Il Lifelong learning come 4 a mission di un università ciclica

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1 Convegno LIFELONG LEARNING , LUB Il Lifelong learning come 4 a mission di un università ciclica Prof. Dr. Rita Franceschini rettore della Libera Università di Bolzano Freie Universität Bozen (Contributo al convegno Lifelong learning universitario, in presenza del commissario europeo Ján Figel, Libera Università di Bolzano, ) Nel discutere il concetto di Lifelong learning, siamo sinceri e anche modesti, non stiamo proponendo una cosa nuova per l umanità; nella sostanza il Lifelong learning (ossia la necessità di formarsi lungo tutto l arco della vita) è un modo di esistenza dell essere umano, imprescindibile dal suo naturale modo di vivere: è difficile impedire di acquisire, perché è impossibile non esperire, non fare delle esperienze che ci costringono a fare delle comparazioni con quanto abbiamo acquisito precedentemente. Siamo degli esseri filtranti : filtriamo le esperienze diamo per così dire dei lasciapassare a nuove esperienze, le quali possono modulare e modificare quanto già assunto. Nelle università dovremmo partire dal fatto che non abbiamo persone piuttosto curiose, aperte al nuovo, al nuovo sapere che si sta creando. Poiché il cosiddetto prodotto della formazione universitaria non è soltanto la trasmissione del sapere sarebbe troppo riduttivo e ripetitivo ma la creazione di nuovo sapere, questa creazione è in stretta connessione con processi che coinvolgono intrinsecamente la ricerca. 1

2 Con un indirizzo che spinge le università verso un concetto ampio di Lifelong learning avremo a che fare con gruppi di utenti sempre più differenziati ed esperti, ossia persone che portano nell università il proprio sapere. Vorrei dare una particolare enfasi a questo punto per mettere in chiaro il concetto che il Lifelong learning dovrebbe basarsi su un atteggiamento che parte dalla curiosità pervasiva che si estende su tutto l arco della vita. Ciò significa prendere sul serio, per ogni studente, quanto finora ha già appreso, creato, esperito, applicato. Nel riflettere sul Lifelong learning stiamo quindi, in fondo, dando evidenza ad un fatto che esisteva già sempre, con l obiettivo, ora, di professionalizzare un settore e di renderlo sempre più utile ad un ampia cerchia di persone. Nel fare ciò è di primaria importanza trovare un nuovo atteggiamento nei confronti di persone e gruppi che fanno richieste di alta formazione le quali non trovano sempre spazio nei cicli istituzionali (per cicli istituzionali vorrei indicare i 3 cicli formativi secondo la riforma di Bologna, ossia i corrispettivi dei cicli di bachelor, master e PhD). Quindi già facciamo, ed abbiamo sempre fatto Lifelong learning, pur senza rendercene conto; e sempre più offriremo corsi ed attività di formazione rivolte a persone che hanno già concluso studi universitari. Ora, è la professionalizzazione e l assicurazione della qualità del Lifelong learning a livello dell alta formazione sono per me i punti più importanti. Ad essi sono collegati almeno tre grandi sfide per il futuro: 1 la sfida didattica, ossia il tipo di trasmissione; 2 la sfida organizzativa, ossia i tipi di organizzazione per tali programmi; 3 la sfida contenutistica, ossia i tipi di rapporto con le esperienze presenti e pregresse dell individuo e del territorio. 2

