Badanti: lavoro regolare e sommerso.

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1 Badanti: lavoro regolare e sommerso. Roberto Straullu Responsabile Servizi UIL Il Fenomeno: di cosa parliamo Migliaia di anziani in Italia sono accuditi da persone che non sono loro familiari. Sono nella quasi totalità donne straniere immigrate extracomunitarie. Vengono impiegate, alle dipendenze dei loro assistiti o dai familiari di questi, in lavoro di cura agli anziani e, in misura minore, ai bambini. Nel nostro caso intendiamo riferirci però ad attività lavorative riconducibili all ambito dell assistenza domiciliare alla persona, per lo più anziana e non autosufficiente. Si occupano degli anziani, spesso convivendo con loro, anche se in molti casi li assistono anche nelle strutture di ricovero (case di riposo...). Le chiamano Badanti. E così, volutamente anche se il termine non ci piace, continueremo a chiamarle in questa relazione. Così come ci riferiremo a queste lavoratrici parlandone come se fossero tutte donne straniere, anche se sappiamo bene che una quota di questo lavoro è svolta da uomini stranieri (spesso i loro stessi conviventi, figli, etc) e da donne e uomini italiani. Dal punto di vista normativo e contrattuale, le definizioni per queste lavoratrici sono almeno due: Assistenti Familiari (la Legge 189/2002, che ha disposto la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, le definisce così) e Colf (figura prevista dal Contratto del Commercio e Servizi). Il termine Badante riassume, spesso e impropriamente, questi due termini. Il fenomeno riguarda il welfare, il mercato del lavoro, la famiglia Stiamo parlando di un fenomeno che riguarda, contemporaneamente, i servizi di cura alla persona e quindi il welfare, la famiglia e le sue trasformazioni, l immigrazione e il mercato del lavoro. Per le dimensioni e le caratteristiche che ha assunto, si tratta di un fenomeno relativamente nuovo. La domanda di assistenza e di cura alla persona non è destinata a diminuire, anzi aumenterà ancora per molto tempo, al pari del aumento vertiginoso della popolazione anziana (in presenza di un calo demografico soprattutto nelle aree interne della Sardegna) e della quota di persone non autosufficienti. L assistenza familiare quindi risponde, ai bisogni di conciliazione tra tempi di vita e tempi di cura delle famiglie, ed in particolare delle donne su cui, per lo più, gravano i carichi di cura, inoltre, la trasformazione della composizione della famiglia e l ingresso di donne nel mercato del lavoro, ha causato il venir meno del tradizionale ammortizzatore sociale: la Famiglia, che garantiva anche il lavoro di cura, essenzialmente grazie al lavoro domestico svolto dalle donne. Il sistema di welfare si deve quidi adeguare a queste trasformazioni. Va detto che le strutture di ricovero che per gli anziani non autosufficienti, sono una risposta inadeguata e troppo costosa -, anche perché la grande maggioranza delle persone rifiuta l istituzionalizzazione e preferisce, anche in condizioni di precarietà fisica, continuare a vivere nella propria casa e nel proprio ambiente di vita e di relazione sociale. Il fenomeno delle badanti in passato è stato alimentato da una maggiore disponibilità di reddito, soprattutto in alcune aree del paese, ciò aveva permesso agli anziani e ai loro familiari di accedere ad un mercato, quelle delle Colf, un tempo appannaggio solo delle famiglie più agiate. Ultimamente si assiste invece ad un altro fenomeno: vi è una sorta di dietrofront dovuto alla crisi economica che sta riducendo i consumi delle famiglie e che non sembra affatto essere passeggera. La famiglia del terzo millennio non ha più le risorse e la struttura di quella patriarcale, dove le braccia dei nipoti erano la pensione dei nonni. Ora i figli grandi sono anche loro da assistere. E la badante potrà anche somigliare a un familiare supplente, però la devi pagare. Cara: anche euro al mese, contributi, ferie e malattie. Il via libera alla regolarizzazione delle badanti straniere, non è che il ritorno a una sorta di famiglia allargata, dove a uno dei membri viene

