C.N.E.L. Commissione istruttoria per le reti infrastrutturali, i trasporti, le politiche energetiche e l ambiente (IV)
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1 C.N.E.L. Commissione istruttoria per le reti infrastrutturali, i trasporti, le politiche energetiche e l ambiente (IV) Osservazioni e proposte su ICT occupazione produttività 1
2 Indice Premessa 1. Le diverse occupazioni legate all ICT 2. Gli occupati in Italia 3. Le dinamiche occupazionali 4. Le prospettive occupazionali 5. Valore aggiunto e produttività 6. Il contributo dell' ICT all'aumento della produttività 7. Il contributo delle nuove imprese ICT all'occupazione e il ruolo della Internet Economy 8. Il contributo specifico di Internet alla crescita dell'occupazione 9. I trends di crescita della Internet Economy (mobile, cloud, computing, big data, social networks,internet delle cose) 10. La formazione alle professionalità della Internet Economy Conclusioni e proposte Elenco tabelle 2
3 Iter documento Il presente testo di Osservazioni e proposte è stato predisposto dal CNEL in ottemperanza all art. 10 della legge n.936/1986 e ss. modificazioni recante Norme sul Consiglio Nazionale dell Economia e del Lavoro. L istruttoria del documento è stata curata dalla Commissione istruttoria per le reti infrastrutturali, i trasporti, le politiche energetiche e l ambiente (IV) nel corso delle riunioni del 5 dicembre 2012, 6 e 20 febbraio A seguito di regolare discussione relatore cons. prof.ssa Paola Manacorda la pronuncia è stata approvata nell Assemblea del 28 febbraio
4 Premessa Il testo di osservazione e proposte si colloca nell ambito del programma di lavoro del CNEL relativo all Agenda Digitale, sviluppato in seno alla Commissione istruttoria IV (per le reti infrastrutturali, i trasporti, le politiche energetiche e l ambiente) e volto a fornire un contributo di analisi e di proposta sul tema dell ICT come fattore di crescita, anche a seguito degli ultimi provvedimenti governativi in materia (Legge n.221/2012 Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, cd Decreto crescita 2.0; Decreto semplificazioni e sviluppo n. 5/2012; DL 83/2012). Un percorso di lavoro che conferma l impegno del Consiglio alla riflessione sul ruolo dell ICT come fattore strategico in termini economici (produttività, competitività, efficienza della PA, occupazione qualificata), sociali (equità sociale, trasparenza, pari opportunità, nuova occupazione, formazione) e ambientali in termini di applicazioni specifiche. Questa pronuncia integra le diverse e più approfondite analisi condotte dal CNEL sull ICT e sui temi della produttività, dell istruzione e formazione tecnica superiore e del mercato del lavoro. Al riguardo si ricordano, tra le altre iniziative svolte: i) OOPP Tecnologie ICT fattore di crescita del Paese, ; ii) Studio e Indagine sui Saperi, , nell ambito del progetto L impresa che cambia, l iniziativa interistituzionale con le Presidenze di Camera e Senato, ; iii) OOPP Le rete a banda larga, ; iv) OOPP Le trasformazioni del sistema imprenditoriale in Italia, , Indagine Trasformazioni delle imprese per il riposizionamento competitivo del sistema produttivo in Italia. Attraverso la consultazione dei soggetti protagonisti del settore e l analisi dei dati e delle informazioni rilevate, si è potuto verificare che vi è consenso - sia nella letteratura internazionale, sia nella esperienza dei singoli Paesi - rispetto al fatto che un adozione diffusa dell ICT nel tessuto produttivo e amministrativo (nelle sue componenti di reti, servizi, applicazioni) possa consentire degli aumenti di produttività e competitività. Ciò grazie a diversi meccanismi quali la maggior competitività delle imprese del settore, il recupero di produttività delle aziende che adottano la ICT, il miglioramento dell' efficienza della PA, la lotta alla evasione fiscale, la