi va a percuotere l innesco, provocando lo sparo. Il revolver è considerato universalmente un arma sicura sia nel senso passivo cioè nei confronti dello sparo accidentale, sia nel senso attivo intendendo che non è possibile l inceppamento a causa ad esempio di una cartuccia che rimane inesplosa dopo la percussione. Si tralascia in questa sede la disamina della effettiva sicurezza passiva del revolver che può considerarsi comunque buona, soprattutto nelle armi di qualità. È opportuno però mostrare un limite di funzionalità del revolver nell uso a distanza estremamente ravvicinata. In questo caso risulta infatti difficile, se non impossibile, sparare un colpo se qualcuno pone una mano sull arma impedendo, con uno sforzo modesto, la rotazione del tamburo. A quanto sopra va aggiunto il fatto che il revolver può funzionare velocemente solo in doppia azione, cioè azionando il grilletto in tutta la sua corsa con un notevole sforzo e soprattutto con uno sbilanciamento dell arma che ne riduce la precisione. Il funzionamento in azione singola invece comporta l innalzamento preliminare del cane e quindi uno sforzo modesto per provocarne lo scatto e quindi lo sparo. La maggiore precisione di questo tipo di tiro si paga però in termini di tempo di ripetizione. Si ritiene importante in questa sede fare cenno ad un fatto tecnico che potrebbe avere anche forti riflessi in Balistica Forense. Si ritiene comunemente che nei revolver sia estremamente difficile sostituire la canna che è avvitata al castello e a volte anche bloccata nella sua posizione da un chiodo di acciaio detto spina. 70

4 Questo è nella generalità dei casi, ma esistono in commercio revolver dotati di canna intercambiabile manualmente. È il caso dei revolver della Ditta Americana Dan Wesson la cui produzione è illustrata nelle foto n 2. Oltre al revolver, un altro grande filone relativo alle armi corte impegnava le menti degli inventori europei alla fine dell 800 e mirava alla ripetizione veloce dei colpi estraendo velocemente il bossolo vuotato dallo sparo e sostituendolo con una cartuccia carica. Le ricerche inerenti questo sistema diedero la stura a moltissimi tentativi alcuni dei quali tanto fantasiosi quanto poco funzionali per esempio la Mauser c 96 detta anche Mauser Marina. Una eccezione in questo campo è rappresentata dalla pistola Luger dal nome del suo inventore (Fig. n 3). Quest arma pur essendo stata pensata intorno al 1898 presenta una flessibilità di uso talmente elevata, che è stata adoperata dai Tedeschi fino alla 2ª Guerra Mondiale. La pistola Luger è una delle poche armi il cui gruppo canna-carrello smontato può funzionare per sparare un colpo per volta. Infatti si racconta che i soldati tedeschi catturati dagli Americani durante la 2ª Guerra Mondiale si presentavano con la Luger smontata e quando l avversario abbassava la guardia lo colpivano. La Luger, con la sua particolarissima organizzazione meccanica, può essere considerata il primo vero sistema d arma portatile in quanto era predisposta per il montaggio di un calciolo e per lo sparo a raffica, con un caricatore a chiocciola dava ai militi la possibilità di disporre di un arma di grande potenzialità. L organizzazione meccanica che si è affermata è però quella, più familiare anche alla vista, del carrello scorrevole sul castello. Si esamina a titolo di esempio l arma illustrata nella foto n 7 e cioè una Walther mod. PPS. Giova a questo punto precisare che tutte le pistole inserite nel catalogo Nazionale delle armi comuni da sparo, sono di tipo semiautomatico. Per semiautomatico si intende un meccanismo di sparo che necessita dell intervento manuale per sparare ogni colpo mentre le armi automatiche sono quelle che possono sparare continuamente fino a quando l operatore tiene il grilletto. Queste armi si dice comunemente che possono sparare a raffica. Questo tipo di tiro continuo è caratteristico delle armi militari e quindi non è consentito dalle normative vigenti per le armi in comune commercio. 71

