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1 Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL UFFICIO PAVIA-FERROVIA Infermiere 3/2010 ap A V I A Infermieri oltre l ospedale ISSN

2 E DITORIALE Infermiere a Pavia Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia Anno XXII n. 3/2010 giugno-luglio 2010 Editore Collegio Infermiere professionali, Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d Infanzia della Provincia di Pavia Enrico Frisone Duilio Loi Direttore Responsabile Direttore Editoriale Responsabili settori Clinico: Monica Gabetta Sociale: Mauretta Cattanei Formazione, Ricerca e Aggiornamento: Paola Ripa Management: Nunzio Giuseppe Greco Etico Deontologico: Annamaira Tanzi Vita di Collegio: Giuseppe Braga e Gabriele Ciancio Redattori: Hanno collaborato a questo numero: Carina Gomez Añamuro, Cinzia Giuseppe Braga, Mauretta Cattanei, Emanuela Cattaneo, Gabriele Ciancio, Marina Ferrari, Claudia Fiore, Enrico Frisone, Monica Gabetta, Silvia Giudici, Nadia Granata, Nunzio Greco, Duilio Loi, Paola Ripa, Ruggero Rizzini, Emanuela Sacchi, Annamaria Tanzi, Claudia Vercesi, Sylvie Yolande Goufack L.L. Ancarani, M. Milani, M. Rabbiosi D. Scherrer, M. Turrici, C. Virzi Impianti e stampa Gemini Grafica snc - Melegnano (MI) Direzione, Redazione, Via A. Volta, Pavia Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/ CCP n Stampata su carta patinata a basso contenuto di cloro certificata Iso 9706 I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli autori e non rispettano necessariamente quelli dell Editore. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del Spedizione. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia. La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di Pavia. Finito di stampare nel mese di luglio 2010 presso Gemini Grafica snc di A. Girompini & C., Melegnano (MI) Infermiere a Pavia A Midsummer Night s Dream Sogno di una notte di mezza estate Duilio Loi Fissiamo il punto della situazione con l appuntamento Editoriale di mezza estate, ricordando due eventi importanti, il riassetto e la revisione del Comitato di Redazione e la progettualità del Sul numero 2 di Infermiere a Pavia era già stata sottolineata dal Presidente, la soddisfazione per la buona riuscita dell iniziativa del 6 marzo, la sanità che offriamo, la sanità che vorremmo, dove, l ampia partecipazione dei Colleghi, fù un segno tangibile e importante di aggregazione ritrovata nella comunità professionale. Questa consapevolezza, non nacque soltanto dal riscontro numerico dato dai partecipanti, ma fù supportato, dai riscontri provenienti dai questionari di customer satisfaction, da alcune pervenute in Segreteria, cosi come, da molteplici ringraziamenti e incoraggiamenti informali avuti anche a distanza di tempo. Qualcosa si stava muovendo e il consolidato di ciò, lo abbiamo potuto toccare con mano il 12 maggio, attraverso l evento che ha visto ripercorrere storicamente la figura Florence Nightingale e contemporaneamente, l Infermieristica Pavese nel suo 50 anniversario di istituzione. Dei molteplici e meritati interventi, come non sottolineare l attualità del pensiero di Nigtingale ricordatoci dalla Dott.ssa Gallotti e la millimetrica e indelebile lucidità di Suor Chiarina Garbossa, nel tracciare la storia della Scuola Salaroli. Come giusto che fosse, la festa degli Infermieri, per e con gli Infermieri!! Una festa, alla quale abbiamo voluto dedicare ampio spazio di cronaca, descritta con dovizia di particolari, dalle Colleghe Ancarani e Tanzi. Il terzo asse di questo bilancio, lo vorrei dedicare alla Redazione. Come avrete avuto modo di leggere nei precedenti numeri, nel Comitato di Redazione, è in corso un processo trasformativo. Il Progetto di riorganizzazione di Infermiere a Pavia, si propone di valorizzare la vitalità comunicativa con la comunità professionale della Provincia, attraverso un riassetto di tipo organizzativo che mira alla qualità dei contenuti Editoriali. I n d i c e Silvia Giudici - Infermieri ed Assistenti Sanitari insieme per la tutela della salute...4 Enrico Frisone, Paola Ripa - Riflettere sull esperienza...7 Liliana L. Ancarani - Cos è lo Shiatsu e come intervenire sui disabili...8 Carlo Virzi, Monica Milani, Mary Turrici, Marta Rabbiosi - A Nanna con le Ninne...9 Giuseppe Braga - Esordio in pista...12 Cinzia Ancarani, Annamaria Tanzi - Amarcord: Florence Nightingale...15 Ruggero Rizzini - Maura Cattanei, un infermiera alla guida dell Anffas di Pavia...20 Daniela Scherrer - Tre domande a Maura Cattanei...20 Annamaria Tanzi - Workshop: Il percorso formativo al ruolo Case Manger...21 Annamaria Tanzi - La formazione, l organizzazione e la prassi professionale...27 Ipertensione polmonare severa: progetto per una dimissione sicura...30 Aggiornamento...31

3 Numero 3/ PAGINA In concreto, è stata revisionata la struttura organizzativa, tramite la costituzione di settori dedicati specificamente ad aree tematiche, composti da Redattori e Coordinati da un Responsabile con funzioni di capo redattore. All interno di questa rinnovata configurazione, si s- ta svolgendo un percorso sistematico di formazione, finalizzata alla acquisizione di competenze redazionali, ritenuti fondamentali strumenti, a garanzia di scientificità e qualità degli articoli. L aumentato numero di Redattori oltre ad essere un elemento di ricchezza dialettica, fornisce un elemento di pluralità topografica, in quanto accresce notevolmente l ampiezza nel veder rappresentate tipologie e realtà lavorative diverse. Una dinamica comunicativa fluida, intrisa di reciprocità, che possa fornire non solo la conoscenza delle esperienze cliniche, organizzative e della quotidianità, ma anche, aiutare la formazione di un pensiero politicamente rappresentativo sul versante professionale, adeso ai dettami Deontologici. E proprio attorno ai fondamentali princìpi della professione che abbiamo bisogno di fare quadrato, chiarirci le idee e non disperdere inutilmente energie; ricordo che siamo alla vigilia di un autunno che si preannuncia caldo, dove lo scenario macro politico nazionale e regionale (vedi i tagli derivanti dalla manovra economica), ci indurranno a fare riflessioni e prendere decisioni e posizioni. La progettualità del 2010 vede pertanto la prosecuzione e lo sviluppo del piano Editoriale che si snoda su due versanti, tentando di dare risposta ad altrettanti interrogativi: cosa è cambiato nell organizzazione, nella clinica, nell assistenza, a 10 anni suonati dalla legge 42? Quanto, cosa e con chi, possiamo/dobbiamo creare legami e reti? (altre categorie professionali? Associazioni? Modelli e modalità?) Tutte e tre le iniziative citate in questo Editoriale, si orientano e vanno in tale direzione, magari in forma distinta e con modalità differenti. Agli interrogativi perseguiti dal piano editoriale, ne aggiungo uno personale e provocatorio: il sogno di u- na notte di mezza estate, resterà l illusione di pochi o la realtà di tanti? Sarebbe palesemente un esercizio retorico dare risposta esaustiva a questo interrogativo, lascio a voi, attraverso l osservazione dei contenuti del numero, la valutazione su legami e correlazioni e l auspicio che possano stimolare adeguate riflessioni. Noi ci abbiamo provato, rievocando il passato alla ricerca di una identità professionale, scrutando il futuro, per mezzo degli impegni politici, volendo affrontare il presente attraverso le esperienze dei Colleghi e di una comunità professionale che si incontra e comincia a ritrovare il piacere del dialogo Buona Lettura Duilio Loi Direttore Editoriale Note di segreteria Si ricorda a tutti gli iscritti che, a inizio anno, è stato inviato il bollettino MAV per il pagamento d iscrizione all Albo. Il pagamento doveva essere effettuato entro il 28/02/2010. Chi non ha ancora provveduto al pagamento è invitato a effettuarlo nel più breve tempo possibile, onde evitare sanzioni. Si ricorda che il mancato pagamento della quota annuale comporta l impossibilità da parte della segreteria al rilascio di alcuna certificazione eventualmente richiesta. Chi non avesse ricevuto il bollettino MAV per l anno 2010, o l avesse smarrito, deve rivolgersi immediatamente alla segreteria del Collegio per l emissione del MAV sostitutivo. Chi fosse interessato a ricevere in via celere comunicazioni importanti, informazioni utili, novità, date di eventi formativi, può contattare la segreteria e lasciare un recapito di riferimento che verrà usato come casella postale prioritaria

4 4PAGINA Infermiere a Pavia Infermieri ed Assistenti Sanitari insieme per la tutela della salute del lavoratore Prevenzione e controllo delle malattie da lavoro e delle malattie correlate al lavoro in fabbrica Keyword: benessere psicofisico del lavoratore, educazione sanitaria, fattori di rischio occupazionale, malattie da lavoro, malattie correlate al lavoro, medicina del lavoro, prevenzione, controllo * Silvia Giudici riassunto: Oggi l individuazione e la prevenzione delle malattie professionali richiedono una serie di conoscenze integrate ed azioni specifiche che portano all identificazione e controllo dei fattori di rischio presenti negli ambienti di lavoro. Le indagini vengono condotte da esperti in Medicina del Lavoro mediante sopralluoghi nelle varie realtà lavorative (fabbriche). Il lavoro sottopone qualsiasi individuo ad uno sforzo fisico, intellettuale, oppure ad entrambi. Le comuni attività lavorative sono a basso o moderato costo energetico e non dovrebbero porre problemi all adulto normale, ma possono però provocare problemi meccanici o metabolici a seguito di prevalente impegno motorio distrettuale. Al lavoro fisico si aggiunge l impegno sensoriale, neuropsichico, mentale, comportamentale. Condizione ottimale è quella che garantisce al lavoratore un attività conforme alle proprie esigenze e capacità tale da promuovere il suo benessere psicofisico in presenza di rischi lavorativi controllati. Nel testo vengono trattate le malattie da lavoro e le malattie correlate al lavoro. Ruolo ed obiettivo dell infermiere OML e dell assistente sanitario è quello di insegnare stili di vita e comportamenti atti a modificare alcune abitudini non corrette, annullare o ridurre al minimo il contatto con le sostanze tossiche. Essi informano i soggetti esposti a rischio sulle buone regole di protezione e sul loro significato biologico, collaborando in termini educativi al miglioramento delle conoscenze nella comunità lavorativa, secondo il Piano Nazionale della Prevenzione voluto dal Ministero della Salute e nel rispetto del Codice Internazionale di Etica ICOH. Requisiti degli operatori OML: capacità acquisite e conoscenze aggiornate. L elaborato vuole essere un approfondimento della tematica sviluppata dal redattore nel n. 2/2010 di Infermiere a Pavia. La tutela della salute dei lavoratori è un tema di prioritaria importanza. Lo scenario produttivo italiano è caratterizzato per più AbstrAct: Today detection and prevention of occupational diseases require a series of integrated knowledge and specific actions that lead to the identification and control of risk factors present in workplace. The surveys are conducted by experts in occupational medicine through site inspections in different working realities (factories). The work submit any individual to a physical effort, intellectual, or both. The common work activities are low or moderate energy cost and should not pose problems for normal adults, but may nevertheless cause problems due to mechanical or metabolic overriding commitment motor district. Physical labor is added to the commitment sensory, neuropsychiatric, mental, behavioral. Optimal condition is one that provides the worker an suits their needs and capabilities that promote their well being in presence of occupational hazards controlled. Text treated diseases work and work-related diseases. Nurse and healthcare assistant role and objective is to teach lifestyle and behaviors for changing some habits are not correct, cancel or minimize contact with toxic substances. They informs the exposed to risk on good security rules and their biologic significance, working in education to improve knowledge in the working community, according to the National Plan of Prevention intended by the Ministry of Health and ICOH Code. Requirements of nurses and healthcare assistants are: knowledge and skills acquired to date. del 95% da aziende di piccole e piccolissime dimensioni, cioè da 0 a 5 addetti. Negli ultimi anni si è assistito alla evoluzione delle caratteristiche produttive, e quindi occupazionali, del paese (lavoratori a progetto, lavoratori a tempo determinato, lavoratori stranieri, ecc.) con evidenti ricadute sulla capacità del sistema di affrontare efficacemente le problematiche che da esse derivano come ad esempio l insicurezza del posto di lavoro, lavoro in nero, disomogeneità della metodica di lavoro, disoccupazione. In questo contesto, si determinano ogni anno circa 1 milione di infortuni sul lavoro, di cui circa con esito mortale, e più di casi di patologia correlata al lavoro. Tali cifre riguardano in maggiore misura ambiti produttivi quali l edilizia, la metalmeccanica, l industria del legno e dei trasporti. Con la emanazione del Piano Nazionale della Prevenzione, secondo quanto definito nell attesa Stato, Regioni e Province autonome, nel marzo 2005, il Ministero della Salute ha esplicato in maniera chiara ed articolata quali obiettivi e quali attività devono essere realizzati dalle Regioni e, conseguentemente dalle ASL, al fine del miglioramento delle condizioni di salute nei luoghi di lavoro. Il piano dà indicazioni specifiche sulle priorità degli ambiti di intervento, sulle azioni efficaci da porre in essere e sulla necessità del coinvolgimento dei vari attori del sistema (1). A supporto del piano nazionale un progetto per migliorare la registrazione delle segnalazioni di patologie correlate al lavoro; un sistema di sorveglianza in grado di evidenziare anche i nuovi rischi lavorativi: il modello Malprof messo a punto dall ISPESL (2). Le attività infermieristiche per il mantenimento della salute nei luoghi di lavoro sono varie e negli ultimi anni si sono diversificate sempre di più sino a costituire un ambito specifico. Il fenomeno è una con-