2 delegato il ruolo di cura e assistenza. «Vecchi e bambini, non protestano. Per lo Stato, giovani e anziani sono uno stretto affare di famiglia». E un mercato sociale Quello che si è formato è però un mercato sociale, un luogo di incontro tra domanda e offerta di lavoro molto particolare. Possiamo parlare di mercato perché questo lavoro si è strutturato al di fuori del sistema di wefare (anche se inizia a interagire con esso) e perché c è una domanda privata (le famiglie) che acquista le prestazioni da un offerta (lavoratrici badanti). Mercato sociale perché la natura della prestazione è prevalentemente di tipo assistenziale. E un mercato fortemente invaso da lavoro irregolare, non retribuito né regolato secondo quanto previsto dai Contratti e dalle Leggi. Basti pensare al numero di regolarizzazioni effettuate con l ultima sanatoria. Sulla sanatoria va considerato un nuovo fenomeno: ottenuta la regolarizzazione, molte Badanti hanno cambiato settore di attività, oppure hanno trovato un occupazione con orari meno gravosi, perché questo tipo di lavoro è troppo faticoso (non a caso è spesso utilizzato, per scelta delle stesse badanti, lo job sharing: l assistenza viene garantita da una coppia di badanti che si alternano (nella giornata, nel mese o addirittura nel trimestre per poter rientrare in patria). È necessario quindi introdurre procedure innovative di community care, in grado di portare alla creazione di un nuovo modello di welfare territoriale. Ultimamente, al posto delle badanti regolarizzate che si sono licenziate, soprattutto nell assistenza come conviventi, sono subentrate immigrate irregolari, entrate in Italia magari col permesso turistico. Si sta creando così nuova irregolarità (immigrate che lavorano in nero, perché hanno il permesso di soggiorno solo per motivi turistici) che sconfinerà in nuova clandestinità (quanto scadrà il permesso per motivi turistici). La dimensione del fenomeno Una esatta dimensione del fenomeno non è stata però studiata. Possiamo utilizzare, come indicatori grezzi e tuttavia significativi tre dati: 1. il numero di anziani non autosufficienti (stima ricoverati e non ricoverati) 2. il numero di immigrati regolarizzati come colf e badanti (dati sanatoria 2003) 3. il numero di iscrizioni INPS per Colf e Assistenti familiari Si tratta di dati che certamente sottostimano il fenomeno, perché esiste una quota di lavoro ancora irregolare e sommerso (non dimenticando che non tutti gli anziani non autosufficienti possono permettersi la badante ). Che lavoro è Alcune ricerche e, soprattutto, indagini empiriche presso gli Uffici immigrati, disegnano i tratti di questo rapporto di lavoro: Retribuzione media di fatto euro mese netta (per le conviventi) (Per le altre tipologie di rapporto di lavoro: vedi tabelle salario/orario, anche se spesso i contratti di fatto sono difformi da quelli ufficiali ) ma molto variabile perché è oggetto di contrattazione individuale. Contributi INPS (quando ci sono) versati per 24 ore settimanali (quindi ben al di sotto dell orario reale); Orari giornalieri, per le conviventi, di fatto ben oltre le dieci ore, con disponibilità all assistenza notturna (spesso le conviventi dormono nella stessa stanza della persona assistita). Rapporti di lavoro con due, tre anche quattro assistiti in case diverse: questo accade per le Badanti non conviventi (ma ci sono conviventi che nel poco tempo libero lavorano come stiratrici, baby sitter o in altro ambito domestico).