5 Armi lunghe Le armi lunghe possono essere suddivise in relazione alla canna che può essere internamente liscia ovvero rigata; l interno della canna è detto anima. Le armi lunghe ad anima liscia sono comunemente dette fucili mentre le armi lunghe a canna rigata sono denominate carabine. Esistono molte varianti intermedie e cioè armi dotate di più canne contemporaneamente, alcune lisce e altre rigate, ovvero armi che presentano canne intercambiabili lisce o rigate. Si tratta comunque di armi da caccia molto raffinate e costose quindi rare nella casistica. Pertanto non si approfondirà l argomento in quanto di scarso interesse. La rigatura nell anima di una canna ha andamento elicoidale. La funzione dell elica è di far ruotare vorticosamente il proiettile intorno al proprio asse durante la traiettoria fuori dall arma. Questa rotazione intorno al proprio asse migliora in modo determinante la precisione di tiro. Ovviamente tutte le armi sia lunghe che corte per il tiro a palla singola presentano la rigatura interna. I fucili a canna liscia si adoperano per lo sparo di cartucce con munizionamento spezzato, e hanno un uso elettivo per la caccia ed il tiro a volo. I fucili a canna liscia sono nati per una necessità tecnica. Se si vogliono sparare pallini occorre interporre fra questi ed il gas di combustione un tappo; se il tappo non ci fosse il gas sfuggirebbe fra i pallini e non li spingerebbe a forte velocità come è necessario. Il tappo interposto è detto borra e viene fabbricato con materiali vari (sughero, cartone, plastica ecc.). Nelle armi ad anima liscia la precisione è correlata alla regolarità della distribuzione dei pallini espulsi allo sparo. Tale distribuzione è detta rosata. Giova a questo punto una digressione più tecnica. Per poter colpire con pallini bersagli a distanze maggiori si usa fabbricare canne lisce che si restringono alla volata; tale restringimento è detto strozzatura. È intuibile facilmente che, tanto maggiore è il restringimento, tanto più lo sciame di pallini tarderà ad aprirsi. 72

6 Il principio inverso viene applicato al fucile a canne mozze. In quel caso le canne vengono accorciate non solo per migliorare la occultabilità dell arma, ma anche per consentire l immediata apertura dello sciame di pallini di grosso calibro che possono attingere più facilmente una o più vittime, in quanto la rosata si apre a brevissima distanza dall arma. Giova precisare che esistono anche munizioni a palla da adoperare nei fucili ad anima liscia e munizioni a pallini da adoperare in carabine a canna rigata. I risultati balistici nell impiego di questi munizionamenti particolari sono scarsi e pertanto il loro impiego è estremamente raro. Cartucce Le cartucce si classificano in relazione al calibro e cioè al diametro della canna che dovrà camerarle. Per i fucili ad anima liscia, le canne si misurano in base al numero di palle tonde di pari diametro che possono essere fuse da una libbra di piombo. Pertanto la canna di un fucile calibro 12 può essere attraversata da una palla tonda di piombo che pesa un dodicesimo di libbra. Ne discende che al crescere del numero indice diminuisce il calibro per esempio il calibro 20 è più piccolo del 12. Si tratta di sistemi arcaici che sono però del tutto radicati nella tecnica e nell uso. I calibri per fucili ad anima liscia sono molto numerosi solo sulla carta in quanto il calibro 12 ha soppiantato quanto a reperibilità e flessibilità ogni altro tipo di munizionamento e ben difficilmente potrà accadere in balistica forense di imbattersi in calibri per arma a canna liscia diversi. Per quanto concerne le armi a canna rigata, sia corte che lunghe il sistema più usato per individuare il calibro è la misura del diametro in centesimi di pollice. Pertanto il calibro 22 è pari a 22/100 di pollice. Un altro sistema prende in considerazione anche la misura in millimetri e quindi si verificano casi di doppia denominazione come ad esempio il cal. 7,65 mm. per pistola semiautomatica che è individuato anche come 32. Alcuni calibri per arma rigata, in ragione della facile reperibilità, della buona precisione e della capacità di arrecare offesa sono estremamente più diffusi di altri sia tra gli ap- 73

