Avv. Prof. Robert Galli
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- Agostina Di Pietro
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1 Avv. Prof. Robert Galli Prelievo fiscale e dottrina del depistaggio Perpetuare la tirannia, mantenere stabile l'ordine gerarchico, praticare il controllo sociale con l'inganno militare e altre forme di sperpero del denaro pubblico. Indice dei contenuti La commissione speciale per i problemi della pace La pace durevole non assicura stabilità sociale I surrogati della guerra per il controllo sociale "Sezione 4": guerra e pace sono sistemi sociali La società organizzata per lo stato d'allerta La guerra è alla base del sistema sociale attuale L'inutilità dell'estensione della guerra mondiale Difesa e aggressione La capacità di fare la guerra esprime la grandezza del controllo sociale Le funzioni simulate della guerra Le funzioni non militari della guerra La funzione economica Gli sprechi e la funzione stabilizzatrice della guerra Come intendono la stabilizzazione Inflazione Deflazione Perché i grandi usurai fanno quello che fanno La visione prospettica della condizione di monopolio Il miracolo economico di prima del 1914 L'accrescimento dell'opulenza all'impossibile, grazie al sistema inverso Le ragioni pratiche del genocidio e della guerra La condivisione dell'esigenza della guerra Il controllo centrale dei surplus La minaccia della pace Un surrogato della guerra alternativo alla guerra è possibile La funzione politica della guerra Sottrarre denaro dalle casse delle Nazioni Soluzioni dispendiose e inutili L'assistenza medica e sociale costa troppo poco I finti viaggi spaziali e le mete irraggiungibili Nemici pericolosissimi e nemici alternativi La commissione speciale per i problemi della pace Nell'agosto del 1963, taluni autorevoli e anonimi dirigenti di "uffici politici" statunitensi, formano una commissione speciale che è indotta a riunirsi discretamente, lavorando costantemente, in questa località sotterranea, per due anni e mezzo, alla preparazione di un determinato rapporto (Report from Iron Mountain), indirizzato a gente con responsabilità militari o politiche e a pubblici funzionari d'altro rango. Il gruppo di studio si forma nell'agosto del 1963, con elementi "nuovi" dell'amministrazione Kennedy, come McNamara, Bundy, Rusk, e
2 deve trovare una soluzione per una serie di domande particolari, per esempio: a) quali sono i problemi che ci si troverebbe ad affrontare se si decidesse una transizione verso una condizione di pace generalizzata? b) Quali procedure sono raccomandabili per gestire una simile contingenza? L'ipotesi, anelata e propagandata, di un mondo in pace è l'ideale fandonia che pongono a base del progetto teorico di unificazione delle nazioni del pianeta sotto un unico governo mondiale. Riunite sotto il tacco di un solo centro di potere, le Nazioni del mondo devono essere disarmate, e perciò si pensa che non esse non hanno più mezzi per farsi la guerra fra loro. Naturalmente, questo è un impianto ideologico che non tiene presente in minima parte un elemento fondamentale della guerra, e cioè, che non sono i Popoli delle Nazioni a farsi la guerra fra loro. Le guerre moderne che conosciamo sono tutte, ma proprio tutte, architettate per motivi, in parte economici e in parte no, che riguardano i vantaggi e gli scopi di talune famiglie precise che non si identificano, che non di identificano affatto, con il territorio, o la Nazione, che le ospita. I Popoli delle Nazioni sono indotti alla guerra con l'inganno, sistematicamente, e ogni volta si ripete lo stesso trucco. I soggetti che predicano pedissequamente l'ideale di pace sono proprio quelli che sono più tenacemente desiderosi di correre alle armi e inventano sempre qualche falsità per far credere alle masse degli elettori di essere attaccati da altri Popoli di altre Nazioni o di essere soggetti ad una minaccia costante ed imminente. Ecco perché non si può credere che le Nazioni Unite, o altre forme di gestione del governo mondiale, siano il prezzo da pagare, inevitabile, per avere disarmo universale, pace mondiale, e per salvare il pianeta dalla distruzione. È più realistico dire il contrario, e cioè che la minaccia della distruzione totale è usata a pretesto per far ingoiare la pillola dell'accentramento del potere formale di governo a livello mondiale. In ogni caso, si tratta di progetti teorici e, per questi progetti teorici, anche se sembra incredibile e assurdo, sono convocati e riuniti diversi studiosi e ricercatori di fama internazionale, che, in segreto, sono chiamati a ipotizzare soluzioni per risolvere il problema della pace, semmai un giorno si dovesse giungere a questa forma di governo planetario, mediante il disarmo generalizzato di tutte le singole Nazioni. La pace durevole non assicura stabilità sociale La conclusione di questo rapporto è che la pace durevole, anche se non teoricamente impossibile, è probabilmente non ottenibile e non è neppure desiderabile, perché, anche se si può avere, essa non soddisfa, quasi certamente, gli interessi di una società stabile. La guerra esercita, infatti, certe funzioni che sono necessarie alla stabilità del "nostro" sistema sociale; fino a che non si saranno sviluppati altri metodi per esercitare quelle funzioni, il sistema basato sulla guerra deve essere mantenuto e migliorato nella sua efficienza. I progressi nella medicina sono visti come un problema più che come un vantaggio, la povertà è necessaria e desiderabile, anche se l'atteggiamento pubblico dei politici vuole apparire contrario, come sono desiderabili gli eserciti permanenti, gli istituti per l'assistenza sociale, le case di riposo e i manicomi. Le campagne propagandistiche sui dischi volanti, sui programmi spaziali, sui controversi programmi dei missili antimissili - scudi nucleari, scudi spaziali, scudi stellari, scudi antimissile - servono proprio per spendere, deliberatamente a vanvera, enormi somme di denaro pubblico; la difesa nazionale e i progressi scientifici non c'entrano un fico secco. I