3 Ferie e riposi spesso non goduti e quasi mai monetizzati. Nessuna formazione prima durante il lavoro (anche se alcuni bilanci di competenza formativa segnalano un livello di istruzione medio alto). Orientamento e l inserimento nel lavoro. Come è noto, fino a prima dell approvazione della Legge 30, l intermediazione di manodopera era compito esclusivo dei Servizi Provinciali per l Impiego o di Agenzie private accreditate (le colf non erano però inserite tra i lavoratori interinali). In verità l orientamento e l inserimento nel lavoro è avvenuto in gran parte per canali informali. Per i nuovi arrivati avviene tramite canali spesso illegali e controllati da faccendieri che gestiscono, anche con la violenza, la tratta degli immigrati clandestini (si parla di tariffe di 2-3mila euro per entrare in Italia e per trovare un lavoro). Mentre i più fortunati o chi è in Italia da più tempo trova lavoro grazie al rapporti con altri immigrati che si scambiano informazioni (anche a pagamento) sulle occasioni di lavoro. In altri casi ancora il lavoro si trova tramite le associazioni di volontariato che accolgono e orientano al lavoro anche clandestini e ostacolano così, se non altro, l intermediazione malavitosa di manodopera immigrata. Condizioni di lavoro molto particolari, influenzate da: o difficoltà di comunicazione: ad esempio scarsa conoscenza della lingua italiana (per le straniere ovviamente); o culture, usi, abitudini - persino alimentari - diverse (sempre per le straniere); o asimmetria delle aspettative: la famiglia ha bisogno di un assistenza stabile e duratura, invece la Badante è spesso un lavoratore in transito, che considera questa esperienza una tappa del suo percorso di vita e di lavoro; oppure ferie e riposi cui la badante ha diritto vengono vissuti come un abbandono ; o casi di molestie sessuali nel luogo di lavoro; o convivenza forzata: sovente l anziano fatica ad accettare un estraneo in casa propria; o scambio di ruolo: la convivenza, il rapporto di intimità e di condivisone delle difficoltà quotidiane tra badante e assistito possono generare confusioni di ruolo, attribuendo al badante, anziché ai familiari dell assistito un ruolo affettivo che è di difficile gestione. o Nessun rapporto con i servizi di welfare: Sono ancora pochi gli interventi da parte del sistema pubblico (Regioni e Comuni) per orientare le famiglie e inserire questo tipo di assistenza nella rete dei servizi (dall accreditamento al controllo). Alcune Regioni (Emilia Romagna, Veneto dopo accordi sindacali) hanno avviato una prima serie di interventi, che si è però ancora limitata all erogazione di contributi economici ( buoni ) per le famiglie che assistono persone avvalendosi delle Badanti. In alcune realtà alcuni Comuni (Modena, Venezia, Collegno, Arezzo, Perugia, Pisa, Roma, Este, Vicenza) hanno avviato dei progetti per la formazione, l accreditamento e l inserimento delle badanti nella rete dei servizi. E evidente che si tratta di un fenomeno complesso, che necessita di interventi che riguardano le politiche di welfare, sul mercato del lavoro e sull immigrazione. Lavoro in regola, lavoro nero Da una recente indagine del patronato, emerge l'identikit della badante che lavora nelle famiglie italiane, con un dato che emerge su tutti: più di una su due (il 56,8%) lavora in nero con evasione totale o parziale dei contributi Inps. E se non c'è l'evasione totale, esiste una vasta area grigia (il 61,5% dei casi) in cui vengono denunciate meno ore di lavoro di quelle effettivamente svolte. Per il resto la ricerca dice che la badante è in genere donna, entrata in Italia con il visto turistico, che ha un'età fra i 31 e i 40 anni, è sposata, con i figli lasciati nel Paese di origine alle cure della suocera o della mamma. Il livello di istruzione varia a seconda delle aree di provenienza: una su quattro ha