3 Vorrei entrare brevemente nel merito di ciascun punto: 1) E una constatazione elementare che gli utenti dell offerta formativa a livello universitario si stanno differenziando sempre di più per età, per esperienze, per esigenze; ed ampliando l offerta formativa a tutto l arco della vita avremo utenti con esperienze ancora più diverse fra di loco. Ci troveremo di fronte p.es. a persone che ritornano all università per aggiornarsi e riqualificarsi provenendo da un esperienza lavorativa ricca di esperienze. Prendendo in considerazione la ricchezza delle esperienze pregresse per renderle utili ai fini del processo conoscitivo, la didattica dovrà essere ripensata rispetto alle abitudini odierne. I docenti dovranno, viepiù, qualificarsi per un insegnamento che tiene maggiormente conto delle esperienze dei singoli studenti, e dovranno tener conto che gli studenti-adulti che si trovano davanti sono a loro volta da considerare degli esperti nel loro settore. Da parte del docente, è prevedibile che vi sarà sempre più la necessità di mettersi in relazione in modo diverso nei confronti del suo discente ; dovrà saper tener conto di tutto un bagaglio culturale e professionale complesso che in parte sfugge ad un docente che trascorre la maggior parte della sua vita professionale all interno dell università. Così, il docente diventerà più un accompagnatore di uno sviluppo personale; lo è già oggi ma lo sarà in modo ancora più incisivo nei programmi di Lifelong learning in futuro. Il docente dovrà adottare una didattica flessibile e più individualizzata, nel contempo dovrà animare questi nuovi utenti ad accogliere nuovi saperi e a modificare assunti superati. La preparazione e la overwiew che il docente in corsi di Lifelong learning deve avere del suo settore deve essere ampia, facilmente disponibile; egli dovrà offrire una didattica più basata sull esperienza diretta dello studente e nel contempo saper costruire dei ponti per avviarsi ad una generalizzabilità e messa a punto in modelli. Sarà una didattica più dialogica, adattabile, co-costruita con gli utenti. Sarà una didattica più esperenziale, se si 3

4 vuole, vicina all utente, e nel contempo una didattica sostenuta tecnicamente. Al MIT la chiamano TEAL: ossia technology enabled active learning. Alcuni dicono che nei programmi Lifelong learning gli utenti sono più esigenti in parte lo si riconduce al fatto che spesso pagano fior di quattrini per un ciclo di formazione pensiamo ad alcuni programmi di tipo master professionalizzanti. Ma non è questo il motivo, se non un motivo collaterale, per riflettere sulle maggiori esigenze di questi utenti. Un motivo più centrale ed essenziale è che la loro vita ha già coniugato in gran parte la teoria con la pratica; esperienze da cui non è facile staccarsi, da cui però si dovrà, da parte del docente, pur sempre partire per poter aiutare ad adattare ed incorporare il nuovo sapere. Il vero problema didattico è quindi l incorporazione del nuovo sapere, e si sa quanto è difficile lasciare vie di pensiero trite. Il docente, ne sono convinta, diventerà quindi sempre più e mi ripeto un accompagnare di un processo cognitivo non facile, ed altamente individualizzato. Per questo compito dobbiamo ancora offrire una nuova professionalità, e non soltanto a livello tecnico, introducendo supporti tecnici. Qui come altrove: non si tratta di acquisire soltanto le tecniche, ma di cambiare mentalità nei confronti dell utente e dei suoi bisogni. 2) Circa la sfida organizzativa vorrei dare un elenco incompleto, ovviamente di possibili gruppi di utenti Lifelong learning. Partendo da persone o gruppi che sin d ora possono essere integrati senza grandi problemi, la lista prosegue poi con l elenco di utenti per i quali si dovranno sviluppare ancora più sistematicamente di quanto già facciamo forme organizzative rispondenti. 1. Ci sarà anche in futuro lo studente che vorrà iniziare con un corso di laurea pur avendo un età avanzata rispetto alla media. Mi sembra un profilo che aumenterà quantitativamente e cambierà a lungo andare qualitativamente, come delineato brevemente sopra, il nostro insegnamento 4