semplificazione dei meccanismi burocratici. Questo appare tanto più vero nell attuale fase di crisi economica, nella quale il recupero di competitività delle imprese è elemento essenziale per la collocazione non marginale di ciascun Paese nel contesto internazionale Vi è anche consenso rispetto al fatto che l'ict ha un ruolo differenziato nel meccanismo di creazione e distruzione dei posti di lavoro. In Occidente, in generale, tale ambivalenza conduce a un risultato positivo, con una diminuzione di addetti nella manifattura e un suo aumento nei servizi ICT. Va inoltre considerato che il settore offre lavoro stabile e qualificato - difficile da delocalizzare - nonché opportunità di creazione di nuove imprese a carattere innovativo (start up). Occorre, tuttavia, valutare le condizioni affinché gli sviluppi positivi possano manifestarsi e suggerire soluzioni ai più gravi ritardi che il nostro Paese mostra in questo delicato e importante ambito di innovazione. Nel corso dell attività istruttoria, il CNEL ha avviato una consultazione tra i principali protagonisti del settore. I risultati dell Convegno - organizzato in collaborazione con la I e II Commissione (rispettivamente Commissione per le politiche economiche, le politiche europee e la competitività del sistema produttivo e Commissione per le politiche del lavoro e dei sistemi produttivi) - ICT,Occupazione,Produttività, tenuto al CNEL il 27 Novembre 2012, costituiscono pertanto una tappa di tale attività. I dati e le informazioni raccolte e le relazioni svolte nel corso dell evento da parte di esperti e di esponenti delle rappresentanze sociali (CGIL-SLC, CISL-FISTEL, UIL, UGL, 4
5 Confindustria digitale, Alleanza delle cooperative, Italia Lavoro, Fondazione R.ETE Imprese Italia, Assinform, Banca d Italia, Isfol) hanno costituito un contributo fattivo per la redazione del presente documento. Nel testo di osservazioni e proposte si esaminano i legami tra introduzione dell' ICT e dinamiche occupazionali, e tra introduzione dell' ICT e la produttività del lavoro. 5
6 1. Le diverse occupazioni legate all'ict Essendo, com'è noto, l'ict una tecnologia assai pervasiva, non è facile isolare le occupazioni (e quindi gli occupati) nei diversi settori di attività. Infatti, proprio a causa della sua pervasività,non tutte le occupazioni legate all' ICT si trovano nel settore di produzione di beni servizi ICT, poiché molte persone che lavorano con l'ict operano in altri rami produttivi di beni e servizi. La distinzione principale, assunta tra l'altro anche dall'ocse, è tra coloro che lavorano nei settori ICT, cioè addetti alla produzione di beni e servizi ICT (manifattura, commercio, contenuti e servizi), e coloro che hanno mansioni e competenze elevate nell'uso di ICT, pur lavorando in altri settori produttivi, sia nella veste di specialisti sia in quella di utilizzatori esperti. Questa distinzione si incrocia con quella relativa ai diversi livelli di competenze e responsabilità, in particolare tra specialisti, utilizzatori esperti e managers. 2. Gli occupati ICT in Italia Tenendo presente la distinzione prima enunciata, in Italia nel settore ICT risultavano lavorare nel 2009, addetti, distribuiti in imprese, di cui la maggior parte concentrata nel sottosettore dei servizi (che comprende le telecomunicazioni, la produzione di Sw, i servizi di informazione e informatici, la riparazione di computer e di apparecchi elettronici) 1 Tabella 1 Il settore ICT numero addetti I dati riportati alle tabelle sono tratti dalla relazione di Fabrizio Colonna (Banca d'italia) al Seminario CNEL ICT, occupazione, produttività. 27 novembre