3 progetti politici di tipo militare sono assai poco rilevanti con il concetto di "difesa". Il programma che conduce alla pace permanente, comprende, secondo questi studiosi d'ingegneria sociale, anche la repressione organizzata delle minoranze, il ripristino della schiavitù, la deliberata intensificazione dell'inquinamento dell'aria e dell'acqua e l'universale procreazione in provetta. Le formali conclusioni del rapporto ripetono e raccomandano che la pianificazione a lungo termine del numero "ottimale" di vite da sopprimere ogni anno in guerra aperta sia in cima alla lista delle priorità dei gruppi di governo. (La novella di George Orwell, "1984", è pubblicata nel 1949, perciò, se pure questo gruppo di lavoro serve l'amministrazione o i poteri forti dell'epoca negli Stati Uniti, il "rapporto" non è tutta farina del suo sacco; la commissione studia e conclude su osservazioni che sono già state fatte molto prima di allora, a Londra, dagli specialisti del Tavistock Institute). I surrogati della guerra per il controllo sociale In assenza di guerra, il controllo sociale si ottiene con altri sistemi che inducono alla paura e alla sottomissione; per esempio: recessioni finanziarie, artificiali e non, che producono povertà e disoccupazione; oppressione fiscale; rarefazione monetaria e altre politiche deflative; epidemie, surrettizie o artificiali; finti viaggi spaziali e corsa agli armamenti stellari; tensioni fra le nazioni; e, in generale, qualunque altro approccio che consenta di assorbire la produzione di ricchezza, ottenuta con il lavoro delle comunità produttive, per mezzo di enormi dispendi di "denaro pubblico"; quindi, gli sprechi nelle sanità e le speculazioni finanziarie dei fondi pensionistici, come pure le varie forme di corruzione del potere politico, sono sempre benvenuti. Sezione 4: guerra e pace sono sistemi sociali Nella quarta sezione del rapporto, si leggono i ragionamenti che questo gruppo di analisti e ricercatori è indotto ad elaborare. Il gruppo di studio tratta l'argomento del disarmo con grande superficialità e dichiara proprio di volerlo trattare superficialmente, perché, secondo il gruppo, sono irrilevanti. Sono ben progettati, ben congegnati, sì, ma si tratta di "astrazioni". Il progetto di disarmo più serio e maturo appare ai loro occhi come un compito in classe più che una sequenza di eventi attuabili nel mondo reale. Secondo il rapporto, tutti i piani per la pace perpetua, dal saggio di Abbé de St. Pierre, intitolato "Plan for Perpetual Peace in Europe", di 250 anni fa fino ad oggi, si fondano su di un comune malinteso: "la guerra, come istituzione, è subordinata al sistema sociale che si crede che essa serva". La società organizzata per lo stato d'allerta La frase attribuita a Von Clausewitz - "la guerra è la continuazione della
4 diplomazia, o della politica, con altri mezzi" - è luogo comune. Economisti e teorici di politica vedono i problemi della transizione verso la pace come fatti procedurali e li trattano come corollari logistici della soluzione di conflitti d'interesse nazionali. Se fosse così, la transizione non presenterebbe problemi sostanziali. Tutte le controversie dell'epoca moderna, fra nazioni o fra le forze sociali nelle nazioni, possono benissimo essere risolte senza l'uso delle armi, basta solo che la loro risoluzione pacifica sia vista come l'obiettivo principale nella scala dei valori della società. Il fatto sta, secondo questo gruppo di studiosi squadernati, che, il cliché della transizione verso la pace, presenta problemi sostanziali e non procedurali; se una società è costantemente organizzata per il più alto stato di allerta a tutti i livelli, ciò significa che la guerra soppianta la struttura economica e politica della società stessa (è la società che serve la guerra e non viceversa). La guerra è alla base del sistema sociale attuale Si legge, sempre nella sezione quarta, che: "...la guerra in sé è la base del sistema sociale, all'interno del quale qualunque altra modalità di organizzazione sociale è in conflitto con quello stesso sistema. Questo è il sistema che ha governato la maggior parte delle società umane di cui si ricorda ed è il sistema che abbiamo oggi. Una volta capito chiaramente ciò, la magnitudine dei problemi che comporterebbe la transizione verso un sistema sociale basato sulla pace, che è un sistema sociale a sua volta ma del quale non si conoscono precedenti, diventa evidente". È interessante inciampare in qualche scritto in cui, chi scrive, esprime chiaramente ciò che pensa, evitando moralismi posticci e senza il timore di apparire cinico; però, non dobbiamo dimenticare che, queste persone, quando parlano tanto tranquillamente di guerra, e di società ordinate per la guerra e lo stato di allerta, questa gente, questi studiosi, ricercatori, consulenti a vario titolo ed esperti titolati, questi non ci sono mai andati, in guerra, e neppure ci hanno visto andare i propri figli. Le loro analisi scientifiche circa l'organizzazione delle società moderne e il loro orientamento alla guerra sono prive del carattere empirico. L'inutilità dell'estensione della guerra mondiale Nello stesso tempo, anche certe contraddizioni della società moderna possono essere facilmente razionalizzate. La sproporzionata grandezza, e lo smisurato potere distruttivo, dell'industria della guerra mondiale, sono inutili. La preminenza delle istituzioni militari in ogni società, sia essa palese o mal celata, è pure inutile, come lo sono l'esenzione dei militari dagli obblighi legali e morali degli altri componenti della società, le operazioni militari condotte con successo senza regole, e altre ambiguità della guerra che sono correlate con la moderna società. I sistemi economici, politici, filosofici, e i loro apparati giuridici, servono ed estendono il sistema della guerra, non viceversa. Difesa e aggressione Ciò che fa prevalere la guerra sulle altre caratteristiche della società è il risultato di una minaccia presunta da parte di altre collettività; ciò vale per il passato e il presente; questa è la visione ribaltata della situazione di base; termini come "minaccia" e "interesse nazionale" sono foglie di fico per celare la domanda di sviluppo del sistema della guerra; è un espediente politico quello di trovare