4 solo la licenza elementare, mentre le laureate vengono quasi esclusivamente dai paesi dell'est. Le fortunate che hanno tutta la famiglia in Italia sono una minoranza (38,3%) mentre tutte le altre continuano a supportare le famiglie di migranti transnazionali (61,7%). Quindi le nuove assistenti familiari lavorano molto di più in nero. Se complessivamente il 66 per cento delle badanti non è in possesso di un contratto, tale percentuale sale di dodici punti percentuali nel caso della assistenti familiari giunte negli ultimi tre anni, mentre si riduce per chi è residente da più tempo. Le lavoratrici straniere giunte con visto turistico e poi entrate nel tunnel della clandestinità, hanno dovuto attendere il decreto flussi del 2006 che alla fine ha garantito il lavoro domestico a circa 250 mila, ma le domande sono state oltre 400 mila al giorno per cui si è verificato un vero e proprio assalto telematico al ministero dell'interno per conquistare i permessi di soggiorno messi a disposizione, oltretutto, 65 mila di questi erano riservati a colf e badanti. Le domande presentate sono state e, di queste, per badanti che lavorano già nelle case degli italiani, assistendo anziani o tirando su bambini. Tirando le somme, e considerando i domestici irregolari che oscillano tra i 250 mila e i 900 mila, l'intero comparto, comprese le italiane (20%), sfiorerebbe i due milioni di lavoratori anche se all'inps risultano 745 mila iscritti. Esiste quindi una vasta e crescente area di irregolarità per la nuova generazione di badanti. A una quota di irregolarmente presenti nel nostro paese, si accompagna un vasto numero di donne regolarmente soggiornanti, ma senza contratto di lavoro. Le nuove badanti sono quindi marcate da una diffusa condizione di irregolarità, sia in termini di presenza sul territorio italiano, sia in termini lavorativi. Il risultato è che poco più di due su dieci hanno un contratto di lavoro. Emerge allora una contraddizione forte nel caso delle nuove assistenti familiari. Una contraddizione tra progetti migratori sempre più orientati a un insediamento stabile nella società italiana, anziché il ritorno in patria, e le condizioni reali che permettono che ciò avvenga, decisamente contrarie poiché ampiamente marcate da irregolarità, non solo lavorativa ma relativa alla presenza in Italia. Una irregolarità che impedisce la possibilità di chiedere il ricongiungimento familiare, qualora questa sia l intenzione, di frequentare corsi per assistenti familiari o per qualifiche più codificate quali gli Ausiliari socio-assistenziali (Asa) e gli Operatori sociosanitari (Oss), nonché di iscriversi ad albi o registri delle assistenti qualificate, che stanno oggi moltiplicandosi. L atteggiamento verso la regolarizzazione contrattuale. A che cosa è attribuita l assenza di un regolare contratto di lavoro? Secondo una ricerca di Inps e Caritas sull'immigrazione e la collaborazione domestica su oltre colf regolarmente iscritte all'istituto di previdenza ( delle quali extracomunitarie) le badanti ucraine hanno raggiunto quota a fronte di appena filippine. Più di 8 assistenti su 10 dichiarano di trovarsi in una situazione di irregolarità contrattuale a causa dell indisponibilità del datore di lavoro. Gli oneri contributivi a carico del datore di lavoro costituiscono nel contratto colf l ostacolo più rilevante all emersione dal mercato nero. Prendiamo il caso di un assistente regolarmente impiegata, non formata (categoria CS), coresidente a tempo pieno: il suo costo si aggira intorno ai euro annui. Ai quali bisogna aggiungere il costo del vitto e dell alloggio, il trattamento di fine rapporto e la gestione delle pratiche amministrative del contratto, che possiamo stimare in euro annui. Il costo annuo sfiora così i euro, che corrispondono a euro mensili, a cui vanno aggiunte le spese per l eventuale sostituzione durante l assenza dell assistente per riposo, malattia o ferie. Fra le assistenti prive di un contratto, il 22 per cento dichiara di non volerlo affatto. Le altre imputano l assenza di un contratto alla volontà del datore di lavoro, molte spiegano che ciò è