7 Tabella n. 2 Occupati ICT % sul totale Occupazione ICT (% del Totale) 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0% Italia Francia Germania Spagna UK Commercio Contenuti Servizi Manifattura Segue, quanto ad occupazione, il sottosettore dei contenuti che comprende anche le aziende editoriali, comprese quelle televisive, seguito dal commercio e dalla manifattura. In Italia l'occupazione del settore ICT è pari al 4,5% del totale degli occupati, contro il 7% del Regno Unito e il 5% di Francia e Germania. La dimensione media delle imprese è di 6,1 addetti, comunque superiore a quella media delle imprese del settore privato, pari a 4. Le dimensioni maggiori si trovano nel sottosettore dei contenuti, nel quale più dell'80% degli addetti lavora in aziende superiori ai 20 addetti, e nella manifattura, in cui il 77% degli addetti lavora in imprese di dimensione superiore a 20 addetti. Il commercio, invece, è assai più frammentato, essendo 2/3 degli addetti collocati in imprese fino a 19 addetti. La composizione professionale degli addetti del settore ICT è interessante perchè mette in evidenza come in Italia via sia una prevalenza di attività di elaborazione dati (il 37% degli addetti), attività a basso valore aggiunto, mentre in altri Paesi essa assorbe pochissimi addetti (il 6,7 in Germania e il 6,4 nel Regno Unito). Per converso, pochi sono gli addetti italiani nella consulenza ( il 13,4%) a fronte del 54% in Francia e del 44,8 in UK. Complessivamente, quindi, la situazione occupazionale nel settore ICT in Italia è, quanto a incidenza sull occupazione totale, più o meno allineata con quella delle due altre importanti economie europee continentali, cioè Germania e Francia, ma assai inferiore, rispetto al Regno Unito. La dimensione media delle imprese è anch'essa allineata con in valori europei, mentre vi è un aspetto di criticità nella prevalenza di attività a basso valore aggiunto rispetto ad altri Paesi. Considerando ora l'occupazione dei lavoratori ICT in tutti i settori, essa viene articolata in due categorie: specialisti ICT (dai laureati agli operai) e utilizzatori ICT (dirigenti, amministratori, professionisti, tecnici e impiegati). 7
8 Tabella 3 - Specialisti ICT e confronto tra i Paesi europei Dalla tabella 3 si nota come il nostro Paese abbia un incidenza di specialisti ICT, sul totale degli occupati, assai minore rispetto a quella inglese e francese e ancor più tedesca. Inoltre nella tabella 4 si evidenza la bassa incidenza dei laureati tra gli specialisti italiani (colonna gialla, meno del 2,5%) rispetto alla incidenza di quelli degli altri Paesi europei confrontati, compresa tra il 4 e il 4,5%. E ancora, meno del 6% dei nostri specialisti hanno una laurea scientifica, a fronte di più del 10% di Spagna e Francia e a circa il 10 del Regno Unito. 8
9 Tabella 4 - Specialisti ICT % occupazione totale L'Italia, quindi, si manifesta come un Paese nel quale sono generalmente carenti le professionalità ICT di tipo elevato. Tabella 5 Utilizzatori ICT (% sull occupazione totale) La categoria degli utilizzatori di ICT, infine, vede (vedi tabella 5), l Italia in una posizione assai distanziata con il suo tasso di utilizzatori ICT minore del 20% di tutti gli occupati, a fronte di più del 20% della Germania e a più del 25% del Regno Unito. Nelle fasce di popolazione con istruzione inferiore al diploma superiore questa percentuale scende addirittura al 5% contro il 10% della Germania e il 20% di UK. La conclusione di questa sommaria analisi è che gli specialisti sono nel nostro 9