7 partenenti alla malavita che fra i legali possessori. È il caso del 38 Special che è una cartuccia precisa, potente e reperibile in un numero notevolissimo di varianti; anche le armi camerate per questo calibro, prevalentemente corte, presentano un ventaglio di produzione tale da incontrare qualunque esigenza, dal revolver tascabile con calcio arrotondato, a quello con canna lunghissima che può essere dotato di cannocchiale per uso di caccia. Si ritiene opportuno in questa parte della trattazione introdurre un chiarimento di notevole importanza. È invalso l uso di denominare erroneamente P 38 i revolvers in calibro 38 special. Giova precisare che la pistola semiautomatica marca Walther P 38 è invece un modello di fabbricazione tedesca nata nel 1938 e avente calibro completamente diverso (Fig. n 5). Tale errata denominazione fornisce anche lo spunto per dissertare su un concetto estremamente importante in balistica forense. Nella generalità dei casi le armi semiautomatiche lasciano sul luogo di svolgimento dei fatti i bossoli vuoti che vengono espulsi ad ogni sparo. I revolvers invece, nella generalità dei casi, non lasciano tracce di questo tipo, potendo fare partire fino a sei colpi senza la necessità di ricaricare. Si è fatto cenno alla generalità in quanto si sono verificati casi particolari in cui all uso di armi semiautomatiche non ha fatto seguito il reperimento di bossoli esplosi, in quanto lo sparatore aveva avvolto intorno alla mano che reggeva l arma un comune sacchetto di plastica, talché allo sparo tutti i bossoli venivano trattenuti e quindi portati via. Inoltre, la esistenza di sistemi di ricaricamento rapido per i revolvers consente di affermare che è possibile che vengano repertati bossoli su un luogo di delitto, anche se si tratta di una eventualità da considerare remota. 74

8 Figura n. 1 FREEDOM ARMS FA-L Tipo: Rivoltella a tamburo. Calibro:.22 LR. Meccanica: Singola azione. Tamburo fisso. Espulsione dei bossoli tramite azione manuale con l asse del tamburo. Lunghezza canna: 1 3/4. Lunghezza totale: 120 mm. Altezza: 70 mm. Peso: 133 gr. Sicura: Mezza monta del cane. Linea di mira: Fissa. Mirino a lama. Tacca fresata sul castello. Calcio: A testa d uccello, con guancette in ebano. Capacità cartucce: 5. Finitura: Acciaio inossidabile naturale, finito semi opaco. E in tutto identica alla modello FA-S eccetto che per la canna, più lunga di 3/4 di pollice. Questa caratteristica ne migliora le prestazioni pur non incidendo che in minima parte agli effetti del porto e della occultabilità. 75

9 Figura n. 12 Canne da 2 1/2, 4, 6, 8, 10, 12, 15 tipo standard Canne da 2 1/2, 4, 6, 8, 10, 12, 15 standard con bindella ventilata Canne da 2 1/2, 4, 6, 8, 10, 12, 15 tipo pesante Canne da 2 1/2, 4, 6, 8, 10, 12, 15 pesante con bindella ventilata 76

10 Figura n

11 Figura n. 14 WALTER PP Super Tipo: Pistola semiautomatica. Calibro: 9 mm Police (9 mm x 18). Meccanica: Chiusura a massa. Doppia azione. Cane esterno. Leva disarmo del cane. Lunghezza canna: 92 mm. Lunghezza totale: 176 mm. Altezza: 124 mm. Spessore: 35 mm. Peso: 780 gr. Sicura: Automatica sulla leva di disarmo. Percussore oscillante. Linea di mira: Mirino fisso. Tacca di mira regolabile lateralmente. Ambedue con riferimenti bianchi. Calcio: Guancette in plastica zigrinate. In legno, a richiesta. Capacità cartucce: 7. Finitura: Brunita. Sviluppata recentemente dalla Walther si presenta come una delle più moderne proposte come arma da difesa e, in primo luogo, per uso di polizia. Pur tenendo a mente i precedenti modelli PP e PPK presenta interessanti caratteristiche, prima fra tutte il particolare munizionamento. La 9 mm Police (o 9 mm x 18) è una cartuccia intermedia fra la 9 mm para. e la 9 mm corto, che offre buoni margini di potenza pur essendo possibile usarla in armi con sola chiusura a massa. E molto simile alla sovietica 9 mm Makarov. La Walther PP Super non dispone di un convenzionale sistema di sicura, sostituito da una leva di disarmo del cane che però provvede anche ad arrestare il movimento del percussore, disarmandolo. Quando il percussore è in posizione abbassata non può essere raggiunto dal cane, presentando questo una fresatura nella posizone corrispondente. La PP Super può sparare solo quando il grilletto sia volutamente arretrato dal tiratore. In ogni caso l arma è sempre immediatamente pronta al fuoco quando vi sia cartuccia in canna. Sul lato sinistro del fusto è ubicata la leva di arresto del carrello a caricatore vuoto. 78