5 anche nei corsi di laurea ordinari. L eterogeneità non è dovuta all età, ma al bagaglio di esperienze di vita che tali utenti portano a lezione. 2. C è chi, dopo un periodo di formazione, vorrà ritornare all università per conseguire il prossimo grado nei tre gradi di Bologna. A ben vedere è un profilo già contemplato, le esperienze da parte delle università sono già in corso di costituirsi in risposte sistematiche. 3. C è chi vorrà combinare attività lavorativa e formativa non soltanto come studente-lavoratore con lavori ad hoc, ma con forme più strutturate e durature, per l intero studio. Mi è caro citare una risposta organizzativa a tale proposito presso il nostro ateneo, dove da alcuni anni è stata implementata una forma interessante concordata con delle aziende attinenti a due corsi di laurea: aziende del settore prendono a carico dei giovani studenti, offrendo loro un posto di lavoro retribuito, garantendo gli spazi temporali necessari per seguire assieme agli altri studenti, pur sempre con una modalità più diluita nel tempo, la formazione universitaria. Siamo stati premiati nel 2007 da Confindustria (più precisamente dalla Fondazione Mai) per tale modello che si chiama studenti in attività. E una fra tante risposte organizzative ad un esigenza che in futuro potrà aumentare. 4. C è poi chi vorrà soddisfare un esigenza formativa o trarre vantaggio da un aggiornamento selettivo, frequentando singoli moduli già previsti nei curricoli istituzionali. Sarà una sorta di studente saltuario rispetto agli altri frequentanti, a volte forse un uditore esigente, che richiederà un riconoscimento dello sforzo intrapreso. 5. Infine, vi è chi frequenterà anche in futuro programmi master (di primo e secondo livello, o programmi di executive master ) più o meno approfonditi e corsi di aggiornamento rivolti a tematiche specifiche. Si nota che le università sviluppano di propria iniziativa sempre più programmi di questo 5

6 tipo, con varie forme sperimentali rispetto ad orari, corpo docente, ambientazione e rapporto teoria e pratica. 6. Vi sono poi gruppi che indirizzano all università esigenze specifiche e aggiornamenti di cui hanno bisogno. Sono questi ultimi due gruppi cui si deve dare una risposta più strutturata, con offerte particolari e nel movimento inverso sviluppando insieme ad organismi esterni all università offerte formative qualificanti. Tutto ciò porta ad un nuovo carattere dell università, anche in aspetti più banalmente pratici, quotidiani, come p.es. orari che renderanno la struttura aperta per tutto l arco del giorno, del mese e dell anno; in forma telematica e fisica diretta. Detto in altre parole: l università un globo acceso su tutti i canali che funge da fanale nelle tenebre della notte e nel groviglio del sapere. L alma mater un orientatore perenne e flessibile, multimodale, che coinvolge tutta la personalità. 3) La sfida contenutistica, a mio modo di vedere, si rivela quella con i maggiori risvolti incisivi per il sistema universitario: per i futuri programmi Lifelong learning sarà il tipo di rapporto che il singolo docente, il programma del corso e l istituzione stessa saprà tessere con le esperienze presenti e pregresse dell individuo e del territorio in cui ha operato che darà la svolta qualitativa decisiva. Vi è un effetto collaterale che mi sembra interessante: Se gli interventi di Lifelong learning dovranno necessariamente porre al centro molto di più in futuro che nel passato l individuo e le sue esperienze, questa svolta darà alle università l opportunità di democratizzarsi, aprendosi alle necessità dei singoli, ascoltando gruppi con necessità specifiche, darsi un profilo attento al territorio, locale o internazionale che sia. In tale processo non è necessario atteggiarsi da industria del 6

7 sapere che offre servizi come se fossimo in un supermercato dell offerta formativa, questo no ma come partner che assieme ad altri sviluppa delle offerte. Il Lifelong learning permetterà ai docenti di entrare più vivacemente in contatto con il mondo che li circonda, sia esso di immediata vicinanza geografica o internazionale o di vicinanza tematica. La richiesta dall esterno andrà sempre più ragionata non ripresa uno a uno (non mi stanco di ripeterlo) ma rimodellata in partenariato secondo i criteri di qualità insiti nell alta formazione e di cui solo le università sono portatori e garanti. Non si tratterà quindi lo dico in termini schietti di riprendere ciecamente ciò che viene richiesto da un gruppo (d interesse). Proprio nell interesse degli utenti stessi, a lungo andare, rendiamo solo un servizio alla società se sentiamo il dovere e il coraggio di sviluppare e creare corsi lungimiranti, di due o tre passi più avanti del solito. L orientamento al gruppo di utenti (la cosiddetta Zielgruppenorientierung, die cui ha parlato Ekard König durante il suo contributo) permane però al di là di tutte le considerazioni. In tutte le tre sfide vi è una costante: è l eterogeneità, ossia la tendenza sempre più pronunciata ad avere davanti a sé: persone con profili formativi ed esperienze professionali assai diverse, con una gamma di età più ampia; periodi e fasi di studio più individualizzate, in presenza, in modo telematico, quindi con forme di blended learning, e quindi meno localmente legale, se non decentralizzate; orari, forme di utilizzo degli spazi fisici e temporali universitari differenziati: ci avviciniamo sempre più all università aperta 24h su 24, 12 mesi su 12, con attività durante il fine settimana, con ordini semestrali che non saranno i più prominenti. C è chi vede un pericolo se l università diventerà un università a misura di ognuno : un università individualizzata, per così dire. L università, secondo me, dovrebbe riuscire a coniugare anche in futuro il fatto di detenere un ruolo fisico e 7