10 Paese prevalentemente rappresentati da operai e tecnici, con pochi professionisti, e che la vocazione scientifica dei laureati è piuttosto scarsa. Infine tra gli utilizzatori si rileva uno scarso utilizzo di ICT nelle classi di istruzione più basse. Si tratta quindi di un fenomeno già messo in evidenza in altre sedi: quello di una scarsa cultura ICT nel nostro Paese, sia in termini di numero e qualificazione degli specialisti, sia sopratutto in termini di scarsa diffusione tra le diverse categorie della popolazione. 3. Le dinamiche occupazionali E' opinione consolidata che l'introduzione dell'ict nelle imprese e nelle amministrazioni abbia uno stretto legame con le dinamiche occupazionali, ma che questa dinamica non possa esaurirsi in una sola dimensione, che descriva l'occupazione complessiva come crescente o decrescente. L'ICT, infatti, come è noto, è in grado di sostituire alcune attività umane, sopratutto, ma non solo, a carattere ripetitivo e prevedibile, e questo è ciò che è avvenuto nelle sue diverse fasi di sviluppo, generando una perdita di posti di lavoro prevalentemente tra lavoratori a qualificazione medio-bassa. Parallelamente, il prodigioso aumento dei prodotti e servizi basati sull'ict, e la conseguente crescita dei relativi settori produttivi e dei mercati, ha generato numerosi posti di lavoro in tutto il mondo, come si vedrà più oltre, nel paragrafo 7. Secondo l'ocse 2 l'ict ha comportato una crescita dell'occupazione, sia nel settore specifico sia, sopratutto, negli impieghi ICT in altri settori. Gli specialisti ICT e gli addetti del settore ICT costituiscono, sempre secondo l'ocse, ciascuno il 5% degli occupati nel settore business dell' area OCSE,mentre gli utenti esperti ne costituiscono il 20%.Ma questa occupazione ha una dinamica bipolare, nel senso che mentre essa si espande nei sottosettori innovativi ( come si vedrà oltre) si contrae invece nella manifattura tradizionale, a causa dell'outsourcing verso paesi a più basso costo del lavoro. Il bilancio sarebbe comunque positivo, perché mantiene nell'area l'occupazione di maggior contenuto intellettuale e a maggior valore aggiunto. Il settore dei servizi ICT è quello che traina l'occupazione complessiva, compensando le perdite nella manifattura ICT. Inoltre, nel periodo sia l'occupazione complessiva in ICT, sia quella specifica nei relativi servizi sono cresciuti più dell'occupazione nel settore business in generale e nel sottosettore dei servizi in generale. 2 OECD: ICT Skills and employment, New competences and jobs for a greener and smarter economy dsti//iccp/ie(2011)3/final, 19 aprile
11 Tabella 6 ICT sector employment in the OECD area by sector, E' interessante notare come la crisi del abbia impattato su questo tipo di occupazione. Sempre secondo l'ocse nell'ultimo trimestre del 2009 in tutti i paesi OCSE l'occupazione nella manifattura ICT era diminuita, a seconda dei paesi, dal 5 al 15%, ma un anno dopo era già risalita. Nei servizi ICT, invece, essa era rimasta pressoché stabile, diminuendo solo del 4% in alcuni paesi, in particolare in Canada e USA. Limitandosi all' Europa, una recente documento della Commissione Europea 3 riporta che gli specialisti ICT (cioè coloro che hanno l'ict come oggetto principale della loro attività, quindi sviluppatori, venditori e manutentori di sistemi ICT) sono state una delle poche categorie che ha continuato a crescere a ritmi del 3% annui anche negli anni della crisi. Conseguentemente, essi sono passati, in Europa, dai 2,7 milioni del 2000 ai 4,1 milioni del 2010.Gli specialisti rappresentano, in Europa, il 3,2% degli occupati mentre gli utenti avanzati sono in media il 18,5% arrivando in alcuni paesi come il Regno Unito ad oltre il 25%, mentre in Italia il valore è quello medio, di poco inferiore al 20%. 4. Le prospettive occupazionali La continua espansione dei mercati e dei prodotti e servizi a base ICT (con la sola eccezione del mercato delle TLC tradizionali e, come si è visto, della manifattura) genera non solo nuova occupazione, ma domanda non soddisfatta di posti di lavoro Secondo il documento OCSE citato, nel 2015 vi potrebbero essere in Europa circa posizioni vacanti per questo tipo di specialisti. Anche per un'altra categoria di addetti, i managers e gli imprenditori dei settori ICT, le prospettive non sono negative, purché si creino, nei diversi Paesi, le condizioni per gli investimenti necessari. Ad esempio, sempre l'ue stima che la diffusione del cloud computing potrebbe portare a nuovi lavoro in Europa tra il 2010 e il European Commission, Commission Staff Working Document «Exploiting the employment potential of ICTs» , SWD (2012) 96 final 11