5 Numero 3/ PAGINA seguenza positiva del modificarsi dell organizzazione sanitaria in funzione della patologia da lavoro, in un epoca in cui l individuazione e la prevenzione delle malattie professionali richiedono una serie di conoscenze integrate ed azioni multiple. E compito dell Igiene Industriale, dell infermiere OML (Operatore Medicina del Lavoro) e dell assistente sanitario l identificazione, la valutazione ed il controllo dei fattori di rischio presenti negli ambienti lavorativi. La prima fase delle indagini si basa sulla visita del luogo d interesse che và ad accertare le condizioni in cui si attua il processo produttivo attraverso l accertamento di natura delle materie prime impegnate nelle lavorazioni, degli intermedi, del prodotto finale, dei punti di rilascio delle emissioni di tali sostanze nel ciclo produttivo, della durata dell emissione e dell esposizione, dell esistenza degli impianti di aspirazione, dell eventuale uso di mezzi protettivi individuali. La seconda fase si realizza in termini quantitativi mediante la misurazione delle sostanze (piombo, benzene, ecc) o dell agente fisico nell ambiente di lavoro (rumore, microclima, ecc). La valutazione del rischio chimico prevede generalmente il prelievo della sostanza dispersa nell aria con mezzi idonei e la successiva analisi in laboratorio. La valutazione del rischio fisico invece prevede la misura diretta con strumenti posti sulla persona o dislocati in una posizione fissa dell ambiente. I risultati ottenuti verranno poi confrontati con i rispettivi valori limite ambientali. È necessario tenere presente tuttavia che i valori limite non proteggono in modo assoluto tutti i lavoratori in quanto esiste la possibilità che alcune persone siano maggiormente sensibili verso alcuni agenti tossici e sviluppare manifestazioni morbose rispetto ad altri. La terza fase comprende una serie di misure che si attuano sull ambiente al fine di contenere l esposizione, oppure sul lavoratore per evitare che lo stesso venga a contatto con la sostanza (3). Ogni realtà lavorativa sottopone il lavoratore ad uno sforzo intellettuale, fisico oppure ad entrambi. Qualsiasi attività fisica richiede dispendio energetico. L automazione e la meccanizzazione dei processi produttivi fanno sì che solamente nel 5% delle mansioni lavorative manuali pesanti siano richiesti alti livelli energetici. Il consumo energetico delle attività fisiche va comunque sempre considerato anche in rapporto allo specifico lavoro posturale, statico, dinamico compiuto. Le comuni attività lavorative sono a basso o moderato costo energetico e non dovrebbero porre problemi all adulto normale, le cui riserve di materiale energetico ed i meccanismi centrali di assunzione e trasporto di ossigeno sono largamente idonei a sopperire alle richieste. Possono però sorgere problemi locali, metabolici o meccanici a seguito di prevalente impegno motorio distrettuale. Inoltre le riserve possono ridursi considerevolmente con l età in particolare con l insorgenza di patologie cardiorespiratorie. L organizzazione produttiva impone spesso posture continuate o particolari, monotonia, ripetitività e ritmicità di movimenti degli arti e del tronco, lavoro manuale contro resistenze per controllo di macchine, sollevamento e trasporto di pesi. Al lavoro fisico si aggiunge infine l impegno sensoriale, neuropsichico, mentale, comportamentale. Nelle attività sedentarie, a basso dispendio energetico, un elemento molto importante da non sottovalutare è la gradevolezza del microclima, che non dipende tanto dai processi generali di termoregolazione, quanto da fattori localizzati di scambio termico superficiale. Condizione ottimale è la realizzazione di condizioni di lavoro che garantiscano all individuo un attività conforme alle proprie esigenze e capacità, in presenza di rischi lavorativi controllati, tali da promuovere il benessere psicofisico dei lavoratori. Se ciò non avviene, a lungo andare, lavoro e fattori di rischio possono influire negativamente sullo stato di salute della persona. I conseguenti eventi morbosi sfociano in quella patologia conosciuta dagli anglosassoni come work-related diseases o WRD correlata al lavoro ma della quale il lavoro non è l unica né la principale causa. Essa consiste in una serie di manifestazioni che vanno dall ipertensione arteriosa a vari quadri morbosi a carico dell apparato osteoarticolare, a forme diverse di patologia respiratoria cronica, a sindromi gastrointestinali fino a una serie di disturbi psichici. Un quadro morboso nella cui insorgenza esiste un ruolo significativo, ma di diversa entità, di ambiente e condizioni di lavoro. Nelle malattie da lavoro esiste una relazione diretta, immediata e unica tra causa ed effetto, mentre nel caso delle malattie correlate al lavoro l ambiente di lavoro o comunque l attività lavorativa rappresentano fattori concausali che, pur contribuendo alla loro insorgenza, costituiscono solo uno dei fattori condizionanti il quadro ad eziologia multifattoriale. Le malattie da lavoro sono quelle malattie che il lavoratore contrae nel corso di lavorazioni industriali e agricole e dalle quali si ammette la cosiddetta presunzione d origine. Queste malattie sono riportate in tabelle che vengono aggiornate periodica-

6 6PAGINA Infermiere a Pavia mente. Ciò significa che per un lavoratore a cui venga formulata una diagnosi di una malattia che sia riportata nella tabelle suddetta, l ente assicuratore INAIL provvede automaticamente al riconoscimento della malattia come malattia da lavoro. Per il lavoratore che risulti affetto da un quadro morboso che non sia incluso nel tabellario, esiste la possibilità di avere il riconoscimento di malattia da lavoro qualora sia in grado di dimostrare che il lavoro che egli svolgeva è stato la causa della malattia stessa. Dopo ben 31 anni, con Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 27 aprile 2004 è stato aggiornato l elenco delle malattie di origine lavorativa per le quali è obbligatoria la denuncia all ASL, all INAIL e all Ispettorato del Lavoro ai sensi e per gli effetti dell art. 139 del DPR n del 30 giungo Il nuovo elenco sostituisce quello del DM 18/04/1973 (4). Le malattie correlate al lavoro più frequenti tra i lavoratori sono costituite da ipertensione arteriosa e da cardiopatia ischemica, da broncopneumopatie croniche, da sindromi morbose a carico dell apparato locomotore, da varie condizioni di turbe psichiche e malattie, tra le quali alcune sindromi gastrointestinali, a impronta psicosomatica. Accanto a questa patologia ad eziologia multipla e per lo più di tipo cronico-degenerativo, è da considerare inoltre l esistenza di una patologia di tipo neoplastico, nella cui insorgenza possono essere coinvolte diverse sostanze presenti nei luoghi di lavoro oltrechè numerosi fattori ambientali e individuali. Nel caso delle malattie tradizionalmente, anche se non esclusivamente, di origine lavorativa (es ipoacusia da rumore) il ruolo eziologico del fattore di rischio lavorativo è chiaramente definito, mentre per le malattie correlate al lavoro (es. cardiopatia ischemica) il ruolo del lavoro è più incerto. Tuttavia è dimostrato che alcuni fattori di rischio primari della cardiopatia ischemica come ad esempio l ipertensione e fumo, sono in qualche misura correlati allo stress lavorativo, potendosi quindi in tal modo configurare l esistenza di un preciso rischio occupazionale nell eziopatogenesi della malattia coronaria. Analogamente esistono convincenti osservazioni sul ruolo svolto da fattori psicosociali negativi presenti contemporaneamente nell ambiente di lavoro e in quello di vita che, sommati all esistenza di condizioni di suscettibilità individuale, provocano l insorgenza di turbe del comportamento e patologie psicosomatiche (5). La cosiddetta low back pain syndrome, conosciuta come mal di schiena, costituisce un problema di notevole importanza sociale e la sua esistenza è ben documentata in termini di patologia correlata al lavoro. Essa è notoriamente una sindrome multifattoriale che trae origine dall assunzione di particolari posture, non esclusive dell ambiente di lavoro, e può essere dovuta anche a una serie di numerose altre cause, in presenza di fattori favorenti essenzialmente di origine articolare, scheletrica e muscolare. Altro importante gruppo di malattie correlate al lavoro è costituito dalle broncopneumopatie croniche, conseguenti all abitudine al fumo e alla vita in ambienti inquinanti, ma prevalente tra soggetti esposti a colluttanti nell ambiente di lavoro. Un intervento importante effettuato sul lavoratore è quello attuato mediante l informazione e la formazione che si traduce in educazione sanitaria (6). L ES è, come ben sappiamo, un processo che conduce generalmente all incremento delle conoscenze circa il rischio specifico affrontato nel programma e circa le modalità di prevenzione. Ruolo ed obiettivo dell infermiere OML e dell assistente sanitario è quindi quello di insegnare stili di vita e comportamenti igienici atti a modificare alcune abitudini non corrette, annullare o ridurre al minimo il contatto con le sostanze tossiche. Essi informano i soggetti esposti a rischio sulle buone regole di protezione e sul loro significato biologico, collaborando in termini educativi al miglioramento delle conoscenze nella comunità lavorativa (7). Agli operatori OML si richiede buon senso e conoscenze aggiornate per mantenere in buona condizione di salute i lavoratori esposti al rischio. L infermiere del lavoro e l assistente sanitario operano per segnalare il sospetto di malattia e per ridurre i tassi di assenteismo da malattia. Registrano gli infortuni, monitorano i disturbi, interpretano le osservazioni riferite al disagio lavorativo, effettuano medicazioni, si accertano che le indicazioni del medico vengano osservate dai lavoratori, collaborano a valutazioni epidemiologiche ed indagini mirate per definire gli effetti di particolari rischi di ammalare. Essi sanno che ogni posto di lavoro è parte di una comunità sociale e che ogni processo produttivo influenza l integrità psico-fisica degli addetti. Un operatore OML attento e preparato è in grado di individuare i rischi potenziali sottovalutati dal datore di lavoro superficiale, in quanto ha una preparazione di fisiopatologia che gli consente di interpretare i meccanismi di origine del danno alla salute. L intervento preventivo, educativo e curativo è interdisciplinare e questo si traduce nella capacità dell infermiere/assistente sanitario di rapportarsi con le altre figure professionali impegnate nel progetto salute nei luoghi di lavoro (8). Comunicazione ed informazione sono due tra i maggiori protagonisti del nostro tempo. E intuibile che anche per le attività dei servizi sanitari e di prevenzione un corretto uso dei sistemi informativi non può che produrre effetti positivi. Ne sono un esempio le banche dati dove vengono archiviate in maniera organizzata tutte le informazioni. Oggi il ruolo dell informazione ha particolare rilievo nelle attività di identificazione, valutazione e controllo dei rischi occupazionali. L infermiere OML, come pure gli altri esperti di questa scienza, deve essere capace di trovare informazioni appropriate su molteplici argomenti, quali ad esempio i rischi emergenti, le patologie correlate, la tossicità delle sostanze ed utilizzare le stesse, unitamente all aggiornamento continuo, per ampliare le proprie conoscenze e formulare interventi mirati sulla comunità lavorativa (9). Si ringraziano l Infermiera Perticati L. e il Dr. Finozzi E. della U.O.O.M.L. Fondazione S. Maugeri Pavia per la disponibilità dimostrata. bibliografia e Sitografia 1) 2) 3) Franco G, Compendio di medicina del lavoro e medicina preventiva degli operatori sanitari, Piccin, Padova, 1995: ) 5) 6) AAVV, Assistenza infermieristica in medicina del lavoro atti seminario residenziale ospedale di Cremona, Unità operativa di medicina del lavoro, ) Catenacci G, Bartolucci GB, Apostoli P, III congresso nazionale di medicina preventiva dei lavoratori della sanità, Pime editore, 1998: ) Chiappino G, Vicoli E, L infermiere del lavoro e il primo soccorso in fabbrica. Basi teoriche e guida pratica, Piccin, Padova, 1994:5-10 9) Chiappino G, Tommasini M, Medicina del lavoro, Raffaello cortina editore, Milano, 1994: L autore * Infermiera, Neuroriabilitazione Fondazione Salvatore Maugeri Pavia sede di via Boezio

