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1 Direzione Istruzione, Cultura, Sport e Pace Servizio per le politiche della pace, solidarietà ed associazionismo COSTRUIRE PONTI PER UNIRE COMUNITÀ Appunti per il futuro della cooperazione allo sviluppo umano in Friuli Venezia Giulia a cura di Elisa Cozzarini e Rossana Puntin Hanno collaborato: Valentina Bressan, Chiara Collini, Alessia De Colle, Claudio Gerin, Beatrice Grosso, Gabriella Presta, Francesca Tessaro. Progetto grafico: Grafica Goriziana - Gorizia Stampa: Grafica Goriziana - Gorizia, aprile 2008

2 COSTRUIRE PONTI PER UNIRE COMUNITÀ APPUNTI PER IL FUTURO DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO UMANO IN FRIULI VENEZIA GIULIA a cura di Elisa Cozzarini e Rossana Puntin

3 Questo libro non avrebbe potuto essere realizzato senza il contributo di: Ettorina Albrizio, Valentina Bressan, Victor Chatué, Chiara Collini, Stefano Comand, Alessia De Colle, Anna Maria Fehl, Beatrice Grosso, Marco Iob, Youssouph Kande, Sara Lenarduzzi, Manuela Mersecchi, Fulvia Raimo, Gianfranco Schiavone, Flavia Virgilio. Regione Friuli Venezia Giulia, Direzione centrale Istruzione, Cultura, Sport e Pace - Servizio Politiche della Pace, Solidarietà, Associazionismo. Coordinamento Regionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani del Friuli Venezia Giulia (CRELP FVG). Si ringraziano per le foto: Anna Fonzar, Claudio Gerin, Lucio Gregato, Umberto Marin, Gabriella Presta, Paola Tessitori. Per la grafica dei loghi: Roberto Giannotta (Maximamedia) e Bruno Morello.

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5 Indice Prefazione di Sabina Siniscalchi... 9 Un eredità lunga cinque anni di Roberto Antonaz Introduzione di Rossana Puntin e Michele Negro La cooperazione allo sviluppo promossa dalla Regione autonoma FVG a cura di Rossana Puntin Storia, strumenti, metodologie e programmazione I progetti sostenuti con il Bando regionale I processi partecipati dei Tavoli Conclusioni: criticità e proposte Il Forum di Udine a cura di Valentina Bressan, Gabriella Presta e Francesca Tessaro Le relazioni dei gruppi di lavoro Gli Enti locali nella cooperazione decentrata Il volontario, soggetto di cambiamento Metodologia: i Tavoli, strumenti di progettazione congiunta La Tavola rotonda Faccia a faccia: voci e opinioni dai Tavoli a cura di Elisa Cozzarini dal Tavolo sulla Campagna mondiale per il diritto all Acqua In difesa del bene comune Colloquio con Marco Iob 7

6 Lo sguardo dell antropologa Colloquio con Flavia Virgilio Lista dei partecipanti dal Tavolo Educazione allo Sviluppo, Mondialità, Informazione e Formazione La Carta della Terra : elaborazione Colloquio con Ettorina Albrizio La Carta della Terra : sperimentazione Colloquio con Anna Maria Fehl Lista dei partecipanti dal Tavolo Migranti e Cooperazione La formazione, prima di tutto Colloquio con Fulvia Raimo Assistenzialismo? No, grazie Colloquio con Victor Chatué Mal d Africa Colloquio con Youssouph Kande Lista dei partecipanti dal Tavolo sul Sostegno a Distanza A beneficio diretto dei bambini Colloquio con Stefano Comand Il tempo di diventare grandi Colloquio con Sara Lenarduzzi Lista dei partecipanti Elenco delle azioni sostenute, promosse e dirette