5 dovuto principalmente ai costi dell assunzione, poi al numero di ore lavorate considerate troppo poche per l assunzione, quindi al timore che l assistente regolarizzata possa portare a rivendicazioni sindacali. Un aspetto che caratterizza le nuove assistenti familiari è il fatto di arrivare in Italia più consapevoli e determinate a fare il lavoro di cura: il 69 per cento delle donne immigrate negli ultimi tre anni è venuta a lavorare nel nostro paese sapendo che avrebbe assistito anziani non autosufficienti, contro il 45 per cento delle più anziane in servizio Perché si è scelta questa strada? Per tutte sia le nuove arrivate che le altre - il lavoro di cura ha rappresentato all inizio l attività più accessibile: per molte l unica possibile. Le motivazioni afferenti al guadagno - mi permette di risparmiare e inviare molti soldi a casa, è ben pagato - sono anch esse piuttosto diffuse, mentre è più contenuta la motivazione legata al piacere Assistere una persona non autosufficiente non è di per sé un aspirazione diffusa. In questo si evidenziano differenze significative non tanto in base al periodo di arrivo, quanto in base alla provenienza: le assistenti sudamericane appaiono, infatti, più motivate rispetto alle colleghe provenienti dall Europa dell Est nel fare questo lavoro e, come abbiamo visto nel orientate a svolgerlo con maggiore continuità. Un orientamento certamente legato alle condizioni di minore stress e coinvolgimento emotivo che comporta il lavoro a ore più diffuso tra le sudamericane rispetto alle dinamiche di dipendenza e di isolamento che caratterizzano il regime della coresidenza. Le prospettive, in termini di quanto si è intenzionati a continuare a svolgere questo lavoro, sono ridotte. Le nuove arrivate in particolare sono meno intenzionate a continuare a fare l assistente familiare nelle attuali modalità: in molti casi rimane un orientamento di massima a continuare a svolgere questo lavoro sul medio periodo, passando però a un attività meno intensa in termini di ore lavorate giornalmente, o lasciando la coabitazione. È necessario quindi far emergere il lavoro privato di cura, sostenerlo, qualificarlo, questi sono obiettivi non facili. L irregolarità del mercato sommerso prospera, in una fitta rete di reciproche convenienze. Quello irregolare è un mercato dequalificato, aleatorio, a rischio di sfruttamento, fatto di tante solitudini che si incontrano. Un mercato in cui raramente ciò di cui c è bisogno corrisponde a ciò che si offre. Gli anziani assistiti lo abbiamo visto presentano in molti casi un quadro clinico precario. Per questo è necessario promuovere attività formative coerenti con la domanda e in collegamento con il sistema delle professioni sociali in modo da far emergere e qualificare il lavoro delle assistenti familiari. Le iniziative di formazione sono sempre più diffuse, ma sono ancora poche le Regioni che hanno riconosciuto specifici percorsi formativi. La definizione di profili formativi, con relativi iter e crediti, rappresenta un incentivo alla qualificazione. È tuttavia condizione necessaria, ma non sufficiente. La domanda chiave infatti rimane: che ne è delle persone formate? Esiste un mercato regolato che le accoglie, ne valorizza le competenze? Per crescere un mercato regolato ha bisogno di interventi diversi, che devono essere messi in asse: agevolazioni fiscali, sportelli domanda/offerta, sostegni e servizi diretti alle famiglie. Possiamo poi discutere dei profili professionali, degli iter formativi, senzaperò dimenticare che ciò va letto nel contesto di un mercato in costruzione.