12 Figura n. 15 WALTER P 38 Tipo: Pistola semiautomatica. Calibro:.22 LR - 7,65 mm para. - 9 mm para. Meccanica: Chiusura geometrica a corto rinculo. Doppia azione. Cane esterno. Indicatore di palla in canna nei calibri 7,65 e 9 mm. Lunghezza canna: 129 mm (.22 LR), 125 mm (7,65 e 9 mm). Lunghezza totale: 216 mm. Altezza: 137 mm. Spessore: 37 mm. Peso: 800 gr. Sicura: Manuale sul carrello. Automatica al percussore. Linea di mira: Fissa. Calcio: Guancette avvolgenti in plastica, zigrinate. Capacità cartucce: 8. Finitura: Brunita. Variazioni: Modelli di lusso con incisioni, dorati e cromati. Celeberrima arma corta, fu proposta già prima della II G.M. all esercito tedesco quale sostituta della Luger. La meccanica, allora avveniristica, ne fa un arma ancora attuale e una valida scelta quale arma da difesa. La variante introdotta rispetto alle armi di vecchia fabbricazione è costituita dal castello in lega leggera. In tale forma è stata riadottata come P1 dall esercito della Germania Occidentale. Il carrello piuttosto spesso è forse criticabile per un uso in abiti civili, ma le caratteristiche meccaniche, di sicurezza e di affidabilità sono elemento certo di maggior peso. 79

13 L argomento particolare che avrei dovuto trattare a questo punto della mia relazione è ancora coperto dal segreto istruttorio a causa del protrarsi delle indagini. Pertanto sono costretto a trattare in particolare un altro argomento che troverete altrettanto interessante. L argomento che tratterò è il seguente: Ricostruzione anche indiretta e parziale del numero di matricola di un arma Le modalità di abrasione del numero di matricola di un arma, da parte della malavita, sono molteplici ed in un certo senso seguono la evoluzione delle metodologie di esaltazione che i periti balistici applicano ed affinano. I metodi più grezzi adottati inizialmente erano costituiti dal punzonamento e dalla abrasione a mezzo di una lima. Il punzonamento veniva praticato cercando di rovinare con punte metalliche di varia natura i numeri visibili. Con l uso della lima invece si cercava di asportare il materiale in corrispondenza del numero che si intendeva cancellare. La metodologia di esaltazione della matricola più usata in questi casi era basata sulla aggressione chimica del metallo con liquidi mordenti. Il principio su cui questa metodologia è basata è il seguente: la apposizione del numero di matricola avviene a mezzo di punzoni, e cioè astine di acciaio durissimo recanti in cima il numero che si intende scrivere. Tali astine vengono appoggiate sulla faccia metallica su cui si intende punzonare e poi con un martello vengono battute. Il numero così stampigliato comporta la deformazione dei piani cristallini del metallo non solo in superficie, ma anche negli strati più profondi. Pertanto, entro certi limiti, se anche la superficie del metallo subisce successivamente degli insulti, sarà sempre possibile, previa pulitura ed eventuale spianatura, procedere alla esaltazione con liquido mordente. Infatti il metallo in corrispondenza del punzonamento risulta più compatto, e quindi il mordente aggredisce tale zona con modalità differenti rispetto alla zona vergine. 80