7 Prefazione Passi concreti per rinnovare la cooperazione italiana allo sviluppo Sabina Siniscalchi Deputata - Commissione Affari Esteri della Camera Direttrice Fondazione culturale di Banca Etica Le notizie che arrivano dall Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE) non sono confortanti. Nel 2007 la maggior parte dei Paesi donatori, dagli USA al Giappone, dalla Gran Bretagna alla Francia, ha diminuito il volume di aiuti per la cooperazione internazionale allo sviluppo. È la prima volta dal 2000 che l incremento, sia pur graduale, dell aiuto pubblico allo sviluppo si interrompe così bruscamente. Questo declino è stato definito preoccupante e pericoloso dal Presidente della Commissione Europea, Josè Miguel Barroso. Tra i Paesi membri dell Unione solo alcuni hanno aumentato i fondi per la cooperazione. Spiccano la Germania e l Austria, rispettivamente con il 6 e l 8 per cento in più, e la Spagna con un incremento del 34 per cento. Anche l Italia, che pure si attesta su una percentuale troppo bassa rispetto al PIL (siamo allo 0,19 e dovremmo raggiungere lo 0,7 per cento entro il 2015), riceve apprezzamento per lo sforzo nell aumentare gli aiuti a dono. Nel nostro Paese, l urgenza di rilanciare la cooperazione allo sviluppo sembra avvertita da tutti: i gruppi politici, le ONG e le amministrazioni locali che negli ultimi quindici anni si sono distinte per le attività di cooperazione decentrata. L urgenza è da tempo evidenziata dalle organizzazioni internazionali: il Comitato di Assistenza allo Sviluppo (DAC) dell OCSE ha messo in luce lacune e disordini della cooperazione italiana. La Commissione Europea sollecita l applicazione del Consenso europeo per lo sviluppo. Le Nazioni Unite hanno più volte richiamato l Italia al rispetto degli impegni assunti verso gli Obiettivi del Millennio. 9

8 La Campagna per gli Obiettivi del Millennio dell ONU ha avuto il pregio di riportare la cooperazione nell agenda politica internazionale, dopo anni di oscuramento. È stata sottoscritta, infatti, dai Governi di quasi tutto il mondo e adottata da tutte le organizzazioni internazionali, dalla Banca Mondiale alle Banche regionali di sviluppo, al Fondo Monetario Internazionale. Con la fine del bipolarismo il valore geopolitico e strategico della cooperazione è diventato meno importante e si è cercato di lasciare al processo di globalizzazione economica lo sviluppo del mondo povero. In realtà, il mercato mondiale ha continuato a funzionare a vantaggio dei Paesi industrializzati. Solo negli ultimi anni il club delle potenze economiche si è allargato fino a includere alcuni grandi Paesi in via di sviluppo: Cina, India, Brasile, Sudafrica. Ma la maggioranza dei Paesi del Sud del mondo non ha tratto vantaggi evidenti dal mercato globale. Oggi sappiamo che, se la globalizzazione ha favorito la crescita della ricchezza e un maggior dinamismo del mercato, non si è però tradotta in uno sviluppo diffuso e in maggiori opportunità per la gran parte degli abitanti del pianeta. Ovunque, tra Paesi e all interno dei Paesi, sono cresciute le disuguaglianze e con esse le tensioni, l instabilità, i conflitti. Negli ultimi mesi le turbolenze finanziarie, la perdita di potere del dollaro, l aumento astronomico del prezzo del greggio e gli investimenti in biocombustibile stanno portando a una crisi alimentare senza precedenti. Non è diminuita la produzione agricola, ma il prezzo del cibo è cresciuto al punto tale da impedire alle masse povere dell Africa e dell Asia di acquistarlo. I Governi non hanno saputo assicurare la governance del mondo globalizzato e neppure affrontare i nuovi problemi globali, come il cambiamento climatico, le crisi finanziarie, le migrazioni di massa, la criminalità transfrontaliera e, oggi, l emergenza alimentare. In aggiunta, gli Stati si sono buttati in una corsa agli armamenti più forsennata di quella dei tempi della Guerra Fredda. Nel 2007 le spese mondiali per armi ed eserciti hanno superato i miliardi di dollari l anno. Il confronto con i 100 miliardi di dollari destinati all aiuto pubblico allo sviluppo è sempre più stridente. Credo sia cruciale che la politica rilanci la cooperazione, come modello per costruire nuove relazioni internazionali. Negli ultimi due anni, l Italia ha assunto un ruolo autonomo e incisivo sulla 10