5 eufemismi alla realtà omicida, genocida, criminale, della guerra; distinguere fra "aggressione" (male) e "difesa" (bene) è un esercizio semantico che serve la propaganda della guerra e del genocidio. La capacità di fare la guerra esprime la grandezza del controllo sociale La guerra non è causata da conflitti fra interessi interni di nazioni contrapposte. Osservando gli eventi con la corretta sequenza logica, vediamo che una società bellicista, fautrice della guerra ad ogni costo, ha bisogno, e perciò li fabbrica artificialmente, di quei conflitti d'interessi fra le nazioni. La capacità di una nazione di fare la guerra esprime la grandezza del potere sociale che essa può esercitare; fare la guerra, farla materialmente - o prepararla, addestrando milizie e ammassando quantità smodate d'armamenti - è questione fondamentale per lo scopo più alto, che è il controllo sociale. Non deve quindi sorprendere che le istituzioni militari di ciascuna società reclamano le loro priorità come fossero supreme. Le funzioni simulate della guerra Il gruppo di studio fa rilevare anche che la confusione attorno a quel mito, secondo cui la guerra sarebbe uno strumento della politica dello Stato, deriva dal diffuso equivoco sulle funzioni della guerra. In generale, le funzioni si crede che siano: a) difendere una nazione da attacchi da un'altra nazione; b) fornire il deterrente per prevenire quegli attacchi; c) difendere gli "interessi nazionali", economici, politici, ideologici, per mezzo della violenza organizzata; d) mantenere o accrescere il potere militare nell'interesse della sicurezza della nazione. Queste sono le funzioni visibili, quelle simulate ostentatamente, della guerra. Se non ce ne fossero altre, l'importanza dell'istituzione della guerra in ogni società potrebbe infatti decadere a quel livello subordinato al quale si crede che appartenga. A quel punto, sì, eliminare la guerra sarebbe una questione procedurale, come viene suggerito dai piani di disarmo. Le funzioni non militari della guerra Gli analisti che producono il rapporto sono indotti a scrivere che: "il concetto della preminenza della guerra come la principale forza organizzatrice in molte società moderne non è stato sufficientemente compreso. Ci sono funzioni sociali della guerra che sono non militari e sono invisibili; oltre a ciò, per mantenere l'apparato militare in condizioni efficienti, è buona norma tenerlo in esercizio, attraverso qualunque pretesto razionale, per prevenirne "l'atrofia". Cessare la guerra significa far cessare le funzioni militari della guerra, ma le sue funzioni non militari continuano ad essere attive; bisogna quindi sforzarsi di comprenderle prima d'ipotizzare quali altre istituzioni o funzioni possano sostituire le funzioni non militari della guerra." La funzione economica
6 La produzione forsennata di armi di distruzione di massa è (come dovrebbe) essere associata con l'idea dello spreco, in economia. Tuttavia, secondo gli studiosi della Iron Mountain, nessuna attività umana può essere considerata uno spreco fino a che conduce al raggiungimento del suo "obiettivo contestuale". Secondo loro, le spese militari (sia in guerra che durante l'inutile impiego degli apparati militari in esercitazioni, produzione smodata, e accumulazione di armamenti) sono "sprechi" che possono avere un'utilità sociale molto più ampia rispetto al valore della perdita dato dal loro costo improduttivo. Gli sprechi e la funzione stabilizzatrice della guerra Stando agli analisti dell'iron Mountain, gli sprechi dell'industria della guerra si hanno al di fuori dei meccanismi economici della domanda e dell'offerta; perciò, la guerra offre l'unico segmento criticamente vasto dell'economia che può essere arbitrariamente soggetto al completo controllo centrale. Se le società industriali moderne possono essere definite come le società che hanno sviluppato la capacità di produrre più di quanto sia necessario per la loro sopravvivenza economica (a prescindere dall'equità con la quale i beni sono distribuiti al loro interno), le spese militari si può dire che forniscano l'unico volano con sufficiente inerzia di rotazione da stabilizzare la crescita delle loro economie. Il fatto che la guerra sia uno spreco di risorse è proprio la caratteristica che le permette di servire la sua funzione stabilizzatrice. Più avanza e aumenta la crescita economica, più pesante deve essere questo volano. Come intendono la stabilizzazione Per "stabilizzare", questi esperti dell'iron Mountain, mica intendono rafforzare o consolidare la crescita economica; al contrario; stabilizzare, per loro, significa arrestare, inibire, arginare, contenere, strozzare, limitare la crescita; quando dicono "stabilizzare" questi intendono agire per imbrigliare la crescita, per consentire l'accrescimento, fino ad un certo limite, non oltre, e impedire che la sovrapproduzione produca eccessi di offerta e cali di prezzi. Sembra un approccio contraddittorio, dal punto di vista dei manipolatori della finanza. Con il calo dei prezzi, a prima vista, si direbbe che il valore del denaro aumenti. La meccanica degli scambi vuole che i rispettivi andamenti dei due valori, quello del denaro e quello dei beni che si acquistano con quel denaro, viaggino in direzioni opposte. Inflazione Se aumenta il valore dei beni e/o servizi, aumentano i prezzi di quei beni e/o servizi; si può anche dire diversamente, ma è la stessa cosa: se aumenta il prezzo dei beni e/o servizi, il valore di quei beni e/o servizi aumenta, perché è espresso con la moneta, che è anche lo strumento della misurazione del valore; è un andamento che viene definito inflativo; quando si ha l'aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, si dice che si ha un aumento del tasso d'inflazione. E però il ragionamento non finisce così. Se ho un aumento del prezzo di beni e/ servizi, vuol dire che mi occorre più denaro per acquistare quegli stessi beni e/o servizi. E, se ho bisogno di più denaro per acquistare quegli stessi beni e/o servizi, la stessa quantità di quei beni e/o servizi che, in precedenza, acquistavo ad un prezzo più basso, vuole dire che il valore del denaro è diminuito. Non c'è molto altro da dire e non servono grafici per comprenderlo. Quando si ha aumento di prezzi, si ha inflazione, che significa "aumento di prezzi", non è un fatto in più, conseguente, rispetto all'aumento dei prezzi, è la stessa cosa. Quando si ha inflazione, cioè,