7 Numero 3/ PAGINA RIFLETTERE SULL ESPERIENZA Il pensiero di Schon e l apprendimento sul campo per il professionista infermiere * Enrico Frisone ** Paola Ripa Questo breve articolo vuole rappresentare l avvio di considerazioni pedagogiche sulla formazione e sul lavoro infermieristico. Si tratta di un introduzione alla riflessione sull esperienza con metodo alla quale seguiranno ulteriori scritti sull argomento che andranno via via nell applicazione più diretta. Una componente importante del training di molte professioni sanitarie è l esperienza sul campo di tipo esperienziale. Il più illustre esponente, fin dagli anni Ottanta fu Schon che approfondì la questione dell apprendimento riflessivo. Mise in evidenza che per apprendere, non è sufficiente stare sul campo ma è necessario riflettere sull esperienza, prima, durante e dopo di essa. Il concetto di apprendimento trova le proprie radici nel concetto di riflessione nello svolgimento dell'azione. Il nostro conoscere e sapere si trovano e si sviluppano nell'azione stessa. Egli indaga i processi di conoscenza e apprendimento che avvengono durante l'azione (la pratica professionale) giungendo alla precisazione di un agire di tipo riflessivo che, proprio a partire dall'incertezza e dall'ansietà che genera, può divenire esso stesso creatore di nuova conoscenza. In questo modo, la risoluzione dei problemi implica anzitutto il processo di impostazione del problema stesso, attraverso cui si definisce la decisione da prendere, i fini da conseguire e i mezzi che è possibile scegliere. Schon giunge ad aprire nuove linee di ricerca sui temi dell'apprendimento adulto quale "apprendimento riflessivo", che trova la sua ragion d'essere nella definizione di una teoria della formazione finalizzata a favorire la riflessione nel corso della pratica, tanto didattica quanto professionale. Una tal considerazione, rapportata al contesto della formazione infermieristica, non può che far presagire ad un valido aiuto per implementare una relazione terapeutica e migliorare la pratica professionale. Ma è proprio su quest ultima che nascono molti dubbi ad esempio qual è la caratteristica dell attività cognitiva dei professionisti? In quale senso vi è il sapere nell agire professionale? e ancora, quanto il sapere dell infermiere, è simile o quanto si discosta dalla ricerca e dai lavori scientifici? Questi dilemmi assumono dimensioni inappropriate soprattutto se rapportati ad una particolare epistemologia, cioè a quella visione del sapere che favorisce una distrazione selettiva verso la pratica clinica e l inclinazione artistica del professionista. Ne consegue la necessità di rapportare la conoscenza all azione attraverso un approccio epistemologico basato su ciò che fanno i professionisti. Un infermiere, nell erogare assistenza infermieristica, riesce ad esprimere, tutto quello che sa? Certamente alla base dell azione vi è la conoscenza, molto spesso inconsapevole, che permette di richiamare i fenomeni collegati ad una tecnica, ma non sempre si è in grado di fornire una spiegazione adeguata alle regole ed alle procedure di riferimento che la sottendono. Il binomio azione- riflessione quindi, non sempre avviene, ma quando accade, non si ha solo a posteriori ma mentre si sta svolgendo l azione, tanto da suscitare una sorpresa, che induce a riflettere, su ciò che si compie e sul suo significato implicito. L infermiere, a questo punto, si domanderà a quali dati faccio riferimento per agire in questo modo? Quali procedure attuo per raggiungere l obiettivo formulato? E anco- ra, come strutturo il problema che sto cercando di risolvere per soddisfare realmente il bisogno di assistenza infermieristica? Non sempre è consapevole ma queste capacità nel nostro quotidiano, vengono usate prevalentemente quando affrontiamo situazioni critiche, uniche, incerte e conflittuali. È davvero sorprendente ripensare ai nostri comportamenti con una struttura riflessiva che avviene non solo prima, ma durante tutte le azioni che compiamo. Ed è questo processo distintivo di riflessione nel corso dell erogazione delle prestazioni, o addirittura sulle prestazioni che è determinante nell arte del professionista tanto da ripensare all expertise da intendersi non come pratica esperta, ma come infermiere che fornisce una risposta assistenziale attraverso l uso della conoscenza in qualità di esperto. Noi infermieri, ci soffermiamo troppo sulla natura tecnica del nostro agire sacrificando quella mentalità multidisciplinare che invece caratterizza la nostra formazione. Dovremmo sforzarci di penetrare i giudizi culturali per leggere il contesto, l utenza e la situazione per quello che realmente sono. Codificare le informazioni (dati), uniformare in modo avulso i comportamenti (azioni) e disattendere i risultati portano il professionista ad una disaffezione per la propria professione e ad una burocrate insoddisfatto. Vivere la nostra professione da protagonisti significa non sacrificare i talenti e le possibilità che il nostro lavoro ogni giorno ci offre. Interpretare e riflettere sul nostro ruolo consente di essere per e con il paziente nella grande sfida del assistenza infermieristica. bibliografia Schon, D Education the Riflective Practioner. San Francisco, Jossey- Bass. Schon, D The Reflective Tourn. Case studyes in and on educational practices. New York, Teachers College Press. Schon, D Il professionista riflessivo. Bari, Dedalo. L autore * Presidente Collegio IPASVI di Pavia ** Coordinatore Corso di Laurea in Infermieristica Università degli studi di Milano sede Istituto Clinico Humanitas

8 8PAGINA Infermiere a Pavia CoS è Lo ShIATSU E CoME INTERvENIRE SUI DISAbILI * Liliana Luana Ancarani Con questo scritto desideriamo iniziare una serie di articoli che riporteranno esperienze di cura attraverso lo shiatsu e altre metodologie non convenzionali specialmente rivolte a persone disabili. La medicina complementare, non allopatica, si è rivelata, nella cura delle persone con disabilità anche molto gravi, portatrice di sollievo, inoltre il suo carattere non invasivo ha determinato una buona accettazione delle terapie anche da parte di persone che, proprio a causa della loro disabilità, vengono sottoposte a continui trattamenti medici. Se qualche collega ha avuto esperienze dirette o indirette, pratica qualche Medicina considerata non convenzionale e vuole condividere con tutti i lettori quanto ha vissuto, può inviare i lavori alla Redazione contattando l indirizzo di posta elettronica: redazione@ipasvipv.it Shiatsu deriva dai termini giapponesi shi che significa dita e atsu che significa pressione. Si tratta di un metodo per esercitare pressione sui punti specifici dei meridiani dell agopuntura cinese, sul corpo umano, con il massaggio e la manipolazione, per promuovere benessere, alleviare dolore e tensione. Lo shiatsu, come le altre arti terapeutiche orientali, si basa su una teoria olistica della salute: come dire che ciò che colpisce una parte influenza il tutto. Lo shiatsu può diventare uno strumento per allenare e potenziare la nostra naturale capacità di contatto, educandoci ad andare verso l altro senza aspettative, senza presunzione, ma con la chiara intenzione di agire per favorire l armonia, il benessere e la pace nell altro. La pratica dello shiatsu utilizza il cuore per consentirci di entrare in contatto con un altra persona, utilizza il corpo attraverso l apprendimento di tecniche manuali specifiche, ed infine utilizza la mente per comprendere meglio la natura di eventuali disarmonie e favorire il riequilibrio individuale. Durante un trattamento si instaura un profondo rapporto, con chi lo riceve, attraverso il contatto delle mani che premono e si muovono lungo il corpo dell altro, sono sensori, veicoli di messaggi, instaurando una comunicazione non verbale che risulta essere estremamente profonda e diretta. Il rapporto coi disabili è costituito da questo filo sottile di trasmissione che genera reazioni a più livelli. Si pensi ad esempio alla pelle che risulta meglio irrorata nel suo aspetto; ai blocchi articolari, in cui viene sciolta la tensione e vengono meglio nutriti i componenti dell articolazione stessa per il maggiore afflusso di sangue; ai problemi circolatori che migliorano in genere anch essi sempre grazie all impulso impresso al flusso sanguigno. Anche l apparato digerente migliora le sue funzioni, trovando giovamento già nel trattamento pressorio che va a stimolare direttamente i suoi organi. Ma anche nei casi in cui la correlazione è meno immediata ed evidente, i vantaggi recati dallo shiatsu sono innegabili proprio perché la sua azione sul corpo non è solo specifica e diretta, ma profonda e generale nelle sue risorse. Si noti poi comunque anche il fatto che gli effetti determinati dalla pressione nel punto di applicazione non si limitano solo a quell area del corpo, ma si propagano ovunque grazie a vari meccanismi di trasmissione dei ricettori nervosi che inviano gli stimoli ai vari distretti corporei, la circolazione del sangue che irrora meglio i vari organi e tessuti e il tessuto connettivo che permette il propagarsi a distanza dello stimolo pressorio che può così far sentire anche lontano i suoi effetti. Si rileva inoltre una benefica influenza dello shiatsu sul sistema nervoso, perché il rilassamento che reca produce grande sollievo per i disagi psichici e lo stress, grande componente della società moderna, che viene ormai riconosciuto anche dalla medicina istituzionale come la causa della maggior parte delle malattie di tipo organico. Sono molteplici i benefici che lo shiatsu può recare ai più svariati problemi alleviandoli, purché eseguito nel rispetto di precise modalità tecniche e senza mai perdere di vista il rispetto della persona ed i suoi limiti. Ricordo che lo shiatsu non ha l obiettivo di contrastare la malattia, ma di lavorare sul piano della salute, facendo appello alle forze naturalmente insite nell uomo per riconquistarla. L autore * Operatrice Shiatsu