9 scena politica internazionale, proprio a partire dalla cooperazione. Pagati i debiti con le Nazioni Unite, con le banche multilaterali di sviluppo e con il Fondo globale di lotta alle pandemie, l Italia partecipa finalmente con i massimi livelli di rappresentanza nelle sedi negoziali multilaterali. Inoltre ha avuto l autorevolezza per guidare una scelta diplomatica in uno scenario di guerra come in Libano e per ottenere un risultato storico quale la moratoria universale della pena di morte. Il rinnovato ruolo internazionale del nostro Paese chiede di continuare a impegnarsi per una cooperazione più moderna, efficace e coerente. Moderna perché, se vent anni fa l Italia poteva vantare una normativa sulla cooperazione originale e innovativa, oggi il legislatore deve prendere atto del contributo di esperienza e di analisi che viene da più parti: dalle istituzioni internazionali, dalla società civile, dalla stessa cooperazione decentrata, che ha saputo portare avanti programmi validi nel campo della lotta alla povertà e dello sviluppo sociale, come nel caso del Friuli Venezia Giulia. Penso davvero che non sia necessario inventare nulla, ma tradurre in norma le pratiche migliori, siano esse di cooperazione bilaterale o multilaterale, decentrata o nazionale, superando distinzioni che francamente considero obsolete. Gli obiettivi autentici della cooperazione, che vanno dalla riduzione della povertà alla sicurezza alimentare, tanto per citarne due, possono e devono essere perseguiti attraverso tutti i programmi e i progetti di cooperazione. Il comportamento, le scelte, gli indirizzi della cooperazione italiana dovrebbero essere sempre gli stessi, quando si interloquisce con un Governo del Sud, quando si siede nel Consiglio di amministrazione della Banca Mondiale, o quando si crea un legame tra una comunità regionale e il villaggio di un Paese povero. L importante è che la cooperazione sia guidata da una visione strategica di lungo periodo, che la regia politica sia unitaria e il coordinamento garantito da un espressione di Governo ben individuata e ben individuabile. L efficacia di una politica di cooperazione moderna è assicurata da una serie di misure che l attuale legge 49 non prevede. Mi riferisco alla creazione di un fondo unico, in cui confluiscano tutti i finanziamenti contabilizzati come aiuto pubblico allo sviluppo, inclusi i contributi italiani al Fondo Europeo di Sviluppo e agli altri fondi e banche internazionali. Solo così si potranno ottenere la necessaria trasparenza e assunzione di responsabilità rispetto a come è im- 11