14 Chiaramente la lettura del numero ricostruito potrà presentarsi talvolta poco chiara in relazione alla profondità della abrasione, alle caratteristiche del metallo, alle modalità di punzonamento, che potranno essere più o meno incisive, ed alla qualità ed alle modalità di applicazione dei mordenti. Contrariamente a quello che si pensa la esaltazione della matricola è un ramo della balistica forense ancora suscettibile di studi, sperimentazioni e miglioramenti. Infatti con l avvento e la diffusione dei castelli in lega leggera, in particolare nelle armi corte, si è resa necessaria una integrazione delle metodologie già codificate in quanto nella fattispecie i risultati non erano significativi. Successivamente la malavita ha affinato la tecnica di cancellazione dei numeri di matricola in quanto è venuta a conoscenza della metodologia di esaltazione più classica. La nuova tecnica di abrasione consiste nell aumento dello strato metallico asportato. Tale più profonda abrasione ha lo scopo di togliere al metallo la memoria grafica e quindi conseguire la inidentificabilità. Le metodologie di cancellazione usate in questi casi sono la asportazione di truciolo a mezzo di una punta di trapano, ovvero il raschiamento con l uso di una mola del genere usato per affilare i coltelli. La abrasione di trucioli con punta di trapano, se non eseguita a regola d arte, può lasciare non abrase delle piccole parti di numero, non sempre identificabili. Si pensi ad esempio alla parte inferiore dei numeri 0, 3, 5, 6, 8, sostanzialmente uguale per tutti. La metodologia che prevede la asportazione a mezzo di mola è probabilmente quella che crea i maggiori problemi di ricostruzione in quanto il metodo di cancellazione si rivela estremamente efficace. Negli ultimi due casi di abrasione occorre che il perito balistico faccia riferimento a tutta una serie di dati che potranno contribuire alla ricostruzione, se non totale, almeno parziale della matricola ricercata. Preliminarmente occorrerà smontare totalmente l arma e cercare altre eventuali zone di inserzione della matricola o di parti di essa. 81

15 Molte armi corte infatti presentano una ulteriore inserzione di matricola sotto le guancette. Alcune altre armi presentano la parte terminale della matricola punzonata su molti pezzi allo scopo di riconoscerli dopo le operazioni collettive di officina quali la brunitura, la tempra, ecc. In fabbrica il riconoscimento a mezzo del terminale della matricola consente il riassemblaggio di pezzi precedentemente aggiustati fra di loro con procedimento manuale. È evidente che, ove non si riuscisse a ritrovare i pezzi aggiustati, si avrebbe la impossibilità di procedere al montaggio delle armi, ovvero si otterrebbe la presenza di tolleranze eccessive con conseguente compromissione della funzionalità. Anche la eventuale individuazione del terminale della matricola può contribuire alla ricostruzione della stessa in maniera indiretta come si dirà in seguito. Gli ulteriori elementi cui il perito balistico, ma sarebbe più corretto dire oplologo, può fare riferimento sono di varia natura ed ancora una volta l esempio potrà chiarire il concetto. Com è noto il Banco Nazionale di Prova delle Armi da fuoco, da alcuni anni, punzona non soltanto il contrassegno relativo alla effettuazione della prova forzata con cartucce speciali, ma anche l anno in cui tale prova è avvenuta. Il punzonamento dell anno di prova avviene con una sigla composta di due lettere, e quindi facilmente sfugge all attenzione del malavitoso che vuole fare perdere le tracce della provenienza dell arma. Acquisiti tutti gli elementi utili che si possono rilevare dall arma, è possibile costruire uno screening che consentirà, se non la identificazione certa, almeno la riduzione a pochissimi numeri di matricola possibili, e quindi si potrà comunque dare un contributo alle indagini. Si riporta di seguito un esempio di screening. Aquisizione di tutti i numeri di matricola del modello in esame presso il fabbricante. Cernita dei numeri di matricola che si riferiscono alla eventuale particolare versione in esame (per esempio versione con canna lunga). Esclusione di tutti i numeri di matricola che sono relativi ad armi punzonate dal Banco Nazionale di Prova delle Armi da fuoco in anni diversi da quello in esame. 82