6 Proposte POLITICHE DI WELFARE Riconoscere che il lavoro di assistenza domiciliare delle badanti risponde a una domanda di Welfare inevasa dal Servizio pubblico (Stato, Regioni, Comuni e ULSS). 1. Fermo restando che la titolarità dell assistenza alla persona spetta ai soggetti pubblici (Stato, Regioni, Comuni) e da essi può eventualmente essere delegata ad altri soggetti se accreditati e inseriti nella rete - regia del servizio pubblico, bisogna evitare che il problema dell assistenza e del lavoro di cura (agli anziani, ai bambini, ai disabili) continui ad essere scaricato sulle famiglie che, da sole, devono acquistare l assistenza nel mercato. 2. Ciò significa identificare la domanda di assistenza e organizzare l offerta tramite il sistema pubblico. Una stima, grossolana, di questa domanda di assistenza può derivare intrecciando la stima del numero di persone non autosufficienti (..) con i dati delle regolarizzazioni di colf e badanti ( ) e le iscrizioni INPS. Ma sono necessarie verifiche più precise in sede locale. 3. Spetta ai servizi pubblici inserire nei Piani Sociali e Socio Sanitari nazionali, regionali e locali (e Comuni) questa offerta di prestazioni e, quindi, inserire l assistenza domiciliare offerta dalle badanti nella Rete dei servizi Per questo serve: a. Ferma restando la centralità dell assistenza fornita dal servizio e dagli operatori pubblici, esplicitare che per l assistenza domiciliare è attivabile, su richiesta dei cittadini, anche l assistenza tramite la Badante, previa autorizzazione delle strutture competenti (tipo l Unità Operativa Distrettuale UOD). Tali strutture devono definire il Piano Assistenziale Individuale, in cui inserire l assistenza offerta dalla badante, prevedendo, se necessari, interventi di operatori per altre prestazioni socio sanitarie (riabilitatori, infermieri, addetti all assistenza, ecc), in modo da garantire la continuità e la completezza del percorso assistenziale. b. Istituire l Albo delle Badanti, autorizzate e accreditate all esercizio della professione, che hanno svolto un apposito corso di formazione, anche di lingua (per le straniere), in strutture abilitate. c. Prevedere incentivi alla domanda e all offerta e l erogazione di contributi ai cittadini che si avvalgono dell assistenza, con lavoro regolare, di Badanti. L erogazione di contributi è subordinata all autorizzazione della struttura pubblica competente (tipo l UOD) ad attivare questo tipo di assistenza (Piano di assistenziale individuale). Va considerata la particolare condizione del datore di lavoro della badante (famiglia o cittadino) che è contemporaneamente assistito dal suo dipendente e che assume un lavoratore non per fini di lucro ma per necessità dovute alla sua non autosufficienza. Per questo spetta al sistema pubblico (Stato, Regioni, Comuni) riconoscere questa particolarità, tramite: incentivi alla domanda (cittadini): assegno di cura, rimborso di parte del salario o dei contributi, sconti su servizi comunali, esenzioni a ticket, servizi di respiro gratuiti o agevolati (centri diurni, Ricoveri temporanei, ecc); incentivi all offerta (per le badanti): borsa di studio o di lavoro, orientamento al lavoro, crediti formativi. d. La Badante, al pari di altri soggetti privati accreditati, è così inserita nella rete dei servizio sociali e socio sanitari pubblici.