10 piegato il denaro e a come sono eseguiti gli incarichi, oltre alla certezza e prevedibilità delle risorse. Oggi, invece, neppure il Parlamento è in grado di sapere come si compone l aiuto pubblico allo sviluppo italiano. Questo sicuramente non giova alla trasparenza. Occorre poi affidare a un ente, un agenzia o altro, la piena responsabilità e autonomia gestionale, in applicazione degli indirizzi strategici definiti dal Governo e approvati dal Parlamento. Penso sia ormai insostenibile, oltre che inefficace, l attuale frammentazione delle iniziative di cooperazione disperse tra le varie Amministrazioni, senza neppure l obbligo di intesa con il Ministero degli Affari Esteri. Mi aspetto che, grazie a una responsabilità gestionale chiara, l Italia contribuisca seriamente all applicazione dei cinque punti fondamentali della Dichiarazione di Parigi, sottoscritta nel 2005: pianificazione e allineamento degli interventi, ownership dei Paesi beneficiari, che devono partecipare attivamente alle misure e ai progetti responsabilizzandosi; armonizzazione tra donatori e aiuto slegato, in cui l aiuto pubblico allo sviluppo non sia abbinato a vincoli di sorta; condivisione degli interventi multilaterali e bilaterali; corresponsabilità tra donatori e beneficiari. Infine, vorrei sottolineare un aspetto per me fondamentale: la piena coerenza tra la politica di cooperazione e le altre politiche dell Italia che hanno un impatto sui Paesi del Sud del mondo, penso alla politica commerciale, a quella sulle migrazioni, alla politica di difesa, a quella ambientale, e così via. Non deve succedere quello che Papa Paolo VI aveva denunciato nell Enciclica Populorum Progressio già quarant anni fa: Gli sforzi, anche considerevoli, che vengono dispiegati per aiutare sul piano finanziario e tecnico i Paesi in via di sviluppo, sarebbero illusori, se il loro risultato fosse parzialmente annullato dal gioco delle relazioni commerciali tra Paesi ricchi e Paesi poveri. La fiducia di questi ultimi verrebbe profondamente scossa se avessero l impressione che si toglie loro con una mano quel che si porge con l altra. 12

11 Un eredità lunga cinque anni Roberto Antonaz Assessore all Istruzione, Cultura, Sport e Pace Questa pubblicazione racconta l impegno di molte persone, che negli ultimi cinque anni hanno lavorato con entusiasmo e partecipazione a costruire insieme percorsi di cooperazione e di solidarietà internazionale in Friuli Venezia Giulia e nel mondo. Alla fine della legislatura, mi è sembrato importante promuovere un momento di riflessione collettiva quale il Forum regionale sulla cooperazione allo sviluppo di Udine. Si è riflettuto insieme non solo sul percorso fatto, ma soprattutto sulle possibili prospettive future. È l eredità che lasciamo alla comunità regionale negli anni a venire. In questi ultimi cinque anni si è iniziato a dare piena attuazione alla legge regionale 19 del 2000 sulla cooperazione allo sviluppo, tramite una programmazione che è riuscita a promuovere in senso innovativo una forte cultura della partecipazione, della pace e della solidarietà tra i popoli. Il Friuli Venezia Giulia è una regione molto conosciuta nel mondo. L Assessore Franco Iacop è stato in questi anni ambasciatore della Regione in molti Paesi del pianeta, ma negli ultimi anni abbiamo cominciato a farci conoscere anche nelle aree più povere e depresse del mondo. In passato le iniziative della cooperazione erano operazioni di marketing per le imprese. Anche quello è un ambito importante delle politiche regionali, ma negli ultimi anni si è lascito spazio anche alle iniziative delle ONG, delle associazioni, della società civile. Grazie alla nascita dei Tavoli regionali di coordinamento e programmazione, abbiamo assistito a un importante momento di autorganizzazione dal basso sui grandi temi del sottosviluppo e della cooperazione internazionale. La Regione è stata promotrice aperta e consapevole del valore di tali percorsi. Così si è contribuito a creare una cultura della cooperazione tra i popoli in questa Regione, contro l egoismo e la chiusura della nostra società. 13