9 Numero 3/ PAGINA A NANNA CoN LE NINNE Esperienza di musica improvvisata in ospedale Carlo Virzi Monica Milani Mary Turrici Marta Rabbiosi sommario Questo articolo racconta l esperienza di musico terapia avvenuta nelle due settimane precedenti il natale del 2006 nel Reparto pediatrico di Saronno. Durante tale esperienza vennero utilizzati strumenti particolari e suonate le ninne. summary This article is about the music-therapy experienced during the 2 weeks before Christmas in 2006 in the Pediatric Department of Saronno s hospital. During this experience special musical instrument were used and lullabies were played. La storia Il progetto Ninne nacque da un desiderio, sentito dai suoi promotori Carlo e Marta, in quel periodo dell anno votato a nobili principi, desiderio di rendere tangibile quella condizione di condivisione, pace, amore che pervade l aria nei giorni del Natale. Natale festa dei bambini, come tradizione vuole ma quale festa spetta ad un bambino costretto in ospedale? Forse le nostre competenze potrebbero aiutare i bimbi di un reparto ospedaliero a raggiungere il sollievo del riposo a fine giornata?, fu la domanda che si affacciò alla mente di Carlo e Marta insieme alle prime idee, condivise poi con altre due persone, Mary e Monica, colleghe ed amiche. Questa esperienza ebbe origine da un desiderio, come azione in forma di volontariato, e la lampadina si accese su un ambiente dove il malessere fisico ha le attenzioni che necessita, ma spesso, a nostro parere, la componente emotiva non altrettanto. Per tale motivo le ninne, e non un altro aspetto musicale, furono scelte per il momento della sera, quando ci si appresta al sonno che a volte, lontano da casa, seppur nelle braccia della mamma, non arriva. La ninna nanna è quell attimo di confortevole sicurezza nel quale lasciarsi andare al riposo, sapendo che quando si riapriranno gli occhi, ci sarà ancora il mondo scomparso dietro le palpebre. Queste riflessioni ci portarono a stendere un progetto; attraverso la Cooperativa CIMAS che lo ha accolto, contattammo il Dottor Moltrasio, Primario del reparto pediatrico dell ospedale di Saronno. La proposta si sposò perfettamente con un idea che il Primario cullava da tempo, senza trovare la modalità per realizzarla. In tale ospedale è peraltro già attivo da anni il Comitato per la Tutela del Bambino in Ospedale, che organizza e gestisce quotidianamente il servizio di ludoteca, e che diventò il nostro interlocutore dall inizio della realizzazione del progetto in poi. Il Primario ci ha quindi aperto le porte del suo reparto per il progetto sperimentale svolto nelle due settimane natalizie (Natale 2006), ogni sera in forma volontaria; il Comitato per la Tutela del Bambino in Ospedale ha raccolto i fondi per consentire successivamente un attività professionale a cadenza settimanale, che in questi mesi ha iniziato il terzo anno di svolgimento. Con il tempo ed il consolidarsi dell attività come progetto lavorativo, e non più di volontariato, strutturato nell arco dell anno, il gruppo di lavoro si è stabilizzato prevalentemente sull attività di quattro, sei professionisti, che a turni di tre per ogni intervento, sono presenti in reparto, nell orario compreso tra le e le Le intenzioni, gli obiettivi È in questo modo che è iniziata l esperienza in ospedale a Saronno, dove ha potuto prendere forma l intenzione di creare un momento di quiete, di pace, e anche di sorpresa e novità, all interno di una situazione critica; l intenzione di portare, nel momento che precede il sonno, uno spazio di accoglienza, distensione e benessere che permetta un distacco da eventuali stati emozionali di tensione, agitazione, preoccupazione, ovvero uno spazio altro da ciò che è la condizione quotidiana in ospedale, di sofferenza oggettiva, e di ansie e pensieri preoccupati. Questa nostra intenzione si realizza entrando in relazione con i molteplici soggetti coinvolti: l ambiente (con cui si intende il luogo ed il personale infermieristico e medico), i genitori e i parenti, oltre che i bambini degenti. Ci inseriamo in questa realtà in punta di piedi, attraverso un attenta calibrazione, non entrando mai in conflitto con la situazione, che esiste a prescindere da noi. È necessario quindi un atteggiamento interno di profondo ed ampio ascolto, che ci permetta di mettere da parte tutto ciò che esula da questo contesto, per essere pronti ad ascoltare la realtà complessa con cui andiamo ad interagire. La modalità di intervento ed esecuzione è quindi prevalentemente improvvisata, veicolata dall utilizzo di strumenti musicali quali calimba, campanellini, sonagli, ocarina, ocean drum, flauto, insieme alla voce. La scelta degli strumenti si è basata sulla necessità di avere sonorità morbide, avvolgenti e di basso volume. Al nostro ingresso nel corridoio del reparto, le prime note dolci della calimba si diffondono, presenti, senza forzare; ad esse, con discrezione, voci e suoni sdrucciolanti si aggiungono via, via in una sempre nuova improvvisazione, funzionale in primis alla sintonizzazione interna tra noi

10 10 PAGINA Infermiere a Pavia componenti del gruppo, e tra noi e l ambiente. Nelle stanze ci presentiamo e portiamo la nostra proposta che, solo se viene accettata, ha inizio. Portiamo senza pretesa, con la consapevolezza e l apertura necessarie ad accogliere un eventuale rifiuto, perché l intenzione non è quella di imporre una condizione, ma di condividere, di mettersi al servizio dei bambini e delle loro famiglie, con una pratica, quale quella della ninna nanna, che riporta ad un vivere comune. Comincia allora quel breve ma intenso momento d interazione, che raggiunge il suo scopo se modifica una condizione di agitazione tanto per il bambino che per la madre, o se semplicemente porta un po di accoglienza, confidenza e intimità in un ambiente estraneo. Ciò che accade in ogni stanza è un evento unico, che merita di non essere sciupato, poi, quando chiudiamo l improvvisazione, da indugi o parole: lasciamo la stanza in punta di piedi come al nostro ingresso, e proseguiamo. Solo alla fine, lasciata la corsia e prima di lasciare l ospedale, prendiamo ogni volta del tempo per noi, in cui ci confrontiamo sull esperienza e sui nostri vissuti nelle diverse situazioni. Gli aspetti tecnici riguardanti l elemento musicale, e tutto ciò che merita di essere approfondito, trova infine il suo spazio negli incontri periodici condivisi da tutto il gruppo, e in cui ognuno porta il suo contributo. La musica La nostra azione avviene principalmente attraverso l improvvisazione relazionale/sonoro/musicale; in questo contesto, per improvvisazione intendiamo tutto ciò che facciamo: dal movimento alla parola, dal suono dei nostri passi a quello degli strumenti. Ciò che guida le nostre azioni è l ascolto dell ambiente associato all intenzione interna di facilitare una condizione di distensione. Attraverso l improvvisazione possiamo calibrarci sull ambiente, azione che non potrebbe avvenire se utilizzassimo un repertorio precostituito di brani. Abbiamo alcuni brani preparati, ma vengono utilizzati meramente quando ne sorge spontanea l esigenza. Le tipologie di improvvisazioni nate dall esperienza fatta in questi anni sono le seguenti. - Costruzione e ripetizione di piccole cellule melodico-ritmiche Generalmente inizia uno strumento o una voce, improvvisando una piccola cellula melodica, alla quale gradualmente gli altri si uniscono creandone di nuove, che vanno ad incastrarsi con la prima. Le melodie possono essere strumentali o anche avere un testo (improvvisato); utilizziamo a seconda dei casi strumento e voci, solo voci, solo strumenti; possono accadere momenti in cui improvvisa una sola voce o strumento. Calibrandosi sull evolversi di ciò che accade, durante l esecuzione le cellule possono subire variazioni melodiche, ritmiche, di velocità, densità ed intensità. La caratteristica di questa improvvisazione è la circolarità, l essere avvolgente ed ipnotica. Le percussioni possono offrire un delicato contributo ritmico, o avere funzione coloristica; in particolare l ocean drum ricopre spesso un ruolo molto importante nel rafforzare la caratteristica avvolgente delle improvvisazioni. La lunghezza della cellula, la distanza fra le note, e le sue caratteristiche ritmiche

11 Numero 3/ PAGINA e melodiche dipendono dall ambiente con cui siamo in relazione (bambino, genitori; stanza o corridoio), che diventa il nostro spartito iniziale, la nostra composizione in divenire (la domanda interna che ci poniamo è: Con questo spartito di fronte a noi, quale contributo compositivo possiamo apportare affinché si possa creare una musica di distensione? ). - Eventi nello spazio (creatori di silenzio) Si tratta di interventi sonoro musicali e/o di movimento molto brevi, seguiti da spazi di silenzio; sono interventi che alterano i parametri del momento, creando sorpresa, curiosità, e di conseguenza silenzio ed attenzione. Tali eventi si esprimono attraverso micro cellule ritmico/melodiche, movimento e suono, una nota, un suono vocale, un timbro; sono come delle piccole frecce che vanno ad interrompere una condizione. È come se l evento sonoro in quel momento aprisse la porta ad un nuovo mondo. Quando lo stato di stupore tende a calare, arriva un nuovo evento; da qui può poi nascere l improvvisazione descritta prima, o un brano precostituito. La relazione Il Tempo Magico Una cosa non semplice da calibrare è quello che abbiamo chiamato Tempo Magico, cioè il tempo durante il quale la musica incanta sia i bambini che i genitori. Quando noi ci relazioniamo attraverso la musica, l impressione è che si crei uno spazio di silenzio da pensieri e stati emotivi del momento: l incanto viene dalla sorpresa del suono e della modalità del nostro agire, ma se stiamo troppo a lungo in questo momento (ad esempio nella stessa stanza) la magia può decadere. Al di là di questo tempo, il momento magico rischia di essere inquinato ad esempio dall imbarazzo che sopraggiunge nei genitori; è importante, in effetti, tenere in considerazione che le persone a cui ci presentiamo non hanno modo di prefigurarsi la situazione, e la vivono nel qui ed ora, istante per istante; a volte, il Tempo Magico è così efficace da disarmare i bambini, e con essi anche i genitori, che si abbandonano e si aprono in un modo non concesso dal quotidiano. Questa esperienza, arricchente e coinvolgente, a volte fa loro contattare una parte delicata, una parte che potrebbe essere vulnerabile, che per un breve momento convibra profondamente con il bambino a cui si stanno dedicando con tutto il cuore, arricchendo ulteriormente la magia; ma questa parte riesce a concedersi del tempo solo brevemente, dopodiché il ruolo dell adulto torna a governare la persona e la magia potrebbe essere dispersa. Il nostro impe- gno è quindi volto anche ad anticipare questo processo nei genitori, tutelando il Tempo Magico e tutelando ogni persona con cui lo condividiamo. Presupposti e ambito formativo I presupposti che sostengono le nostre intenzioni prendono forma dal pensiero umanistico, e dal concetto della centralità della persona; la nostra formazione professionale ha quindi un ruolo decisivo nella modalità di realizzazione del progetto Ninne. Quasi tutti i componenti del gruppo sono musico terapisti con formazione condivisa all interno di uno stesso percorso; l esperienza formativa ci ha portato a scegliere il modello di Musico terapia Umanistica di Mauro Scardovelli; inoltre, ognuno è costantemente dedito alla formazione personale e professionale. In questo progetto, ciò che riteniamo aspetti fondamentali sono alcuni dei presupposti della PNL Umanistica di Mauro Scardovelli e Carolina Bozzo, ed in particolare l ascolto profondo ed incondizionato. Con questa espressione facciamo riferimento al lavoro ed alla teoria di Carl Rogers, secondo il quale l ascolto caratterizzato da comprensione empatica, accettazione incondizionata, trasparenza e congruenza è di per sé facilitante e terapeutico; all interno di questa cornice, che noi adottiamo nel nostro lavoro, l esperienza diretta di un contesto caratterizzato da ascolto profondo può essere capace di Note di segreteria permettere alle persone coinvolte di esperire l illusorietà della separazione individuale. In questo senso, l ascolto profondo è inteso come inter connessione, funzionale alla condivisione ed alla crescita evolutiva, rese possibili grazie alla definizione di un contesto di opportunità che permetta alla persona di accedere alle proprie risorse personali, per sciogliere almeno in parte una situazione problematica. Dal punto di vista tecnico, come definito da Scardovelli all interno della cornice del Dialogo Sonoro, questo processo interpersonale viene favorito attraverso la metodologia basata sui concetti piennellistici di matching (combaciare), pacing (andare al passo), leading (condurre). In reparto, in ogni occasione di intervento, la nostra posizione iniziale è volta a favorire da subito il matching con l ambiente, ed in particolare con il bambino; in questo modo, il rapporto che si instaura ci permette di stare con lui (pacing), il più profondamente possibile, qualunque sia la condizione emotiva che sta vivendo. Condividendo il suo stato interno, poco alla volta, grazie al potere della musica, possiamo introdurre l elemento nuovo, capace di aprire una porta su una nuova esperienza piacevole, distensiva, positiva. Gli autori * Musicoterapisti di Saronno Gli orari di apertura al pubblico sono i seguenti: Lunedì e Giovedì dalle ore alle ore e dalle ore alle ore Martedì, Mercoledì e Venerdì Mercoledì chiusura totale Posta Elettronica Certificata: ipasvi.pavia@pec.it Qualora un iscritto cambi indirizzo, recapiti telefonici, posto di lavoro o consegua dei titoli accademici, deve segnalarlo in segreteria per l aggiornamento dell Albo professionale di appartenenza. La comunicazione può essere inviata tramite via fax, , posta tradizionale, oppure personalmente in Collegio compilando l apposito modulo. Ricordarsi di far pervenire in Collegio, di volta in volta, copia dei crediti formativi ECM inerenti i corsi di aggiornamento effettuati per l aggiornamento della banca dati I certificati d iscrizione possono essere prenotati anche telefonicamente. Il ritiro può essere direttamente o effettuato da una terza persona debitamente delegata, anche concordando, con l impiegata, il giorno del ritiro.