8 mentale e insieme simbolico per la società del sapere. Non c è contraddizione nel dare massima autonomia al singolo individuo, anzi, è necessaria; l università ha però in più il ruolo di essere quell essenziale punto d incontro di idee e quella piattaforma del dialogo faccia a faccia dal quale si sviluppa l intelletto, anzi, l essere intero. Avere un intelletto fine, forgiato nell argomentazione ed essere una persona con coscienza civica rassicurata nello scambio dialogico con gli altri è una prerogativa necessaria per qualsiasi attività socialmente utile. Concludo dicendo che abbiamo già varcato la soglia della quarta mission dell università: dopo la prima ossia la didattica e la seconda la ricerca vi si è aggiunta negli ultimi decenni la terza, ossia il servizio alla comunità. Ora si affaccia la quarta, ossia essere aperti a iniziative supplementari volte al Lifelong learning. Questo quarto tipo di mission formativa è collaterale e supplementare ai corsi istituzionali (secondo le prerogative di Bologna). Essa contempla tutte quelle attività che dal punto di vista dello studente si aggiungono dopo una prima fase di studio, e cui si attinge in diverse fasi del proprio ciclo di vita o del proprio ciclo di formazione. Quindi, dal punto di vista dello studente, l università come istituzione diventerà ciclica: un università cui rivolgersi ciclicamente durante tutto l arco della vita, un alma mater che si adopera nella cura di offrire l opportunità di sviluppo, che offre un punto di riferimento intellettuale, personale e professionale di alta qualità, duraturo. Das Lifelong learning wird zunehmend bedeuten, dass jeder einzelne Lernwillige aus dem eigenen individuellen Lernumfeld und aus der eigenen Biografie ein Lernumfeld machen wird. Darin sollten wir ihn unterstützen mit einem breiten, professionellen Angebot, das dem jeweiligen Wissens- und Erfahrungsstand Rechnung trägt. Nicht alle Lernwillige vorab wenn sie schon lange berufliche Erfahrungen hinter sich haben, werden in die dreistufigen Bologna-Studiengänge 8

9 integrierbar sein. Deshalb gilt es, ein aufbauendes Angebot auszuarbeiten, um unterschiedliche Eingänge wie Ausgänge zu bieten. Um die Metapher des Gebäudes, das hier anklingt, noch weiter auszubauen: Man kann sich die Institution Universität schon lange nicht mehr als ein einziges Gebäude vorstellen, eher als ein Gebäudekomplex, so sind denn auch heute schon konkret die Universitäten aufgestellt. Das heißt nicht, dass es auch weiterhin ein Universitäts- Hauptgebäude geben wird, das sozusagen das dreistöckige Bologna-Gebäude darstellt. Dieses hat sie sicher einen großen Haupteingang. Die Universität mit einem Lifelong-Learning-Programm hat jedoch noch viele weitere Gebäude, kleine und große, sie weist mehrere Eingänge und Ausgänge auf, und erst noch auf verschiedenen Höhen, sie besitzt also Passerellen zu weiteren Gebäuden und Rückehrmöglichkeiten ins Hauptgebäude. Essenziel, um diesen Weg zu gehen, ist die konstante Veränderung der Haltung gegenüber dem einzelnen Studierenden und den Zielgruppen; erst aus dieser Veränderung der Haltung heraus, sind programmatischen und technische Neuerungen gehaltvoll uns systemisch umzusetzen. 9

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