16 Acquisizione, presso il Centro elaborazione dati del Ministero dell interno, dei numeri di matricola relativi a quelle armi restanti dal precedente vaglio, che risultino rubate. Esclusione dal novero delle armi rubate di quelle che sono passate alla clandestinità in data sucessiva al ritrovamento dell arma in esame. A questo punto le matricole possibili si saranno ridotte ad un numero esiguo e potrebbe essere sufficiente il possesso anche di una sola cifra per poter effettuare lo screening finale; quindi per esempio sulla base di un 7 in penultima posizione si potrà attribuire con certezza la intera matricola dell arma. Si riporta uno schema grafico illustrativo dello screening avanti descritto. Schema di screening AA AB AC AD AE AB Costruiti nell anno Modelli a canna lunga Pezzi passati alla clandestinità Pezzi risultati rubati prima del ritrovamento dell arma in esame * * * * 7 * Situazione arma in esame Matricola attribuita con certezza

17 Gli elementi indispensabili per lo screening possono a volte scaturire dallo studio delle modalità di fabbricazione di un arma. Tale studio va necessariamente condotto attingendo informazioni dai fabbricanti, quando queste sono reperibili in letteratura. Se ad esempio il metodo di fabbricazione di un pezzo viene cambiato, risulterà da una commessa interna che da una certa data in poi l arma è stata fabbricata con una metodologia differente e questo consentirà di attribuire l arma in esame ad uno dei due periodi. Ovviamente le possibilità di individuazione di una matricola saranno tanto maggiori quanto più numerose e fitte saranno le maglie dello screening. La elencazione delle particolarità che possono contribuire alla costruzione di uno screening per la individuazione della matricola è piuttosto lunga, in quanto si può spaziare dal campo della tipologia delle guancette, al particolare difetto di un attrezzo adoperato in fabbrica, che crea una particolare caratteristica, graficamente rilevabile. Così per esempio nel caso di frammenti di numero residuati dalla abrasione, che presentino andamento astiforme nella parte bassa, potranno essere attribuite le cifre 1 ovvero 7 in relazione alla giacitura raffrontata alla distanza dagli altri numeri. Infatti la codina del 7 tende di solito verso sinistra mentre quella dell 1 solitamente è diritta. In casi simili è indispensabile la collaborazione del fabbricante in quanto può rivelarsi risolutivo l esame della serie di punzoni adoperati per la immatricolazione, nonché la conoscenza della metodologia impiegata. Con riferimento all esempio precedente, la certezza dell uso di una mascherina che tenga in posizione esatta le astine di punzonamento, può consentire di escludere errori nella attribuzione di un uno o di un sette. In conclusione, si potranno verificare casi in cui la matricola venga ricostruita parzialmente ovvero rimane del tutto oscura, ma si riuscirà comunque a raggiungere la certezza di attribuzione o quantomeno a restringere il campo delle probabilità ad un numero talmente esiguo che sarà comunque possibile condurre ulteriori accertamenti. L idea per impostare la metodologia di indagine oplologica avanti descritta è nata da due ordini di considerazioni: 84

18 1) Si è notato che per la gran parte delle abrasioni la parte sinistra della matricola risulta meglio cancellata della destra; probabilmente ciò è dovuto ad un riflesso condizionato che induce l operatore a cancellare con le stesse modalità con cui scrive. 2) Le cifre più interessanti in una matricola da ricostruire sono generalmente le ultime tre in quanto la quarta cifra ci porta nell ordine di grandezza dei pezzi e quindi ad un livello di identificabilità assoluta. In altri termini la influenza delle cifre al di sopra della quartultima è virtualmente nulla a fini identificativi, essendo estremamente facile attraverso i registri del fabbricante venirne a conoscenza, e ai fini del calcolo combinatorio sono poco influenti. La applicazione del metodo ha dato risultati che si possono definire utili o interessanti, ma chi vi parla ritiene che esistano ulteriori margini di approfondimento nello studio della materia descritta. 85

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