12 12 PAGINA Infermiere a Pavia ESoRDIo IN PISTA * Giuseppe Braga L emozione è ancora alta, sono già trascorsi quattro giorni, intensi per il lavoro e stressanti, ma il pensiero torna frequentemente ai momenti vissuti nel fine settimana appena trascorso che ha segnato l ingresso nel mondo delle gara in pista. Molti i commenti da presa per i fondelli da parte di amici e conoscenti, ma da buon capricorno nessuno riesce a scalfire un idea se non io stesso e dopo averci sbattuto la faccia per molte volte. Ma andiamo con ordine perché il tutto è quasi un racconto dell inverosimile e del fantascientifico. Ovviamente la colpa è VOSTRA, di tutti voi Guzzisti che disseminate intorno a voi i germi infettivi che risvegliano i più reconditi pensieri e visioni, a dare poi il colpo di grazia ci hanno pensato Livio, Lalla e Daniele. Ecco che dopo aver vissuto l emozione di Cartagena del settembre dello scorso anno, dopo essere passato dai vari stadi di apprendimento (aiuto cuoco, cuoco, portascarpe, lucida moto, massaggiatore, consulente spirituale, cronoman, team manager del Tulla Nitro Team), dopo essermi guardato in giro (poco per la verità), mi capita l occasione di un V35 prima serie del ipotizza, cerca, chiedi guarda un po può fare l Endurance, ma la cosa è su un altro pianeta. Il primo passo, però, è fatto. Giunto a casa il V35, si accoccola di fianco al Cali ( e chissà che cosa si sono dette e raccontate ste moto, diverse età, ma chilometraggio simile) e attende fiduciosa l arrivo di qualcuno che abbia voglia di coccolarla un po e di rimetterla in sesto. Il tempo passa veloce, il mio tempo è poco, ma in quei pochi fine settimana liberi ecco che, come voi tutti certamente ben sapete, ci si ammala sempre di più, si smonta lo smontabile per un neofita (il motore NON si tocca), si scartavetra a mano tutta la vernice, più e più strati accumulati con i proprietari precedenti, e si fa il possibile con le bombolette di vernice, a mano, con i pezzi appesi nel box che sembra la cantina di un salumiere dove però non si deve mangiare nulla. Dopo mesi e mesi, fiero del lavoro (risultato ottimo per le mie capacità, ma pessimo agli occhi degli altri) la sentenza sull operato la da un amico carrozziere che dichiara: se la lasci così, non va più in vacanza insieme! occavolo a me piaceva tanto, ma anche le vacanze con le due famiglie riunite sono belle per cui si ricomincia il maquillage e si ri-scartavetra a mano tutto, il risultato finale però è innegabile anche ai miei occhi, la moto è un altra. Nel frattempo, memore delle storie degli anni passati sulla possibilità di cambio del nickname e saturo degli insulti ricevuti decido il nome della nuova arrivata, si chiamerà: Titanium. Bel colpo di genio! Ma stiamo divagando troppo, arriviamo ai giorni prima della gara. Ho convinto il mio meccanico a partecipare al Trofeo Guzzi 08, ma alcuni giorni prima della gara, la mia moto non né ancora pronta e la sua non ha neppure iniziato a guardarla è proprio vero che i calzolai vanno in giro con le scarpe rotte!! Il problema maggiore è il trasporto della moto, il furgone del mecca è in riparazione, mi tocca affittare un furgone (ma ca@@o, un conto è dividere le spese e un conto è sobbarcarsele tutte) $$$$, anzi che se ne vanno. Venerdì mattina sono in officina, mancano solo gli ultimi ritocchi e il furgone!! Lo trovo nel tardo pomeriggio (tralascio i dettagli delle spese, non per non spavetarmi) e via, a casa a caricare le mie cose, in officina a prendere la moto. Si parte ma dove sono i cavalletti? Torna a casa e nel tragitto pensa che ti pensa manca anche il sottocasco, il sottotuta, un litro d olio che non si sa mai. Arrivo a casa e per guadagnare tempo tranne i cavalletti: dimentico tutto. E di corsa verso Varano, lo so il Trofeo Guzzi si corre a Magione, ma a Varano ci sono Livio e Lalla che mi passano le gomme da pista (per loro sono consumate, ma io so che ci farò tutte le gare del trofeo senza consumarle oltre). Varano ore baci, abbracci e consigli e via alla volta di Bologna dove Motopesantista, non sapendo a cosa va incontro, si è reso disponibile ad aiutarmi ai box. La prima giornata passa così e termina oltre la mezzanotte nel lettone con Tommy si è comportato da vero gentleman, io avevo le mie cose per la testa!! Sabato mattina ci sarebbe la possibilità di un turno libero, ma Tommy deve passare a lasciare il suo Cali alla Factory di Murry, tanto Ferrara è quasi di strada!!! Si arriva finalmente, corroborati da un buon caffè offerto da Murry e da un altro preso lungo la strada, a Magione. Il mese scorso avevo respirato con Lalla in pista, quell aria che ora appare familiare. Le prove libere sono appena finite, ma tanto devo cambiare le gomme, e si in ogni pista, in ogni giornata di gare c è il camion di un gommista ma perché oggi non c è!!!

13 Numero 3/ PAGINA Tommy è abituato a cambiarsi le gomme da solo (e si che non è genovese!) per cui si cercano almeno gli stallonatori, ma si opta per i cacciaviti. Che fatica (io sudavo per Motopesantista), soprattutto all anteriore dove c era, seppur con la camera d aria, una gomma tubless. Dopo più di un ora di lotta le gomme vecchie sono tolte e si incomincia a mettere su le pistaiole. Trovato un compressore si gonfiano, si tenta di gonfiarle, perché non tallonano, perché si sente un sibilo, perché pizzicate le due camere d aria! E ora nel frattempo anche il buon Valtretre è arrivato, insieme a Tommy vanno alla disperata ricerca di un gommista di sabato pomeriggio!! Guarda che tra io partecipanti c è uno che fa il gommista di mestiere, senti se magari ha qualcosa, via di corsa e TRO- VATE due camere d aria, fatte rientrare le piccole vedette lombarde sullo stile del libro cuore (erano arrivate fino a Perugina senza risultati), si ricomincia il lavoro, stavolta con gli stallonatori, giù le gomme, via le camere bucate, su le camere nuove, rimetti la gomma e gonfia ti ho detto di gonfiarla, ma il solito sibilo fetente ricompare, pizzicata la terza camera d aria!! Non hai un altra camera d aria? devo avergli fatto pena perché, non solo mi procura una camera d aria, ma me la monta pure senza pizzicarla!! Sono le 16.30, sono già stanco, devo fare le verifiche tecniche e tra 20 minuti ci sono le prime prove ufficiali. Cortesi e gentili alle verifiche (erano tutti addormentati nell attesa dell ultimo da verificare) sorvolano (avranno visto le lacrime che colavano dai miei occhi) temporaneamente sul fatto che i bulloni sono sì forati, ma non sono legati con il fil di ferro (il mecca se l era dimenticato) e sul fatto che mancano le fascette agli scarichi (il mecca non le aveva in casa e quelle vecchie non erano a misura) la vestizione: tuta nuova, guanti nuovi, stivali nuovi, casco il solito. Accendi la moto, GODURIA, sali e subito si presenta il Problema che mi assillerà fino al termine della gara: il casco batte contro la gobba della tuta, così che in pista sui rettilinei devo: stirare il collo in avanti, tirare il casco in avanti, spingere la testa indietro alla ricerca della gobba e mantenere la pressione per fissare il casco alla gobba, altrimenti non vedo nulla, per di più sono sudato fradicio e mi cascano gli occhiali. Al termine del mio primo giro, mi hanno già doppiato, nel secondo si ripropone il valzer dei sorpassi, il 74 giunge come una saetta e giù in piega proprio davanti al mio anteriore, quasi a toccarlo, la scena non mi impressiona più di tanto abituato fuori agli automobilisti, ma forse il 74 si sente in colpa, alza la mano, si gira per chiedermi scusa peccato che è una curva doppia e va a finire sui cordoli, la moto scalpita e lo disarciona proprio davanti a me! Grazie Francesco per i freni nuovi e per aver montato il serbatoio del liquido dei freni sul manubrio sostituendo l originale sotto serbatoio, la frenata è pronta, lo scatto felino, mi spiace solo per il 74. E così i giri passano, all uscita dai box 2 33, poi fino ad un onorevole, per un V35 con in sella un 46enne al suo sverginamento da pista, 1 56 e tengo due team dietro di me, un altro V35 e una derivata del V7. Mi aggiro tra i team alla ricerca del 74, lo trovo, stupore, lui mi dice subito: hai visto che ti ho chiesto scusa! e io che ero preoccupato per lui, in realtà era subito risalito in sella e aveva tranquillamente continuato a girare. Sono le e si va all albergo, prenotato la sera prima da Peppe Rosella come consigliato: signora Rosella ho telefonato ieri sera per prenotare una doppia, faccia truce, pensierosa e poi la sentenza: Mi spiace non ti posso accontentare ma uno che telefona a fare per prenotare se non ti tengono la camera? fortunatamente c è un altro albergo (più costoso) con l ultima stanza disponibile. Al mattino dopo, complice la disponibilità a tenere sul nostro furgone la tenda del GMWC, mi tocca lasciar dormire il meccanico (Tommy) per portare alle 8.00 la tenda al paddock, ritorno a prendere Tommy e si controlla il livello dell olio. Secondo turno, ormai so come tenere a bada i problemi con il casco, lavo per benino gli occhiali dai residui lasciati dalle mani del guzzista, lavoro sulle stecche per renderle più aderenti anche se mi segano da dietro le orecchie almeno stanno fermi! E via di nuovo in pista non prima che i gentili commissari della sera prima controllino il fil di ferro e le fascette posizionate ai loro posti (meno male che ho rimediato anche quelle santi guzzisti del paddock) Ora mi sembra di migliorare, infatti se ieri mi hanno doppiato almeno tre volte durante i 20 minuti di prove, oggi ho visto passare Stagi solo due volte! ma i tempi migliorano ancora fino ad un 1 52 che mi fa gioire come un bambino, e ho lasciato dietro gli stessi equipaggi di ieri. Durante il turno mi vedo sfrecciare ancora il 74 sul rettilineo e mi fa un cenno, cosa avrò fatto? E il pensiero mi assilla fino alla fine del turno. Vado a chiedere lumi, ma era solo un saluto, la spiegazione è che, avendomi incontrato ancora nel punto delle prove precedenti, ha atteso la conclusione del tratto misto e mi ha superato sul dritto sai vista l esperienza di ieri Alle decidono di farci fare tre giri d onore con le nuove Guzzi seguite dalle Guzzi iscritte al Trofeo, tre giri tranquilli, meno male così riesco a vedere meglio la pista (certo con la velocità che avevo nei turni come facevo a vedere la pista!!!), nelle ultime tre curve a destra dopo il lungo rettilineo ho davanti il 74 che booooommm mi ricade davanti e come un grillo si rialza olio in pista, olio in pista, attenti, nel paddock ritorno da lui e gli chiedo se si diverte a cadermi davanti, mano male che c erano testimoni a trattenerlo e non mi ha potuto sgozzare, ma l intenzione c era tutta!!! Un panino, una bibita e un caffè per far passare il tempo, lungo, lunghissimo fino alle 17.20, e sì, ci fanno correre da soli come Trofeo Guzzi, ma per ultimissimi. Il paddock lentamente, gara dopo gara, si svuota e rimane a nostra disposizione. Attenzione i partecipanti al Trofeo Guzzi sono attesi per l ingresso in pista Stanno chiamando noi ehi ma allora è vero, devo correre!!! Ci si riveste (miiii...?? che palle la vestizione, che caldo, che difficoltà senza il sottotuta che ti fa scorrere la tuta addosso. certo che se lo lascio a casa!!) ora però la pista è ben memorizzata. Nell attesa, intutato, cascato, guantato, occhialato, mi concedo un attimo di meditazione e di respirazione zen e ripercorro il tracciato. Meno male che la gara ha le regole del gruppo 4, cioè non vince chi arriva primo, ma chi è più regolare nelle prestazioni e tutto al millesimo di secondo!!