7 aumento di prezzi, si ha che il valore del denaro, in quel momento, è diminuito, perché, a parità di quantità di beni e/o servizi acquistati, ho bisogno di pagare di più rispetto a prima. Cioè, mi serve più denaro per mantenere lo stesso potere d'acquisto. Il processo funziona anche all'inverso. Deflazione Quando aumenta il valore del denaro, i prezzi calano (e lo stesso si può dire anche in un altro modo, il risultato non cambia: quando calano i prezzi, aumenta il valore del denaro) - e quindi diminuisce il valore dei beni e servizi - e mi serve una minore quantità di denaro per comprare un dato bene economico o un dato servizio che, prima di quel momento, a parità di quantità, costava di più. Quando il valore del denaro, il potere d'acquisto del denaro, aumenta, questo evento dell'aumento di valore del denaro viene detto deflazione. Le politiche deflative sono quelle politiche che servono a far aumentare il valore del denaro, e a far diminuire il valore dei beni e dei servizi prodotti da una comunità. Le politiche deflative rientrano fra le politiche monetarie che, a loro volta, rientrano fra le politiche economiche. La politica monetaria è una delle politiche economiche più importanti e vale quasi per metà rispetto all'importanza della politica economica di una Nazione. Anche la politica fiscale è una delle politiche economiche più importanti e assume un valore che giunge quasi all'altra metà rispetto all'importanza delle politiche economiche di una Nazione. Queste due politiche, quella monetaria e quella fiscale, sono le due leve principali tra gli interventi che un governo può fare per migliorare l'economia di una Nazione. Tutto il resto, è complementare. Chi decide le politiche economiche (cioè, la politica monetaria e quella fiscale) delle nazioni? I padroni delle banche centrali. Da qui discende direttamente che sono loro a determinare i disagi che si soffrono in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Lo fanno, ne sono consapevoli, e, perciò, lo vogliono. Dato che apparentemente non c'è nessuna logica nel lavorare sulle politiche economiche per distruggere di proposito l'economia e gli scambi, increduli, quei pochi che afferrano i meccanismi semplici, si domandano il perché di queste politiche scellerate, ancor prima di stare a lagnarsi del fatto che i padroni delle banche centrali non hanno nessun diritto di fare quello che fanno e che andrebbero processati tutti, subito, solo se si volesse mandare ad effetto la legislazione che è già in vigore nelle 177 nazioni in cui è installata una banca centrale. Il rapporto dell'iron Mountain non si preoccupa di queste questioni legali, procedurali e penali, però può aiutare a rispondere alla domanda che precede; e cioè, perché, se sanno quello che fanno, fanno quello che fanno? Perché i grandi usurai fanno quello che fanno Aumentando il valore del denaro, gli usurai delle banche centrali dovrebbero essere contenti, perché è il denaro l'unica derrata che essi producono, e quindi, essendo, loro, i padroni delle banche centrali, mantenendo, loro, la funzione - in monopolio - di creditori permanenti, il valore dei loro crediti cresce con l'aumento del valore del denaro, cioè, con la deflazione, che è il fenomeno inverso dell'inflazione. Però, nella vita, le cose non vanno sempre secondo uno schema logico lineare e, chi è in posizione di privilegio, è raro che impari a contentarsi dei suoi privilegi. La sete di potere conduce a ragionare con una visione prospettica della condizione di monopolio. La visione prospettica della condizione di monopolio
8 Per prima cosa, bisogna garantire che il monopolio resista nel tempo. Essa deve rimanere intatta ed essere perpetuata. Secondariamente, si vuole che i privilegi che conseguono la condizione di monopolio aumentino di quantità e intensità, e che, anche ciò, sia garantito per sempre. Per mandare ad effetto questi obiettivi, che, dal loro punto di vista, sono principi canonici, gli usurai non possono accontentarsi dei benefici che cavano nel breve periodo del ciclo economico, dall'aumento del valore del denaro rispetto al valore dei beni e servizi; inoltre, se i prezzi calano, per effetto della sovrapproduzione e dell'aumento dell'offerta, il calo dei prezzi è una conseguenza degli andamenti economici e non una causa. L'obiettivo degli usurai è quello di ottenere l'opposto, e cioè, il controllo sui prezzi che consente di manipolare quegli andamenti economici. Il valore del denaro deve aumentare o diminuire come causa e non come conseguenza degli andamenti della produzione e degli scambi. Perché? Perché il controllo è la condizione prima del mantenimento del potere e del monopolio. Perché? Perché, se non controllassero - con la manipolazione del valore del denaro e dei prezzi - l'andamento economico, se non lo tenessero strozzato, inibito, si avrebbe sovrapproduzione. E allora? La sovrapproduzione determina l'aumento dell'offerta e il calo di prezzi, lo abbiamo visto. Tuttavia, bisogna soffrire un po' al presente e rinunciare a quell'aumento del valore del denaro - indotto dal calo dei prezzi - per investirlo in un processo di più lungo termine. Il miracolo economico di prima del 1914 Calando i prezzi, l'aumento della produzione e dell'offerta producono il miracolo economico: una sempre maggiore quantità di beni e servizi sono disponibili alla domanda crescente di una sempre maggiore quantità di persone. Più persone possono permettersi di consumare quei beni e servizi, essendo quei beni e servizi calati di prezzo, fino a giungere al livello del potere d'acquisto di quel crescente e aumentato numero di persone. Che cosa succede poi? Aumentando il numero di persone che ha accesso ai beni e ai servizi, aumentando la quantità di beni e di servizi, di cui questo aumentato numero di persone dispone, si ha un generalizzato aumento del tenore di vita. Un generalizzato aumento del tenore di vita produce, a sua volta, il fiorire di altri processi di scambio e di produzione, perché un crescente numero di consumatori acquista un crescente numero di beni e servizi, che impegnano imprenditori in altro lavoro, per il quale assumono personale da impiegare per adeguarsi all'aumento della domanda, personale che, a sua volta, lavora, guadagna e accresce il duo potere d'acquisto diventa consumatore di quei beni e servizi, la cui produzione e il cui commercio sono in crescita; e, evidentemente, così come ci si immagina che l'economia dovrebbe girare nel mondo, questo aumento di produzione e distribuzione di beni e servizi non può altro che continuare ad aumentare, se non con lo stesso ritmo, a ritmo diverso, e se non nella stessa direzione, prendendo direzioni diverse, fino a che si hanno coppie normali di persone che scopano e prolificano, come un tempo prolificavano i loro genitori. La plitica monetaria dovrebbe solo preoccuparsi di non emettere più denaro di quello che si misura necessario in rapporto agli aumenti della quantità di prodotti di beni e servizi che costituiscono il PIL di una comunità. Questa è solo una breve, e futile, descrizione teorica del miracolo economico del nostro tempo. Il miracolo si avrebbe, dagli inizi del 1900 in poi, se l'economia non fosse manipolata; chi manipola l'economia? Gli stessi soggetti che hanno il monopolio dell'emissione monetaria e delle risorse energetiche, i quali decidono le politiche economiche delle Nazioni, imponendole ai burattini che installano ai governi: i padroni delle banche centrali.