12 Sempre per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro, una recente ricerca relativa all'italia 4 stima che ad oggi il solo settore Internet abbia creato in Italia circa posti di lavoro, di cui il 60% nei settori direttamente legati alla piattaforma (sviluppatori di SW e di siti WEB, telecomunicazioni) e il restante 40% nei settori noninternet ma da essa influenzati, come ad esempio gli addetti alla logistica per la consegna delle merci acquistate online, e che il tasso di sostituzione sia positivo, creando Internet 1,8 posti di lavoro per ogni posto eliminato. 5. Valore aggiunto e produttività Secondo la Banca d'italia il valore aggiunto generato dagli addetti del settore ICT è pari a euro /addetto (vedi tabella 1). Questo valore è circa la metà di quello rilevato nel Regno Unito ( ), in Germania ( ) e in Francia (85.233). La produttività media del settore ICT è pari a ed è circa il doppio di quella del settore privato in generale (37.964). Questo valore varia molto a seconda del sottosettore considerato. Il valore più alto è quello del sottosettore contenuti, pari a , mentre in ciascuno degli altri tre sottosettori esso si aggira intorno al valore Il motivo di questo scarto è da ricercarsi nella presenza di forte lavoro intellettuale in alcuni ambiti tradizionali (radio, TV, editoria libraia) ma anche nel basso impiego di lavoro in settori ad alta automazione come le TLC fisse e mobili (vedi tabella 7). Tuttavia questi valori di produttività risultano in certi casi lontani da quelli dei Paesi continentali europei: se nelle attività di radio e TV sono pressochè allineati, risultano invece molto inferiori per quanto riguarda la produttività delle TLC mobili e nella produzione del SW. 4 McKinsey:The Digital Economy, concrete ideas to boost growth, wealth and job creation in Italy,
13 Tabella 7 Produttività lavoro: contenuti In sintesi, la produttività media del settore ICT è più elevata rispetto a quella di altri settori, ma ancora lontana da quella delle altre economie europee comparabili. 13
14 6. Il contributo dell' ICT all'aumento della produttività Come è ampiamente noto, la produttività in Italia, misurata in PIL/occupato, dopo una crescita sostenuta tra gli anni 1995 e 2007, ha visto negli anni successivi un drastico calo, solo in piccola parte recuperato nel 2010 e Tabella 8 La produttività del lavoro in Italia In quello stesso decennio altre economie sono invece cresciute a ritmo sostenuto, con aumenti della produttività sopratutto nei Paesi anglosassoni (USA e Regno Unito), ma anche centroeuropei 5 Tabella 9 Produttività del lavoro: l Italia nel contesto internazionale I dati delle tabelle sono tratti dalla relazione di Cecilia Jona-Lasinio (Istat) al Seminario CNEL Ict, occupazione, produttività 27 novembre
15 Ci si può chiedere allora da cosa nasce la differenza tra i tassi di crescita della produttività italiani e quelli degli altri Paesi. Alcune delle risposte sono state già da più parti avanzate e riguardano, tra l'altro, la ridotta dimensione delle imprese, la loro gestione spesso familiare e la loro collocazione in ambiti produttivi maturi. Vi sono tuttavia dei legami tra incremento della produttività e utilizzo di ICT che vale la pena di indagare. E' noto che l'ict, con la sua pervasività, ha contribuito a modificare in misura consistente sia il modo di lavorare, sia quello di fare impresa. Essa, consentendo la trasmissione delle informazioni pressoché in ogni luogo, in ogni momento e di qualunque tipo, ha reso possibile in modo decisivo sia la finanziarizzazione dell'economia sia la sua globalizzazione, e ciò richiede da parte delle imprese una capacità