14 14 PAGINA Infermiere a Pavia OK ci sono, tranquillo non devi correre come un dannato, ma devi tenere il tuo passo!! Giro di ricognizione per ricordare al casco che DEVE stare dove lo metto io e come lo metto io appoggiato alla gobba della tuta, schieramento, cartello dei 5, dopo 2 secondi (non minuti) cartello dei 3 e subito quello di 1, sbandieramento di tutto OK, semaforo rosso semaforo spento: VIAAA. Devo tenermi dietro i due che vanno più lenti altrimenti non riesco a tenere il mio passo, in fondo al rettilineo è tutto ok, 10 equipaggi davanti, io e i due più lenti dietro. Beppe concentrati, il primo giro non conta per i tempi prendi le misure, ora sono all ultima curva prima del traguardo, sono in seconda, il contagiri (chissà quali giri conta) sale rapidamente, Francesco su questo è un piccolo mago e fa miracoli, 7000, 8000 e via 3, 4 5 ai 50 metri freno, scalo 4, 3 2 per il curvone a fine rettilineo, il motore urla e chiede la 3 per pochi metri, ancora scalare in 2 per il tornatine, 3 frenata e scalata nella curva a sinistra (quella del 74 ), si tiene la 2 per il cambio repentino di traiettoria a destra, non c è spazio per la terza anche se il motore urla perché la curva che immette sul rettilineo, sono a 9000 giri, fino in fondo per raggiungere la massima velocità, il cartello dei 100 dov è, eccolo allora frenata e scalata solo di due marce perché il curvane a destra in fondo mi piace (anche questo è stato segnato dal 74 ai 30 all ora in parata) e tengo la 3 è una bella curva divisa in tre trance, le prime due veloci nell ultima innesto la 2 per un istante per sentire il motore che tiene il posteriore, ancora 3 per un attimo e poi in 2 le tre curve destra-sinistra-destra che immettono sul rettilineo e si ricomincia. Mi sembra di aver fatto bene tutto, non ho nessuno davanti e i due dietro sono a distanza di sicurezza e non mi raggiungono, i giri scorrono ehi ma non mi doppia nessuno???, ho già fatto 5 o 6 giri!!! il tempo di pensarlo ed ecco Stagi che alla fine del misto prima del rettileno mi svernicia. E qui l errore del principiante è lampante! Stagi gira secondi più veloce di me, cosa prendi la scia e cerchi di seguirlo per cosa (penso sia la sindrome della pista come uno ti passa DEVI stargli dietro). Ovviamente non lo prendo neanche a pagarlo e nel frattempo altri due mi doppiano, saranno gli unici, ed è già una conquista! Solo in tre mi hanno doppiato in gara e se penso al primo turno dove mi hanno doppiato tre volte ciascuno È l ultima curva e vedo in lontananza il direttore di gara con in mano la bandiera a scacchi: che emozione passare e vederla sventolare, poi ancora più bello tutti i commissari di percorso che al passaggio applaudono TUTTI e allora si gira con una mano sola sul manubrio perché è un piacere ricambiare i saluti e gli incoraggiamenti. Sono felicissimo! È andato tutto bene, si attendono i risultati. Non speravo nulla, non pensavo neppure di farcela ma alla lettura dei risultati finali, mi mangio le mani perché se non mi fossi ingarellato con Stagi sarei stato sicuramente sul podio perché la differenza con il 2 e il 3 è meno di 200 millesimi di secondo. Tutta esperienza, e poi meglio così perché chissà cosa mi avrebbe fatto il 74 vedendomi anche sul podio!! Stanco, esausto, con il torcicollo (che ho ancora oggi dopo quattro giorni) si carica tutto e si va a casa ma non ho più parole per descrivere anche il lungo rientro. Volevo solo ringraziare TUTTI quelli che hanno creduto in me (Livio e Lalla in primis, grazie anche per le gomme), Valtertre che riuscirebbe a rendere orgoglioso chiunque di ciò che sta facendo perché è una macchina da incoraggiamento e soprattutto Motopesantista, senza di lui NON avrei potuto correre perché sarei stato senza gomme ( anche se lui ci ha provato con le camere d aria, ma alla fine c era la scorta nascosta in un furgone). Un grazie particolare alla piccola Greta che mi ha supportato nello stringere i bulloni portandosi da casa, con Cristina e Valter, una chiave inglese e alla fine mi ha premiato con un piccolo, dolcissimo fiore. Lamps a tutti! L autore * Vicepresidente Collegio IPASVI di Pavia Redattore Responsabile Vita di Collegio

15 Numero 3/ PAGINA AMARCoRD: Florence Nightingale, la Formazione Infermieristica a Pavia e dintorni * Cinzia Ancarani ** Annamaria Tanzi sommario Il 12 maggio a Pavia è stata celebrata la Giornata internazionale dell infermiere, in onore della madrina della moderna professione infermieristica, Florence Nightingale. Il Collegio IP.AS.VI. (Infermieri Professionali - Assistenti Sanitari - Vigilatrici D Infanzia) promotore dell iniziativa, ha riunito in un unica giornata due eventi: i 100 anni dalla scomparsa di Florence Nightingale e i primi 50 anni della formazione infermieristica pavese. Invitate eccellenti all iniziativa, le infermiere che hanno contribuito ieri e contribuiscono oggi ad organizzare la formazione infermieristica pavese tutelandola e preservandola nella sua specificità di professione intellettuale, facendosi garanti verso il cittadino/utente della presenza attiva di un professionista autonomo e responsabile dell assistenza infermieristica in generale. summary May 12, at Pavia was celebrated The International Day of Nurses, in honor of the godmother of modern nursing, Florence Nightingale. The nurses College of Pavia was promoter of initiative and brought together in a single day two events: the 100 years since the death of Florence Nightingale and the 50 years of nursing education school of Pavia. Special guests of the event were those nurses who have been deeply involved in the progress of the nursing educational project of Pavia. L Assistenza è un arte: e se deve essere realizzata come arte richiede una devozione totale ed una dura partecipazione come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o il freddo marmo ma con il corpo umano. Florence Nightingale La numerosa e calorosa partecipazione degli infermieri, assistenti sanitari e vigilatrici di infanzia del territorio pavese ha decretato un successo non atteso per le celebrazioni del 12 Maggio; un successo per la professione, un successo per il Collegio IPASVI, ente organizzatore, un successo reso possibile anche per gli interventi autorevoli dei relatori invitati. Tra loro, spicca la figura di Suor Chiarina Garbossa, 35 anni alla guida della Scuola per Infermieri Professionali A. Salaroli di Pavia, che ha raccolto un minuto di applausi e la standing ovation di tutta la platea ridestando passate e presenti emozioni. Hanno aperto la giornata Enrico Frisone, Presidente del Collegio IPASVI della provincia di Pavia e Duilio Loi, Consigliere e componente del gruppo formazione del Collegio IPASVI della provincia di Pavia. Frisone nel presentare gli scopi dell iniziativa, commemorare la Giornata Internazionale dell Infermiere e celebrare i 50 anni della formazione infermieristica a Pavia pone l accento su un denominatore comune: l Uomo, oggetto/soggetto dell assistenza infermieristica centrata sull interezza bio-psico-sociale della persona. Duilio Loi 1, dopo i saluti di rito, invita ad una breve riflessione partendo dall Illuminismo, che ha permesso la fuoriuscita dell Uomo da uno stato di minorità verso il sapersi/potersi avvalere della propria intelligenza di cui è sempre stato dotato e per mancanza di decisione e di coraggio, non è riuscito sino ad allora a farne uso. Tuttavia, l Illuminismo ha determinato il passaggio da una cultura umanistica verso una cultura scientifica, una vera e propria riforma del pensiero in seguito alla crescita di comportamenti qualunquistici e individualistici e l indebolimento del senso di responsabilità e solidarietà. Mancando una visuale ologrammatica (in parole povere: tante chiacchere, molta retorica) c era la necessità di risvegliare la capacità pensante negli esseri umani a partire proprio dalla competenza a pensare. A tal proposito E. Morin andava affermando: è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena. Loi, ha chiuso l intervento su Florence Nigtingale che ha avuto il coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidata da altri se non dal suo stesso sentire ; fu proprio Florence Nightingale a stabilire che la pratica dell Assistenza Infermieristica (il Nursing nel gergo tecnicoprofessionale) non era semplicemente una questione di gentilezza e cura, ma piuttosto un corpo di conoscenze, un Arte, una scienza. Prima di congedarsi, Loi ha ricordato quanto il territorio Pavese ha avuto un ruolo chiave nel panorama nazionale infermieristico con le associazioni di livello nazionale e internazionale: AISLEC (Associazione Italiana), ANIN (Associazione Nazionale Infermieri Neuroscienze, membro dell ICN - Consiglio Internazionale degli Infermieri e fondatore rivista NEU) e AINS (Associazione Italiana Nursing Sociale) nelle persone di Andrea Bellingeri, Claudio Spairani e Ruggero Rizzini che ne sono stati gli iniziatori. È stata ricordata la nascita, a Pavia, di una delle prime riviste infermieristiche italiane. Nata, in prima battuta, come un bollettino che il Collegio I.P.A.S.V.I. inviava agli iscritti per informarli delle sue decisioni e iniziative, a poco a poco diventa una rivista vera e propria che cambia nel tempo, assume varie forme e si articola in sempre nuovi e diversi contenuti. Loi nel ringraziare nominativamente i componenti del gruppo formazione del Collegio Ipasvi di Pavia, di cui si onora di farne parte, per l organizzazione dell evento, ha introdotto la prima relatrice Maria Luisa Gallotti: Percorso storico sull assistenza infermieristica e tributo a Florence Nightingale a 100 anni dalla morte. Tornare al significato originale dell assistenza infermieristica. Gallotti 2, in modo magistrale ha portato i partecipanti a riflettere sull origine della professione e sull evoluzione della stessa: rileggere Florence Nightingale per riannodare con gli aspetti cruciali della nostra professione e riconoscere le continuità con il passato, presente e futuro. Nella sua