9 L'accrescimento dell'opulenza all'impossibile, grazie al sistema inverso Le famiglie che controllano le banche centrali, a prima vista, dicevamo, hanno interesse a vedere i prezzi dei beni e dei servizi calare, purché ciò avvenga in conseguenza delle loro manipolazioni e non per effetto delle dinamiche naturali della domanda e dell'offerta. Però ci sono altre preoccupazioni che alimentano i loro deliri, oltre che gli andamenti dei prezzi; per esempio, essi sono terrorizzati dagli aumenti della popolazione, dagli aumenti della produzione, dagli aumenti dell'offerta, dall'accrescimento generalizzato del tenore di vita medio delle comunità produttive. Perché? Perché non vogliono perdere il monopolio del controllo del pianeta, come rileva George Orwell in 1984, ma anche perché vogliono accrescere le loro proprietà e la loro opulenza fino all'impossibile. Non si può accrescere la ricchezza fino all'impossibile, per la semplice ragione che, per definizione, fino all'impossibile, è impossibile. Allora praticano il sistema inverso, per misurare l'accrescimento della ricchezza all'impossibile: quello d'impoverire le altre classi sociali. Il ragionamento può essere inteso anche dalle persone sane di mente. Se proviamo a confrontare la nostra condizione, anche dopo aver perso un altro milione di posti di lavoro, solo in Italia, con quella della popolazione filippina, cambogiana, nigeriana, vietnamita, o di qualunque altra nazione che ha subito gli interventi e le politiche restrittive (chiamate "aggiustamenti strutturali") della banca mondiale e del fondo monetario internazionale (IMF), possiamo certamente considerarci fortunati. Un disoccupato in Italia, anche se non ha nessuna prospettiva di trovare lavoro nel prossimo futuro, non ha bisogno di usare l'acqua piovana, dai bordi dei marciapiedi, per strofinarsi i denti - col dito indice - al mattino, dopo aver passato la notte sotto un porticato. In Italia, negli Stati Uniti e in Europa, la maggior parte delle famiglie hanno la luce, l'acqua corrente, il frigorifero e, purtroppo, anche la TV. La gran parte delle famiglie filippine, no, e lo stesso vale per le altre Nazioni che, per prime, sono state scelte dalla cricca di Kissinger, del CFR, della Banca Mondiale e dell'imf, per i cosiddetti interventi strutturali, i quali, da soli, non bastano ad annientare le Popolazioni delle Nazioni, e devono essere sempre preceduti, seguiti o accompagnati da restrizioni economiche, carestie e guerre fratricide; quando sono completamente distrutte, svendono le loro imprese per una ciotola di riso. Un occidentale dell'epoca contemporanea può sentirsi, e si stente, fortunato rispetto a un suo collega orientale o ad uno africano. Ecco spiegato il meccanismo psicologico con il quale si può accrescere il proprio benessere e la propria opulenza all'impossibile. Chi ha luce e acqua corrente in casa è ricchissimo, rispetto a una persona che fa lo stesso lavoro in un'altra nazione meno fortunata, e però dorme su di una tavolozza di legno. La ricchezza aumenta in base a due fattori; uno positivo e uno negativo. Quello positivo, evidentemente, riguarda la sua accumulazione. Un singolo individuo può anche accumulare ricchezza all'impossibile, forse, teoricamente, ma, se parte da una condizione in cui è già più ricco di quanto riesca a misurare, come fa a percepire i vantaggi di un ulteriore accrescimento? Come fa una famiglia che, per esempio, in un anno si dedica alla raffinazione di un milione di milioni di barili di petrolio in più, rispetto all'anno passato, a percepire materialmente, psicologicamente, i vantaggi di questo accrescimento? Può contare tutto quel denaro? Cosa compreranno, i componenti di quella famiglia, con quel denaro in più che hanno guadagnato in quell'anno? Altre tenute, altri quadri d'autore, altri diamanti? Il potere di acquisto dei componenti di quelle famiglie può essere aumentato all'impossibile, forse, praticamente, attraverso la riduzione del potere d'acquisto d'altri. È il rapporto con il resto del mondo che fa la differenza, non la quantità di ricchezza accumulata in
10 sé. Mettere interi continenti in ginocchio, sterminare milioni di persone e farne morire altre decine di milioni con le carestie, aumenta il potere d'acquisto all'infinito, perché diminuisce all'infinito il potere d'acquisto degli altri e fa aumentare in misura indeterminata il rapporto della distanza fra chi ha, e accresce, ricchezza, e chi, pur avendo niente, vede ulteriormente ridotta la propria ricchezza. Le ragioni pratiche del genocidio e della guerra Quello sopra è solo un esempio, un tentativo di perlustrazione nel delirio di onnipotenza delle famiglie dei grandi usurai, per spiegare come si soddisfano certi bisogni psicologici, quando si è in regime di monopolio. Siccome non vogliamo credere che gli usurai siano tutti assetati di potere impossibile, che si soddisfa mediante la guerra e il genocidio, passiamo a considerare le ragioni pratiche, più razionali, per le quali credono di dover reiterare quei delitti. I padroni delle banche centrali, che detengono anche il monopolio delle risorse energetiche, eliminano fisicamente molte classi di concorrenti nei tre secoli di storia passati. In Russia, fanno fuori tutta la famiglia Romanov, in Francia tagliano le teste di re e di regina, avviano il regime giacobino, negli Stati Uniti ammazzano Abramo Lincoln e organizzato 3 guerre "di liberazione" (dall'influenza dei banchieri collocati in Londra), e si potrebbe andare avanti con esempi simili in tutte le nazioni europee. Il resto del mondo, lo conquistano semplicemente per effetto del fatto che controllano la corona inglese, quindi, Australia, Nuova Zelanda, Hong Kong, Singapore e gli altri centri finanziari del mondo sono tutti di proprietà loro. Parliamo di Nazioni sovrane, certo, sovrane in senso formale. Sono infatti sovrane delle proprie spese di gestione e del proprio debito verso le banche centrali. Il resto dei poteri sostanziali sono tranquillamente gestiti dai burattinai che controllano le banche centrali. Tutto qui. Partendo semplicemente dalla loro memoria storica, considerando cioè che loro, la classe borghese, poco tempo prima, subentrano a quella aristocratica ed eliminano le monarchie, per sostituirsi ad esse, vogliono essere sicuri che, questa volta, non si ripeta lo stesso meccanismo di successione con qualche altro gruppo emergente. Questo spiega perché, sempre e comunque, non vorranno mai permettere alle classi medio-borghesi e medio-proletarie, ai mercanti e agli industriali che non sono già parte sottomessa del loro dominio, di crescere in ricchezza materiale e in influenza politica. Per difendere la propria posizione dalle classi emergenti e tenere tutti gli altri sotto il loro tacco. Le comunità produttive possono essere schiacciate, impoverite all'infinito, a seconda di quanto possano essere più o meno utili in un dato momento storico; quello che non si deve permettere mai è che crescano oltre un certo limite. Quel limite è la barriera che divide gli schiavi e gli scribi dai faraoni e il "volano che stabilizza l'economia" serve a non permettere la crescita di quell'economia oltre a quel limite. Può sembrare complicato imporre questa esigenza alle comunità di tutto il pianeta, ma è meno difficile di quanto sembri. Tutta la comunicazione del mondo è gestita e coordinata da organizzazioni come il Tavistock Institute,o il CFR, che quelle famiglie posseggono e comandano; non solo, la TV, la carta stampata, l'industria cinematografica, musicale, televisiva, le comunità scientifiche, le università, le accademie, le fondazioni culturali più importanti, le borse valori, le banche centrali...