12 La cooperazione si fonda sulla reciprocità. Facilitando percorsi di autosviluppo nei Paesi poveri, si contribuisce a creare anche qui più consapevolezza delle disparità e delle ingiustizie del mondo e a promuovere una cultura della solidarietà. La cooperazione nasce dal principio secondo cui noi non possiamo stare bene, se non stanno bene anche gli altri. La cultura della cooperazione è bella perchè significa far star bene gli altri e noi. In questi anni la Regione, e in particolare il Servizio per le politiche della pace, solidarietà e associazionismo, ha compiuto uno grande sforzo metodologico e qualitativo nella programmazione e gestione dei programmi di cooperazione. Inoltre, anche se i fondi a disposizione per la cooperazione non sono la cartina al tornasole, mi sembra importante rilevare che le risorse sono state incrementate notevolmente. Il nostro obiettivo era quello di dedicare l 1% del bilancio regionale alla cooperazione allo sviluppo. Siamo ancora lontani, ma abbiamo fatto un grande passo avanti, passando dai 500mila euro iniziali nel 2004 ai 2.160mila euro nel Questo incremento ha permesso di far crescere il numero dei progetti finanziati a bando, una crescita delle dimensioni e dell impatto dei progetti e la promozione di processi concertati di sviluppo di iniziative congiunte tramite i Tavoli. Bisogna ancora lavorare molto nel migliorare il rapporto tra istituzioni e società civile per dare pieno valore alla dimensione decentrata della cooperazione. La partecipazione deve crescere ancora, per diventare il metodo con cui la Regione programma le sue politiche di cooperazione e collabora con popoli lontani e spesso dimenticati. Continuiamo a lavorare per costruire un Friuli Venezia Giulia di pace, solidarietà e amicizia tra i popoli. 14

13 Introduzione Perché un Forum e un libro sulla cooperazione allo sviluppo umano in Friuli Venezia Giulia? Rossana Puntin Servizio Politiche della Pace, Solidarietà, Associazionismo Direzione centrale Istruzione, Cultura, Sport e Pace Michele Negro Assessorato all Istruzione, Cultura, Sport e Pace Udine, 16 febbraio Al Forum regionale per la cooperazione allo sviluppo umano hanno partecipato almeno 150 persone, in rappresentanza di ben 120 tra associazioni, ONG, Enti locali, chiese, sindacati, scuole, Università con sede in regione. È stato un momento importante di riflessione, scambio e confronto per il mondo della cooperazione in Friuli Venezia Giulia. Si è fatto il punto sul lavoro svolto negli ultimi anni dalla Regione e dalla società civile, guardando alle esperienze in corso e alle prospettive future. Al Forum sono intervenute molte persone che in questi ultimi anni hanno lavorato insieme per costruire una regione più solidale, più attenta alle disuguaglianze tra poveri e ricchi, tra Nord e Sud del mondo, una regione impegnata nel sostenere l autosviluppo dei popoli svantaggiati e a promuovere la partecipazione nella gestione del potere economico e politico, in un ottica di giustizia sociale. Come dice il sottotitolo, Appunti per il futuro della cooperazione allo sviluppo umano in Friuli Venezia Giulia, il volume rappresenta uno strumento utile all elaborazione delle politiche future su questo tema, a partire dall esperienza e valutazioni di chi è stato protagonista del percorso fino a oggi. All inizio, lo spunto per scrivere il libro è nato dalla necessità di raccogliere gli atti del Forum di Udine. Si è scelto di fare di più, cioè raccontare il percorso seguito in questi anni dall Amministrazione regionale per la rifondazione delle politiche 15