16 16 PAGINA Infermiere a Pavia relazione fa convergere il pensiero infermieristico di Florence Nightingale e Maria Francoise Collière, due infermiere che hanno posto al centro della loro vita professionale l assistenza basata sulla conoscenza del paziente come persona. Collière 3 si riferirà per tutta la vita a Nightingale, ponendo il problema della specificità e qualità della competenza curante, andando alla radice ed evidenziando la natura delle cure. L esplicitazione della natura delle cure, a partire da ciò che queste si propongono di raggiungere, costituisce la base di spiegazione per cure definite di qualità. Le cure pongono la loro origine ben anteriormente alla malattia. Essere curati, curarsi, prendersi cura scandiscono i differenti passaggi di tutta la vita. L origine delle cure trova le sue radici lungo il continuum dalla nascita alla morte; come dice, Marie Françoise Collière, è all incrocio di ciò che fa vivere e morire. Per tornare al significato originale dell assistenza, le cure sono collocate a fondamento della funzione infermieristica, come avrà modo di scrivere Collière nella presentazione della traduzione francese dell opera di Virginia Henderson La nature des soins. Le cure concepite e praticate nel quotidiano, sono le cure che possono soddisfare veramente i bisogni dei malati e giustificano la funzione infermieristica: sono esse infatti, che devono guidare la ricerca e la formazione. La ricerca storica e sulle tesi della Nigthingale, ha consentito a Collière di evidenziare che il fondamento delle cure si trova sulla salute intesa non come cosa in sé ed in un approccio normativo ma, come la chiamava la Nigthingale, vital power, potere, possibilità, potenzialità di vita che è in sviluppo, capacità che residua sino alla morte e chiede di essere riconosciuta e stimolata. Il percorso a ritroso di Collière, le ha permesso di apprendere il significato originale e primordiale delle cure che è quello di mantenere, promuovere, sviluppare, tutto ciò che esiste o tutto ciò che residua come potenziale di vita in seno agli esseri viventi. In sintesi, promuovere la salute e la vita. Questo è l assunto di base dell assistenza infermieristica, che naturalmente implica lo sviluppo a 360 di una funzione infermieristica capace di trovare senso, originalità e sviluppo, attraverso le cure di mantenimento della salute e della vita ed intesserle con l applicazione dei trattamenti medici. Il Profilo Professionale (D.M. 14 Settembre 1994, n. 739) che possiamo definire di recente costituzione è la summa di quanto descritto: l infermiere è responsabile dell assistenza infermieristica generale e responsabile delle proprie scelte e dei propri atti L assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie Nightingale da una definizione di ciò che l infermiera è ad una identificazione di ciò che fa, del servizio reso. Moderni si possono considerare quelli che lei stessa definisce come i determinanti della salute: ventilazione, temperatura, luce, rumori; pulizia del letto, camere, muri; prendere cibo e la sua qualità/varietà (forma, colore e luce) RELAZIONE. Tratto dal testo Lettere alle infermiere di F. Nightingale: Se un paziente ha freddo, se è febbricitante, se si sente venir meno, se vomita dopo aver preso cibo ( ) generalmente è colpa non della malattia ma dell assistenza.adopero la parola assistenza, nella mancanza d una migliore. Il suo significato è stato limitato all amministrare medicine e all applicare cataplasmi. Dovrebbe significare il debito uso dell aria fresca, della luce, del calore, della pulizia, della tranquillità; e la bene intesa scelta ed amministrazione della dieta ( ) La Nightingale ha pensato la funzione infermieristica come un tessuto complesso che contiene cultura artistica legata alla intuizione, soggettività dell infermiere e osservazioni assidue nate dalle cure e confrontate con le teorie e le conoscenze del tempo che vengono confermate o confermate (PARTE SCIENTIFICA). Ritorna E. Morin: Complesso vuol dire tessuto insieme, si ha quindi complessità quando i diversi elementi che costituiscono il tutto sono inseparabili ed interdipendenti. Nightingale in modo rigoroso, attraverso il famoso grafico dei cunei rende l evidenza scientifica ed efficacia delle cure di salute: Lo stato ideale di salute è dal 1946 negli obiettivi dell O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) e sono passati sessant anni che la stessa organizzazione concepisce la salute all interno della triade fisica-psichica-sociale e spirituale. La malattia rimanda all omeostasi (capacità di mantenere un equilibrio stabile al variare delle condizioni esterne) che non può essere mantenuta, rimanda alla dipendenza e rimanda all esperienza del dolore. La salute non è ciò che non è la malattia, si definisce in uno spazio ed entro confini nuovi, da ricercare nell area delle capacità residue o nell area potenziale. È evidente quanto Nightingale si attesti nelle definizioni più moderne post-ventunesimo secolo. In un altra definizione di Downie R. e Tannail, 1996: Salute e malattia non poli opposti di un unico asse. Situazioni di relativo benessere sono possibili anche in situazioni di malattia Si guarisce perché si è assistiti e non solo perché si è trattati, le cure devono risparmiare forze vitali che a loro volta rappresentano gli strumenti/risorse attive per l agire infermieristico. Ma è bene ricordare che Nightingale, prima di Aaron Antonovosky (considerato negli anni 60 il padre del paradigma salutogenetico), ha studiato la salutogenesi attraverso cui si deduce che le stesse leggi di salute o arte del curare devono governare i sani e i malati. Visionaria è stata definita da Gallotti la Nightingale che già nel 1853 inizia a parlare di cure domiciliari. Per concludere: L assistenza infermieristica si basa sulla mobilizzazione delle forze vive della persona e del suo entourage per compensare le capacità alterate dalla malattia tenendo in conto i limiti che impone. La malattia è uno dei dati da prendere in conto, non assorbe la totalità del- Il grafico cosiddetto dei cunei, realizzato da Nightingale per spiegare come Durante la guerra di Crimea i suoi interventi assistenziali avessero sensibilmente ridotto la mortalità per malattie tra i soldati inglesi, è un capolavoro di statistica rappresentativa e, nello stesso tempo può essere considerato uno dei primi esempi di applicazioni assistenziali basate sull evidenza scientifica. Il grafico dei cunei assume un valore rilevante se si considera che in quel periodo le scienze statistiche erano agli albori: pochissimi sono gli esempi di statistica rappresentativa applicata ai fenomeni sociali che possono essere fatti risalire a quell epoca. 4

17 Numero 3/ PAGINA l azione curante e viene relativizzata tratto da Promouvoir la vie di m. F. collière. La lettura di Gallotti ha reso splendidamente il significato originale dell assistenza infermieristica e l ovazione dei partecipanti alla giornata è stata più che eloquente. maria Luigia botticini ha aperto la sessione successiva, celebrazioni per i primi cinquant anni della formazione infermieristica pavese, presentando le infermiere che hanno raccontato il percorso della formazione infermieristica pavese tra onori e oneri, tra passato, presente e futuro. Il passato è suor Giovanna Garbossa ma sempre appassionata, figura esemplare e carismatica, meritata la standing-ovation, che ha fondato la scuola per infermieri a Pavia e vi è rimasta per ben 35 anni. Suor Chiarina e Suor Norilda entrano nell ormai lontano 1959 nella Scuola Convitto per infermiere, la Scuola fu ufficializzata soltanto nel 1960 con decreto ministeriale. L inizio è stato tortuoso, come ha ricordato Suor Chiarina, ma il coraggio l - ha sostenuta per andare avanti nella sua nuova missione. In quei tempi tutta l assistenza ospedaliera era governata dalle religiose. Nell amarcord, Suor Chiarina nomina e li vede seduti e presenti nell aula i primi due infermieri di sesso maschile diplomati nella scuola: sono Claudio Spairani e Claudio Garlaschelli che a sorpresa verranno premiati con una targa a conclusione della giornata celebrativa. Tanti anni fa la scuola e la professione erano basate su poche (pur essenziali) nozioni e tanta buona volontà, ciò che forse spingeva a scegliere questa professione era il desiderio di poter essere utili agli altri; una scuola senza libri, si studiava sulle dispense scritte dai medici perché gli insegnanti erano solo medici. Suor Chiarina ha raccontato com era, con l obiettivo probabilmente di far apprezzare di più le opportunità che gli infermieri oggi e tutti possono avere. La legge autorizzava l istituzione delle scuole per infermieri nel 1925, il riconoscimento giuridico avvenne nel A Pavia, a cavallo degli anni , l allora direttore sanitario Molina, a seguito dell Art.46 Legge 38 che istituiva la scuola convitto per gli infermieri, appoggiò Suor Chiarina che ne assunse la direzione. Si distinguono 3 periodi: - dal 1959 al 1971 Fondazione della scuola con corso biennale per infermieri, corso per infermieri generici e corso per AFD (Certificato di Abilitazione a Funzioni Direttive dell Assistenza Infermieristica - Caposala); - dal 1971 al 1975 Corso biennale con popolazione maschile, età di accesso 17 anni; potenziamento dei corsi di specializzazione; - dal 1975 sino al primo passaggio universitario ( ), è nominata la direttrice didattica e l attività didattica fu decentrata anche a Vigevano e Voghera; fu altresì abbassata l età di acceso a 16 anni; fu istituita la figura infermieristica in qualità di guida del tirocinio; l assistenza venne organizzata per compiti. L assistenza per compiti, ha sottolineato Suor Chiarina, non pregiudicava l approccio olistico alla persona ne l importanza di agire con competenza, scienza e coscienza. Il passato è un epoca di grandi mutamenti soprattutto storici e di pari passo con la storia, l infermiere ha cercato negli anni a venire di imporre un autonomia professionale e di far crescere la consapevolezza di possedere nozioni che il medico non ha e di sapere con certezza di poter fare cose che il medico non saprà mai fare. Suor Chiarina, lascerà la direzione della scuola negli anni e passerà il testimone a Maria Teresa Querciolli. Ma, il passato/presente/futuro è a tutt oggi Luigia belotti che con Vittoria Vacchi assurgono l impegno di istituire ex-novo la formazione infermieristica rispettivamente in Lomellina e in Oltrepo. Belotti diventò direttore didattico della Scuola per Infermieri Professionali nel 1981 a Vigevano in corrispondenza dell autonomia della medesima. Belotti, ha diretto e coordinato la scuola in tutto il percorso che ha visto l ultimo passaggio in Università con la laurea in Scienze Infermieristiche. Prima di presentare la relazione, Luigia Belotti 5 ha portato un contributo alla riflessione per rivisitare il passato e capire il presente e per delineare il futuro della formazione infermieristica. Ha rivolto un sentito ringraziamento al Presidente e Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI della provincia di Pavia per aver promosso questa giornata commemorativa ed ha portato un saluto a tutti i convenuti. La scuola per infermieri professionali sede di Vigevano, prese avvio nell anno scolastico 1977/78 come Sezione staccata della Scuola IP A. Salaroli annessa al Policlinico San Matteo di Pavia. Diretta da suor Chiarina Garbossa e inizialmente coordinata dalla collega Laura Rigoni (collega scomparsa dopo una lunga malattia e che in questo momento è stata ricordata per il contributo apportato sia in ambito formativo che dell assistenza infermieristica). La sezione di Vigevano, quale gemmazione della scuola IP di Pavia, iniziò la sua attività in una realtà che vedeva la presenza della scuola per Infermieri Generici ed un entità esigua di Infermieri Professionali. Una realtà che Belotti sottolinea, di aver subito amato e con la collega Giuliana Toso ha intrapreso un percorso che dura ormai da 32 anni. La sezione di Vigevano diventò autonoma dopo quattro anni di attività. Riconosciuta la sua autonomia nell anno scolastico 1981/1982, la scuola per infermieri professionali USSL n 78 Vigevano/Lomellina venne istituita dalla Giunta Regionale della Lombardia il 27 aprile La scuola nasce in un momento di rinnovamento sociale e professionale. Le recenti normative comunitarie riguardanti la formazione infermieristica (Legge 795/1973, DPR 867/75, Direttiva CEE 453/1977), nonché la riflessione in atto sul concetto di Nursing, la ricerca e definizione di un metodo scientifico cui riferirsi nella pratica infermieristica, la chiarificazione dell assistenza infermieristica facendo riferimento ad un modello concettuale, evidenziarono la necessità di ripensare il modello formativo tradizionale centrato sull acquisizione di competenze prevalentemente tecniche operative. In tale contesto si avviò un percorso teso a creare un ambiente che doveva facilitare e stimolare l apprendimento dello studente. Particolare attenzione venne posta alla revisione del programma di stu-