è tutto gestito dalle stesse famiglie di usurai. È evidente che, data la situazione, la loro influenza sui capi di stato e sui politici più emergenti e prominenti del momento è decisiva. I più stupidi, fra loro, condividono senza capire le istruzioni che ricevono e, gli altri, le condividono perché hanno scelto la via della prostituzione. Le masse delle comunità produttive soffrono, non condividono un accidente, però sono influenzate, condizionate e inibite dalle falsità con le quali
11 sono bombardate pedissequamente dai mezzi di comunicazione di massa. Le classi privilegiate di tutto il mondo, già a fine 1800, condividono, spontaneamente o forzosamente, il concetto che ho cercato di spiegare: la sovrapproduzione e il conseguente aumento dell'offerta di beni e servizi, conseguenti la rivoluzione industriale, mettono a rischio i loro privilegi, per due motivi: a) perché favoriscono l'emergere di nuove classi di benestanti, i quali, un giorno, potrebbero voler avere voce in capitolo sui fatti di gestione del governo; b) perché, aumentare il tenore di vita media in modo generalizzato, significa ridurre la distanza fra chi è ricco, chi lo è di meno e chi non lo è; è una distanza, questa, che si vuole vedere estesa all'impossibile e, se ciò non si può ottenere con l'accumulazione di ricchezza, che lo si abbia attraverso l'impoverimento, l'immiserimento, la guerra, la fame e la malattia delle altre classi sociali. La condivisione dell'esigenza della guerra Questi ragionamenti, quei soggetti, iniziano a farli a fine 1800; non è che inizino in quel periodo a manipolare l'economia e i governi delle nazioni, no, questo lo fanno già da qualche altro secolo prima del Il problema nuovo, che si affaccia fra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, è dato dagli effetti della rivoluzione industriale. Le famiglie più ricche e influenti del mondo percepiscono questo problema dell'eccesso di produzione e lo percepiscono abbastanza in fretta, pare. Non posso dire, in questa fase dello studio, fino a che punto quella preoccupazione sia diffusa e condivisa fra le varie classi privilegiate distribuite sul pianeta in quel tempo. Ciò che posso dire, con sufficiente prudenza, è che quelle classi di straricchi, consapevoli o meno, o consapevoli in diversa misura, ad un dato momento, concordano di risolvere il problema mandando le proprie genti a sventrarsi gli uni contro gli altri nella prima guerra mondiale. In questo modo, in pochi anni, la nuova aristocrazia borghese, guidata e influenzata, prima di tutti, da padroni di banche, si sbarazza di milioni di uomini e produce distruzione e danni di tale magnitudine da consentire l'eliminazione di anni e anni di produzione industriale, passata e futura. E però il risultato non li soddisfa completamente, perché la guerra non è sufficientemente durevole. Già, durante i trattati di pace, dal 1918 in poi, si studiano tutti i presupposti e i pretesti, che verranno usati dopo un ventennio, per promuovere una seconda guerra mondiale. Dopodiché, le guerre prendono ad essere sempre più localizzate e sempre più durature; è la durata della guerra, infatti, che consente quella dispersione di ricchezza e di produzione, che soddisfano i piani di chi le organizza. La vittoria o la perdita di questo o quel conflitto sono fatti irrilevanti, per i padroni delle banche centrali, ai quali non importa un fico secco dei tedeschi, dei francesi, degli ebrei, dei comunisti, dei nazisti, dei fascisti, degli imperialisti o di chicchessia. La guerra moderna è fine a sé stessa ed è vantaggiosa, per loro, a condizione che duri, non a condizione che la si vinca, perché, vincendola, non la si fa durare. Il controllo centrale dei surplus La funzione della guerra viene vista spesso, semplificando, come un meccanismo che consente di controllare i surplus, gli eccessi di produzione, gli eccessi di offerta economica. La guerra è, secondo qualcuno di questi autori, "meravigliosa", perché crea una domanda artificiale, quell'unico tipo di domanda artificiale che
12 non solleva istanze politiche; la guerra, e solo la guerra, "risolve i problemi delle scorte di magazzino". La principale funzione economica della guerra, non vogliono che sia confusa con la funzione delle varie forme di controllo fiscale, e non deve essere confusa neppure con le massicce spese di denaro dei contribuenti in programmi di assistenza sociale o sanità pubblica; questi programmi, una volta avviati, normalmente diventano parte integrale dell'economia generale e non sono più completamente soggette all'arbitrario controllo centrale. La minaccia della pace Il pericolo della pace inibisce la capacità di "fare soldi con i soldi" dei mercati finanziari; la speculazione finanziaria funzione grazie agli eventi destabilizzanti, perché, destabilizzando, creano l'ambiente che favorisce le scommesse, gli scostamenti, le fluttuazioni. I grandi allibratori che manipolano la finanza, guadagnano sulle fluttuazioni brusche, al rialzo o al ribasso, purché siano brusche; la pace rallenta, e tende a stabilizzare, i mercati finanziari, rendendo la vita monotona a Wall Street. Gli esempi forniti dal rapporto dell'iron Mountain si traggono dalle prime pagine dei giornali dell'epoca in cui viene redatto: "Wall Street scossa ieri dalla notizia di una qualche proposta di pace da parte del Vietnam del nord. Le negoziazioni hanno poi ripreso compostezza dopo circa un'ora di vendite indiscriminate" Le banche hanno slogan simili a questi per i loro correntisti: "Se scoppia la pace, sei preparato ad affrontare l'evenienza?" E gli enti di stato si comportano in conformità; per esempio, l'allora dipartimento della difesa statunitense rifiuta alla Germania occidentale il permesso di sostituire le importazioni di armamenti non desiderati con altri tipi di beni dagli Stati Uniti; gli acquisti della Germania non devono influenzare la sua economia (non militare) interna. Altri esempi sono le pressioni che lo stesso dipartimento della difesa riceve quando annuncia di voler chiudere taluni stabilimenti improduttivi o quando decide