di competere finora sconosciuta. Le imprese italiane hanno sì investito in ICT ma, nella loro generalità, non hanno saputo sfruttarne appieno le potenzialità. La crescita della produttività del lavoro è infatti, secondo i ricercatori, la risultante della somma di due fattori 6 : a) la composizione professionale della forza lavoro (labor composition) b) la consistenza degli investimenti in conto capitale (capital deepening) Ora, gli investimenti in capitale si distinguono in due grandi categorie: - quelli in capitale tangibile - quelli in capitale intangibile In ciascuna delle due categorie, il capitale può consistere o no in ICT. La classificazione proposta da ISTAT è quindi la seguente: capitale tangibile non ICT: macchine ed apparecchiature, mezzi di trasporto, opere edili capitale tangibile ICT : apparecchiature di calco. apparecchiature di comunicazione software capitale intangibile non ICT: proprietà propensa all'innovazione, competenze economiche 6. I ricercatori osservano comunque che la produttività è la risultante di molti fattori, e dipende non solo del progresso tecnologico ma anche, per esempio dai cicli di business o dalla competizione imperfetta. 15
16 Tabella 10 Capitale tangibile e intangibile, quote medie sul Pil I dati della tabella 10, che riportano gli investimenti in capitale tangibile (in rosso) e intangibile (in verde) come quota media sul PIL nei principali paesi industrializzati, indicano che in alcuni Paesi europei il capitale tangibile supera quello intangibile, a differenza di ciò che è avvenuto negli USA, ma indicano anche che il più grande divario tra i due valori si ha in alcuni Paesi mediterranei, tra cui l Italia. Tabella 11 Capitale tangibile e intangibile: contributi alla crescita della produttività del lavoro Se si osserva la tabella 11, che descrive il contributo delle diverse tipologie di investimenti alla crescita della produttività nel periodo , si vede chiaramente che la quota di capitale intangibile è, nel caso dell'italia, assai minore sia termini assoluti che in quelli relativi, rispetto alle altre economie, ed è massima negli USA, in Svezia e in Finlandia. Si osserva anche che in questi Paesi, dove più consistente è stato l'investimento in capitale intangibile e dove è stato addirittura ridotto quello in capitale tangibile, anche la produttività (simbolo giallo) è aumentata, mentre nei tre Paesi, (Italia, Danimarca e 16
17 Spagna), dove minor è stato il primo tipo di investimento, nel periodo citato si è avuto un contributo negativo della produttività totale dei fattori. Un 'ulteriore valutazione del ruolo dell' ICT nell'aumento della produttività totale dei fattori si desume dalle tabelle 12 e 13 Tabella 12 Contributi settoriali alla crescita della produttività del lavoro Tabella 13 - Contributi settoriali alla crescita della produttività del lavoro Infatti, considerando il settore servizi di informazione e comunicazione, si vede 17
18 che nel periodo il suo contributo valeva complessivamente quasi 2,5 punti, di cui la maggior parte (0,36) dovuta a fattori non ICT. Viceversa, nel periodo successivo , il suo contributo alla crescita della produttività totale è stato di soli 0,69 punti, sempre in buona parte dovuti a fattori non ICT. Uno degli elementi che maggiormente qualificano l' ICT come possibile strumento di aumento della produttività è la sua capacità di integrare tutti gli elementi di una filiera produttiva: ricerca e sviluppo, produzione, distribuzione, credito e assicurazione, trasporto, esportazione, ecc. Solo con questo tipo di integrazione, che rende fluido, trasparente e tempestivo ogni passaggio di un bene dall'uno all'altro nodo della filiera, si possono ottenere aumenti di produttività significativi. Ma questo risultato è tutt'altro che facile da raggiungere. Ogni Unità Produttiva ha sviluppato nel tempo il proprio sistema informativo e ciò rende molto complessa la loro integrazione. Innovazioni come il cloud computing ( cfr. oltre) che consentono di integrare banche dati di origine diversa, possono rendere questo sforzo più agevole. 