18 18 PAGINA Infermiere a Pavia dio tenendo presente i contributi elaborati da gruppi di esperti nella formazione infermieristica. 6 Tali contributi, nel considerare gli obiettivi formativi dettati dalla Direttiva CEE (1977) evidenziarono l importanza dell interrelazione tra l insegnamento teorico e clinico dell Assistenza Infermieristica, nonché la necessità di potenziare il tirocinio clinico considerato il cardine della formazione infermieristica. La sede formativa di Vigevano, nel condividere il progetto formativo della Regione Lombardia pose particolare attenzione alla pianificazione del tirocinio in quanto tutt ora riveste una particolare importanza per il processo formativo del futuro infermiere. Attenzione veniva posta all individuazione delle sedi di tirocinio ospedaliero ed extraospedaliero, alla scelta di chi esercitava attività di guida nel tirocinio, al rapporto studente e guida di tirocinio e all inserimento ed all accoglienza degli studenti nelle sedi di tirocinio. La collaborazione tra scuola, servizio infermieristico e sedi di tirocinio era indispensabile e rappresentava l elemento su cui si imperniava la pianificazione dell insegnamento clinico. Nel corso degli anni 80 la collaborazione tra la sede formativa, il servizio infermieristico si intensificò e l integrazione permise di: - Sperimentare modelli organizzativi dell assistenza infermieristica, come L organizzazione del lavoro per piccole equipe promossa con il supporto della Società di ricerca per l organizzazione Sanitaria (SAGO); - Avviare progetti formativi per favorire l apprendimento degli studenti e migliorare la qualità dell assistenza infermieristica. - Gli anni 80 e 90 sono stati anni di confronto e riflessione, anche grazie alla collaborazione sinergica con le Organizzazione Professionali presenti nella nostra provincia e non solo. Singolare il contributo del Collegio IPASVI nel chiarire la funzione infermieristica e nel favorire lo sviluppo dell assistenza infermieristica partendo dalle radici storiche e dai modelli concettuali. Nel 1995 la scuola IP di Vigevano, dopo un anno di incertezza, fu riconosciuta dall Università degli Studi di Pavia come sede del Corso di Diploma Universitario in Scienze Inf115 ermieristiche. Il passaggio della formazione infermieristica regionale alla formazione infermieristica universitaria si concretizza in un momento storico importante che vede l emanazione di disposizioni legislative che vanno a modificare l esercizio professionale e l affermazione della disciplina infermieristica in ambito universitario. Il confronto con le altre sedi formative di Pavia, Lodi e Treviglio ha consentito di avviare un percorso di revisione della formazione infermieristica, revisione dettata da tre ordinamenti didattici e dal passaggio dal Corso di Diploma Universitario al Corso di Laurea in Infermieristica. Dibattito e confronto sono a tutt ora in corso e Belotti lascia il posto ad una migliore disquisizione alle colleghe Maria Teresa Querciolli e Cristina Arrigoni - Ricercatore Infermieristico MED 45 presso l Università degli Studi di Pavia. Nel corso degli anni la sede formativa di Vigevano ha ampliato il suo raggio d azione occupandosi della formazione delle figure di supporto e dell aggiornamento del personale infermieristico. Oggi tale attività si è fortemente ampliata e, la sede formativa di Vigevano, oltre a coordinare il Corso di Laurea in infermieristica è impegnata sul versante della formazione continua del personale dell Azienda ospedaliera della provincia di Pavia e collabora con diversi Centri di formazione professionale per la realizzazione del tirocinio formativo dell Operatore Socio Sanitario. Tali attività condivise e condotte con la componente infermieristica dell Azienda Ospedaliera offrono continui spunti di riflessione e di integrazione tesi a migliorare la qualità dell assistenza infermieristica e l ambiente in cui sui realizza la formazione. tabella riassuntiva infermieri formati presso la sede formativa di Vigevano Ordinamento Numero 462 Didattico diplomati IP Regionale dal 1982 al 1997 Ordinamento Numero 192 Didattico diplomati e laureati Universitario dal 1995 al 2010 Nelle conclusioni, Belotti fa ulteriori ringraziamenti, con stima e riconoscenza, ai colleghi che in questi anni hanno vissuto e condiviso insieme a lei, con impegno ed entusiasmo, il percorso tracciato. Vittoria Vacchi, Infermiera Insegnante Dirigente dal 1991, oggi in pensione, ricorda di essere arrivata alla formazione infermieristica nel momento in cui, questa fu incentivata e stimolata economicamente con l assegnazione di un assegno economico agli studenti. L assistenza infermieristica vive un passaggio importante dai compiti all assistenza globale ma Vacchi dichiara un gap formativo per la carenza di stage per l aggiornamento professionale. Il passato è sicuramente una fase importante dell esperienza formativa pavese e le relatrici sin qui, hanno dato spunti per una riflessione e perché i ricordi non andassero persi. Il passato è la ricerca di un identità e di una consapevolezza da professionisti. Il passato è il luogo che diventa forza e patrimonio di tutti. maria teresa Querciolli, inizia la sua esperienza nella formazione infermieristica pavese quando è assegnata nel 1974 alla funzione di guida di tirocinio nelle sezioni scuola per studenti infermieri di pediatria e chirurgia. Successivamente è referente al tirocinio clinico degli studenti infermieri del terzo anno formativo dal 1984; si occuperà della formazione continua e aggiornamento professionale degli infermieri dei capo sala e del restante personale assegnato ai servizi di diagnosi e cura presso il Policlinico San Matteo e, dal 1994 al 2008 assumerà la direzione didattica della Scuola per Infermieri Professionali A. Salaroli prima e dopo, del Corso di Laurea

19 Numero 3/ PAGINA Triennale in Scienze Infermieristiche, vivendo tutto il passaggio e il cambiamento dalla formazione regionale a quella universitaria. Querciolli, rimarca gli oneri e non soltanto gli onori di questo passaggio epocale e con rigore professionale e cronologico, cita il sofferto cammino legislativo. cristina Arrigoni prima del suo intervento, oltre ai ringraziamenti di rito al Collegio IPASVI della Provincia di Pavia, evidenzia con dispiacere l anello mancante in questa giornata: direzione, coordinamento e studenti del Corso di Laurea Triennale in Scienze Infermieristiche. Arrigoni invita, sulla rotta della lettura magistrale di Gallotti, a considerare punto di riferimento Florence Nigthingale nella professione infermieristica. Nella convinzione che, nonostante il progresso legislativo, culturale e formativo della professione infermieristica, siano ancora presenti schemi mentali rigidi e vetusti (anche nelle giovane leve), afferma con determinazione che è necessario scardinare quelle gabbie mentali in cui ci si imbriglia facilmente. La specie specifica infermieristica esiste, parla in superficie, attraverso una continua riflessione. L università oggi, ha avviato un processo di revisione su tutto l asse formativo ed è un investimento continuo per il futuro. A conclusione di un breve ma incisivo intervento di Arrigoni, è quasi doveroso riportare una citazione con cui lei stessa ha chiuso la relazione il 6 Marzo u.s. in occasione del Convegno Regionale: La Sanità che offriamo, la sanità che vorremmo 7. Per noi che prestiamo assistenza infermieristica, la nostra Assistenza Infermieristica è qualcosa che, se non contribuiremo a far progredire ogni anno, ogni mese, ogni giorno faremo regredire. Florence Nightingale, 1872 Un ringraziamento particolare ed un plauso vanno a maria Luigia botticini. È stata mirata la scelta del Collegio di dare a lei l onore (e ci auguriamo che così sia stato) e anche l onere di moderare questa parte della giornata: la sua competenza, l orgoglio, la dignità unitamente a flessibilità, sintesi, abilità e destrezza, hanno fatto la differenza ed hanno reso ogni passaggio adeguato e professionale non disattendendo ovviamente le aspettative. Alcune considerazioni finali Il passato, il presente il futuro è sempre il NURSING, un processo complesso che pone al centro dell attenzione l Uomo entità unica e indivisibile, in perenne definizione che ha saputo spostare il focus della professione dalla malattia alla salute della persona nella sua interezza fisica, psichica e sociale. La professione infermieristica è stata ricca di svolte giuridiche, professionali e sociali, risultato di un lungo impegno degli infermieri per ottenere il legittimo riconoscimento di professionalità, maggiore autonomia, formazione e affermazione. Il Profilo Professionale dell infermiere conferisce un esercizio professionale basato sulle reali competenze, la formazione infermieristica nell università, è via unica e obbligata di accesso alla professione, per una ricaduta culturale e riconoscimento sociale. È imperativo diventare protagonisti attivi di una professione in crescita, crearsi diverse opportunità di scambio e confronto dell agire infermieristico, dare concretezza e apertura al sapere, al saper fare, al saper Essere e stare, e riempire di reale significato il saper divenire. Il presente è l eredità del passato ed è una storia che non si può fermare e che chiede impegno per il futuro affinché prevalga l etica della responsabilità a garantire un servizio particolarmente necessario alla convivenza sociale. Non sappiamo cos è il futuro ma lo possiamo immaginare Ieri impegna l oggi nel domani (raccolta La settima onda - testo sassofrasso - i nomadi) Gli autori * Infermiera ASL Pavia ** Infermiera C.R.M. Comunità Torchietto DSM dell A.O. Pavia bibliografia 1) Loi D, 12 Maggio 2010 Illuminati, Utopie e : presentazione alla Giornata Celebrativa del 12 Maggio 2010 a Pavia. 2) Gallotti ML, Presentazione alla Giornata Celebrativa del 12 Maggio 2010 a Pavia. 3) Gallotti ML, MARIE FRANÇOISE COL- LIÈRE, la Ricerca delle cure legate alle esperienze di vita, l Infermiere 6/2005, Scienza e Management, ) Lancia L, Petrucci C, Università Degli Studi de L Aquila, Florence Nightingale: l Efficacia dell Assistenza Infermieristica, l Infermiere 4/2005, ) Belotti L, La formazione infermieristica Pavia e dintorni, tra passato, presente e futuro: i primi 50 anni, Intervento alla Giornata Celebrativa del 12 Maggio 2010 a Pavia 6) Contributo alla pianificazione del programma triennale di studio per Infermieri Professionali - Giunta Regionale della Lombardia - Assessorato alla Sanità (1978); Programma d insegnamento per le scuole infermieristiche - contenuti delle materie fondamentali del 1à anno di corso a cura della Federazione Nazionale Collegi IPA- SVI - Documento di indirizzo uniformante la formazione infermieristica di base a livello nazionale. (1981) 7) Arrigoni C, Atti del Convegno: La sanità che offriamo, la sanità che vorremmo: la vision dell Università, Pavia 6 Marzo 2010.

20 20 PAGINA Infermiere a Pavia Maura Cattanei, un Infermiera alla guida dell ANFFAS di Pavia * Ruggero Rizzini Dallo scorso 24 aprile Maura Cattanei è subentrata a Vittorio Gobetti alla presidenza dell ANFFAS di Pavia, l associazione che dal 1965 svolge una preziosa opera a favore dei portatori di disabilità intellettiva e/o relazionale. Maura è figura molto conosciuta nell ambiente infermieristico pavese, avendo svolto questa professione per tanti anni. E per il Collegio IPASVI è motivo di particolare soddisfazione vederla ora alla guida di un associazione con finalità solidaristiche così rilevanti. Una volta di più si vuole sottolineare il collegamento diretto e pregnante tra il mondo infermieristico e quello associazionistico: intersecare queste due realtà significa trovare numerosi punti di contatto e stimoli reciproci affinché non si compiano percorsi paralleli, o addirittura divergenti, ma i momenti forti di convergenza siano sempre più significativi. A Maura gli auguri del Collegio affinché nel nuovo incarico possa profondere i valori professionali e umani che l hanno contraddistinta negli anni della professione. Tre domande a Mauretta Cattanei, Presidente dell associazione ANFFAS di Pavia * Daniela Scherrer Una sola famiglia non basta a gestire un figlio con disabilità intellettuali e relazionali. Ed è per questo che nel 1958 è nata l Anffas, una grossa famiglia composta da genitori di questi ragazzi decisi a ribellarsi alla cultura del nascondimento che contraddistingueva la società di quell epoca. Mezzo secolo di passi in avanti, magari piccoli ma importanti, nel cammino dell integrazione affinché anche i nostri figli possano sentirsi cittadini a tutti gli effetti. Parole di Mauretta Cattanei, da due mesi presidente dell Anffas di Pavia. Mamma di una ragazza down, infermiera da quarant anni (divisi tra Policlinico e Azienda Ospedaliera) è alla guida di questa Associazione che a Pavia conta tre strutture residenziali che ospitano ventisette ragazzi dai diciotto anni in su con disabilità intellettuali e relazionali: Scala, Loghetto e Casa Silvana in via maggi, dedicata a Silvana Cavalloni per l impegno profuso. Lei ha alle spalle quasi quarant anni di professione infermieristica. Lo ritiene un valore aggiunto per il suo ruolo attuale? Indubbiamente. Creare sinergie tra il mondo sanitario e volontaristico è fondamentale, sia per le nostre famiglie che per la professione medica e infermieristica. Non esistono, ad esempio, né corsi di formazione né letteratura sulla disabilità per il corpo infermieristico e sarebbe importante che chi fa assistenza sanitaria sul territorio si incontrasse periodicamente per uno scambio di impressioni e di competenze. Anche perché il disabile che deve ricorrere alla struttura sanitaria va presumibilmente accolto in maniera differente. Innanzitutto molti dei nostri utenti hanno sindromi con parecchie patologie correlate e queste situazioni dovrebbero essere meglio conosciute. Inoltre il personale medico, infermieristico e tecnico delle strutture sanitarie deve essere preparato per accogliere queste persone in modo più aperto, pronto a comprendere e gestire le loro reazioni e anche le non reazioni. L ideale sarebbe un percorso facilitato per loro nelle strutture sanitarie, che presuppone però una formazione mirata. tutto questo nel solco di quella inclusione ribadita dalla convenzione onu sui diritti dei disabili. inclusione è qualcosa che va oltre l accoglienza. Esattamente. Non è il disabile a doversi in qualche modo adattare alla società, ma è la società a doversi modificare per includere meglio le persone, anche quelle disabili. Io credo che questo alla fine sarebbe positivo per tutti, perché aiuterebbe a riflettere con maggior profondità sulla vita. L autore * Giornalista Freelance

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