tagli di spese di apparati e sistemi obsoleti; gli viene chiesto di non chiudere e di continuare a spendere in attività improduttive e dispendiose. Infine, l'esempio più evidente è l'intensificazione delle attività militari in guerra, coordinate per aumentare la spesa e durare più a lungo, come accade nel Vietnam nel La guerra non serve a far vincere una nazione su un'altra; la guerra è fatta per durare, per far spendere da entrambe le parti, per distruggere la ricchezza in surplus sia da una parte che dall'altra. Questo è ciò che s'intende, semplicemente, quando si dice "volano di stabilizzazione sociale"; disperdere, distruggere, ricchezza prodotta e risorse produttive; questa attività malsana serve ad evitare che gli eccessi dell'offerta aumentino la quantità di beni disponibili, abbassino i prezzi, e consentano migliori tenori di vita medi, tanto da ridurre la distanza che c'è fra la classe più elevata e il resto delle altre. L'adeguamento delle forze politiche alla conformità imposta dalle élite al potere del pianeta è il loro interesse primario e funziona allo stesso modo in tutte le Nazioni. Un surrogato della guerra alternativo alla guerra è possibile Ciò nonostante, il gruppo di studio non vuole concludere dicendo che, in
13 economia, non sia possibile trovare un surrogato da impiegare al posto della guerra. Non è che ciò non sia possibile, è che non frega a nessuno di provarci, perché si potrebbe pure congegnare un sistema produttivo alternativo, ma come combinare le tecniche per controllare, contemporaneamente, occupazione, produzione e consumo in modo altrettanto efficace? Quando vedi che la produzione supera il limite che hai deciso essere il punto massimo accettabile, con un conflitto improvviso, puoi decidere di distruggere in poco tempo tutta la produzione che non vuoi far circolare. In questo modo mantieni i prezzi alti e la maggior parte della popolazione in condizione di semi-povertà; in ogni caso, la tieni in condizioni di crescere lentamente, molto meno di come crescerebbe in assenza di guerra. "Nelle società moderne la guerra è, ed è stata, lo stabilizzatore essenziale dell'economia. La funzione politica della guerra La guerra ha una funzione anche più critica quando si tratta di controllare la stabilità sociale. È una funzione sostanzialmente organizzativa, per come sono indotti a raccontarla gli analisti segregati nella Iron Mountain. L'esistenza di una società che s'identifica con l'entità politica "nazionale", per sua definizione, deve confrontarsi con le altre nazioni, deve cioè intrattenere con esse dei rapporti di politica estera. Ma la politica estera di una nazione è priva di sostanza se, quella nazione, non ha i mezzi per mandare ad effetto le decisioni che adotta rispetto ai rapporti da tenere con le altre nazioni. Può farlo in modo credibile solo se la sua condotta di politica estera contenga in sé anche la persuasione della minaccia, che si cava dalla preparazione di quella nazione alla guerra. E, siccome è storicamente assiomatico che, l'esistenza di qualunque forma d'armamento, assicura, prima o poi, il suo utilizzo, quando diciamo "pace", diciamo "disarmo" e, quando diciamo "guerra", diciamo "nazione", diciamo "spirito nazionale". Perché, in base a questa tesi, armarsi significa, prima o poi, fare la guerra e armarsi è anche la condizione per essere credibili nelle relazioni delle nazioni con le altre nazioni; ergo, se la nazione vuole essere credibile deve armarsi e, una volta armata, è storicamente inevitabile che, prima o poi, essa scenda ad usare i suoi armamenti; il che vuol dire che guerra e armamenti sono sinonimi, come lo sono anche nazione-armamenti e nazione-guerra. L'eliminazione della guerra implica l'inevitabile eliminazione della sovranità nazionale e della tradizionale equazione: stato = nazione. Afferma e riafferma il gruppo di studio: "Il sistema fondato sulla guerra è indispensabile per la stabilità della struttura politica interna di una nazione; senza di essa, nessun governo di una nazione ha mai potuto ottenere acquiescenza nella sua legittimità, o nel suo presunto diritto di governare la società di quella nazione." Sottrarre denaro dalle casse delle Nazioni Il gruppo di lavoro trova anche buone ragioni sociologiche, ecologiche, culturali e scientifiche che rendono la guerra necessaria e desiderabile, ma non le vedremo qui, perché a me interessa solo introdurre la spiegazione delle ragioni della truffa, per intendere le quali, bisogna familiarizzare anzitutto con la pazzia di certi individui, quantomeno in termini generali. Se siamo riusciti fin qui a capire lo spirito che muove certi piani e alimenta certe menti indemoniate, possiamo spiegare i fatti moderni e contemporanei, usando la stessa chiave. Le guerre non nascono per la
14 somma di eventi occasionali, sono tutte manipolate, come lo sono, spesso, gli altri metodi studiati per sottrarre, dolosamente, denaro pubblico dalle casse delle nazioni con la finalità principale d'impoverirle e, con quella secondaria, di far arricchire ulteriormente i conglomerati dell'industria finanziaria della guerra, della chimica e della farmacologia. Soluzioni dispendiose e inutili La sesta sezione del saggio, che i selezionati studiosi del gruppo sono stati indotti a produrre nei sotterranei, sotto la montagna, individua i surrogati della guerra, per mantenere il controllo sociale, rispondendo finalmente alla domanda principale. I surrogati della guerra, dicono, devono avere almeno due caratteristiche: a) devono essere dispendiosi, nel senso comune del termine; b) devono operare al di fuori del normale sistema della domanda e dell'offerta. I metodi di dispersione della ricchezza saranno dispendiosi in misura proporzionale alle esigenze delle rispettive comunità. Un'economia avanzata e spendacciona, come la nostra, richiede la pianificata distruzione di almeno un 10% annuo del prodotto interno lordo, se si vuole mantenere la stabilità sociale (cioè, se si vuole mantenere stabili le gerarchie del sistema). Per colmare una possibile riduzione delle spese militari, e la mancanza di quella conversione industriale che si ha in tempo di guerra intensa, è ragionevole pianificare l'alternativo incremento della spesa di ciò che viene chiamata "assistenza sociale". In questo ambito, la transazione sembra plausibile. L'assistenza medica e sociale costa troppo poco La drastica espansione della spesa in ricerca medica, laboratori, istituti di ricerca, la costruzione di cliniche e ospedali, la copertura generalizzata delle spese per assistenza medica, di tutti, garantita dal governo, coerentemente con l'attuale sviluppo della tecnologia medica, la costruzione di scuole moderne, librerie e altri istituti per l'istruzione pubblica, la realizzazione di complessi abitativi moderni e di livello superiore, tali da rendere accessibili alle masse delle popolazioni