7. Il contributo delle nuove imprese ICT all'occupazione e il ruolo della Internet Economy Nel Decreto Sviluppo 2.0, emanato dal Governo Monti nel 2012 (legge di conversione del 17 dicembre 2012 n. 221 Ulteriori misure urgenti pere la crescita del Paese ), un'attenzione particolare è dedicata al ruolo che possono svolgere le nuove imprese digitali (start up) alla crescita dell'economia e in particolare dell'occupazione. Di conseguenza ad esse sono rivolti alcuni specifici incentivi. Innanzitutto: per start up si intende una società di capitali di diritto italiano, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate e in cui la maggioranza delle quote o azioni sono detenute da persone fisiche, cche abbia come oggetto lo sviluppo e la vendita di servizi innovativi in campo tecnologico; la start up deve essere operativa da non più di 48 mesi, la sua produzione non deve oltrepassare i 5 milioni di euro annui e deve essere operativa in Italia; essa non deve distribuire o aver distribuito utili, ma può intestare ai propri dipendenti quote di azioni; deve inoltre investire una quota specifica in ricerca e sviluppo e impiegare personale altamente qualificato, in particolare laureati e dottori di ricerca. Come si evince, l'intento del Decreto è quello di sostenere la nascita e l' attività delle tipiche imprese avviate da giovani, con investimenti relativamente ridotti, impegno degli imprenditori in prima persona e molto valore aggiunto di carattere innovativo. Gli incentivi previsti sono i seguenti: in deroga alla riforma del lavoro recentemente introdotta,è possibile stipulare contratti a tempo determinato per un periodo che va da 6 a 36 mesi, prolungabile per altri 12 mesi. Trascorso tale periodo il contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato; le quote o titoli azionari distribuiti ai dipendenti non concorrono a formare l'imponibile; per tre anni sono detassati al 19%, per un ammontare massimo pari a euro, gli investimenti nel capitale delle start up, che possono essere raccolti anche tramite strumenti collettivi operanti attraverso Internet. Il motivo per il quale il Governo ha ritenuto di accordare gli incentivi prima descritti risiede nella consapevolezza che, allo stato attuale, la maggior parte della nuova occupazione nell' ICT deriva da questa tipologia di imprese. Infatti le grandi o medie aziende tradizionali del settore vivono una crisi, sia di mercato 18
19 sia occupazionale, rilevante. In Italia il mercato dell'ict (costituito da Information Technology più le Telecomunicazioni, ma senza le attività dei media 7 ) è diminuito del 3,3% passando da 29,628 miliardi di euro a 19,880 dal 2010 al Il maggior calo si è verificato nelle aziende di TLC, a causa della perdita di valore del semplice trasporto della voce e dei dati, e della concorrenza assai forte nel settore. Ma anche le aziende di informatica hanno vissuto un calo notevole, perdendo il 3,8 % del proprio fatturato dal 2011 al Di conseguenza sono calati anche gli occupati in questo tipo di aziende, passando dai del 2000 ai del 2008 (e il calo si è accentuato dopo la crisi di mercato sopra citata) mentre le nuove occupazioni si creano proprio nelle nuove imprese a forte carattere innovativo. Questo trend, visibile in tutta Europa e negli USA, è confermato da numerose analisi e stime e avvalora la tesi che ormai buona parte dell'occupazione, vecchia e nuova si concentra in quella che viene chiamata Internet Economy Secondo il documento OCSE 8 dedicato al ruolo della Internet Economy 9, negli USA le 250 maggiori aziende per reddito nel settore ICT hanno incrementato la loro occupazione del 4% nel 2010 e del 6% nel 2011, ma