7 L inserimento della Badante nella rete dei servizi è funzionale a dare maggiori garanzie ai cittadini sulla qualità dell assistenza, ad accompagnarne l inserimento nella famiglia, a mediare conflitti nel caso sorgano controversie e difficoltà di relazione insite nel delicato (e intimo) rapporto tra assistito e assistente, per offrire una supervisione e un controllo dell assistenza, pronte sostituzioni in caso di abbandono, ecc. Contemporaneamente si offre alla badante un percorso formativo e professionale trasparente, spendibile anche nel mercato sociale, un sostegno esterno nello svolgimento della sua attività grazie al rapporto con la rete dei servizi pubblici (riconoscendo che questo è un lavoro a forte rischio di burn out aggravato dal fatto assai frequente che la badante vive la difficile esperienza di accompagnare alla morte l anziano che assiste). Il rapporto con i servizi pubblici è utile anche per dare un orientamento per lo svolgimento delle pratiche burocratiche tipicamente connesse allo status di immigrato, ecc. 4. Bisogna attuare, a livello regionale, comunale e nei luoghi di lavoro, le leggi in materia di pari opportunità e a sostegno della famiglia: esigibilità dei congedi parentali, conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, ecc. Esperienze positive sono ancora poco diffuse, sia a livello di legislazione regionale (Emilia Romagna, Toscana ), di Piano di Zona, che nella Contrattazione integrativa. E invece del tutto evidente che, accanto all offerta di servizi e di sostegni del welfare, serve attivare strumenti che aiutino uomini e donne nel lavoro di cura, conciliando la loro attività lavorativa con quella riproduttiva e di cura. E questo un terreno proprio della negoziazione sociale locale e della contrattazione integrativa. La Regione Sardegna ha istituito un Fondo per la non autosufficienza con la L.R. 11 maggio 2006 n 4 "linee guida per l'istituzione delle assistenti famigliari (badanti) per il sostegno alle persone non autosufficienti", e poi con le successive deliberazioni n. 27/41 del , 34/8 del , e 44/13 del , in ottemperanza a quanto già disposto dall'art 34 della L.R. 29 maggio L'entità del fondo nel suo complesso è pari a circa 120 milioni di euro, e include: - 6 milioni di euro per le persone anziane che si avvalgono dell'aiuto di un assistente familiare, già previsto nel capitolo di spesa (Upb s ) euro per la prosecuzione del programma riferito alla rete pubblica delle assistenti familiari ai sensi del comma 4, dell'art 17 della L.R: 4/ euro per il potenziamento della rete dei servizi dei Punti unici di accesso (Pua) e delle Unità di valutazione territoriali (Uvt) milioni di euro per i piani personalizzati - 25 milioni per l'assistenza domiciliare - 5 milioni per i progetto "ritornare a casa" - 9 milioni per i servizi residenziali e semiresidenziali - 38 milioni per i progetti di settore a favore di soggetti con particolari patologie - 9,5 milioni per il bando per domotica. Di queste voci solo le prime tre sono state avviate. Una prima tranche di finanziamenti è trasferita ai Comuni che erogano un contributo economico annuo massimo di euro per aiutare le famiglie ad avvalersi dell'operato di un assistente familiare. Il comune trasferisce le risorse in tre soluzioni: la prima alla data di sottoscrizione del contratto, la seconda dopo sei mesi, la terza a conclusione del regolare rapporto di lavoro annuale e alla liquidazione all'assistente familiare di tutte le spettanze. Accedono al finanziamento, tutte le persone che hanno i seguenti requisiti: - un punteggio di non autosufficienza superiore a 75 punti con età superiore ai 65 anni. - L'Isee non deve essere superiore a euro.

8 - L'assunzione di un assistente familiare con regolare contratto di lavoro con minimo 6 ore giornaliere per 6 giorni. - L'iscrizione dell'assistente familiare al registro pubblico. - La partecipazione dell'assistente familiare ai programmi di formazione (per la prima fase non richiesto). Il contributo economico serve in primis a pagare gli oneri previdenziali e assicurativi degli assistenti familiari. POLITICHE DEL LAVORO e CONTRATTUALI Regolare l incontro tra domanda e offerta riconoscendo che quello della badante è un lavoro importante. Attivare, con la regia dei servizi provinciali all impiego, Servizi a rete facilmente accessibili - di orientamento al lavoro, che mettano in comunicazione i luoghi formali e informali (Uffici