le migliori condizioni igieniche, la protezione dell'ecologia, l'eliminazione dei livelli di povertà e tutte le altre attività verso le quali convertire le risorse in tempo di pace, certe volte vengono respinte, perché sono considerate troppo dispendiose. Il gruppo dell'iron Mountain, al contrario, le respinge perché sono troppo a buon mercato. Oltre a ciò, come abbiamo visto di sopra, la spesa nel "sociale" con il lungo periodo, diventa un elemento integrale dell'economia, diventa parte del sistema della domanda e dell'offerta, come l'industria automobilistica e le pensioni per anzianità, e quindi perde la sua funzione di "volano" stabilizzatore. I finti viaggi spaziali e le mete irraggiungibili Un altro surrogato economico alle smodate spese dei tempi di guerra è dato dalle stravaganti spese per i finti viaggi nello spazio. I giganteschi programmi di ricerca spaziale hanno dimostrato la loro utilità su scala modesta nell'ambito dell'economia militare (sono considerazioni fatte negli anni '60); ora è tempo per lo sviluppo di una sequenza di progetti spaziali a lungo raggio, tutti protesi verso
15 obiettivi irraggiungibili. Secondo le osservazioni fatte in quei sotterranei dell'iron Mountain, questo surrogato della guerra è già preferibile rispetto agli ipotizzati incrementi di spesa pubblica per la salute o per le politiche sociali e assistenziali. Infatti, è improbabile che si esaurisca, perché, anche se la scienza continua a riservarci sorprese, lo spazio dell'universo è ancora troppo grande. Se, per caso, qualcuno di questi progetti inaspettatamente avesse successo, non ci sarebbe più il problema di cercare altri surrogati. Per quanto riguarda la dipendenza dal sistema domanda-offerta, non ne risente, esattamente quanto non ne risente l'industria militare, perché assorbe ricchezza senza ricambio, senza produrre alcun bene o servizio utile. Infine, l'industria spaziale si presta perfettamente al controllo arbitrario centrale, e può essere paragonato alle costruzioni delle piramidi nelle società antiche, così inutili e così maestose, imponenti, in grado d'annullare qualunque presunto moto individualista, nell'animo dei servi e degli schiavi che contribuiscono a costruirle, lavorando e pagando tributi. Nemici pericolosissimi e nemici alternativi "In ogni caso, un sistema privo di guerra deve disporre di nemici alternativi"; servono minacce capaci dello stesso potere distruttivo che ha l'ipotesi della guerra termonucleare. Per esempio, l'inquinamento atmosferico, il surriscaldamento del pianeta, l'anidride carbonica (che produciamo tutti ogni giorno, noi, le piante e gli animali, respirando), le nuvole che imprigionano i raggi del sole (nuvole che esistono proprio per mantenere l'equilibrio idrico ed ecologico), gli extraterrestri, le epidemie degli zombie, sono tutti esempi delle immagini che assillano continuamente le popolazioni del mondo con la propaganda più martellante di cinematografo, giornali e industria dell'intrattenimento, da dopo la fine della seconda guerra mondiale. Queste fantasie idiote, sui nemici alternativi, sono state prodotte dai ricercatori dell'iron Mountain, nel 1963, forzati a riunioni sistematiche per più di due anni, nei sotterranei discreti del rifugio antiatomico. Per quanto tutto ciò appaia ridicolo e pazzesco, un nemico alternativo, almeno uno - raccomandano - deve essere trovato, e deve essere della stessa gravità apocalittica del pericolo atomico. Altrimenti la pace deve essere rimandata, la riunione di tutte le Nazioni, spogliate di sovranità, sotto un unico governo mondiale, deve essere rimandato e le Nazioni, o i gruppi di nazioni, devono continuare a farsi la guerra fra loro. Il testo originale del rapporto dall'iron Mountain si può scaricare gratis in PDF, in lingua inglese, facendo click qui. Resistenza dinamica Il primo motivo per resistere alla concentrazione di potere, o alla transizione di potere, dalle istituzioni Nazionali, formalmente repubblicane, ad altre non nazionali e non meglio chiaramente precisate, è il deterioramento delle condizioni medie di vita dei cittadini. Questo è il primo movente, il movente più rilevante, per la resistenza, soprattutto se si capisce che il deterioramento dei livelli di vita è un fenomeno non naturale ed è voluto dal tiranno, cioè, dalle famiglie che dominano la politica internazionale. Tuttavia, vediamo continuamente che l'oppressione economica delle collettività produttive viene spiegata, o interpretata, o data ad intendere, o lasciata intendere, in tutti gli ambienti di comunicazione giornalistica, come un fenomeno "naturale" dovuto a leggi "di mercato", anch'esse "naturali",
16 delle quali nessuno capisce un'accidente. Invece, l'oppressione economica si ha per mezzo delle leve di politica economica (quella monetaria e quella fiscale) che il potere finanziario manipola a piacimento. Il che vuol dire che il potere finanziario, il quale maneggia apertamente i burattini del potere politico, dovrebbe identificarsi con l'oppressione economica. Eppure, La Boétie scrive che "Il tiranno non ha altra forza che quella che i cittadini gli danno"; e allora, com'è possibile che i cittadini, volontariamente, si lasciano fare ciò che si lasciano fare? Stiamo forse vivendo un'epoca in cui i cittadini sono più inermi e passivi rispetto al passato? Perché certe volte si vedono le barricate in strada e altre volte no? Il fatto sta che, anche le barricate, anche quelle, non si hanno per moti spontanei della coscienza naturale dei popoli; anch'esse sono interamente manipolate. Oltre al conformismo e al naturale bisogno umano di sottomissione, il potere del tiranno si ha e si mantiene per mezzo di un sacco di palle, frottole, bugie, come si vede nelle pagine di sopra. L'intensità e l'ampiezza della credulità popolare, che si mette nelle mani del giornalista come un tempo si metteva nelle mani del prete, dà la misura del potere del tiranno. E però, dato che il potere è sostenuto dalla credulità popolare, e dato che, la credulità popolare dei nostri tempi, è tutta basata sulle ciarle dei giornalisti, togliere il sostegno al tiranno è un atto che richiede meno tempo e meno sforzo rispetto al passato, proprio come serve meno tempo e meno sforzo al tiranno, al tiranno dei tempi moderni, per fabbricare quel sostegno. Il meccanismo di oggi è basato sulla rapidità di propagazione delle false informazioni, e degli inutili, interminabili, dibattiti, trascinati attorno agli argomenti complementari, irrilevanti, che costituiscono i falsi bersagli. E allora, per fare come scrive La Boétie - "siate risoluti a non servire più, ed eccovi liberi" - basta iniziare a spegnere per sempre la TV, a non comprare mai più nessun giornale o rotocalco, e il tiranno dovrebbe cadere a terra di peso - "come un colosso a cui sia stato tolto il basamento".
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