nelle aziende dedicate ad Internet questo aumento è stato del 29%. In testa a questa graduatoria vi sono Amazon e Apple, in cui l'aumento dell'occupazione è stato pari al 50%. In Europa la quota del prodotto generato dall' ICT sul PIL è pari al 4%, con una crescita annuale del 21%, mentre in Italia la quota ICT su PIL è stimata, al 2015,tra il 3,3 e il 4,3, con una crescita prevista compresa tra il 13 e il 18%. La stima è che nel 2015 verranno generati da Internet 59 milioni di euro. 8. Il contributo specifico di Internet alla crescita dell'occupazione Una recente ricerca, 10 che si è soffermata in particolare sulla disoccupazione giovanile - che in Italia nel 2012 ha raggiunto l'allarmante percentuale del 36% -, mette in evidenza una correlazione molto stretta tra diffusione di Internet e occupazione giovanile. L'Italia, con il suo poco più che 20% di occupazione giovanile, è terzultima in Europa e si trova nella parte bassa della classifica europea anche per la diffusione di Internet, di poco superiore al 35%. Orbene, con una analisi abbastanza sofisticata la ricerca isola l'effetto puro di Internet da altri fattori e mostra la correlazione molto forte tra le due grandezze. 7 Quella citata è la classificazione proposta da Assinform, la associazione di categoria che raggruppa le aziende produttrici di SW, di sistemi e apparecchiature, di soluzioni e applicazioni, e infine i provider di contenuti digitali, ma non le aziende dei media, come nella classificazione ISTAT.I dati qui riportati sono tratti dalla relazione di Paolo Angelucci, Presidente di Assinform, al Seminario Cnel: Ict, occupazione, produttività, 27 novembre OECD, Internet Economy, Outlook 2012, Ottobre Per Internet Economy si intende la produzione di beni e servizi, sia nel settore ICT sia negli altri settori, attraverso l'utilizzo della piattaforma Internet. Appartengono quindi a questo nuovo settore produttivo applicazioni come l'e-commerce,l'e-government, l'e-health, tutte le applicazioni per gli apparati di telefonia e navigazione in mobilità (Iphone, smartphone tablet, ecc), i sistemi di geolocalizzazione, la IP TV, cioè la televisione via Internet, e moltissimi altri esempi. 10 Italia Futura, Crescita Digitale, di M..Simoni e Sergio de Ferra,2012, presentata al Seminario CNEL citato 19
20 Tabella n Correlazione tra la diffusione di Internet e l occupazione giovanile I risultati mostrano che in un ipotetico paese un aumento della diffusione di Internet del 10% potrebbe portare ad un aumento dell'occupazione generale dello 0,44 e di quella giovanile del 1,47%. Queste stime, riportate in valori assoluti, indicherebbero che, con una diffusione di Internet pari a quella della Francia, in Italia si potrebbero avere occupati in più, di cui giovani, mentre con una diffusione paragonabile a quella dell'olanda, gli occupati potenziali sarebbero in tutto di cui giovani. 9. I trends di crescita della Internet Economy (mobile, cloud, computing, big data, social networks,internet delle cose) La piattaforma Internet è la più pervasiva di tutte le componenti dell'ict ed è anche quella in continua evoluzione, 11 essendo diventata una sorta di alfabeto della comunicazione digitale in senso lato: personale ( ), economico-produttiva (cloud computing, e-commerce, e-payment, ecc), amministrativa ( e-government), ludica ( videogiochi, cinema e musica), sociale ( social networks come Facebook e Twitter), di utilità sociale ( sanità e istruzione digitali), di gestione del territorio ( geolocalizzazione, smart cities), dell'ambiente e dell'energia ( smart grids). La sua pervasività, tuttora crescente, si unisce ad alcune grandi innovazioni che 11 Secondo l'ocse i cambiamenti sono così rapidi che per i Governi è assai difficile impostare delle politiche adeguate ( OCSE, Internet Economy,cit.pag64) 20
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