14 in materia di cooperazione allo sviluppo, su base partecipativa. D altra parte, il Forum è stato una tappa del percorso stesso, che dà continuità e rafforza la formula della Conferenza regionale prevista dalla stessa legge 19 del 2000 sulla cooperazione allo sviluppo. In una logica di partecipazione, il libro è scritto a più mani, con la collaborazione di più soggetti, alcuni con un ruolo all interno della Regione, altri come espressione della società civile. Nato dalla volontà dell Amministrazione regionale, il libro si focalizza sul lavoro svolto in collegamento, su sollecitazione e con il sostegno finanziario, metodologico e tecnico della Regione stessa. Non ha quindi la presunzione di presentare in modo esaustivo tutte le attività di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale che partono dalla società civile del Friuli Venezia Giulia, spesso in forma assolutamente volontaria e sconosciuta. Tuttavia, si mette in evidenza come la Regione abbia promosso, specie in questi ultimi quattro anni, il coinvolgimento di quanti più soggetti del territorio impegnati nella cooperazione allo sviluppo, per costruire assieme le politiche regionali in materia. Il primo capitolo del libro racconta, per voce degli esperti tecnici del Servizio Politiche della Pace, Solidarietà, Associazionismo, la storia di questo percorso. Si parte dalle origini, con l approvazione della legge 19 del 2000, la nascita dello stesso Servizio e di un unità specificamente dedicata alla cooperazione allo sviluppo, la programmazione, gli strumenti e le metodologie adottate. Si spiega come è stato affinato e sistematizzato il Bando regionale sulla cooperazione allo sviluppo e come si sono promossi e sperimentati processi partecipativi innovativi nei Tavoli di coprogettazione, nati su sollecitazione dell Amministrazione stessa. Il secondo e terzo capitolo riflettono il punto di vista della società civile che ha partecipato a questo percorso. In particolare, il secondo capitolo raccoglie gli atti del Forum di Udine, da cui sono nati spunti interessanti di riflessione sul futuro del modello FVG Solidale. Ma non solo: la Tavola rotonda ha permesso di collocare il percorso di questa regione nel quadro nazionale ed europeo delle politiche di cooperazione allo sviluppo, tenendo presenti, sullo sfondo, gli scenari globali di squilibrio Nord Sud. Il confronto con altre espe- 16

15 rienze nazionali ha permesso di interrogarsi su come migliorare o correggere il percorso intrapreso. Viceversa, è emerso con forza che il modello FVG Solidale può essere di riferimento e ispirazione anche per altre realtà italiane. Ciò che contraddistingue questo percorso è il mettersi all ascolto della società civile del territorio, promuovendo e valorizzando le iniziative dal basso. Il terzo capitolo dà voce alle esperienze e opinioni di alcuni esponenti della società civile che hanno preso parte al lavoro dei Tavoli regionali di coordinamento e coprogettazione. I Tavoli interpretano una delle indicazioni della legge 19, quella di promuovere azioni coordinate con il territorio, tramite la convocazione di gruppi di concertazione. Sono nati nel 2005 attorno a quattro nodi tematici: la Campagna mondiale per il diritto all Acqua, il Sostegno a distanza, l Educazione allo Sviluppo e alla Mondialità, il ruolo dei migranti nella cooperazione. Sottolineiamo che per quest ultimo tema, il Friuli Venezia Giulia rappresenta un esperienza unica in Italia. I Tavoli dovrebbero essere lo strumento con cui la società civile esprime in modo condiviso scelte comuni e contribuisce a programmare attività e obiettivi regionali in materia di cooperazione allo sviluppo. 17

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17 LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO PROMOSSA DALLA REGIONE AUTONOMA FVG a cura di Rossana Puntin 19

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19 LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO PROMOSSA DALLA REGIONE AUTONOMA FVG Storia, strumenti, metodologie e programmazione La legge regionale e la cooperazione allo sviluppo in Friuli Venezia Giulia Nel 2000 la Regione autonoma approva la legge regionale 19 Interventi per la promozione, a livello regionale e locale, delle attività di cooperazione allo sviluppo e partenariato internazionale. L obiettivo, definito nell articolo 1, è contribuire alla realizzazione di uno sviluppo equo e sostenibile, alla lotta contro la povertà, alla solidarietà tra i popoli e alla democratizzazione dei rapporti internazionali, promuovendo e sostenendo l attività di cooperazione allo sviluppo e l attività di partenariato internazionale. La legge riconosce per la prima volta un ruolo specifico alla Regione nel fare e nel promuovere cooperazione. Seppur in sinergia con le azioni del Ministero degli Affari Esteri (MAE) e in seno alle attività di politica estera italiana e alle attività internazionali della Regione, la legge riconosce un ruolo e un valore specifico alle azioni di cooperazione allo sviluppo promosse dalla Regione stessa e dalle comunità locali attraverso le proprie rappresentanze istituzionali e associative, muovendosi nel quadro filosofico e operativo proprio della cooperazione decentrata. Con questa norma, la Regione compie il primo importante passo verso la valorizzazione delle realtà regionali che operano nel campo della cooperazione allo sviluppo. Pone le basi di un sostegno finanziario organico e un riconoscimento delle idealità che animano le azioni di cooperazione di ONG, chiese, sindacati, Enti locali, scuole e Università. Costruisce un quadro istituzionale in cui valorizzare ulteriormente le attività stesse, creando reti, partenariati tra 21