immigrati sindacali, parrocchie, associazioni, luoghi di aggregazione di immigrati, ecc.) dell orientamento e del collocamento al lavoro. Anche per sconfiggere il caporalato e l intermediazione illegale di manodopera. Agevolare l incontro tra domanda e offerta di lavoro con appositi incentivi (vedi sopra) e con l istituzione dell Albo Comunale/intercomunale delle badanti accreditate, accessibile per i cittadini (Albi istituti da norme regionali). Ridefinire contrattualmente la figura della Colf e della Badante La figura della Colf è regolamentata dal Contratto nazionale del Commercio da trenta anni. Tuttavia bisogna riconoscere che siamo in presenza di un lavoro per molti aspetti nuovo. In primo luogo perché si tratta in netta prevalenza di lavoratrici immigrate, che hanno certamente gli stessi diritti e doveri degli italiani, ma esigenze e aspettative diverse: basti pensare alla necessità di fare ferie più lunghe per rientrare in patria e quindi alla disponibilità ad orari di lavoro straordinari per cumulare recuperi. In secondo luogo perché i contenuti del lavoro sono cambiati: chi lavora nell ambiente di vita quotidiana svolge contemporaneamente sia attività per la casa (pulizie, preparazione dei pasti, lavanderia, ecc.) che attività per la persona (pulizia della persona, compagnia, aiuto nei pasti, nel coricarsi e nell alzarsi, nel passeggio, ecc.). Questa mescolanza è tipica del modo di produzione domestico ma la differenza, per il caso delle Badanti, è lo spostamento dell asse prioritario: mentre la Colf tradizionale ha come compito prioritario la casa e come attività accessoria la cura dei suoi abitanti, per la Badante la priorità si inverte (pur senza raggiungere l intensità e la caratteristica del lavoro di cura sanitario). La lavoratrice viene assunta espressamente per aiutare una o più persone che no sono più in grado di badare a sé stesse. Le competenze richieste sono ancora quelle della Colf ma se ne aggiungono di nuove e certamente più delicate. Il lavoro di colferaggio cede il passo a quello di assistenza alla famiglia. Ne discende l esigenza di un aggiornamento della professione, con conseguenze da regolamentare nei contratti nazionali. Che ciò sia necessario lo dimostra anche la variabilità dei termini usati per designare questa lavoratrice: Colf, Badante, Assistente familiare, ecc. Anche le caratteristiche del rapporto di lavoro devono essere riformulate Non basta più la distinzione tra conviventi e non conviventi e nemmeno la stessa articolazione dell orario per le conviventi, essendo del tutto evidente che le prestazioni di assistenza alla persona non hanno le scansioni temporali delle attività domestiche. Così come bisognerà approfondire come rispondere alla sempre più forte richiesta delle lavoratrici di non operare da sole (non a caso molte si arrangiano facendosi aiutare da colleghe (sostituzioni, riposi, ferie, notti, alcune mansioni esterne alla casa come far la spesa, ecc.) con una sorta di Job Sharing fai da te.

9 LE POLITICHE PER L IMMIGRAZIONE Una politica restrittiva dei flussi migratori ha prodotto (vedi la sanatoria) e produrrà clandestinità. Nel caso delle badanti il fenomeno è caratterizzato da una forte presenza di offerta di lavoro anche temporaneo, spesso di soli tre mesi (o comunque pari alla durata del permesso per motivi turistici). E, in ogni caso, il turn over è alto per la gravosità del lavoro. Occorrono, come per gli altri lavori, flussi di ingresso più aperti e flessibili, capaci di intercettare questa particolare offerta di lavoro per farla incontrare con la domanda delle famiglie. (Forse vanno previste disposizioni simili a quelle dei lavoratori stagionali o permessi temporanei ad hoc?) Analogamente agli altri lavoratori e cittadini immigrati bisogna prevedere percorsi di accoglienza, inclusione, per garantire i diritti sociali e politici, ecc. I costi sociali: Stime sulla spesa a carico delle famiglie (costo annuo badante x numero lavoratrici) Stime sui risparmi per il SSN dovuti al mancato ricovero degli anziani assistiti a domicilio (numero persone non autosufficienti assistite da badanti) Stime dei possibili costi sociali per il sostegno alle famiglie (esempio buoni Emilia o Veneto x numero famiglie coinvolgibili) Stime maggiori entrate per l INPS (valore medio posizione INPS x numero lavoratori) Roberto Straullu Carbonia, 27 febbraio 2009

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