20 LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO PROMOSSA DALLA REGIONE AUTONOMA FVG territori, promuovendo un coinvolgimento maggiore di istituzioni, Enti e comunità locali. La 19 è una legge all avanguardia, perché assegna alla cooperazione regionale allo sviluppo una sua organicità e autonomia, legandola ai grandi temi della cooperazione allo sviluppo (articoli 1 e 2). Si rivolge, infatti, specificamente e prioritariamente, ai Paesi che occupano le ultime posizioni in base ai criteri e agli indici di sviluppo, quantitativi e qualitativi, elaborati dagli Organismi internazionali. Gli interventi sono indirizzati a favorire lo sviluppo sostenibile delle comunità locali attraverso la salvaguardia della vita umana, il soddisfacimento dei bisogni primari, l autosufficienza alimentare, la promozione e la difesa della democrazia, dei diritti politici e civili e del lavoro, la valorizzazione delle risorse umane, etc. I programmi che promuove prevedono la partecipazione attiva degli abitanti del Friuli Venezia Giulia e dei Paesi partner, direttamente coinvolti nella realizzazione dei progetti; la promozione e il sostegno del commercio equo e solidale, di esperienze di microcredito per uno sviluppo endogeno di lungo periodo; la promozione di rapporti di collaborazione tra le associazioni degli immigrati presenti nel territorio e gli Stati di origine. Prevedono infine la partecipazione a programmi di cooperazione umanitaria, di ricostruzione e riabilitazione e a programmi di rafforzamento dei processi di pace e di raf forzamento democratico, la promozione e il sostegno di gemellaggi tra istituzioni locali. Non sono finanziabili invece programmi e progetti che abbiano come fine la promozione di commercio e investimenti italiani all estero e in nessun modo il finanziamento di attività militari. I destinatari non possono essere Governi responsabili di accertate violazioni delle Convenzioni internazionali in materia di diritti dell Uomo o che destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del Paese. La legge prevede infine anche la promozione di interventi di emergenza, i cui adempimenti sono demandati alla Protezione civile della Regione. Per favorire la partecipazione, la legge prevede organismi consultivi, come il Comitato regionale sulla cooperazione allo sviluppo, composto dagli Assessori competenti, i Servizi regionali referenti, esperti della materia, un rappresentante dei Comuni, uno delle Province e due rappresentanti delle ONG e delle associazioni di volontariato del territorio 1. È prevista inoltre, per la definizione della programmazione e delle linee guida, la convocazione almeno trien- 22

21 LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO PROMOSSA DALLA REGIONE AUTONOMA FVG nale della Conferenza regionale sulla cooperazione allo sviluppo e le attività di partenariato internazionale, momento di aperto confronto tra la Regione e le realtà del territorio. Il Programma regionale della cooperazione allo sviluppo e il partenariato internazionale è redatto dalla Regione con cadenza triennale, sulla base delle linee formulate dalla Conferenza e Comitato regionali sulla cooperazione allo sviluppo e dalla Commissione consigliare competente. La legge prevede che la Regione attui il programma direttamente, con iniziative proprie, oppure con la collaborazione di Enti locali, ONG, associazioni di comprovata esperienza in materia, con sede in regione, oppure concorrendo finanziariamente, o in altra forma, alle iniziative autonome di enti pubblici o privati senza finalità di lucro della regione. Come cambia e si evolve la programmazione ( ) La cooperazione regionale prende avvio nel triennio , con la definizione di un Bando regionale che offre sostegno alle iniziative autonome di soggetti pubblici e privati del territorio, senza limiti geografici o tematici, in assenza di forme di coordinamento. In questa prima fase, la gestione della legge 19 è demandata al Servizio Autonomo Relazioni Internazionali, che fa capo alla Presidenza della Giunta regionale. In tale contesto assumono particolare rilievo, nel rispetto dei principi della normativa regionale, le attività internazionali già in atto, soprattutto nel Sudest Europa. Alla cooperazione allo sviluppo viene assegnato un ruolo di rafforzamento delle relazioni internazionali della Regione. Nel 2003 la Giunta stabilisce che le attività previste dalla legge 19 siano gestite in coordinamento tra due nuovi Assessorati: quello per le Relazioni Internazionali e l Assessorato per le Politiche della Pace e la Cooperazione. Si riconosce in questo modo la complessità e particolarità delle politiche di cooperazione, che prevedono, da un lato, uno stretto legame con la promozione di relazioni e rapporti economici e istituzionali tra Paesi e comunità, dall altro si avvicinano e si intersecano con l area delle politiche della pace e della solidarietà tra i popoli, legate agli Obiettivi di sviluppo del Millennio dell ONU, al concetto di sviluppo umano, con forte attenzione al coinvolgimento della società civile e la promozione di processi partecipativi. 23

22 LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO PROMOSSA DALLA REGIONE AUTONOMA FVG La Conferenza regionale tenutasi a Udine nel novembre del 2003 mette a fuoco le strategie adottate dalla Regione dopo la pubblicazione della legge 19, suggerendo l avvio di una riflessione sul possibile miglioramento della stessa norma. Si pensa anche a un affinamento della programmazione, per identificare più precisamente l ambito operativo e le priorità tematiche di quelle che sono definite attività di cooperazione allo sviluppo. Pur mantenendo un forte nesso tra le diverse aree tematiche della cooperazione internazionale allo sviluppo, la suddivisione di competenze tra i due Assessorati regionali ha il vantaggio di aprire spazi autonomi di sviluppo a processi di dialogo e inclusione della società civile nelle politiche di cooperazione. L Ente si apre a nuove sollecitazioni, anche teoriche, di cui soprattutto le ONG sono portatrici. Il coordinamento tra le politiche di cooperazione allo sviluppo e le attività di cooperazione internazionale permane nella programmazione comune e concertata tra le due aree, pur nella netta distinzione di obiettivi e priorità geografiche di intervento. Nel 2004 il Servizo per le Politiche della Pace, Solidarietà, Associazionismo della Direzione Istruzione, Cultura, Sport e Pace inizia il lavoro di programmazione e gestione della parte della legge 19 sulle attività di cooperazione allo sviluppo. Il Servizio riassume in sé le politiche regionali in materia di immigrazione, volontariato, servizio civile, politiche della pace e cooperazione allo sviluppo. L azione avviene sinergicamente tra queste diverse aree, tendendo a creare connessioni teoriche e pratiche tra le attività. Inizia un percorso che si propone fin dall inizio un forte innovamento teorico e metodologico, con l intento di dare piena attuazione ai principi della legge regionale. Nel 2005 si tiene la seconda Conferenza regionale, dedicata principalmente a riflettere sul percorso intrapreso. Dalla Conferenza emerge un attenta partecipazione della società civile, che comincia a rapportarsi con la Regione in termini di maggior confronto e partecipazione. A partire da essa, la cooperazione allo sviluppo del Friuli Venezia Giulia, tramite la programmazione triennale, si propone esplicitamente di operare in un quadro di promozione e perseguimento dei grandi obiettivi della politica allo sviluppo a livello globale. Il nesso tra diritti umani e cooperazione è visto come lo snodo di passaggio fondamentale per la realizzazione dello sviluppo umano. 24

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